Molinari: Biennale ailati ...ma de che?
di La redazione
- 12/5/2010
In questo video Luca Molinari, neocuratore del padiglione Italia alla prossima biennale
di Venezia, ci spiega in sintesi: AILATI (forma specchiata della parola ITALIA)
un modo laterale di vedere l'architettura (...Rossi, Gregotti, Purini) oltre
la centralit(!?). Paura del futuro? Noi costruiamo futuro in modo consapevole.
Occorre pensare alle parole chiave e agli strumenti per costruire futuro oggi
in modo laterale, senza riferimenti al postmodernismo, al pensiero debole o
alle teorie del linguaggio. Il passato, gli ultimi vent'anni, sono un buco nero
della nostra cultura architettonica su cui occorre riflettere.
Presupposti, secondo noi, molto deboli per guarnire un'insalatina che non d
grandi aspettative. La visione laterale di Rossi, Gregotti e Purini probabilmente
ce la siamo persa, ma conosciamo bene come questi leoni della ricerca ci abbiano
infilato nel buco nero degli ultimi vent'anni. Ed ora, loro e i loro nipotini, dal buco dovrebbero
farci uscire. Il resto mi pare "fuffa" come direbbe l'architetto Crozza. Per questa ragione Antithesi
riceve e rilancia condividendola in pieno la critica severa di Emanuele Piccardo
a Luca Molinari, responsabile del contenuto del padiglione Italia alla prossima biennale di
Venezia.
Dice Piccardo: Scorrendo lelenco degli invitati si fa fatica a rintracciare
larchitettura intesa come arte civile ed etica; basta pensare alle intercettazioni
e alle indagini che nellanno 2009-2010 hanno visto protagonisti alcuni dei
selezionati alla Biennale. Daltronde se Lespresso la settimana scorsa titolava
Il casino delle libert senza remore si pu affermare che la prossima sar
La biennale delle libert in cui tutto concesso e permesso almeno nel contesto
italico. Se avessi pronosticato e chiuso dentro una busta sigillata i nomi degli
invitati al padiglione italiano avrei azzeccato gran parte degli architetti.
Infatti si ritrovano un po i soliti noti: Metrogramma, Gambardella, Ma0, Archea,
C+S, 5+1aa, Scandurra, Servino, Pellegrini, Navarra, Labics e poi i vari Piano,
Fuksas, Gregotti, Purini
E aggiunge: Allora non stupiscono le contraddizioni di Molinari quando
parla di visione e futuro senza avere nessun riscontro nelle ricerche di
alcuni selezionati. Una visione implica il ritorno alla ricerca dellutopia
realizzata. Ailati la riproposizione di architetti che hanno avuto il loro
apice allinizio degli anni duemila in concomitanza con la Triennale curata
dallo stesso Molinari. Al centro del cui operare non si avverte la necessit
di scoprire nuovi architetti che fanno ricerca ma di consolidare il mercato
dellarchitettura. Quali possibilit hanno gli architetti, i critici, i fotografi,
di emergere dalla lateralit di cui parla Molinari? Che ruolo svolgono le istituzioni
nel fornire un accesso ai luoghi deputati alla diffusione dellarchitettura
(MAXXI, Triennale), dove poter sperimentare e verificare le proprie ricerche?
Questi sono i temi che si devono affrontare per uscire dallo stallo, presunto
o reale, del sistema architettura/Italia. Si parla di futuro in Italia 2050
e tranne Ian+ (micro-utopie, Goethes House, Housescape, nuove ecologie dei
sistemi viventi) non riscontro in Gambardella, Marc, Ma0, Rota, Servillo ecc
riflessioni sullimmaginare il futuro alla maniera di Soleri, Archigram, Otto,
Fuller, Metabolisti giapponesi Sono assenti le teorie e le visioni di architetture
future che implicano una diversa concezione della societ. L'articolo
completo raggiungubile a questo indirizzo: biennale_ailati.
Paolo GL Ferrara, in un articolo di novembre 2009 (Luca
Molinari e una Biennale n elegante, n agnostica), riportava le parole
del neocuratore prima dessere investito dell'incarico: La critica deve
smettere di compiere esercizi di stile e minuetto, ma esprimere i quadri di
fondo, gli scenari necessari per costruire futuro. La critica deve imparare
ad essere generosa senza essere compiacente; deve ripensare le parole che usa
e quello che oggi significano, in un mondo che sta cambiando completamente.
La critica deve affiancarsi allarchitettura e spronarla ad uscire dalle tane
di un professionismo elegante e agnostico.
Infatti...
Nel contempo riceviamo un antipasto di ci che vedremo nella biennale di Molinari. Citiamo dal messaggio testualmente ricevuto :
SPAZIOFMGPERLARCHITETTURA di Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti, dopo linteresse sollevato con ledizione dello scorso anno, riprende il discorso dellarchitettura italiana allestero con la mostra a cura di Luca Molinari ITALIANS DO IT BETTER #2
I progetti in mostra sono:
Carlorattiassociati: The Cloud, Olympic Games 2012, Londra
The Cloud consiste in una torre alta 120 metri, su cui sospesa una fitta serie di bolle in plastica ETFE (...) Si propone anche come un ampio sforzo di raccolta energetica: la gente pu scegliere di salire a piedi o in bicicletta e l'energia delle persone convertita in elettricit (...) Il progetto finanziato da una raccolta fondi che avviene attraverso un sito realizzato appositamente, che serve anche da interfaccia per chi curioso ha voglia di scoprire il progetto e finanziarlo, facendo s che the Cloud diventi un simbolo di propriet globale.
Liverani/molteni architetti: Rain-Hail Resort, Phuket
(...) La volumetria si genera come estrusione di un profilo tipo che richiama la forma tradizionale dei tetti a falda. La geometria dell'impianto, che si adatta all'irregolarit del lotto, e le inclinazioni delle coperture a 45 danno come risultato una forma articolata e espressiva. (...)
Studio Archea: UBPA (Urban Best Practice Area) B3-2 Pavillon, World Expo 2010, Shanghai
Ledificio , per richiesta della committenza, un semplice contenitore rettangolare di 78 per 28 metri (...). (...) lo spazio risulta cos illuminato e irradiato senza necessit di consumo di energia.
(...) La costruzione pensata per consentire la riconversione e il recupero delledificio, progettato per poter essere smontato e rimontato in altro luogo. (...) Le pareti esterne sono in struttura metallica, rivestite da pannelli in tessuto siliconico che trasformano la scatola edilizia in una superficie morbida e vibratile.
Le recensioni che accompagnano le immagini sono di Luca Molinari.
Sorvolando sull'uscita "dalle tane di un professionismo elegante e agnostico" e sulle "visioni di architetture future che implicano una diversa concezione della societ", lasciando perdere il fatto che viene difficile rintracciare una qualsiasi novit linguistica (la poesia non la disturbiamo nemmeno), oltre l'indiscutibile vantaggio che in queste architetture ci si diverta come al luna park, gli sciacquoni funzionino e si risparmi un sacco di corrente elettrica, la domanda che facciamo piuttosto elementare: ma lo spazio, che fine ha fatto?
Trasforma la scatola edilizia in morbida e vibratile superficie?
(La redazione - 12/5/2010)
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Commento 8031 di Andrea Coppola del 13/05/2010
Mi ha dato un inaspettato sollievo leggere questo pezzo della redazione.
E di ci ringrazio.
Per il tono vivace della protesta, per i nomi e cognomi, per aver ricordato "lo Spazio".
Forse si poteva ricordare anche Luigi Pellegrin...
Ma gi stato qualcosa.
Saluti
AC
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Commento 8034 di Antonino saggio del 15/05/2010
Cari Amici, grazie della segnalazione e del dibattito. Ciascuno prende le proprie responsabilit. Doveroso quanto Antithesi solleva e Piccardo sottolinea con lucidit. Volevo farvi sapere cosa faccio io anche senza mantelline darc e cosa ho in testa come azione, dal basso, per smuovere qualche sasso nella direzione che credo giusta. Si chiama Urbnvoids e prevede Mostra e convegno il 7 e 8 giugno, La festa dell'architettura non d una mezza lira, sia chiaro, ma nel novero delle loro numerose iniziative. La Galleria di Architettura come se la ospita, organizza tutto e ha trovato lo sponsor: Lulu.com, che insegna come fare a meno delle lobby editoriali!. Un grande alleato, altro che!
Ecco quanto:
UrbanVoids intende promuovere la realizzazione di micro progetti nel IX e VI Municipio di Roma. Alcuni progetti riguardano la risistemazione di piazze e slarghi o piccoli lotti chiusi, altri hanno una scala pi propriamente edilizia. I progetti sono basati sul concetto di Mixit e cio sulla combinazione di pi attivit (commerciali, lavorative, infrastrutturali, residenziali e ambientali) caratterizzate per da una funzione trainante, spesse volte innovativa. Nascono cos originali proposte per esempio per hotel per turismo giovanile, per case auto costruite con orti urbani, per mercati rionali ecologici, per spazi di approdo per campeggiatori, per centri sociali o religiosi di nuova concezione, per spazi per la creativit musicale o per affrontare i temi dellemarginazione sociale eccetera). La valorizzazione di ambiti abbandonati o sotto utilizzati della citt (vuoti urbani, piazze e slarghi degradati, spazi interstiziali, difesa di aree verdi sotto attacco e archeologiche) e lo studio di nuovi approcci progettuali dal punto di vista ambientale e bioclimatico, rappresentano degli aspetti qualificanti le proposte. Infine lutilizzazione di tecnologie informatiche nella diffusione e co-responsabilizzazione del progetto (da mappe specializzate su Google ad una rete di Blog) e lattivazione di rapporti concreti con i partner di progetto sono componenti qualificanti del lavoro.
La forza di UrbanVoids non per nei singoli aspetti, ma nel loro intreccio e sviluppo sinergico; le componenti si integrano, si valorizzano, trovano alimento e forza luna dall'altra, diffondono una coscienza critica, generano le partnership necessarie a iniziare la realizzazione concreta di alcuni dei progetti proposti.
Se volete potete visionare integralmente il catalogo on line (abbiate pazienza qualche minuto affinch si carichi l'anteprima) o anche comprarlo (ebbene si, sono cose che non sono fatte con soldi pubblici) oppure scaricare il pdf. Ecco il link
http://www.lulu.com/product/paperback/urbanvoids-strategie-nuove-partnership-per-progetti-sostenibili-nella-citt-di-roma/10978911
E' questa indi una pubblicit autopromossa, ma serve a far capire che non esiste solo la bi tri quadri nnale ma anzi spesso che la cultura da sempre si mossa oltre e spesso contro le istituzioni. O no?
Tutti i commenti di Antonino saggio
Commento 8197 di Renzo marrucci del 19/05/2010
Loro del merlo
E soprattutto: e de che cosa ??
E' la prova della grande confusione generata da una certa ricerca giocata sull'equivoco di una rimessa sulle idee... o meglio sulla mancanza di idee... accade, accade e non ci pu fare molto !
Parliamo della felicit dell'incoscienza? O della coscienza che gioca sui destini dell'uomo e della citt ? Di chi cerca l'opera d'arte quando invece ci sarebbe da cercare l'opera di senso, cio quello che utile ad avere una citt meno asfissiante e la speranza di un degrado risolvibile nelle forme della civilt. Non la festa dell'egoismo fatto pseudocultura di Molinari e altri E la speranza di un rifugio nella felicit di F.O.G. o dei suoi illusi o incerti fans... falsa felicit e semmai egocentrismo a tutta forma... incompatibile con una citt che pensi al futuro. Ideuzze e tecnologia vanno avanti perch colpiscono subito la fantasia di chi distratto o annoiato, oppure ha bisognoe producono che cosa? Un senso sbagliato senza dubbio... uneconomia acida e corrosiva, inseguendo miti sbarellati che hanno la parvenza del nuovo ma fuggono la verifica... come appunto lo la ricerca facilmente entusiasta del capolavoro in architettura! Non si cercano i capolavori in ci che crea effetto! In ci che luccica nelloro del merlo ! n si possono voler vedere per forza ! Ci si interroga sul tempo che durano e semmai della riuscita della finalit e sul valore che esercitano nel contesto in cui sembrano inserirsi, ma non fanno vera incetta dei problemi che affliggono la citt, n ad essa si sposano se ne distaccano quanto possono! Si isolano sdegnati inserendo un sogno senza risveglio ! Ci si muove con programmi che umiliano per la forza degli investimenti senza curarsi della verifica e dellimpatto che creano e ricorrendo alla esposizione economica che intimidisce la memoria del presente... ma accampano il sicuro degrado del futuro. Nessuno si interroga del dopo per non bruciare innanzi tempo la festa La festa ora sar a Roma, ma che festa sar ? De che? E soprattutto : de che cosa ?
Renzo Marrucci
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Commento 8198 di giannino cusano del 21/05/2010
Non ho visto la Biennale, ma se nell'assieme il taglio esemplificato da :
La volumetria si genera come estrusione di un profilo tipo che richiama la forma tradizionale dei tetti a falda.
o da:
un semplice contenitore rettangolare di 78 per 28 metri (...). (...) lo spazio risulta cos illuminato e irradiato senza necessit di consumo di energia
c' da rimanere estasiati d'entusiasmo..
Digerito l'antipasto, arriva la mappazza del primo:
costruzione pensata per consentire la riconversione e il recupero delledificio, progettato per poter essere smontato e rimontato in altro luogo
pure? Dopo aver catapultato l quell'ovviet, stanno per caso dicendo che domani potr essere smontata e fiondata sul cranio di qualche ignaro passante, "somewhere in the city"? Poi dice che uno evade le tasse e col ricavato compera mescalina. Alla pietanza, d'obligo un buon bicchiere, invecchiato in barrique, di Idraulico liquido o di Mr. Muscolo: :
Le pareti esterne sono in struttura metallica, rivestite da pannelli in tessuto siliconico che trasformano la scatola edilizia in una superficie morbida e vibratile
Efficace risposta ecosostenibile alla crisi economica e della chirurgia plasitca.
Ma di cosa si parla, di grazia? Di "reinterpretare" il tetto e "rivisitare" l'estrusione? Di un "semplice contenitore rettangolare" rigorosamente siliconato, per cui la cui superficie miracolosamente rinascerebbe a nuova vita "morbida e vibratile" come una Morosita? E' proprio vero, allora, che il corpo implora il ritorno allinorganico e nel frattempo non si nega nulla (C. Bene)..Invece di cambiare i segni, li imbellettiamo? No, perch l'arte sar pure senza senso (e concordo in pieno con quanti lo sostengono) ma si serve bene di materali che a qualcosa servono, per farli diventare altro.
Ma il tetto, l'estruso, il prisma, a che cavolo servono nell'epoca delle incertezze e della telematica? Ad essere "reinterpretati"? A dare "continuit nell'innovazione"? Ossimori e frasi senza piega e senza una piega.
Bisogna cambiare i segni, non riproporli riciambottando salsine strane: un segno non una ricetta ma una cifra della mente. Mente. Non l'organo sopravvalutato che chiamiamo "cervello", con tutte le sue categorie cerebraloidi ma la mente dello Yogi, il cervello liquido diffuso per il corpo intero, quello tramite cui si de-pensa. Che non ammette schemi o meccaniche prefigurazioni.
Se questa l'Italia architettonica di oggi e di domani ...
G.C.
Tutti i commenti di giannino cusano
Commento 8616 di attilio terragni del 03/07/2010
Enought is enough!
Repubblica - 27 maggio -
"Lo sguardo critico di Luca Molinari non si limitato a Milano ma si spinto nella provincia lombarda!!"
Caspita!
Chissa quante sorprese ci sveler a Venezia!
Siamo in fibrillazione; come prima del festival di San Remo di Pippo Baudo!
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Commento 8956 di Gaetano Manganello del 09/09/2010
Non sono ancora stato a Venezia, ho visto e letto soltanto interviste e commenti, come in tutte le selezioni ci sono quelli soddisfatti di essere stati inclusi e quelli insoddisfatti di non essere stati considerati meritevoli di far parte "dell'elite"di architetti italiani selezionati per la biennale.
Io penso che, indipendentemente dagli esiti della mostra, questo metodo di selezione non funziona, non pu funzionare.... e spiego il perch:
-Primo
La responsabilit di organizzare una manifestazione che vuole mostrare il volto dell'architettura, i nuovi personaggi, la ricerca, cosa sta succedendo ect non pu essere lasciata nelle mani di un solo curatore nel caso nostro Luca Molinari.
Mi pare quantomeno presuntuoso pensare che un solo critico per quanto bravo come sicuramente nel caso di Molinari possa selezionare e organizzare una mostra che vuole essere una fotografia dell'architettura Italiana degli ultimi ventanni del presente e del futuro.
Puzza anche un p di regime dittatoriale, di inevitabili favoritismi, dovuti a conoscenze acquisite e tutto quello che c' di meglio dell'italico pensiero.
-Secondo
Forse bisognerebbe cambiare metodo, pi democratico, pensare a un gruppo di critici di architettura che elaborino dei criteri scientifici, utilizzando uno scandaglio capillare sul territorio, privilegiando la qualit dell'architettura costruita, la freschezza delle idee, la coerenza e la continuit nel tempo delle esperienze professionali....
-Terzo
Penso sia frustante considerare che l'architettura italiana sia composta solamente dai soliti nomi, da chi nella propria carriera professionale ha realizzato pochi pochissimi progetti, da chi ha i soliti legami.
Caro Luca forse dovevi applicarti di pi nella ricerca e forse avresti trovato una realt di architetti che con caparbiet giorno per giorno si confrontano con la durezza del mercato, che pensano che l'architettura nel proprio piccolo possa veramente contribuire a migliorare l'ambiente, che vivono al di fuori delle paludi universitarie e quindi liberi... veramenti liberi.
Tutti i commenti di Gaetano Manganello
Commento 8958 di renzo marrucci del 15/09/2010
Manganello dice cose giuste a le dice anche in tono garbato.
Ma questa abitudine tipicamente italiana dura e non c' modo di cambiarla, appartiene ad una consuetudine vecchia e vecchia non pu che essere la sua risultanza come del resto la cultura oggi in Italia.
Tutti i commenti di renzo marrucci
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