12 commenti di Flavio Casgnola
Commento
9203
di Flavio Casgnola
del 15/12/2010
relativo all'articolo
Rivendichiamo l'AntiPiacentinismo
di
Antonino Saggio
Caro Antonino Saggio, anche nellipotesi di voler concordare con la tua spietata critica del personaggio Piacentini: ... stato l'alfiere di una politica urbanistica e architettonica all'insegna del trasformismo, del monumentalismo, della pesantezza classicheggiante in ossequio ai poteri forti da qualunque parte (liberali, fascisti, democristiani) si affacciassero lungo il suo mezzo secolo di attivit. Architetto e urbanista inoltre di scarsa originalit..., considerare non necessario un convegno a lui dedicato mi sembra non solo eccessivo ma, perdonami, persino un tantino...(appunto) fascista.
Noi architetti lo sappiamo bene cosa ha rappresentato Piacentini per la storia dellarchitettura italiana, sia nel bene sia nel male, ma certo non ignorandolo o estromettendolo che diamo un contributo allindispensabile dibattito (peraltro mai seriamente e antipregiudizialmente affrontato e approfondito dal dopoguerra ad oggi) sulletica ed estetica dellarchitettura, in generale ed in Italia in particolare.
Il nostro veramente uno strano Paese, il Paese dove si sono presentati disegni di legge (da parte di quasi tutti i partiti dellallora cosiddetto arco costituzionale, D.C. e P.C.I. in testa), in cui si chiedeva di eliminare dalla citt di Bolzano le costruzioni inneggianti al fascismo, come ad esempio il monumento alla vittoria (appunto di Piacentini)..., evidenziando una deriva culturale talebana (ma prima ancora giacobina, iconoclasta e cos via), ed anche il Paese dove...sin dai tempi di Piacentini e ancor molto prima...gli intellettuali sono, quasi sempre e quasi tutti, organici al Potere.
Posso essere daccordo con te che meglio Terragni o Ridolfi di Piacentini ma questo un discorso di carattere estetico e non etico ed allora, o consideriamo lestetica un valore assoluto e prevalente (so, per aver affrontato largomento in passato, che il nostro comune ospite, Sandro Lazier, non concorda su questo punto), oppure...occorre dibattere di Piacentini che, in fondo, ha solo ben rappresentato il suo tempo, certo non lo ha anticipato, come Terragni, ma nemmeno ignorato o incompresocome molte delle nostre Facolt di Architettura o Soprintendenze.
Cordialmente,
Flavio Casgnola
Commento
9151
di Flavio Casgnola
del 09/12/2010
relativo all'articolo
Le nuove nomine per lamministrazione dei beni cul
di
Leandro Janni
Caro Janni, mi capitato solo oggi di "imbattermi" nel tuo articolo che condivido pienamente e, notando la data di pubblicazione mi accorgo che sono passati quasi tre mesi da questa senza che vi sia stato alcun commento...
Temo che l'assenza di un qualsivoglia vero dibattito sull'argomento sia gi un segnale evidente di molte delle cose che tu evidenzi, a cominciare dal diffuso disinteresse, appunto, per l'argomento, per finire al "cinismo di pochi che uccide il paesaggio"!
Una sola sola considerazione:
Temo che il cinismo di cui si parla sia un fenomeno ormai diffuso e, purtroppo, non di pochi se, appunto, a cominciare da noi architetti che dovremmo essere i primi per sensibilit sull'argomento ad indignarci e mobilitarci per l'andazzo corrente (e trascorso...) di fatto (quasi tutti) ci limitiamo a curare il nostro "orticello", spesso facendo "anticamera" presso Assessori, Soprintendenti e Dirigenti, in molti casi (troppi) del tutto incompetenti e, ahim, non solo per formazione (ti sei mai chiesto come mai cos pochi di questi siano architetti?...) ma anche, ed l'aspetto pi inquietante, per, appunto, sensibilit.
Ti auguro buon lavoro e... mai darsi per vinti!
Commento
7766
di flavio Casgnola
del 25/01/2010
relativo all'articolo
Il coccodrillo come fa...? la politica lo sa
di
Paolo G.L. Ferrara
Concordo in pieno e, con riferimento al Piano Casa, segnalo che si deciso che: "Sar possibile lampliamento delle abitazioni mono e bifamiliari, ma anche la demolizione e ricostruzione di fabbricati non idonei sul piano della sicurezza e degli standard igienico-sanitari, situati al di fuori dei centri storici." Miopia tecnico-politica quando, invece, appunto, proprio nei centri storici poteva avere un qualche senso la demolizione e ricostruzione. Sono infatti convinto che in molti casi "sedicenti" interventi di consolidamento siano tali solo nel senso che consolidano le "cattive coscienze".
Commento
7716
di Flavio Casgnola
del 05/01/2010
relativo all'articolo
Zevi, Craxi, prestigio, potere
di
Paolo G.L. Ferrara
Dalla copertina: "Il 9 gennaio 2010 muore Bruno Zevi".
L'omaggio a Zevi ed il suo insegnamento, speriamo vadano ben oltre i...dieci anni di vita regalati.
Per la serie: di quando un refuso pu far riflettere.
Commento
7696
di flavio Casgnola
del 30/12/2009
relativo all'articolo
L'arte facile
di
Sandro Lazier
Se vedo un carrello della spesa allungato su un tappeto bianco, non mimporta il suo significato perch qualsiasi significato esso abbia analiticamente solo una realt fenomenica che mi arriva in forma distorta, una semplice tautologia imbrogliata. Minteressa molto di pi com costruito il carrello e com disposto sul pavimento, perch ci dice molte cose molto pi interessanti e coinvolgenti.
Mervigliosamente vero!
E a proposito che non cos facile sbarazzarsi del cadavere della realt, per continuare a dirla con Baudrillard: "New York suscita lo stupore di un mondo gi finito"
Il carrello della spesa giustapposto al tappeto bianco, le torri gemelle, il vuoto da esse lasciato, lo spazio fisico e quello della memoria. La realt sta in noi e la sua rappresentazione gi di per s scritta se poi chi la descrive usa gli strumenti del linguaggio fisico, metafisico, surreale o virtuale, in fondo poco importa, quello che importa veramente come lo f e, se nel farlo si muove in una dimensione che tocca le corde della pi profonda sensibilit, allora, forse, produce Arte. Commercializzabile o meno, non ha molta importanza...
Commento
7672
di Flavio Casgnola
del 21/12/2009
relativo all'articolo
Architetti, crisi e architettura
di
Sandro Lazier
Mi piace citare proprio Umberto Eco che conosco bene, ammiro molto e, spesso, non condivido, quando cita a sua volta: "L'artista non ha convinzioni etiche. Una convinzione etica in un artista un imperdonabile manierismo dello stile" (Wilde, Prefazione al Dorian Gray).
Sono felice di vedere che, almeno, sono riuscito a far riflettere su un argomento che si riteneva del tutto superato... e, come osserva con grande sensibilit Renzo Marrucci, Forse l'epoca del bello molto relativo sta riproponendo qualche cosa che ci fa sentire non dico nostalgia ma la mancanza di qualche cosa di profondo, o almeno di sensato che sta evaporando dalla vita di tutti i giorni...
esattamente quello che cercavo di trasmettere!
Commento
7660
di Flavio Casgnola
del 15/12/2009
relativo all'articolo
Architetti, crisi e architettura
di
Sandro Lazier
Carissimo Sandro Lazier,
Credo proprio che, seppur su piani diversi, diciamo cose non cos distanti da come possono apparire a prima vista, evidentemente sono stato io poco chiaro.
Il tempo una variabile fisica solo e in quanto noi lo possiamo misurare in rapporto alla spazialit a noi comprensibile. In quanto tale, il tempo, senza collegamenti con il mondo fisico non esisterebbe. Mi voglio spiegare meglio; siamo noi a classificare la nostra storia secondo ere, fasi, periodi, epoche ed a determinare un percorso lineare dal passato al presente, ipotizzando il futuro, cercando di dare, quindi, un senso alla nostra precariet, appunto, temporale.
La Bellezza no.
La Bellezza qualcosa di assoluto ed infatti, non al suo tempo ma, pur sempre, nel tempo, apprezziamo lestetica di Van Gogh e non credo che sia solo perch i nostri canoni estetici sono mutati e nella sua scrittura riconosciamo segni capaci di mettere in moto sentimenti culturalmente sedimentati ma, anche, ed io credo soprattutto, perch lestetica di Van Gogh gi conteneva un valore assoluto e, come nelle scoperte scientifiche, solo oggi siamo in grado di decodificarlo compiutamente. Van Gogh che ha anticipato i tempi ed proprio per questo che oggi lo comprendiamo.
"La bellezza salver il mondo" afferma il principe Mikin nell'Idiota di Dostoevskij, in fondo l'umanit stata capace di una sola grande idea":
distogliere la mente dal dubbio che il caos assoluto sia legge universale.Ed in questo senso lo ha gi salvato. esattamente quello che l'arte ha fatto nel corso del tempo. Da Stonehenge, a Tikal, dal Partenone a Ronchamp dalla sesta sinfonia di Beethoven alla n. 40 di Mozart, misura e armonia convivono in una dimensione, per molti aspetti, trascendente ed in ogni caso, oltre il tempo. "Potenza dello spirito e della parola, che regnano sorridendo sulla vita inconsapevole e muta", diceva Thomas Mann.
In tutti i casi sono lieto di aver avuto modo di confrontare queste mie idee sullargomento con il suo pensiero che continuo a trovare sempre ricco di stimoli e acute riflessioni, anche se non sempre condivise.
Con stima e simpatia,
Flavio Casgnola
15/12/2009 - Sandro Lazier risponde a Flavio Casgnola
Casgnola, mi creda. Il "bello assoluto" appartiene al passato. Lo lasci dove sta.
Commento
7657
di Flavio Casgnola
del 14/12/2009
relativo all'articolo
Architetti, crisi e architettura
di
Sandro Lazier
A Vilma Torselli:
Tutto nasce dal significato delle parole, o meglio, dal significato che vi vogliamo dare.
L'estetica, in quanto disciplina filosofica rivolta alla conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero di giudizio del gusto , tra le sensibilit umane forse la pi trascendente.
Volendo scomodare Immanuel Kant, nella Critica della ragion pura, la tratta come teoria della conoscenza basata, appunto, sulle sue proprie funzioni trascendentali per poi riprendere il concetto nella Critica del giudizio dove a proposito del "giudizio estetico" espone la sua teoria sul bello soggettivo e su quello naturale (oggettivo) che si esprime nel sentimento del sublime.
Cara Vilma, io volevo semplicemente dire che fare lArchitetto qualcosa di pi sottile e indefinibile di tutto ci che ovviamente automaticamente comporta.
Come scrive Pierluigi Panza: Il paradosso della societ della bellezza sopra ogni cosa e ad ogni costo (la nostra) quello di essere senza bellezza o, almeno, di averne smarrito i significati.
Letica legata al tempo, lestetica vi prescinde.
In tutti i casi ho apprezzato molto la tua difesa giacobina del valore etico del fare Architettura.
14/12/2009 - Sandro Lazier risponde a Flavio Casgnola
Lei dice: Letica legata al tempo, lestetica vi prescinde.
Ebbene no! Questa non pu passare indenne.
Lesteticit, se vuole, caratteristica senza tempo. Ma ha poco a che vedere con lestetica. La bella calligrafia piace a tutti in ogni tempo, ma non determina la qualit estetica di un testo. Credo sia ormai concetto assodato che lestetica, intesa come filosofia dellarte, abbia a che fare con la forma del sentire, indipendentemente dalladerenza di questa ad un concetto universalmente condiviso di bellezza. Larte contemporanea non ha pretesa desser bella n brutta. Deve sedurre, qui e ora. Altro che prescindere dal tempo. Pu piacere o meno, ma cos.
Altra cosa la scrittura (di un testo letterario, di un dipinto, di una scultura, di unopera darte in genere) che rinasce ogni volta che incontriamo. Converr che i canoni estetici di una modella del rinascimento divergano notevolmente da quelli di una modella contemporanea. Apprezziamo pertanto un quadro rinascimentale per la sua scrittura e non per la bellezza del soggetto rappresentato.
E se la scrittura continua a valere negli anni non per via della sua imprescindibilit dal tempo, ma per la nostra capacit di rileggere e rigenerare di volta in volta un sentire che si formato anche grazie ad essa.
A differenza dei suoi contemporanei, oggi apprezziamo Van Gogh perch appartiene al nostro patrimonio genetico formale. Se lestetica di Van Gogh avesse avuto caratteri oggettivi imprescindibili dal tempo, perch non stata apprezzata anche prima? Anche se i nostri canoni estetici passatemi i termini sono mutati, nella sua scrittura riconosciamo segni capaci di mettere in moto sentimenti culturalmente sedimentati. Il nostro mondo culturale, creato dal nostro rapporto (conflitto) con le cose di natura, in fondo quello che abbiamo voluto perch frutto di scelte successive e collettive. Arte ed estetica comprese.
Cos pi etico e politico di questo?
Commento
7646
di Flavio Casgnola
del 07/12/2009
relativo all'articolo
Architetti, crisi e architettura
di
Sandro Lazier
Fare gli architetti significa fare politica e cultura.
Non sono daccordo, o meglio, lo sono solo in parte.
LArchitettura in quanto tale una forma dellespressivit e creativit umana che prescinde dalla politica, se non per le implicazioni deboli legate alla pianificazione territoriale e, di contro dovrebbe influenzare la cultura, intesa come costume, ma solo per gli aspetti pi profondi legati alla sensibilit estetica.
Tutto il resto pura demagogia o, peggio, retorica.
Sandro Lazier nel dire che questaffermazione vera quanto confusa e rischiosa, a mio giudizio, in un certo senso, rischia di ridurre il concetto a considerazioni del tutto legate a visioni ingessate della questione, ed allora...:. Fa supporre, infatti, che ci sia unarchitettura di destra e una di sinistra, unarchitettura conservatrice e una progressista. Il che evidentemente molto vero. Ma si d il caso che molti intellettuali di sinistra ragionino come architetti di destra e che architetti di destra, a dire il vero pochi, propongano progetti molto di sinistra. Larchitettura una bestia strana che tiene insieme conservatori di destra e di sinistra, per cui molti progetti di destra vengono promossi da eminenti personalit della sinistra.
Sullindole democratica dellarchitettura moderna si detto e scritto molto, non sempre adeguatamente. Tuttavia non cos arduo comprendere che unarchitettura composta dallesterno, posata e monumentale, oppure pittoresca ma con tutte le sue finestrelle in armonia col prospetto, costringa chi ci abita a subirne lordine e la disciplina; mentre unarchitettura apparentemente disordinata e casuale sicuramente concede a chi labita di vedere secondo desiderio e necessit, senza destinare nulla allarbitrio del prospetto. La prima evidentemente unarchitettura imposta, quindi di destra; la seconda, pi libera, di sinistra. Larchitettura popolare spontanea, tipica delle Alpi soprattutto occidentali, sintesi tra necessit interne e risultato esterno, una sublime architettura di sinistra, oggi paradossalmente difesa da accaniti conservatori di destra che in maggioranza votano a sinistra. I palazzotti neoclassici dellottocento, sorta di esperanto architettonico presente in ogni luogo della terra, come le multinazionali, tanto cari a molti intellettuali di sinistra, sono architetture di destra. Il dialetto, in architettura, sicuramente di sinistra, lesperanto di destra. Ma il dialetto tale perch strumentale alla cultura e alle necessit di un luogo. Se cambia la sua finalit, se da strumento diviene riferimento formale, inevitabilmente si scivola nel balbettio del tradizionalismo, perch senza adeguare il linguaggio, senza lintroduzione di neologismi si finisce nellimpossibilit di dare risposte ad una cultura che inevitabilmente cambia. E il balbettio profondamente di destra, nella sua pretesa di conservare ad ogni costo lidentit dentro un barattolo impermeabile, come se fosse marmellata.
Sembra quasi scritto da Giorgio Gaber.
Caro Lazier, ti faccio troppo intelligente e profondo per non ritenere che la tua sia solo unacuta provocazione e, in questo mi trovo assolutamente daccordo, di provocazioni, in una Cultura Ufficiale cos tanto conformista e banale come la nostra, ne abbiamo sempre assoluto bisogno.
Commento
7626
di Flavio Casgnola
del 27/11/2009
relativo all'articolo
Conservatori del moderno e moderni conservatori
di
Sandro Lazier
"La natura contro luomo e luomo contro la natura. La lotta delluomo stata quella, nella storia, di antropizzare la natura per vivere in armonia con essa. Il paesaggio la natura antropizzata."
Tutto vero solo che...Architettura, appunto quella con la maiuscola, "armonia" ed equilibrio, sforzo sublime di "limitare lo spazio" per renderlo leggibile (nella bellezza) ed utile all'uomo, sarebbe quindi interessante capire cosa si intenda, oggi, per utilit e bellezza.
Commento
1501
di flavio Casgnola
del 07/12/2006
relativo all'articolo
Da Benevolo alla politica. Riflessioni sulla Biena
di
Domenico Cogliandro
La biennale a Palermo da "leggersi" non solo come tappa di un percorso culturale finalmente aperto alla periferia, ma anche e, forse, soprattutto, come riconoscimento a questa Citt, di uno sforzo notevole e significativo nella direzione di una crescita importante e senza precedenti, almeno recenti, sul piano sia culturale in generale, sia estetico specifico delle tematiche del fare architettura.
Per troppi anni la Citt ha vissuto in una sorta di medioevo post-bellico dove il concetto stesso dArchitettura non solo non trovava uno spazio fisico ma finanche, quello stesso spazio veniva invaso sino alla saturazione da oggetti di edilizia privi danima e storia che, come tali, hanno finito col omogeneizzare quasi lintero paesaggio urbano.
Non sappiamo se oggi sia troppo tardi, di certo per il tentativo di rileggere la Citt, e corregerla, attraverso lArchitettura di qualit, testimonia oltre allAmore rinato di molti dei suoi Cittadini, anche la sensibilit, in tal senso, dei propri Amministratori.
Ritengo quindi che tutte le iniziative che vanno in questa direzione siano non solo auspicabili ma, nel caso Palermo, urgenti ed indifferibili.
Quanto poi al pensare questa Citt, per dirla come descrive Domenico Cogliandro commentando levento, come rivoltaverso il Maghreb pensando la pianura fluida del Mediterraneo come un territorio i cui sentieri vanno ancora esplorati, e le cui strade tracciate in funzione di una sinergia tra valore della domanda e qualit dellofferta, appartiene appunto al dibattito finalmente avviato e, in tal senso, meriterebbe un serio approfondimento in una sede adeguata e non certo nellambito di un commento veloce, tuttavia ritengo opportuno evidenziare che Palermo per sua natura rappresenta una Citt-Ponte, aperta quindi da sempre alle contaminazioni culturali dei nostri vicini mediterranei, tuttavia non pu rinunciare al suo ruolo storico di Citt Europea, pena la perdita definitiva di una sua connotazione specifica e irrinunciabile che da Federico II alla BellEpoque lha spesso vista protagonista della scena Continentale.
Arch. Flavio Casgnola
[Torna indietro]
Commento 9284 di Flavio Casgnola
del 23/02/2011
relativo all'articolo Sopprimere le Commissioni edilizie
di Sandro Lazier
Carissimo Sandro, non posso far altro che condividere totalmente quanto sostieni...sia nell'analisi sia nelle conclusioni e, per una volta, devo dire che Palermo... all'avanguardia, lo ha fatto da molto tempo...