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Ci sono 10 commenti relativi a questo articolo

Commento 7714 di giannino cusano del 05/01/2010


L' dura, caro Fferrara: l' dura! I nodi lucidamente additati da Zevi sono ancora l, tali e quali. Ingigantiti, spesso incancreniti da far paura e da richiedere, se ancora basta, la scure (altro che politica "riformista" del carciofo di rutelliana memoria!) o le radiazioni al plutonio.

Scuola, universit e universit televisiva decentrata; pianificazione creativa di citt e territori -e spero non mi si venga di nuovo, da parte di qualche zelante commentatore, ad attribuire ascendenti non miei, come Lenin e Stalin, salvo poi lamentarsi se declino la mia vera genealogia :)))- ; responsabilit e coinvolgimento delle cariche pi alte della vita repubblicana, a partire dal Presidente del Consiglio, contro ogni agnosticismo evasivo e contro il perenne emergenzialismo; soprattutto, "critica operativa": Una politica urbanistica ? Una politica per il piano regolatore di Roma ? Una politica universitaria ? Una politica per le televisioni provate ? Nulla. Ottimi discorsi, ottimi ordini del giorno, zero di fatto.

A che punto siamo? I problemi vanno risolvendosi o semplicemente che semplificandoli nelle nostre teste ci pare che si vadano sciogliendo, mentre in realt abbiamo solo abbassato terribilmente la guardia e il tiro, ci accontentiamo e tutto pare andar bene? Ci adattiamo e sopravviviamo. E se uno rilancia, volentieri lo si passa per pazzo visionario.

Credo che siamo talmente condizionati da millenni di forsennato pro-creazionismo, per evidenti ed inerti ragioni di sopravvivenza della specie, che anche oggi che occorrerebbe il contrario l'idea dei grandi numeri continua ad affascinarci come una chimera suicida: non far parte di una "massa" o di una qualsiasi tifoseria ci terrorizza tuttora. Ancor pi forsennato chi osa avere idee proprie: il riflesso che scatta quello dello sganciato dai grandi numeri; del disadatto che non sopravviver. Mentre l'unico adattamento possibile, oggi come oggi.

Ma, appunto, idee, non personali idiosincrasie spacciate per tali. Idee che affrontino nodi reali e additino vie d'uscita rischiose e di persona.

Zevi rischiava ogni giorno. E oggi? Tutti "in massa", in cerca di facili polizze contro le incertezze della vita, meritoriamente sputtanate dalla crisi finanziaria. Cos. all'ammasso, quanta voglia di rischiare per le poche cose che contano resta in giro?

G.C.


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Commento 7715 di maurizio de caro del 05/01/2010


carissimo Paolo,il tuo editoriale di oggi mi ha stupito positivamente perch non conoscevo il Ferrara politologo.
Hai scritto un saggio breve sui complessi rapporti tra politica e cultura
Hai descritto un periodo storico e una dialettica tra uomini scomodi in maniera chiara,coraggiosa senza dover necessariamente entrare in una tifoseria(Craxi era un ladro)o peggio in una confraternita per la beatificazione(Craxi santo subito).
Finalmente un architetto che non parla di politica solo per scagliare giudizi finalizzati al proprio tornaconto,ma cerca di capire, e ci coinvolge nell'approfondimento analitico della deriva socialista, molto pi importante delle battaglie faziose sulla toponomastica.
Il tentativo di sciacallaggio Vetroniano del pianeta socialista e azionista, smascherato puntualmente da Zevi, ci illumina su quanto accaduto negli anni successivi al 2000 tra i compagni smemorati.
La storia la scrivono i vincitori e "nel paese della menzogna la verit una malattia"(Rodari)
che dire, continua cos perch ti legger sempre con piacere
un abbraccio
maurizio


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Commento 7716 di Flavio Casgnola del 05/01/2010


Dalla copertina: "Il 9 gennaio 2010 muore Bruno Zevi".
L'omaggio a Zevi ed il suo insegnamento, speriamo vadano ben oltre i...dieci anni di vita regalati.
Per la serie: di quando un refuso pu far riflettere.

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Commento 7717 di antonino saggio del 05/01/2010


L'articolo, naturalmente mi ha molto interessato. Su Craxi, uno dei principali acceleratori dell'attuale sistema italiano, si ricordi il famoso decreto che salvo le televisioni di Berlusconi ad esempio, non ho altro da dire. Come si evince chiaramente dall'articolo, Bruno Zevi credette in Craxi, in una breve fase, e poi si ricredette. Ader con entusiasmo al patito radicale e ricordo che in una fase poneva nelle sue lettere il timbro del Partito d'azione, che si era tentato di far rinascere. Credo che la relazione interessante che Zevi ebbe con la politica fosse, naturalmente di natura culturale. (se non direttamente "estetica"). Bisogna cercare di esprimersi anche in quel campo, in particolare nei momenti di crisi. Una lezione che lui aveva appreso durante la guerra. Troppo spesso lo abbiamo un poco tutti dimenticato. Vi una fierezza nel sostenere le proprie idee con chiarezza, vi una bellezza nel dire NO! questo qualcosa che io ricordo e che si deve ammirare e che in qualcuno si tramanda, con tutti i rischi e gli ostracismi del caso. Paolo, ad esempio: grazie per avere investito il tuo tempo e la tua energia e nell'aver scritto questo articolo.

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Commento 7718 di giannino cusano del 05/01/2010


Ottimo commento, quello di Saggio; come il meritorio pezzo di Ferrara. Sul primo, mi sembra opportuna una piccolissima integrazione. E non per amore di filologia.

Scrive Saggio:
Credo che la relazione interessante che Zevi ebbe con la politica fosse, naturalmente di natura culturale. (se non direttamente "estetica"). Bisogna cercare di esprimersi anche in quel campo, in particolare nei momenti di crisi.Una lezione che lui aveva appreso durante la guerra.

Giustissimo. Non vorrei sbagliare, per, ma mi pare di ricordare che Zevi ascrivesse l'insorgere della formazione antifascista, gi nella primissima ora, segnatamente allo studio dell'Estetica crociana, quando in "Zevi su Zevi" risponde ad Alicata, suo ex compagno di Liceo, contestandogli che la lettura delle due storie (d'Italia e d'Europa) e di altri scritti politici del filosofo italiano incentivassero quella presa di coscienza. Aggiunge, "perch molti ancora non lo capiscono", che rivendicare l'arte per l'arte comportava gi di suo la lotta contro la pseudo-cultura fascista., sempre pronta a strumentalizzare la creativit a fini retorici. E prosegue (ho appena riaperto "Zevi su Zevi") "sganciare l'arte dal contesto della dittatura significava passare a una posizione critica destinata a estendersi anche sul terreno civile. La lettura delle due "storie" fu una conseguenza, non la causa della nostra rivolta, che si manifest inizialmente proprio a livello letterario e figurativo".

Lo sfondo dell'opposizione, intendo dire, era in gran fermento culturale e specialmente est-etico gi da quando era uscito non solo (1925: Zevi aveva 7 anni) il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce e prosperarono anche durante tutto il Regime i suoi scritti polemici su "La Critica", per es., contro la figura dell'artista "puro" e avulso dal mondo, ridotto cos a caricatura, ma anche quelli di Venturi, Argan, Piero Maria Bardi, Edoardo Persico...

Forse Zevi matur la lezione durante la guerra, ma certo rimeditando quella temperie che richiamare mi pareva importante. E attuale, perch anche oggi dovremmo saper riconoscere le forti alternative est-etiche e non dovremmo mai perderle di vista, per non distrarci o dimenticare pi di tanto :)

G.C.

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Commento 7723 di Leandro Janni del 06/01/2010


In effetti c', o meglio, c'era qualcosa che accomunava Bruno Zevi e Bettino Craxi : una comunicazione "irritante". Dunque, assai efficace.

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Commento 7725 di Renzo marrucci del 06/01/2010


Concordo sul " diversamente vivi " e anzi non vedo nenche tanto di buon occhio l'accostamento in verit... Zevi un'altra cosa.
Le lotte che Zevi ha rilevato e propugnato coincidono con il miglior momento del movimento radicale che poi non ha saputo far tesoro "neanche" di questo apporto vero autentico e che definirei fondamen tale per il rinnovamento della nostra societ.
Che dire di Bruno Zevi... sono disposto a passar sopra agli errori proprio per il coraggio con cui si sempre esposto sui temi che ancora oggi sono pressoch insoluti, direi aggravati! e proprio perch battutti da tutti gli altri che sono venuti dopo di lui con pavida rassegnazione e silenzioso squaliido interesse personale... quindi che volete ? Che cosa desiderate ? Se le strade per Craxi si cominciano a contare come le conta Ferrara allora vuol dire che la storia si copre sempre di comportamenti ambigui che poi tocca a qualcuno di recuperare con il malcontento dei residui...
La vita quello che e se il "bastone" rimane bloccato nella corrente non ci rimane altro che fischiare...
Divertente il commentino di Janni che rileva l'aspetto irritante dei due uomini diversamente rilevanti ... ma che dire... Janni simpaticamente intriso del suo regno ... ma di una Sicilia sola per...

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Commento 7726 di Antonino Saggio del 06/01/2010


Il commento di Giannino Cusano molto condivisibile e mi spinge ad essere ancora pi chiaro.
Ho legato alla guerra, senza ricordare letture e frequentazioni crociane e con il caro amcico Zangrandi, perch la crisi in quel momento era naturalmente fortissima!

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Commento 7729 di Leandro Janni del 07/01/2010


Caro Marrucci,
sai come si dice in Sicilia: "MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI".
Cordiali saluti, L. J.

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Commento 7730 di giannino cusano del 07/01/2010


Caro Marrucci,
la VIS polemica che ti contraddistingue inizia a farmi apprezzare l'AVIS ;)))
Con simpatia,
G.C.

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