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9216
di Massimo Pica Ciamarra
del 27/12/2010
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Sandro Bondi.
A Lei il Regalo di Natale 2010 d
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Paolo,
ammiro -e grazie perch ci dai l'occasione di condividerla- la tua riflessione!
Massimo
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9214
di maurizio zappal
del 24/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
E certamente non avevo intenzione e capacit di risolvere alcun problema sui massimi sistemi di pensieri. E certamente qualcuno prende appunti e saccentemente crede di specificare o interpretare meglio, con complementi di specificazione "professorali". Insomma incontri sempre professori che presumono la sappiano meglio e pi di te! E, cacchio, le scuole ce l'ho anch'io...sembrano dire!Comunque cercando di andare avanti e non so se ne valga la pena, un tale Loos scrisse di "come vestirsi, di come arredare la propria casa, di come mangiare, di come comportarsi in societ e di come stare al mondo, architettando" e il suo amico Kraus lo aiutava a ridicolarizzare con ogni minuzia, la vita quotidiana, suggerendogli di volta in volta qualche aforisma per sdrammatizzare la miseria della societ, di quei tempi(sici!). E certamente dobbiamo sempre udire quale sono le richieste dei nostri committenti ma sembra altrettantanto banale e semplice che non avendo in testa un manuale tipologico che sforni funzionalit a go-go al centimetro quadrato, esploda la voglia di prendere per il lato B l'architettura.E che noia stare l a prendere sempre appunti per capire se meglio mettere la "pila" a destra o la "lavatrice" a sinistra! La claustrofobia della funzionalit, credo, abbia prodotto generazioni di "impotenti"...spaziali che ancora si chiedono come viene fuori altro, senza il controllo della funzione!Insomma non mi spostate le carte o i mobili che entro in confusione! Mi preoccupo quando tutto funziona demiurgicamente, perche l vuol dire che passato Mastro Lindo o Mister Muscolo che ha spazzato via la crosta tattile, per me , fondamentale del fare architettura! Che megalomane quel Loos!
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9213
di Leandro Janni
del 20/12/2010
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Pompei
di
Leandro Janni
Inevitabilmente mi chiedo: Marrucci snob, elitario o nichilista - nei suoi insostenibili, incomprensibili piagnistei culturali? Che noia, comunque!
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9212
di pietro pagliardini
del 19/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Leggo oggi, contemporaneamente, i due commenti di Maurizio e Vilma.
Mi avete preso in castagna, inutile negarlo.
In questo momento non so cosa rispondere altrimenti non esiterei un attimo a farlo.
Non ho capito, davvero, se i vostri sono giochi di parole, ma l'etimologia non mai casuale anche se non spiega tutto, oppure se abbiate risolto l'arcano.
Il nesso tra abito e abitare indiscutibile, non solo per l'origine della parole.
Per cui mi fermo qui, accuso il colpo e, fino a che non sar riuscito a cogliere se c' e dove sta la differenza, soprattutto in relazione al consumo, non replicher a vanvera e senza convinzione.
A presto (spero)
Pietro
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9211
di vilma torselli
del 19/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Pietro, larchitettura, nata per rispondere a necessit primarie quali la difesa dai pericoli esterni e dai rigori climatici, riparo ed involucro protettivo per il corpo delluomo con la stessa funzione di un 'abito' vero e proprio, secondo Gottfried Semper, architetto e teorico tedesco dellottocento, si sarebbe poi sviluppata come architettura abitata, con etimo appunto nella parola abito, grazie alla pratica della tessitura, tutta femminile, attraverso la quale veniva costruito labito per il corpo. Da l avrebbero infatti preso spunto le costruzioni arcaiche fatte di strutture intrecciate (tende e capanne), materiali tessuti sullesempio di quanto facevano le donne della trib.
Al di l della curiosit della teoria, stupisce gi a met dellottocento questo approccio antropologico allo studio dellarchitettura, che evolve con luomo sulla base delle sue esigenze sociali.
In realt, ci dice la grammatica che il latino habitare un verbo frequentativo (o intensivo) di habere (avere). Esso significa, innanzitutto, avere continuamente o ripetutamente. Abitare rimanda quindi allavere con continuit. Labitante, allora, ha il luogo in cui abita" (Sebastiano Ghisu, Essere, abitare, costruire, vedere), e lo ha tanto pi quanto pi lo personalizza, lo rende unico e rispondente allidea che ha di s ..
Anche secondo questa derivazione, lidea di abitare strettamente legata allabitante/possessore, alla sua vita, al suo tempo, alle sue esigenze peculiari e transitorie. In questo senso larchitettura un bene di consumo, che muta, o dovrebbe mutare, a seconda delle necessit e delle richieste. Come gli abiti.
Partendo da Walter Benjamin (Parigi capitale del XIX secolo appunti incompiuti del 1925: Moda e architettura appartengono all'oscurit dell'attimo vissuto, alla coscienza onirica del collettivo .. architetture, moda, anzi persino il tempo atmosferico, sono, all'interno del collettivo, ci che i processi organici, i sintomi della malattia o della salute, sono all'interno dell'individuo), Patrizia Calefato, che si interessa di sociolinguistica, scrive: C' un profondo intreccio - poetico, semiotico, testuale - tra la moda e la citt, un intreccio che si avviluppa sul nucleo della "strada", per riprendere l'immagine di Benjamin, intesa come il luogo dove il gusto sperimenta l'atmosfera del tempo, come zona di incrocio tra culture e tensioni, come spazio fisico e metaforico entro cui la citt acquisisce il suo senso in virt di pratiche sociali condivise. Dalla "strada", concepita in questo modo, possibile guardare ai flussi che moda e architettura veicolano e moltiplicano.
E poi, basta pensare agli edifici e agli abiti del barocco, del rinascimento, del neoclassicismo per rilevare a colpo docchio profonde analogie tra moda e architettura. Pi o meno consapevolmente, la moda si caratterizzata nel tempo in senso concettuale, assecondando sempre di pi la fluidit (passami il termine abusato) del corpo anzich lesibizione di esteriorit, per giungere oggi ad una disinvolta ibridazione di forme e materiali grazie alla quale moda e architettura si integrano come stili di vita e forme di estetizzazione del quotidiano.
E non un caso che famose archistar firmino i punti vendita di famosi marchi di fashion.
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9209
di renzo marrucci
del 18/12/2010
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Pompei
di
Leandro Janni
Cosa entra il "buon" lo puoi spiegare tu ... Forse per stimolare un dibattito? Ma gli argomenti devono essere sostanziali caro amico...
dirti che continui a non comprendere mi sembrail minimo se ti riferisci alle parole del soprintendente. Bisognerebbe capire un po pi a fondo... pi a fondo, e non girare s come fai...
Cio andare a vedere dove inizia la politica di dotare i sistemi museali con attrezzature di confort e documentazione in italia... e quindi capire perch e come... E capire anche quale stato il lavoro dei ministri, almeno degli ultimi cinque, sulla conservazione in Italia. Setu lo avessi fatto forse avresti trattato il dramma dove si trova... per questo l'articolo non sul tema caro Janni e fa solo polichetta scussa scussa. Sarebbe un buon contributo far capire che di Pompei tutti si son dimenticati, tutti!!!
E anche il perch....
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9208
di Leandro Janni
del 18/12/2010
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Pompei
di
Leandro Janni
Ho limpressione che il buon Renzo Marrucci abbia fatto una certa di confusione (pu succedere) nel commentare sommariamente alcune mie recenti riflessioni qui - su antithesi.info - diversamente pubblicate. Egli, tra molteplici affermazioni, sostiene: Il motivo per cui (il tuo articolo) non mi sollecita dibattito perch si regge su una strumentalizzazione a sfondo politico che non mi attira per come impostata.
Cosa rispondere? Cito poche parole di Pietro Giovanni Guzzo, soprintendente di Pompei dal gennaio 1995 allagosto del 2009, la cui intervista compare in questi giorni su il Venerd di Repubblica.
Dice Guzzo: Pompei stata commissariata e tutti si sono ubriacati con la parola valorizzazione. Una bufala. I pochi soldi che avevamo sono stati dirottati a fare gabinetti e bar, abbandonando la cura del patrimonio. Ci siamo trasformati tutti in albergatori.
Mi pare che le parole del soprintendente Guzzo sintetizzino la tesi principale che, nel mio articolo, sostengo con nettezza (politica???!!!).
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9207
di maurizio zappal
del 17/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
for Pietro.
Rispondo o non rispondo?
Motivo o non motivo?
Leggo o non sono letto?
Consumo o non consumo?
Abitare o abito?
E da qui partiamo...Si, ribadisco che l'architettura, a mio avviso, non la menata che ci hanno propinato a scuola: funzione o forma?
E' fondamentalmente emozione!Viaggio!
Per cui, arte/architettura /cinema/ abbigliamento sono manifestazioni aptiche (et.: capacit di entrare in contatto con...)senza alcuna nostalgia del passato/passatista che non mi ha dato nulla e che quindi, cerco emozioni, soltanto, al futuro! Consumando e consumandomi fino ad arrivare, forse, quando morir alla mia vera identit!La tua nostalgia per la "casa immobile" nel tempo, il mio transito al futuro!Pietro, non vorrei annoiarti e ti dispenso dal ribattermi, se vuoi, pensa semplicemente che "habitus" e "habitare" hanno un legame semantico. "Abito" un elemento della loro connessione, poich ne condivide la radice latina. Visto che l'habitus inscritto nell'abitare perch non ampliare il paradigma aggiungendo all'equazione anche l'elemento moda?Dare riparo al corpo e vestirlo sono collegati da un vincolo stretto che ti perdi strada facendo stando tu,"immobile"! "Abito" non soltanto un vestito ma anche la prima persona singolare dell'indicativo presente del verbo abitare, usato per indicare il proprio indirizzo che per te via Palladiana n.1. Insomma, anche affascinante pensare nei termini inglesi, address e dress, come fossero i due lati di un tessuto double-face, in una interazione di habitus e habere che tanto definiscono la moda e l'architettura quanto naturalmente il cinema, poich tutti hanno a che fare con il C O N S U M O!
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9205
di renzo marrucci
del 15/12/2010
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Rivendichiamo l'AntiPiacentinismo
di
Antonino Saggio
Non difficile non concordare con il nostro grande Zevi che i convegni in Italia hanno sempre un odore un po stantio nell'esser celebrazioni di questa o quella idea politica che in quel momento "comanda". Che vu f ?? Ricordo anche alcuni nobel in odore di propaganda ma che Vu F... se la cultura italica viaggia nella sottocorsia della politica? C' chi tiene alla carriera sempre e c' sempre stato e la faccenda vecchia ahim... e in molti, troppi! si mettono anche oggi in calzoncini e corrono sulla corsia preferenziale del cadreghino e... che Vu F ?
Ma Saggio perch si stupisce ??
E' un mistero?
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9204
di renzo marrucci
del 15/12/2010
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Pompei
di
Leandro Janni
Il pensiero con cui apri l'articolo uno di quei pensieri cosidetti nobili, buoni per tutte le occasioni e non si sbaglia certo a citarlo oggi.
Il motivo per cui non mi sollecita dibattito perch si regge su una strumentalizzazione a sfondo politico che non mi attira per come impostata. Posso dire per alcune cose:
_ Le Soprintendenze italiane hanno perso la loro attendibilit da molto tempo e non pu essere attribuita ad ora la loro struttura inadeguata e fuori della realt di oggi. Fosse solo fuori della realt di oggi sarebbe un buona cosa, ma non sufficiente.
Il Ministro Bondi non ha capito questo ministero e non ci entrato dentro, se non con scelte consuete, ordinarie, come ogni ministro ha fatto prima di lui e con la stessa leggera visone del mondo della cultura italiana. Per esempio la stessa approvazione del Codice Urbani, che io salutai come uno dei provvedimenti pi illuminati dal 1939 ad oggi, venne notevolmente ridimensionata dagli apparati di ogni politica, compresa quella di cui tu fai parte caro Janni, e con ci dicendola assai lunga sulla realt della tutela di questo problema del paesaggio in italia... A tutto ci si aggiunge il fatto che di Pompei non se ne occupato nessuno con seriet... e questo da molto tempo.
Presentire altri crolli e altri misfatti anche in ambito territoriale oggi un dovere da segnalare all' opinione pubblica. Dal punto di vista intellet
tuale, credo ci sia onestamente da responsabilizzare a raffica ed indistin
tamente sulla storia della gestione di questa nostra realt storico-artistica e sul paesaggio,cos come sulla cultura dei Centri Storici. Io per esempio, sono testimone dell' incapacit politica per alcuni Centri Storici importanti della Toscana retta da tuoi idem sentire. Questa volta non concordo con il tono che hai dato a questo tuo articolo, che ritengo assai leggero sui contenuti e specialmente in riguardo al discorso sulla indignazione e il riferimento agli intellettuali organici.
Il buon Seneca non pu essere usato a discrezione di una sola parte!
Tutti i commenti di renzo marrucci
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9203
di Flavio Casgnola
del 15/12/2010
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Rivendichiamo l'AntiPiacentinismo
di
Antonino Saggio
Caro Antonino Saggio, anche nellipotesi di voler concordare con la tua spietata critica del personaggio Piacentini: ... stato l'alfiere di una politica urbanistica e architettonica all'insegna del trasformismo, del monumentalismo, della pesantezza classicheggiante in ossequio ai poteri forti da qualunque parte (liberali, fascisti, democristiani) si affacciassero lungo il suo mezzo secolo di attivit. Architetto e urbanista inoltre di scarsa originalit..., considerare non necessario un convegno a lui dedicato mi sembra non solo eccessivo ma, perdonami, persino un tantino...(appunto) fascista.
Noi architetti lo sappiamo bene cosa ha rappresentato Piacentini per la storia dellarchitettura italiana, sia nel bene sia nel male, ma certo non ignorandolo o estromettendolo che diamo un contributo allindispensabile dibattito (peraltro mai seriamente e antipregiudizialmente affrontato e approfondito dal dopoguerra ad oggi) sulletica ed estetica dellarchitettura, in generale ed in Italia in particolare.
Il nostro veramente uno strano Paese, il Paese dove si sono presentati disegni di legge (da parte di quasi tutti i partiti dellallora cosiddetto arco costituzionale, D.C. e P.C.I. in testa), in cui si chiedeva di eliminare dalla citt di Bolzano le costruzioni inneggianti al fascismo, come ad esempio il monumento alla vittoria (appunto di Piacentini)..., evidenziando una deriva culturale talebana (ma prima ancora giacobina, iconoclasta e cos via), ed anche il Paese dove...sin dai tempi di Piacentini e ancor molto prima...gli intellettuali sono, quasi sempre e quasi tutti, organici al Potere.
Posso essere daccordo con te che meglio Terragni o Ridolfi di Piacentini ma questo un discorso di carattere estetico e non etico ed allora, o consideriamo lestetica un valore assoluto e prevalente (so, per aver affrontato largomento in passato, che il nostro comune ospite, Sandro Lazier, non concorda su questo punto), oppure...occorre dibattere di Piacentini che, in fondo, ha solo ben rappresentato il suo tempo, certo non lo ha anticipato, come Terragni, ma nemmeno ignorato o incompresocome molte delle nostre Facolt di Architettura o Soprintendenze.
Cordialmente,
Flavio Casgnola
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9202
di alberto scarzella
del 13/12/2010
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Rivendichiamo l'AntiPiacentinismo
di
Antonino Saggio
che i cattivi avessero vinto, almeno nelle facolt di architettura (le altre non le conosco), lo sappiamo da almeno quarant'anni, da Portoghesi in poi. La cosa che pi dispiace e che si camuffassero da uomini di sinistra e che il partito non se ne sia accorto, o che abbia preferito di far finta di non essersene accorto (Boeri insegna).
I buoni esistono ancora, sono solo un p sfiduciati, e sarebbe innaturale se non lo fossero.
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9156
di guida
del 11/12/2010
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Rivendichiamo l'AntiPiacentinismo
di
Antonino Saggio
Non basterebbe che al convegno ci fosse qualcuno che dicesse queste cose, tra l'altro nemmeno cos oscure. Qualsiasi studente non proprio per caso fra i banchi di un'universit di architettura dovrebbe saperle entro la fine del primo anno. Ecco magari forse non si insegna pi nemmeno questo, e c' bisogno di rivendicare. Allora rivendichiamo. Ma se ce n' bisogno vuole dire che allora hanno gi vinto "i cattivi". E i buoni, dove sono?
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9152
di Ugo Rosa
del 10/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Ugo Rosa risponde a S. D'Agostino
Funzionare, v. intr. (funziono ecc.; aus. Avere)
1. Essere in grado o nell’atto di corrispondere alle esigenze
specifiche determinanti della propria struttura od organizzazione: la macchina
ha cessato di f. ; l’ufficio non funziona più come prima
| Rendere in modo soddisfacente: occorre sempre un po’ di tempo
perché un nuovo metodo cominci a f.
2. Esercitare una funzione, fungere: f. da segretario | Celebrare
(in ambito liturgico): oggi funziona il vescovo.
Così il Devoto-Oli.
Quanto all’etimologia ci si attesta comunemente su quella che fa derivare
la parola da functus, participio passato di fungi (fungor, eris,
functus sum fungi): conduco a termine; adempio, eseguo, compio, sopporto.
Funziona, dunque, ciò che risponde al compito per cui è stato
messo in atto e vi risponde nel modo più adeguato.
Una penna deve scrivere. Ma non basta ancora che scriva perché “funzioni”.
E’ necessario, per esempio, che la sua scrittura non richieda, per essere
messa in atto, l’uso di sangue umano, di oro liquido o di inchiostri a
base di uranio impoverito, che non pesi sei chili e che abbia dimensioni inferiori
a quelle di un missile terra-aria.
Quando chiunque disponga delle mani e sia in grado di usarle potrà scrivere
a costi economici e in maniera agevole, potremo dire di avere una penna che,
effettivamente, funziona.
Poi, naturalmente, avremo penne più o meno belle e, anche, più
o meno costose, ma affinché la penna continui a “funzionare”
dovremo rimanere sempre dentro un paradigma che sappia declinare bellezza, costo
e capacità di servire in termini tra loro adeguati.
Se una penna costa un miliardo sarà, forse, una curiosità da baraccone,
ma perde una delle caratteristiche che ne fanno uno strumento di scrittura utilizzabile.
Per gli edifici le cose non stanno diversamente.
Un edificio funziona quando risponde al compito per cui è stato costruito
e vi risponde nel modo più adeguato e a costi complessivi (di costruzione
e di gestione) sensati.
Ciò che non funziona soltanto ma “ha da funzionare”
(un artefatto, cioè, qualcosa che non funziona “solo per caso”)
viene infatti progettato e costruito “in funzione”.
Un ospedale è pensato e costruito “in funzione” dei malati
che dovrà ospitare, un’abitazione “in funzione” degli
abitatori ecc; una sala espositiva deve esserlo “in funzione” delle
opere che vi saranno esposte o, più precisamente, “in funzione”
del migliore dei rapporti possibili tra l’opera e chi la contempla.
Noto, per inciso, che un museo nato per esporre l’arte del XX secolo risponde
ad un’esigenza che proprio l’arte del secolo scorso ha avanzato
per la prima volta: quella di un luogo fruibile a piacimento (spesso a pagamento)
e votato ad ospitarla e a metterla “in mostra”.
Prima della nascita dell’arte moderna questa esigenza non esisteva.
Né Giotto, né Raffaello, né Leonardo hanno dipinto per
far mostre pubbliche e sarebbe divertente immaginare la reazione di Andrej Rublev
se gli avessero predetto che l’icona della Trinità, un giorno,
sarebbe diventata un poster per pubblicizzare il panettone, Picasso, Modigliani,
Van Gogh e Matisse, invece, puntavano, fin dalla prima pennellata, alla galleria
d’arte e all’esposizione e quello auspicavano.
Ma ciò non è importante se non per sottolineare che, se qualche
opera mai si dovesse trovare a sua agio in un museo (cosa della quale ho sempre
dubitato e continuo a dubitare) quella sarebbe proprio un’opera di arte
moderna, l’altra infatti ci sta, per definizione, malgré elle.
Parlare dunque di un “museo d’arte moderna” non è dunque
trattare di un raro caso specialistico bisognoso di raffinatissime alchimie
tecnico-mentali ma è quasi una tautologia giacché è proprio
questo il solo caso in cui il museo ospita opere che sono nate esattamente per
esservi ospitate.
Definizioni come sala espositiva, museo ecc. racchiudono, com’è
noto, un significato che, in qualche modo, si pone a metà strada tra
quello della parola “obitorio” e quello della parola “bordello”:
vi si reca a pagamento per provare piacere e vi si trovano
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9154
di Leandro Janni
del 10/12/2010
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Le nuove nomine per l'amministrazione dei beni cul
di
Leandro Janni
Caro Casgnola,
Sa indignarsi solo chi capace di speranza ha scritto Lucio Anneo Seneca. Certo, l'indignazione, la libert costano. Ma sempre meglio che fare anticamera o i lacch. Oppure, gli intellettuali organici.
Attendiamo tempi e modi migliori. Grazie, comunque, delle tue parole.
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9153
di vilma torselli
del 10/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
solo una breve intromissione in una tenzone che promette di essere interessante: Ugo dice "provate ora a immaginare un padiglione per malati terminali di cancro progettato la Gehry".
Non occorre immaginare, guardate qua
http://www.mrflock.com/eventi/lou-ruvo-center-incredibile-architettura-di-frank-gehry.html
un centro di salute mentale (si fa per dire) specializzato nella cura di malattie come lAlzheimer, il Parkinson, la SLA, progettato da Gehry.
Ogni commento superfluo.
Tutti i commenti di vilma torselli
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9151
di Flavio Casgnola
del 09/12/2010
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Le nuove nomine per lamministrazione dei beni cul
di
Leandro Janni
Caro Janni, mi capitato solo oggi di "imbattermi" nel tuo articolo che condivido pienamente e, notando la data di pubblicazione mi accorgo che sono passati quasi tre mesi da questa senza che vi sia stato alcun commento...
Temo che l'assenza di un qualsivoglia vero dibattito sull'argomento sia gi un segnale evidente di molte delle cose che tu evidenzi, a cominciare dal diffuso disinteresse, appunto, per l'argomento, per finire al "cinismo di pochi che uccide il paesaggio"!
Una sola sola considerazione:
Temo che il cinismo di cui si parla sia un fenomeno ormai diffuso e, purtroppo, non di pochi se, appunto, a cominciare da noi architetti che dovremmo essere i primi per sensibilit sull'argomento ad indignarci e mobilitarci per l'andazzo corrente (e trascorso...) di fatto (quasi tutti) ci limitiamo a curare il nostro "orticello", spesso facendo "anticamera" presso Assessori, Soprintendenti e Dirigenti, in molti casi (troppi) del tutto incompetenti e, ahim, non solo per formazione (ti sei mai chiesto come mai cos pochi di questi siano architetti?...) ma anche, ed l'aspetto pi inquietante, per, appunto, sensibilit.
Ti auguro buon lavoro e... mai darsi per vinti!
Tutti i commenti di Flavio Casgnola
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9150
di Leandro Janni
del 08/12/2010
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Pompei
di
Leandro Janni
Le tante scritte, le frasi rimaste intatte sui muri degli edifici di Pompei, visibili ancora oggi, ci informano su quali fossero le speranze, i rancori, gli amori e gli umori dei suoi abitanti. Una mi ha particolarmente colpito:
Mi meraviglio, o muro, che tu non sia crollato sotto il peso di tante sciocchezze. Cos'altro dire?
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9149
di salvatore d'agostino
del 07/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Ugo,
condivido il 20% di ci che dici.
Prima di disarticolare i miei pensieri, vorrei farti una domanda: Che cosa significa funzione per un museo darte contemporanea (non minteressano le tue considerazioni sullarte)? Qual la funzione (parola che hai ripetuto dieci volte)? Che cos la funzione (tecnicamente in questo caso)?
Saluti,
Salvatore DAgostino
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9147
di pietro pagliardini
del 04/12/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
No Maurizio, mi spiace ma questa non una risposta. Non a me, che non ha alcuna importanza, ma al perch della cosa, alle motivazioni vere.
la relazione auto-casa, abiti-casa non regge, per molti motivi, uno ad esempio che i beni di consumo seguono solo le legge del consumo, del mercato. Tra le auto di oggi e quelle di un anno fa non c' alcuna differenza sostanziale, solo optional di nessuna utilit reale ma utilissimi a vendere.
Per gli abiti poi, se fai bene attenzione, non cambiato quasi niente, nella sostanza da secoli.
Ma la casa non bene di consumo. A meno che tu non pensi che lo sia, nel qual caso la tua una risposta, da me non condivisa, ma una motivazione.
Ciao
Pietro
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9144
di maurizio zappal
del 30/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Pietro, quanti Flintstones vedi per la strada?Stai progettando comode "caverne", insieme a Krier? Mi sembra che la vita non sia un "fermo immagine"! Ti pare?
mah!
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9143
di vilma torselli
del 30/11/2010
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Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Egregio Lenzarini, mi permetto una breve replica.
Anche se qualcuno si ricordasse che il progetto del Maxxi incompiuto, ci non cambierebbe le eventuali critiche, specie quelle negative: un progetto incompiuto e mozzato un progetto fallito, indipendentemente da chi si possa caricare della colpa, o dellinavvedutezza, o dellincapacit alla base del risultato. Voglio dire, riusciamo ad immaginarci il colonnato del Bernini realizzato per met? Colpa del progettista, del papa o di chiunque altro, sarebbe una scempiaggine e basta!
La lettura diagrammatica (cos la chiamano) del progetto secondo i flussi di espansione dei fluidi, (http://www.plancton.com/genart/inarch04/Ciclo_acqua.pdf) con tanto di restringimenti, deviazioni e pozzanghere (cos le chiamano) informative senzaltro affascinante, quasi romantica: come non ricordare Zygmunt Bauman e la sua societ liquida, dove anche la modernit liquida, un tipo di modernit individualizzato, privatizzato, in cui l'onere di tesserne l'ordito e la responsabilit del fallimento ricadono principalmente sulle spalle dell'individuo" (Z. Bauman, Modernit liquida, 2002)?
E una condizione storica, culturale e soprattutto umana, la liquidit, quella stessa che permette di incanalare in flussi sia i fluidi che le persone, entrambi incapaci di mantenere una forma in mancanza di coesione propria. Vite di scarto, persone di scarto, arte di scarto, musei di scarto, mutevoli, effimeri, senza domani .
Ma tornando al Maxxi e alla sua affascinante corrispondenza spazio-fruitiva con le modalit dell'allestimento museografico: lungi ovviamente dal proporsi come contenitore neutrale e quindi facilmente allestibile, il Maxxi pretende di interagire costruttivamente con l'attivit museografica che si svolger al suo interno.
Compito non facile, a giudicare dallallestimento iniziale, dove sculture, dipinti e installazioni dispiegano la loro bulimia a muoversi e a rapportarsi con la nuova liquidit territoriale del comunicare architettonico. Affidate attraverso la mano dei curatori ad un nuovo continente senza confini tradizionali vagano e perdono ogni ancoraggio. Sono fantasmi dispersi e sconcertati che si scontrano e si sovrappongono senza una logica, perch nel mondo della rete aperta e dei flussi dinamici non sussiste n storia n tema. Cos il tentativo di isolare gruppi di lavori d'arte, raccogliendoli sotto titoli [] risulta astratto e inutile. Rende superficiali certi insiemi [..] oppure scardina l'impatto mitico di certi interventi [..]. Di fatto questa riduzione di prestazione artistica il risultato di una contraddizione. Contrappone la fluidit architettonica ad una pratica statica e passiva, decisamente storica: quella del museo, dove conta l'accumulo, cronologico e linguistico, non la comunicazione. Una schizofrenia tra il compito di collezionare il passato e di proiettarsi nel futuro che produce un procedere ibrido su cui riflettere al fine di non rovinare la funzione dell'istituzione. [] Avendo progettato un'architettura senza confini n territori privilegiati, un corpo quasi sferico in cui tanto le irradiazioni quanto le prospettive non sono riferimento, ma indici erranti di una superficie totale, Hadid ha sollecitato l'affermazione di un'estetica pluralista, che volge lo sguardo a tutti i possibili stimoli dall'Asia all'Africa, dalle Americhe all'India: un invito alla rimozione del locale e nazionale, per un'apertura alla mondializzazione. E qui si concretizza un'altra dicotomia del nuovo museo che manifesta intenti globali, ma sollecitato a rivolgere la sua attenzione alla dimensione interiore, quella dell'arte italiana, augurandosi una sua potenzialit internazionale. Cos Germano Celant, Maxxi caos sullEspresso e La repubblica del 3 giugno 2010.
Larticolo di Celant smonta facilmente alcune non scontate prese di posizione:
- che larte moderna debba necessariamente essere esposta in un museo moderno
- che lagibilit per flussi sia automaticamente pi intelligente di quella per percorsi
- che i flussi spaziali possano essere reinterpretati al variare delle esigenze espositive secondo una flessibilit parallela tra contenente e contenuto che non pare cos agevolmente attuabile, come dimostra linsoddisfacente esposizione di apertura.
Su queste scelte di fondo lincompiutezza della struttura ha scarsa rilevanza, anzi, la compiutezza forse accentuerebbe le incongruenze.
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9142
di pietro pagliardini
del 29/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Non ho letto l'articolo. Ho letto per il commento di Maurizio Zappal, sempre da superuomo, sempre sotto effetto di stimoli forti, sempre appassionato, sincero e, appunto, stimolante.
Vorrei fare una domanda, semplice semplice a Maurizio, appartenendo io alla categoria dei neolitici, secondo la sua divertente definizione. Ma chiss se vale la pena rispondere ai neolitici?
Tu dici Maurizio: "Quando pensano, i neolitici che accadr il grande passaggio allera futura?".
La mia domanda questa: perch DEVE accadere questo passaggio?
Tutto qui.
Ciao
Pietro
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9141
di alessio lenzarini
del 26/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Prescindendo dall'articolo di Ugo Rosa (ironico e simpatico fin che si vuole ma irrimediabilmente nichilista e reazionario) e parlando invece di architettura, colgo l'occasione per sollevare una domanda: perch quando si parla e si scrive del Maxxi, per celebrarlo o per stroncarlo, nessuno ricorda mai che si tratta di un progetto di cui stata realizzata soltanto una parte e che rimane pertanto palesemente mozzato e incompiuto? Questo aspetto mi sembra imprescindibile per qualsivoglia lettura critica del progetto, almeno per tre motivi:
- rispetto a tanti altri progetti di Hadid, magari pi oggettualmente scultorei, il progetto del Maxxi propone il suggestivo tema dei flussi spaziali: tema che tuttavia necessita di un sufficiente grado di reiterazione-proliferazione altrimenti rimane depotenziato. Tutto l'interesse dovrebbe nascere dall'esperienza della complessit spaziale e della circolazione intrecciata, dalla percezione labirintica dei flussi spaziali. Era un tema rigorosamente quantitativo che, realizzato a met, perde met del suo interesse nel solo sfoggio qualitativo: meno flussi = meno complessit. Per non parlare della presenza di un flusso-percorso che si interrompe bruscamente perch manca la parte di progetto in cui doveva proseguire...
- il tema dei flussi spaziali poteva avere una grande valenza urbana: il Maxxi non voleva essere un edificio volumetricamente circoscritto bens la saturazione interstiziale di un'area urbana con flussi spaziali di percorrenza, che tali potevano e dovevano rimanere anche a livello strada. Realizzare met edificio gli ha tolto ogni carattere di brulicante densit, perdendo il valore di saturazione interstiziale a favore di una semplice esibizione di volumetria: volumetria, peraltro, nemmeno tanto interessante, perch pensata per essere altro. Recintare l'area del Maxxi, ha poi definitivamente tolto ai flussi ogni implicazione di attraversamento urbano.
- il tema dei flussi spaziali vuole instaurare una affascinante corrispondenza spazio-fruitiva con le modalit dell'allestimento museografico: lungi ovviamente dal proporsi come contenitore neutrale e quindi facilmente allestibile, il Maxxi pretende di interagire costruttivamente con l'attivit museografica che si svolger al suo interno. I flussi spaziali chiedono di essere reinterpretati al variare delle esigenze espositive: un evento per ogni flusso, gli snodi tra i flussi come snodi tematici fra diversi eventi correlati, l'intrecciarsi dei flussi come diramazioni tematicamente diversificate dello stesso evento etc etc. Il Maxxi ambirebbe a divenire un interessante esempio di connubio interattivo tra contenitore e contenuto, da reinventare concettualmente ad ogni mostra: purtroppo, anche sotto il profilo museografico, la minore reiterazione-proliferazione dei flussi irrigidisce le potenzialit di interazione espositiva.
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9137
di maurizio zappal
del 17/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
x Ugo.
La generazione dei tiralinee di cui io e Ugo facciamo parte quella che, secondo me, ha subito uno shock antropotecnologico senza precedente! Ora, sarebbe sicuramente noioso ed inutile ribattere lamico Ugo sui massimi sistemi di pensiero, perch non ne verremmo a capo. E ovvio che, non si possa fare a meno di sottolineare la nostra (mia e di Ugo!) divergenza sull'idea di Rivoluzione tecnologica. Non so e non voglio derimere sullarchitettura ma sulle emozioni che questa imprime, si. Laccanimento sui formalismi architettonici mi sembra molto riduttivo e anacronistico, ad un Ugo terragnomi offro come alternativo "acquifero"! Sai Ugo, da tempo ho smesso gli abiti degli avi come i pantaloni a zampa di elefante o peggio, leskimo! Devo confessarti che non mi emozionano pi e vesto da molto tempo alla matrix, molto pi tecnologico e figlio dei nostri tempi e forse anche demod, perch gi pronto il tessuto nanotecnologico che rende palombari. Su questo credo sia venuto il momento di mettersi daccordo! C un tempo in cui si debba fare i conti con ci che non capiamo ma viviamo! E se non si capisce che la statica tettonica cambiata riporteremo sempre i pesi a terra. Ora piacciano o no le cose che fanno moltissimi architetti che si cimentano con la nuova architettura, fondamentalmente ci che mi pare cogliere in taglio a questo argomento questo: emoziona il Guggenheim di Frank Gehry tanto quello di Frank Lloyd Wright, costi quel che costi? Il costo lasciamolo allalta scienza dei ragionieri! A me pare che il nostro tempo sia talmente pervaso dalla tecnica che linnovazione antropologica del secolo scorso, incanti e meravigli gli intelligenti e preoccupi gli insegnanti che non hanno confidenza con la materia. La simultaneit delle informazioni (oggi), fa s che dal mondo ci appaia larretratezza delle novit culturali; tuttavia, difficile negare che le nuove tecnologie abbiano innescato potenzialit creative equivalenti a una sorta di mixer alimentato simultaneamente dalle attivit di una bottega artistica quasi rinascimentale e dalle progettualit di un movimento che potremmo definire davanguardia. Nonostante ci, si ha limpressione che davanti non ci sia pi spazio e che si possa lavorare solo sul passato, sulleredit o sulle rovine di quanto rimasto dopo le trasformazioni subite dalle regole dei giochi della scienza, della letteratura, dellarchitettura e delle arti dalla fine del XIX secolo come gi (o appena) trentanni fa ebbe a scrivere Lyotard per introdurre la condition postmoderne. E cos che, alle metafore architettoniche (di Ugo!), per loro natura statiche, un certo Hegel, contrapponeva quelle nautiche o comunque relative a percorsi tormentati. Oggi come ieri e domani, larchitettura un viaggio di scoperta (memore di Le Corb o di Khan!) con un appeal contemporaneo che non pu essere quello di mio nonno!Non pi unapplicazione di regole o stilemi, di norme e falso naturismo, di dilemma forma/funzione! Lapparente omologazione che rintraccia Ugo mi sembra debole, della debolezza di colui che vuole mantenere a tutti i costi il suo arroccamento, sbrizziato qua e la di novelle cultura protoanticonformista. Di quelli che Libeskind fa cose storte che potrebbero essere benissimo dritte! Certo che anche il Colosseo avrebbero potuto farlo, i Romani, rotondo! Insomma, rintraccio un pressappochismo micidiale e rigido a cogliere il cambiamento, proponendo modelli vintage come conforto dellanimo/specchio! Cosa c in giro, un virus deformante o una considerazione nana della possibilit di sdoganare la triade Vitruviana? Quando pensano, i neolitici che accadr il grande passaggio allera futura? Quando, abbandoneranno la convinzione di poter controllare lo strumento fino a determinare il processo di trasfigurazione? Stare dalla parte della contemporaneit non vuol dire omologarsi o compiacersi di ogni cagata di Zaha, di Gehry o che so io, di Siza, di Moneo! Che da domani, i tiralinee, progetteranno come i sopracitati, mi sembra molto improbabile! Perch un fattore decisivo in gioco proprio quel rapporto tra produzione e ricezione, kantianamente tra gusto e genio, che definisce la dimensione estetica come un ambito in cui qualcosa come la coscienza entra in relazione necessaria con lopera, quel segno, copia di unorigine, che resta fenomeno presente, apparente. In cui la relazione tra il segno e lintelligenza del segno passa per leco provocata dallurto della sensazione: il fantasma dellopera. Lambito tecnico-produttivo d infatti origine, imitando la potenza generativa della natura, ad immagini; nel far questo rimette lapparenza alla sua costitutiva ambiguit, la rende fenomeno da salvare. Di questo mi pare qualcuno abbia una paura spaventosa e torna sempre allovvio e scontato, al vetusto argomento dellidentit perduta che gli toccano la tasca, tutto un po social/gatto/comunista! Cosa posso dire altro, caro Ugo, mi sono emozionato d
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9136
di scandellari valeria
del 16/11/2010
relativo all'articolo
La modernit, tramite tra passato e futuro
di
Vilma Torselli
Cara Wilma, ti ringrazio di avermi informato di questa notizia terribile che non voglio neppure commentare, potrebbe suscitare curiosit e non ne vale la pena! Se mi mandi un indirizzo vorrei mandarti un testo e sapere cosa ne pensi, mi interessa molto il tuo parere, capito spesso a Milano e te lo posso lasciare in redazione?
ciao, a presto!
Valeria
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9135
di Filippo Lanzafame
del 11/11/2010
relativo all'articolo
Il linguaggio dell'architettura
di
Sandro Lazier
11/11/2010 Filippo Lanzafame
In risposta all'articolo di Sandro Lazier " Il linguaggio dell'architettura", espongo quanto segue, lasciando al discente le relative considerazioni.
Si progetta e costruisce una architettura per la necessit dell'uomo di svolgere le funzioni della sua esistenza, tali funzioni non si svolgono nel corpo materico del muro, pavimento, solaio, ecc., ma nella parte non occupata dai corpi ovvero nel vuoto ovvero nello spazio. Inoltre si progetta e costruisce in un luogo antropico e naturale, di una citt, territorio.
Quindi ecco che il protagonosta del progetto di una qualunque architettura il rapporto UOMO-SPAZIO-LUOGO, all'uomo, allo spazio vuoto ed al luogo, ovvero ai bisogni, esigenze ed aspettative dell'uomo, alla sua funzione di abitare quello spazio vuoto in quel luogo, dobbiamo pensare per organizzare e articolare i nostri volumi-superfici-materia-luce-ecc. che definiscono lo spazio vuoto che sar occupato dall'uomo, che si inseriscono nel luogo e che allo stesso tempo ne costruiscono la componente fisica e/o naturale (a seconda del tipo di intervento). Quindi i volumi, le superfici, i materiali, la luce, il cielo, ecc., le funzioni, la forma, la struttura, ecc., che determinano lo spazio vuoto, il luogo fisico e naturale, sono gli strumenti dell'architettura bisogna solo (e non facilissimo ! ) saperli comporre in modo sapiente, ragionevole, armonico, sistemico, misurato, ecc., ovvero con arte e tecnica insieme, atti a formare giusti rapporti, equilibri, tensioni, ecc., a formare un tutt'uno integrato, un equilibrio tale che se si toglie o aggiunge qualcosa si rovina tutto (o quasi).
Ci detto, non giusto parlare male dei volumi, delle superfici, della luce, delle funzioni, della forma, ecc., come lei ha fatto nel suo articolo, perch questi elementi come dimostrato sopra sono ci che determinano conformano lo spazio (il vuoto), elementi che debbono solo essere il risultato di scelte giuste derivate e guidate dall'analisi del luogo. Inoltre bene parlando di una architettura non scordarsi mai dell'uomo e del luogo oltrech dello spazio e volumi, superfici, materia luce, ecc. ma soprattutto se si ha l'accortezza di citarli di non parlarne male sono un tutt'uno ! non che scegliendo lo spazio e denigrando e dimenticando gli altri approcci che si fa buona architettura, anzi mancano ancora da citare anche le normative, i vincoli, gli impianti, ecc., tutto materiale per l'architetto deve saperli comporre magari con l'aiuto della geometria, con l'aiuto delle norme traducendo quelle che pongono dei vincoli in potenzialit, ecc.
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9133
di fulvio zanoni
del 10/11/2010
relativo all'articolo
Gibellina: vergogniamoci, tutti.
di
Paolo G.L. Ferrara
Sognando Gibellina. (Lettera a un giornale)
Avete in mente Gibellina? Una distesa a perdita d'occhio di teatri, monumenti, musei, centri civici, opere d'arte (prima dell'era berlusconiana le urgenze dei terremotati non erano una priorit): ma intorno la desolazione, il vuoto. Piccioni, vetri rotti, sculture rovinate. Miliardi buttati via. Gilbellina oggi un paese desolato, abbandonato dai suoi abitanti. Ma l'Italia che sognano i nostri intrepidi intellettuali, quelli che gioved 12 novembre vedrete in prima fila nelle piazze, a ragionare con i piedi.
Si esibir il fior fiore dell'intoccabile camorra (di ascendenza gramsciana, ma espertissima anche in doppiezza togliattiana) che infeuda, con la tracotanza dell'inamovibilit, le casematte del potere intellettuale - i media, il mondo universitario, l'ambiente letterario e artistico - in spregio ai diversi orientamenti elettorali. Perduta l'ideologia, cruccio costante della corporazione rimane la tutela della propria egemonia, al prezzo del linciaggio dell'intruso, si chiami Leone o Craxi, Andreotti o Cossiga, Bossi o Berlusconi.
Torna ad incombere l'incubo della bancarotta greca, ma i nostri prodi intellettuali scendono sdegnati nelle piazze per contendere al Veneto alluvionato (leghista e pertanto illetterato) le poche risorse disponibili; la loro proverbiale ingordigia li fa persino incapaci di riflettere che le risorse, prima di pretenderle per s, bisogna dar modo a qualcuno di produrle.
Giornalismo ipocrita e furbastro, cinema di quart'ordine, satira televisiva canagliesca: questo ci regala l'implacabile intellighenzia compagnola. Quanto a capacit di spreco, nessuno la pu uguagliare: ne fa fede il Mart di Rovereto, inutile casa del popolo costata a tutti noi 140 miliardi di lire (70 milioni di euro) senza il bench minimo guaito da parte di nessun pennuto. Neppure uno. (Se per quell'immane sperpero anzich ai compagni si fosse potuto addebitare ai berlusconiani, sai che sdegno unanime, sai che strepito stellare!)
Anche gli artisti del rinascimento sperperavano: per colpa dei loro raffinati e indolenti committenti, l'Italia del seicento perse l'appuntamento con la rivoluzione industriale (mentre l'Europa nordica prefer investire il suo piccolo surplus meno in bellezze artistiche e pi in intraprese produttive). No fabbriche, si musei: questo slogan da guitti di strada - quelli che si credono teste di punta della democrazia e invece sono teste di qualcos'altro - ormai la nuova religione dei sindaci e dei nostri consigli comunali!
Chi si pasce di pensieri elevati ha sempre disdegnato le urgenze popolari. Ma gli intellettuali del rinascimento facevano cultura; i nostri fanno solo tura-cul.
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9134
di vilma torselli
del 10/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Per Antonino Saggio.
Premettendo che condivido ci che scrive nellarticolo da lei stesso citato, mi pare vadano aggiunte alcune considerazioni:
Lidea di un museo autosostenibile, che si autofinanzi con introiti propri mi pare assolutamente normale per quei musei americani, circa ventimila, la quasi totalit dei musei sul territorio, che non sono statali, ma sono stati pensati, costruiti e riempiti da privati: dal Getty Museum al Whitney Museum ai vari Guggenheim, che hanno dato casa ai transfughi surrealisti europei monopolizzandone le opere e creando da zero lespressionismo astratto americano, ai vari Rothschild, che ne hanno esposto nelle loro sedi bancarie 2500 esemplari, ai Castelli ecc.
Cito dalla rete www.sindromedistendhal.com/LaLente... I nostri musei hanno ben poco in comune con quelli americani. Sia da un punto di vista istituzionale, gestionale ed amministrativo, sia sotto lottica pi strettamente legata alla funzione culturale del museo. Negli ultimi anni si deve al noto studioso e direttore della Normale di Pisa Salvatore Settis un impegno attento e appassionato sullargomento. Ne sono testimonianza due importanti libri (Italia S.pa. pubblicato da Einaudi nel 2003 e Battaglia senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto, una raccolta di articoli e interviste, edizione Electa -2005), numerosi interventi su giornali e riviste specializzate ed infine la recente nomina a presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali.
Settis impegnato a dimostrare, innanzitutto, che primo ostacolo allapplicazione del modello americano in Italia una profonda differenza ontologica tra musei italiani e statunitensi.
Personalmente, forse perch non sono americana, penso che la cultura, come la scuola, debba/possa essere gratuita o anche onerosa, penso che i musei non dovrebbero far pagare il biglietto dingresso, che i depliant e il materiale divulgativo sulle iniziative in corso dovrebbero essere regalati ed offerti gratis ai visitatori perch meglio comprendano (un catalogo che costa 50 euro non alla portata di tutti, delle orrende tazzine con su scritto Tamara de Lempika sono inutili, portano soldi allorganizzazione ma non diffondono cultura).
Oggi Guggenheim una griffe come Prada e Armani, un marchio diffuso nel mondo, a New York a Bilbao a Venezia a Berlino (dove in joint-venture con Deutsche Bank), una vera e propria multinazionale dellarte che gestisce la totalit delle opere del 900, dal Surrealismo al Cubismo, all'Astrattismo alla Pop Art.
Parallelamente gestisce anche un enorme bilancio per ci che riguarda lindotto, vendita di cataloghi, di riproduzioni, gadget firmati, shop museum, guggenheim store, caf museum ecc.
Una recente invenzione, che ottimizza la gestione economica e si inquadra in un crescente processo di McDonaldizzazione della cultura cosiddetta globale (nel senso che offre tutto a tutti in modo indifferenziato) quella delle mostre itineranti (mostra sulla Bauhaus che passa da Berlino a New York, di Tiffany tra Parigi e Montreal, di Hopper da Milano a Roma a Losanna, della mostra sul Futurismo, quella su Hans Hartung ecc.), un unico pacchetto preconfezionato che si sposta da Milano a Roma, dalla Francia alla Germania, con unorganizzazione controllata, efficiente, prevedibile, asservita alla logica di mercato che governa oggi molti fenomeni sociali e culturali (dall'alimentazione al lavoro al tempo libero) .
Sarebbe pensabile e possibile un tale sistema in Italia? Una famiglia ricca e potente che fa incetta di opere e gestisce una catena di musei senza chiedere finanziamenti statali e proponendo una sua libera offerta culturale? Non so se auspicabile, ma forse, e il MAXXI potrebbe esserne l'occasione, non da escludere, confidando nel fatto che il supermanager Mario Resca, consigliere del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, anche lex presidente di McDonalds Italia. Non ci resta che aspettare.
Il 3 giugno 2009 viene inaugurato a Venezia il museo Vedova, modesto, piccolo, costa solo 1,5 milioni di euro, il primo museo in movimento dedicato a trenta tele di un solo artista italiano, dove le tele del grande artista veneziano vengono esposte per mezzo di una struttura meccanica che con un movimento circolare le trasporta dal magazzino, in cui sono conservate, nella sala dove gli spettatori possono ammirarle mentre galleggiano nellaria.
www.veneziasi.it/it/musei-gallerie-venezia...
E una novit, anche dal punto dello sfruttamento ottimale degli spazi, la tecnologia semplice ma efficace, bellidea, forse Elizabeth Diller lavrebbe o lha apprezzata, qui in Italia nessuno ha fatto una piega.
Voglio dire, per chi vive nella realt di un paese come lIta
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9131
di vilma torselli
del 08/11/2010
relativo all'articolo
Leonardo Ricci. Lo spazio inseguito
di
la Redazione e Antonino Saggio
Forse Socci voleva sapere chi Carlo Sarno, cio l'autore del commento , e non chi Leonardo Ricci (da parte mia confesso la mia ignoranza su entrambi).
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9130
di vilma torselli
del 08/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Questo http://dailymotion.virgilio.it/video...
un divertente Sgarbi-show che forse sfuggito a Ugo Rosa.
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9129
di Antonino Saggio
del 08/11/2010
relativo all'articolo
Hopeless Monster (Night at the museum)
di
Ugo Rosa
Leggiamo, anche se non proprio tutto, quest'articolo. Ma bisogna guardare dritti dritti e davanti. Se volete qui http://antoninosaggio.blogspot.com/2009... se ne era discusso
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9082
di socci yuri
del 02/11/2010
relativo all'articolo
Leonardo Ricci. Lo spazio inseguito
di
la Redazione e Antonino Saggio
mi sembra che il libro manchi di spessore.
ma soprattutto carlo sarno chi ?
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9079
di vilma torselli
del 01/11/2010
relativo all'articolo
La modernit, tramite tra passato e futuro
di
Vilma Torselli
gentile Scandellari Valeria, circa la chiusa del suo commento al mio scritto, cito una notizia di oggi pescata in rete: "Mentre l'Europa ha celebrato il 65esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale la Germania inaugura "Topografia del Terrore" un museo sugli orrori nazisti. Proprio nella vecchia sede di SS e Gestapo". Il titolo: Berlino non dimentica.
Come sempre, l'odio tiene vivo s stesso attraverso questi musei della memoria.
Solo cos fa notizia.
Saluti
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9078
di Alba deangelis
del 28/10/2010
relativo all'articolo
Italian(s) Architects: che succede fuori d'Italia?
di
Sandro Lazier
Salve, non so se questo il modo migliore, ma vorrei chiedere all'architetto in che modo si attivato, dopo la laurea, per entrare negli studi dove ha lavorato. Anche io vorrei uscire dall'Italia, e gli studi americani sono un sogno nel cassetto. In che modo posso affrontare la mia preparazione (considerato che mi restano due anni da sfruttare al meglio), in che modo ci si propone, per noi studenti fare certi 'salti' ancora come brancolare nel buio... Pu contattarmi? pu rispondermi? spero di ricevere i suoi preziosi consigli!
La ringrazio anticipatamente.
Alba Deangelis
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9005
di lo sciuto maria
del 20/10/2010
relativo all'articolo
La Valle dei Misteri
di
Mario La Ferla
spero sia possibile avere una risposta a quel mio precedente commen to,quanto meno sapere se'sia comparso quel nome da qualche parte,nn so'un giornale su un vecchio articolo..
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9004
di lo sciuto maria
del 20/10/2010
relativo all'articolo
La Valle dei Misteri
di
Mario La Ferla
be'...visto questo articolo e pur sentendo da prima qualcosa,mi e'venuta voglia di sapere se'quel furnari sia'comparso in qualche modo su'qualche articolo o giornale nn so'.........
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9003
di lo sciuto maria
del 20/10/2010
relativo all'articolo
La Valle dei Misteri
di
Mario La Ferla
Spero che questo mio commento lo legga il giornalista che ha scritto questo articolo sulla vicenda, accaduta a Castelvetrano, di Vito Lipari. Si sono mai saputi i nomi dell'esecutori che hanno ucciso questo ex sindaco???? e'comparso un certo Furnari, ho tanto cercato qualcosa ma non ho letto nulla a questo proposito.. cordiali saluti lo sciuto m
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9002
di Fabius
del 14/10/2010
relativo all'articolo
Master digitale IN/ARCH: M.L. Palumbo risponde a M
di
Maria Luisa Palumbo
Mi stupisco che ci sia ancora qualcuno che ci casca.
Io ho avuto la sventura di fare un master In-Arch qualche anno fa.
E' evidente l'inconsistenza del master.
Il "corpo docente" formato da soggetti con poca o nessuna esperienza lavorativa, se non addirittura "disoccupati".
Ho comunque voluto portare a termine il master perch mi era stato detto che avrebbe portato un punteggio nelle graduatorie d'istituto per l'insegnamento nella scuola secondaria superiore.
Questo NON vero, in sede di valutazione mi sono stati attribuiti zero punti, quando un banale corso IFTS vale almeno 3 punti.
In bocca a lupo.
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9001
di Nicoli
del 12/10/2010
relativo all'articolo
Renzo Piano a Punta Perotti (Bari).
di
Sandro Lazier
Egregio Sandro Lazier ,
non si pu non essere daccordo con Lei sulle valutazioni dell'"archistar" Piano, che nell'intrvista di oggi 12 ottobre 2010, sul Corriere della Sera ci darebbe anche lezioni di morale, davvero insopportabile!
Cordsialit, Piero Nicoli.
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8983
di scandellari valeria
del 01/10/2010
relativo all'articolo
La modernit, tramite tra passato e futuro
di
Vilma Torselli
Ho scoperto per caso questo sito e mi complimento con Wilma per la professionalit e competenza. - Bello il paragone di Kahn e quello di Gombrich : " non esiste una cosa chiamata arte ma esistono gli artisti" . A questi aggiungerei anche Ruskin, che auspicava un ritorno all'etica del medioevo in contrapposizione alla societ industriale e all' illuminismo, oltre che al Rinascimento, portatori di non valori come il concetto macchiavellico del : " fine che giustifica il mezzo" - La modernit non pu cancellare il passato come invece stato fatto dagli architetti del 900, ma deve collegarsi al presente e rispettare i "luoghi", il genius loci, come dice C.N-Schutz. - La creazione di luoghi della memoria volti a ricordare orrori e odii sono controproducenti. Sarebbe auspicabile creare luoghi di perdono e fratellanza, ma oltre a non esserne capaci, sarebbe banale e non farebbe notizia.
Cordiali saluti,
Valeria Scandellari
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8978
di alessandro Cavaliere
del 27/09/2010
relativo all'articolo
Di Lusso
di
Gianni Marcarino
Un articolo eccellente nel descrivere lo stallo nel campo artistico.
C' la corsa alle grandi scalate da parte dei marchi pi piccoli e intraprendenti alle grosse multinazionali facendo leva sui nuovi mezzi del tempo contemporaneo: la tecnologia digitale.
In un momento dove i costumi tradizionali sono minacciati dai nuovi,il saper incontrarsi e stare in casa con amici sfidato dal mondo virtuale, digitale, desiderando a tutti i costi di essere il solo protagonista e di sostituire l'etica e il sentimento del singolo uomo mettendolo in gabbia, in un vicolo cieco, ma facendo un errore madornale, l'uomo sa provare emozioni e vive solo per quelle "vere".
Design Cavaliere Alessandro 27 sett 2010
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8961
di Leandro Janni
del 19/09/2010
relativo all'articolo
Biennale di architettura 2010. Italia ailatI . Par
di
Paolo G.L. Ferrara
Cosa dire? In fondo "Italia ailatI" ricorda l'Alitalia: rassicurante.
POSCRITTO
Io, comunque, alla Biennale architettura 2010 ci sono stato. Belle foto!
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8958
di renzo marrucci
del 15/09/2010
relativo all'articolo
Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Manganello dice cose giuste a le dice anche in tono garbato.
Ma questa abitudine tipicamente italiana dura e non c' modo di cambiarla, appartiene ad una consuetudine vecchia e vecchia non pu che essere la sua risultanza come del resto la cultura oggi in Italia.
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8956
di Gaetano Manganello
del 09/09/2010
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Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Non sono ancora stato a Venezia, ho visto e letto soltanto interviste e commenti, come in tutte le selezioni ci sono quelli soddisfatti di essere stati inclusi e quelli insoddisfatti di non essere stati considerati meritevoli di far parte "dell'elite"di architetti italiani selezionati per la biennale.
Io penso che, indipendentemente dagli esiti della mostra, questo metodo di selezione non funziona, non pu funzionare.... e spiego il perch:
-Primo
La responsabilit di organizzare una manifestazione che vuole mostrare il volto dell'architettura, i nuovi personaggi, la ricerca, cosa sta succedendo ect non pu essere lasciata nelle mani di un solo curatore nel caso nostro Luca Molinari.
Mi pare quantomeno presuntuoso pensare che un solo critico per quanto bravo come sicuramente nel caso di Molinari possa selezionare e organizzare una mostra che vuole essere una fotografia dell'architettura Italiana degli ultimi ventanni del presente e del futuro.
Puzza anche un p di regime dittatoriale, di inevitabili favoritismi, dovuti a conoscenze acquisite e tutto quello che c' di meglio dell'italico pensiero.
-Secondo
Forse bisognerebbe cambiare metodo, pi democratico, pensare a un gruppo di critici di architettura che elaborino dei criteri scientifici, utilizzando uno scandaglio capillare sul territorio, privilegiando la qualit dell'architettura costruita, la freschezza delle idee, la coerenza e la continuit nel tempo delle esperienze professionali....
-Terzo
Penso sia frustante considerare che l'architettura italiana sia composta solamente dai soliti nomi, da chi nella propria carriera professionale ha realizzato pochi pochissimi progetti, da chi ha i soliti legami.
Caro Luca forse dovevi applicarti di pi nella ricerca e forse avresti trovato una realt di architetti che con caparbiet giorno per giorno si confrontano con la durezza del mercato, che pensano che l'architettura nel proprio piccolo possa veramente contribuire a migliorare l'ambiente, che vivono al di fuori delle paludi universitarie e quindi liberi... veramenti liberi.
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8950
di cristina caretta
del 26/08/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Vorrei ringraziare Sandro Lazier, la redazione di Antithesi e tutti i colleghi e amici di Giannino per la loro disponibilit, per le belle parole e per le testimonianze in ricordo del mio amato compagno.
Grazie,
Cristina Caretta
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8914
di Renzo marrucci
del 01/08/2010
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L'Italia del petrolio
di
Leandro Janni
Che vuoi che ti dica caro Janni... dopo che il barattolo della marmellata schiantato gi a terra sporcando tutto... anche i bimbi hanno un moto di vergogna e attenzione, di pentimento sincero, almeno loro...
Ora si cercheranno vie diverse per consentire... attraverso pubblicit e silenzi... e gi chiacchere per irretire una sorta di ripresa e magari un p pi in la nel tempo... E speriamo ci diano tempo ...
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8859
di Leandro Janni
del 30/07/2010
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L'Italia del petrolio
di
Leandro Janni
Nell'Italia del petrolio qualcosa si sta muovendo. Lo scorso 23 giugno 2010, accogliendo il ricorso della Regione Puglia, il Tar della Puglia ha annullato il decreto 1349/2009 del Ministero dellAmbiente che, di concerto con il Ministero ai Beni Culturali, aveva dato il via libera allavvio delle ricerche di idrocarburi sui fondali pugliesi da parte della societ inglese Northern Petroleum ltd. Insomma: emersa una insufficiente valutazione degli impatti ambientali. Il primo luglio 2010, l'annuncio del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo: Un giro di vite all'insegna dell'ambiente, che vale per tutto il territorio e il mare nazionale. Su proposta della Prestigiacomo, il Consiglio dei Ministri ha approvato, nello schema di decreto di riforma del Codice Ambientale, un articolo che vieta ogni esplorazione, non solo le trivellazioni, in tutte le zone all'interno delle aree marine e costiere protette, e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al loro perimetro. Un divieto solo un po' meno duro riguarder l'intera costa nazionale: nessuna attivit sar consentita entro le 5 miglia. E guai ad illudersi per le zone teoricamente "libere": al di fuori delle aree assolutamente proibite le attivit di ricerca ed estrazione di idrocarburi saranno tutte sottoposte a Valutazione di Impatto Ambientale. Si tratta chiarisce il ministro Prestigiacomo di una normativa che fissa paletti prima lacunosi. Tant' che la nuova disciplina si applica anche ai procedimenti autorizzativi in corso. Abbiamo inserito norme chiare a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici incalza in una nota la Prestigiacomo colmando una opacit legislativa che nel recente passato ha suscitato timori nelle comunit locali.
Cosa dire? Le nuove norme che regolamentano le trivellazioni, annunciate dal ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, rappresentano restrizioni importanti, ma di certo questi provvedimenti non sono sufficienti a garantire adeguate condizioni di sicurezza per i nostri mari e le nostre coste.
Intanto, un altro grave disastro ambientale determinato dal petrolio accaduto nei mari che bagnano la Cina e la Bp, responsabile del disastro del Golfo del Messico, sta progettando la trivellazione di pozzi petroliferi profondi 1700 metri a 500 chilometri dalle coste siciliane. Il Mare nostrum non un luogo qualsiasi: pur occupando solo l' 1% dei mari del mondo, concentra nella sua limitata superficie autentici tesori. Oltre ad essere la culla di arti, religioni, civilt diverse, presenta una ricchezza di biodiversit non paragonabile con altri mari non tropicali. Un' eventuale fuoriuscita di greggio danneggerebbe specie uniche. Come la posidonia, un' erba marina che vive solo nel Mediterraneo, il corallo rosso, materia prima per un importante artigianato, il gabbiano corso che vi nidifica in 300 coppie, la foca monaca, meno di 500 individui tra Turchia, Grecia, Croazia e Italia. E ancora il tonno rosso mediterraneo e una sottospecie endemica di balenottera minore. Mentre le piattaforme gi in funzione nell' Adriatico incutono minor timore perch operano su fondali poco profondi, gestire le sonde a 1700 metri presenta incognite gravi anche in regime di gestione normale. Gli oltre 400 milioni di persone che gravitano sul bacino (abitanti, pescatori, turisti) risentirebbero a lungo di un incidente perch un mare praticamente chiuso e non vivificato da forti correnti. Questo fa s che il ricambio totale delle sue acque (gi inquinate dal secondo traffico di petroliere al mondo) richieda pi di 150 anni. Le leggi in vigore in Italia, che impongono per le trivellazioni una distanza di 5 miglia (9 km) dai litorali e di 12 dalle Riserve Marine, non sono sufficienti a sventare disastri di portata incalcolabile. Il governo Obama ha imposto norme restrittive sui pozzi off shore in Atlantico e la Norvegia sta predisponendo severi limiti alle perforazioni nel Mare del Nord. E si tratta di oceani aperti, con impetuose correnti e immensit non paragonabili con quelle del piccolo mare interno in cui nata la civilt occidentale e sopravvive una biodiversit di altissimo valore.
In tale contesto, la Regione Siciliana, preoccupata, dice "NO alle trivellazioni petrolifere nei mari siciliani". Vedremo.
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8768
di renzo marrucci
del 24/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Siamo di passaggio in questa avventura umana e non ci resta che accettarlo e farne, per quello che possiamo e per quello che riusciamo,
una esperienza per altri... per i propri familiari e per i propri amici e per i propri compagni di avventura... ma anche per gli altri... con quello in cui crediamo con passione, cio amore e sincerit...
Cos capita... e cos capita che anche con la tua scomparsa riflettiamo di pi e pi a fondo anche la tua esperienza per il tempo che rimane e che Dio ci d ...
Non immaginavo che fosse arrivato il tuo tempo cos come non immaginavo che fosse arrivato il tempo della mia Rosa... ma arriva e quando arriva ti arriva dietro alle spalle e nulla e nessuno ci pu fare niente...
E' un arrivederci Giannino... continueremo la buona costruttiva polemi
ca... e ora il mio umile e sincero cordoglio ai tuoi familiari ed amici.
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8758
di Pietro pagliardini
del 21/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Con Giannino Cusano ho avuto ripetuti scambi di opinione vivaci e polemici ma, partendo da punti di vista diversi, grazie alle sue appassionate argomentazioni e alla sua propensione al dialogo, pi volte ci siamo incontrati.
Alla sua famiglia e ad Antithesi le mie condoglianze.
Pietro Pagliardini
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8756
di maurizio zappal
del 21/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Triste per la notizia appresa!
Scambiavamo con Giannino, a prescindere da tutto, corrispondenza personale e se mi consentite riporto una cosa bella che mi scrisse tempo fa : "...Se dibatto, a volte accalorandomi, anche perch vedo i migliori, quelli che difendono le idee migliori, spesso presi da scoramento...hai scritto ........: insisti!"
E riprendevo entusiasmo...beh adesso l'ho perso definitivamente!
Da Kraus a Giannino:
Chi d le sue opinioni non pu farsi cogliere in contraddizioni. Chi ha dei pensieri pensa anche in mezzo alle contraddizioni.
... buon tutto, Giannino
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8755
di Leandro Janni
del 21/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
"Beati quelli che hanno sete di GIUSTIZIA, perch saranno saziati".
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8752
di Antonino Saggio
del 20/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Che dispiacere la morte di un architetto cos colto impegnato valoroso e coraggioso. Mi unisco al cordoglio e ringrazio Sandro e Paolo di aver aperto questo spazio di ricordo per una persona che cercava disperatamente nell'architettura la civilt.
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8754
di Antonello Marotta
del 20/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Sono molto dispiaciuto per la scomparsa di Cusano, mi unisco al cordoglio.
Mi fa piacere ricordare il suo libro La finestra e la comunicazione architettonica, nella Universale di Zevi, edizione Dedalo. E stato un libro che ho particolarmente apprezzato: intelligente, colto, coraggioso.
Credo che una parte del pensiero di un intellettuale rimanga tra i suoi scritti, pronto a rivivere nel pensiero di un altro.
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8753
di vilma torselli
del 20/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Sono costernata, come immagino tutti quelli che, come me, hanno avuto il piacere di dialogare con lui sulle pagine di antithesi ed apprezzare la sua cultura, l'intelligenza aperta, la capacit di ascolto, la voglia di mettersi in discussione.
Da ieri siamo tutti un p pi poveri.
Tutti i commenti di vilma torselli
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8751
di Luigi nucita
del 19/07/2010
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Addio Giannino Cusano
di
La redazione
Le parole finali di questo addio a Giannino mi sembrano le pi adatte: "Grazie Giannino". Per le idee che ci ha saputo trasmettere e per la passione civile che non solo lo animava ma che sapeva anche contagiare agli altri. Lo spessore culturale di Giannino Cusano evidente: basta leggere gli articoli che sono qui pubblicati. Per ricordare la sua tempra morale basti dire che aveva volontariamente rinunciato (in realt non so da quando ma credo da anni) ad usare il timbro professionale ritenendo che gli ordini professionali fossero inutili e liberticidi (e forse anche un po' criminogeni). Chi esercita la libera professione sa cosa questo vuol dire: una riduzione del giro di affari notevolissima, anche del 90% tanto per dare un numero. Non so come riuscisse a sbarcare il lunario in una tale situazione: un lungo digiuno di stampo radicale che per quanto mi riguarda cercher di trasformare in riflessione. Si potrebbe continuare ancora ricordando la simpatia, l'umilt (una virt nella quale esagerava a mio avviso), le battaglie civili, ma mi fermo qua. Grazie Giannino.
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8642
di Renzo marrucci
del 09/07/2010
relativo all'articolo
L'Italia del petrolio
di
Leandro Janni
IL MARE DI OBAMA
Leandro Janni bench compiti di architettura e urbanistica... ma questa una moda oggi molto diffusa in Italia, ha dato il meglio scrivendo un bellisimo articolo SU ANTITHESI sul disastro ambientale recentissimo che io chiamo il "mare di Obama"... (non certo per cattiveria ma per ironia della sorte semmai) e ricordo che gli stato dato il premio Nobel anticipato forse facendogli un dispetto... presupponendo all'orizzonte disgrazie del genere, con una portata enorme sul globo e sulle tendenze di sviluppo odierne, vista la cultura in atto di dare carta bianca alle compagnie senza tutelarsi da questo genere di disgrazie che possono inginocchiare il mondo.
Dice bene Janni sullo strapotere delle compagnie... cio dei gruppi economici che riunendosi hanno in mano la possibilit di distruggerci il pianeta e restituirci i cocci, creando le condizioni per la macelleria di cui a volte si parla con una certa puzzetta sotto il naso. Di questo passo altro che polemiche sull' energia eolica (i nuovi mulini al vento) che offende l'occhio di sofisticati dilettanti o salottieri estetisti o rotocalchisti professionali di provincia, per esempio circa l'impiego rozzo dei pannelli fotovoltaici... ma che con una certa attenzione e volont di ricerca possono benissimo integrarsi al territorio... Si tratta di energia pulita tutto sommato e reversibile quando il peggio viene dal petrolio e dalla sua scelta indiscriminata di sfruttamento.
Si profila oggi e il bravo Janni lo dice... un gara allo sfruttamento arido e pervicace, indifferente e consentito... su questo fronte acritico e da cui necessario guardarsi... da cui necessario difendersi.
Un sincero grazie !
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8616
di attilio terragni
del 03/07/2010
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Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Enought is enough!
Repubblica - 27 maggio -
"Lo sguardo critico di Luca Molinari non si limitato a Milano ma si spinto nella provincia lombarda!!"
Caspita!
Chissa quante sorprese ci sveler a Venezia!
Siamo in fibrillazione; come prima del festival di San Remo di Pippo Baudo!
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8568
di Antonino saggio
del 17/06/2010
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Italian(s) Architects: che succede fuori d'Italia?
di
Sandro Lazier
Questione rilevante. Segnalo questa lettera dalla Francia dell'architetto Giulietta Brunelli : http://antoninosaggio.blogspot.com/2010/04/dallarch-giulitetta-brunelli-un.html#links
Tutti i commenti di Antonino saggio
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8565
di Sandro Lazier
del 04/06/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Noto con ammirazione che il tema dellarte sorprendente in s.
Apre riflessioni a tutto campo con la conseguenza che la sete di novit
e conoscenza, invece di placarsi, tende inesorabilmente ad aumentare. E qualche
lettore potrebbe accusarne il malessere.
Per cui cerco di chiarire solo alcuni punti che ritengo principali a sostegno
di quanto ho scritto nellarticolo.
Credo evidente il fatto che larte produca da s il proprio senso.
La musica ne lesempio primo.
Credo ugualmente evidente che la produzione di qualsiasi senso abbia necessit
di una struttura linguistica, segnica e formale adeguata. Se, infatti, per arte
intendiamo il luogo cosciente dove tutto ci che chiamiamo arte
trova espressione (ivi compresa quella la cui provenienza inconscia)
tale luogo non pu stare che allinterno di una lingua.
Lingua che, per, come ci ha detto R. Barthes: come
performance di ogni linguaggio, non n reazionaria n progressista:
semplicemente fascista, perch il fascismo non impedire
di dire, obbligare a dire.
La condizione dellarte si fa dunque tragica: (libera?) espressione
che non ha condizione altra del proprio compimento che la sottomissione al proprio
strumento espressivo.
Allarte, secondo Barthes, non rimane che il tradimento
Lunico modo di trovare la libert, non potendo uscire dai confini
del linguaggio poich il linguaggio umano senza lato esterno
sta nel barare con la lingua, truffare la lingua.(Romeo Galassi
La lezione di R. Barthes).
Larte quindi regola che viene infranta, lingua che tradisce se
stessa per stare in vita e non soggiacere alla tirannia mortale della consuetudine
e dellordinario.
Ora, tutto funziona se il tradimento avviene in seno alla lingua, alla sua
struttura e al suo senso implicito. Non funziona, perch in tutto ininfluente,
se la truffa avviene in relazione al senso (senso di
cui parla Giannino : "manifestazione sensibile dell'Idea")
che dovrebbe investire il movente, questo s contingente e accidentale,
che ha promosso lopera artistica e dovrebbe consegnarla alla mondo.
Vi , a mio parere, confusione di linguaggi in cui lingue diverse occupano
ambiti impropri.
Ho letto recentemente una recensione critica di Renato Barilli relativa ad unopera
non raffigurata nel testo. Una recensione stupenda, molto meglio dellopera
raccontata. Tanto che il vero artista e il vero capolavoro sono la recensione
e non lopera. Una recensione che, privata del titolo dellopera
di riferimento, potrebbe adattarsi e rinvigorire altre decine di opere anche
particolarmente dissimili e banali.
La verit che le parole di un critico non parlano darte
in senso stretto, ma parlano di parole sullarte, privando lopera
di qualsiasi pertinenza oggettuale. La critica vera, come lartista vero,
devono entrare nella struttura della lingua che stanno adottando, allinterno
della scrittura che altrimenti ci tiene schiavi, promettendo libert
illusorie procurate da significati improbabili e innocue provocazioni.
In fondo non si tradisce con le parole, ma con i fatti. Le intenzioni e i significati,
le idee e i concetti, in arte sono solo parole che non muovono la lingua di
un solo millimetro.
Non conta cosa l'arte esprime, ma cosa succede nel momento dell'espressione.
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8564
di renzo marrucci
del 04/06/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
La poesia poesia... ci sar logica nella poesia ? C' logica nell'arte?
Una e fondamentale quella di aiutare a ristabilire dentro l'animo dell'uo
mo il suo filo interno con la societ e il mondo... La logica scaturente oppure lavorata affinata costituita e pensata ed un aiuto puro quando un processo vero e sentito espresso per esternare come a spingere fuori il senso di una coscienza in lacrime o il sorriso, la gioia e la felicit oppure il dolore... una instintiva volont di compensare la vita, la citt, di equilibrarla... di farcela sentire vicina e amica nonostante la cattiveria dell'uomo ... Meraviglioso risoluto tentativo di riconquistare la forza e la capacit di amare...
C' logica nell'architettura oggi ?
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8563
di giannino cusano
del 04/06/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
E gi: Bateson. Dai suoi seminari newyorkesi degli anni '50 del '900, ai quali parteciparono la moglie Margaret Mead e scienziati come Norbert Wiener, emerse una visione completamente nuova della psiche umana, destinata a rivoluzionare e rovesciare quella psicanalitica. La psiche partecipe delle vicende sociali e, che lo voglia o no, vi totalmente coinvolta. Senza il "double bind" di Bateson non avremmo avuto Ronald Laing, Gilles Deleuze e Felix Guattari col loro anti-Edipo, n Jacques Derrida.
"Ti ordino di disobbedirmi" la forma tipica del "double bind". A quel punto il povero "Io" che deve fare, se non dividersi schizofrenicamente? Gi Jung aveva intuito che la schizofrenia si pu affrontare solo da un punto di vista ambientale e non isolando il soggetto dal suo contesto. E se tutta la cultura occidentale fosse affetta da questo dato di fondo del double bind? E' la domanda dell'anti-psichiatria e dei post-strutturalisti francesi.
Laing esemplifica cos: una madre, per il compleanno del figlio, lo invita a cena e gli regala 2 cravatte, una rossa e una verde. Lo invita ad andare di sopra a cambiarsi e a indossare una delle cravatte che gli ha regalato. Il figlio si cambia e torna di sotto per cenare indossando la cravatta rossa. La madre gli dice :- Ecco: lo sapevo, io, che la cravatta verde non ti sarebbe piaciuta!- A quel punto il figlio cosa deve fare? Questo, dice Laing, un tipico esempio di double bind, di comportamento schizogeno: che genera dissociazione.
E' proprio del nostro linguaggio e di tutta la nostra cultura occidentale, di essere cos: linguaggio ipotecato dalla schizofrenia del potere, dall'illusione di sfuggire al paradosso (che essa stessa genera, in effetti) attraverso l'idealistica univocit del "senso", che sistematicamente mette e tiene in ombra i "doppi" illudendosi di controllarli e domarli. Ed proprio del "logocentrismo" (Derrida). I "nodi" di Laing sono poesie scritte con la logica non concettuale degli schizofrenici: con i quali, peraltro, Laing riusciva perfettamente a comunicare. Tutto ci che sfugge alla "classificabilit" del senso e della ragione va eliminato: non esiste.
E se l'inconscio, invece, non fosse nient'altro che un "effetto di superficie" (G.Deleuze)?
G.C.
. .
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8562
di vilma torselli
del 03/06/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Cusano scrive: "..... la logica "concettuale" precede quella "poetica" o non , piuttosto, il contrario? E' il "Cogito" (peraltro vuoto di contenuto, cos come lo aveva formulato Cartesio) o non per caso l'intuizione poetica che fonda la realt? ....."
Bella domanda!
io credo che buona parte delle prime teorie freudiane fossero capovolte. A quel tempo, molti pensatori consideravano normale e ovvia la ragione conscia, mentre linconscio era considerato misterioso, bisognoso di prova e spiegazione. La spiegazione era data dalla rimozione, e linconscio veniva riempito da pensieri che avrebbero potuto essere consci, ma che la rimozione e il meccanismo onirico aveva distorto. Oggi riteniamo misteriosa la coscienza, mentre i metodi di computazione impiegati dallinconscio, ad esempio il processo primario, li riteniamo continuamente attivi, necessari e onnicomprensivi. Queste considerazioni sono particolarmente pertinenti nellambito di qualunque tentativo per ricavare una teoria dellarte e della poesia. La poesia non un tipo distorto e ornato di prosa; piuttosto la prosa poesia spogliata e inchiodata al letto di Procuste della logica..:
cos risponde Bateson, che sintetizza questa sua rivoluzione copernicana in una frase di Pascal: "Le coeur a ses raisons que la raison ne connait pas.
E ancora: ".... una relazione astratta, ad esempio tra verit e giustizia, viene prima concepita in termini razionali; poi viene tradotta in metafora e agghindata per farla apparire il prodotto di un processo primario., invertendo il normale processo, creativo che in realt, secondo lui, avviene al contrario.
Quindi non l'arte ad interpretare il reale trasfigurando e veicolando in messaggi irrazionali concetti logici, ma invece la ragione che si adopera per relazionare con significati consci i messaggi che l'arte ci invia dall'inconscio.
La natura imita ci che l'opera d'arte le propone. Avete notato come, da qualche tempo, la natura si messa a somigliare ai paesaggi di Corot? (non Bateson, quel burlone di Oscar Wilde)
Tutti i commenti di vilma torselli
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8561
di giannino cusano
del 03/06/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
to Torselli:
PS: per passare dalla poesia al linguaggio d'uso, insomma, ho l'impressione che dobbiamo operare (e di fatto operiamo sempre) un clivaggio, un cesoiamento, un taglio nel corpo vivo del poetico, che invece include reale e irreale e tutti i doppi che il linguaggio rompe, scinde, separa e distingue. Incorrendo in mille paradossi logici affini a quelli dello "split" psicoanalitico originario (Es-Io-SuperIo).
Tutti i commenti di giannino cusano
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8560
di giannino cusano
del 03/06/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Vilma Torselli ha scritto:
In particolare mi pare assolutamente condivisibile la chiusa finale: "L'arte non ha, come si possiede un oggetto o un che di estraneo, "senso" perch l'arte essa stessa (il) senso".
sicuramente ha compreso benissimo, per quel poco che sono riuscito a spiegarmi. La domanda fondamentale, nel mio modo di vedere odierno, che non ho esplicitato abbastanza e che vado mettendo a fuoco, : la logica "concettuale" precede quella "poetica" o non , piuttosto, il contrario? E' il "Cogito" (peraltro vuoto di contenuto, cos come lo aveva formulato Cartesio) o non per caso l'intuizione poetica che fonda la realt? Se ammettiamo l'ipotesi cartesiana, dobbiamo concludere che il senso fonda anche il poetico. Dunque, il linguaggio nel suo uno corrente, informa anche la poesia e l'arte. E se, invece, fosse il contrario? Se la conoscenza pre-logica del mondo fosse il presupposto per quella logica, non avrebbe gran senso interrogarsi sul senso nell'arte. Se cos, non dovremmo considerare i capolavori come "intensificazione" di un linguaggio corrente e gi dato, quanto il contrario. La "designazione" (di un contenuto, di un concetto, di un "senso") sarebbe allora successiva: abbiamo di fronte, cio, una "visione" poetica e solo allora mi pare che ci poniamo il problema:- e ora che ne faccio?-
I creatori di linguaggio sono i poeti, per me, perch non si pongono il problema "utilitaristico" di "significare" qualcosa: e quindi (aveva ragione Zevi) il linguaggio va desunto dai capolavori: il contrario non porta da nessuna parte. Non portano da nessuna parte le elaborazioni, per quanto concettualmente sofisticate, della linguistica e non porta, perci, da nessuna parte l'idea di estrarre il linguaggio dalle opere "paradigmatiche". Cio da prodotti correnti e mediocri.
Se riapriamo l'Ulisse di Joyce, per esempio, ci accorgiamo subito di quant' banale, inconsistente, inesistente Molly Bloom-Penelope: tanto pi che (particolare fondamentale, a mio parere, che istituisce un "vuoto" enorme) non ha nulla della dimensione eroica del personaggio omerico. Non esiste, come tutti i personaggi dell'Ulisse joyciano. Sono dei non-Io che agiscono, interagiscono, pensano, parlano. Eppure Molly una creatura intensamente (e altrimenti) poetica. E non si esce dalla rete delle continue intersezioni di significanti di Joyce: non si rimandati ad "altro", come a un significato o un "senso". .Altro che la "polisemia" dell'Opera Aperta su cui tanto insiste Eco: non mi pare affatto che ci sia proprio la "-sema", n mono- n poli-. O meglio: ci sono gli atomi, i "semi" di un nuovo linguaggio ma non il suo "uso" linguistico come lo intenderebbero Saussure o Jakobson. La polisema di Eco, in questa prospettiva, appartiene gi al momento logico-concettuale, al successivo, al linguaggio divenuto lingua, non alla creazione poetica di Joyce: la cui immediatezza, che non pare certo il suo "senso", solo Joyce ci pu dare.
Poi, certo, se ne pu riprendere l'ingegneria, come magistralmente fa Nadine Gordimer gi dalle prime pagine di "Jump" (Il salto), quando una sera in Sud Africa, durante scontri sanguinosi, sale in taxi e per darci l'idea della gran confusione, stanchezza, follia che sento intorno e dentro di s, spezzetta e intreccia parole con la stessa tecnica linguistica: lo scopo letterario. E' significare qualcosa; il senso la sua spossatezza e la spossatezza di un popolo piegato e umiliato dall'apartheid. Ecco, dunque, come l'invenzione poetica di Joyce diviene funzionale, nella Gordimer, a un "senso" (anzi: a un poli-senso aperto, alla Umberto Eco) cui rinvia, ma non lo "costituisce" poeticamente. Possiamo "dire" il senso letterario della scrittura della grande scrittrice come un quid che riunisce 2 serie separate, quella di significati e quella di significanti (la parola monca, i pensieri monchi che s'intrecciano confusamente e si smembrano assistendo allo smembramento del il popolo sudafricano, alla sua dominazione e persino a quello dei singoli corpi uccisi e smembrati ,per le strade ecc.): un rinvio possibile solo previa scissione delle 2 serie. E posso tentare di riscrivere a quel modo avendo in mente altri "sensi", altre situazioni da additare ed evocare.
Non cos, a me pare, in Joyce: il vuoto joyciano nella Gordimer il pieno dei suoi pensieri frammentati, significativi del suo animo fatto a pezzi dalle vicende tragiche cui assiste. Che si potevano significare in mille altri modi.
Questo non vuol dire, dal mio punto di vista, che il poeta sia avulso dal mondo, ma solo che non lo descrive, non lo "significa", non lo racconta e non rimanda ad esso ma fa un'altra operazione, pi complessa e sintetica, differente rispetto a quella del "letterato": che ne ricostituisce e ne rifonda, ne rivoluziona i segni rendendoli disponibili per quanti poi intendono "dire", "significare", "designare" qualcosa. .
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8559
di vilma torselli
del 02/06/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Mi trovo d'accordo con l'analisi di Cusano, se ho capito correttamente tutti i passaggi.
In particolare mi pare assolutamente condivisibile la chiusa finale: "L'arte non ha, come si possiede un oggetto o un che di estraneo, "senso" perch l'arte essa stessa (il) senso".
Ci che intendo per senso dell'arte il suo significato peculiare, diverso da opera ad opera e da artista ad artista, il quale artista produce un intreccio indissolubile tra contenuto e forma che si materializza in un quadro, una statua, una installazione ecc., contenuto e forma che sono propri di quell'opera e irripetibili da altri e anche dal medesimo artefice (non permutabili con altri colori o parole), il che mi riporta alla discussione con Sandro sul linguaggio, che manterrebbe invece nel tempo la sua autonomia anche in presenza di un messaggio obsoleto.
In realt, il linguaggio, specie per l'arte moderna, esso stesso, come contenuto e forma, un elemento irrinunciabile del messaggio, con il quale nasce e muore, senza pretese 'universalistiche'.
Che l'artista sia semplice 'produttore' dell'opera mi sembra riduttivo, fare arte implica progettivit e intenzionalit, oltre a capacit tecniche oggettive e razionali come la scelta dei materiali, l'uso del pennello, dei colori, dello scalpello ecc.
Van Gogh, indubbiamente artista e indubbiamente malato mentale, ha tanta consapevolezza di ci che fa che descrive minutamente, nell'epistolario con il fratello Teo, come rappresenter la sua camera di Arles e persino a quale mercante porter il quadro, su quale parete della galleria lo posizionar, sullo sfondo di quale tappezzeria. Con lucida autoanalisi, cos spiega al fratello il suo "Caff di notte": "Ho cercato di esprimere con il rosso e il verde le terribili passioni umane. La sala rosso sangue e giallo opaco, un biliardo verde in mezzo, quattro lampade giallo limone a irradiazione arancione e verde. C' dappertutto una lotta e un'antitesi dei pi diversi verdi e rossi, nei piccoli personaggi di furfanti dormienti, nella sala triste e vuota, e del violetto contro il blu".
Parallelamente, la fruizione dell'opera d'arte non dipende solo da una sorta di rapimento empatico che per vie irrazionali ce ne fa capire il senso, ma anche dalla possibilit di collocarla entro una sorta di spazio culturale percepito come condivisibile da fruitori opportunamente informati sulle intenzionalit dell'artista che ha eseguito un'opera. E' quanto sostiene Joseph Margolis, filosofo pragmatista poco noto in Italia, interessato alla sociologia e all'estetica, (Art and Philosophy, 1980) che con posizione anti-idealistica (o non idealistica) collega a questo aspetto la comprensione del senso di un'opera d'arte.
Ed infatti se sappiamo che Daniel Spoerri, instancabile nomade intellettuale (poeta, ballerino, coreografo, regista, attore, costumista, organizzatore museale, regista, insegnante all'Accademia di belle Arti di Colonia) anche appassionato di culinaria (si definisce uomo di teatro e di cucina), autore di un libro di ricette "Diario Gastronomico"(Grecia, 1966), nonch proprietario fondatore del Ristorante Spoerri, (Dusseldorf nel '68), probabilmente riusciamo a meglio capire da dove scaturiscano i suoi tableaux-pieges, se sappiamo che Cy Twombly, americano conquistato dal classicismo, gi da bambino piccolissimo ripeteva sempre: Da grande andr a Roma! riusciamo a capire il "simbolismo romantico delle sue potenti sinfonie barocche, n ci stupiremo davanti alla tela tutta bianca di Robert Rauschenberg se la vedremo come contrappunto ai 433″ di silenzio di John Cage, amico ed ispiratore.
Edoardo Boncinelli, biologo genetico e molecolare, sostiene il "carattere fortemente sociale della creativit. Per essa occorre anche il riscontro della valutazione collettiva. Essere creativi implica produrre qualcosa di innovativo che appaia utile o comunque rispondente a un bisogno condiviso e che ottenga pubblico consenso per entrambi i termini. Il prodotto creativo, cio, deve poter essere giudicato dalla comunit in cui l'atto creativo espresso come innovativo realmente utile. Il successo creativo, pertanto, richiede qualit sociali tali da permettere l'affermazione propria. e dei propri prodotti, e tali capacit sociali possono facilitare un giudizio positivo sull'insieme delle caratteristiche possedute dal soggetto creativo (Come nascono le idee, 2008)
Dal canto suo Gregory Bateson, antropologo, psichiatra, studioso di logica e cibernetica, dice: Ritengo che sia dimportanza fondamentale possedere un sistema concettuale che ci costringa a vedere il messaggio (p. es. loggetto artistico) sia come in s internamente strutturato, sia come parte esso stesso di un pi vasto universo strutturato: la cultura o qualche sua parte " (Verso un'ecologia della mente 1977)
Lapproccio quasi antropologico all'arte che si desume dalle ipotesi sia di Boncinell
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8558
di giannino cusano
del 01/06/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
PS: x Torselli.
Nel commento precedente (8557) ho scritto "muore il mito della morte dell'arte" sottintendendo che muore, soprattutto, quello dell'Idea Assoluta, che ci ha regalato i lager. Mi pareva scontato, ma mi accorgo che va esplicitato :)))
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8557
di giannino cusano
del 01/06/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Interessante e stimolante, come sempre, il commento della Torselli. Credo di dovere, a questo punto, fare attenzione alle parole, che sono trappole terribili soprattutto quando si parla "di" arte.
Non credo che l'arte sia pi reale che irreale o viceversa: il problema di distinguere realt da irrealt mi pare compito della logica, non dell'arte o dell'estetica. Poi, certo, tutte le attivit umane interagiscono e sono tra loro complementari, dato che noi esseri umani non siamo fatti a cassettini e compartimenti separati ognuno dei quali contiene un mondo a s..
Quando si dice "arte senza senso" occorrerebbe, forse, anzitutto chiarirsi reciprocamente cosa intendiamo per senso e se, per es., identifichiamo o meno "significato" con "senso" ecc. E gi questo porterebbe assai lontano.
"Senza senso" personalmente lo intendo, semplificando molto, in modo anti-idealistico (o non idealistico): l'arte, dal mio punto di vista o di osservazione, NON manifestazione sensibile dell'Idea, come voleva l'hegelismo sulla scia del platonismo. Solo concependo l'arte come "manifestazione sensibile dell'Idea" si pu arrivare alla conclusione del tutto paradossale della "morte dell'arte". Sulla quale, peraltro, va doverosamente detto che in Hegel non si torova n la sottoscrisse mai di suo pugno. Quello che sappiamo della "morte dell'arte", invece, lo sappiamo da appunti presi alle lezioni del grande filosofo da parte di un suo allievo, raccolti poi in una "Estetica" che Hegel non sottoscrisse. Cosa abbia realmente detto nelle sue lezioni e come l'abbia interpretato l'allievo, non lo sappiamo. Il dubbio resta, anche perch questa faccenda della "morte dell'arte", per quanto paradossale, assolutamente compatibile e coerente col pensiero del filosofo tedesco. E tanto di cappello se, ammesso che la teroria sia sua, non ha avuto paura di andare fino in fondo e di tirare tutte le conseguenze del suo pensiero con tanto coraggio.
.
Certo, se l'arte definita come "manifestazione sensibile dell'Idea", conter pi l'idea dell'opera d'arte. E con questa premessa (a mio parere erronea), essendo la filosofia fatta di concetti privi di materia, colore, argilla ecc. , chiaro che pu innalzarsi a vette superiori a quelle dell'arte. Ma se concepiamo arte e filosofia come due momenti diversi e non disposti gerarchicamente una pi in basso, l'altra pi in alto nella scala che porta all'Idea Assoluta, la prospettiva cambia totalmente. E muore anche il mito (o il timore) della morte dell'arte.
Il punto a me pare sia che l'artista, a differenza del logico e del filosofo, non uno che crede o non crede in un'immagine: semplicemente, la produce. E in quel modo assai particolare per cui "contenuto" e "forma" sono talmente fusi e inscindibili nell'opera d'arte, che costituiscono un unico atto. Se fosse altrimenti, la poesia non sarebbe verit (sono convintissimo proprio che la poesia sia opera di verit) ma in veste allegorica, o metaforica piuttosto che metonimica, di verit: cio, per questa via, tutto meno che poesia, nella quale invece la parola, la forma, il colore, lo spazio inseparabile dal contenuto.
La parola la poesia stessa. Tanto che quando ci si affanna a spiegarla, la sua magia gi sparita e per ricostruirla si pu solo tornare a rileggerla (ripeterla) nell'unica sua forma posibile: .quella in cui stata espressa. Quando facciamo opera critica noi non spieghiamo mai la poesia. Facciamo, credo, un'altra operazione: gettiamo luce sulle materie grezze elaborate dal poeta e da lui trasformate in questa "forma-contenuto", in questo "significante-significato". Qualsiasi commento e discorso sar sempre estraneo alla poesia e quell'estraneit ci distoglie dal suo incanto estetico. E a volte ci infastidisce, perch quell'incanto senza parole: ha gi le sue parole, che sono quelle della poesia che ci ha guidato.
Qual il "senso" di quella poesia? Non permutabile con discorsi: tutto intero e gi dato l, in quei versi. cos come sono dati in quella particolare "visione".
Poi, certo, i discorsi "su" questa o quell'opera d'arte sono utilissimi: ma servono, appunto, a un fine pratico, non a fare luce sulla sua poeticit, sulla sua poesia e sulla sua arte, ma sui suoi motivi conduttori: le materie (passioni ecc.) di cui l'artista si servito.
In una poesia ci si immerge e ci si lascia attraversare o non si entra in quel mondo poetico. E l'incanto sempre quello di una sospensione della parola: cio del "senso". Che , del pari, "non-senso": senso e nonsenso sono inscindibili come reale e irreale. E' questo che il linguaggio corrente non vuole riconoscere: nella sua ansia di dare un senso a tutto, dimentica di essere al contempo nonsenso. Come la ragione cartesiana, nell'illusione di definire e tenere la follia fuori dal proprio recinto, dimentica che in questo modo la genera perch la Ragione fondata esattamente sull
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8556
di giannino cusano
del 30/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
prima di riflettere, gli specchi farebbero bene ... a riflettere
Jean Cocteau
... e ci stiamo pure a riflettere ?
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8553
di vilma torselli
del 30/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
L'arte ha sempre un 'senso', anche se non si tratta di 'senso comune', quest'ultimo s che non obbligatorio.
La decodificazione del linguaggio artistico avviene secondo un 'senso' intrinseco all'opera che non ha niente a che fare con i normali meccanismi cognitivi di cui ci serviamo nella vita quotidiana.
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8555
di vilma torselli
del 30/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Per J.P. Sartre le opere d'arte "sono soltanto 'analoga' materiali delle immagini ideali che costituiscono la vera e propria opera darte valutabile, la quale una struttura irreale, cio priva di senso corrente, in grado di rivelare un mondo dell'immaginazione diversamente non accessibile dalla coscienza: gli aspetti materiali e fisici dell'opera sono, insomma, dei catalizzatori per arrivare al 'senso dell'opera'.
Secondo questa interpretazione, il gesto dell'artista si fa senso nell'urgenza della domanda, nella ricerca della risposta, nel segno che lascia, nella ridefinizione di una sorta di 'statuto mimetico' dell'arte.
Arthur Danto parla di "destituzione filosofica dellarte" e sceglie il pop di Andy Warhol per interrogarsi sul perch qualcosa sia arte e qualcosa di esattamente uguale sul piano percettivo non lo sia: davanti ad una scatola di Brillo dipinta da Warhol non possiamo cogliere la differenza rispetto ad una scatola del supermercato se non concentrandoci non sul suo aspetto fisico, ma sul pensiero, sull'idea che trasforma il mezzo in senso e l'oggetto in opera artistica mediante la traslitterazione dal reale.
"Per usare il mio esempio favorito, nulla indica una differenza esteriore fra la Brillo Box di Andy Warhol e le scatole di Brillo al supermercato. E larte concettuale ha dimostrato che non serve nemmeno un oggetto visivo tangibile affinch qualcosa sia unopera darte. Ci significa che non puoi spiegare il significato dellarte per esempi. Ci significa che, in quanto si tratta di apparenze, qualunque cosa pu essere unopera darte, e significa che se si cerca di scoprire che cosa sia larte, ci si deve spostare dallesperienza dei sensi al pensiero. Si deve, in breve, voltarsi verso la filosofia." (Arthur Danto, "L'abuso della bellezza" 1997)
Con ci, l'arte scivola nella filosofia, ma ci decreta la morte dell'arte?
La s-definizione dell'arte paventata da Harold Rosemberg, la sparizione dell'arte lamentata da Baudrillard, larte allo stato gassoso di Yves Michaud, trasformata in 'etere artistico' sono il limite estremo della de-sostanzializzazione dell'arte che, con Duchamp, diventa procedurale e concettuale, acquisendo in ci autoconsapevolezza e senso.
Non poco.
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8554
di gianni marcarino
del 30/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Nella prefazione del suo libro "Gratis a bordo dell'arte" Achille Bonito Oliva "Ai Pokemon della societ di massa l'arte contemporanea contrappone la sgraziatura di una felice mostruosit tutta affidata all'imprevedibilit di forme che posseggono all'interno l'intenzionalit della durata e la speranza di costruire una densit del senso non vaporizzabile a breve termine. L'arte invita ad un banchetto duraturo..."
Se lo scopo dell'arte contemporanea quello di mettere in discussione i codici correnti, dare senso ad una visione alternativa del mondo, ma oggi utilizza strumenti di scandalo validi un secolo fa, di quale significato parliamo se non di un banchetto commerciale tutto coerente al sistema. Se lo scandalo dada "mordeva" una societ che disponeva di mezzi di comunicazione quali il teatro e la carta stampata, peraltro fruibili da una elite borghese, oggi internet offre in presa diretta un teatro dell'assurdo planetario molto pi immediato, incisivo e devastante di alcuni (finti) bimbi appesi ad un albero cittadino. Se l'arte si attribuisce il compito di non essere "velina" del potere, e quindi vanta ancora una ricerca di senso e di giudizio critico, allora occorre rifettere se non ci troviamo di fronte ad un crepuscolo del senso.
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8552
di giannino cusano
del 29/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
e non sono discorsi astratti o campati per aria. Guardiamoci intorno, notizia di oggi: ragazzo di 22 anni pestato a sangue a Roma al grido di "frocio frocio" rischia di perdere un occhio. Questo l'Altro. E non c' da imbastire discorsi, sull'Altro.
Poi, per, se guardiamo l'arte contemporanea, inorridiamo e ci ritraiamo nell'illusoria immaginazione di un passato, una perduta et del'oro mitica quanto inestistente: preferiamo non vedere che l'arte anzitutto il nostro specchio pi vero e profondo. E che non obbligata ad avere un "senso", al pari della gratuit della violenza. Con la differenza, non da poco, che la prima ci stacca dalla seconda.
G.C.
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8201
di giannino cusano
del 24/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
PS: PRECISAZIONI CHE RITENGO UTILI
e spero alimentino altri commenti e approfondimenti.
Spesso l'idea di "assenza del senso", in arte e in architettura, si accompagna a sospetti di "autoreferenzialit". Non mi pare che sia cos: stato lo strutturalismo (S) a portare a una logica autoreferenziale. Per lo S conta anzitutto e solo il modo in cui si organizzano (fanno struttura) i significanti in questo soggetto o in quest'opera d'arte, perch solo cos si riuscirebbe a far luce parziale sul significato profondo ed occulto che li genera anche su pi stratificazioni diverse. Questo portava a una metafisica del significato: solo e tutte le sequenze, relazioni e strutture di segni ripetitive hanno valore in quanto gettano luce su un significato occulto che genera quelle "strutture". Inutile dunque illudersi di poter guidare il discorso, perch guidato da forze inconsce, strutturali, archetipe. Cos Aldo Rossi, per es.: e non a caso la metafisica del significato univoco, centrale e occulto della citt si riflette nella metafisica dei suoi edifici.
Ne "L'architettura della citt" afferma che non si sfugge alle "permanenze" della citt antica. Se ne conclude che la libert e responsabilit creativa un'illusione e che non serve, per es., affannarsi a decentrare i ministeri romani nell'Asse Attrezzato, perch essi per lo pi sorgono in luoghi a fortissima valenza simbolica come monasteri dismessi, a loro volta sorti su luoghi pagani gi a intensa carica simbolica, e quindi aderiscono a una struttura profonda, consolidata nel tempo e indecifrabile di permanenze urbane. Qui sta la metafisica di un senso gi dato a priori dal quale, in quest'ottica, non si pu sfuggire. Ogni intervento innovativo sulla citt verr rigettato come un organo trapiantato. E qui, anche, l'equivoco storicista, contro ogni concreta lettura storica della citt e delle sue trasformazioni. Che, nell'ottica dello S, sono come date a priori e trascendono ogni nostro contributo e sforzo. Cos, per es., Palazzo della Ragione a Padova, la "struttura" pi forte di qualsiasi trasformazione e il suo significato centrale tanto pi potente quanto pi oscuro (inconscio). Allora quello che conta sono le relazioni strutturali tra le parti di citt, immutabili in quanto determinae da un Ur-codice sottostante: ogni sforzo creativo velleitario. Anzi: il soggetto e il soggettivo sono solo sovrastrutture destinate al fallimento, in quanto ciascuno di noi il prodotto di forze trascendenti e obbedisce a leggi oggettive e fatali. Se contano le relazioni tra le parti, il discorso architettonico autoreferenziale ed autonomistico: non ammette posto per il nostro essere umani.
La rivolta post-strutturalista, pur non rifiutando acquisizioni importanti dello S, nel negare il senso in realt nega la "metafisica" del senso. La superficie non il prodotto di una massa profonda di significato (contenuto) che, nella sua relazione col significante, sarebbe gi dato una volta per tutte e inscalfibile, inesprimibile come un Dio nascosto, perch la superficie non solo un risultato, ma ha una propria vita non ulteriormente trascendibile.
All'autoreferenzialit dello S ora succede una via nuova: quella dell'Altro: il suo riconoscimento. (Derrida: ogni filosofia inizia con una domanda, ma ogni domanda presuppone l'affermazione dell'Altro cui essa, implicitamente, si rivolge). Se il gioco dei significanti non predeterminato da relazioni strutturali date, perch oggetto di invenzione, non conta pi nulla l'illusione linguistica del logocentrismo (parlo e non dico nulla perch i giochi sono gi fatti sopra la mia testa) e soprattutto non ci sono concetti universalmente dati e validi per tutti (Foucault), come pretenderebbe lo S; non c' necessti universale (e astratta) che si potrebbero conoscere attraverso analisi, per quanto accurata, della realt: non c' fondamento ultimo alla realt, n del soggetto n del mondo oggettivo (Nietzsche).
Infatti Baudrillard avverte che il discorso poetico non ha nulla da spartire non solo con l'economico, ma anche con la critica dell'economia politica. Il potere carcerario che l'anima detiene sul corpo lo stesso che il linguaggio detiene sulla parola (Foucault) e proprio da questo giogo nasce l'illusorio concetto dell'Io. Rompere il giogo non , come credeva l'Espressionismo, liberare sentimenti repressi del soggetto, ma affermare l'Altro: riuscire alla messa in contatto da interno a interno, da soggetto a soggetto. direttamente (Carmelo Bene e la macchina attoriale) attraverso l'emozione dell'inenarrabile e irripetibile (al contrario della perpetua ripetitivit autoreferenziale dello S) e prima ancora di essere detti dal linguaggio, che bara sempre al gioco. Nemmeno il senso vuoto freudiano (Thanatos), per molti aspetti rivoluzionario, che sta al fondo della psicanalisi, basta: il vuoto di senso (Deleuze) che mi consente di il contatto con l'Altro at
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8199
di saverio adamo
del 22/05/2010
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Gibellina: vergogniamoci, tutti.
di
Paolo G.L. Ferrara
cosa proponi ai futuri amministratori
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8198
di giannino cusano
del 21/05/2010
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Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Non ho visto la Biennale, ma se nell'assieme il taglio esemplificato da :
La volumetria si genera come estrusione di un profilo tipo che richiama la forma tradizionale dei tetti a falda.
o da:
un semplice contenitore rettangolare di 78 per 28 metri (...). (...) lo spazio risulta cos illuminato e irradiato senza necessit di consumo di energia
c' da rimanere estasiati d'entusiasmo..
Digerito l'antipasto, arriva la mappazza del primo:
costruzione pensata per consentire la riconversione e il recupero delledificio, progettato per poter essere smontato e rimontato in altro luogo
pure? Dopo aver catapultato l quell'ovviet, stanno per caso dicendo che domani potr essere smontata e fiondata sul cranio di qualche ignaro passante, "somewhere in the city"? Poi dice che uno evade le tasse e col ricavato compera mescalina. Alla pietanza, d'obligo un buon bicchiere, invecchiato in barrique, di Idraulico liquido o di Mr. Muscolo: :
Le pareti esterne sono in struttura metallica, rivestite da pannelli in tessuto siliconico che trasformano la scatola edilizia in una superficie morbida e vibratile
Efficace risposta ecosostenibile alla crisi economica e della chirurgia plasitca.
Ma di cosa si parla, di grazia? Di "reinterpretare" il tetto e "rivisitare" l'estrusione? Di un "semplice contenitore rettangolare" rigorosamente siliconato, per cui la cui superficie miracolosamente rinascerebbe a nuova vita "morbida e vibratile" come una Morosita? E' proprio vero, allora, che il corpo implora il ritorno allinorganico e nel frattempo non si nega nulla (C. Bene)..Invece di cambiare i segni, li imbellettiamo? No, perch l'arte sar pure senza senso (e concordo in pieno con quanti lo sostengono) ma si serve bene di materali che a qualcosa servono, per farli diventare altro.
Ma il tetto, l'estruso, il prisma, a che cavolo servono nell'epoca delle incertezze e della telematica? Ad essere "reinterpretati"? A dare "continuit nell'innovazione"? Ossimori e frasi senza piega e senza una piega.
Bisogna cambiare i segni, non riproporli riciambottando salsine strane: un segno non una ricetta ma una cifra della mente. Mente. Non l'organo sopravvalutato che chiamiamo "cervello", con tutte le sue categorie cerebraloidi ma la mente dello Yogi, il cervello liquido diffuso per il corpo intero, quello tramite cui si de-pensa. Che non ammette schemi o meccaniche prefigurazioni.
Se questa l'Italia architettonica di oggi e di domani ...
G.C.
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8197
di Renzo marrucci
del 19/05/2010
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Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Loro del merlo
E soprattutto: e de che cosa ??
E' la prova della grande confusione generata da una certa ricerca giocata sull'equivoco di una rimessa sulle idee... o meglio sulla mancanza di idee... accade, accade e non ci pu fare molto !
Parliamo della felicit dell'incoscienza? O della coscienza che gioca sui destini dell'uomo e della citt ? Di chi cerca l'opera d'arte quando invece ci sarebbe da cercare l'opera di senso, cio quello che utile ad avere una citt meno asfissiante e la speranza di un degrado risolvibile nelle forme della civilt. Non la festa dell'egoismo fatto pseudocultura di Molinari e altri E la speranza di un rifugio nella felicit di F.O.G. o dei suoi illusi o incerti fans... falsa felicit e semmai egocentrismo a tutta forma... incompatibile con una citt che pensi al futuro. Ideuzze e tecnologia vanno avanti perch colpiscono subito la fantasia di chi distratto o annoiato, oppure ha bisognoe producono che cosa? Un senso sbagliato senza dubbio... uneconomia acida e corrosiva, inseguendo miti sbarellati che hanno la parvenza del nuovo ma fuggono la verifica... come appunto lo la ricerca facilmente entusiasta del capolavoro in architettura! Non si cercano i capolavori in ci che crea effetto! In ci che luccica nelloro del merlo ! n si possono voler vedere per forza ! Ci si interroga sul tempo che durano e semmai della riuscita della finalit e sul valore che esercitano nel contesto in cui sembrano inserirsi, ma non fanno vera incetta dei problemi che affliggono la citt, n ad essa si sposano se ne distaccano quanto possono! Si isolano sdegnati inserendo un sogno senza risveglio ! Ci si muove con programmi che umiliano per la forza degli investimenti senza curarsi della verifica e dellimpatto che creano e ricorrendo alla esposizione economica che intimidisce la memoria del presente... ma accampano il sicuro degrado del futuro. Nessuno si interroga del dopo per non bruciare innanzi tempo la festa La festa ora sar a Roma, ma che festa sar ? De che? E soprattutto : de che cosa ?
Renzo Marrucci
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8196
di Renzo marrucci
del 19/05/2010
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Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Altro che senso nella felicit di F. O. G. e beato lui che ottiene incarichi di quel tipo... l'unica vera cosa da invidiargli... ma se poi cos li sfrutta me ne astengo con facilit ma anche questo interessante perch fa crescere in qualche modo ... Osservare chi nuota nell'abbondanza e nella leggerezza... giocare con l'uomo e con i suoi mezzi tilascia li per l stupefatto... poi dopo capisci...
L'arte ha senso sempre se non per il fatto che arte quando Arte... Quindi ha senso F.O.G. e altri, molti altri come lui ... e per fortuna in questo mondo che noi passiamo nella sua grande fessura aperta ...
Devo dire che sono ammirato e stimolato dallo scritto della Signora Torselli che ringrazio della sua umilt davvero efficace e semplice.
Renzo Marrucci
Devo aggiungere che l'articolo di Lazier mi ha procurato dei dolorini acuti ma non semplice mal di pancia...
Grazie ...
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8034
di Antonino saggio
del 15/05/2010
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Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di
La redazione
Cari Amici, grazie della segnalazione e del dibattito. Ciascuno prende le proprie responsabilit. Doveroso quanto Antithesi solleva e Piccardo sottolinea con lucidit. Volevo farvi sapere cosa faccio io anche senza mantelline darc e cosa ho in testa come azione, dal basso, per smuovere qualche sasso nella direzione che credo giusta. Si chiama Urbnvoids e prevede Mostra e convegno il 7 e 8 giugno, La festa dell'architettura non d una mezza lira, sia chiaro, ma nel novero delle loro numerose iniziative. La Galleria di Architettura come se la ospita, organizza tutto e ha trovato lo sponsor: Lulu.com, che insegna come fare a meno delle lobby editoriali!. Un grande alleato, altro che!
Ecco quanto:
UrbanVoids intende promuovere la realizzazione di micro progetti nel IX e VI Municipio di Roma. Alcuni progetti riguardano la risistemazione di piazze e slarghi o piccoli lotti chiusi, altri hanno una scala pi propriamente edilizia. I progetti sono basati sul concetto di Mixit e cio sulla combinazione di pi attivit (commerciali, lavorative, infrastrutturali, residenziali e ambientali) caratterizzate per da una funzione trainante, spesse volte innovativa. Nascono cos originali proposte per esempio per hotel per turismo giovanile, per case auto costruite con orti urbani, per mercati rionali ecologici, per spazi di approdo per campeggiatori, per centri sociali o religiosi di nuova concezione, per spazi per la creativit musicale o per affrontare i temi dellemarginazione sociale eccetera). La valorizzazione di ambiti abbandonati o sotto utilizzati della citt (vuoti urbani, piazze e slarghi degradati, spazi interstiziali, difesa di aree verdi sotto attacco e archeologiche) e lo studio di nuovi approcci progettuali dal punto di vista ambientale e bioclimatico, rappresentano degli aspetti qualificanti le proposte. Infine lutilizzazione di tecnologie informatiche nella diffusione e co-responsabilizzazione del progetto (da mappe specializzate su Google ad una rete di Blog) e lattivazione di rapporti concreti con i partner di progetto sono componenti qualificanti del lavoro.
La forza di UrbanVoids non per nei singoli aspetti, ma nel loro intreccio e sviluppo sinergico; le componenti si integrano, si valorizzano, trovano alimento e forza luna dall'altra, diffondono una coscienza critica, generano le partnership necessarie a iniziare la realizzazione concreta di alcuni dei progetti proposti.
Se volete potete visionare integralmente il catalogo on line (abbiate pazienza qualche minuto affinch si carichi l'anteprima) o anche comprarlo (ebbene si, sono cose che non sono fatte con soldi pubblici) oppure scaricare il pdf. Ecco il link
http://www.lulu.com/product/paperback/urbanvoids-strategie-nuove-partnership-per-progetti-sostenibili-nella-citt-di-roma/10978911
E' questa indi una pubblicit autopromossa, ma serve a far capire che non esiste solo la bi tri quadri nnale ma anzi spesso che la cultura da sempre si mossa oltre e spesso contro le istituzioni. O no?
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8033
di bobo pernettaz
del 14/05/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Sandrone, i tuoi interventi m'ingolosiscono. Li stampo e li leggo con calma ma il postulato di Baudrillard non pu che trovarmi totalmente consenziente e mi spinge a relazionare senza aver letto compiutamente l'articolo. Conosci il mio laboratorio e i miei lavori e a nome di tutti gli artigiani che impastano materia e ricerca, forse stucchevole ma sempre meditata, gli artigiani del lavoro quotidiano senza folgorazioni creative: s e cos.
A presto: bobo
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8032
di giannino cusano
del 14/05/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Il cinema si ispira alla vita, solo che la vita si ispira alla tv: folgorante Woody Allen.
Tutti i media a gran voce; tutti: contro la crisi e le speculazioni l'UE stanzia 750 miliardi di euro!!! Un vero trionfo. E le borse a far coro: tanto dura pochi giorni, Che sbornia. Che euforia. E con tanto di applausi a scroscio. Che c' da applaudire? Stiamo finanziando il debito con altro debito. C' da piangere: stiamo celebrando allegramente la craxizzazione dell'UE. Debito pubblico per avere consenso: e l'ultimo chiuda la porta e paghi. Applaudiamo a scroscio come va di moda ai funerali. Un orrore al uale manca solo chi chiede il bis al caro (e)stinto.
Vado alla posta: signora, che fa? Stia in fila. Non ha visto la televisione? C' stata la Rivoluzione. Abbiamo partecipato quasi tutti: i pi dai sof nei salotti, qualcuno in cucina. Ne abbiamo uccisi almeno tre a testa. Lei dov'era, nel frattempo?
750 miliardi: Bush? Obama? Roba da dilettanti, quello che hanno dato a banche e assicurazioni in crisi. Noi siamo la grande Europa! Applausi al funerale. In cui, per, il cadavere quello che ci portiamo addosso ancora vivo. Sottoscriviamo felici altri 20 anni di ulteriore schiavit. Debito su debito: e chi paga? Ora l'UE, di fatto, pu imporre tasse. E' un fatto: un arbitrio deciso in 2 giorni contro gli accordi di Lisbona. E invece, gi applausi! Abbiamo rinviato la Morte. Ci toccher lavorare quasi gratis nei prossimi decenni e applaudiamo felici. Aveva ragione la Merkel, ma l'hanno piegata, alla fine. Ora ha ceduto: brindiamo all'inflazione che verr e alla disoccupazione che si porter inevitabilmente dietro!.
E' cos che s'informano i fatti (Derrida, Bene).
La parola stanca. Stanca di portare acqua al mulino di questo o di quello, di una tesi o di un'altra. Stanca di essere funzionale a qualcosa. Di dimostrare alcunch. Stanca del senso. La parola, la forma, il colore. Portatori d'acqua del senso preconfezionato. Di prendere parte al banchetto del discorso, perch ogni discorso postula un resto. E resto su resto (ri)produce accumulazione: il rinvio della Morte a data da destinarsi.
La poesia no. La poesia la festa della parola o della forma che non d resto: un gioco a somma zero. La parola viola, cos., le fondamentali leggi costitutive della parola e del linguaggio. E se questo insorge contro le sue stesse leggi (di accumulazione), mette in scacco il senso. Gi: ma allora, non proprio questo il suo senso? Nient'affatto, perch nel sottrarsi alla proliferazione del senso non si annichila. L'annichilimento proprio il suo contrario: la proliferazione del senso. Il logocentrismo di Derrida. Il resto economico: il suo utile il senso. La poesia si sottrae all'economico, alla proliferazione vitalistica e fascistica del senso, alla sua accumulazione come (mitologia dell') immortalit: tema baudillardiano. Centrale ne Lo scambio simbolico e la morte: quello che meglio mi risuona, personalmente.
I significanti tornano ad essere liberi perch duplicabili e scambiabili solo tra loro: costituiscono "mondo" senza rinviare a un mondo, come gli Anagrammi di Saussure prima che si desse alla linguistica. Il linguaggio poetico, insister sempre, non quello della linguistica, che quello mette regolarmente in scacco nonostante i tentativi di Restaurazione del senso degli Umberto Eco e Jacobson di turno. Linguaggio senza funzioni dettate dal modello del potere. E ognuno s'inventi le proprie.
Titoli a tutta pagina: E' morto l'Immortale! Smarrimento e crisi generale.
L'arte la morte del mito dell'immortalit. Prima di dimostrare tesi, credo, Baudrillard un linguaggio poetico: reclama poesia. Ha scritto il poeta, amico e concittadino Vito Riviello, recentemente scomparso:
Tutto il tempo che ho perso
me lo ritrovo in versi
Tutti i particolari in Youtube.
E grazie ancora a Lazier.
G.C.
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14/5/2010 - sandro lazier risponde a giannino cusano
Grazie Giannino: puntale, preciso, profondo
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8031
di Andrea Coppola
del 13/05/2010
relativo all'articolo
Molinari: Biennale ailatI ...ma de che?
di
La redazione
Mi ha dato un inaspettato sollievo leggere questo pezzo della redazione.
E di ci ringrazio.
Per il tono vivace della protesta, per i nomi e cognomi, per aver ricordato "lo Spazio".
Forse si poteva ricordare anche Luigi Pellegrin...
Ma gi stato qualcosa.
Saluti
AC
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8030
di Vilma Torselli
del 11/05/2010
relativo all'articolo
Arte senza senso
di
Sandro Lazier
Sandro, sono molti i punti del tuo articolo sui quali discuterei, anche se so di non avere la preparazione e gli strumenti per contestarli efficacemente, ma ci provo ugualmente, premettendo che le mie argomentazioni potranno sembrare semplicistiche.
Ti chiedi che fine fa la verit, datosi che la mappatura del territorio viene costruita prima di esplorarlo e la rappresentazione dei fatti, scrivi, ormai a totale servizio del modo con cui vengono descritti.
Io credo che i fatti siano nella stragrande maggioranza dei casi fatti descritti, in tutti i modi possibili, oggi con le simulazioni virtuali, in passato attraverso il racconto di testimoni o storici o cronisti, linvenzione dei linguaggi e delle scritture hanno permesso la prima, importante decontestualizzazione della storia rendendo possibile raccontare la realt dei fatti anche senza esserne stato testimone oculare.
Da allora la verit dei fatti ha cessato di esistere.
Io non sono mai stata a Petra, so che esiste, o almeno mi hanno fatto credere che esista, perch me lhanno raccontata, fotografata, descritta, oggi me la fanno percorrere con sofisticati mezzi tecnologici di simulazione in 3D, comunque sempre un racconto mediato, seppure costruito con linguaggi diversi, probabilmente inquinato, come tutti i racconti, dalla soggettivit del narratore.
Mi anche difficile, data la mai ignoranza in materia, discutere sul discorso del linguaggio, al quale attribuisci una sua autonomia strutturale che lo rende sempre autentico e veritiero: da ci che capisco, lo paragonerei al medium di McLuhan, dotato di una struttura intrinseca che lo straforma da mezzo per esprimere un messaggio a messaggio vero e proprio. E allora, il virtuale non un mezzo, quindi un linguaggio? Non racconta una sua verit?
Quanto a Duchamp, mi viene in mente una curiosa foto del Baudrillard-artista che fotografa una poltrona nascosta sotto un drappo rosso (dalla mostra Scatti, Bologna, 2000, http://img104.imageshack.us/img104/8784/baudrillardsaintbeuve19.jpg): che fa, se non decontestualizzare un comune ed insignificante pezzo di stoffa senza alterarlo in alcun modo [ ] per trasformarlo in oggetto darte, consegnandolo allestetica divorante della banalit.? Io lo leggo come un ironico e benevolo omaggio al pop, non proprio una lattina di campbell's soup, tuttavia ..
Quanto a Il delitto perfetto, cos commenta lo stesso autore: [] Voglio dire che la perdita pi grave senz'altro quella dell'illusione, vale a dire di una parte diversa del nostro rapporto con l'esistente. Il concetto di realt relativamente recente, contiene un sistema di valori solo da poco consolidatosi. Per contro, mi sembra che l'illusione sia parte integrante dell'organizzazione simbolica del mondo, ed perci assai pi dinamica. l'illusione vitale di cui parla Nietzsche, costituita da apparenze, fantasie, e tutto ci che pu essere la forma di una proiezione, come una scena diversa da quella della realt. E mi pare che essa sia stata completamente eliminata da questa operazione del virtuale che, in parole semplici, io chiamo "delitto" ma che in fondo non che una metafora un poco esagerata e forse persino non troppo giusta, nella misura in cui non si tratta in realt di un crimine o di un assassinio in senso simbolico. Quando Nietzsche diceva "Dio morto", ad esempio, intendeva identificare con l'uccisione di Dio una rivoluzione positiva, se cos posso esprimermi, mentre nell'altro caso non abbiamo un omicidio ma una eliminazione, una scomparsa, un annullamento, cosa alquanto pi grave. Quanto all'aggettivo "perfetto", esso denota come il vero delitto, come sto per dire, consista nella perfezione, perch vuol dire che quest'ultima il risultato finale. (Intervista sul virtuale a Jean Baudrillard, 1999, http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/b/baudrillard.htm).
Sono convinta che se Baudrillard, per cause di forza maggiore, non si fosse perso gli ultimi tre anni del decennio, avrebbe cambiato almeno alcune delle sue affermazioni.
Sulla felicit della scrittura di F. O. Gehry, sono daccordo, senzaltro felice, lui, prima di tutto, che ha il coraggio, la capacit, la possibilit e lonest(?) di esprimersi, credo che non ci sia un architetto che non lo invidi!
E, come dici, una scrittura liberata dal giogo del significato, ma io il confronto sempre leale con la realt (materiale e sociale) che sarebbe prerogativa ineludibile dellarchitettura non ce lo vedo.
Mi sembra anche discutibile sostenere che la spettacolarit di certa architettura risulti tale perch confrontata con la pochezza dellarte figurativa che ospita, fra contenente e contenuto c', ci deve essere, una tensione reciproca che suggerisca un equilibrio delle parti a beneficio di entrambe, perch si capisca che sono fatte l'una per l'altra.
whos the star, the building or its contents? si chiede Andrew McClellan, sto
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11/5/2010 - Sandro Lazier risponde a Vilma Torselli
Vilma, ho letto il tuo ultimo scritto Se
questo un quadro dove lamenti per larte e larchitettura
lassenza di racconto. So, quindi, che non puoi essere daccordo con
me, che propongo una decisa presa di distanza da qualsiasi forma di significato.
Il racconto, secondo la mia opinione, non vietato ma negato, perch
non pu aver pretesa di contaminare e condizionare il linguaggio artistico
o architettonico. Lautonomia formale di questo lo rende immune
dal giudizio sulle cose che raccontiamo. Si pu dire la pi grande
menzogna o la pi grande verit con linguaggio raro o banale indifferentemente.
La differenza la fa la forma del linguaggio, non la sua sostanza.
Il riferimento a McLuhan non credo sia del tutto adatto. Il linguaggio non
un messaggio o un medium, rimane uno strumento per comunicare che per
ha una sua vita propria. Vive e prospera anche quando il messaggio esaurito.
La poltrona rossa di Baudrillard. In occasione della mostra, su Repubblica
del 30 aprile 2009, viene pubblicato lo stralcio di uno scritto del 2004,
Ombre et photo, che dice a un certo punto: La fotografia ()
conserva la traccia di una scrittura d'ombra, quale essa altrettanto
che "scrittura di luce", e dunque il segreto di una fonte luminosa venuta
dalla notte dei tempi.
Allautore interessa, in questa fotografia, la relazione tra luce e ombra
e il loro dialogo. Il racconto c, ma interno al dialogo
luce ombra esclusivamente fotografico. Non ci sono riferimenti altri che al linguaggio.
Infatti, dice ancora pi avanti: Ora, bisogna che un'immagine
sia libera da se stessa, che sia sola e sovrana, che abbia il proprio spazio simbolico.
Si racconta che Stendhal passasse alcuni giorni di tempo su poche righe dei
suoi romanzi. Non era in discussione il racconto, ma la forma con cui veniva
comunicato. La letteratura, per rinnovarsi, deve fare i conti con la lingua.
Larchitettura, per rinnovarsi, deve fare i conti con la scrittura dello
spazio, non con i suoi significati.
Larte contemporanea deve innanzitutto ritrovare il suo ambito formale,
il luogo dellespressione e della sua scrittura.
Recentemente ho visto due immagini piene di significato. La prima riguarda
un americano che, per la festa di Halloween, ha indossato un costume da prete
cattolico con cucito sullabito allaltezza dei genitali un bimbo
visto da tergo. La seconda sulla copertina di un settimanale tedesco,
dove una classica statua greca tende il pugno rovesciato in avanti con lindice
medio alzato.
La pubblicistica la vera arte dei significati e queste due immagini
valgono molto pi di un asino appeso al soffitto di un museo.
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8029
di Vilma Torselli
del 10/05/2010
relativo all'articolo
Costruire con i suoni
di
Vincenzo Santarcangelo e Sara Bracco
vorrei ricordare: 433 di John Cage, composizione per pianoforte.
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8027
di Nicol barbisotti
del 09/05/2010
relativo all'articolo
L'arte facile
di
Sandro Lazier
Ho comprato un libro di luca beatrice...volevo farmi un'idea pi o meno oggettiva di chi fosse. Antithesi mi ha rimandato all' ottimo articolo articolo di Lazier... tutto il resto son seghe mentali che nn rispondono a nulla.... solo bla bla bla bla bla bla bla bla bla
buonanotte
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8028
di Nicol barbisotti
del 09/05/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
spero che il prof. Antonino Saggio conceda uno sconto studenti al suo libro. La cultura non ha prezzo ma il costo del libro vale quanto una spesa di una settimana.... Non vuole assolutamente essere una critica ( giustamente il saper scrivere una storia dell'arch deve avere il suo prezzo) ma aiutiamoci l'un l'altro....
Buonanotte
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8023
di Renzo marrucci
del 28/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
De Battè secondo lo spirito piacione conclude ciò che non è concluso e formula complimenti per un dibattito appunto alla grande inconcluso...
Che dire se non grazie... di nulla !
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8022
di Brunetto de Batt
del 27/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
complimenti a tutti gli amici di antiTHesSi... un bel dibattito...
Kronos & Kairos fanno parte della modernit ... come il progetto partecipato & democratico... lontano dai monumentalismi...
Riprendo il senso dell'amico Ferrara per rilanciare il valore del testo che ha un valore altamente educativo... in un momemto di confusione di forme che circolano nelle "scuole".
Cos come il libro di A.S. ha fondamento didattico per un dibattito teorico.
Ringrazio la Redazione e Sandro Lazier per l'ospitalit
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8021
di Renzo marruci
del 25/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Se la crisi una condizione della crescita, allora interessante capire quello che accade nella nostra societ. Verificare e interrogarsi sul perch i fenomeni che questa societ produce sono svincolati dalle necessit dei cittadini e a quale realt vanno incontro. Bisogna avere il coraggio e capire anzich fare discorsi circolari o quadrature del cerchio per terra ...
Mi ha divertito e poi preoccupato molto per esempio, la circolarit delle sciocchezze che il figlio di Piero Angela in accordo con Renzo Piano, ha profuso ieri sera al popolo italiano con la sua leggerissima trasmissione sulla tipologia della casa arrivando ai grattacieli, assumendo un tono poetico e futuribile da" bullone incamiciato" per la vita in verticale, dove gli spostamenti oscillanti sono, dice lui o loro, di solo quindici cm... sotto l'azione del vento. Ma che bello, che bello, che bello!... Cerchiamo il brivido come al Luna Park ? Le concentrazioni di tecnologia a "perdere" che rappresenta il grattacielo possono anche impressionare per il dispiego di mezzi e di prospettive tecnologiche, ma verso quali contenuti umani ci porta questa autentica fagocitazione ?
Questa favola tecnologica distrae il cittadino ma anche la cultura, offrendo una prospettiva da cavia a perdere... e non unorganica ricerca per la cura e lo sviluppo sociale dell'uomo che perde la sua prospettiva naturale e sociale di vita.
Che funzione ha l'architetto in questa fagocitante rincorsa?
Le risposte date da Piano non convincono che la sua ambizione di corrispondere a commesse che vanno oltre la capacit e la qualit di un architetto. La materia virtualizzata e rivolta sul piano del potenziale uso dei materiali e sulla base di una sperimentazione fondata sull ambizione di grandezza, una grandezza che smisura la dimensione umana della ricerca architettonica.
La funzione dell'architetto non certo quella di correre sotto frusta di un sogno di nuova retorica soltanto fondata sulla spinta acritica della tecnologia, a ricreare una sorta di nuovo genere di fascismo velenoso fondato sulla retorica dell'afferma
zione di una capitalismo divorante. Occorre equilibrio! Soltanto con il senso delle
quilibrio possibile ripartire la sperimentazione verso la risoluzione dei bisogni... senza trascinare in un vortice acritico e devastante la societ.
Pi equilibrio significa pi bellezza e pi rispetto dell'uomo ed un azione sincera
mente rivolta al futuro.
La libert un valore che si basa sulla conquista dei bisogni e sulla rispondenza tra uomo e vita senza il sacrificio di nulla... soprattutto dell' ambiente in e su cui l'uomo vive. E qui non vi circolarit, ma solo linearit consapevole che deve raccogliere le nostre energie.
Renzo M.
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8020
di Irene guida
del 24/04/2010
relativo all'articolo
Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi scuso per aver sbagliato il nome con Maurizio Zappal.
Per il resto: mi scuso anche di aver parlato o cercato di parlare di una cosa molto semplice, ovvero che la debolezza politica di un'opera anche la sua condanna estetica, e questa qua di Boeri, suo malgrado, dico, e lo dico perch ammiro il fatto che abbia fatto il suo mestiere fino in fondo, dicevo questa grande opera di Boeri debole esteticamente cos come lo nel suo significato politico.
Acqua fresca, proprio come la mia sociologia da "quatrroeunsoldo". E studi meglio il suo filosofo preferito: la ragione cinica vuole solo dire a chi si scandalizza che peggiore di coloro di cui si scandalizza. Io non sono scandalizzata, cosa che lei , per le architetture di Boeri. Sono dispiaciuta di vivere in un paese triste e meschino come il mio, cui il mio destino in qualche modo legato, anche se me ne andassi via, cosa che sto facendo.
Cari saluti e scusi ancora.
Ig
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8019
di Vilma Torselli
del 20/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
" ......Il nostro concetto di moderno ATEMPORALE ed cos che si definisce un atteggiamento, un modo di porsi rispetto al mondo e pertanto in quanto tale non definibile temporalmente. Altro concetto quello di crisi. Nel cambiamento delle situazioni si operano grandi e potenti crisi di trasformazioni, sono crisi profondissime , sono crisi che rappresentano la grande difficolta' nel collocarsi.........CRISI e MODERNITA' SI LEGANO, perch la definizione migliore di modernit quella che suscita domande e risposte alle crisi..........": sono parole di Antonino Saggio, le ho lette tempo fa e confesso di non ricordarne l'esatta collocazione (magari ce la pu indicare lui stesso).
Mi pare che ci sia una certa 'circolarit' con l'articolo di Paolo Ferrara.
Per sto leggendo il libro cercando di dimenticarmene, perch sono contraria al fatto di seguire, in qualsiasi lettura, le 'istruzioni per l'uso'. Saluti
Vilma
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8018
di maurizio zappal
del 20/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Certo io che sono un tale...veda lei e accoscato perch faccio parte di una "famiglia" internauta di chiaccheroni a sproposito e che ha tentato ultimamente e inutilmente, almeno, di sostenere che i libri vanno letti prima di essere commentati e che non fa altro che insultare (e certo in buona compagnia!) senza argomentare (che gli altri invece alcuni si sentono Joyce, altri Eisenman!) improvvisamente per sostenere sempre la mia tesi, (leggere prima!), en passant vorrei dire la mia minchiata sul "Re"! Intuisco Saggio come un re-imagininger e non nel senso povero di remaker ma nell'accezione pi contemporanea che come le aziende dovono oggi essere reingnerizzate, gli ecosistemi
rinaturati, le citt ripianificate, le aree dimesse rivitalizzate,
i quartieri rigenerati, le piattaforme politiche
riscritte, gli interni ridecorati e i layout delle riviste ridisegnati ad esempio, il nostro, atemporalmente, da storiografo "cairologico\occasionale" (nel senso inteso da W.Benjamin con la nozione di "Jetztzeit"), propone una lettura del nuovo e il
miglior look o forma a qualcosa. E sceglie per l'appunto il periodo che va da Gropius a Koolhaas.Tutto ci con gli strumenti di oggi e non con il compasso e la squadretta! Chi minimamente lo abbia seguito, anche solo a distanza, ritengo che Lui faccia benissimo questo! Il
dibattito relativo allimpatto dello sviluppo tecnologico sulla realt storica e umana ha assunto oggi unampiezza notevole. C' chi se n' accorto e chi fa finta di non accorgersene perch gli viene scomodo maneggiare strumenti pi seducenti!
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8017
di Renzo marrucci
del 19/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Libro circolare e articolo circolare ? Per me va benissimo, non ci sono problemi ma che vuol dire ? Che lo giro e lo leggo, se leggo? Oppure se lo rivolto e lo inclino mi appare un ellisse? Oppure una delle trasformate del cerchio? Perfino una iperbole? Sempre ammesso che sia possibile leggere un libro partendo dalla fine, come si fa per una rivista femminile odi architettura oppure... lo si fa a volte per pezzi a risalire per individuare i punti chiave ecc... Ma il cerchio non cerchia ... Lo dico con rispetto evidentemente e non vorrei che si offendesse nessuno qui.
Molto rispetto per i greci antichi, ci mancherebbe ! Io sono pi Etrusco semmai...
Mi piace pensare che la vita o il discorso non abbia mai un punto di ritorno e continui oltre come un viaggio pensando che il corpo abbia cibo e altro
Ma sono con Torselli per certe sue strette riflessioni sulla mano e sulla mente e sul programma e ripeto anche che la modernit non assomiglia che ad una idea di libert molto parziale... e se ne parliamo osservando l'ombra proiettata dal cerchio, allora si ingarbugliano le idee e le parole tornano dove partono come un certo circolo... mi pare... chiuso! O come, se preferite, lanimaletto che si morde la coda
addio libert...
Tanzi per rientra sull'idea dello spazio virtuale ed utile parlarne e comincia a interrogarsi... si vede che l'architettura non deve mai dimenticare l'uomo e le sue necessit di essere singolo e di essere sociale come nella citt... e tutto viene da l e nel saper tenere il carro sulla strada oppure il timone sulla barca quando il mare con molta umilt ! In aderenza alle cose della citt e dell'ambiente che ci ospita.
Giannino vola dalle sue radici radicate e radicali e trova che "catorcio" vuol dire chiave... ma che bello! Per essere una chiave la "cosa" di Bilbao ci inchiavarda il cervello o meglio il cittadino che entra e poi esce e rientra nella sua citt... solo dopo una escursione? Non nascondo un certo fascino iniziale come tutte le cose superflue... ma dopo perdo anche la pazienza nel mio piccolo, camminando per la citt, e mi pare perch sulla citt non si dovrebbe pi scherzare occorre cominciare a fare sul serio... S, caro Giannino, proprio un "catorcio" ma questa volta usiamo il senso che passa nella vita corrente tra le mie vecchie vie di pietra... appunto di brutta serratura, che spesso non si apre e nemmeno si chiude ...
Renzo M.
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8014
di Antonino saggio
del 18/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Ho letto pi volte questo articolo che contiene un pensiero molto vivo e molto ricco di conseguenze. Non avevo mai pensato, scrivendo il libro, alla differenza dei due tempi. Una differenza posta da Paolo Ferrara all'attenzione e che apre una serie interessante di conseguenze. Questo di Ferrara e' dunque un vero pensiero che ci illumina tutti.
Naturalmente non solo
il mio volume e' circolare, ma lo e' altretta nto il suo articolo!. Per questa ragione, ad esempiola citazione iniziale (tradotta da Wikipedia da questo saggio in inglese di Mark Freier http://www.whatifenterprises.com/whatif/whatiskairos.pdf ) va assolutamente riletta alla fine dell'articolo di Ferrara e da li... ricominciare.
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8013
di giannino cusano
del 15/04/2010
relativo all'articolo
Kairos e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Scrive Ferrara:
Bauhaus sostanzialmente volano della modernit di quegli anni e lo per le idee dei singoli, per gli intenti comuni, per le divergenze. Lo perch introietta la rivoluzione industriale quale semplice evoluzione, la centrifuga con l'etica e la rilancia nel futuro. Ecco perch il Dalla Bauhaus alla rivoluzione informatica non un sottotitolo ma lepicentro del terremoto che scuote gli elementi della sfera/storia sino a configurarne nuove sinergie.
Penso anch'io che la "rivoluzione informatica" non possa essere introiettata in un solo edificio perch, starei per dire "per definizione", l'et dei "sistemi a intelligenza distribuita", prefigurata gi negli anni '70 dall'opzione tra energie "dolci", flessibili e diffuse o energie "dure", rigide e centralizzate. Non c' pi l'idea fisico-geometrica di un centro circoscrivibile e controllabile e probabilmente questo incute un certo sgomento rispetto alle abitudini consolidate. Perch, come sempre, vedere non basta, ma occorre ogni volta re-insegnare alla vista e ri-apprendere a vedere. E questo lavoro non meccanico, ma creativo che compete a ciascuno, non solo a chi deputato a questo. Persino le pi burocratiche normative vanno tendenzialmente attenuandosi e vanno aiutate a sparire per far posto a insiemi elastici, capaci di garantire "prestazioni" in luogo di "prescrizioni" e imposizioni.
Modernit coincide con libert? Penso di si. E se cos, la modernit-libert non dovrebbe essere pensata come uno status o come idea pura e perfetta. In quanto tale, sarebbe un fantasma proiettato dal nostro fantasticare, quindi non la incontreremmo mai nei fatti nemmeno se ci spingessimo indietro fino alla preistoria. Ma se per caso la modernit-libert fosse categoria, sarebbe, in quanto tale inesauribile: mai astrattamente perfetta, ma volta per volta com' e riesce ad essere concretamente.
Dunque ( faticoso) bisogna riconoscerla e accettarla nelle condizioni-occasioni date, a maggior ragione nel presente per il futuro: il ncciolo, mi sa proprio, non fisso n dato una volta per tutte. Si sposta, si contrae, si dilata, muta, si sfaccetta, va pi a fondo. Questo sgomenta solo finch, nelle condizioni date, non si conquista nuova forza di creare ancora e rinnovata libert-modernit. Come sempre.
G.C.
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8011
di Vilma Torselli
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Mi scuso per aver postato il commento in risposta a Cusano nell'articolo sbagliato, in realtà si riferiva a "Architettura e modernità": segnalo anche che nel commento 8009, cliccando sul titolo dell'articolo si arriva ad una pagina con un altro articolo.
Comunque, colgo l'occasione per aggiungere una breve prece per l'estromissione di Maurizio Zappalà: che farà, in mancanza dei suoi sguaiati sfoghi verbali? picchierà la moglie? metterà in castigo i bambini ? O, nomen omen, tornerà a zappare la terra, che sarebbe proprio il mestiere suo?
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8007
di maurizio zappal
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Non so se nata prima la Torselli o l'ipertofia dell'ego? Chi affetto da questa disfunzione presume sempre di sapere pi degli altri e soltanto perch discute in salotto di un libro che non ha letto! Ci sono architetti talentuosi, con pc o squadrette, maschi e femmine, come ci sono architetti scadenti cn pc o squadrette,maschi e femmine. Non sono gli strumenti che fanno un architetto ma il talento, illustre "comare"!Mi pare di avergliela fatta ancora pi facile...
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8006
di Vilma Torselli
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Ma Zappal, lei non ha capito niente della mia replica a Tanzi, anzi, se devo essere pi precisa, credo che lei faccia fatica a capire qualunque cosa.
Il tema che Tanzi propone e che io ho raccolto, il rapporto uomo/macchina, creativit/tecnologia, uno dei filoni portanti del dibattito culturale di tutto il '900, indipendentemente da ci che sta scritto nel libro in questione, e lei me lo liquida come 'arroganza salottiera'? Ma dove stato fino ad ora?A cosa crede pensasse lo stesso Antonino Saggio quando ha scritto "Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura", "Frank O. Gehry, Architetture residuali", nonch svariati articoli sul tema? Se li persi tutti? La sua, Zappal, non semplificazione, ignoranza.
Per il resto, credo che qui nessuno voglia esprimere 'giudizi', ma solo pareri ed opinioni, i giudizi li esprime lei, che arrogante lo davvero, con una grossolanit che lascia ben poche speranze circa la profondit del suo pensiero, le sue conoscenze e la sua educazione.
Le lascio un aforisma facile facile, si sforzi, vedr che riuscir a capire: "Quando il dito indica la luna, l'imbecille guarda il dito".
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8008
di Paolo gl ferrara
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Dunque, vorrei chiarire a tutti coloro i quali si cimentano nel commentare gli articoli che antiTHeSi non luogo ove venire a fare le zuffe e insultarsi. Ricordo a tutti che i commenti restano su antiTHeSi e che antiTHeSi non casa vostra.
Abbiate quindi rispetto per la possibilit che vi si d di potere esprimere i vostri personali pareri, la vostra cultura sull'architettura e sui fatti che la compongono.
Zappal e Torselli sono invitati a dare il meglio di se stessi solo dal punto di vista storico/critico.
Il libro di Saggio uno strumento di lettura di un secolo di storia e credo ci siano tantissime cose su cui dibattere piuttosto che limitarsi a insultarsi.
Vi diamo rispetto, esigiamo rispetto. Da dieci anni portiamo avanti con passione il sito e, proprio per la passione e la coerenza, siamo stati mandati in esilio forzato dalla cultura ufficiale, quella s salottiera e inutile. Siamo stati additati di insultare perch era la strada pi facile per metterci da parte. Invero, colpivamo gli organi vitali di personaggi e organismi che vivono solo di apparenza.
Detto ci, dieci anni di battaglie non verranno certamente rovinati dalle vostre scaramucce.
Ovviamente non tolgo i commenti a cui mi riferisco per dare forza al mio.
Ma dopo questo non ve ne saranno pi. Censureremo non le idee bens l'inutilit.
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8010
di Vilma Torselli
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Giannino Cusano, ci che intendevo dire che, con l'avvento delle tecnologie informatiche, il rapporto tra medium e messaggio o opera creativa significante del pensiero dell'artefice, si talmente assottigliato che oggi il paragone con il fabbro che curva il ferro di Horta o il falegname che curva il faggio per Thonet e il tecnico informatico improponibile.
C' infatti una differenza fondamentale tra il fabbro che martella fino a domare il ferro secondo il disegno fornito da Horta, azione sostanzialmente copiativa, e il tecnico che utilizza i nuovi mezzi digitali, differenza costituita dal fatto che questi ultimi possiedono una loro "intelligenza", attivabile attraverso l'applicazione di programmi di funzionamento anche molto complessi, con i quali l'utilizzatore si deve relazionare.
Per riuscirci non indispensabile "conoscere" il programma, bisogna per saperlo "usare", e forse per la prima volta nella storia della tecnica, la seconda cosa pi difficile della prima.
Le nuove tecnologie digitali sono a base visiva, pongono al centro della comunicazione e della elaborazione l'immagine e non il testo, lo fanno il cinema, la televisione, l'arte digitale e, almeno in parte, l'architettura.
Con queste premesse evidentemente sempre pi difficile stabilire quanto il risultato sia attribuibile al cervello che ha pensato quel tal progetto o a quello che ha escogitato ed utilizzato al meglio gli strumenti che lo renderanno leggibile e realizzabile.
Questo mi sembra anche il senso del commento di Pietro Pagliardini.
Horta senz'altro non conosceva neppure l'artigiano che curvava il suo ferro, mentre Gehry deve lavorare gomito a gomito e in perfetta sintonia con il suo programmatore, del quale non pu fare a meno (mentre Horta si poteva rivolgere indifferentemente a vari fornitori).
In questo senso mi chiedevo che farebbe Gehry se il suo programmatore andasse in pensione (non essendo tanto facile sostituirlo quanto un fabbro), ipotizzando che, in tal caso, potesse tornare alla professione di quando era uno scultore di belle speranze povero e sconosciuto, il camionista, appunto ( "Povero ebreo arrivato a Los Angeles dal Canada nel 1947, guida un camion per mantenersi agli studi ...." da una pagina di Antonino Saggio http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/filmati/bilbao/Page.html)
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8012
di giannino cusano
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
To Vilma Torselli
grazie per il chiarimento. Ora il suo pensiero mi pare pi chiaro: non del tutto condivisibile, per parte mia, ma pi chiaro.
G.C:
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8009
di maurizio zappal
del 14/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Senta Ferrara siccome non siamo a scuola le sue raccomandazione le tenga per i bambini che le capiter di educare! A me gi hanno pensato. Forse dovrebbe in riverito silenzio guardare dentro i suoi accoscati! Io di solito a casa degi altri non faccio puzze e flautolenze neanche di reazione(insomma, nn mi abbasso)!Lei faccia quello che vuole ma nn lo racconti a me! Liberissimo di pubblicarlo o no, dovevo dirglielo!
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14/4/2010 - Paolo gl ferrara risponde a maurizio zappal
Non sapevo che antiTHeSi fosse casa sua, perch le flatulenze le fa proprio qui...
Lei un tale (non so... veda Lei) che si permette di fare insinuazioni su "accoscati". E' un tale i(ripeto, non so...veda Lei) che insulta perch non ha argomenti.
Con i cretini non parlo (cretino= stupido che si crede intelligente). Adesso ho la certezza che Lei la pensa come me.
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8005
di giannino cusano
del 13/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
To Renzo Marrucci
You wrote :"Pensa un p credevo di aver scritto "cartoccetto" ... forse sarebbe piaciuto di pi ?"
Considerato che catorcio vuol dire chiavistello, catenaccio per serare portoni e per estensione si esteso alle auto malandate, in effetti prlare del Guggenheim come di un catorcio da sfasciacarrozze mi pareva pi ovvio, come giudizio negativo: pi avanspettacolo che dadaista. Dopo la rettifica, il cartoccetto fa pendere pi la bilancia verso il dadaismo. Senza escludere l'avanspettacolo, naturalmente.
E' arcinoto, del resto, che anche un giudizio critico (negativo o no) pu legittimamente esprimersi in forma artistica. Dal disse, per es., che la Bardot aveva due labbra che gli parevano due grondaie :)
G.C.
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8004
di giannino cusano
del 13/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
To Vilma Torselli
Scusi, ma questa non l'ho capita: "Da casalinga di Voghera: se non ci fosse il computer e chi lo sa usare con consumata maestria, Gehry sarebbe un architetto (o un 'creatore di sogni', come da spot a firma di Sydney Pollack) o sarebbe destinato a fare il camionista?"
Vero: il medium il messaggio. Ma allora, da casalingo di Viterbo (che pure peggio dell'equivalente del gentil sesso di Voghera) forse c' anche da chiedersi: senza la prospettiva lineare, l'Alberti sarebbe l'Alberti o sarebbe fuggito in Cina a tirare risci ? E senza la possibilit di curvare industrialmente il ferro, Horta sarebbe Horta o avrebbe fatto il maniscalco? E senza la tecnica per incurvare il legno, Thonet sarebbe per caso andato a impagliare civette e barbagianni? E senza le macchine che possono modellare "cerchi, quadrati, triangoli" Wright sarebbe mica stato un invasato predicatore di periferia?
G.C.
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8003
di pietro pagliardini
del 13/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Ottimo commento quello di Vilma, che apre un sacco di scenari diversi.
Vorrei limitarmi ad una considerazione.
Il progetto io credo si formi, e si debba formare, prima nella testa che nelle mani. Vi sono grandi disegnatori che potrebbero realizzare ottimi disegni di architettura senza per questo essere architetti, a maggior ragione non grandi architetti.
Indubbiamente la mano il mezzo con cui si esprime ci che c' in testa ma lo strumento primo dell'architettura il cervello (anche se, chiaro, ci sono processi continui di feed back e interazioni tra schizzo e idea).
Da questo punto di vista, mi spiace ammetterlo, il fatto che Ghery non sappia o non voglia usare il computer, o almeno non sappia usare il software necessario, diventa irrilevante.
Il progetto, specie un progetto di una certa complessit richiede sempre pi mani e pi cervelli.
Brunelleschi non ha disegnato la cupola che porta il suo nome (a parte la lanterna), perch del progetto esisteva gi da qualche decennio il modello, eppure lui l'ha realizzato, ma non da solo, con l'aiuto di molti muratori e capi mastri alle sue dipendenze.
Brunelleschi stato capace di costruirla senza centine e ponteggi, progettando e costruendo da solo le macchine da cantiere necessarie. Brunelleschi era un orologiaio.
Il problema non questo. Il problema consiste nel fatto che il mestiere di architetto non fare un disegno, uno schizzo, ma rendere quel progetto eseguibile, plausibile, essere capaci di passare indenni, o almeno con minori danni possibili, dall'idea alla sua realizzazione, dall'astrazione alla concretezza, sapendo utilizzare al meglio tutte le professionalit necessarie, compresi coloro che fanno uso di software sofisticati.
Non solo strutturisti, impiantisti, esperti della sicurezza, geologi, idrauilici, geometri e quant'altro, ma anche esperti di software.
Di Gehry e di tutti coloro, quali la Hadid, disdegno invece fortemente i progetti tutti giocati su una presunta creativit, che invece , come minimo, condivisa con coloro che usano il software, ed anche il fatto che quel passaggio dall'astratto al concreto spesso fallimentare sotto il profilo tecnologico e architettonico (cause a non finire, almeno per Gehry). In questo senso, e solo in questo senso, sono pittori che non sanno usare il pennello.
Il progetto uno schizzo, la restituzione al computer e poi tutto passa ad altri, senza alcun controllo possibile del processo (non potrebbe essere diversamente, data la mole di progetti che sfornano).
Non solo, questo metodo induce i giovani a credere, appunto, che basti un software e un bel rendering per essere architetti. Non cos, come non vuol dire essere ingegneri comprare un software, farlo "girare", stampare disegni standardizzati e non capire come funziona una struttura.
Saluti
Pietro
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8002
di filippo tanzi
del 13/04/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Se parliamo di Gehry io personalmente mi trovo un p preso in contropiede: non capisco se un gran genio o un gran paraculo. Mi spiego: indubbiamente edifici come il museo di Bilbao, l'auditorium Disney di Los Angeles (che ho visitato) o il museo Vitra sono capolavori di dinamica spaziale, invitano a muoversi, a percorre gli spazi, ad esplorare, a vivere insomma l'edificio come un'esperienza totalizzante, semplificando direi che sono generatori di curiosit intellettuale. E dinanzi ad un capolavoro inutile chiedersi se la metodologia progettuale che lo ha originato sia pi o meno "ortodossa"...chi se ne frega?!
Il punto che gli edifici di Gehry non sono mica tutti capolavori e qualche domanda sul modo di progettare, a partire dagli schizzi e dai cartoncini intagliati dai suoi assistenti mentre lui seduto dice "qui taglia, qui metti, qui incolla" legittimo farsela. Ma io non so rispondere, posso solo dire che pesonalmente ritengo, ed un'idea opinabilissima, che a Gehry della gente e dello spazio non gliene freghi un granch (come sosteneva De Carlo) e che piuttosto la sua ricerca sia scultorea, sia cio finalizzata ad ottenere dei contenitori fortemente personalizzati, che antepongono la forma finita alla funzione ed alle necessit dei fruitori. Poi capita che a volte le due cose convergono ed allora i risultati sono oggettivamente sublimi. Ma noto questo scollamento...sar io che non lo capisco fino in fondo. Il suo ultimo progetto per il memoriale Eisenhower a Washington mi ha deluso, sembra un ritorno al post moderno, ad un classicismo privo di senso. E allora Gehry chi ? Sicuramente gli va riconosciuta una non comune onest intellettuale quando ammette che se Mendelsohn avesse avuto i suoi mezzi ed i suoi computer avrebbe gi fatto negli anni '20 del '900 quello che oggi sta facendo lui.
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8001
di Renzo marruci
del 13/04/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Interessante strada gentile Vilma Torselli...
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8000
di maurizio zappal
del 13/04/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Veramente sempre un piacere leggere il festival dell'arroganza salottiera!
Si discute per sentito dire e si ha la presunzione di sentenziare!
Ma viene complesso leggere un libro? e addirittura sentenziare e disquisire se nata prima la gallina o l'uovo?
Esprimere giudizi fuori luogo e luoghi su un architetto che magari cn strumenti da voi sconosciuti e nn compresi riesce a far stare in piedi le sue opere ? Ma perch non pubblicate i vs curricula e ci sbillichiamo dalle risate? Mi sembra che l'architetto Tanzi abbia benissimo e correttamente fatto come si suol dire il suo mestiere! Prima di esprimere un giudizio si informato!Il resto noia come dice il "poeta"!
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7999
di Vilma Torselli
del 13/04/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Tanzi scrive .edifici "pionieristici" progettati secondo una logica compositiva fortemente influenzata dai mezzi informatici, (mediateca di Sendai ed altro), offre una panoramica sulle ricerche interdisciplinari che coinvolgono l'architettura contemporanea e questo credo che sia un merito del libro.
Anche se non ho ancora letto il libro, accetto a scatola chiusa questo suo merito.
Tuttavia mi viene spontanea la stessa riflessione che ho fatto quando ho letto in rete un articolo di Saggio, non ricordo dove, che parlava di un libro che un autore americano ha scritto sul modo di procedere di Gehry e su come dai suoi schizzi, che, diciamocelo, lasciano piuttosto a desiderare, i suoi esperti informatici ricavino progetti comprensibili e fattibili con sofisticati programmi grafici.
Devo dire che mi sfugge come la scintilla del genio si trasferisca dallo schizzo sommario al progetto finito e mi pare che il clou di tutta la faccenda sia nel mezzo: voglio dire, chiss quanti giovani architetti in grado di sbizzarrirsi con la matita e un foglietto di carta ci restano sconosciuti perch non hanno i tecnici di Gehry che trasformano i loro scarabocchi in musei, centri commerciali o auditori, chiss se il genio di Gehry sarebbe venuto alla luce senza laccurata operazione di maieutica di uno staff che magari di architettura capisce poco, ma che con il computer fa magie.
Non voglio rispolverare lantico dilemma del rapporto tra arte e scienza, irrisolto quanto quello di stabilire se sia nato prima luovo o la gallina, ma mi pare che Saggio prenda la faccenda da un certo punto in avanti, senza porsi il problema principale, cio se quello che ne viene fuori sia architettura.
E un po come dire di un artista che un gran pittore, peccato che non sappia usare il pennello!
Gehry fa degli schizzi eufemisticamente mediocri, per fortuna c chi sa usare il pennello al posto suo.
Oggi il medium e il messaggio sono talmente intrisi luno nellaltro (Mac Lhuan non ha parlato invano) da risultare inscindibili, il nocciolo della questione sta, secondo me, nel come relazionare le abilit (o le disabilit) tecniche con latto creativo della mente in modo che le une siano indispensabili allaltro e viceversa.
Da casalinga di Voghera: se non ci fosse il computer e chi lo sa usare con consumata maestria, Gehry sarebbe un architetto (o un 'creatore di sogni', come da spot a firma di Sydney Pollack) o sarebbe destinato a fare il camionista?
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7996
di la Redazione di antithesi
del 12/04/2010
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Architettura e modernit
di
Paolo G.L. Ferrara
Come nostra consuetudine, abbiamo avvisato anche Boeri che su antithesi pubblicato un articolo che lo riguarda.
Boeri ha celermente risposto: "non si apre".
Crediamo, ma non ne abbiamo la certezza, che si riferisca al link dell'articolo.
Ora, visto che chiunque si colleghi al sito riesce a linkare l'articolo e leggerlo, che Boeri non riesca un p strano. Abbiamo deciso di mandarglielo in pdf. Successivamente proveremo con il fax o con qualsiasi altro strumento possibile ed immaginabile, sino a che Boeri non dir a pertamente che:
1. Non ha voglia di leggerlo;
2. antiTHeSi non rientra tra le sue letture preferite;
3. Lazier e Ferrara sono due scribacchini, ergo....
4. etc.
5. etc.
e altre mille risposte....
Tutti i commenti di la Redazione di antithesi
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7993
di renzo marrucci
del 12/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Non sul piano di Morris il mio punto di vista, non pu essere, dai!
Le implicazioni sono diverse e commisurate alle problematiche della realt che viviamo. Sono motivi che derivano dal vivo della societ, della spettacolarizzazione e dell'uso della tecnologia a prescindere dalle necessit umane. Uso spronato e incanzalte, oltre l'uomo, sopra l'uomo inesorabilmente. Mancanza di commisurazione allo spazio dell'uomo... Per esempio nel "catorcetto" metallico di Bilbao che fa di Frank Gehrj uno snob copiatore furbo dell' italico futurismo dell'architettura dei salotti pseudo critici, che non capiscono bene... per dirla in poche parole:
R.P. pu stare per l'altro tecnologo della situazione italica benpensante ? Sar un indovinello? E mettici poi tutte le sigle che vuoi... quelli che sono italiani e quelli che sono stranieri e che snobbano l'uomo come cittadino, ma ragionano in termini del "si pu fare" , ritenendo che la sfida sia seguire l'ultimo risultato, anche se mai sperimentato nella sua logica umana e sociale. Ma dove oggi l'architetto ? a Dubai ? O portano Dubai nelle nostre citt ?
Dobbiamo svegliarci e non dormire tra le forme che vivono l'isolamento non degno dell'uomo...
Io credo sicuramente con te che un libro o un intervento possa essere positivo nel suo assunto, sia che sia condiviso o no! E chi lo nega Giannino? Sarebbe sciocco sicuramente! Utile invece entrare nel merito sia partendo da un verso o da un'altro verso... e arrivare, se possibile... al nocciolo della questione.
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12/4/2010 - Sandro Lazier risponde a renzo marrucci
..."catorcetto" metallico di Bilbao che fa di Frank Gehri uno snob copiatore furbo dell'italico futurismo dell'architettura dei salotti pseudo critici....
Questi dirscorsi li faccia al bar sottocasa, Marucci, non qui. Se no rischia una desolante solitutine alla ricerca di un improbabile nocciolo della questione.
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7995
di Renzo marrucci
del 12/04/2010
relativo all'articolo
Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Lazier, mi suggerisca Lei quale opinione devo o dovrei avere per poterne parlare liberamente fuori del bar sottocosa Vede, io non faccio e non ho mai fatto vita da bar, ma se potessi parlare di architettura anche al bar non mi sentirei sottoutilizzato n in qualche modo emargi
nato. Rispetto le sue idee e quelle degli altri, ma desidero essere me stesso sapendo di essere libero di difendere le mie idee in fatto di ar
chitettura. E poi guardi, con tutto il rispetto mi creda Lazer la solitudine non mi ha mai spaventato, specialmente oggi, semmai da lei mi sarei aspettato che mi avesse detto : caro Marrucci, ci pieghi per cortesia per quale motivo ritiene un "catorcetto" la cosa di F.G. ? Oppure anche altro semmai
Caro Tanzi, mi hai sintetizzato credo abbastanza il contenuto del libro ma conoscendo l'autore per altre cose ho connesso il suo pensiero con le sue righe e certo, quando posso ne far lettura senza dubbio!
Da quello che scrivi, l'autore mi sembrato fermo a certe visioni che gi conosco, il quale certamente stimo pur essendo tra quelli che non la pensa come lui Ma vivaddio mi sembra che sia anche utile al dibat
tito e utilmente fuori di un coro, come dire concertato, oppure anche lei mi invita al bar ? Oppure ad andare al bar ?
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7994
di filippo tanzi
del 12/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Che vuol dire "non c' altro?", Marrucci? Premesso che il mio mestiere non quello di recensire libri, credo di aver comunque scritto il primo post che affronta seriamente ci che Saggio ha trattato nel suo testo, invece di polemizzare senza averlo letto sono entrato nel merito degli argomenti...il resto non mi interessa molto, anzi mi puzza un p di snobbismo intellettuale.
Se rileggi meglio quello che ho scritto, infatti, vedrai che ho sottolineato lo sforzo, secondo me riuscito, dell'autore di individuare un filo conduttore nella ricerca architettonica in un arco temporale lungo un secolo, che lega le innovazioni maturate in seguito alle rivoluzioni tecnologiche di inzio '900 alla rivoluzione informatica del ventunesimo secolo. Quali saranno gli scenari del domani nessuno pu saperlo, non disponendo di sfere magiche di cristallo, ma Saggio individua alcuni edifici "pionieristici" progettati secondo una logica compositiva fortemente influenzata dai mezzi informatici, (mediateca di Sendai ed altro), offre una panoramica sulle ricerche interdisciplinari che coinvolgono l'architettura contemporanea e questo credo che sia un merito del libro. Mica ho scritto, nel mio post, che queste nuove metodologie mi convincono appieno, in realt non l'ha scritto neppure Saggio. Ma ci non toglie che siano adottate massicciamente da giovani architetti e che in futuro, probabilmente, vedremo sorgere edifici che, in qualche modo, si interfaccieranno attivamente con le persone offrendo notizie in tempo reale e si autoregoleranno dal punto di vista energetico, o che ne so...
Se ne pu parlare di queste cose oppure offendiamo qualche polverosa ortodossia?
Poi per farsi un'idea pi approfondita uno potrebbe anche comprare (o farsi prestare) il libro, leggerlo e poi scrivere a ragion veduta cosa ne pensa, senza affidarsi solo ai commenti di chi, come me, non fa il critico. Sempre che l'argomento interessi...
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7998
di Renzo marrucci
del 12/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Giannino io amo il dadaismo e tutto quello che segna un passo Avanti nella storia dell'uomo. Che lo stimola e lo contraddice per dare all'evento
umano e culturale tuttoquello che serve per far sentire viva e critica la condizione dell'uomo rispetto alla sua dimensione e aspettativa di qualit edi futuro. Ma mi piacerebbe capire perch ti passi l'idea sul dadaismo in particolare... mentre apprezzo l'ironia del tuo commento .
Pensa un p credevo di aver scritto "cartoccetto" invece di scartocetto e forse sarebbe piaciuto di pi ? Mia nonna mi diceva sempre : "attento bimbo a come usi le parole che l'omini si raccapricciano... "
Avevo in mente le mie vecchie lezioni di disegno professionale a qual
che studente a cui davo un foglio accartocciato, proprio sotto i loro occhi,
da disegnare... Mi guardavano sorpresi ma poi cominciavano divertiti a disegnare... li vedevo divertiti e disegnavano senza inibizione e proprio loro che non erano ben dotati e il bello era vedere come si interessava
no... al cartoccio o cartoccetto che dir si voglia... Il loro professore li inibiva a scuola e io, modestamente..., li disinibivo... Ma che bello che bello che bello!
Tutti i commenti di Renzo marrucci
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7997
di giannino cusano
del 12/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
To Marrucci
" catorcetto metallico di Bilbao": la trovo divertentissima. Non la condivido, ma un'invenzione linguistica sospesa tra dadaidmo e avanspettacolo. Immagino, peraltro, che tu non ami il dadaismo, ma insomma: poco male :)
G.C.
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7992
di giannino cusano
del 11/04/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
To Renzo Marrucci
scusa, Renzo, ma parli in linguaggio cifrato? Chi sono J.N., R.P., F.G.?
Non ho letto il libro di Saggio, quindi non ho titolo per parlare. Stimo moltissimo l'autore, quindi non mancher certo di acquistarlo e di leggerlo attentamente, come sempre meritano le cose per nulla banali che l'autore propone. Come condizione al contorno, a me sembra -e l'ho sostenuto anche in questa sede, in tempi non sospetti- che sia quanto mai necessaria una lettura pi di lungo periodo dell'esperienza moderna, dalla fase eroica dei pionieri ai giorni nostri. Poi, si pu essere o meno d'accordo con questa o quela lettura o col percorso complessivo che ci viene proposto: mancherebbe. Ma penso pure che la misura della bont di un libro stia anche nel dissenso che sa suscitare, non solo nei consensi.
Ci detto, a me non sembra affatto che l'et dell'informatica possa, in s, venire considerata come una jattura. Ho sempre sostenuto, anzi, che l'unica obiezione che mi sento di fare a Toffler, specie nel contesto europeo, che dubito che la rivoluzione informatica possa maturare in tempi culturalmente e socialmente utili se non la si aiuta con scelte chiare e precise azioni di "governo" e di consapevolezza delle cose. Il che presuppone una chiara presa di coscienza dei mutamenti che essa induce e delle possibilit che offre. Che poi le si giudichi male, mi pare che non tolga che, proprio per questo, occorre farci i conti. Cosa per la quale i "vade retro!" e gli esorcismi non hanno mai funzionato. Basta rileggewre l'Inno a Satana di Carducci per capire che l'ottimo Giosu c'era arrivato un secolo e mezzo .fa, pi o meno.
Il tema, poi, personalmente mi interessa molto. Anche perch dai tuoi interventi in modo particolare, Renzo, mi pare di essere tornato ai tempi delle polemiche di William Morris contro le macchine e l'et da esse innescata. Polemica sacrosanta, sia chiaro, per i punti fermi e gli interrogativi che ha posto in modo perentorio e che esigevano delle risposte altrettanto nette. Senza quei paletti e quegli interrogativi, non si sarebbe andati oltre Morris, probabilmente.
Ma la lezione avremmo dovuto impararla, da allora. E forse riproporre un dilemma morrisiano nel 2010 non aiuta molto. Non mi pare, cio, che i termini della questione siano quelli della seconda met dell'800; mi pare, anzi, che porli in quei termini sia fare un grosso salto indietro senza alcuna seria ragione. Specie dopo "the Art & Craft of the Machine" del 1910: cento anni or sono. In questa sede torno anche dire, e chiudo, che forse "The Art & Craft of the (Virtual) Machine" attende ancora essere compiutamente scritta. E probabilmente (lo legger anche per questo) il libro di Saggio delle risposte e degli interrogativi li pone anche in questa direzione.
G.C.
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7991
di Renzo marrucci
del 11/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Non c' altro ? A me pare che Iassunto cos posto lasci molte perplessit al tempo che trova... caro Tanzi... Da quello che scrivi, sembra che si registri il fatto e lo si consegni ad altri... con dei timidissimi segnali di percorrenze tutte da affrontare
Certo, da considerare positivo in s il tentativo di organizzare le esperienze... ma pensavo per che con loccasione maturasse qualche cosa di pi, oltre alla rassegnazione tutta da spiegare al digitale che fino a prova contraria, segna la fine di una ricerca architettonica seria e soprattutto vera... per il passaggio conclamato ad un nuovo eclettismo reboante quanto banale e spettacolare, arido nella migliore delle ipotesi...
Quegli stessi autori che citi e di cui tratta A.S. ne sono una prova evidente e chiara. Vedi l'ultimo progetto di J.N. per esempio sembra esplicitamente copiato o derivato sfacciatamente da un organizzazione cellulare materiale ripresa dalla composizione chimica dei materiali... ma se cos... allora si apre un campo infinito di schede enciclopediche da cui attingere a disposizione per R.P. e F.G. e la Hadid e via di seguito... Ed aperto, dispiegato a tutti coloro i quali abbiano il potere di attingere incarichi e non l'anima, la poesia, la sensibilit umana per svolgerli? Pacifico ?
Consegneremo, secondo A. S., le nostre citt al digitale e poi andremo in campagna per i nostri ultimi giorni???
La noia pi o meno mortale non sta certo solo nella campagna caro Tanzi
RM
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7990
di filippo tanzi
del 10/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Ha ragione Marrucci, era proprio questo il mio intento: discutere insieme del libro, evitando per polemiche "esterne" rispetto agli argomenti trattati dall'autore.
Innanzitutto devo dire che spicca la volont di Saggio di voler approfondire gli aspetti legati alla ricerca spaziale dei protagonisti principali del movimento moderno: le opere di Mendelsohn, Le Corbusier, Gropius, Mies sono analizzate a partire da un'analisi oggettiva delle dinamiche culturali, in senso lato, che le hanno generate. Il tutto intelligentemente contestualizzato rispetto alle condizioni politiche, alle speranze e alle conquiste tecnologiche del tempo vissuto dagli stessi progettisti. Lo stesso dicasi per le analisi suggerite riguardo alle opere di Wright, di Kahn o di Aalto, senza tralasciare le vicende personali che hanno indubbiamente contribuito a generare certe poetiche espressive, risposte differenziate a domande sempre nuove che, come in un nastro di Moebius, non hanno trovato fine e si sono ripetute mutando fino ai giorni nostri. Assimilando per, di volta in volta, input diversificati: ecco dunque che le intuizioni spaziali dei "pionieri" divengono bagaglio culturale delle generazioni successive che le amplificano, le smontano, le rifiutano, le perfezionano: alcune opere di Gehry, di Hadid, di Eisenman, ad esempio, sono portate come esempio per definire i passaggi, graduali in alcuni casi o bruschi in altri, verso interpretazioni (e dunque proposte) spaziali che hanno arricchito il dibattito architettonico e il panorama culturale alla fine del ventesimo secolo. Ma senza perdere il filo della matassa: l'evoluzione dei linguaggi significa ricerca introspettiva, assimilazione e interpretazione critica ad ampio raggio di svariate "condizioni al contorno" e deduzioni pi o meno efficaci da offrire come alternative rispetto a soluzioni non pi ottimali.
Concludendo il volume, l'autore si sofferma sull'importanza che l'universo informatico e le nuove frontiere della ricerca tecnologica in svariati campi hanno assunto nell'approccio progettuale di studi emergenti, di nuove generazioni di progettisti che si svincolano da metodologie compositive "classiche", ipotizzando l'avvento di una rivoluzione informatica che, al pari di quella industriale, finir inevitabilmente per delineare gli scenari architettonici del domani.
Amen.
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7989
di Renzo marrucci
del 09/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Caro Tanzi come vedi non faccio altro che aumentare la gioia di Antonino.
Spero allora che mi faccia avere il suo libro anche sulla mia scrivania ...
Devo dire per che se ne ha fatto lettura... interessante sarebbe discuter
ne anticipando qualche contenuto saliente e non farebbe male neanche
alla divulgazione del libro e dei suoi contenuti... Credo ci sia tanta neces
sita di discutere pi che di approvare ... Gi questo fatto di leggere e di non parlarne, mi scusi tanto, mi sa tanto di lontananza ...
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7988
di Renzo marrucci
del 09/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Perdita di sogni ? Non direi che l'atteggiamento suggerito nei tuoi com
menti propendano verso il sogno o la capacit di sognare ... mi pare che invece siano di un realismo molto "in" alla cultura del tempo ... io mi sento pi avanti caro Zappal, mi sento davvero un sognatore nella mia voglia di giustizia e di qualit e non mi offro alla fresca vecchiezza delle idee... perch meglio essere se stessi col tempo e andare con lui... lucidamente pero!
Parlo per me naturalmente !
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7987
di filippo tanzi
del 09/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Si figuri Lazier.
Il mio intervento voleva solo riportare il tema della discussione sugli argomenti trattati nel libro di Saggio, e non era assolutamente riferito all'articolo di De Batt, il cui giudizio positivo sul libro, d'altra parte, condivido appieno.
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7986
di filippo tanzi
del 08/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Colgo una certa venatura polemica fine a se stessa nel suo intervento, caro Lazier. Faccio notare che:
a) ho gi letto il libro
b) l'ho comprato prima di vederlo recensito su antithesi, trovandolo in una libreria e basandomi sulla "fiducia" culturale che accordo al suo autore, conosciuto tramite il vostro sito ed internet in generale
c) la mia puntalizzazione sul fatto che l'ho comprato era scherzosamente riferita alla polemica di Marrucci
d) di fare le recensioni dei libri non me ne pu fregare di meno, anche se mi sono piaciuti, non credo di esserne neppure capace.
Volevo, col mio intervento, solamente contribuire ad una discussione su un testo che ho trovato chiaro, ben scritto, intelligente...tutte argomentazioni che tra i commenti sino ad allora pubblicati non avevo letto.
E lei, Lazier, specifica che: col mio intervento ho voluto dire "il nulla", che posso scrivere una recensione (???), ma che a voi dello storicismo e dello spirito del tempo non ve ne fotte niente...
Forse c' stato un franintendimento.
P.S. le marchette le fanno, come noto, le puttane. E se non le fanno per libri qualsiasi, ma per dei Signori Libri, allora si chiamano escort ( una battuta Lazier...).
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8/4/2010 - sandro lazier risponde a filippo tanzi
Devo aver frainteso (colpa dei commenti precedenti) e me ne scuso con la massima sincerit.
Avevo inteso il suo commento riferito ironicamente all'articolo di De Batt e non al libro di Saggio.
Sono pertanto molto felice che lo abbia apprezzato.
Spero vorr perdonarmi l'impertinenza
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7985
di filippo tanzi
del 08/04/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Ottimo testo, l'ho letto con grande piacere. Rende immediatamente comprensibile l'approccio metodologico alla progettazione da parte dei molti architetti che hanno influenzato il dibattito del '900, fino ad arrivare ad esaminare le nuove correnti interdisciplinari che coinvolgono la ricerca architettonica di questi anni.
Un excursus storico e critico che mette in risalto la capacit degli architetti di assimilare e, in taluni casi, anticipare lo spirito del proprio tempo, in un'analisi organica e approfondita delle condizioni culturali (nel senso pi ampio del termine) che hanno decretato il successo, o l'insuccesso, di opere e correnti di pensiero.
P.S. Io il libro l'ho comprato.
Tutti i commenti di filippo tanzi
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8/4/2010 - Sandro Lazier risponde a filippo tanzi
Il libro lha comprato? Bravo Tanzi. Lo scopo dellarticolo era proprio questo: proporre la lettura di un libro e farlo comprare. In gergo una marchetta. Ma fatta
Difendo quindi con forza la passione che ha ispirato Brunetto De batt e la sua spontanea ammirazione per il testo di Saggio, letto di fretta e in poche ore.
Ps: - visto che ha comprato il libro, quando lavr letto, perch non ce la proporr lei una curata ed esauriente recensione? Ma attento, che dello storicismo e dello spirito del tempo a noi non ci fotte un granch.
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7984
di maurizio zappal
del 08/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Pietro, tutte conferme delle tua, delle vostre fermezze! Che dire sul niente che per autodefinizione impalpabile! Non avete n idee, n progetti!Non avete percezioni che architettura ed ediizia sono diventati processi di marketing secondo la pi contemporanea concezione antropotecnologica!Non avete gli strumenti per raccontarla, l'architettura, quindi siete un fallimento anche come nonni!Non sapete pi cosa sono le favole! E' una questione di comunicazione e di perdita di sogni!
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7983
di Renzo marrucci
del 08/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Come nipote avrei molti dubbi a riconoscertene la provenienza ma come
biscugino una strana somiglianza la trovo soprattutto nel fiore del verbo non ispirato... ma tenacemente arenato in una filosofia semplice e anche alla moda... ma forse occorrono correnti d'aria salubre e concentra
zione... prima di attribuire parentele ... solo un p azzardate... Puoi riconoscerlo ?
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7982
di pietro pagliardini
del 07/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
I nonni non fermano il tempo. Ai nonni il tempo scorre velocissimo. Loro stanno fermi, a guardare chi si agita vanamente verso il niente.
Maurizio, datti una calmata: sarai nonno anche te. Te lo auguro almeno.
Saluti
Nonno Pietro
(Pietro un bel nome da nonno, in effetti)
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7981
di maurizio zappal
del 07/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi ero illuso...tutti nonni...senza differenze!Bene. Chi desidera fermare il tempo mi pare se la debba ragionare con la relativit e certo nn con me! Certo, noi tutti, contribuiamo a creare "visioni" sempre pi ambiziose! Poi qualcuno mette la testa sotto l'ala e invece della lampadina vuole accendere la candela! Liberissimo ma, la strada , se intelligente, quella dell'eremitaggio...insomma alla Cristoforo Sparagna. Se uno invece accetta di sgomitare non pu rimanere "architetto" condotto a vita!Ma sicuramente, ora, troveremo un Palladio di turno!
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7979
di Renzo marrucci
del 04/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Zappal quello che dici ovvio e scontato e anche senza nulla nulla di interessante per il futuro. Pensare al presente una logica diffusa che non mi sento di condannare, ci sono tante condizioni nella vit che non il caso di criticare ma da accettare e per finisce l.
Io se fossi in te cercherei di non farne una religione ... troppo stretta e
poi non indica altro che aumentare la zuffa ... Coraggio Zappal si pu mantenere il controllo anche nella confusione...
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7980
di giannino cusano
del 04/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Zappal, ma lei, col mondo che corre, Celli che dice quel che dice ecc. ecc. ha tutto 'sto tempo da perdere dietro alla banda bassotti di turno, che a stento passata dalla lettera 22 al foglio elettronco? Il mondo sta andando ad una velocit che non sosteniamo? E corra, corra anche lei, Zappal: vedr che trova da lavorare pure lei. E chi la trattiene?
G.C.
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7978
di maurizio zappal
del 03/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Bene! Vi piace fare gli angolisti!Cio quelli che imparano al tavolo di bridge..certo non si parla d'architettura!e chi ne vuole parlare. Altro giro...altra domanda. Chi dei "saranno famosi" rifiuterebbe un'offerta di lavoro di Soru, di Bertolaso, di Geronzi, di Ligresti ? Ma chi siete, la banda bassotti, la compagnia dell'esercito della salvezza o pi che altro, dei nonni? Sveglia, il mondo sta andando ad una velocit che nn sostenete ...e si vede! I paradgmi sono mutati ma da tempo! E c' ancora qualcuno che teme l'antropotecnologia...(Peter Sloterdijk) e si faccia l'uncinetto! e si parla ancora di regole, di norme, di concorsi e della buoncostume! e invece, un padre intelligente pu dire a un figlio, soltanto di andare a lavorare fuori dall'Italia! E certo nn ve lo dice uno sconosciuto ma Celli, rettore della LUISS! Insomma che noia quest'aria di puzzeta che rilasciate soltanto perch state dietro a un "foglio" elettronico! E meno male che almeno sapete cliccare!In effetti un piccolo passettino avanti rispetto alla "lettera 22"!
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7977
di giannino cusano
del 03/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Ha scritto Zappal:
Mah! Vi siete mai chiesti come un architetto (libero professionista) in Italia possa trovare lavoro? ...
Proprio questo il punto: nessuno se la piglia col professionista, mi pare. Ma se le condizioni al contorno sono queste e sono cos riduttive, forse occorre averlo ben chiaro, denunciarlo senza mezzi termini e porsi il problema anche di come e cosa fare per modificarle. Altrimenti, tutto si spiega, tutto si giustifica e a tutto acriticamente ci si abitua. Poi, ciascuno si regoli e prenda il posto di combattimento che crede: ci mancherebbe.
G.C.
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7976
di pietro pagliardini
del 02/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Maurizio, credo tu abbia interpretato male quello che ho detto. Io non ho parlato di architettura, io ho parlato d'altro, ma proprio di tutt'altro.
Ho parlato di politica.
Sull'architettura mi sono limitato a dire che, nonostante non mi piaccia Boeri come architetto e come maitre a penser (visto che ci critichi, anche lui lo , all'ennesima potenza), apprezzo la sua qualit professionale nel caso della Maddalena (lo dico perch ho letto il suo articolo in cui racconta la storia).
Non c' invidia, dunque, se non quella, inevitabile e necessaria, per cercare di fare meglio.
Ma se proprio non vuoi essere d'accordo pazienza.
Buona Pasqua
Pietro
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7975
di renzo marrucci
del 02/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Non credo che il dispiego della filosofia del cinismo serva a molto se non al cinismo in quanto tale... e lei parla di salotto Zappal e poi fa il solito discorso del falco pigliatutto e se piglia ha gli attributi, altrimenti uno da mettere a lato... No! Mi dispiace non cos ! libero per di dire quello che vuole ma se applica quello che dice .... siam pi poveri di prima ! Lei evita di pensare e cos facendo si pone nella condizione di
accettare le scorciatoie del sistema e le legittima, mi pare.
Io faccio parte di quelli che credono che ci debba essere un limite alla indecenza in un contesto che voglia definirsi accettabile e passibile di essere propositore del futuro. Credo che ci debbano essere delle regole, non troppe, ma quelle importanti altrimenti come dice lei... alla guerra come alla guerra e alla guerra quando si in pace si finisce con il trovarsi nella merda tutti quanti (mi scusi non volevo usare questa parola...) come pare stia accadendo per il nostro mestiere e per certa qualit che non viene prodotta ormai pi nelle nostre citt.
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7974
di maurizio zappal
del 02/04/2010
relativo all'articolo
Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Mah! Vi siete mai chiesti come un architetto (libero professionista) in Italia possa trovare lavoro? La societ in cui viviamo ha necesiit del nostro sapere? Abbiamo un sapere chiaro a tutti?La nostra nazione esprime, attraverso la sua politica, l'esigenza di investimenti estetici? Avete il minimo sospetto che il nostro mestiere influenzato (come ogni settore del lavoro e del vivere!) dalle scoperte tecnologiche e dalle loro frequentazioni? e via dicendo...Mi sembrate i padri che nn desiderano cedere alle sollecitazione di rinnovamento dei figli e che difendono alla morte con orgoglio, dall'alto della propria esperienza, quel poco che sanno. E ovviamente vengono tassativamente sfottutti dai figli! Insomma la prendete alla larga...il potere, la ruberia, la complicit, l'antipatia, la condivisione...le ovviet! A me pare che Boeri, antipatico o simpatico, con le squadrette o con il pc , nel bene e nel male, interpreti in maniera contemporanea il ruolo dell'architetto! e che tutti quanti I "saranno famosi" , i matres penser dei blogs , (e qui ce ne sono una bella schiera!) non riescano a confrontarsi cn Boeri semplicemente perch nn hanno avuto la sua occasione e quindi semplice dire io quel gol l'avrei fatto ...tanto non ero convocato!Cosa da fare sbillicare i portieri che stanno in porta!
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7972
di Renzo marrucci
del 02/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Freddezza secchezza di idee freddezza secchezza di contenuti... acidi e
ossuti di qualit... Progetti per essere fotografati e messi a cartolina sulle pagine satinate di riviste secche e fredde, ma poveri i nostri bei paesaggi mediterranei sospinti e violentati leggermente dal fare, dalla filosofia del fare come se fosse filosofia del guadagnare... per chi e per ch cosa non dato sapere... in fin dei conti il cittadino pura entit astratta e sia nei pensieri che nei programi che nell'anima dell'architetto. Appunto freddezza e secchezza nell'anima. Gelo mediterraneo o del nord ? Ma il gelo sempre gelo... Pagliardini dice speriamo che frani? Gli scricchiolii li sente? Io no ! speriamo abbia un udito pi fino del mio...
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7971
di pietro pagliardini
del 02/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Ferrara tocca molti argomenti ed davvero difficile afferrarli tutti in una sintesi credibile o almeno io non ci riesco. Perci mi soffermer su alcuni punti che pi mi interessano e non necessariamente legati all'architettura:
1) dice Ferrara: "Boeri non stato intercettato". Intanto non lo sappiamo se stato intercettato, sappiamo solo che non abbiamo resoconti di intercettazioni. Lo dico non per gettare sospetti su Boeri ma per rimarcare il fatto che anche Ferrara sembra attribuire alle intercettazioni un valore di prova "unica", un valore di condanna mentre, a mio avviso, quella delle intercettazioni divulgate un segno di grande incivilt. Io "sono stato imparato" che la posta sacra e inviolabile. Ho sempre ritenuto cosa mortificante la lettura delle lettere dei carcerati, figuriamoci fuori. Il telefono la posta moderna e dunque dovrebbe essere sacro e inviolabile. Non lo pi da anni e con questo abbiamo toccato, per me, il fondo dell'illegalit. Se lo scopo delle intercettazioni a strascico quello di "trovare qualche reato", allora significa che il fine giustifica ogni mezzo. Sempre. E allora niente lamentele su Guantanamo, per favore, dove tra l'altro, il problema lievemente pi grave che non un appalto truccato.
2) Boeri, che non apprezzo come critico, non apprezzo come architetto, non apprezzo come opinion maker dilagante un giorno s e l'altro pure sul Corriere e ovunque, che ho dichiarato, a commento della sua lettera su Abitare, essermi antipatico, per me ha svolto il suo lavoro alla Maddalena in maniera professionale, ha avuto il suo bell'incarico dai potenti di turno e io credo che sia un diritto dei potenti di turno scegliere persone e architetti in cui hanno fiducia. Non sar io a lapidarlo per questo.
Quello che non mi piace, invece, il fatto che Boeri faccia parte del sistema egemonico-culturale di sinistra, consolidato da decenni che soffocante e strutturato bene al punto che difficilissimo, talvolta, saperlo leggere e interpretare. E' difficile capire, con questo sistema, dove inizia la capacit di una persona e dove invece finisce la forza del sistema stesso.
E' un sistema non premiante le qualit individuali, che pure Boeri ha, perch difficile affermare che si pu avere successo in questo campo solo per altre cause; un sistema subdolo per cui, come si tocca un santuario scatta la solidariet del gruppo. E allora Bertolaso cattivo e Boeri buono.
E' un sistema che si lega a quello familistico non di tipo meridionale ma di tipo nordico, cio legato comunque a gruppi economici aperti alla produttivit; il che non ne attenua, se non in parte, il senso di fastidio, di soffocamento della libera iniziativa, di imposizione di un modello culturale che, comunque vada, deve essere per forza quello giusto e migliore. E' la base fondante della teoria della superiorit antropologica della sinistra.
Mi auguro che questo sistema frani miseramente e lasci il re completamente nudo e qualche segno confortante comincia a vedersi.
Saluti
Pietro
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7970
di giannino cusano
del 02/04/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Ferrara, ancora una volta un articolo in larghissima misura condivisibile. Mi soffermerei su un passaggio iniziale e assai importante: "il potere si necessario ma non lo il rubare", Mi sembra una chiave importante di tutto lo scritto.
Mi chiedo, anzitutto, perch, specialmente in Italia, avere a che fare con il potere comporta sempre pi il ladrocinio? La risposta appare ovvia: perch .si tratta di poteri non soggetti ad alcun controllo. E in modo particolarmente acuto quelli generatisi attorno alla Protezione Civile, che per by-passare un potere corporativo e incontrollato ha dovuto e voluto configurarsi come un potere ancora peggiore. Un po' come ricorrere a un capo mafia per sistemare il ras del quartiere e tantare, cos, di sottrarsi alle sue angherie. Ma c' un'altra conseguenza, in tutto ci, assai pi grave, frutto del combinato disposto di efficientismo e consumismo..Se si vuole, dell'efficientismo nella sua pi recente versione: quella del marketimg, del paghi 2 e compri 3, dell'usa e getta, del "tutto a portata di mano" come negli scaffali di un supermercato.
Cos stato per le case de "L'Aquila", cos + stato per la Maddalena. "Problem solbving": la formuletta magica della societ manageriale e finanziarizzata, che ha ormai soppiantato quella industriale classica che aveva i suoi tempi di latenza e di attesa, le sue messe a regime, i suoi margini di previsione e prefigurazione e in questo una forte connessione con la tempistica della societ agricola da cui pur discendeva.
Oggi non pi cos. E gli incazzati sono quelli che si sentono tagliati fuori dalla possibilit di allungare un braccio e servirsi da un espositore, qualsiasi cosa acquistino: uno stereo, un pc, una confezione di DVD, una casa in sostituzione di quella terremotata, un centro nautico e congressi alla Maddalena.
Occorre far presto, perch altrimenti la concorrenza ci batte. E occorre anche riconoscere che in questa managerialit Berlusconi bravissimo: sa intercettare la rabbia e lo scontento, da un lato, dall'altro bisogni immediati, non pi differiti o differibili, al di l o al di qua delle conseguenze. Degli "usa e getta".
A questo non si sa dare delle risposte pi efficaci e serie. Allora la cultura non serve pi, al ciclo perverso del "tutto a portata di mano: prendi e passa alla cassa". Non serve farsi domande: l'importante "fare". Fare purch sia. E in questa lofica si finisce trascinati fatalmente anche se si "all'opposizione", se non si vuol restare indietro e scoperti rispetto alla concorrenza. Il prestigio un orpello inutile e progetto e progettista degli optional.
Fare a qualsiasi costo: anche a quello di rubare o di inserire dei ladroni nel circuito. L'importante che "facciano" e faccciano in fretta. E credo che Boeri sia in qualche modo rimasto preso in questo ingranaggio del fare e dei suoi inevitabili costi: al di l del fatto che sono convintissimo che nel gioco di ruberie non c'entri proprio nulla. Ma in quello dell'efficientismo consumistico, ultima versione di quello industriale e ormai obsoleto, si: c'entra eccome. Lui dice "la politica, l'impegno politico" ma non si , forse, mai dato il tempo di riflettere su un dato: che la politica non esiste pi, nelle sue forme codificate. Che non pi un linguaggio, che ormai priva di messaggi, di emittenti e riceventi. Che un'altra cosa: tecnostruttura del "fare" che esonera da qualsiasi giudizio o riflessione responsabile. E' questa la "Banalit del male" in versione odierna, tanto cara ad Hannah Arendt? Mi sorge il sospetto di si: prendi, usa, getta, qualsiasi cosa sia. Non chiederti altro, perch l'automatismo e la rapidit dei gesti esonerano dalla capacit stessa di formulare un giudizio morale e critico. Boeri ha sentito la necessit di interrogarsi sull'intero percorso della vicenda della Maddalena, sul sito di Abitare. Senza centrare, a mio avviso, il tema, ha oscuramente avvertito di essere dentro ingranaggi che vanno quasi in automatico.
Il progetto quasi non esiste pi, se non come garante dello statu quo. Ma il progetto come alternativa allo statu quo non si concepisce nemmeno. Salvo, poi, meravigliarsi se per uniche apparenti alternative, che non lo sono affatto, si scambiano impossibili ritorni al bel tempo che fu, che a ben guardare non fu mai se non nella nostra astratta fantasia. I futuri e quali futuri? Non problema, non esiste: l'essenziale non essere tagliati fuori dal ciclo del consumo. Produrre per consumare: anche edifici. L'importante il presente: un presente senza conseguenze e senza prospettive. Che proprio per questo, nei suoitecnicismi, sembra esonerarci da ogni responsabilit. Ma una tragica illusione: e infatti spesso le responsabilit ci ripiombano addosso senza che ci fossimo accorti di averle assunte. Lasciandoci di stucco e un po' smarriti: com' possibile? Io, proprio io ho contribuito a tutto questo?.
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7969
di renzo marrucci
del 31/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Questa per non acqua calda Zappal... una minestrina sciapa mi pare...
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7968
di maurizio zappal
del 27/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Credo che gli architetti debbano fare progetti...e magari dirigerli per realizzarli e al meglio farli! Mi pare banale riportare "medagliette del buon architetto", che Raffaella Carr lo sa fare meglio! E lasciamo il gravoso compito alla Carr...! E vengo alla solita "acqua calda". Penso che vi chiaro che nella nostra professione c' una commistione e complessit che non pu essere sciorinata caso per caso ma fondamentalmente esiste la solitudine del rapporto tra la creazione e la matericit della creatura. Insomma dal progetto alla sua realizzazione ci sono un'infinit di passaggi dove si annidano mille tentacoli di difficolt. Ma a chi andiamo a raccontarlo? E perch dovrei raccontarlo ad un architetto che fa salotto e nn capisce nulla di "materia" architettonica? Che si sente il nuovo Hegel dell'architettura?Se di corruzione trattavasi e mi sembra che, la magistratura se ne debba occupare! Se di brutta architettura trattasi...ma vediamo i book dei "saranno famosi" che grandi opere d'architettura annoverano?Insomma mi sembra quella retorica diffusa che monta un caso, soltato, per riempirsi il curriculum di crediti! Aria fritta! Forse, sarebbe stato molto pi interessante, chiamare Koolhaas a leggerci il suo articolo censurato sul G8 da un altro grande rappresentante dell'Architettura Contemporanea italiana , tale Flavio Albanese, tra l'altro direttore di Domus!E invece, il solito provincialismo da furbetti di quartire tutto italiano!L'amico... del nemico.. dell'amico...tutto made Italy.
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7967
di vito corte
del 26/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi chiedo se partecipare al dibattito alimentato, tra gli altri, da Paolo Ferrara.
Ma si, mi dico: forse quel che ho da dire pu interessare qualcuno, magari pu ulteriormente arricchire la discussione.
Ebbene, lo faccio. Ma so che mi far male. Male ricordare raccontando quel che dir e male verificare certe realt.
Ero laureato da poco: quindi ventitre anni fa. Il parroco di un paese vicino a dove abito convince tutti che mi si poteva affidare lincarico per la ricostruzione della loro chiesetta parrocchiale.
Figurate quanta passione, quanto impegno, quanto studio, quanta attenzione ho riversato in quel mio primo e, per me, importantissimo lavoro! Una chiesa!
Ebbene, approvato il progetto si passa alla esecuzione. E l il biglietto da visita.
Vado scoprendo, giorno dopo giorno, che vi era tutto un sistema che ruotava attorno a quellappalto. Non gliene importava nulla che fosse una chiesa, unopera pubblica: quello che muoveva tutto era il finanziamento statale.
Limpresa si avvale della consulenza di un luminare della scienza delle costruzioni: diamine, era stato anche mio professore, figurarsi se ero intimidito, ero molto intimidito da lui!
Questi mi rassicura con un buffetto sulla guancia prospettando, al primo giorno di cantiere, di modificare il sistema delle strutture in fondazione (tutti i calcoli erano stati regolarmente approvati) per realizzarne, in variante, un altro su pali. Alla mia timidissima replica che cos facendo non saremmo riusciti a completare lopera quello mi d un altro buffetto, ancora pi confidenziale e, rivolgendosi a me come si fa con lultimo dei cretini mi dice e chi ha mai detto che dobbiamo completare la chiesa? Intanto utilizziamo tutto il finanziamento disponibile per fare i cementi armati
Mi cominci a crollare il mondo intorno. Cercavo conforto nei cosiddetti rappresentanti istituzionali mache dire: mi sentivo un po guardato storto. Immagino i loro pensieri: ma che cazzo vuole questo ragazzino, cos tutto preso dalla minchiata dellarchitettura e dellopera darte? Si fatto sempre cos e sempre cos faremofigurati se adesso arriva un pivello e si illude che il meccanismo possa ruotare al contrario.
Comincia quella che piano piano diventa una guerra di posizioni: in cantiere, negli uffici. Perfino al bar del paese mi indicavano come quello che aveva sbagliato tutto il progetto, che dovevo rifare tutto, che sarei stato cancellato dallalbo.Ecco, era finita cos. Io avevo sbagliato tutto, io ero il cattivo e quindi i buoni, per salvare lopera, per assistere la comunit eccetera, adesso facevano in modo di richiedere allo Stato un ulteriore (ed esorbitante finanziamento) per completare la stessa opera di prima.
La ciliegina sulla torta fu una bella perizia di variante che mi si recapit bella ed impacchettata: avrei dovuto solo firmarla e tutto sarebbe stato perfetto, tutto sarebbe tornato a posto.
Come mi stato detto se avesse firmato quella perizia di variante tutti lavrebbero portata in palmo di mano: adesso che non ha voluto firmare, cosa ha ottenuto, architetto? Tutti la odiano e la giudicano responsabile dei ritardi, della incompiuta. E si aspetti pure che un giorno spunti un pentito e racconti che magari si intascato dei soldi di qualcuno!!!
Architetto mi dicevano ha sbagliato!
E me lo dicevano con la stessa aria supponente del mio ex professore di universit che adesso taroccava i calcoli strutturali per limpresa.
Quanti dannati giorni di lavoro per verificare che, invece, le mie contabilit di cantiere erano giuste, che i calcoli andavano bene, che quella stramaledetta chiesa si poteva costruire utilizzando il mio progetto, non facendo perizie di variante e senza chiedere altri finanziamenti
A che cazzo servito tutto questo? A me, forse, ma a che prezzo! Anni di terribile stress, di umiliazioni e di preoccupazioni. Alla gente? Ma per niente! Qualcuno, molto in alto, un giorno mi rimprover dicendomi che per colpa del mio orgoglio ho privato per anni una comunit della sua chiesetta! E che diamine, mica erano miei i soldi della perizia di variante che avrei dovuto sottoscrivere! E se poi erano pure stanziati, che bisogno cera di fare tanto il santarellino?
Chiudo questo racconto perch ancora a distanza di anni mi fa male ricordare e pensare, per altro, che la storia non finita ( e nemmeno so come finir).
Ho pensato che potesse essere pertinente al dibattito, ma lascio a chi legge di decidere.
Non rileggo quel che ho scritto di getto: corro il rischio di un testo scorretto e sgrammaticato piuttosto che cedere alla tentazione di non inviarlo.
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7966
di renzo marrucci
del 26/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Coscienza dell'impegno civile??
Ma che cosa ? Bisognerebbe farlo spiegare ad un comico perch altrimenti vieni preso per fesso... (Parlo a me stesso naturalmente e a chi vuole sentire )
Se un'architetto oggi debba avere coscienza del proprio impegno civile?
Si pu credibilmente ragionarne? Se non muta qualche cosa di profon
do nella realt che si vive? Chi st per sprofondare nella mota oppure solo per campare... pu avere coscienza dell'impegno civile ? E chi pro
venendo da famiglia ricca o benestante che non ha problemi di sussis
tenza e conosce la realt per come gliel'anno raccontata pu ragionevol
mente interrogarsi sulla coscienza dell'impegno civile ? Tale dibattito si pu estendere forse tra chi sogna ad occhi aperti senza contaminazioni di nessun genere ovvero tra Angeli e nuovi Angeli...
A parlarne con seriet si rischia davvero di far la figura dei fessi ma per dirlo con tenerezza !
Come se oggi l'architetto dovesse essere bravo per lavorare... ma ci si mai domandati se l'ultima cosa ? Conta, se conta , essere alla mano di chi comanda..., meglio al piede e quindi imparare a galoppare, fare l'architetto secondario... spesso una vera perdita di tempo... meglio fare le parole crociate e insegnarle a fare perch possono chiedertele anche all'universit dove vuoi studiare...
Questo non pessimismo solo una forma di ottimismo critico di nuova concezione ...
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7965
di maurizio zappal
del 25/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
E' chiaro che alla poliziotta "guida" sfuggita l'anagrafica. Bont sua, ininfluente.Ed , sempre chiaro che non avevo nessuna intenzione di prendere le misure n a Cutolo n a Boeri! Il busillis, era per me, l'accanimento indagatorio degli architetti salottieri e non! La mia citazione equivaleva a dire "scagli la prima pietra", chi non ha, professionalmente, avuto sospetti che dietro un proprio lavoro, qualcosa nn funzionasse!E come, cercando di salaguardare il proprio operato, ne sia uscito con la soddisfazione di averlo realizzato contro tutti e tutto, intriso di virus contaggiosi ma fondamentalmente "pulito"!Insomma ,cara poliziotta, mi sembra utile ricordarle che una progettazione e una direzione lavori (nn il ns.caso!) per cose ben pi piccole della Maddalena, in Italia, sono complicatissime e rischiosissime!Fondamentalmente essendo un pragmattico frequentatore di muratori, carpentieri, falegnami, fabri, imprese e amministrazioni, dico che chi parla ed ha parlato sul caso Maddalena cos very intellettualmente o non ha mai fatta la reale professione dell'architetto o un gran rappresentante del name-dropping (che tradurrei sbrizziamento di nomi!) molto in uso tra la NUOVA CRITICA DELL'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA . Sempre a disposizione per stappare...ma senza filosofia und sociologia a quattro un soldo.
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7964
di renzo marrucci
del 25/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Meglio stappare le bottiglie di questi tempi... meno impegnativo e senza dubbio pi piacevole. A furia di stappar bottiglie si possono fare architetture traballanti? Ho conosciuto architetti che beveveno come spugne per le architetture erano buone e interessanti... proprio il tempo, cio l'epoca, che induce a far architetture traballanti e senza bisogno di altro liquido n del nettare di bacco.
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7963
di renzo marrucci
del 25/03/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Trattasi di semplice sceneggiata all'italiana, del resto molto diffusa nel panorama dell'architettura italiana e non solo... ma del resto se non si sostengono tra di loro... il mercato di questi tempi duro per tutti per cui
si pu capire... Un cordiale saluto
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7962
di Vilma Torselli
del 25/03/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
effettivamente, sono d'accordo con Marrucci (una volta tanto!): un bello spot pubblicitario, non c' che dire, complimenti a A.S., che leggo da sempre con assiduit e piacere, ma soprattutto a lei!
Tutti i commenti di Vilma Torselli
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7961
di guida
del 24/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Fabrizio Zappal,
credo importante anche io fare bene la bottiglia.
E pure che munno iera, munno i e munno adda esse. Non sono di casa nei salotti buoni, non sono fra i saranno
famosi, non sono abbonata ad Abitare e non ho mai lavorato per Boeri. Solo
credo che, appunto, in un posto dove importante fare bene la bottiglia,
si sarebbe potuto parlare della qualit della bottiglia. In questo cavolo
di paese non possibile fare un lavoro serio senza incorrere in un blocco
mostruoso di intrecci legati al malaffare. Questo rende la qualit della
bottiglia un dettaglio trascurabile. Come dire: parli a Raffaele Cutolo e
ti proeccupi chi sia stato il sarto che ha cucito il cappotto di cammello
che portava al maxiprocesso per farsi pi bello (tanto per fare una
citazione).
Cari saluti e buone bottiglie. Anche stappate.
Ig
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7960
di Renzo marrucci
del 24/03/2010
relativo all'articolo
Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Scusi De Matt per si capisce solo che ne parla bene dell' A. Saggio e fa sempre piacere specialmente all'autore... ma non si capisce il perch!
Ci faccia capire... visto che sul nostro tavolo non arrivato...
Tutti i commenti di Renzo marrucci
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7959
di maurizio zappal
del 24/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi sembra di assistere soltanto a discussioni da salotto! Nel quale, salotto, di quello buono che non si utilizza mai per non sporcarlo,tutti amici e falsi nemici! Li definirei tutti, i partecipanti, i "saranno famosi" anzi di pi, qualcuno lo gi! Io che famoso non sono e credo proprio di non diventarlo mai alla mia et, mi meraviglio di cotanta fame(a) di capire, di scoprire, di indagare, di sospettare! Dalle mie parti, certo non a Liverpool, si dice :"munno ha stato e munno "! (traslate: mondo stato e mondo !). Ancora mi ricordo dell'Universit, nelle fumose (non eravamo ancora perseguitati incivilmente con vietato fumare in classe!) revisioni con l'unico mio vero modello di riferimento, A.Anselmi che mi diceva (anni '80): non credere che nelle altre parti del mondo non esista la corruzione! Prendi la Francia che, lui conosceva molto bene per aver costruito un p di roba, esistono e coesistono le condizioni per fare buona architettura. La riconoscibilit della nostra professione (architetto), la semplificazione delle norme (tutto in un testo di nn pi di 200 artt.li), la velocit burocratica, il senso alto dell'estetica, la cultura, la politica intelligente, il business e la corruzione! Metaforicamente ma non troppo, si trova sempre un accordo tra tutti e tutto , perch l, In Francia, altissimo e inderogabile il senso della "cosa comune"! Insomma Anselmi utilizzava questo esempio: Ci sta tutto nel pensare una "bottiglia" ma l'importante, in Francia, fare bene la bottiglia. Ancora oggi penso e ripenso a questo semplice messaggio stagliato e impresso nella mia mente che mi accompagna sempre nel verificare le differenza che colgo tra un mondo a due passi civile ed uno, soltanto fatto, di furbi che sembrano aver scoperto l'acqua calda! ...e continuate a fare sempre pi i poliziotti...e sempre meno gli architetti!
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7958
di Antonino saggio
del 24/03/2010
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Architettura e modernit
di
Brunetto De Batt
Grazie per avere consigliato il libro.
Da qui si accede ad una ampia preview
http://saggioarchitettura.blogspot.com/
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7957
di Irene Guida
del 23/03/2010
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Il 'particulare' di La Maddalena
di
Paolo G.L. Ferrara
Non credo si tratti della vecchia questione del critico contro l'operativo.
Credo si tratti di qualcosa veramente tanto tanto pi grave: possibile, in Italia, fare politica con qualsiasi mezzo? Architettura inclusa? E se non possibile fare politica possibile fare cultura?
Stiamo votando delle elezioni silenziate, non c' alcuna forma di dibattito. Questo dovrebbe un po' rispondere.
E se non possibile fare politica in questo paese, non possibile nemmeno fare cultura, e non possibile nemmeno fare bella architettura.
Boeri ci ha provato. Non credo la questione sia se in mala fede o in cattiva fede. Ci ha provato. Forse ne uscito sconfitto, suo e nostro malgrado.
Spero solo non ci attenda una nuova stagione come gli anni di piombo.
Spero.
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7819
di mario la barbera
del 17/03/2010
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La Valle dei Misteri
di
Mario La Ferla
dopo tutto ci che ora successo a castelvetrano, px questi articoli non vanno alla procura di marsala x riaprire le indagini sul belice e fare chiarezza e rendere giustizia e riabilitare il buon nome di questa terra...
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7818
di Renzo marrucci
del 10/03/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Scrivere fare cultura o controcultura che poi fare cultura in antitesi non implica lo stare in poltrona e avvitarsi in riflessioni narcisistiche o barbo barocche annaffiate da litri di vino e piattini di salame puro o piccante...
secondo il gusto... Anche cos, ma per me, e non solo per me... vuol dire essere e sentire, vivere tra persone e magari offrire esempio con la propria realt senza ricorrere a vari o diversi trombini o trombette. Offrirsi personalmente autenticamente e si pu solo migliorare e talvolta anche sparire dalla circolazione dei vivi. Non vedo e non capisco come potreb
be essere diversamente ! Senza ripari e semiripari e senza paura dei propri limiti... dura... ma c' da crederci davvero!
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7817
di Renzo marrucci
del 02/03/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Fare cultura non vuol dire parlare o scrivere a vuoto e non vuol dire divagare e non vuol dire fare sfoggio di un sapere fine a se stesso ma oserei dire che " fare cultura" non ripetizione del nulla o reiterazione della forma . Dire quello che si pensa costituisce una buona semplifi
cazione della realt e soprattutto aiuta a riportare il confronto sui conte
nuti... in parole semplici aiuta a divulgare la realt a e non ha eluderla.
Cultura una parola giovane e organica...
Credo che abbia una grande forza di innescare una operazione di grande aiuto per chi voglia comprendere la realt e dare il proprio contributo a migliorarla.
Poi ad ognuno la propria disponibilit e libert di azione morale e di altra natura. Capire per esempio che fare cultura non solo organizzare mostre sfilando quadri dai musei secondo i circuiti tradizionali espositivi
ad uso dei soliti stregoni spendendo enormi somme di denaro pubblico
e lasciare le periferie allo stato della condizione attuale. Fare cultura soprattutto agire nella societ secondo i benefici della partecipazione alla bellezza e esercitare l'uso della bellezza per elevare la vivibilit della citt. Non esibizione per speciali palati di primarie opere facendo riferimento ad un settore della societ. Generare dalla vita e non dalle cantine dei musei... La vita presente l'oggetto primario della cultura come esercizio critico della realt... volto a capire dove sono gli errori e dove sono le malversazioni e dove sono le incompatibilit che rendono difficili le aspettative di vita e di speranza nel futuro. Alla ricerca di un ottimismo che reale fiducia nella vita e non illusione pubblicitaria sulle idee e coercizione della speranza. La speranza deve essere restituita alla vita e alla societ e non vedo un'altra possibilit utile per rigenerarne la materia se non il ricorso alla scaturente flagrante reale condizione della vita e dei suoi contenuti espressivi.
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7816
di giannino cusano
del 01/03/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
X Renzo
Parlare e scrivere, "fare cultura", a me non basta. Dal mio punto di vista riflettere assiame serve ad agire mettendo a fuoco linee d'azione efficaci: non sempre ci si riesce ed occorre esserne umilmente consapevoli. Decenni di pagine, spesso di altissimo livello, per trattare per esempio la "Questione meridionale" sono state utili e importantissime, da Giustino Fortunato ad Antonio Gramsci a Manlio Rossi Doria, Francesco Saverio Nitti e all'ottimo Francesco Compagna, per citarne pochissimi. Ma qual il punto in cui il pensiero diventa azione? Come lo si innesca? Molti, specie liberali eretici, hanno riflettuto sui rapporti fra politica cultura. Ma ora di dire che la politica (nel senso nobile, non quella partitica) E' cultura e viceversa, o finiremo sommersi dalle idee e scollati dal mondo.
Carlo Rosselli, avendo compreso che occorreva combattere Franco per indebolire Hitler e Mussolini, e dopo aver fatto opera di persuasione, part per la Spagna con la Colonna Italiana di Giustizia e Libert. Non attese certo il placet da Mosca, come invece decero i partiti repubblicano, socialista, comunista. Cosa che avvenne molto tempo dopo e secondo le convenienze del Cremlino. Part e basta..
Benedetto Croce ha scritto un bellissimo libro: "La storia come pensiero e come azione". Andrebbe studiato fin dalle scuole medie. Quando pensiero e azione giungono a coincidere pienamente, il che raro, storia e poesia combaciano. E questo particolarmente vero per la cosiddetta "urbatettura".
Ma a mio avviso in Italia siamo ormai a mezza via tra la Repubblica di Weimar e qualcosa d'altro che non (o)so immaginare.
"Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta senza badare a rinunce per riconquistare la libert perduta" disse, appena eletto Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
E oggi?
Ciao,
G.C.
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7815
di giannino cusano
del 01/03/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Pagliardini ha scritto:
"ieri ho dato la mia firma alla Lista Bonino-Pannella, come ho fatto tante altre volte, non perch poi li voter (neanche a parlarne oggi, anche se l'ho fatto in passato) ma perch la chance va comunque garantita, non dico a tutti (per motivi pratici) ma in base a regole uguali per tutti."
ed , volrairianamente, lo spirito giusto: si consente ad altri di concorrere e a ciascuno di avere una possibilit di scelta in pi. Si pu firmare una lista anche solo per votarle contro: pi che legittimo. Ma, appunto, per votarle contro bisogna che si presenti.
Il solito, annoso problema degli autenticatori: attualmente oltre 200000 + 100000 persone autorizzabili dai Sindaci = 300000 (trecentomila). Eppure spesso si sono dichiarati non disponibili, magari perch aderenti ad altri partiti.
Come sia, negli anni '90' in Basilicata offrii pubblicamente e molto volentieri tavolo e autenticatore, di cui disponevo, a tutte le liste che avevano problemi di Cancelliere. Qualcuno se ne avvalse. E non immaginavo che la cosa rimbalzasse fin sui TG nazionali, ma and proprio cos.
A curare il proprio orticello minando nottetempo quello del proprio vicino c' il rischio, una mattina o l'altra, di saltare tutti per aria ... :)
La ringrazio,
G.C.
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7812
di renzo marrucci
del 24/02/2010
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Il coccodrillo come fa...? la politica lo sa
di
Paolo G.L. Ferrara
Piacerebbe sapere Il prof. dr. Antonino Saggio della Sapienza di Roma quale contributo vuole portare alla gi consistente confusione italiana con il suo blog sulla pagina di antithesi. Impermeabile e autonomo si concede alla visione senza contraddittorio forse per timore di ricevere delle critiche ? Oppure cos sicuro delle approvazioni ? Oppure puro narcisimo intellettuale o roba simile... sia detto per necessit di capire come mai ci si protende per immagini autocelebrando un vizio gi molto consistente in giro e senza uso della parola quando in realt ce ne sarebbe almeno in parte bisogno...
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7805
di renzo marrucci
del 17/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Bravo Giannino! Io credo che la cosa importante sia parlarne e scriverne.
Farne cultura o contro cultura. Seguendo il filo della quotidianit. Le posizioni estreme consentono solo di essere messi fuori luogo e tempo... La crosta per essere buona deve avere una ferita da proteggere ... La crosta della societ attuale fine a se stessa...non una cosa sana...
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7804
di pietro pagliardini
del 17/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Architetto Giusti, lei dice: "Deve l'architettura, per essere tale, costare tanto?
deve per forza esser fatta di gestualit, sfoggio di materiali pregiati e costosissimi (solo perch firmati da corrotti designer) oggetti, oppure no?" e mi invita a nozze: no, no , no. Solo che risponderei no anche se i designer fossero onesti.
A Cusano, che sulle elezioni ha perfettamente ragione dico, per quel che vale, che ieri ho dato la mia firma alla Lista Bonino-Pannella, come ho fatto tante altre volte, non perch poi li voter (neanche a parlarne oggi, anche se l'ho fatto in passato) ma perch la chance va comunque garantita, non dico a tutti (per motivi pratici) ma in base a regole uguali per tutti.
Saluti
Pietro
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7803
di giannino cusano
del 16/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Bene, Giusti: le sono assai grato di questo suo intervento.
A ottobre del 1995 firmai come "direttore responsabile non iscritto all'albo dei giornalisti" un numero ad hoc di "Rivoluzione Liberale", un foglio A3 che, predenunciandomi asssieme a data, ora e luogo, iniziai a distribuire a Trastevere. Dopo un po' si presenta un signore e senza dire una parola tenta di prendermi tutti i giornali. Gli dico "Uno, se lo vuole: non tutti" e quello urlando e cercando di strapparmi tutto di mano:"MI DIA QUEI GIORNALI!". Gli urlo "COSA VUOLE, LEI? NE PRENDA UNO E BASTA!" e allora quello caccia un tesserino della Digos. Sono stato denunciato per diffusione di stampa clandestina e altre amenit del genere. Con me, anche il prof. Romano Scozzafava, docente di Statistica e Calcolo delle Probabilit all'Universit di Roma e uno dei massimi matematici italiani: anche lui aveva firmato il suo numero di Rivoluzione Liberale. Sto ancora aspettando il processo. Vorrei tanto che un Giudice mi levasse una curiosit: come mai la Costituzione garantisce a tutti i cittadini la libera espressione del pensiero attraverso la parola e lo scritto, e poi bisogna sottostare all'Albo dei Giornalisti persino per fare un giornalino di quartiere col ciclostile. Norma fascista, come l'Albo dei Giornalisti e gli Ordini, utile solo a controllare chi e cosa scrive, dato che anche un giornalino deve avere gi l'autorizzazione della Questura e chi scrive personalmente responsabile penalmente e civilmente di ci che scrive, indipendentemente dalla sua isrcizione all'Albo. Ma non ho avuto ancora l'onore e il piacere di un processo e temo che mai lo li avr.
Le dico questo per dirle che fu un buco nell'acqua e che si, va benissimo, sono pronto pure a finire dentro, ma bisogna fare in modo che la cosa colpisca nel segno e non venga sommersa dalla bambagia di regime Soprattutto, che faccia saltare contraddizioni dentro gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri. Ci penso spesso e faccio il possibile perch la cosa maturi nel migliore dei modi.
La ringrazio ancora :)
G.C.
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7802
di christofer
del 16/02/2010
relativo all'articolo
Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Sig. Cusano, essendo esattamente e coscientemente nella sua stessa posizione rispetto all'ordine, mi associo alla protesta ed anzi gi lo faccio con immaginabili difficolt lavorative (come se non bastassero quelle che gi normalmente ci sono).
Sono pronto ad andare in galera, visto che mi permetto di progettare solo in nome di un diploma di laurea conseguito con il massimo dei voti e, per giunta, anche con l'esame di abilitazione superato con facilit........
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7801
di giannino cusano
del 16/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
PS: tornando all'architettura, intendo solo dire che da noi non fa eccezione dall'andazzo generale. Chi conta si d delle regole ben sapendo che non potr o vorr rispettarle. Esattamente come quella delle firme per le liste elettorali.
Per fare un solo esempio, le regole della deontologia professionale dell'Ordine. Che imporrebbero, a tutela degli iscritti, la sospensione di persone come Casamonti indipendentemente dall'esito delle azioni giudiziarie. Perch? Semplice: perch c' pi di una sua chiara ed esplicita ammissione, conosciuta via intercettazioni telefoniche, di aver contribuito a falsare concorsi: violando cio il principio di libera concorrenza delle idee. E l'esito giudiziario della sua vicenda, come il giustizialismo, non c'entra nulla. C'entra un organo di garanzia che quando necessario non garantisce nulla e nessuno, in barba ai suoi stessi statuti che viola sistematicamente. Specie nei confronti di chi verosimilmente, paga bene perch lavora tanto: con i sistemi che sappiamo!
Ottima occasione, dunque, perch gli iscritti onesti e corretti si autosospendano, in mancanza del rispetto delle regole che l'Ordine (di Stato!) a chiacchiere si dato. Qualcuno, in quasi un anno e mezzo l'ha fatto ? O almeno ci ha pensato? Nessuno! Io non posso, perch con questa Corporazione non ho n voglio aver nulla da spartire. E prima o poi, previa autodenuncia all'autorit giudiziaria, inizier a firmare progetti a chiunque, con la dicitura in bella vista "GIANNINO CUSANO, NON ISCRITTO ALL'ORDINE DEGLI ARCHITETTI" , se pi avere efficacia: non ho la vocazione di Giordano Bruno o di Savonarola.
Ma di cosa ci si lamenta, se non ci si ribella con i fatti, invece che con lamenti e mugugni? Continuiamo ad andare ai sabati fascisti in camicia nera, giudicandoli delle buffonate e mugugnando malumori, solo perch non si campa senza? E con chi ce la pigliamo, poi, se non anzitutto con noi stessi?
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7798
di giannino cusano
del 16/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Non so se i designer italiani di successo sono corrotti, come suggerisce Giusti, o no. So che ogni giorno che passa le leggi in Italia sono sempre pi un optional, anche (non solo) perch troppe e confuse. E parto da cose piccole: queste elezioni regionali prossime venture, all'insegna della pi totale illegalit6 e spregio delle regole. A sinistra come a destra, nel PD come nel PdL. Le firme, per es.: per presentare liste, se non si gi in parlamento regionale, occorre raccogliere firme autenticate e certificate da pubblici ufficiali che siano sul posto. Il PD deve presentarle, perch 5 anni fa non c'era. Vi pare che abbia difficolt? Nessuna: piglia un po' di elenchi vari e "firma" a filo dritto in nome e per conto di ... poi firma anche per eventuali liste civiche e liste civetta. A volte, si fanno le candidature DOPO aver raccolto le firme: cosa illegale, perch i cittadini per legge devono sottoscrivere liste gi formate. Per Forza Italia e AN, quando c'erano, era lo stesso. E sar lo stesso per il PdL. Intanto, chi rispetta le leggi non ha nemmeno il supporto della pubblica (dis)informazione e deve spendere, oltre tutto, un mucchio di tempo per spiegare ai cittadini come mai sta chiedendo loro una firma.
A qualcuno viene in mente di cancellare questa legge inutile e infame? No: perch fa conodo eliminare sulla linea di partenza dei potenziali concorrenti scomodi attraverso l'illegalit e la concorrenza sleale. Ecco un esempio piccolo ma assai significativo: le leggi si fanno per fottere i pi deboli e "i fessi" che le rispettano. Il che significa: caro cittadino onesto, vuoi cavartela anche tu? Impara anche tu a non rispettare le leggi, allora: ecco come la corruzione dilaga. E questo discorso vale per l'abusivismo, i concorsi di idee e di architettura che non si fanno e se si fanno solo per fottere le idee, e cos via.
E non per parlare di politica: che ovunque ti giri trovi situazioni analoghe. Una ricerca condotta in sede UE ha documentato che tra i paesi europei l'Italia , nella percezione dei suoi cittadini, il paese pi corrotto d'Europa dopo la Grecia.
Ma allora: un miracolo che persone come Stefano Boeri, ottimo professionista a mio modo di vedere, riescano ancora a mettere ancora a segno qualche risultato, fino a priva contraria.
La situazione pericolosissima e noi viviamo e discetiamo tranquilli della crisi, di come ne usciremo ecc. , ma siamo ridotti peggio di Weimar. Quando dici cose del genere, ti danno della Cassandra, dell'esagerato. Salvo poi che subire tutto questo non tocchi proprio a quelli che fino al giorno prima ti accisavano di disfattismo e di pessimismo. E ne ho viste mica poche, di situazioni del genere, nella mia vita. Durante l'assedio del ghetto di Varsavia i pi colpevoli, a mio avviso, non furono tanto i nazisti, ma quelli che ai tavoli dei caff nelle piazze poco distanti continuavano indifferenti a ordinare ostriche e a brindare a chanmpagne, come se nulla stesse accadendo. Come se, una volta eliminate certe anomalie (=persone) la vita potesse tornare bella e felpata e da godere come prima. E lasciamo pure che crepino quegli altri, allora. Purch serva a tornare quanto prima alla normalit, a caviale, pellicce e champagne e purch non tocchi a noi. Salvo poi che il destino dei pochi non fa che prefigurare quello di tutti.
Sono anni che dico che l'aria in Italia mefitica. E in cambio, il rompicoglioni sei tu, non chi viola le leggi in modo sistematicxo. E sono anni che dico che prima o poi finir per chiedere ASILO POLITICO a un altro paese UE e che bisognerebbe essere in tanti. Non una boutade o un'esagerazione: in questo paese la democrazia commissariata da oltre mezzo secolo: un fatto non pi solo formale, ma ridotto ad apparenza. E oggi che sente la stessa necessit di asilo politico all'estero anche il mio amico Pannella con altri che se ne stanno convincendo, spero che si sar in molti e che la cosa abbia un qualche effetto su questo paese dormiente. Male che vada, si star in buona compagnia. Il Fascismo non mai morto, in Italia, e non necessariamente si chiama destra o va identificato con Berlusconi.
L'ignoto non deve far paura: deve spaventare il gi noto e l'abitudinario, specie quando le abitudini sono quelle, pessime, che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi.E non si fa assolutamente nulla!
G.
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7796
di christofer giusti
del 14/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Le debolezze umane sig. Pagliardini?
poniamola allora in termini di architettura.
Ci che stato fatto alla Maddalena, per citare l'esempio che in questi gg va per la maggiore, ritiene che sia espressione di debolezza, corrotta e lasciva, decadenza, crisi ideale ed intellettuale, oppure secondo lei il tramite della corruzione, della , a pochi concessa, vicinanza a certe persone o enti, hanno dato effettivamente come frutto una architettura vera, onesta, etica e pregna di significato?
Deve l'architettura, per essere tale, costare tanto?
deve per forza esser fatta di gestualit, sfoggio di materiali pregiati e costosissimi (solo perch firmati da corrotti designer) oggetti, oppure no?
deve essere la manichea e superficiale imitazione degli aspetti pi epidermici dei maestri del "moderno" o c' dell'atro?
deve esser fatta solo dai paraculati figli di pap (Boeri, Casamonti), che per giunta si prestano volentiri a dare la proprio opera in mbiti loschi, o forse da altrove verrebbero dei messaggi diversi?
era la Maddalena il luogo dove l'architettura dovesse esprimersi?
architettura ci che si produce e si pone come facciata e espressione di corruttela, lucro di denaro (qulcuno ha scritto che su 350.000 euro, 60.000 sono il frutto di "gonfiaggio" dei conti)
nessuno nega che la natura dell'uomo abbia insite delle debolezze, ma, da architetti, bisogna sforzarsi di mantenere un'etica (peraltro auspicata molto ipocritamente dall'ordine stesso) oppure dobbiamo fingere che i reali "contenuti" dell'architettura risiedano nelle modaiole e puttane gestualit dei blasonati Boeri e Casamonti?
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7795
di Renzo marrucci
del 14/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Fossero solo molte leggi... Le molte leggi derivano, si motivano nelle precedenti leggi, per cambiare o per nascondere o per permettere o per
impedire... Un uso leggero e intenso per muovere le cose ai fini dei fini che la societ presenta rispetto ai gruppi di potere... Cio chi st al comando cerca di muovere secondo il senso che si muove, cio interes
si che se coincidono con la necessit un bel caso...
Quindi molte leggi ma leggi parziali e sbagliate... Il serpentone dove comincia? Da quando hanno capito che chi al governo il tempo non gli basta, cio mobile e cambia quello che pu e che gli conviene...
In questo contesto difficile muoversi, pensare... ed anche difficile vivere da quello che vedo in giro e capisco io ... Non voglio fare il pessimista ma anche l'ottimismo a vuoto mi stufa e da qualche volta fastidio...
Se la societ diventa sempre di pi un pastrocchio come fa a sviluppare la citt secondo criteri umani e sociali? Se il bene da raggiungere deviato nella sua concezione semplice e naturale quale lospirito con il quale unarchitettooggi esercita il suo mestiere ? Ogni mestiere un valore ed tale fin tanto che il valore ideale rimane... Lo stagno cio l'ambito sociale della cultura bolle e ribolle su se stessa ... come le leggi che attraversano iter incredibili per arrivare strozzate nella societ... come possiamo pensare di fare architettura e migliorare le citt ? Chi si salva da questo ribollire di fatica e di senso del denaro che diviene unico valore della vita ?
Spero di essere stato pi chiaro...
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7793
di giannino cusano
del 14/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Pagliardini, certo che sono d'accordo. Il problema non "cambiare la natura umana": il punto conoscerla e tenerne conto attraverso poche leggi e chiare. Soprattutto, facendole rispettare: ognuno di noi onesto fino a quando non si comporta disonestamente e il platonismo per cui gli onesti devono governare non ha senso, dal mio punto di vista. Ha senso prevenire il pi possibile le occasioni di poteri non controllabili, dunque corruttibili.
Nemmeno io leggo la storia sotto il profilo della corruzione, ma le Corporazioni (e gli Ordini ne sono parte) sono poteri incontrollabili e incontrollati. Quando si formano le terne tra le quali scegliere poi chi deve andare in commissioni edilizie per pilotare appalti in cambio di incarichi, il diritto che va in crisi: non tutto cos, sia chiaro. Ma i punti caldi sono stati gestiti spesso in modo fraudolento. Lei provi a suggerire il sorteggio, e poi mi dica se viene adottato. Era cos persino per gli scrutatori elettorali. E allora: questi Ordini prenderanno provvedimenti? Si, se conviene loro dissociarsi da chi delinque, isolarlo per proteggere il sistema.
Denunciare la corruzione non moralismo pericoloso: indispensabile per capire le storture del paese. E purtroppo dai tempi di Bonomi e di Federconsorzi, per fare un solo esempio, le cose sono andate cos. Regole sbagliate fatte ad uso e consumo di un sistema corporativo che inevitabilmente si corormpe e corrompe. Queste cose le scrisse e denunci puntualmente uno dei miei maestri, Ernesto Rossi, che dopo il confino a Ventotene con Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni, anche dopo il fascismo continu a fare entra ed esci in galera per averle denunciate. Tanto da scrivere un corposo e interessantissimo "Elogio della galera" edito da Laterza. Non leggere la storia sotto il profilo della corruzione: ma se il sistema tarato su questo uno che fa? Non lo dice?
Poche leggi e chiare: ma intanto, pi si invoca questo slogan sacrosanto, pi nei fatti si va nella direzione contraria. C' da chiedersi "come mai?", no?
Quando gli rimproveravano di essere pessimista, Leonardo Sciascia rispondeva "Non sono io pessimista: la realt, che pessima!" Chi riformer questo paese nei pochi punti caldi in cui ne ha bisogno, se pi quanto pi si parla di riforme tanto pi nei fatti si fanno controriforme?
La saluto
G.C:
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7787
di giannino cusano
del 13/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Gli Ordini? Ma se l ha sede la Cupola , cosa ci si aspetta che facciano? Che sconfessino i propri affiliati tradendo s stessi? Sia chiaro: quando dico "affiliati" non mi rifersico indiscriminatamente a chi iscritto; dico solo che la Cupola ha il suo nocciolo infetto in una polpa viva che ne viene pian piano fagocitata. Gli Ordini vanno abrogati dal basso: con la scure, se necessario. Ma la vedo difficile. Il livello di corruzione e di degrado civile del paese ormai al di l di ogni immaginabile soglia. Il che significa che siamo pronti ad accettare supinamente qualsiasi avventura cieca e illusoriamente salvifica.
G.C:
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7790
di pietro pagliardini
del 13/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Cusano, io sono totalmente d'accordo con lei sugli Ordini.
Per, per natura, non riesco a leggere la storia (e neanche tanto la cronaca) sotto il profilo della corruzione, anche perch alla lunga pu portare verso strade pericolose.
Io vedo gli Ordini come espressione di una societ corporativa al cui vertice c' uno Stato invadente e pervasivo che soffoca, o almeno non incoraggia, ogni iniziativa proveniente dalla societ civile (termine abusato ma ci siamo capiti).
Molto Stato, molta corruzione. E gli ordini fanno parte di questo Stato (di cose).
Tacito diceva: Corruptissima respublica plurimae leges, cio uno Stato molto corrotto produce molte leggi.
Attualissima considerazione, ma vale anche al contrario: molte leggi (cio molto Stato,) creano corruzione. Lei, da radicale, sono certo che sar d'accordo con me e non apparterr a coloro che vogliono cambiare la debole natura umana.
Saluti
Pietro
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7789
di giannino cusano
del 13/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Renzo, sono convinto da tempo che gli Ordini vadano abrogati. La vedo dura, ma ne sono convinto. Il resto di quelllo che hai scritto, bench vi colga come un flash, un barlume di vita, francamente non l'ho compreso nemmeno affidandomi ai lati pi captanti del mio pur pullulante inconscio :)
Ciao
G
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7788
di Renzo marrucci
del 13/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Pensierino per Giannino...
Mentre il nostro Janni s'accalora contro il ponte che gli farebbe tanto bene alla salute ma...
cosa successo Giannino ? Ma sei proprio convinto anche te della loffia e archiloffia, arc(h)imatura e un p rafferma statica incrostata condizione dello stato degli ordini italiani e mi riferisco... a quelli degli architetti italiani che gli altri non li conosco ... In questa realt pavida ma che dico pavida... madornale! o se preferisci archipavida... occorrerebbe una disperata mossa in avanti e non indietro... a impantanarsi... come invece accade ! O forse non neanche possibile pensarla una mossa nella pietrificata essenza raggiunta ch si sbriciola tutto e allora... sal
viamo l'oracolo della sopravvivenza ???
Lo stagno fermo, macera e bolle e poi ribolle chiss in quali miasmi
si profonder o meglio si sprofonder... ma gi i nasi han perso sensi
bilit... siam diventati lentamente resistenti e la pelle s'indurisce come le papille... saranno i giovani a soffrire e a piangere amare conclusioni ma comunque interessante constatare che la gara tra gli architetti italiani, dall'una e l'altra parte, trionfa nella perseveranza del picco nulla...
Sar un pensiero d'ottimismo ?
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7783
di marco ferri
del 11/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Gli Ordini devono fare il loro dovere si, e anche la magistratura. Ma spesso non c' bisogno di una sentenza o di un richiamo disciplinare per capire con chi si ha a che fare. E nel caso particolare leggedno le intercettazioni si delinea una figura chiara netta, che non ha bisogno a mio parere di "interpretazioni" e di quesiti aprendo dibattiti sul nulla. Le persone cos si chiamano in un unico modo.
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7786
di christofer giusti
del 11/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
La volpe perde il pelo ma non il vizio:
di questi ultimi giorni la notizia del presunto reato di corruzione commesso da bertolaso e vari altri, tra tenici e imprenditori, e desunta da varie e amene intercettazioni telefoniche coinvolgenti vari "traffici", di varia "natura" ( in una il Bertolaso pare volersi assicurare una "ripassata" con una gentildonzella di suo gradimento, in cambio dei suoi "favori")
Ma, la volpe in questione il nostro collega e "amico" (non per gli invidiosi o gli esclusi si intnde) Casamonti , il quale, di nuovo, forte del regime che dal 2008 in qua si reistallato, si fatto disinvoltamente intercettare in amena conversazione di malaffare col Bertolaso.
Il tema pare fossero gli appalti milionari alla Maddalena.........
Ma il pelo sarebbe bene coltivarselo nello stomaco, di modo da essere avezzi ai conati di vomito e perdere cos la capacit di distinguere il bene dal male......
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7782
di Yuri spalletti
del 10/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Beh aspettiamo che l'inchiesta si concluda e poi che gli Ordini facciano il proprio dovere
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7781
di Luca Ugolini
del 10/02/2010
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Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di
Paolo G.L. Ferrara
Concordo che la principale "tragedia" qui narrata sia la valenza -affatto-etica con cui attualmente viene trattata l'architettura e chi la pratica.
E, poi, di quale architettura stiamo parlando? Di quella modaiola - e per ci "moderna" - reallizzata scimmiottando realt e contesti che poco hanno a che fare con le vere emergenze che abbiamo qui in Italia?
Il dubbio mi assale: quanti riropongono clich puramente formali e quanti invece s'interrogano su le questioni di metodo che poi hanno generato quelle opere?
Spesso cos si elude una delle principali problematiche della nostra attuale condizione: chi che ci protegge dalla mala-architettura, oggi?
....perch, oramai, la fanno quasi solo i nuovi palazzinari: ovvero i veri committenti dei professionisti ....ma chi difende pi gli interessi dell'utente finale (privato o pubblico che sia)?
Le riviste possono essere un bello specchietto per le allodole....soprattutto in un contesto abbastanza povero come quello accademico in Italia....anche qui lo scambio reciproco di favori...immagino ad alto contenuto scientifico!...imperversa.
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7780
di Renzo MARRUCCI
del 02/02/2010
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Il coccodrillo come fa...? la politica lo sa
di
Paolo G.L. Ferrara
A Ferrara
Sar questione di coccodrilli? Certo, l'immagine procura una certa suggestione, ma credo che sia una questione di mentalit collettiva pi che mai... Chi manda avanti i crostosi coccodrilli (per usare l'immagine di Ferrara)? Sar il fato oppure un certo tipo di lavoro o di interessi, di cultura o che altro? La chiave nella mancanza di senso della collettivit che prevale e quindi prevale tutto il resto... Ci che fa diventare la cultura una idea anzich no e via dicendo... Il rapporto con la societ friabile come lo sono le montagne che franano addosso alle citt, seppellendo intere famiglie nella comune speranza dello speriamo che non succeda mai e dello speriamo che non succeda pi... Si va avanti cos e cos vanno avanti i nostri e vostri politici... i nostri ei vostri uomini di cultura nelle loro posizioni originali e individuali. Siamo un popolo animato da un forte senso della speranza e allora si risorge da ogni misfatto e da ogni realt in un modo o nell'altro mi pare, con la stessa flemma dei cosiddetti poveri coccodrilli che quando perdono la giornata (la preda) si ritirano sulla sponda con santa pazienza, in attesa... Questi antichi animali hanno la giornata dura, cercano di campare anche nell'equilibrio generale della forza della natura o della societ ... Se invece noi vogliamo pensare in modo pi civile, allora ci tocca dire, per esempio, che la materia edilizia non un modo per trovare denaro ma una condizione per migliorare la vita dell'uomo e fargli assumere il meno possibile atteggiamenti pi o meno tribali.
Ci tocca dire che in Italia si odiano i Centri Storici e allora si lasciano franare sotto gli occhi di tutti gli edifici che andrebbero tenuti sotto responsabile controllo . E' un odio che viene camuffato con il sorriso dell amore, cio si dice che il centro storico bellissimo e che con il paesaggio una ricchezza... il bel paese ecc... ma non si fa nulla per tutto ci che viene ritenuto una risorsa da decenni e pi, anzi si continua a fare leggi e regolamenti che ne abusano e ne ritorcono le qualit... oppure si effettuano falsi protezionismi e si lasciano deperire le potenzialit , nella tutela pi ottusa e nella pi grigia salvaguardia, favorendo l'esodo e con esso la progressiva decadenza fino a morte sicura. Ci tocca dire che questo accade oggi in Italia, sia da destra che da sinistra e in Sicilia in un modo e in Toscana in un altro, come in Veneto e in tante altre storiche e affascinanti regioni. Tutto ci mentre i nostri baldi ministeri, sempre sullattenti, non capiscono la realt in cui operano senza nulla di chiaro e serio per recepirne i problemi. Non possiamo evitare di dire che pi che si va avanti le leggi della tutela si fanno pi ingarbugliate e peggiorano con tanta nostalgia delle origini. Sono passati i ministri, ma nulla o poco pi di poco cambiato se non nella burocrazia formale di gattopardesca memoria.
E allora speriamo, non rimane che continuare a sperare, cercando di evitare o mettere sotto tutela il coccodrillo, o stando il meno possibile sulla sponda dove vive e cercando anche di sapere se la giornata gli andata bene, in modo da mantenere la pelle come minimo, auspicabilmente viva
Renzo Marrucci
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7778
di Leandro Janni
del 01/02/2010
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Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Ad libitum. Mentre le ruspe iniziano a demolire i 600 immobili abusivi di Ischia, il governo pensa allennesimo condono edilizio. Cosa dire? Al peggio non c fine. Ha gi svenduto, per quattro soldi, il patrimonio abitativo pubblico e ora si accinge a regalare ai soliti noti caserme, edifici pubblici e perfino le spiagge. poi verissimo che il governo ha messo le mani sull'ambiente: con l'impegno personale profuso dallo stesso leader Berlusconi (sette giorni di personale campagna elettorale) per sconfiggere Renato Soru nelle recenti elezioni sarde. La posta in palio era la cancellazione del piano paesistico e quanto resta delle superbe coste sarde fin qui scampate al cemento. Ha infine messo le mani sui servizi pubblici. di qualche giorno fa la protesta dei presidi delle scuole romane che non hanno i soldi per far funzionare gli istituti, mentre nel Veneto molte scuole sono pulite dai genitori. La sanit, come noto, sistematicamente smantellata e affidata alle mani amiche degli Angelucci o dei don Verz. Ora, la proposta di riaprire per la quarta volta, dal 1985, un condono edilizio la pi scandalosa conferma del superamento di ogni limite di legalit e di decenza. L'emendamento presentato in Commissione Affari costituzionali del Senato dai due deputati campani del Pdl, Vincenzo Nespoli e Carlo Sarro (e incautamente firmato dalla senatrice Incostante del Pd, che ha poi ritirato la firma), molto chiaro, cristallino. Non bastava, dunque, il Piano casa. Adesso si pensa ad un nuovo condono edilizio. Il Piano casa doveva servire a dare una stanza a figli che si sposano e non hanno i mezzi per comprare un appartamento e soprattutto a sostenere ledilizia in crisi. Con tali obiettivi e con la minaccia di sanzioni del governo, lo scorso anno quasi tutte le regioni si sono affrettate ad approvare proprie leggi sul Piano casa, con la conseguenza che allanarchia edilizia di molte parti del nostro paese, a causa dellabusivismo, si aggiunto il caos urbanistico nel quale ogni regione ha approvato una propria legge in assenza delle norme di semplificazione promesse ma mai approvate dal governo. Il risultato di tanta sconsiderata frenesia legislativa per un completo e salutare fallimento, tanto che il governo vorrebbe rilanciare il Piano casa con un ulteriore aumento delle cubature e con laggiunta di un nuovo condono edilizio.
Come possiamo non esprimere una ferma e dura opposizione a tali proposte che distruggono e consumano territorio in spregio alla pianificazione urbanistica e ad ogni ragionevole uso di un bene limitato?
Il rilancio delleconomia, nel nostro paese, non nellanarchia edilizia e nel caos urbanistico. Il paese pu uscire dalla grave crisi economica e ambientale solo con nuove regole per il recupero del patrimonio edilizio esistente, con la tutela dei nostri centri storici e con la drastica riduzione del consumo del suolo. Lo chiede la nuova economia della conoscenza, fatta di idee e non di cemento. Lo chiede leconomia del turismo e lo chiedono i turisti che scelgono lItalia per le loro vacanze. Lo chiedono soprattutto i cittadini per la qualit della loro vita e per quella dei loro figli. Lo chiedono, lo chiederanno anche i tecnici, gli architetti, gli ingegneri?
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7775
di giannino cusano
del 31/01/2010
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Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Caro Pagliardini,
comunicare non cos semplice, nella vita: In genere bisogna replicare e controreplicare pi volte per comprendere i reciproci messaggi, se ce n' la violont, reiterandoli.
Non credo di averle mai attribuito una sporta di difesa d'ufficio dei condoni. Lei scrive :" un edificio condonato per legge un edificio regolarmente autorizzato: pu non piacere ma cos." Ecco: cos ma. piaccia o no, questo un gravissimo buco legislativo: un errore. E in un sistema civile gli errori legislativi vanno corretti. Tutto qui, il mio pensiero. E il suo mi , ora, pi chiaro: il che non che un bene.
Mi permetto un'ultima serie di considerazioni, dato che questa non una conversazione privata ma pubblica, credo che serva ricordare alcune cose.
Se guardiamo i dati, sono davvero sconfortanti: nei 2 anni che precedettero la legge 45/87, per il solo fatto che se ne attendeva il varo annunciato "urbi et orbi", gli abusi (in 2 anni!) in Italia furono 230000 (duecentorentamila!). A Ischia gli edifici abusivi, integralmente o no, sono stati 60000 (sessantamila) negli ultimi 10 anni, per lo pi gestiti da 64 clan camorristici che hanno trovato la California nei condoni. Non che un esempio.
Non per autocitarmi, ma solo per narrare un'esperienza diretta tra tante. Negli anni '80, anche in concomitanza della Mostra-Convegno all'In/Arch "La citt vuota", che contribuii ad organizzar e nella quale esposi con altri 31 giovani, feci una durissima battaglia a Roma al fianco dei giovani imprenditori. Erano figli e nipoti dei palazzinari romani, ma segnarono un cambio generazionale di rilievo perch non si trattava pi di persone che al massimo avevano la terza elementare. erano tuitti ingegneri e architetti con una cultura ben diversa. L'immobilismo ambientalista, in quegli anni, chiedeva il blocco totale delle licenze edilizie. I giovani imprenditori chiedevano, invece, a gran voce l'atttuazione e il rispetto del PRG del 62, quelo di Piccinato, per capirci. Era una posizione assai responsabile, ma il clima di paralisi era tale che la malavita organizzata (e non dei semplici poveracci bisognosi) gestiva l'abusivismo persino nelle borgate. 500000 (cinquecentomila) vani abusivi solo a Roma. E lo dissi senza mezzi termini a un noto esponente di Italia Nostra in un dibattito pubblico: voi siete responsabili del clima che ha portato a 500000 vani abusivi a Roma, nonch alla devastazione dell'Agro e dei Comuni limirtofi, a scopo preventivo da parte di chi non trova casa nella Capitale e si riversa a frotte a Monte Porzio piuttosto che a Morlupo o a Mentana. Le lascio immaginare cosa successe alla mia uscita. A ogni buon conto, quegli imprenditori che chiedevano semplicemente il rispetto e l'attuazione del PRG, si sono visti spesso e volentieri anche incendiare le auto.
Allora: tutto giusto, tutto fila, nel suo discorso, a patto di integrarlo con alcune cose. In questo clima, che pure peggiorato di molto da quegli anni, io non me la sento di sostenere che un abuso sanato riporta chi lo ha commesso e l'edificio nelle stesse condizioni di chi ha costruito con regolare permesso. In USA chi riporta capitali dall'estero esportati clandestinamente, paga non il 5 ma il 40% e viene iscritto in un apposito registro e tenuto d'occhio a fucili spianati. Ma se non fa rientrare i soldi e lo beccano, sono guai molto pi seri. Parliamo di un paese che considero assai libero e democratico, personalmente: non certo di Cuba, della Cina o del Vietnam.
Credo che il danno che l'abusivismo comporta su un bene scarso, e a pubblica tutela come il suolo, vada ben al di l degli oneri concessori e poco altro, di scarsa entit: tanto che l'abuso conviene e paga. Se conviene, non questione di inasprimento della pena ma di inadeguatezza sanzionatoria. Trovo auspicabile, allora, che l'istituzione di pubblici registri, consultabili anche in Internet, degli immobili abusivi, nonch un registro di chi li commette, come misura transitoria per passare a un regime di prevenzione e repressione vera degli abusi. Nonch andrebbe introdotta l'impossibilit ( non retroattiva, ovvio) di accedere ad altri benefici, per quell'edificio, come ampliamenti di cubatura concessi per legge (non per variante di piano)..Credo che la commerciabilit degli edifici abusivi, bench sanati, subirebbe un colpo notevole. Certamente, in via formale, lei ha ragione. Ma l'efficacia e l'effettivit delle leggi tutto, o quasi: quale che sia il colore delle regioni in questione. .
L'affermazione di Janni forse stata un po' troppo succinta, ne convengo, ma il tema era altro e complesso. A ogni modo, la ringrazio per l'attenzione e la pazienza: credo che essersi soffermati su questi temi, bench collaterali ma pertinenti e non trascurabili, sia servito e serva. Mi fermo anch'io, anche perch non avrei molto da aggiungere.
Cordialmente,
G.C.
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7774
di pietro pagliardini
del 31/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Caro Cusano, lei mi fa il processo alle intenzioni perch io non sono un sostenitore dei condoni, n io ho mai plaudito ai condoni.
E aggiungo anche che il primo condono si portato dietro una conseguenza gravissima, quella cio di avere impostato tutte le leggi sull'urbanistica successive alla sua logica e alla struttura di quella legge.
Infatti tutte le leggi urbanistiche successive contengono la "concessione in sanatoria" e di fatto, almeno quella Toscana, ma credo anche molte altre, costringono ad utilizzare questo strumento (per pagare) alla fine dei lavori per "sanare" piccole difformit.
Non solo: il condono ha scatenato una stupida guerra burocratica per cui ogni volta che avviene una compravendita c' il solito tecnico che campa sulla "difformit" di centimetri di una finestra o di un tramezzo, una vera assurdit. che per ha creato una vera cultura non della precisione, ma della burocrazia e del contenzioso. Non pu capire quanto io abbia stramaledetto la legge 47 che, oltre il fatto di condonare gli abusi, ha dato lavoro non solo ai tecnici delle scartoffie ma anche agli uffici pubblici, aumentandone lo strapotere e i costi per la collettivit.
Io dico un'altra cosa: un edificio condonato per legge un edificio regolarmente autorizzato: pu non piacere ma cos.
Mi passer almeno che tra un edificio abusivo e basta e un edificio abusivo condonato in base ad una legge c' una qualche differenza? Altrimenti che caspita avrebbero pagato a fare gli abusivisti? per non farsi demolire la casa? Ma quante case interamente abusive crede ci siano dalle mie parti? Quando se ne trova una i giornali ne parlano per un mese! Qui si parla di veranda, di loggia chiusa a vetri, di finestra spostata! Semmai ci sono le capanne in campagna, vero, che per qualche scienziato ha creduto bene di fare anche trasformare in abitazione, con legge successiva!
Comunque, e finisco, credo che anche lei potr riconoscere che, alla luce di quanto sopra, l'affermazione di Janni che la legge siciliana avrebbe impedito l'ampliamento di "edifici abusivi" , nella migliore delle ipotesi, incompleta e fuorviante, cio non fornisce un'informazione corrispondente al vero, visto il testo della proposta.
Cordiali saluti
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7773
di giannino cusano
del 30/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
ERRATA CORRIGE
nel commento n. 7772, l'ultima frase alle righe 10-11 :
ERRATA
"Ed chiaro che a quel punto chi ha i propri clientes-elettori tra i cittadini che lo votano, mai e poi mai reprimer i condoni"
doveva essere:
" Ed chiaro che a quel punto chi ha i propri clientes-elettori tra i cittadini che lo votano, mai e poi mai reprimer gli abusi"
Sorry,
G.C.
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7772
di giannino cusano
del 30/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Caro Pagliardini, lei mi attribuisce affermazioni non mie. Mai invocate leggi e pene pi severe in vita mia. Sto solo parlando di certezza del diritto e della sanzione. Non mi interessa se a praticare condoni "integrali" la destra o la sinistra. Mi interessa che dall'85 che andiamo avanti a condoni: sono 25 anni. Con la legge '47/85 si disse che si faceva un grande condono che avrebbe messo fine agli abusi. Infatti si visto.
Lei fa il garantista all'incontrario: parte dalla coda ma non si interroga sui presupposti.
Le ho citato l'esempio della 765/'67 . per chiarire come in Italia sia passato il "principio" della pi totale discrezionalit. Che la negazione del diritto. Non mi dica che non sa come vanno certe cose: si lasci alla totale merc di ras e potentucci locali la gestione degli abusi edilizi. Ed chiaro che a quel punto chi ha i propri clientes-elettori tra i cittadini che lo votano, mai e poi mai reprimer i condoni.
Lei invoca il Fascismo, la pretesa di perfezione e altri discorsi del genere.
Salvo presumere un'umanit perfetta quando si tratta di giudicare gli esiti dei concorsi di architettura: allora non ci sarebbe miglior giudice, a sentire lei. Strana contraddizione, le pare? .
Evidentemente, dunque, per lei in Inghilterra, Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Olanda vivono uomini quasi perfetti, dato che l'abusivismo edilizio un fenomento di proporzioni assai modeste rispetta all'Italia. Io non penso che l vivano uomini quasi perfetti: penso,. laicamente, che qui in Italia, specie in campo edilizio e urbanistico, si legiferi male. E quando in un paese si legifera male, invocare le leggi dello Stato quasi fossero il Vangelo senza chiedersi come funzionano, da quale logica perversa scaturiscano e che meccanismi perversi instaurino significa bendarsi gli occhi. Il problema non equiparare il condonante a tutti gli altri (e anche se lo fa una regione rossa, sono contrario lo stesso): il problema applicare le leggi. E se non funzionano, cambiarle.
Oltre 20 anni fa il mio amico Marco Pannella era consigliere circoscrizionale a Ostia. Riusc a far abbattere un edificio abusivo: fu, se non il primo caso in Italia, quasi. Apriti cielo: si scaten il finimondo. I giornali dissero che era povera gente bisognosa, e non era bero; che era un atto autoritario, ecc. ecc. Tutto il solito repertorio al'italiana del garantismo all'amatriciana, alla Alberto Sordi.
Caro Pagliardini: le leggi si rispettano, non si aggirano con escamotage ministeriali pur di non perdere clientele. E se le leggi alimentano le clientele, le si cambia. Questo mi dice il mio essere laico, liberale e garantista. Qui vogliamo garantire i condonati: ma quelli .che si comportano correttamente come li tuteliamo? Dicendo loro che sono dei poveri fessi che rispettano le leggi?
Basta condoni, Pagliardini. Le leggi non valgono per tutti tranne che per noi, all'italiana: valgono anzitutto per noi.
G.C:
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7771
di Renzo marrucci
del 30/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Sar una vittoria di chi? La Sicilia in sordina? Leandro Janni contento?
Evviva evviva ma il ponte non unisce la Calabria alla Sicilia... si sono dimenticati il resto ? Smemoratezza oppure profondo senso di umilt...?
Sar che ancora presto per capire ?
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7770
di pietro pagliardini
del 29/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Caro Cusano, sono in totale disaccordo con lei.
Il fatto che vi siano altre leggi illiberali, e ve ne sono in quantit industriale, non giustifica affatto la continuazione e l'inasprimento di tale andazzo.
In realt anche lei vuole "punire" i cattivissimi che hanno fatto un abuso e poi l'hanno condonato. Lo si capisce e lo dice piuttosto chiaramente.
Mi sfugge del tutto il virus, lo definisco cos, che ormai induce ogni bravo italiano a gridare a pene sempre pi severe per ogni cosa. Forse l'effetto della TV. Per ogni fatto di cronaca nera che la TV prontamente racconta con le "testimonianze", si alza il'immancabile grido: leggi pi severe e pene pi severe. E' un automatismo ormai.
Ognuno di noi si sente migliore degli altri e dunque gli altri vanno puniti severamente. Sembra quasi vero.
Questa situazione mi suggerisce tre cose:
-le grida manzoniane;
-quello che una volta la sinistra condannava come atteggiamenti piccolo-borghesi;
-le monetine lanciate a Craxi, al cinghialone, da cittadini "onesti" e indignati.
L'indignazione moralistica! Ma tant'.
Come scrive Camillo Langone nel suo ultimo libro, Manifesto della destra divina, che consiglio vivamente di leggere, se si ha la forza di non "indignarsi", secondo alcuni ci vorrebbe un carabiniere per ogni cittadino e un avvocato per ogni carabiniere.
Fino a che continuer questo gioco di guardie e ladri, dove in realt nessuno vince e tutti perdono, questo paese non trover la forza di migliorare e rialzarsi. C' una visione priva di speranza in questo volere che per legge tutti siano buoni. E, in fondo, non lo dico per lei, c' una vena di fascismo nel desiderare l'uomo perfetto e nell'impossibilit di accettarlo invece con i suoi difetti. Cazzo (me lo consenta), la nostra umanit fatta di imperfezione, vivaddio, e non compito della legge farci diventare buoni. E invece ultimamente vanno tutte un questa direzione.
La Controriforma e l'Inquisizione non c'entrano proprio un bel niente nella legislazione autosconfessante, semmai c'entra il bizantinismo che la vera anima di questo popolo. D'altronde quella norma che rende in determinate circostanze non demolibile un edificio, a parte l'uso che pu prestarsi a grandi elasticit, un elemento di buon senso, successivamente chiarito con l'art. 12 di non so pi nemmeno quale legge, forse la 47, o chiss quale altra tra le migliaia, che dice che si pu monetizzare (a caro prezzo) nel caso in cui non si possa procedere a demolizione della parte abusiva senza pregiudizio dell'intero fabbricato.
Pensi al caso di un edificio costruito con altezze di interpiano maggiori di quelle ammesse: che facciamo, per 10 cm per piano demoliamo tutto l'immobile? O forse s, della inflessibile serie chi sbaglia paga?
Molto inquisitoria a me sembra invece una norma che vuole appunto punire coloro che hanno commesso un reato ma lo hanno poi condonato in base ad un'altra legge. Il condono certamente un errore ma le leggi, caro Cusano, si applicano, non si interpretano e chi apprezza la Riforma lo dovrebbe sapere molto meglio degli altri.
Saluti
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7769
di giannino cusano
del 29/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Caro Pagliardini, pu anche darsi che un condono (che cosa diversa da una sanatoria, peraltro) ponga in condizione di piena legittimit un edificio abusivo, ma questione ancora tutta da assodare e discutere.
In generale nel nostro ordinamento esistono i casellari giudiziari e i precedenti e il fatto che un cittadino abbia scontato la pena non significa che il reato non sia stato commesso: fa precedente e se ne tiene conto in un ulteriore processo per successivi reati. Esiste, inoltre, la possibilit di sospensione temporanea o in perpetuo dai pubblici uffici, o la perdita dell'elettorato passivo, in alcuni casi, e possono evidentemente prolungarsi ben oltre la fine della pena.
E, a propostio di laicit, trovo per nulla laico il principio della normativa autosconfessante, tutto italiano e pesante eredit della Controriforma e delle leggi ecclesiastiche dell'Inquisizione.
Ne vuole un esempio? L'art. 6 della legge 765/1967 prevede la demolizione di edifici abusivi o di loro parti abusive: e fin qui mi pare tutto chiaro. Dov' l'autosconfessione? Nella Circ. Min. Ll.Pp. 3210/67 intitolata "Istruzioni per l'applicazione della L.765/67", se ben ricordo, (la 765 si chiamava anche "legge ponte" perch doveva essere il tramite tra la vecchia 1150 e un'organica riforma urbanistica che non ci fu mai, con le conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi). Cosa dice la Circolare esplicativa 3210? Che nei casi in cui non si pu provvedere alla demolizione, si procede condonando. Quali sono i casi in cui non si pu procedere alla demolizione, la Circolare si guarda bene dal dirlo, behch escluda esplicitamente ragioni tecniche.
Ma allora:
1. l'abuso, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra. La norma si sconfessa da sola: primo punto tutt'altro che "laico" e "liberale"; piuttosto, da Sant'Uffizio;
2.. una Cricolare finisce, di fatto, per prevalere sulla Legge, secondo punto tutt'altro che "laico" e "liberale";
3. questo spesso possibile perch le leggi, specie in materia edilizia e urbanistica, sono farraginose e poco chiare, e quindi necessitano di "interpretazioni" da parte di sacerdoti addetti ai lavori e di circolari ministeriali che, a posteriori, di fatto fanno esse la "legge", in barba al Parlamento, alla sovranit popolare ecc. : altro modo di procedere fortemente illiberale e anti liberale;
4. passato surrettiziamente il principio di eccezione, ora il passo verso la sua acquisizione di legittimit breve: e infatti la legislazione successiva sar un fiorire di condoni, con le conseguenze che ben sappiamo.
In qualsiasi paese civile e liberale il diritto di propriet soggetta a limitazioni di legge. Non fa eccezione la Costituzione italiana, che agli artt. 41 e 42 stabilisce lo stesso principio, al quale tutta la propriet soggetta: quella pubblica quanto quella privata.
Detto questo, le pare che si possa chiamare laico e liberale un paese che legifera in questo modo? In modo criminogeno? E in modo da sollevare in perpetuo paralizzanti confliti di competenze tra organi dello Stato? A me, francamente, pare proprio di no. Intanto, condoniamo allegramente. E chi ha condonato, cio ha fatto il furbo, dovrebbe godere degli stessi diritti di chi ha rispettato le regole? Mi permetto, da liberale, di dubitare: e con forza.
G.C.
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7768
di pietro pagliardini
del 28/01/2010
relativo all'articolo
Il Piano Casa in Sicilia e il Ponte di Messina
di
Leandro Janni
Gentile Janni, davvero non ho nessuna intenzione polemica ma vorrei da lei un chiarimento sul Piano Casa in Sicilia.
Per una assolutamente fortuita coincidenza che non sto a spiegarle ho finito di leggere un attimo fa l'articolato della legge in questione, quella della regione Sicilia intendo.
Lei dice che stato inserito il "divieto di ampliamento per gli edifici abusivi". Detta cos, se fosse questo il divieto, avrebbe perfettamente ragione ma la legge non dice esattamente questo, dice un'altra cosa e cio, all'art. 2 comma 5 recita:
"5. Gli interventi possono riguardare esclusivamente edifici legittimamente realizzati. Sono esclusi gli immobili che hanno usufruito di condono edilizio".
Ora il primo periodo quello che dice lei, cio gli edifici abusivi non possono essere oggetto di premio. E ci mancherebbe altro!
Ma il secondo periodo dice che sono esclusi anche gli edifici condonati. Ora lei converr che un edificio condonato con legge dello Stato non ha pi lo status di edificio abusivo ma perfettamente legittimo.
Questa , vivaddio, un principio fondamentale del diritto in uno stato liberale e "laico". Un condannato che abbia scontato la sua pena o che abbia goduto di un'amnistia riacquista tutti i suoi diritti. Se cos non fosse vorrebbe dire che lo Stato non punisce un "reato" ma un "peccato".
Il peccato, infatti, eterno e solo Dio lo pu perdonare.
Ecco, la Regione Sicilia, ha assimilato il reato al peccato e ha condannato i peccatori alla dannazione eterna.
Immagino che lei non abbia letto perfettamente la legge, e avrebbe la mia comprensione perch tutte le leggi sono noiose e anch'io le leggo solo quando strettamente necessario.
Adesso mi consenta una nota polemica, non per lei ma per la classe politica. La stessa norma presente nella analoga legge della Regione Toscana, dove il catto-comunismo di casa.
Mi domandavo, in effetti, come mai questa stessa norma fosse fatta propria dalla regione Sicilia e mi rispondevo che forse era in ossequio all'imperante moralismo. Ma lei me l'ha chiarito: emendamento del PD.
Diventer mai "laico" questo partito e, soprattutto, rispettoso del diritto? Sento sempre un gran parlare di "legalit" e poi se ne fa strame continuamente.
E' proprio una classe politica impazzita, senza principi e senza coerenza!
Saluti
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7767
di Leandro Janni
del 28/01/2010
relativo all'articolo
Il coccodrillo come fa...? la politica lo sa
di
Paolo G.L. Ferrara
Lennesimo crollo in un centro storico siciliano ha determinato la tragica morte di due bambine. Favara un centro interno dellagrigentino, di 35mila abitanti, con il record di imprese edili, in Italia (ben 900 imprese!), rispetto al numero di abitanti. Un luogo come tanti delle nostre aree interne, cresciuto senza regole e senza limiti al di fuori dei propri confini storici; un tasso altissimo di abusivismo edilizio.
E la dimostrazione di un Paese che, nonostante le ripetute tragedie (Abruzzo e Messina solo negli ultimi mesi), resta incapace di prevenzione, di rispetto delle regole, di tutela del proprio patrimonio storico e urbanistico e quindi incapace di difendere la vita dei propri cittadini. Ancora una volta una tragedia annunciata, in un Sud che paga una inesorabile e scriteriata sopraffazione degli interessi privati sul bene pubblico. Sono le conseguenze della mancata programmazione e gestione del territorio, che ancora vede, nel 2010, lassenza di strumenti di pianificazione urbanistica, cos come spesso manca una pur minima politica di salvaguardia del patrimonio storico e ambientale.
Restano inascoltati i ripetuti appelli del Presidente della Repubblica Napolitano sulla necessit di emergenti azioni di prevenzione per evitare tragedie come quelle che nellultimo anno hanno colpito il nostro Paese.
Mentre in taluni casi vengono create ad arte situazioni di emergenza fittizia finalizzate alloccupazione dei pi importanti siti culturali da parte di commissari di nomina politica, laddove questa emergenza non solo reale ma drammatica, gli organi di governo sono colpevolmente assenti.
Serve una verifica immediata degli strumenti di ricognizione: cartografia del rischio in primis, analisi della situazione idrogeologica. Di quali strumenti dispongono attualmente gli organi di governo? E a che livello di aggiornamento e di affidabilit risultano tali strumenti? Serve lo stanziamento immediato di adeguate risorse economico-finanziarie per una mappatura del territorio, con le gradazioni di rischio sismico, idrogeologico e sullo stato delledificato. Vedremo.
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7766
di flavio Casgnola
del 25/01/2010
relativo all'articolo
Il coccodrillo come fa...? la politica lo sa
di
Paolo G.L. Ferrara
Concordo in pieno e, con riferimento al Piano Casa, segnalo che si deciso che: "Sar possibile lampliamento delle abitazioni mono e bifamiliari, ma anche la demolizione e ricostruzione di fabbricati non idonei sul piano della sicurezza e degli standard igienico-sanitari, situati al di fuori dei centri storici." Miopia tecnico-politica quando, invece, appunto, proprio nei centri storici poteva avere un qualche senso la demolizione e ricostruzione. Sono infatti convinto che in molti casi "sedicenti" interventi di consolidamento siano tali solo nel senso che consolidano le "cattive coscienze".
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7761
di luigi nucita
del 14/01/2010
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Architetti, crisi e architettura
di
Sandro Lazier
Non avendo un pensiero originale mi affido ad un maestro, Carlo Ludovico Ragghianti
Naturalmente quasi inosservato il volumetto di Tullio de Mauro che ha per titolo Il linguaggio della critica d'arte (Vallecchi Firenze 1965 pp68), e lo esamina sia come linguaggio speciale o uso speciale di lingua, sia nella formazione storica del suo vocabolario, concentrando l'attenzione sulle "radici storiche, complesse e spesso assai profonde, della moderna critica artistica".
(...) l'autore constata che il lessico di derivazione antica orientato soprattutto verso la definizione di significati denotanti le diverse modalit figurative della loro esteriorit materiale o tecnica (pittura, scultura, architettura, plastica), ovvero denotanti entit elementi o caratteri ritenuti oggettivi (forma, linea, figura, composizione); mentre il lessico moderno " orientato verso l'individuazione di significati denotanti momenti o qualit della creazione artistica e della comprensione, considerati al di l della diversit di tecniche esecutive (arte, gusto, genio, artistico, espressivo)".
Il lessico riflette cio "la congiunta scoperta dell'unit delle arti e del primato della personalit creatrice dell'artista" nell'opera compiuta. "Nella conquista di concetti e significati coglienti gli elementi unitari e soggettivi al di l dell'oggettiva diversit delle tecniche esecutive, i motivi platonici hanno probabilmente avuto meno peso di quanto le dispute teoriche rinascimentali potrebbero far credere, come lecito indurre dall'assenza di loro riflessi sul piano linguistico...Bello per quanto sia parola di grandissima frequenza nel linguaggio corrente, ai margini del linguaggio critico ...Non bello o bellezza, ma arte, artista, forma sono le parole dominanti nell'uso linguistico della critica d'arte contemporanea: parole che, per i legami di affinit con altre parole delle lingue storiche, per i loro significati anche non estetici, alludono all'arte non in quanto platonica contemplazione o sentimentalistica eccitazione, ma in quanto operatrice e formatrice". (Arti della visione - Il linguaggio artistico 1979 Einaudi)
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7760
di Luigi Nucita
del 14/01/2010
relativo all'articolo
L'arte facile
di
Sandro Lazier
Ringrazio Giannino Cusano per il benvenuto e mi scuso per il ritardo di questo intervento, dovuto a problemi personali. In effetti mi sono mosso dalla panchina vedendo che lui latitava :)).
In effetti mi interessava anche ricordare Ragghianti a cui devo molte delle mie sia pur limitate conoscenze e che ritengo sia stato un critico assolutamente rilevante ma poco conosciuto (per altro Zevi lo annoverava tra i suoi maestri).
Ne approfitto per rimettere il mio post...al suo posto, visto che l'ho inserito erroneamente qui invece che su "Architetti, crisi e architettura ".
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7759
di giannino cusano
del 14/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Ha scritto Lazier:
" fa riflettere sulla situazione attuale, nella quale la chiarezza dei pensieri (e della scrittura) sembra aver lasciato il posto ad una foschia concettuale dove tutto consentito, digeribile o indigesto che sia, purch abbia rilevanza mediatica e convenga un poco a tutti."
e riprendo alcuni passaggi che cita da Zevi:
- "un riesame degli slogan, delle frasi fatte, dei pregiudizi diffusi, della pedonalizzazione indiscriminata dei centri storici all'esclusione di interventi moderni nei loro tessuti."
- "il valore del disordine e dell'imperfetto stato costantemente censurato nell'edilizia ufficiale, per essere riscoperto solo alla fine degli anni Ottanta, quando decostruttivisti rivendicarono il diritto degli architetti di non aspirare pi al puro, all'immacolato, al perfetto, per cercare la creativit nel disagio, nell'incertezza, nel disturbato. Un valore linguistico rinato, di straordinaria portata. "
- "Se indugiamo su temi estetici, linguistici, espressivi perch l'arte anticipa e prefigura il panorama sociale, e noi dobbiamo essere culturalmente ferratissimi per lottare efficacemente sul terreno politico..Su questo terreno, in Italia siamo davvero non al grado ma all'anno zero..."
Qualche minuto da Youtube: un video (Carmelo Bene e Bruno Zevi) su cui vale la pena soffermarsi
http://www.youtube.com/watch?v=CLiQ6E1-A-Y
Importa poco, qui, se Bene sia stato un genio o no, ma pare inevitabile che il suo Grado Zero, la sua carica distruttrice di qualsiasi "rappresentazione " spacciata per "la cosa" e di qualsivoglia "formula", in ogni ordine e grado, fossero agevolmente captati da Zevi.. Contano il ruolo critico dell'azione creativa e quello creativo del giudizio critico.
Capovolgere il tradizionale rapporto tra urbanistica e architettura: "....finora, per convenzione ..., l'urbanistica ha preceduto l'architettura, adesso dobbiamo invertire la sequenza, affinch gli assetti territoriali scaturiscano dal basso, democraticamente, senza pi distinzioni conflittuali tra esigenze collettive e private, senza fughe evasive nelle nozioni di luogo e contesto."
Cammino impervio, difficile, rischioso. Se la "parole" s'impoverisce in nome di slogan e frasi fatte, s'impoverisce la nostra stessa capacit di pensare e prefigurare scenari. E questa mi pare la base della crisi italiana attuale: trasformarla in valore presuppone fiducia nella non ripetitivit del gi visto. Improbabile? Forse, ma non per questo impossibile. Confondere il "possibile" col "probabile" mi pare il grosso equivoco da combattere e dissolvere. .
G.C.
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7758
di pietro pagliardini
del 13/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Vilma, ho riletto il tuo post con piacere e, aldil delle rispettive posizioni, apprezzo il fatto che tu dichiari di essere snob, anti-democratica, classista, ecc.
Ognuno come e, ammesso e non concesso che tu sia come dici, il riconoscerlo sgombra il campo dalle ipocrisie, contro le quali irritante il solo discutere.
Come capirai ho gi detto molto e anche troppo, dunque non mi ripeto.
A Cusano dico che c'era un tono scherzoso in quella mia battuta e comunque ha ragione: se non c' la ricetta bisogna trovarla e solo discutendo possibile.
Adesso per il momento di passare ad altro e vi lascio a Bruno Zevi.
Saluti a tutti
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7757
di giannino cusano
del 13/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Pagliardini, nient' affatto: non voglio tutto scodellato e pronto. Cerco solo di capire e focalizzare, e se lei stesso dice di avere solo gli ingredienti, penso converr che pensare le ricette si pu solo col contradditorio.
Non vorrei, intanto, dimenticare che l'articolo in questione "Zevi 2 lustri dopo". Il che non toglie che si possa continuare "anche" con i Concorsi. Che, per, non vorrei che monopolizzassero il discorso. Ci rifletto. comunque.
Cordialmente,
G.C.
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7756
di Vilma Torselli
del 13/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Il dibattito Pagliardini-Cusano ha finito per indurmi in tentazione, voglio dire la mia.
Per, come Pietro sa, poich l'argomento tutt'altro che nuovo, mi prendo l'arbitrio di ripetermi con un mio post sullo stesso tema comparso sul blog di Giorgio Muratore, Archiwatch.
Da allora, infatti, il mio parere non cambiato, e neppure quello di Pietro, pare!
A proposito di Giurie popolari
Vilma Torselli, rispondendo a Pietro Pagliardini, cos commenta:
Forse deludendoti, devo ribadire (rispondo a Pietro che mi ha citata in modo puntuale) che non ho nessuna fiducia nelle possibilit di apporto costruttivo, almeno in campo urbanistico-architettonico, da parte delle casalinghe di Voghera: una volta mi hai scritto che ti sembravo un po snob, forse avevi ragione, pu essere che sia anche antidemocratica, presuntuosa, classista ecc. , non ho difficolt ad ammettere, con tutto ci che questo comporta, i miei personali pregiudizi negativi sulla necessit/possibilit di progettazioni partecipate da chicchessia.
Ho visto da vicino i mitici anni 80 della Milano da bere, consigli di zona, comitati di quartiere, tavole rotonde, seminari aperti e tutto il repertorio del populismo ipocrita travestito da democrazia, da una parte platee di metalmeccanici, bottegai e casalinghe disperate che improvvisandosi progettisti sparavano fesserie fuori tema, quasi sempre dettate da contingenti interessi personali (lasilo, o il parco o il minimarket, perch non lo facciamo vicino a casa mia? e su quella strada, perch non ci mettiamo un semaforo cos appena esco dal portone posso attraversare? analogamente per il tracciato del metr, la fermata del bus, il parcheggio dei negozi ecc.), dallaltra parte palchi di demogoghi imbonitori che fingevano di trovarle intelligenti: se la cosa avesse veramente funzionato oggi dovremmo avere citt diverse, pi vivibili, le citt dei cittadini, invece il tempo passa e vediamo ancora i soliti architetti, soliti politici, soliti palazzinari .
Nulla cambiato, as time goes by, Lui, nella sua eternit di celluloide, continua a fumare la solita sigaretta e Sam suona ancora la solita canzone, sempre quella.
La nostra legge urbanistica la pi vecchia, la pi farraginosa, complicata, vincolante e restrittiva di tutto il pianeta, abbiamo il maggior numero di centri storici e di siti protetti da vincoli storico-ambientali, paesaggistici e artistici, una miriade di sovraintendenze, associazioni e fondazioni che mummificano ogni tentativo di cambiamento ostinatamente propensi al non-intervento a prescindere, questa la realt entro la quale si deve districare un progettista oggi, ci mancherebbe pure che ci si mettesse la giuria popolare a dire la sua.
Ho letto da qualche parte che nei parchi giapponesi, le pavimentazioni dei percorsi pedonali vengono posate sulle tracce lasciate dal calpestio dei passanti sullerba, il che, se non una leggenda metropolitana, costituisce un piccolo ma illuminante esempio di integrazione sui generis tra progettazione pubblica ed esigenze della comunit in un paese che non certo noto per i coinvolgimenti popolari a qualunque livello.
Questo esempio minimale mi porta a dire che, forse, larchitetto debba essere prima di tutto un cacciatore di tracce, un segugio che scopre i segni che la gente lascia nellambiente senza neppure rendersene conto, quei percorsi spontenei derivati dalluso e dalle abitudini di una comunit, deve trovarli, analizzarli, decifrarli e trarne le conclusioni sotto forma di un progetto nel quale, in qualche modo, quelle vecchie tracce siano recepite e identificabili: non dico che sia facile farlo, dico anche che larchitetto non pu n deve operare da solo per conto di Dio, non basta stare sul campo, ha bisogno di opportune integrazioni che vengano dalla sociologia, dallantropologia, dalla statistica, dalla storia, dalla psicologia, da tutta una serie di discipline umanistiche che si occupano delluomo nel suo ambiente.
E non di una platea di incompetenti che gli fornisca non tanto informazini utili, quanto un alibi per un eventuale insuccesso, quello, s, condiviso.
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7755
di pietro pagliardini
del 12/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Cusano, probabilmente non sono stato chiaro. Io non parlo di giuria popolare nel senso di scegliere un tot di persone e farne una giuria popolare, come nel processo penale USA. Per banalizzare, al Festival di San Remo c'erano le giurie popolari, ma poi chi decideva davvero era il mercato: chi pi vendeva aveva pi successo. S'immagina con quali criteri verrebbero scelti? Se lo immagina s, non vero? Se deve essere cos, una parodia di democrazia, meglio lasciar perdere. ll paragone con le giurie dei Tribunali non mi sembra, in realt, pertinente, perch il giudizio sulla vita, in qualche paese sulla morte, di un uomo, richiede un atteggiamento, un impegno, una tensione morale del tutto diversi. Mi auguro di non dovermici trovare mai.
Io parlo di invitare i cittadini TUTTI ad andare ad esprimersi su quale progetto sembri a loro pi adatto tra quelli in gara.
Domanda pertinente la sua: a cosa serve la giuria tecnica se poi alla fine decideranno i cittadini? Io ho gi risposto a questa domanda: rimettendo la decisione nelle mani del sindaco, che ho detto non essere un notaio, ma eletto con regolare voto per guidare la citt. Lei dir, ma chiaro che il sindaco sceglier il giudizio dei suoi futuri elettori. E' altamente probabile ma non scontato, perch possono esservi situazioni di grande equilibrio o di indeterminatezza in cui, tutto sommato, si pu ritenere opportuno affidarsi agli esperti. Possono esserci pochi votanti, ad esempio.
E comunque la giuria tecnica sar tanto pi importante quanto pi sar autorevole, cio quando apparir, oltre ad essere, equilibrata. E credo che, sapendo del passaggio successivo, lo potrebbe davvero diventare.
Ma poi......lei vuole tutto scodellato e pronto? Non ho la presunzione di avere la formula chimica esatta in mano, so solo che i composti sono questi, ma non ne conosco le dosi. E chi le conosce!
So anche che i miei clienti il progetto lo vogliono vedere e discutere e criticare e cambiare. E diamo questa opportunit anche ai cittadini che sono i clienti delle opere pubbliche!
Why not?
Saluti
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7754
di giannino cusano
del 12/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Pagliardini,
anche per me sarebbe un gran bene se gli architetti presentassero i loro progetti ai cittadini, li discutessero con loro e quant'altro. Naturalmente, non in 15 minuti a testa :)
L'idea, per, che possano addirittura ribaltare il verdetto della giuria mi suona un po' strana: sia in sede giudiziaria che in sede architettonica. Nel primo caso, infatti, vero che in Italia sono previste giurie popolari, ma anche vero che ci sono 3 gradi di giudizio e che le giurie popolari limitatato alla Corte d'Assise e alla Corte d'Appello, non in Casasazione, e solo per alcuni reati e non i pi gravi. Quelli pi gravi sono comunque esclusi e affidati ai Tribunali, non alle Corti di Assise. Il lavoro dei giurati ha solo un ruolo consultivo e sempre sotto la guida del Collegio dei Giudici, che controllano che la discussione e le considerazioni della giuria siano attinenti alle leggi in vigore; ma ai Giudici che spetta l'ultima parola e la decisione conclusiva. Tanto che alle giurie vengono forniiti dei riassunti degli elementi di prova e di giudizio, non per intero le prove a carico.
In USA, dove peraltro non ci sono leggi scritte, le giurie popolari sono formate, se ricordo bene, da 16 persone e annoverano comunque degli uomini di legge tra i propri membri. Le giurie, vero, decidono a maggioranza (anche 9/7) per l'innocenza dell'imputato o per la sua colpevolezzza, a patto che di ci vi sia la certezza inequivocabile, il che discende dal fatto che il dibattimento in aula resta alquanto diverso, tra USA e Italia, nonostante la riforma del C.P.P. curata a suo tempo da Giulianio Vassalli. Cmq in USA le giurie non comminano pene: cosa che spetta solo e sempre ai Giudici togati. Si tratta cmq di contesti assai differenti.
Naturalmente, non sono un esperto in materia, quindi ho chiesto lumi sia a un'amica avvocato, peraltro molto in gamba, sia a un altro amico che insegna e pratica diritto internazionale e opera in Italia e in USA.
C', poi, una proposta di legge a prima firma l'On.Pecorella, avvocato, che vorrebbe modificare ed estendere i poteri delle giurie popolari, ma ancora una proposta in quanto divide molto il suo stesso schieramento politico, a partire dall'On. Mantovano, ex magistrato e contrarissimo alla proposta Pecorella.
In sede giudiziaria, inoltre, per le giurie, quando decidono come in USA, non si tratta di decidere tra pi scenari, ma solo di decidere in una logica binaria tra due possibilit: colpevole o innocente → SI / NO.
Affatto diversa mi pare la situazione dei concorsi di architettura 1. perch non obbediscono a una logica di tipo binario 2. perch se il verdetto della giuria popolare pu capovolgere quello della commissione giudicatrice, quest'ultima a che serve, se pu fare solo le scelte poi ratificate, a posteriori, da una giuria popolare? Non si capisce che senso avrebbe uno scenario del genere, che di fatto equivarrebbe a dare a quest'ultima solo un potere di veto. E i poteri di veto sono, a mio modesto aviso, la cosa pi antidemocratica della terra. Oltre allo spreco evidente di tempo, risorse, energie da parte della Commissione.
Torno, allora, a dire: non avrebbe assai pi senso e pregnanza coinvolgere i cittadini nel momento in cui si formano e si prendono le decisioni e si indiconom, eventualmente i bandi? E, perch no, magari anche coinvolgere rappresentanze dei cittadini nelle commissioni giudicatrici, in linea di massima? Cosa, peraltro, che talvolta avviene.
Infine: da noi, in Corte d' Assise e di Appello i membri della giuria, dove previsti (e sono casi di reati non particolarmente gravi: cmq fino a 10 anni, se ben ricordo) devono avere determinati requisiti minimi di istruzione: terza media in Assise, diploma o laurea in Appello.
E per i concorsi di architettura?
Cordialmente
G.C.
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7753
di pietro pagliardini
del 11/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Cusano, non escludo affatto di poter coinvolgere i cittadini nella fase preliminare per conoscere le richieste, le necessit, i desideri dei cittadini. Per, dato che non mi piace affatto la demagogia e non mi piace l'ideologia della partecipazione, converr che fare un progetto con 200 persone non sia proprio una passeggiata e pu anche dare esiti catastrofici, per il fatto che c' chi vuole partecipare e chi no, ma la democrazia non obbliga alla partecipazione quanto ad avere la possibilit di decidere.
C' chi se ne sta volentieri a casa a guardare la TV o preferisce andare a cena con gli amici senza apprezzare le riunioni "condominiali", ma al momento di decidere ha gli stessi diritti degli altri.
Io credo che sia necessario acquisire i pareri dei cittadini, che sia sotto forma di focus-group o di sondaggio o di interlocutori privilegiati (vale a dire quelli che, notoriamente, in una certa zona sono rappresentativi) ma, alla fine le loro richieste potrebbero essere parziali, settoriali (commercianti o pensionati ad esempio) e non rappresenterebbero tutte le istanze, certamente non di coloro che sono rimasti a casa (la maggioranza).
In genere i risultati sono i seguenti: pi verde (in una piazza?), meno auto ma pi parcheggi e cos via.
Io credo che sia molto pi facile manipolare la gente nella fase preliminare ed quello che avviene generalmente, ad esempio con i Piani Regolatori. Poi ci sono le osservazioni (il voto) in cui ognuno dice veramente quello che pensa.
Io credo che la maggioranza sia sempre silenziosa ma, messa di fronte ad una scelta, pu essere indotta a mettere una crocetta sul progetto che a loro sembra pi adatto o pi bello.
Ma ci pensa a possibili riunioni in cui, alla fine del concorso, ogni architetto illustri il suo progetto! Ma non la intriga il fatto che ci sia un ritorno con i piedi per terra e, anche con un'opera pubblica, ci si debba confrontare con la gente? Almeno a livello di linguaggio (parlato e scritto) converr che sarebbe una purificazione! Non parliamo poi del linguaggio architettonico! Non le sembra una esaltazione della figura dell'architetto (certo, in qualche caso anche uno sputtanamento, ma il rischio va corso).
Non viviamo in una Repubblica Popolare ma in uno Stato Democratico e ognuno deve essere libero di partecipare o meno e, ripeto, chi partecipa non ha maggiori diritti di chi non lo fa.
Il nostro paese ha una societ civile non troppo forte e ogni iniziativa viene quasi sempre risucchiata dalle istituzioni.
Vuole un esempio?
Guardi le famose ronde. Erano nate spontaneamente, come bisogno dal basso, probabilmente svolgevano un loro ruolo senza creare problemi. Hanno voluto istituzionalizzarle; chi le esaltava a vanvera, chi le demonizzava ancora pi a vanvera...ne ha saputo pi niente? Forse saranno utili a chi tiene i corsi e riscuote per essi.
La mia esperienza nel campo delle cooperative edilizie, fatta quando erano vere coop e non immobiliari con altro nome, mi dice che la gente vuole decidere, eccome, ma fino a che non ha una proposta davanti le idee sono le pi vaghe e generiche del mondo. Dopo ti massacrano. Per c' da imparare.
Adesso mi sembra il momento di prenderci una tregua e tirare un po' il fiato.
Grazie
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7752
di giannino cusano
del 11/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Pagliardini,
sul resto rispondo dopo per non mettere troppa carne al fuoco.
Per ora , solo una domanda:
concorsi? Certo: tanti. Trasparenti e con pubblica discussione. Con i cittadini, anche, a dare indicazioni e suggerimenti. Ma, mi chiedo, perch non coinvolgerli e ascoltarli anzitutto in sede di scelte, di premesse nonch di formulazione e stesura dei bandi, di espressione di indirizzi ed esigenze, invece che a cose fatte?
Cordialit,
G.C.
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7748
di giannino cusano
del 10/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
PS: dimenticavo (X Pagliardini)
- l'Olanda uno strano paese, capace del meglio e del peggio di s, quasi senza mezzi toni, un po' come USA e India. Pensi che tuttora nei Paesi Bassi per un'interruzione di gravidanza occorre salire su una nave-ospedale e andare in acque internazionali (12 miglia lontano dalla costa; 1 miglio marino = 1.853 km), quindi prenderei con spirito pi critico ancora, rispetto ad altri paesi, ci che l'Olanda propone ;
- a Viterbo, dove vivo attualmente, in pochi anni tutta la parte Nord della Cassia diventata un megacentro commerciale, dai margini della citt per km, in direzione Montefiascone-lago di Bolsena. Il tutto su una stradina a 2 corsie che non regge il traffico generato e che intasa fino alle mura della citt e fino a Porta fiorentina e oltre. Credo proprio che se si fosse prefigurata per tempo questa situazione ai cittadini, l'avrebbero rifiutata. Chi l'ha decisa? Alcuni capannoni artigiani riciclati, forse abusivamente e poi condonati, a vendita all'ingrosso e poi al dettaglio, ai quali, visti i precedenti se ne sono aggiunti altri, inclusi supermercati, outlet ecc. E' chiaro che questo incremento edilizio a un certo punto diventato una scelta che le amministrazioni hanno fatta priorpia, acriticamente e senza un minimo di previsione in prospettiva. Credo che siano queste le prefigurazioni che occorre preventivamente simulare, con le conseguenze che avranno sulla citt intera, o quasi, e sul suo hinterland. Ed approvate o bocciate dai cittadini, se divenissero una buona volta parte chiara ed esplicita dei programmi elettorali delle forze in campo.
Ma se per caso, in quella cornice di decisioni gi prese in deroga a qualsiasi PRG ( la situazione che si va generalizzando ovunque, in Italia) e poi ratificata di fatto, si fossero indetti concorsi di progettazione pubblici su alcuni interventi, forse i cittadini avrebbero potuto decidere (sulla carta) se preferivano un edificio cos o cos, disegnato da Odil Decq o da Mario Botta, non molto di pi. Per carit, anche questo conta, ma lo stravolgimento urbano, intanto, Botta o Decq o chi per lei, conocorso o meno, sarebbe prosequito tale e quale, come la metastasi deflagrante che oggi sta progredendo a dismisura e divorando l'agro senza una valida ragione. Temo, ahim, che siano anzitutto (non esclusivamente) queste le decisioni devastanti che si prendono nei corridoi, senza controllo di sorta da parte dei cittadini. Pensiamo un po' all'Expo futuro di Milano ... "e ho detto tutto" , come diceva Tot :)
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7746
di giannino cusano
del 10/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Pagliardini,
cerco, se possibile, di ridurre un po' all'osso.
Lei cita Adolfo Natalini. E' lo stesso che fu tra i fondatori del Superstudio?
Come sia, vediamo di andare per punti:
1. PD - non mi riferivo alle primarie, ma ai Congressi riservati agli inscritti, cio alla fase precedente rispetto alle primarie. Ed avendo io sostenuto la mozione e la candidatura di Ignazio Marino (lo stimo molto e non avrei mai ripreso un minimo di attivit in prima persona, altrimenti) e fatto parte del Comitato che lo appoggiava nella Tuscia -c' sempre spazio per la follia, nella vita- ho visto le cose molto dall'interno. Tanto che mi sono assai meravigliato, e l'ho sempre detto anche in pubblico, che la sconfitta del PD alle ultime elezioni non avesse raggiunto le proporzioni di una vera e propria disfatta. I Congressi, riservati agli iscritti, sono stati spesso il luogo della disinformazione, della scarsa o nulla discussione, dei tesserati cammellati e quant'altro, dei ricatti di potere di assessorucci e ras locali. Non un mistero, del resto. Questo per dire che la "partecipazione" pu essere sempre tranquillamente pilotata.
2- referendum. La Costituzione italiana stabilisce 2 voti: quello elettorale e quello referendario. I Costituenti furono saggi e lungimiranti: avendo posto il parlamentarismo alla base del nostro sistema, posero anche, come contrappeso dell'eventuale strapotere parlamentare e partitico, il voto referendario. Anche qui, il problema non era la partecipazione ma il controllo. Tanto pi che la fisionomia giuridica dei partiti italiani un po' come il sesso degli angeli: non si sa bene cosa siano, se non la gemmazione del vecchio istituto gentiliano del partito unico statale (PNF) moltiplicato per "n". Gentile recuperato contro Croce per meglio esorcizzarlo anche a sinistra. Dunque: referendum come contrappeso e controllo, non come strumento sostitutivo di sedi decisionali. Siccome il Palazzo (come diceva Pasolini) sempre a rischio di scollamento dal paese reale, il voto referendario serve a ridurre le distanze;
3. neanche io credo nei metodi politicamente perfetti. Churchilll diceva "la democrazia ha mille difetti, ma trovatemi un sistema miigliore";
4. il sistema USA: , come quello inglese, a common-law; diverso da quelli europei continentali. In USA e in UK (quest'ultima ha messo per la prima volta per iscritto, dopo secoli, la sua Costituzione solo nel 2000) non c' distinzione tra legge e giurisprudenza "praticata", come da noi. Una sentenza legge e, una volta emessa, verr applicata da tutti i giudici: non ci sono problemi di interpretazione, perch legge (per lo pi non scritta) e sua applicazione concreta coincidono assai pi che da noi. Un giudice pu non applicare una legge se la trova anticostituzionale (non esiste qualcosa come la Corte Costituzionale: la Corte Suprema ha compiti assai diversi) purch motivi giuridicamente la sua decisione. Quella sentenza sar legge in tutto il paese e la norma sar anticostituzionale. Tutto questo consente e rende indispensabile l'elettivit di molte figure dell'esecutivo USA. . Per inciso: il principio su cui si basa il legislatore anglosassone semplice: ogni legge considerata, quasi per definizione, una restrizione della libert, per cui la discussione parlamentare obbedisce a un criterio guida prioritario: qual il modo migliore per risolvere questo problema col minimo di limitazione della libert dei cittadini? (non altro che il'antico principio dell'habeas corpus)
Veniamo all'architettura. Quello che mi lascia dei dubbi : ci che la gente vuole per s sempre, anche la cosa migliore che possa augurarsi? Se uno dice ai cittadini -aboliamo le tasse- nessuno si tirer indietro (non a caso, la nostra Costituzione esclude la possibilit di tenere referendum su 3 materie e una quella fiscale).
Vale anche per gli architetti, sia chiaro: a volte c' da rabbrividire. Ma il discorso riguarda anzittutto, credo, il modo in cui si prendono decisioni e si compiono scelte che porteranno poi a intervenire sul territorio ben prima che i progetti siano redatti.
Dice bene Lazier: se si fossero fatti referendum su van Gogh (ma la lista sarebbe lunghissima) probabilmente i suoi quadri sarebbero stati gettati in qualche scantinato. Stesso destino avrebbero subito Giorgione e Borromini, Picasso, probabilmente. Salvo che oggi basta fare una mostra su uno qualsiasi di loro per vedere code interminabili di persone affollarsi all'ingresso: la visione non qualcosa di naturale e innato, ma va educata.
Allora: lei soleva un problema che a mio modo di vedere non di poco conto. Ma intanto forse faremmo bene a guardarci un po' in giro per capire come funziona altrove. Mi chiedo, insomma: se Natalini avesse vinto per nomina della giuria e si fosse visto ribaltare il risultato dal voto popolare, sarebbe tanto entusiasta di quel metodo?
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7745
di giannino cusano
del 10/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
X Marrucci
Caro Renzo,
c' un punto sul quale la pensiamo diversamente.
Non mi convince molto l'idea che la democrazia sia partecpazione; piuttosto penso che sia indispensabile alla democrazia il controllo, che una cosa affatto diversa e ben pi efficace e ricca di garanzie.
Dal mio punto di vista il senso della Rivoluzione Francese si pu sintetizzare in una sola frase; fu prononciata da Lafayette agli Stati Generali, in seduta permanente da giorni e notti a discutere su progetti alquanto utopici di organizzazione dello Stato e della societ, quando Lafayette intervenne e disse:-Signori, a me basta controllare i conti del Re!-
il problema era/ proprio tutto l: nulla pi, nulla meno di quello lapidariamente indicato da Lafayette :)
Cao,
G.
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7750
di pietro pagliardini
del 10/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Caro Cusano, cercher di essere breve, altrimenti debordiamo.
Sul PD chiaro, io, non essendo pi addentro, mi limitavo ad un personale giudizio sulla fase finale, che confermo essermi piaciuta. Ho anche l'impressione che il segretario scelto sia, tra quelli in gara, quello che rappresenta meglio il PD attuale, anche se ammetter che non facile determinare l'anima di quel partito, ammesso che ce l'abbia.
Su Natalini, s, quello del Superstudio, ma oggi alquanto cambiato, direi, e credo che lei lo sappia.
Avrei apprezzato un concorso su Natalini a parti rovesciate? Mi viene voglia di rispondere: impossibile, pensando come i partiti sulle leggi elettorali che le calibrano sulle loro convenienze (e ci mancherebbe altro che le facessero su quelle degli altri!). L'avrei apprezzato ugualmente come metodo, se non come scelta, anche se mi avrebbe messo in difficolt.
Non prendo affatto l'Olanda come esempio di quasi niente perch sar vero che fanno gli aborti sulle navi ma praticano l'eutanasia infantile negli ospedali e hanno consegnato parti intere del paese alla sharia, quella vera. Mi sembrano alquanto confusi in verit. Non mi piace neanche prendere esempi dagli altri paesi (ES: tutta Europa lo fa. E allora?) apprezzo singole scelte e non ne apprezzo altre, perch non credo alla perfezione, credo a quanto dice W. Churchill.
Sui referendum: se ho capito bene lei stato radicale. Converr che ne stato fatto abuso. Ma non formalizziamoci troppo sulla forma di referendum previsto in costituzione. Qui si parla di votazione su un problema specifico: la scelta per la citt. Non mi sembra un problema di carattere costituzionale chiedere ai cittadini: tra questi progetti quale ritenete pi idoneo per Piazza Garibaldi?
Van Gogh sarebbe stato bocciato: assolutamente certo (ma non mica una novit che molti artisti siano stati ignorati in vita e scoperti da morti, e senza referendum), ma la citt non una tavolozza e negli ultimi decenni invece lo diventata, e tutti i presunti e presuntuosi artisti a scarabocchiarci sopra. E' il momento di rimettere le cose apposto perch le tavolozze si possono conservare in cantina e se c' un artista vero prima o poi lo si scoprir; invece la citt resta scarabocchiata e la gente vive peggio.
D'altra parte non c' pi il Principe, ma direi non c' pi il committente. Anzi l'unico committente il mercato e dunque si allarghi il mercato e, invece di un monopolio tra finanza e "cultura" mediatizzata e istituzionale, si apra ai consumatori veri, cio i cittadini.
Nessuna soluzione tuttavia definitiva: oggi mi sembra assolutamente il momento di questa soluzione, per evitare il peggio.
Riflettiamo sul metodo. Tanto lo faremo solo io, lei e Pacciani!
Cordiali saluti
PP
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7744
di Renzo marrucci
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
A Volterra, citt storica dove sono nato, stanno per essere approvati due progetti nefasti per il territorio volterrano. Sindaco inesperto, assessore che non conosce la realt volterrana e tira a camp, non sapendo riorganizzare l'ufficio tecnico che rimasto ancora quello di quando governava una giunta di sinistra ubbidiente a Pisa e a Firenze.
Non in ginocchio ma carponi si potrebbe dire, contro al fatto che un centro storico muore, morendo un cuore antico e nobile della toscana. Un fatto nazionale ? No! non gliene frega nulla a nessuno! in un immobilismo di segno rosso-rosa-cilestrino che porta la toscana nei bassifondi della cultura, con demerito altissimo e senza remisione dei peccati, anzi! Escluso il medio evo, escluso il rinascimento e le bellezze ambientali, che vanno perdendo smalto e peluria...da circa mezzo secolo nulla in pi eccettuando il Michelucci...
A Pisa vogliono demolire, anzich capire l'architettura moderna ed... evviva evviva evviva, ripetuto tre volte! Si parla di Democrazia partecipata, senza capire che l'idea di partecipazione dentro la parola democrazia, allora tiriamola fuori che fa anche figura! Sento parlare o scrivere di urbanistica partecipata, ma questo andrebbe bene anche sintatticamente, se non fosse come Pagliardini dice una uatentica presa per il.... La gente purtroppo non capisce e aprire la decisione ai cittadini direi il minimo, potrebbe essere che ci scappa fuori anche una posizione intelligente con un minimo di organizzazione. E comunque il principio sano!
Si potrebbe dire: " che cosa ci fai con il fucile?" Se sono una persona sana lo uso come paletto di riferimento, in mancanza di legname... oppure ? L'importante impedire ai sindaci di fare i podest e lasciar loro imporre decisioni mortificanti perch non capiscono l'architettura o il territorio come accade a Volterra, a Salerno, A Roma, a Milano e in tante altre digraziate realt urbanistiche in cui al potere c' gente che non capisce e di qualsiasi colore siano.
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7743
di pietro pagliardini
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Gentilissimo Cusano, la ringrazio per la sua risposta di cui apprezzo molto il tono di apertura al dialogo.
Lei chiede a me e ad Andrea Pacciani di approfondire la proposta ed io sono il primo a riconoscere, contrariamente a quello che fa spesso la politica, che alle idee devono seguire i fatti, ai principi i metodi per attuarli.
Se il livello generale della discussione fosse a questo punto, se ci fosse cio una certa, non dico larga, condivisione sulla proposta generale, sarebbe davvero il momento di sedersi intorno ad un tavolo, anche virtuale, e mettersi ad approfondirla. Temo non sia cos.
Tuttavia le dir quello che penso e che ho sempre detto.
Intanto non assolutamente una novit perch esperienze ve ne sono, non molte ma esistono. Io stesso ho sentito l'architetto Adolfo Natalini che ha raccontato la sua storia a Groningen in Olanda dove ha potuto vincere, ribaltando il giudizio della commissione, grazie al voto popolare.
In quel caso andata in questo modo: la giuria tecnica aveva stilato una graduatoria e Natalini era abbastanza lontano dalla vetta (certo, immagino che non fossero gli immorali concorsi caravan-serraglio come quelli in Italia, con 50, 100 studi e quindi 150, 300 persone a lavorare gratis per un progetto che non verr attuato). I progetti sono stati sottoposti a giuria popolare e Natalini ha raccolto circa l'80% dei consensi. L'amministrazione stata costretta, disse lui, ad affidargli l'incarico.
Peraltro, se conosce il progetto, regolarmente eseguito, stata una fortuna, per Natalini ma credo anche per la citt.
Ora, lei che una persona precisa, vorrebbe per sapere: come avvenuto il voto? Con quali procedure? Lei cita infatti le primarie PD ritenendole un p confusionarie e manipolate. Personalmente, che non voto PD, le dico invece che ho apprezzato molto quelle primarie, le ultime per i segretario nazionale intendo, perch mi sono sembrate "vere" e guidate da uno spirito giusto. Forse il metodo politicamente non perfetto ma credo che dipenda da problemi di sostanza politica del partito, non tanto dalle procedure. Il consenso stato organizzato attraverso movimenti che lei ritiene non del tutto limpidi? Ma questo fa parte della lotta politica e la democrazia non uno strumento perfetto!
Tornando ai concorsi. E' certo che l'Olanda davvero un altro mondo rispetto all'Italia: l le elezioni politiche si svolgono non nelle scuole, come da noi, con la polizia fuori a vigilare, ma nei luoghi pi disparati, comprese le case private e i pubblici esercizi. Eppure i brogli ci sono anche da noi.
Per dobbiamo tenere conto sempre dell'oggetto del voto: cio un progetto per la citt, un edificio pubblico, una piazza, una strada, un parco, un lungomare, ecc.
Dietro i concorsi d'architettura ci sono interessi in gioco ma molto di casta, limitati, e certamente non capaci di mettere in moto masse di voti teleguidati.
Nei concorsi cui ho partecipato nella mia citt ha quasi sempre fatto seguito una mostra, pubblicizzata in genere dall'ente banditore, cio il comune. Ora se la mostra fosse fatta con un funzionario che raccoglie le firme, esattamente come alla primarie del PD dove non credo ci siano i certificati elettorali o i notai, e i cittadini fossero invitati a lasciare il loro voto io non ci vedrei niente di strano.
Certo, per i progetti pi importanti occorrerebbe un vero e proprio referendum (a Firenze avvenuto per la tramvia, ed servito a qualcosa) ma non per dire SI o NO quanto per scegliere tra una gamma di progetti. Ma quale manipolazione si pu fare in un campo come questo? Un partito che sponsorizza un architetto? Ha altro a cui pensare quel poco che rimasto dei partiti!
Il vero problema tecnico-culturale-politico che io vedo viene prima, cio nel concorso vero e proprio. Non ho dubbi: niente falso anonimato. Credo anche che la giuria tecnica dovrebbe stilare una graduatoria ma tutti i progetti, salvo quelli irregolari, dovrebbero andare in votazione. Sa perch? Perch i nostri giurati non solo tendono a fare vincere gli amici, ma anche a premiare progetti analoghi a quelli degli amici, per dare corpo al loro giudizio, non tenendo minimamente conto di progetti diversi che a loro non piacciono ma che i cittadini potrebbero invece apprezzare. Il voto potrebbe determinare un'altra verit e l'amministrazione, cui io lascerei la scelta finale, perch la democrazia rappresentativa prevede che il Sindaco non faccia il notaio ma prenda decisioni, dovrebbe assumersi la responsabilit della scelta finale.
Niente a che vedere con la Merloni e il Codice Appalti, figlie di tangentopoli e del giustazialismo di ritorno, illusione pericolosa e anti-democratica di una onest imposta per legge, una sharia in chiave italiana, l'applicazione di un codice morale generalizzato in forma legislativa.
Le ho detto quello che penso e che non pretende certo di essere una risposta definitiva.
Perch darebbe digni
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7742
di giannino cusano
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Pacciani, io non sto ogni giorno e 24 ore su 24 appiccicato a Internet: qualche volta mi distraggo :)
Ha scritto:
La societ autolesionista proposta da Cusano in cui "la democrazia solo il modo meno dannoso che una comunit ha per correggere gli errori commessi, quando sono reversibili" non mi trova invece d'accordo o non l'ho capita.
CITAZIONE:
La seconda che hai detto (Quelo → Corrado Guzzanti)
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7741
di giannino cusano
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Scrive Pietro Pagliardini:
A Giannino Cusano dico che non deve aspettare la cicogna per "l'urbanistica partecipata" dato che arrivata da tempo, almeno in Toscana, con Legge urbanistica regionale.
Solo che una partecipazione istituzionalizzata e guidata dall'alto (...)
Per fortuna che c' una legge nazionale che ancora prevede le "osservazioni" (...) al piano.
Per i concorsi d' architettura l'unico modo per ridare dignit e autorevolezza alla professione e alla progettazione (...) non c' che il referendum, dopo che una giuria tecnica ha espresso il suo giudizio. Cos si evita lo scandaloso fenomeno dello scambio di figurine perpetrato tra architetti giurati e architetti partecipanti, prassi che tutti conosciamo bene ma che pochi denunciano, e si pu far decidere coloro che hanno titolarit a farlo, cio i cittadini.
Chi ha paura del giudizio popolare?
Quanto mi piacerebbe una risposta a questa domanda!
Cordiali saluti
Caro Pagliardini,
non ho mai creduto in vita mia nel metodo Ogino-Knauss, si figuri se posso iniziare a credere, e proprio ora, nella cicogna.
Capisco il suo ottimismo, ma mi lasci per favore un po' del mio scetticismo (per carit: alla Bertrand Russell, sia chiaro).
Perfettamente d'accordo: la "partecipazione" (che non propugno, in s) il pi delle volte pilotata. Il passo di Yona Friedman non l'ho citato a caso, nel mio commento precedente (n.7739): in Toscana o in Siciia, rossi o azzurri, fa poca differenza, per me. A mio avviso, pochissimi casi hanno funzionato davvero: quello di Lucien Kroll ai Dormitori studenteschi dell'Universit di Louvan-La-Neuve e quello di Ralph Erskine a Byker, per es. Il primo ci ha rimesso la cattedra universitaria, al secondo i compassati e democratici politici inglesi di New Castle hanno fatto una lotta, il caso di dire, senza quartiere. Ci sono altri esempi sparsi, ma si tratta evidentemente di eccezioni.
Osservazioni ai PRG: nel 1995 ne ho presentate ben 21 alla Variante Generale del PRG della mia citt. Approvate tutte. Ero l, con le persone dei vari quartieri , con i cittadini: si discutevano i problemi, si esaminava il piano fino a tarda notte, si tiravano gi le proposte. Nessuno mi pagava n mi sono mai una volta presentato ad elezioni amministrative, prima o dopo: non era "elettoralistico" il mio scopo, ma contribuire a migliorare, per quanto possibile, la mia citt e CON il contributo dei miei concittadini. Dunque sfonda una porta aperta, in questo senso.
Ho delle perplessit, per, sulla proposta sua e di Pacciani e le ho enunciate spero chiaramente. Lo dico in modo assolutamente leale ed interlocutorio: vorrei capire di pi e vederci pi chiaro.
Referenum sui concorsi? Sono un incallito referendario, ho speso quasi 30 anni della mia vita (non esclusivamente, per fortuna) a raccogliere firme per strada e : spesso mettendo mano al mio portagogli, s'immagini se in linea di principio posso essere contrario. Ma perplessit analoghe ne ho avute anche nei confronti di alcuni radicali, finch ho fatto anche politica attiva e sono stato con loro; non questione di partiti presi - o lasciati :)
Le posso solo dire, per esperienza personale e non, 2 cose:
1. i referendum senza informazione capillare, senza adeguata preparazione e possibilit dei cittadini di prendere davvero coscienza dei problemi sul tappeto, possono essere l'ennesimo alibi decisionale per il potere, al pari delle elezioni (gli iraniani ne sanno qualcosa, direi) e quant'altro. E non questione di "consenso": anche Baffetto-Hitler, Mussolini e Baffone-Stalin mietevano consensi. Come sia, e non a caso, le battaglie pi dure, sistematicamente, in occasione di referendum sono state quelle per guadagnare adeguati spazi di informazione: non per i promotori, ma per il diritto stesso dei cittadini di "conoscere per poter decidere"( il virgolettato di Luigi Einaudi). Insomma: sono felicissimo se mi bocciano, ma con piena cognizione di causa. Per inciso, ho colezionato in quasi 30 anni pi denunce (e autodenunce) io, sul tema dell'informazione, di Lucky Luciano o di un brigatista rosso: e questo a riprova di quanto sia difficile innescare momenti di vero e cosciente dibattito, tra "denti bianchi che pi bianchi non si pu" e "accattatevill";
2. esempio recente: i Congressi del PD per l'elezione dei Segretari nazionale, regionali e compagnia cantante. "Momento di grande democrazia". Davvero? E come si sono svolti? 15 minuti ciascuna per presentare le 3 mozioni in gara, un po' di dibattito, voto. Quanto si siano approfonditi i temi, peraltro rilevanti, che erano sul tavolo, forse non lo sa nemmeno Lui. E nel PdL le cose non stanno affatto meglio.
Le forme democratiche svuotate di pregnanza e di contenuto sono, appunto, forme vuote, "Democrazie senza democrazia", come s'intitola l'ultimo libro di Massimo L. Salvadori.
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7740
di andrea pacciani
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Per Cusano e altri distratti ricopio e incollo il mio intervento del mese scorso con la proposta "avventata" sulle giurie popolari nei consorsi di architettura :
Dalla magistratura impariamo che per i delitti con pene sopra i 24 anni,mi sembra, e i progetti di architettura sono ad essi comparabili per lunghezza della pena a cui i cittadini sono spesso sottomessi, decidono in nove: un presidente di giuria - un architetto togato, universitario (designato?) , due giudici a latere - due architetti laureati, 6 giudici popolari con minimo licenza superiore.
Salvo smentite dai pi esperti (non mi intendo della materia forense) tutti hanno parit di voto e quindi i giudici popolari possono a maggioranza anche smentire i giudici togati
A questa avventata proposta affiancherei la proposta Lazier di una presentazione pubblica con giurati e giudicati (come nei processi) e la camera di consiglio successiva segreta, cui segue la motivazione della scelta definitiva e conoscenza palese dei voti.
L'urbanistica partecipata dei comuni rossi di cui parla Cusano, se non quella sottolineata da Pagliardini, ben venga, cos come la autopianificazione l'autoprogettazione (la storia andata avanti per secoli con questi soli strumenti prima dei P.R.G. con i migliori risultati assoluti)
La societ autolesionista proposta da Cusano in cui "la democrazia solo il modo meno dannoso che una comunit ha per correggere gli errori commessi, quando sono reversibili" non mi trova invece d'accordo o non l'ho capita.
Condivido in appieno l'ipotesi Friedman, almeno dalle citazioni di Cusano; non riesco per ad immaginare un linguaggio architettonico diverso da quello tradizionale parlato da tutti, comprensibile a tutti e trasmissibile, diverso da quello della tradizione locale in cui si lavora, ma questo un mio limite
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7739
di giannino cusano
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Penso, Pacciani, che, enunciata come lei la enuncia, la "proposta" di giurie popolari per i concorsi di architettura suoni come una demagogica e semplicistica corbelleria Che facciamo? Chiediamo a gente nuda, cruda e digiuna di qualsiasi nozione elementare su cos' uno spazio architettonico o urbano :preferite questo o quell'altro?". Bene, io non ci credo, per la semplice ragione che occorre un minimo di preparazione per affrontare certi temi. Tanto da parte dei cittadini quanto da parte dei progettisti, sia chiaro.
E cmq, almeno si spieghi e ci illumini meglio.
Per quale ragione, poi, "la gente" dovrebbe essere in grado di giudicare progetti, quando il pi delle volte non sa nemmeno leggerli? Ma soprattutto, lei pensa davvero che chiedendo plebiscitariamente l'opinione del popolo si evitino errori? I popoli sbagliano tanto quanto i singoli. Il democratismo che lei sbandiera non ha nulla a che vedere con la democrazia, ma ammettiamo pure che lei stia proponendo un metodo democratico, pensa davvero che la democrazia sia il modo per garantirci da errori? Padronissimo. Io la penso diversamente: per me la democrazia solo il modo meno dannoso che una comunit ha per correggere gli errori commessi, quando sono reversibili. Non sempre, dunque.
Se permette, naturalmente, pi che legittimo il mio dubbio: e cio che le cose siano un tantino pi complesse di quanto non si possa pensare di mettere in gioco semplicemente chiedendo al "popolo": vuoi il progetto A, B o C? Manco si trattasse di comperare una sciarpa o un paio di pantaloni. A Bologna, per esempio, sono in funzione da anni i Laboratori di Urbanistica Partecipata: architetti e cittadini compiono assieme il complesso percorso delle scelte, dei limiti, delle alternative progettuali e i cittadini dell'area interessata scelgono, ma solo dopo aver preso piena consapevolezza e coscienza dei problemi in gioco. L'esperimento fu fatto per la riqualificazione di un'ampia area, pare abbia funzionato e ora viene riproposto in altre occasioni. Si pu pensarne bene o male, si pu buttarla in politica e dire che non va bene perch un comune rosso. A me, francamente, interessa poco il colore della giunta: mi interessa di pi capire se e quanto funziona davvero il sistema adottato. Pu darsi che gli abitanti siano pi soddisfatti: sarebbe gi un buon risultato.
Infine: non "auspico" proprio nulla, con o senza virgolette. Ho citato Yona Friedman e il suo ultimo (per pubblicazione, perch in realt un libro scritto 25 anni fa) "L'architettura di sopravvivenza" per le ragionevoli perplessit che l'autore solleva sui metodi "partecipativi", propugnando invece l'autoprogettazione e l'autopianificazione. Vale la pena leggere direttamente da Friedman:
A chi spetta il diritto di decidere in materia di architettura? Come assicurare questo diritto alle persone cui esso spetta? (...) L'autopianificaszione si fonda ... SULLA CONOSCENZA DI UN LINGUAGGIO ... Una volta acquisita questa conoscenza, spetta all'abitante condurre il dialogo... Un linguaggio di cui si conoscano il vocabolario e la grammatica pu essere insegnato, a condizione che si trovino delle persone pronte a insegnarlo ... un linguaggio "che si parla" (...) Tengo a precisare, prima di tutto, che per me non pu trattarsi della "partecipazione dell'abitante" cos come oggi intesa e decantata dagli avventati. Cerco piuttosto di capire se da qualche parte la "partecipazione dell'architetto" possa essere utile. Al momento la partecipazione dell'abitante solo di facciata.: i pianificatori fanno delle indagini, poi dichiarano che l'abitante, rispondendo in questo o in quel modo alle loro domande, ha dimostrato questa o quella volont. tale o talaltra preferenza. Con questa cosiddetta partecipazione, l'abitante non decide nulla, ma aiuta i pianificatori a decidere per lui.
Detto da Yona Friedman, posso pure provare ad approfondire. Tanto pi che l'ha fatto per decenni: con l'Unesco, con le Nazioni Unite e soprattutto con popolazioni in India, America Latina, Europa.
E', cmq, un volumetto assai interessante, sicuramente da leggere e finora, sempre col suo permesso, assai pi stimolante delle sue "giurie popolari ai concorsi di progettazione", fino a prova del contrario: che, per carit, da lei attendo con ansia :)))
Saluti,
G.C.
.
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7738
di pietro pagliardini
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
A Giannino Cusano dico che non deve aspettare la cicogna per "l'urbanistica partecipata" dato che arrivata da tempo, almeno in Toscana, con Legge urbanistica regionale.
Solo che una partecipazione istituzionalizzata e guidata dall'alto, fatta solo per governare e organizzare politicamente il consenso, potersi presentare con le carte formalmente in regola e le mani pulite e dire: i cittadini sono stati informati. Non certo per fare scegliere i cittadini.
Per fortuna che c' una legge nazionale che ancora prevede le "osservazioni", attualmente unico, reale strumento di partecipazione al piano.
Per i concorsi d' architettura l'unico modo per ridare dignit e autorevolezza alla professione e alla progettazione, dunque all'architettura, non c' che il referendum, dopo che una giuria tecnica ha espresso il suo giudizio. Cos si evita lo scandaloso fenomeno dello scambio di figurine perpetrato tra architetti giurati e architetti partecipanti, prassi che tutti conosciamo bene ma che pochi denunciano, e si pu far decidere coloro che hanno titolarit a farlo, cio i cittadini.
Chi ha paura del giudizio popolare?
Quanto mi piacerebbe una risposta a questa domanda!
Cordiali saluti
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9/1/2010 - Sandro Lazier risponde a pietro pagliardini
Io, da convinto democratico, temo molto il giudizio popolare.
Perch non mai un giudizio critico ma morale.
Cos come, in tribunale, vorrei farmi giudicare laicamente (i reati da una parte; i peccati dallaltra) anche in questo caso vorrei affidarmi ad un sistema massimamente critico, il pi possibile immune dalla demagogia. Pensi se i quadri di Van Gogh fossero stati, allepoca, sottoposti a referendum: quanti se ne sarebbero salvati?
Ho gi espresso pi volte il mio parere sui concorsi: palesi, dove giudici e giudicati illustrino e dibattano pubblicamente opera e verdetto. Sarebbe gi un gran passo avanti nel senso della partecipazione e della responsabilit delle scelte.
Unulteriore considerazione. Un giudizio che comporta delle conseguenze non pu essere immune da responsabilit. La responsabilit sempre personale. Ne consegue la natura astratta del giudizio popolare", irresponsabile per la sua natura indistinta e quindi impersonale.
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7737
di andrea pacciani
del 09/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
In attesa della legge sull'urbanistica partecipata "auspicata" dal sig. Cusano (al redattore della legge consiglio di cercare CNU su google) chiedo a tutti di fare una riflessione sulla Giuiria Popolare come quella dei tribunali per i concorsi di architettura. La rilevanza sociale tra il processo penale e la cementificazione hanno punti in comune: entrambi hanno bisogno del consenso civico che giudichi sulla accettazione da parte della societ civile di un nuovo episodio, senza tuttavia esimersi da una guida tecnica sul merito e sul giudizio.
Il pubblico invece di "schiamazzare in piazza" come dice Cusano sederebbe al tavolo dei lavori con diritti di voto senza pi potersela prendere con le archistar di cui loro approvano i progetti; d'altraparte gli architetti saranno costretti a conciliare le loro profetiche visioni di una societ migliore con i loro progetti con la societ contemporanea che li dovr abitare fatta di persone reali
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7733
di andrea pacciani
del 08/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
E' possibile che la citazione da me riportata voglia significare l'esatto contrario (?), non conosco Zevi cos bene. Il mio intervento stava solo a sottolineare il relativismo con cui la critica architettonica e l'architettura parlata si riesce a muovere con dimestichezza nel dire tutto e il contrario di tutto (anche lei cita stralci di un discorso che potrebbero quindi essere interpretati a piacimento).
Al centro di quell'architettura c'erano gli architetti e volevano portarvici le persone profeti di una vita "migliore". Oggi questi personaggi sono rimasti soli lontano dalla gente e dalla vita reale .
Aspetto un ritorno delle persone reali al centro dell'interesse della architettura, coinvolta nelle decisioni e partecipe delle scelte (ho aspettato invano commenti alla mia proposta della giuria popolare dei concorsi).
Segnalo il sito di http://www.sarzanachebotta.org/ che trovo significativo verso nuove direzioni che il web pu dare all'architettura
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8/1/2010 - Sandro Lazier risponde a andrea pacciani
Credo che anche qui debba farsi chiarezza. Mario Botta, che lei invita a considerare nel caso di Sarzana, non ha nulla a che fare, secondo il pensiero organico, con il moderno. Credo, anzi, che il pensiero di Botta sia molto pi vicino alle vostre posizioni che non a quelle zeviane.
Il progetto per Sarzana fondamentalmente un progetto neoclassico, buono li come altrove. Se agli scatoloni aggiungete qualche fregio e cornicione sagomato siete in pieno ottocento. La modernit altra cosa, pi sofferta ma perlomeno pi gioiosa.
LaCecla confonde il moderno con tutto quello che nuovo, dimostrando dignorare la storia nel suo valore fondamentale: il fatto desser fatta dagli uomini e per gli uomini, tutti compresi. Da quelli che amano le armonie orecchiabili tanto care alla maggioranza delle persone, a quelli che cercano qualcosa di un po pi sofisticato. In questo mondo, pertanto, convivono civilt e barbarie. La vita ci ha insegnato che spesso sono qualit che confondiamo, a volte con conseguenze tragiche come nel secolo appena passato. Larte, che secondo linsegnamento di Zevi sempre contemporanea, ci aiuta a distinguere e riconoscere. Quando ha valore, sintende.
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7732
di andrea pacciani
del 08/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Bruno Zevi era stato categorico, ma nessuno gli ha dato ascolto:
Possiamo conciliare gli antichi valori linguistici
con i nuovi? Dobbiamo rispondere
no per due motivi: primo, perch in tal
modo si potr impedire le costruzioni di
nuovi edifici nei tessuti storici, che vanno
tutelati, secondo perch fuori dei tessuti
storici si consentir di realizzare opere
non solo nuove ma schiettamente
moderne.
Zevi fu cattivo profeta perch il sogno dell'architetto rimasto quello di lasciare il proprio segno sullo stesso testo su cui hanno scritto la storia gli altri colleghi, sostituire il vecchio con il nuovo; l'astensione dell'architettura moderna dai centri storici non mi sembra mai stata purtroppo praticata.
Sull'altra affermazione possiamo oggi dire che l'architettura moderna senza citt storica non mai stata in grado di dare risultati autosufficienti pur quanto sperimentata nei progetti urbani di nuovi insediamenti
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8/1/2010 - Sandro Lazier risponde a andrea pacciani
Scusi Pacciani ma lei sta citando Zevi a sproposito. Forse non lo conosce. Oppure lo cita in quanto citato da altri, in contesti nei quali Zevi si sarebbe strappato i capelli. Altro che cattivo profeta
La frase riportata tratta, se non sbaglio, da Leggere, scrivere, parlare architettura e afferma lesatto contrario di quello che lei ha inteso nel suo commento.
Secondo me le conviene leggere la versione originale, per intero.
Ps: credo che lei abbia tratto la citazione dal link seguente http://www.oice.it/progettopubblico/18/Marconi.pdf in cui Paolo Marconi, Professore ordinario di Restauro dei monumenti a Roma, difende le sue tesi passatiste citando a sproposito, oltre a Bruno Zevi, anche Umberto Eco. Cita invece, molto a proposito, P.L. Cervellati. Ed tutto dire
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7735
di giannino cusano
del 08/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Un bel po' di anni fa, ormai, Kyusaku Ogino ed Hermann Knauss hanno avuto un merito storico straordinario: se qualcuno ancora credeva nella cicogna, ha dovuto definitivamente ricredersi. Diciamo che, rapportando a 100 questo insieme, si sono sicuramente ricreduti i 50 nati grazie a Ogino e i 50 nati grazie a Knauss.
E in architettura? Persino dopo le ricerche psicologiche di James Gibson, e acqua sotto i ponti ne passata, ce n'' ancora tanti disposti a credere, per es.,che la prospettiva sia una rappresentazione "oggettiva" della realt. O che la voce del popolo e quella del Padre Eterno siano la stessa cosa. A me, per, risulta che, mentre e pi il primo schiamazza, il Secondo se ne sta in silenzio quanto meno dai tempi di Auschwitz. In attesa che dica qualcosa, si riesumano i peggiori ideologismi eluoghi comuni che infesta(ro)no l'architettura.
Zevi li stan uno per uno considerando chi vive l'architettura e il "con chi" si progetta. Il che non vuol dire "partecipazione". In merito, caldeggio l'istruttiva lettura di "Achitetture di sopravvivenza" di Yona Friedmann.
Insomma, a volte mi viene un dubbio: non sar pi proficuo tornare a credere nella cicogna? Poi mi dico: ma no, basta attendere. Prima o poi avremo una legge anche su questo :)))
G.C.
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7736
di pietro pagliardini
del 08/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Non voglio parlare di Bruno Zevi per evitare sterili polemiche.
Mi piace invece l'intervento di Andrea Pacciani. Lei dir, gentile Lazier: ovvio.
S, ovvio, come ovvio che a Carlo Sarno piace il suo. Dunque, al massimo ci mettiamo in pari.
Lei dice, citando Zevi, che l'arte sempre contemporanea e io sono d'accordo. E non potrebbe essere diversamente, dato che anche questa affermazione ovvia.
E' contemporaneo Botta, non so se sia artistico ma un contemporaneo che non mi piace molto, anche se gli riconosco alcuni passati meriti.
E' contemporanea Zaha Hadid, anche se mi non piace affatto, ed un po' troppo artistica per i miei gusti. Infatti progetta sculture futuriste e non edifici.
E' contemporaneo Lon Krier, che a me piace abbastanza, anche se non saprei dire se sia un artista, se non quando fa i disegni, che a me sembrano artistici.
Quando abbiamo detto contemporaneo non abbiamo assegnato all'evento architettonico niente altro che una qualificazione temporale, e a me va bene in questo senso perch cos hanno pari dignit i progetti di Krier e quelli di Hadid, in quanto entrambi espressioni della contemporaneit, cio del nostro tempo.
Ma evidente che c' una grande differenza tra i due progetti. Ora, mi sembra di capire che lei attribuisce a quelli di Krier (l'ho tirati in ballo io sia Krier che Hadid, non lei, ma solo un esempio) il valore della musica orecchiabile, quindi pi facile, quindi pi popolare e perci stesso pi rozza. Mentre quelli della Hadid sono pi alti, raffinati, elitari, solo per orecchi adatti.
Vorrei per fosse chiara una cosa: non essendo io n populista n demagogico n sprovveduto, so benissimo che esistono vari livelli di godimento e fruizione dei fenomeni artistici, in funzione di una sorta di allenamento, altrimenti detto livello culturale e capacit critica, ma c' un problema di non poco conto che viene spesso trascurato: l'architettura non propriamente arte, o almeno non solo arte, lo pu diventare solo in rarissimi casi e come rara eccezione. E lo tanto meno arte quanto pi figlia di una unica figura, cio l'architetto.
Una cattedrale gotica certamente arte, perch frutto di un lavoro collettivo di molti artisti che hanno concepito l'architettura in modo non separato dalla decorazione, dalla scultura. Una cattedrale gotica ha un simbolismo che oggi difficilmente comprensibile in maniera completa da chiunque. esperti compresi. Per di una cattedrale gotica quasi tutti, se non proprio tutti, sono in grado di apprezzarne la bellezza. Perch? Diciamo che orecchiabile, un godimento non riservato a pochi ma a tutti. Ed apprezzata anche dall'elite culturale.
Un progetto della Hadid, invece, potr stupire tutti per le sue forme, diciamo cos, avveniristiche, come pu stupire tutti l'inutile grattacielo alto pi di 800 metri, al pari di tutti i fenomeni strani, inusitati o mostruosi che stupiscono e anche affascinano.
L'architettura della Hadid, e tutta quella di quel genere l, un fenomeno solo elitario (a parte l'evento mediatico, che abbassa per il livello culturale e lo riporta a quello del Grande Fratello).
L'architettura di Krier (non ne ha fatta moltissima in verit) anch'essa orecchiabile, non quanto le cattedrali gotiche forse, ma comunque abbastanza.
Perch?
Perch l''architettura non pittura, non nemmeno scultura, anche se ha a che vedere con lo spazio; l'architettura ha la caratteristica della utilitas, serve, ha una funzione, quella di costituire la struttura di base dell'ambiente di vita sociale dell'uomo. E' per questo che l'architettura appartiene a tutti ed per tutti e non solo per suoi autori e per una ristretta cerchia di esperti o appassionati, che anzi spesso la rifuggono e la snobbano. Nell'architettura di Krier, o di quel genere l, la gente avverte la presenza, senza magari concoscerle, della firmitas, della venustas e, soprattutto, della utilitas, cio del fatto che quella la casa dove vivere.
Oddio, anche gli architetti in genere costruiscono stramberie per gli altri ma vivono in belle case antiche, con ci dimostrando di appartenere a pieno titolo alla razza umana.
Ed per tutto questo che anch'io, come Andrea Pacciani, trovo assolutamente naturale che nei concorsi si debba esprimere la citt. L'architettura non materia da esperti, o meglio non lo nella fase decisionale. Non n illusione n utopia ma una laica, semplice, naturale osservazione della realt delle cose.
Cordiali saluti
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7731
di Carlo Sarno
del 08/01/2010
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Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
Carissimi amici di Antithesi, auguro a tutti un Buon Anno Nuovo con la speranza che la luce di Bruno Zevi e della Architettura Organica da lui promossa non si spenga mai nel cuore di noi architetti italiani !!!
Invio un breve omaggio alla sua memoria :
******
Bruno Zevi nella conclusione della relazione al I Congresso Nazionale dell'APAO - Associazione per l'Architettura Organica, tenutasi a Roma il 6 dicembre 1947 dice :
"... L'architettura moderna ha spezzato il conformismo nel campo creativo venticinque anni fa; oggi , dobbiamo spezzare il conformismo nel campo critico e storico. Se non portiamo la nostra passione moderna nel campo della cultura, se permettiamo che persistano due diversi metri di giudizio per l'architettura moderna e per quella del passato, evidente che noi resteremo sul piano caduco del manifesto rivoluzionario, non potremo maturare il movimento di avanguardia di venti anni fa in una seria cultura architettonica.
L'architettura organica non storicamente, e non lo nelle nostre intenzioni, un ismo di avanguardia. Non abbiamo nulla da rivelare; dobbiamo svolgere una cultura, riorientare tutto il pensiero architettonico, ridonargli un senso profondo, una funzione sociale, suscitare intorno ad esso un vasto consenso, creare una educazione popolare sull'architettura.
Nel conflitto del mondo moderno, stretti tra la coterie intellettualoide del funzionalismo, e l'incidente di un positivismo che vuol rovesciare tutto ci che non ha un immediato senso comune, noi architetti organici tentiamo di fondere i valori della nostra tradizione spirituale con le moderne istanze sociali, di rompere la dicotomia tra cultura e vita che da un secolo separa gli artisti dal popolo, di proporre una terza via sociale, libera, umana. Ci riusciremo? E' inutile far profezie. Questa la nostra strada, la nostra battaglia per una cultura integrata, per un'architettura integrata, e perci per una vita migliore. Per dirla con Vittorini, una cultura che serva alla vita. e non solo a consolare.
Se avremo tempo, ci riusciremo sicuramente. Se no, amici dell'APAO, avremo almeno la coscienza di aver fatto con disinteresse il nostro dovere. E se le bombe atomiche dovessero interrompere il nostro lavoro, ognuno di noi avr la libert, come ha detto Quaroni questa mattina, di decidere se ritirarsi a vita privata e scrivere un nuovo Discorso sul Metodo, oppure, seguendo l'esempio di Pagano, abbandonare il tavolo da disegno e la penna, e andare a fare la rivoluzione... ".
BRUNO ZEVI
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Commento
7734
di andrea pacciani
del 08/01/2010
relativo all'articolo
Bruno Zevi due lustri dopo
di
Sandro Lazier
gentile S. Lazier
Si vede che oggi siamo du due piani di comunicazione diversi: il riferimento a Sarzana che Botta non nel merito del progetto (che neanch'io condivido) quanto alla possibilit del web di dar voce ai cittadini e farli entrare nel merito delle scelte architettoniche ed urbanistiche; sta l la novit dell'urbanistica partecipata, che pu contare sul web.
La "urban class action" una nuova frontiera per i progetti a scala urbana che pu contare sulla forza della rete.
Queste sono le proposte da portare avanti nel nuovo millennio fanno sembrare passatisti i discorsi Zevi pi che quelli di Paolo Marconi!
non me ne voglia, con cordialit
Andrea Pacciani
p.s. aspetto sempre la sua replica sulla giuria popolare simile a quella dei tribunali penali per i concorsi d'architettura
Tutti i commenti di andrea pacciani
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7730
di giannino cusano
del 07/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Marrucci,
la VIS polemica che ti contraddistingue inizia a farmi apprezzare l'AVIS ;)))
Con simpatia,
G.C.
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7729
di Leandro Janni
del 07/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro Marrucci,
sai come si dice in Sicilia: "MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI".
Cordiali saluti, L. J.
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7726
di Antonino Saggio
del 06/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Il commento di Giannino Cusano molto condivisibile e mi spinge ad essere ancora pi chiaro.
Ho legato alla guerra, senza ricordare letture e frequentazioni crociane e con il caro amcico Zangrandi, perch la crisi in quel momento era naturalmente fortissima!
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7723
di Leandro Janni
del 06/01/2010
relativo all'articolo
Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
In effetti c', o meglio, c'era qualcosa che accomunava Bruno Zevi e Bettino Craxi : una comunicazione "irritante". Dunque, assai efficace.
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7725
di Renzo marrucci
del 06/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Concordo sul " diversamente vivi " e anzi non vedo nenche tanto di buon occhio l'accostamento in verit... Zevi un'altra cosa.
Le lotte che Zevi ha rilevato e propugnato coincidono con il miglior momento del movimento radicale che poi non ha saputo far tesoro
"neanche" di questo apporto vero autentico e che definirei fondamen
tale per il rinnovamento della nostra societ.
Che dire di Bruno Zevi... sono disposto a passar sopra agli errori proprio per il coraggio con cui si sempre esposto sui temi che ancora oggi sono pressoch insoluti, direi aggravati! e proprio perch battutti da tutti gli altri che sono venuti dopo di lui con pavida rassegnazione e silenzioso squaliido interesse personale... quindi che volete ? Che cosa desiderate ? Se le strade per Craxi si cominciano a contare come le conta Ferrara allora vuol dire che la storia si copre sempre di comportamenti ambigui che poi tocca a qualcuno di recuperare con il malcontento dei residui...
La vita quello che e se il "bastone" rimane bloccato nella corrente non ci rimane altro che fischiare...
Divertente il commentino di Janni che rileva l'aspetto irritante dei due uomini diversamente rilevanti ... ma che dire... Janni simpaticamente intriso del suo regno ... ma di una Sicilia sola per...
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7727
di Reanzo marrucci
del 06/01/2010
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La farsa del ponte (sullo Stretto)
di
Leandro Janni
Non discuto minimamente sul fatto che il ponte non sia un padiglione e l'impegno sia molto importante... io dico semplicemente che se la tecnologia serve a far le infrastrutture bene anzich le nuvole all' Eur... allora capisco l'impegno e lo auspico con tutto il cuore... ma non cerco scuse o insalatine tardo greche per sminuirne la possibilit... semmai lo capirei per esigerne la qualit... questo si!
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7724
di giannino cusano
del 06/01/2010
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La farsa del ponte (sullo Stretto)
di
Leandro Janni
Il concorso di idee (del 1969) per l'atraversamento dello stretto di Messina fu un po' come chiedere a Giulio Verne quale fosse il modo migliore per andare su Marte. Nel caso specifico, se per via alvea, subalvea o aerea. Non a caso, con la solita onest intellettuale che lo contraddistingueva, il vincitore, Sergio Musmeci, alla fine della sua relazione avvertiva che l'attraversamento dello stretto sarebbe stato possibile senza particolari problemi il giorno in cui materiali come le fibre in carbonio fossero entrati a far parte della quotidianit dell'attivit edificatoria. E quel giorno non ancora venuto.
Sulla questione (che non pu banalmnete ridursi a uno scontro tra chi vuole e chi non vuole il ponte) va citato, in particolare, l'assai interessante articolo del prof. Antonio Maria Michetti e dell'ing. Andrea Cinuzzi aparso su "L'architetto Italiano" n. 5 di Gennaio 2005.
Personalmente credo, poi, (sarebbe da verificare in modo puntuale) che un'interpretazione esageratamente elastica delle leggi in vigore sugli appalti approvate tra fine anni '90 e primi anni 2000 (su 2 piedi non ricordo gli estremi) abbia finito per ingarbugliare i fili di una vicenda pluridecennale gi di per s aggrovigliata: e mi riferisco alla Ente Stretto di Messina s.p.a. & s.c. (successivi carrozzoni), nonostante, all'epoca, la presenza dell'ottimo Riccardo Morandi.
Il fatto che la Impregilo s.p.a. sia divenuta ente appaltante senza un esecutivo deriva dal fatto che in Italia sono ormai da anni consentiti appalti pubblici anche senza progetto esecutivo. Valutazioni che ovviamente spettano all'impresa, e (in quest'ottica) cavoli suoi. Leggi che, ovviamente, possono anche andar bene nel caso di un capannone o un qualsiasi scatolone, prefabbricato o meno, del quale si conoscono perfettamente le problematiche tecnologiche ecc.
Ovvio che nel caso del ponte le cose sono a dir poco meno semplici.
Bye,
G.C.
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7718
di giannino cusano
del 05/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Ottimo commento, quello di Saggio; come il meritorio pezzo di Ferrara. Sul primo, mi sembra opportuna una piccolissima integrazione. E non per amore di filologia.
Scrive Saggio:
Credo che la relazione interessante che Zevi ebbe con la politica fosse, naturalmente di natura culturale. (se non direttamente "estetica"). Bisogna cercare di esprimersi anche in quel campo, in particolare nei momenti di crisi.Una lezione che lui aveva appreso durante la guerra.
Giustissimo. Non vorrei sbagliare, per, ma mi pare di ricordare che Zevi ascrivesse l'insorgere della formazione antifascista, gi nella primissima ora, segnatamente allo studio dell'Estetica crociana, quando in "Zevi su Zevi" risponde ad Alicata, suo ex compagno di Liceo, contestandogli che la lettura delle due storie (d'Italia e d'Europa) e di altri scritti politici del filosofo italiano incentivassero quella presa di coscienza. Aggiunge, "perch molti ancora non lo capiscono", che rivendicare l'arte per l'arte comportava gi di suo la lotta contro la pseudo-cultura fascista., sempre pronta a strumentalizzare la creativit a fini retorici. E prosegue (ho appena riaperto "Zevi su Zevi") "sganciare l'arte dal contesto della dittatura significava passare a una posizione critica destinata a estendersi anche sul terreno civile. La lettura delle due "storie" fu una conseguenza, non la causa della nostra rivolta, che si manifest inizialmente proprio a livello letterario e figurativo".
Lo sfondo dell'opposizione, intendo dire, era in gran fermento culturale e specialmente est-etico gi da quando era uscito non solo (1925: Zevi aveva 7 anni) il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce e prosperarono anche durante tutto il Regime i suoi scritti polemici su "La Critica", per es., contro la figura dell'artista "puro" e avulso dal mondo, ridotto cos a caricatura, ma anche quelli di Venturi, Argan, Piero Maria Bardi, Edoardo Persico...
Forse Zevi matur la lezione durante la guerra, ma certo rimeditando quella temperie che richiamare mi pareva importante. E attuale, perch anche oggi dovremmo saper riconoscere le forti alternative est-etiche e non dovremmo mai perderle di vista, per non distrarci o dimenticare pi di tanto :)
G.C.
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7717
di antonino saggio
del 05/01/2010
relativo all'articolo
Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
L'articolo, naturalmente mi ha molto interessato. Su Craxi, uno dei principali acceleratori dell'attuale sistema italiano, si ricordi il famoso decreto che salvo le televisioni di Berlusconi ad esempio, non ho altro da dire. Come si evince chiaramente dall'articolo, Bruno Zevi credette in Craxi, in una breve fase, e poi si ricredette. Ader con entusiasmo al patito radicale e ricordo che in una fase poneva nelle sue lettere il timbro del Partito d'azione, che si era tentato di far rinascere. Credo che la relazione interessante che Zevi ebbe con la politica fosse, naturalmente di natura culturale. (se non direttamente "estetica"). Bisogna cercare di esprimersi anche in quel campo, in particolare nei momenti di crisi. Una lezione che lui aveva appreso durante la guerra. Troppo spesso lo abbiamo un poco tutti dimenticato. Vi una fierezza nel sostenere le proprie idee con chiarezza, vi una bellezza nel dire NO! questo qualcosa che io ricordo e che si deve ammirare e che in qualcuno si tramanda, con tutti i rischi e gli ostracismi del caso. Paolo, ad esempio: grazie per avere investito il tuo tempo e la tua energia e nell'aver scritto questo articolo.
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7716
di Flavio Casgnola
del 05/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Dalla copertina: "Il 9 gennaio 2010 muore Bruno Zevi".
L'omaggio a Zevi ed il suo insegnamento, speriamo vadano ben oltre i...dieci anni di vita regalati.
Per la serie: di quando un refuso pu far riflettere.
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7715
di maurizio de caro
del 05/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
carissimo Paolo,il tuo editoriale di oggi mi ha stupito positivamente perch non conoscevo il Ferrara politologo.
Hai scritto un saggio breve sui complessi rapporti tra politica e cultura
Hai descritto un periodo storico e una dialettica tra uomini scomodi in maniera chiara,coraggiosa senza dover necessariamente entrare in una tifoseria(Craxi era un ladro)o peggio in una confraternita per la beatificazione(Craxi santo subito).
Finalmente un architetto che non parla di politica solo per scagliare giudizi finalizzati al proprio tornaconto,ma cerca di capire, e ci coinvolge nell'approfondimento analitico della deriva socialista, molto pi importante delle battaglie faziose sulla toponomastica.
Il tentativo di sciacallaggio Vetroniano del pianeta socialista e azionista, smascherato puntualmente da Zevi, ci illumina su quanto accaduto negli anni successivi al 2000 tra i compagni smemorati.
La storia la scrivono i vincitori e "nel paese della menzogna la verit una malattia"(Rodari)
che dire, continua cos perch ti legger sempre con piacere
un abbraccio
maurizio
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7714
di giannino cusano
del 05/01/2010
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Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
L' dura, caro Fferrara: l' dura! I nodi lucidamente additati da Zevi sono ancora l, tali e quali. Ingigantiti, spesso incancreniti da far paura e da richiedere, se ancora basta, la scure (altro che politica "riformista" del carciofo di rutelliana memoria!) o le radiazioni al plutonio.
Scuola, universit e universit televisiva decentrata; pianificazione creativa di citt e territori -e spero non mi si venga di nuovo, da parte di qualche zelante commentatore, ad attribuire ascendenti non miei, come Lenin e Stalin, salvo poi lamentarsi se declino la mia vera genealogia :)))- ; responsabilit e coinvolgimento delle cariche pi alte della vita repubblicana, a partire dal Presidente del Consiglio, contro ogni agnosticismo evasivo e contro il perenne emergenzialismo; soprattutto, "critica operativa": Una politica urbanistica ? Una politica per il piano regolatore di Roma ? Una politica universitaria ? Una politica per le televisioni provate ? Nulla. Ottimi discorsi, ottimi ordini del giorno, zero di fatto.
A che punto siamo? I problemi vanno risolvendosi o semplicemente che semplificandoli nelle nostre teste ci pare che si vadano sciogliendo, mentre in realt abbiamo solo abbassato terribilmente la guardia e il tiro, ci accontentiamo e tutto pare andar bene? Ci adattiamo e sopravviviamo. E se uno rilancia, volentieri lo si passa per pazzo visionario.
Credo che siamo talmente condizionati da millenni di forsennato pro-creazionismo, per evidenti ed inerti ragioni di sopravvivenza della specie, che anche oggi che occorrerebbe il contrario l'idea dei grandi numeri continua ad affascinarci come una chimera suicida: non far parte di una "massa" o di una qualsiasi tifoseria ci terrorizza tuttora. Ancor pi forsennato chi osa avere idee proprie: il riflesso che scatta quello dello sganciato dai grandi numeri; del disadatto che non sopravviver. Mentre l'unico adattamento possibile, oggi come oggi.
Ma, appunto, idee, non personali idiosincrasie spacciate per tali. Idee che affrontino nodi reali e additino vie d'uscita rischiose e di persona.
Zevi rischiava ogni giorno. E oggi? Tutti "in massa", in cerca di facili polizze contro le incertezze della vita, meritoriamente sputtanate dalla crisi finanziaria. Cos. all'ammasso, quanta voglia di rischiare per le poche cose che contano resta in giro?
G.C.
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7703
di Leandro Janni
del 02/01/2010
relativo all'articolo
La farsa del ponte (sullo Stretto)
di
Leandro Janni
Renzo Marrucci (generosamente?) scrive:
"Janni, una simpatica persona che fa come il filosofo che, rinchiuso tra le sbarre, cerca di convincere di essere lui il vero libero e che le sbarre non imprigionano veramente lui ... Cio: la Sicilia pi libera senza il ponte e il ponte non uno strumento di maggiore possibilit e sviluppo... Janni non crede che il ponte possa innescare una visione pi dinamica del mondo e una geografia pi aperta e possibilista di prima... liberare o iniziare a liberare la Sicilia da un retaggio stretto, forse ristretto, appartato e via dicendo. No, non ci crede! Crede invece di perdere dei privilegi e non averne in pi... Il certo per l'incerto o il plagio della tradizione che inviluppa queltanto che fa godere il filo antico e prezioso, ma che fa anche perdere o romanza la visione del mondo. Aristocrazia culturale o asfittica gelosa appartenenza? ...di gattopardiana memoria? L'identit non si perde collegandosi, ma semmai si arrichisce e bisogna spiegarglielo bene che chi traina sar il ponte, non solo una passerella di modernit e il resto vien da s..."
Rispondo.
Caro Marrucci, nel mio mondo e persino nella mia Sicilia, PROCESSO, CONTENUTO E REGOLA coincidono. Quando ci non avviene, io (ingenuamente? aristocraticamente? ostinatamente?) avverto l'odore - fastidioso - dell'impostura e della mistificazione.
Un simpatico saluto.
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Commento 9219 di Angelo Errico
del 30/12/2010
relativo all'articolo Un anno difficile
di Sandro Lazier
All'architetto sia chiesto di fare l'architetto, e quindi non l'archistar.
All'ingengere di fare l'ingengere, e non il designer. Al designer, di fare il progettista industriale di oggetti, e non l'artista del cavolo. All'artista di opere scultoree pittoriche fotografiche, di farle e non invece di fare le piastrelle i cinturini da orologio e la carte da parati.
Mi sembra che questa sia grosso modo la solfa sulla responsabilit.
E aggiungerei un discorsino anche sul valore delle cose oltre che delle azioni creative, e cio sul valore aggiunto.
Se il macellaio non deve fare il chirurgo e il veterinario il deitologo, allora che una maniglia sia una maniglia in qualche modo riconoscibile, e funzionante. Poi che sia di Pierino o Pier Cardin, che prima di tutto sia una maniglia.
Altra cosa: non sarei cos drastico dall'esimere il progettista, chiunque sia, dalla responsabilit di : educare. L'importante che la chiesa sia un'ecclesia, e non un capannone industriale ex loft post cinema multisala. E basta con ste trasformazioni! Se si intende porre una persona in raccoglimento, il luogo e lo spazio siano percepiti diversamente da quelli di chi deve attendere un mezzo di locomozione (treno aereo filobus che sia). Una pensilina non sia un gazebo, una scuola non sia una caserma dei pompieri. La progettazione quindi sia comunicazione senza troppe aperture d'interpretazione. Senn, con sta famiglia allargata di forme e destinazioni, mi sembra che non si capisca pi chi mamma chi sorella chi moglie e chi la portinaia.
Infine, invocherei le persone quelle semplici, il gelataio, l'edicolante, la parrucchiera per intenderci, a essere davvero partecipi e critici alle iniziative degli architetti. E vado contro i miei stessi interessi. Ma la cortigianeria la peggiore formula di collaborazione creativa con il cosiddetto cliente. Girer forse di pi l'economia. A me gira ben altro.
(Angelo)
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