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5857
di Isabel Archer
del 22/12/2007
relativo all'articolo
Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
Io consiglierei un rapido sguardo (che gi sufficiente) alla guida del (povero) studente della Facolt di Architettura Luigi Vanvitelli, Seconda Universit degli Studi di Napoli, soffermandosi in particolare sui nomi del consiglio di facolt (pp. 6-7) e del consiglio del corso di laurea (pp. 10-11):
http://www.architettura.unina2.it/archisito/pdf/guida/archiguida.pdf
E' una lettura molto istruttiva, poi chi vuole approfondire...approfondisce.
Isabel Archer
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5854
di renzo marrucci
del 20/12/2007
relativo all'articolo
Ancora su Gehry
di
Alessio Lenzarini
Gehry non un architetto organico un architetto inorganico e i dubbi sono chiariti dal fatto che la sua architettura non cerca rapporti con la citt. Se si vuole cercare una definizione si potrebbe spingersi a dire che molto visibile per le sue visioni deformanti e quindi inorganico perch non si ostina a cercare il suo posto ma lo impone e eccentrico perch scherza con la forma. Gehry incontra l'interesse del pubblico perch la seriosit della citt di oggi inquieta e insicura oltre a funzionare male. Il cittadino rimane preso dal fatto che nelle sue architetture, che non sembrano architetture vere e proprie ma scenografie, grandi rappresentazioni scenografiche che emulano il mondo del fantastico, del diverso, di un fisiologico immaginario rappresentato. Agli architeti che si innamorano facilmente pu dare l'impulso a cercare una poetica, una delle tante. Per esempio io ci vedo il piglio del pubblicitario che usa gli strumenti della comunicazione con un coraggio dissacrante che sta tra il comico e il profetico. Vale come sua personale azione critica nella citt.
Un profeta che sia un profeta deve essere un po' suonato mi diceva il mio povero nonno sorridendo... e pensando ad un suo amico che viveva in un capanno rifiutando... Per se Gehry vuole farci ragionare sul fatto che la citt oggi va a ramengo ci riesce meglio di chiunque altro... di questo io gli sono riconoscente. Speriamo per che non venga perso troppo sul serio... sulla calligrafia... come capita per esempio a molti e anche ad alcuni gentili signori che ho letto, se ho letto bene, anche qu su antithesi, perch allora la citt cosa potrebbe diventare? Ora gli edifici di Gehry ci distendono per la loro vena distensiva, e certamente non informale... direi estremamente formale se per la forma, quelle architetture, si presentano nella citt. Un caro saluto
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5852
di renzo marrucci
del 19/12/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
Trovo Ugo la Rosa simpatico e unp troppo virtuoso se mi concesso. Credo che se facessse ameno di tanti giri risulterebbe pi fresco e comprensibile...per carit si capisce...per stanca un p e alla lunga perde convinzione. Dico questo perch penso che il tipo di rivista che si legge cos ...ha bisogno di una certa freschezza , di pi spontaneit e senza ricorso a quella cultura architettese che serve solo ad incantare studenti e neofiti ma a incantarli per ostentazione e non a riflettere su contenuti che sono oggi l'unica cosa su cui occorre riflettere. Direi in sintesi: meno narcisismo pi contenuti. Traducete voi in inglese che fa tanto alla moda.... Come disegnar nuvolette alla finestra con le palle degli occhi spinte di traverso come a guardar lo spazio etereo.... Visivamente molto telegenico ....coglie quel senso vago di bellezza che pu essere di tutti e di nesuno ma ti lascia una buona spinta pubblicitaria....e la publicit oggi non l'anima del commercio, proprio la "vita". L'albergo di cui si parla tutto sommato divertente....poco serio ma colpisce per la sua dissacrante scansonata libert. Prende in giro tutti e credo che l'autore, sia un uomo di ottimo umore nella sua giornata...beato lui . Ma pensate a chi si prende sul serio in questo nostro contesto....come anche il grattacielo di Milano, quello che fa le linguacce alla citt....son proprio americani simpatici ma pi simpatici siamo noi .... che ci sriviamo sopra dal contesto degradto in cui ci muoviamo....e su cui in pochi riflettono. E meno male che l'autore si limita alla pensilina come se fosse un truciolo gettato ad arte su volumi utili...altrimenti sarebbe come a Bilbao un'attorcigliato sperimentalismo onirico che depotenzia lo spazio interno di spazialit. Ma che cosa volete....gentili signori? C' chi si masturba con incarichi professionali prestigiosi e chi con seriosit li propina e li im
pone...ma pu essere considerato su un'altro piano di chi si delizia con il verbo? Lo chiedo a voi.... Se si usano le parole per dire nulla o egocentrarsi...(scusate il virtuosimo) si pu essere da meno .....di altri? Cos va il mondo.... dicono spesso.
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5848
di Renzo marrucci
del 18/12/2007
relativo all'articolo
Architetti o sensitivi?
di
Giovanni Bartolozzi
Mi capita di leggere un'articolo di g.Bartolozzi che parte da due righe di portoghesi "l'architettura uno strumento con cui gli uomini del presente colloquiano con quelli del passato, quindi un colloquio con i morti" rischioso imbastire un articolo partendo da due righe cosi... possono dire quello che si vuol capire... e via come fa il Bartolozzi ma una avventura alla giornata...alla mezza giornata ecc... L'articolo scritto mi pare nel 2002 e quindi posso dar io l'impressione di parlare con chi ha cambiato idea...o altro... ma siccome la data sul margine destro in alto 18-12-2007.... parlo con chi pu leggere e sentire... Nello stile di portoghesi quelle righe sono da prendere soprattutto come da chi sente la storia in un certo modo...ecc... ma non tocca a me... Io desidero solo dire che ora anche Michelucci storia e noi parliamo e scriviamo di lui perch nella storia con un messaggio utile a noi.
La sua architettura ci parla direttamente e incide nella nostra vita per come noi la comprendiamo e la facciamo rivivere. Se gliarchitetti fossero pi sensibili caro Bartolozzi sarebbero filtri migliori e pi capaci... visto che chi vive ha il compito di non far andar nel nulla la vita di chi ha ci ha trasmesso qualche cosa di giusto. Ora, la sua visione mi pare la stessa di chi mette in orbita... quando dice che "Dio sta nei pilastri ramificati, nelle membrature strutturali contorte che reggono il tetto ecc..." cos come il Portoghesi delle due righe. La tecnica e la tecnologia sono si strumenti di crescita... ma se non codificano la fantasia... cosa che oggi si st rivelando davvero una realt che l'architetto non riesce a tenere nel controllo della sua sensibilit. E' DEL POETA IL FIN LAMERAVIGLIA...... SE LO RICORDA? Grande parte della trasformazione della citt oggi fagocitata e i ritmi sono diversi... anche dall'epoca del Nostro Michelucci...CHE CI PARE LONTANO. BISOGNA RECUPERARE IL VALORE DI UNA MANUALITA' CHE NON SOLO "MANO" CHE PARE DESTINATA DA UN AFFOLLATO E TRISTE PENSIERO... ALLA VETRINA MEDIATICA E NON SOLO.... tanti cari saluti
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5845
di maurizio zappal
del 17/12/2007
relativo all'articolo
Oltre gli incerti confini. Il territorio urbano di
di
Leandro Janni
Dicono che lacqua sia il mondo degli specchi e delle illusioni, il regno dei riflessi, ma non cos: non ci sono illusioni l sotto, tutto vero, pi vero e pi banale di quanto sia di sopra (in Maurizio Bettini-Ezio Pellizer, Il mito di Narciso, Einaudi 2003, p. 7)
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5829
di Renzo Marrucci
del 14/12/2007
relativo all'articolo
Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
A Isabella A.
Mi piace rispondere al commento di Isabella A, perch nel suo commento burbero ....mi ha ricordato mio nonno paterno e per questo mi simpatica...mio nonno era un boscaiolo nelle colline del territorio volterrano e tutti gli anni a Natale mi regalava un alberello scelto da lui e preparato su una cassettina di legno e durava tanto....che c' lo avevo l, con me, nell' angolo di salotto fino a tutto gennaio e oltre... e mi doleva separarmene...
Mi ha insegnato tante cose... anche per l'amore che metteva in quel dono... e me lo faceva apprezzare senza parole... il gesto...
L'universit non mai stata interessante per i professori...ma per gli studenti che ci sono e ci vanno, come portatori della loro voglia di essere e di fare. Portatori della loro qualit organica, della loro forza di flusso positivo e creativo. Chi fa bene il professore, a ogni livello... dovr essere contento perch potr trarre anche lui il maggior stimolo dal contatto e dallo scambio che si realizza nell'iinsegnamento e a riconoscere i propri limiti . Visione ottimistica? forse Si! Ma l'ottimismo lo portiamo noi ....altri porteranno un fiasco di vino... altri l'invidia....altri la cattiveria e via di seguito... ma una cosa certa ed che le braccia mancano si! Ma proprio all'architettura, all'urbanistica e alla cultura architettonica .... e c' anche chi dice alla cultura in generale perch....le braccia ma anche le gambe e le idee sono andate tutte al sodo e ....si potrebbe dire al soldo....cio alla ricerca del potere ..... e soprattutto non son sempre le stesse cose ....cos come accade quando la societ perde equilibrio e la capacit di credere ....gentile Isabella A..
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5804
di Isabel Archer
del 12/12/2007
relativo all'articolo
Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
C' poco da dire, il problema sempre lo stesso, quello dei cognomi ricorrenti, di generazione in generazione in generazione, con salti multipli incrociati anche in orizzontale: l'Universit italiana il pi colossale OGM che l'umanit sia mai riuscita a prodourre.
Ci vorrebbe un p di bioagricoltura e, soprattutto, meno braccia strappate all'agricoltura.
Isabel Archer
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5798
di Renzo Marrucci
del 11/12/2007
relativo all'articolo
Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
Chi conosce Bruno Zevi e la sua opera difffcilmente si azzarda ad affermare o anche solo supporre.... Bruno Zevi era molto attento a tutto quello che succedeva in tema di architettura ecc... I suoi occhi entravano nella materia con attenzione e la sua capacit di elaborazione e confronto erano interessanti e stimolanti. I suoi commenti erano vivi e talvolta molto appassionati e talvolta esagerava ma anche quando esagerava aiutava ad amare la materia per cui gli perdonavamo facilmente alcune idee espresse, talvolta in modo bruciante e non molto verificato. Capita nelle migliori famiglie e non il caso di saltargli addosso o insinuare...come accade a qualcuno. Ho sentito con le mie orecchie commenti e opinioni su Zevi talvolta davvvero raccapriccianti. Non mi sono stupito perch il personaggio aveva i suoi eccessi ma che dire... il bello della diretta direbbero quelli dello spettacolo. Io non sono Zeviano per mi ha aiutato molto nel mio rapporto con l'architettura cos come altri importanti riferimenti di crescita personale. Non sinasce pronti e per crescere occorrono appigli ed esperienze che danno spessore alla realt di ognuno di noi. Zevi stesso spesso diceva : se scrivo o dico delle fregnacce sarete voi a corregerle..... Il suo senso critico era forte e spesso lo trascinava e lo sapeva .....ma fa niente.....occorre capire che le regole mutano mentre evolvono le forme e la vita e il tempo ci rende consapevoli pi o meno tutti sulla realt. Zevi non era tipo da prendere da altri libri o da altri uomini se non nella misura utile e viva della sua dinamica organica della vita cos come tutti noi ci nutriamo interpretando, ne pi ne meno come fanno gli alberi che hanno la fortuna di essere piantati in un terreno fertile e umido. Era un personaggio esuberante e anche egocentrico ma si alternava a momenti di grande apertura e semplicit. Era una studioso interessante e vivo e un critico vero come non se ne vedono pi....chiss perch? Zevi bisogna capirlo ora nei suoi scritti, certamente....ma bisogna farlo con intelligenza e se alcuni dei suoi articoli o scritti ora possono apparire non molto approfonditi bisogna tuttavia capire che sono stimolanti lo stesso ....e spingono, spronano a dirle....ad andare avanti....come lui effettivamente desiderava ....con quel suo incalzare continuo.... e magari a contraddirlo.
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5795
di Antonino Saggio
del 09/12/2007
relativo all'articolo
Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
Assente dal bel paese, non ero a conoscenza dell'articolo del Corriere
della sera, che gi di per s la dice lunga sugli interessi seri verso
l'architettura della stampa italiana.
Pensavo, per rinfrescare la memoria, di youtubizzare un antico
intervento su Zevi. Cercando sul web, trovo questo articolo di Paolo
Ferrara. Ne sono felice, per un insieme di ragioni: per la bellezza
giusta dell'articolo, che fa scadere nell'ininfluente quello del CdS e
le allusioni al "dej l" , e soprattutto per l'articolo in s e per
s: che da leggere come una vera perla. Vi si combinano insieme
informazioni, cultura, conoscenze filologiche e un moderato ma
centrato sarcasmo. Un vera perla! In fondo questo l'importante: che
con Paolo e con Antithesi vivano alcuni caratteri e alcuni pezzi del
Dna di "Verso un'architettura organica" (scritto nel 1944, in due
settimane legato ad una sedia mentre cadevano le bombe a Londra.)
L'articolo di Paolo, questo s, bello, vivo, e d fiducia.
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5790
di Renzo Marrucci
del 09/12/2007
relativo all'articolo
Su 'Affari Italiani' intervista a Maurizio De Caro
di
La redazione
Con tutto il rispetto l'opinione che De caro ha della citt davvero incommentabile. Forse
davvero secondo necessit....
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5784
di Renzo Marucci
del 08/12/2007
relativo all'articolo
Riforma delle professioni. Il Co.Di.Arch. incontra
di
la Redazione
Le considerazioni svolte nella lettera del Co.Di.Arch. , in linea di massima, mi sembrano accettabili e logicamente sostenibili. Esiste tuttavia una pi ampia realt da sostenere in materia dell'esercizio della professione di architetto di cui non vedo cenno o riferimento alcuno. Tutto il resto va bene? Stiamo freschi d'estate e caldi d'inverno? Bisogna chiedersi in che cosa gli ordini professionali aiutano i suoi iscritti e nella fattispecie quale la loro funzione nel contesto sociale e culturale che viviamo oggi? Naturalmente parlo di chi architetto. Nessuno si preoccupa del grande numero di laureati e della possibilit che ha la societ di assorbirli per ci che concerne la professione? Nessuno parla del rispetto del campo di azione professionale e culturale per esempio nel campo dei beni culturali?
Oggi vasto e implicante. Chi se ne occupa? Toccherebbe a chi? Un'altro argomento sempre quello dei concorsi e la rassegnazione della categoria non tanto bene rappre-
sentata dagli ordini professionali. Le norme che tutelano l'esercizio della professione nel contesto attuale non solo nei beni culturali e lo spontaneismo confuso e approssimato con il quale si identifica la figura professionale dell'architetto tra l'esercizio della professione urbanistica come semplicedispensa di regole e regolette o tecnica computistica edilizia e roba simile? La sicurezza? E' solo un fatto di videocamere e il progetto non interessa? Quale l'impegno su temi come questi? I temi ci sono ma non credo ci siano le volont e i mezzi associativi o legali per poter impostare, dibattere per aspirare a ridisegnare socialmente la figura dell'a funzione sociale dell'architetto che oggi manca forse completamente.
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5787
di renzo marrucci
del 08/12/2007
relativo all'articolo
Addio a Vico Magistretti
di
la Redazione
Conobbi l'arch.Magistretti proprio nei primi giorni del mio arrivo a Milano durante una inaugurazione di una spazio espositivo in via Durini se ricordo bene o forse un'altro. Aveva disegnato una scala che poteva muoversi su ruote inserite, occultate all'interno di un mobile scala in mezzo a questo solaio pavimentato in legno lucido. La soluzione era funzionale ma non mi convinceva il movimento nascosto e In quel clima di pasticcini e tramezziniecc...gli piantai una sorta di dubbio. Lui mi ascolt con molta attenzione e simpatia invitandomi a visitarlo. Io rimasi interessato dalla sua gentilezza e dal modo serio con cui mi ascolt.
Ho sempre pensato a questo signore serio e gentile con grande rispetto. Era ed un maestro la cui lezione tanto pi utile oggi e soprattutto come una tipica espressione di quel professionismo milanese di gusto e qualit, di sobriet e controllo della forma che oggi non esiste ormai pi se non come lacerto sporadico e poco compreso. F parte di quella patrimonio di identit culturale che la citt sperpera ma che recuperabile dalla memoria attuale e dalla riscoperta..... cos come chi ha sete deve bere acqua e non altro.
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5776
di Leandro Janni
del 04/12/2007
relativo all'articolo
Oltre gli incerti confini. Il territorio urbano di
di
Leandro Janni
DELLA PERDUTA "FELICITA' " DI PALERMO
Eppure, un tempo Palermo fu felicissima. A proposito del rapporto intimo, profondo, ancestrale che nonostante tutto abbiamo con la verit e la bellezza dei luoghi della nostra esistenza, una mia cara amica francese sapientemente afferma che il mare esteriorizza mentre la terra interiorizza.
Inesorabilmente, molti problemi della Palermo contemporanea derivano dalla ostinata, scriteriata negazione della struttura geografico-simbolica di un territorio: straordinariamente compreso, definito da magnifiche montagne e sapientemente aperto sullazzurro infinito del mare.
Aver perduto nel corso degli ultimi decenni questa privilegiata, distintiva condizione, ha generato una sorta di alienazione collettiva, di doloroso degrado ambientale.
Di insostenibile bruttezza.
Leandro Janni
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5765
di maurizio zappal
del 01/12/2007
relativo all'articolo
Oltre gli incerti confini. Il territorio urbano di
di
Leandro Janni
La risorsa della Natura incontaminata o della Natura predominante sempre da giocare contro lantropizzazione, facendo derivare il collasso ambientale dalleccessiva o brutale presenza delluomo. E chiaro quanto il paesaggio non sia staticamente immobile e quanto, invece, sia animato da una sua Storia, che la Storia della Natura, degli eccessi della Natura (terremoti, effusioni laviche, smottamenti, tsunami, alluvioni, inondazioni, etc). La migliore difesa della Natura quella predisposta dallintelligenza delluomo, dalla antropizzazione.. Per usare unanalogia ritengo che fra la Natura indifferente, muta o autoreferenziale quindi insignificante e la Natura dellintelligenza, dallintelligenza amministrata c la stessa differenza tra un fatto e una notizia. Un fatto diventa notizia solo se informato a criteri di comunicazione qualificati; un fatto naturale diventa risorsa solo se raccolta nelle mani delluomo.
Per uscire dalla metafora, di volta in volta bisogna trovare una risorsa che ci faccia uscire dal limbo della natura primitiva che la fissa degli ambientalisti alla Celentano o!
Per me e pochi altri (scherzo!), il mare una risorsa di piacere dinnanzi alla manipolazione dei waterfrontisti, degli architetti della battigia, dei costruttori sui territori-limite, sui maritori. E credo che Palermo stia lavorando lentamente (Italo Rota docet!) in tal senso! Insomma, se la bellezza di un sito il suo valore, gli necessario che si valorizzi il sito con interventi incisivi ed orientati alla salvaguardia della Bellezza, bisogna maritare la Natura con lartificio, il piacere disinteressato del panorama, del mare con il tintinnio della moneta, con linteresse dellimprenditore turistico. Amministrare la Bellezza potrebbe sembrare impossibile ad occhi ingenui: dietro un bel volto di donna c tutta la scienza del cosmo, tutta la cosmetica. C da chiedersi perch nel Mediterraneo non stata elaborata una cultura talattocratica, non stato costruito e preservato un patrimonio di tecniche nautiche di dominio del mare, non stato pensato lhabitat come spazio marino, non mai esistita una flotta potente come quella planetaria dellInghilterra dellet moderna. E perch, in sostanza, non sono esistiti corsari e pirati nel Mediterraneo ed archiproto, architetti di navi, spazialit illimitata come quella che si esperisce sul mare e talattometria invece della geo metria, talattometri invece di geometri che hanno funestato la forma delle case ed anche delle citt meridionali dItalia? Perch questa risorsa mare stata sempre sottovalutata da intere popolazioni che insistono sul mare, che fanno antropologia marina, costiera ma subissata da contadini e braccianti e proprietari fondiari con le loro categorie edificatorie collaudate nelle campagne tra ovili e masserie? A queste domande si potrebbe azzardare suggestivamente che la crisi delle citt con affaccio al mare la scoperta dellocclusione del water-front, determinata dallaver voltato le spalle al mare. Citt che hanno, quindi, mortificato la propria propensione naturale allhabitat palafitticolo (il riferimento ovviamente non alla preistoria ma alla postistoria degli azzardi, per esempio, giapponesi di cui c traccia ricognitiva nel magnifico libro su Tokyo-to di Livio Sacchi). Da qui il malessere della pianificazione terranea che ha creato quartieri miasmatici, destinati alla delinquenza e alla criminalit, dove la vivibilit il frusto ricorso ecologico al verde, dimentichi che c unecologia che sostanza antropologica e questa il mare. Quindi il riscatto di quegli ambienti e dei loro abitanti non pu che risiedere nellapertura al mare in una sorta di clessidrica combinazione, dal mare alla citt e viceversa, con strategie di progetti urbani che mirino a sottrarre mare per fare terra e terra da allagare con mare. Fino a quando non colmeremo il disequilibrio talattico non vinceremo la sfida. Il punto che naturalmente lEuropa mediterranea ha cominciato, ormai da tempo, ad attrezzarsi per risolvere il problema, assumendo Barcellona come centro ideale di un cerchio costiero delle citt sul mare, per registrare fantasmagoriche e azzardanti proposte di Ri-struttarazione, di Ri-qualificazione delle citt. La circumnavigazione, purtroppo, sinterrompe in Italia, dove la coscienza e la storia si fermano in una palude di castrazioni (castra+edificazioni) che inibiscono, ritardano, ostacolano lattuabilit di modelli di riferimento. Probabilmente i manipolatori didee o i matres penser dovrebbero tanto lavorare sulla nostra appercezione degli spazi, sul nostro immaginario simbolico per individuare il grimaldello dellinversione di tendenza, onde stabilire strategicamente priorit di sopravvivenza. Di questo parla chi ha da tempo scoperto che linvestimento estetico oggi lunica fonte di crescita economica. Cosa ci resta da fare per non soccombere completamente? Creare un nostro modello culturale,
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5760
di Leandro Janni
del 29/11/2007
relativo all'articolo
Oltre gli incerti confini. Il territorio urbano di
di
Leandro Janni
Commenta Domenico Cogliandro:
Io non credo di essere una cima (come si dice dalle mie parti) caro Leandro ma, devi credermi, non ho capito esattamente dove hai voluto andare a parare con questa profilattica esegesi panormita. Gi, esattamente dove?
Cari saluti, Domenico.
Caro Domenico,
potrei rispondere citando lamato Borges (Non sono le soluzioni che contano ma gli enigmi), oppure consigliandoti la lettura dellultimo testo di Umberto Eco (Dallalbero al labirinto. Saggi sulla storia della semiotica, Bompiani). Oppure, da ambientalista, potrei anche suggerirti di leggere e studiare da postazioni dominanti e ben ossigenate come, ad esempio, la cima di un monte o, al limite, va bene anche un colle messinese. Scherzo, ovviamente!
Comunque sia, rispondo ricordando una piccola storia. Diversi anni fa, nel corso di una lezione-conferenza presso laula magna della Facolt di Ingegneria di Palermo, a proposito di un ambiguo e comunque seducente progetto di Aldo Rossi, rivolsi una domanda complicata al prof. arch. Gianni Braghieri, il quale reag con unosservazione analoga alla tua. Replicai che forse era giusto, oltre che opportuno, che egli insegnasse nella Facolt di Ingegneria di Palermo.
Un saluto affettuoso, Leandro
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5758
di Stu dente
del 29/11/2007
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Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di
Paolo G.L. Ferrara
Credo che abbia colto nel segno...spesso si parla per "sentito dire", del dare un' idea di un qualcosa che neanche si conosce...ed un atteggiamento sempre pi attuale nelle universit...fiumi di parole sensa senso, buttate qua e la solo per far vedere che si conosce un architetto, sono alla base dei discorsi degli studenti d'architettura.
Non si conosce la storia e, forse, si anche un p pigri per mettersi sui libri e cercare di capir meglio ci che l'autore vuol intendere con quella frase o affermazione...credo che Zevi possa essere usato come base di partenza per lo studio dell'architettura; il perch? per la passione, l'energia e la voglia di parlare sempre ed indistintamente dell'architettura che traspare attraverso ogni sua frase.
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5757
di Domenico Cogliandro
del 28/11/2007
relativo all'articolo
Oltre gli incerti confini. Il territorio urbano di
di
Leandro Janni
Io non credo di essere una cima (come si dice dalle mie parti) caro Leandro ma, devi credermi, non ho capito esattamente dove hai voluto andare a parare con questa profilattica esegesi panormita. Gi, esattamente dove?
Cari saluti, Domenico.
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5756
di Renzo Marrucci
del 28/11/2007
relativo all'articolo
L'Architettura Cronache e Storia chiude.
Le ra
di
Sandro Lazier
L'architettura cronache e storia ha chiuso? BENISSIMO! direbbe Bruno Zevi. Ricordo la chiusura di Spazio e Societ di Giancarlo de Carlo, proprio quando mi decisi a mandargli un mio articolo su Giovanni Michelucci. L'ultimo numero non venne mai pubblicato per accordi difficili con l'editore. Le riviste nascono con gli uomini che hanno qualche cosa da dire e la voglia e l'amore di dirlo....e muoiono come gli uomini arrivando alla fine.
Inutile attacarsi al feticcio, il mondo davanti. Occorre invece animare e portare avanti il discorso sulla architettura organica oggi e la sua necessit per la citt di oggi. L'assenza di contenuti nei progetti di oggi allarmante, vige l'architettura della immagine e anzi dello spettacolo, un'agitar profuso di forme....dove infilare l'uomo con falsi prestiti agevolati....
Quello che viene realizzato ha il suo riscontro non nella vita, ma solo nel fatto di produrre denaro o no! Per i tempi dell'architettura sarebbe necessario anche un riscontro diverso ma poco conciliabile con il tempo e lo spazio oggi. Occorre sbalordire... ecco il perch si perde il senso del valore della vita e con l'insicurezza aumentano le malattie esistenziali. La citt perde il rapporto con il suo cittadino? Chi se ne frega....sar compito del bischero di turno. Il bischero di turno e quasi sempre tuo figlio .... Le riviste di qualsiasi tipo, valgono solo se sono motivate ed meglio chiuderle, senza sacrifici per chi pu fare bene o con pi piacere altre cose. Nessuno deve immolarsi ma vivere secondo le proprie sensibilit.
La Fondazione Bruno Zevi gi un grosso lavoro da portare avanti. Ma vorrei chiedere a Luca Zevi come mai non ha viisitato il Convegno di Volterra su F.L..W . ? dove si sentita la mancanza.... Magari come capitato anche a me ...non era informato! Un caro saluto.
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5743
di Renzo Marrucci
del 24/11/2007
relativo all'articolo
L'Architettura Cronache e Storia chiude.
Le ra
di
Sandro Lazier
caro Zevi, a dirla con semplicit era dura continuare il lavoro di tuo padre e fin qu nulla da dire. Tuttavia mi sembra che davvero sia necessario cambiare l'equipaggio prima di ripartire per una nuova traversata ma ancora prima di questo bisogna sapere se si vuole combattere contro chi pesta il territorio e chi sconvolge la citt. E allora ci si accorge che
facile navigare con il faro che ti illumina la rotta. E' facile volere e difficile dare soprattutto se non si sa bene cosa volere e cosa fare. Ora le ragioni di Zevi non sono discutibili perch
legittime e oneste. Zevi si trovato un timone e una barca senza i fari che consentono la navigazione sicura verso una meta. La sinistra opera come la destra e tutte e due fanno la torta. Andare a zig e zag non bello.... lo capisce anche un astemio. Ma la meta ci sa
rebbe ed quella di andare contro... Una quella di combattere, si fa per dire, contro lo schifo intorno e non impa rare a conviverci. Ma questo difficile e duro e soprattutto ammette una forza di direzione del timone che vuole coraggio e rischio. Forse si tratta di cercare appunto il coraggio e la voglia di rischiare.
Grazie, e tanti saluti
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5722
di christofer giusti
del 17/11/2007
relativo all'articolo
Sgarbi, Portoghesi, e i giovani d'oggi
di
Paolo G.L. Ferrara
L'articolo del 2001, ora siamo quasi nel 2007 e praticamente nulla cambiato.
Basta uscire dai patri confini, duvunque ma fuori dell'italia, per accorgersi che l'architettura contemporanea ha modo creativo di esprimersi persino in bellissimi contesti storici!
e, a proposito di questi ultimi, a proposito del paesaggio (da qualche hanno a questa parte foriero di chiacchere e teorie pi o meno astruse), l'italia si fa vanto di patrimoni , patrimoni che sono sempre pi degradati e inesistenti, per i quali capace di produrre solo chiacchere, comprese quelle di Sgarbi, leggi ,leggine e norme del....., in due parole:immobilismo, parassitismo (specie politico)!
Si vadano a vedere i paesaggi austriaci, svizzeri, francesi, si impari dalla loro integrit.
Si vadano a vedere le citta, i paesi, la loro bellezza urbanistica, i loro nuclei storici, la loro pedissequa e amorevole manutenzione, la compresenza, in essi, di bella architettura contemporanea.....
Ora, dopo aver tolto i minimi tariffari, per essere allineati all'europa......, per garantire la qualit (da geometra) vogliono anche accorpare (leggasi accoppare) gli ordini secondo logica di affinit professionale.....................(troppo coraggioso toglierli del tutto).
Stiamo assistendo alla disfatta dell'intelligenza, saremo iscritti assieme ai geometri, e coerentemente con la mediocritas italiana non saranno loro ad elevare il loro quoziente, ma saremo noi ad essere degradati a misuratore di terra (il lavoro comunque garantito secondo costituzione).
Siamo al punto che un geometra potr, sostenedo pochi esami (a pagamento) e in virt di non meglio precisati crediti maturati, avere la laurea in architettura (solo quela breve, si intende, quella di architetto jr).
Ma che c....o faranno questi architetti jr se non essere dei disgraziati pi dei senior?
ma intanto le aziende-facolt-letamaio incamerano i loro bei quattrini, moltiplicano le loro cellule-facolta -antoccio, piazzano i loro leccapiedi-culo, sfornano nuove e creative figure professionali il cui campo di impiego stabilito per legge.
Voglio emigrare.
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5676
di giorgio
del 02/11/2007
relativo all'articolo
L'Architettura Cronache e Storia chiude.
Le ra
di
Sandro Lazier
Mi spiace che una rivista come l'Architettura Cronache e Storia decida di chiudere. C' bisogno di architettura e tutta le riviste che ne scrivano sono da preservare. Anche quelle pi di parte e schierate come questa del grande e ineguagliabile BRUNO ZEVI.
Gorgio
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5677
di giorgio sobrero
del 02/11/2007
relativo all'articolo
Sgarbi, Portoghesi, e i giovani d'oggi
di
Paolo G.L. Ferrara
Concordo con quanto afferma l'autore di questo articolo.
In merito al ruolo dell'architettura contemporanea soprattutto relativamente alla possibilit di intervenire modificando i centri storici una citazione di Gae Aulenti:"Citt ed edifici sono come corpi viventi se si interrmpe questo processo si rimane senza conoscenza per il futuro. E' un peccato mortale....L'architettura quella che lascia il segno del tempo che passanella citt".
Giorgio Sobrero
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5624
di Chiara Manzoni
del 10/10/2007
relativo all'articolo
Oscar Niemeyer
di
Maurizio De Caro
Complimenti per l'articolo. Sto facendo una ricerca personale sul percorso artistico di Oscar Niemeyer e volevo sapere se possibile ottenere una ampia bibliografia dell'architetto brasiliano.
Grazie.
Chiara
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5516
di vito corte
del 09/09/2007
relativo all'articolo
Fuochi d'Italia
di
Leandro Janni
Caro Leandro, sono uno degli imbecilli (come tu li hai definiti) ex assistenti di Pasquale Culotta. (Ma questa un'altra storia, e non mi importa entrarci).
Sul tema da te sollevato, con efficace opportunit, circa la refluenza territoriale e paesaggistica delle azioni vandaliche perpetrate dagli incendiari vorrei aggiungere solo una breve riflessione.
Anzi si tratta di qualcosa che prendo in prestito non gi dalla nostra disciplina, quanto piuttosto dalla medicina o - meglio- dalla bioetica. Quindi - per una volta- non parler architettese.
Mi pare di avere capito che questa benedetta bioetica ha lo scopo di "migliorare" la specie umana, senza preoccuparsi di remore che potrebbero venire da dogmatismi religiosi o metafisici. Ebbene, il ragionamento morale della bioetica ruota attorno a quatro principi etici che dovrebbero guidare i medici nell'esercizio della loro professione. Sono i principi della "autonomia", della "non maleficenza", della "beneficenza" e della "giustizia". (cfr. T.Beauchamps e J.Childress 'Principles of biomedical ethics' 1979)
Con l'"autonomia" ci si occupa della salvaguardia della persona e della sua libert di decisione, al di l di condizionamenti di ogni tipo (ideologico, politico, religioso, economico ecc.)
La "non maleficenza" impone di evitare danni alle persone: condanna l'incompetenza e la negligenza.
La "beneficenza" obbliga genericamente a fare il bane: generalizzando si tratta di vincere la malattia e la morte.
La "giustizia" infine mira ad assicurare medesime condizioni di trattamento a tutte le persone.: si tratta di un principio che tutela i poveri ed i deboli ed elimina i privilegi dei pochi.
Tutti questi quattro Principi sono coerenti con la generale idea di miglioramento della vita e, sotto questo profilo, andrebbero considerati come strumenti utili e necessari per superare gli steccati culturali, politici, ecc.
Che c'entra tutto questo con gli incendi dolosi che divorano i nostri boschi, le campagne, le colline?
Secondo me c'entra perch ancora non si spiegato fino a che punto la distruzione di un ecosistema locale (la pineta vicino casa) possa determinare effetti sulla qualit della vita ( e non mi riferisco certo solamente ai fattori fisico climatologico ambientali, ma specie ai fattori di economia globale).
E' il momento che anche noi architetti, scordandoci quelle tipiche onanistiche condizioni di godimento nel discettare di minchiate, assumiamo come principi etici del nostro lavoro certi argomenti cos come i medici che si occupano di genetica : insomma che ci rendiamo conto che il trascorso XX secolo avendo gi abbandonato la vecchia tendenza delle grandi e generali etiche ha invece orientato i propri interessi verso singoli campi dell'esistenza. Quindi, la relativizzazione della vita - che in atto- , smettendo la pretesa di gestire la globalit del mondo, ha una ragionevole speranza di mettere ordine in alcuni tra i temi di maggiore importanza: ed alcuni tra questi possono essere sviluppati anche da noi architetti. Che gli architetti, allora, si offrano di studiare per dare risposte agli urgenti problemi delle megalopoli, ad esempio. Ed il loro compito, come quello dei medici, sia quello di eliminare il dolore, la miseria, la morte, la diseguaglianza.
Velleitario?
Certo. Ma meglio che inutile.
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5499
di Sebastian Di Guardo
del 16/08/2007
relativo all'articolo
Contemporaneit della Tradizione:
contro qualsi
di
Paolo G.L. Ferrara
Al di l del semplicissimo fatto che ritengo non sia opportuno parlare di "soluzione migliore in assoluto", e che la presenza di una pianta sarebbe stata utile per meglio capire come si relazionano i volumi tra loro e con il sistema degli accessi, andando al progetto commentato nell'articolo ritengo che siano stati individuati degli elementi importanti quale il riuso del sistema-corte in chiave moderna. Da ci che posso comprendere, la corte sembra quasi la matrice di sviluppo di un'abitazione che ricerca elementi di appartenenza con un territorio scempiato. Il suo riutilizzo legato a mio modo di vedere al sistema di connessione tra la corte stessa e l'interno, un sistema avulso dalla semplice tradizione, e di certo ben organizzato intorno al discorso funzionale della casa e della conseguente insolazione diurna, Per questo avrei gradito una planimetria. ad ogni modo il senso di stasi, di calma che pervade l'immagine del progetto tale, che non si pu non pensare alle masseria, come le conosciamo noi: pervasa da un senso strano di nostalgia per una vita che ormai possiamo solo mitizzare, i cui migliori aspetti mi sembrano ben reinterpretati dal progetto.
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5484
di Salvatore Scaglia
del 12/08/2007
relativo all'articolo
La Valle dei Misteri
di
Mario La Ferla
La vicenda narrata nell'articolo di La Ferla mi indigna, ma non mi meraviglia affatto, purtroppo.
Ho parenti e conoscenti a Partanna (TP) e so, ad esempio, quante case - che potevano essere benissimo ristrutturate (o ritoccate: il parere di mio padre, ingegnere) - sono state invece demolite e ricostruite di sana pianta. Con il denaro pubblico, ovviamente !
So anche che, prima di essere ammazzato, il consigliere istruttore Rocco Chinnici (che peraltro era stato per 12 anni pretore proprio a Partanna) indagava sulla ricostruzione della Valle del Belice: un giorno infatti, nel ricevere mio padre (che con lui collaborava), gli disse che andava di fretta perch (e gliele indic) aveva montagne di fascicoli da consultare concernenti il Belice.
So pure che negli anni '80 (io ero poco pi che fanciullo) proprio a Partanna si registr una faida sanguinosissima tra gli Ingoglia e gli Accardo, per il controllo del territorio (solo per questo ?). E sempre a Partanna vi fu l'assassinio del promettente democristiano Stefanino Nastasi, il cui mandante fu indicato nella persona dell'attuale sindaco partannese, nonch parlamentare regionale, Vincenzino Culicchia (successivamente scagionato).
Morto Chinnici; morti Vito Lipari e Piersanti Mattarella (di cui si parla nell'articolo); morti tra le cosche mafiose partannesi; morto Nastasi... Tutto casuale e slegato ?
Credo proprio di no !
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5474
di Tino Vittorio
del 06/08/2007
relativo all'articolo
Architettura: la Sicilia torna ad essere 'bedda'
di
Paolo G.L. Ferrara
Il mio amico Maurizio mi ha chiamato in causa sulla questione del waterfront.. Ma leggendo l'articolo di Paolo Ferrara pensavo alla grandezza e alla qualit del potere mafioso che riuscitao a mettere sotto scacco tutta la grande architettura italiana operativa a Palermo, ma sofferente. Riflettevo sul sindaco di Palermo Ciancimino, geometra, e mi sono convinto della tesi di Ferrara. Che geometra quel Ciancimino! Ma nessuno ha spiegato a Ciancimino che la speculazione edilizia poteva essere ingentilita e coonestata nei salotti buoni con una bella spruzzatina di architetti, tanti ,sexy ed ammanigliati nella furba citt di Palermo? Ed in altre citt d'Italia quale mafia ha sostenuto l'inconsistenza degli architetti italiani.?
P.S. Non sono architetto, ma vado in giro per il mondo.
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5473
di mauro dav
del 06/08/2007
relativo all'articolo
Cervellati killer degli stimoli rinnovatori
di
Paolo G.L. Ferrara
ho letto l'intervento di Cervellati e qualquno dei commenti che sono seguiti. A proposito dell'intervento di migliaia di metri cubi previsto nel cuore di Perugia, sotto il palazzo dei Priori, mi preme fare due brevi ma, spero, significatibve considerazioni.
E' vero che gli interventi nei centri storici si sono sempre susseguiti e questi sono frutto di stratificazioni per cui solo eccezionalmente un centro storico si pu ascrivere esclusivamente a una preciso periodo storico. Ma un intervento nelle epoche precedenti scaturiva da sensibilit, spesso da dibattiti, comunque da meditazioni che non sempre portavano a un risultato di fattibilit. Ed vero che i tempi di esecuzione erano estremamente lenti, per cui si era in grado di indizrizzare un progetto in corso verso risultati pi consoni. Ora la tecnica permette di ridurre enormemente i tempi di realizzazione: mai come adesso i progressi tecnico scientifici permettono all'uomo traguardi nemmeno sognabili nei secoli scorsi.... ma la sensibilit? Il ragionamento disgiunto da pianificazioni esclusivamente finanziarie? La conoscenza disgiunta da un immediato tornaconto, dove la mettiamo?
La seconda considerazione che mi sento di fare legata pia un commento letto che alle autentiche parole di Cervellati: mai possibile che un ragionamento sacrosantamente critico deve essere immediatamente respinto nel tunnel della reazione, della ricerca di identit pi o meno fittizie ? L'alternativa non pu essere solo tra un conservatorimo nostalgico dell'identit perduta (e magari mai avuta come nel caso della padania!) e un progressismo materialista e acritico: occorre sempre pi introdurre un terzo incomodo fra i due gretti e barbari contendenti: la cultura, il dubbio e la riflessione di chi guarda il futuro senza disdegnare l'utilizzo delle pi moderne tecnologie, senza per ritenerle la panacea di tutti i mali.
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5470
di Silvio Carta
del 24/07/2007
relativo all'articolo
Il Libeskind di Antonello Marotta: architettura qu
di
Paolo G.L. Ferrara
A questa galante e positiva recensione, che svolge un ruolo ben preciso, ossia quello di invogliare a leggere il succitato libro (per inciso, grazie a questo articolo, lo faro), manca, a mio modesto avviso, un dettaglio sul modus operandi di Libeskind. Ora, non parendomi opportuno aggiungere nulla a quanto giascritto, vorrei solo sottolineare quanto la trama di buone intenzioni e positivita che troviamo nelle opere dellarchitetto polacco-americano, sia enormemente lacerata, si dica pure, in maniera trasversale, da un triste e banale simbolismo naif. Il che non credo appaia nel libro, come non compare nella sua presentazione. Se prendiamo per buona laffermazione che Libeskind libera la storia dalla citazione e va al recupero di parti di essa che sono frasi di senso compiuto, che innescano azioni e nuove dinamiche dovremmo tenere presente, sul medesimo piano, anche che lui, politica a parte, eriscito a costruire cioche ha potuto, grazie anche a infantili richiami simbolici posti a convincere la opinione pubblica piuspiccia, quella che legge a zig-zag i titoli sui giornali mentre aspetta per pagare il capuccino e la pasta. E ci terrei a svolgere , non usando il simbolo come accezione della metafora junghiana sulla pregnanza, laddove questultimo rimanderebbe a qualcosa, ma non nella modalitacon cui il significante rimanda al significato, bens nella maniera in cui il significante avverte linterprete della presenza di un significato nascosto (aliquid obscure aliquid in se ipsum abdit). Libeskind eun Georges Braque che involve su Henri Rousseau. Non mi chiaro come liberi la storia dalla citazione, progettando un WTC alto 1,776 piedi.
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5445
di angelo alunni
del 14/07/2007
relativo all'articolo
Cervellati killer degli stimoli rinnovatori
di
Paolo G.L. Ferrara
Ho letto con attenzione quanto detto sulle opinioni dell' ARCH. CERVELLATI
Premetto che sono un anziano geometra, di quelli che Antonio Cederna amava poco,ma da semplice spettatore, ovviamente ,ho seguito le diatribe tra gli studiosi
ed i critici di architettura .. Ero ragazzo (anni '60) e ricordo che in queste dotte dissertazioni
si e' progredito poco e le vedo ancora separate dalle possibili opinioni che potrebbero dare anche altri , atrettanto culturalmente elevati, ma appartenenti a campi di studio diversi, dalla storia, alla sociologia, all'economia ... insomma di quelli che tengono sott'occhio la societa' che si trasforma, che cambia , nei bisogni , nei gusti, ed anche nei metodi di giudizio.
Dopo Bruno Zevi ,di cui ero attento lettore sulla sua rubrica nell'Espresso non ho trovato altri appassionati come lui,, ricordo che ebbe parole anche troppo forti verso l'Arch. Rossi sul cosi' detto post moderno e che progett il centro Direzione di Fotivegge -vicino alla stazione -della mia citta' che Perugia.. La Sua opera l , chi la osserva , per fortuna libero di commentare.. .......anche l'uomo della strada.....
Ora a Perugia , una certa societ Oberdan ha messo in campo un progetto, approvato dal Comune e non ancora dal Ministero, che prevede la costruzione nel cuore della citta' di mc. 90.000 di nuova edificazione per il terziario, 9.ooo mq. di superfici pavimentate e l'escavazione di oltre 40.000 m.c di terreno al di sotto della piazza del sopramuro
il tutto a contatto del palazzo dei priori (unico gotico della citta e del Palazzo di giustizia tutti datati 1200-1300).
Cervellati e' stato chiamato ed ha detto che se si realizzera' tale opera non mettera' piu piede a Perugia .. Gli Amministratori , lo hanno definito un astratto, un sognatore e se Cervellati non tornasse a Perugia non se ne preoccupano piu' di tanto. Loro pensano di far bene e di poter accogliere meglio le migliaia di turisti di Umbria jazz ed Umbria chocolate ... Io purtroppo restero' a Perugia e sguiro gli eventi ... Ma al di la' delle diverse opinioni mettete un' occhio anche Voi ,su questo progetto .. dite la Vostra... e , se possibile fatevi capire anche dall'uomo della strada che abita la citta' e l'ha vista come la lasciarono i bisnonni .. Grazie per l'attenzione
Angelo Alunni geometra
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5446
di ANTONELLA IACOBELLO
del 14/07/2007
relativo all'articolo
Il professore protesta
di
Ugo Rosa
...salve a tutti... stato per me a dir poco fantastico trovare, per caso, questo spazio dove poter dire finalmente quello che si pensa...ho letto con piacere tutti i commenti dei miei colleghi...io studio alla facolt di Architettura di Siracusa ...e per la prima volta con un pizzico di ingiustificato e inopportuno piacere mi sono sentita vicina alle "disgrazie"..."disagi"..."ingiustizie"..."stranezze" dei miei pi rinomati colleghi, ho avuto la conferma che TUTTO IL MONDO E' PAESE...
vi sembrer pazza ma oserei dire che stato (nel suo essere terrificante) bellissimo leggere che anche nelle storiche facolt di architettura si respira quell'aria satura di favoritismi, opportunismo e scorrettezze...in particolar modo leggendo il messaggio di Ambra mi sono ritornate alla mente quelle immagini da lei descritte: alla fine del corso di laboratorio inspiegabilmente tutti i progetti uguali !!!!!!! mi sono sempre chiesta com' possibile questo inspiegabile fenomeno!!!!!!
Non voglio fare solo polemica!!! ci tengo a dire che esistono anche realt che arricchiscono ogni giorno la mia vita da studentessa qui a Siracusa...
e sono sicura che al politecnico una cosa a noi ci invidiano.!! FARE LEZIONE E SENTIRE L'INCONFONDIBILE PROFUMO DEL MARE ... LASCIARSI ANDARE PER UN'ATTIMO GUARDANDO L'ORIZZONTE AZZURRO... RISCALDATI DA UN ORMAI CALDO RAGGIO DI SOLE....
Mi fa piacere che chi ha pensato a questo spazio un siciliano, spero non pentito!!!
a presto.
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5425
di maurizio zappal
del 10/07/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
...Prima, il linguaggio architettonico si basava su regole, ordini, paradigmi, codici, da cui eccettuavano gli atti creativi, generatori di nuove parole e sistemi di comunicazioni. Adesso, norme, precetti, tab sono gettati nellimmondizia, le "invarianti" sono antiprescrittive, riguardano le deroghe, i No al programma edilizio fissato a priori, alla simmetria e all'assonanza, alla tridimensionalt da un punto di vista privilegiato, alle scatole chiuse e isolate, alle strutture tradizionali, allo spazio statico, contemplato e non vissuto, alla discontinuit tra edificio, citt e paesaggio.Il percorso del secolo si conclude in modo inaspettato, splendido...
...Eravamo un'infima minoranza di individui isolati. Oggi guidiamo la maggioranza vincente. Quando Frank Gehry scelto per costruire il Guggenheim di Bilbao, quando Daniel Libeskind vince il concorso indetto dal Victoria & Albert Museum con un progetto strabiliante, non abbiamo pi il diritto di recitare la parte degli sconfitti e dei rassegnati. Le vittorie di Hecker, Koolhaas, Eisenman e altri non riguardano solo gli autori dei progetti, ma le giurie, i committenti, I'opinione pubblica che approva verdetti una volta giudicati scandalosi. Ormai non ci sono alibi: se in Italia questo non avviene, perch gli architetti non ci sanno fare...
...Se gli architetti avessero registrato il significato dell'espressionismo astratto americano, avrebbero evitato di sprecare qualche anno. Non solo lo zoning, ma tutta la metodologia del piano urbanistico in crisi, poich l'architettura di "grado zero" preme, batte infuriata, chiede e pretende libert, non sopporta pi di essere incasellata, coartata, stretta entro confini, determinata dal di fuori...
...Se finora, per convenzione teorica, l'urbanistica ha preceduto l'architettura, adesso dobbiamo invertire la sequenza, affinch gli assetti territoriali scaturiscano dal basso, democraticamente, senza pi distinzioni conflittuali tra esigenze collettive e private, senza fughe evasive nelle nozioni di luogo e contesto...
...l'actionarchitecture che, abbiamo gi detto, come l'espressionismo astratto, nasce sugli eventi e non sulla loro rappresentazione. Tutti questi valori vanno recuperati, reinterpretati e aggiornati, rilanciati in nuove versioni se vogliamo che la paesaggistica graffi e non sia solo consolatoria...
...I convegni si fanno per modificare la situazione politica, o non si fanno. Se indugiamo su temi estetici, linguistici, espressivi perch l'arte anticipa e prefigura il panorama sociale, e noi dobbiamo essere culturalmente ferratissimi per lottare efficacemente sul terreno politico. Su questo terreno, in Italia siamo davvero non al grado ma all'anno zero. Continua a mancare una classe dirigente conscia dei drammi e delle sfide del territorio, appassionati di letteratura, di pittura, di musica, di sport, ma nessuno appassionato di architettura come sono stati in Francia un Pompidou o un Mitterand...
...Noi chiediamo: una legge quadro sull'architettura, almeno pari a quelle vigenti in Francia e nei pi avanzati paesi europei; ,a una reinvenzione del Ministero dei Lavori pubblici, che un pachiderma accovacciato su se stesso; un radicale ripensamento delle funzioni delle Soprintendenze, monarchie assolute capaci di rovinare capolavori come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, e incapaci di affrontare il restauro di un monumento come il Colosseo; una presa di coscienza dei temi ambientali, architettonici e territoriali da parte del Ministero dei Beni Culturali e degli enti locali, regioni province e comuni, la cui attivit vedi il caso di Roma caratterizzata dalla mancanza di fantasia, dell'inabilit a creare una visione globale, un'immagine del futuro della capitale; un riesame degli slogan, delle frasi fatte, dei pregiudizi diffusi, della pedonalizzazione indiscriminata dei centri storici all'esclusione di interventi moderni nei loro tessuti...
ERA SOLTANTO IL 1997, ERA A MODENA, ERA BRUNO ZEVI CHE PARLAVA, L'AVETE PUBBLICATO VOI DI antithesi, CREDO CHE SIA CAMBIATO POCO O NULLA, NO ,E' CAMBIATO MOLTO NON C'E' PIU' ZEVI, E MANCA SICURAMENTE ANCHE A CHI NON CONDIVIDEVA IN TOTO IL SUO PENSIERO!!!!
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5420
di pietro salvino
del 09/07/2007
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Ricordo di Pasquale Culotta
di
Teresa Cannarozzo
io, non sono potuto andare al funerale del Profesore Culotta; sono anche io architetto, laureato a Palermo; la facolta di architettura di Palermo stata e speriamo sia ancora qualcosa di strettamente legato a Culotta; purttroppo non ho mai avuto il professore Culotta in un corso di composizione; sono comunque felice di averlo avuto come presidente di commissione all'esame di laurea; il tema della mia tesi era l'architettura ipogeadi cui fu relatore il mio stimatissimo professore Giuseppe Laudicina: non so se la mia tesi sia effettivamente piaciuta a Culotta............ il fatto che .il Professore stato critico gi al momento della discussione..............ma non mi scoraggiai affatto ( troppo convinto ero e sono delle mie ragioni) non fu per me che un momento di crescita..............la sua critica era indirizzata soprattutto all'assunto della mia tesi secondo cui l'ipogeicita potesse essere sotto certi circostanziati e ben descritti aspetti una soluzione valida per il consumo del territorio, Culotta ritenne questo assunto indiscriminatamente sbagliato in quanto rinunciatario , quasi una fuga; non so se all'esame riuscii a spiegare che l'atteggiamento della tesi nei confronti del tema era invece semplicemente e genericamente di carattere urbanistico, teso cio all'assunzione della ipogeicit come aspetto nuovamente di pari rilievo e dignit nell'ambito dell'edificazione soprattutto per fini abitativi; Culotta fu categorico non mi lascio spiegare............non portai alcun rancore verso di lui ma mi dispiacque seriamente di non avere avuto il tempo di argomentare, di rispondere, di controbbattere. Mi sarebbe piaciuto ma non ci fu il tempo...di corsa si guardarono le tavole .... e via un 110 e lode con un pizzico di amaro in bocca;. Racconto questo forse insignificante episodio solo perch l'unico mio rapporto diretto avuto con Pasquale Culotta che sotto sotto ho amato fin da quando avevo cominciato a capire qualche cosa di architettura; rimpiango di non averlo avuto come professore ( e ho invidiato quelli che appendevano tavole nei corridoi per fare esami con lui).......ma so anche che a molti faceva veramente antipatia; 'ho osservato in pi occasioni ...e devo dire che effettivamente l'immagine che spesso comunicava era un bel p respingente................non voglio mi si fraintenda, sono solo mie impressioni forse anche un p superficiali......................eppure ricordo sempre che l'antipatia indotta e instillata in me da coloro che a me vicini ne parlavano male tendeva a scivolare e a trasformarsi in fervente e addirittura quasi colpevole ammirazione per Culotta ...........non so se Culotta fosse un bravo professore...intendo un comunicatore.................ma so che quello che doveva comunicare lo comunicava con la materia che credo lui pi di tutte amasse : e cio con la sua architettura; lo stesso Bibi Leone a volte lo sfotteva bonariamente come si sfotte un amico pizzicandolo su difetti che effettivamente sembrava avere.................ma devo dire che questo non faceva che accresere la mia ammirazione silenziosa ...anche un p segreta per il Professore Culotta; in fondo qualsiasi cosa finir per fare penso che molto di lui c' in me come architetto; penso che fosse un poeta................un p antipatico ................ma questo un piccolissimo prezzo da pagare per una persona che ha portato in Sicilia un po' di cultura dell'architettura..................e ogni volta che sentivo una critica al suo operato non posso fare a meno di pensare che chi lo criticava fosse una persona superficiale e poco attenta ai contenuti; Non so se fosse un persona corretta o se avesse il tempo per esserlo (volendolo scusare a posteriori) , se amasse la trasparenza, se conducesse o dirimesse questioni politiche interne all'universit in maniera pi o meno limpida ma quello che s che l'architettura ha subito una perdita vera..................credo che infatti ancora oggi Culotta avesse molto da dare..............avesse da crescere ................e chiss che incontrandolo novantenne in forma ti tenero vecchietto ancora all'opera come tutti i grandi architetti di veneranda et ,non mi sarei ricreduto sul suo essere un p respingente.ed antipatico oppure avrebbe confermato il mio solito giudizio forse avrei pensato : ma guarda!!!!.... let non lo ha addolcito per niente il solito vecchio burbero per chissenefrega troppo bravo.
Sinceramente e con affetto, anche se molto in ritardo, addio professore Pasquale Culotta
Pietro Salvino (Architetto)
P.S.
Spero per il futuro che la facolt di architettura riesca a crescere in onore di Culotta e che sappia ( non so veramente come) estromettere le molteplici persone che nulla hanno a che fare con il talentto del suo prestigioso e ormai storico preside;
spero che il reclutamento dei nuovi professori non segua pi le vecchie strategie di potere e di servilismo;
Spero che altri veri talenti riescano ad a
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5421
di andrea pacciani
del 09/07/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
Vorrei lasciare testimonianza su un concorso al quale ho appena partecipato negli U.S.A. in California di cui non so ancora l'esito e quindi non sono condizionato nell'esprimere un'opinione sulla qualit dell'organizzazione.
Oggetto del concorso un centro civico composto da pi fabbricati; chi vince lo costruir veramente. L'iscrizione gratuita, Il bando un libro di 150 pagine scaricabile da internet come tutto il materiale DGW, PDF, DOC in cui spiegato tutto quello che serve fino alle essenze arborree autoctone, compreso chi sono i giurati e iloro curriculum.
Assemblee di cittadini e autorit congiunti hanno preceduto la stesura del bando per condividere quello che si vuole ottenere; addirittura ci sono delle immagini di riferimento di interventi pi diversi ma analoghi nell'obbiettivo che loro pensano di ottenere dai progetti che saranno presentati.
Prima fase a curriculum: sono ammessi tutti da tutto il mondo giovani, vecchi, abilitati e non, studi che hanno costruito citt intere, studenti alla prima esperienza basta che abbiano progettato (non realizzato) almeno 3 opere anche di dimensioni molto pi piccole, ma che dimostrino le capacit di sapere affrontare un progetto a scala urbana nella direzione delle aspettatitve del bando. Anonimato: ad ogni concorrente iscritto viene assegnato un numero da apporre ovunque di cui al corrente solo un rappresentante dell'organizzazione.
Seconda fase: concorso vero e prorpio di progetto di massima 2 tavole 100x70 con relazione di una pagina che va stampata all'interno di una delle due tavole; la giuria si riunisce la settimana dopo la consegna e dichiara tre finalisti premiati in denaro
Terza fase: i tre finalisti premiati e pagati incontrano giurati autorit e comitati di cittadini per approfondire ulteriormente il progetto in 4 tavole che saranno pubblicamente discusse; i tre finalisti dovranno aggregare in questa fase un architetto dello stato della California (esperto per le normative locali) e un computo metrico redatto da terzi che verifichi la pertinenza economica del progetto presentato.
La giuria si riunisce la settimana dopo per premiare il vincitore con ulteriore premio in denaro, incarico professionale della redazione del piano e la costruzione di un primo stralcio.
Questi concorsi saranno troppo pragmatici e non riveleranno mai nuovi geni dell'architettura ma in tre mesi ottengono un risultato che mai in Italia possiamo sognarci
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5419
di christofer giusti
del 08/07/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
(AGGIUNTA ALLA FRASE FINALE DEL TESTO)
Egregio Ferrara,
Ci risiamo,
non sono convinto che l'architettura sia il frutto della "reale preparazione",(sono laureato, quindi ce l'ho), cos come non sono convinto che un giurato dotato di una tale "reale preparazione" sia in grado di valutare meglio un progetto, sia nella posizione di non cedere (di fronte alle lusinghe di tanti "bei"progetti) a condizionamenti o seduzioni!
Non so dire quali siano le componenti oggettive di un progetto che andrebbero valutate, ci che voglio dire che sento l'esigenza (difficilmente soddisfacibile) di un giudizio che possa essere espresso da persone "particolari" su elementi oggettivi, razionali, misurabili, insindacabili (come spesso si legge sui bandi), pur essendo io dell'idea che l'architettura sia si un fatto culturale, ma culturale nella misura in cui cultura strumento per l' affinamento della propria sensibilit espressiva ed artistica, comprensione "razionale"(quando accade) delle inconsapevoli ragioni del proprio intuito.
E' cos che io voglio fare e che faccio l'architetto, coerentemente con la mia preparazione che, francamente, non so dire se sia o non sia "reale", mi ha fruttato 110 e lode all'universit (senza CEPU, allora ancora non c'era)..., dopo anni di autodidattismo, di sangue amaro e di corse dietro a tizio e caio. Forse solo un bluff, come lo sono i pettorali carichi di lustrini e madaglie degli attuali militari, sbandierate in occasione dell'ultima festa della repubblica, medaglie che non aveva nemmeno mio nonno che ha fatto due guerre.
Non amo fare citazioni, non le so fare, questo fa di me un architetto immeritevole?
questo che intendi quando dici che ciascuno dovrebbe parlare del proprio progetto e instaurare un dibattito? stare li a sciorinare la propria eloquenza?
cambierebbe poco secondo me, l'avrebbero vinta gli affabulatori pi abili come te, che al disegno antepongono le parole, con le quali possibile attribuire un significato qualsiasi cos come il suo esatto contrario ad un qualsiasi segno.
Francamente, la mia impressione , ancora, che se ne faccia una questione di appartenenza: in una moltitudine di laureati chi ha pi diritto a fare o parlare di architettura? quelli che hanno la "preparazione reale" (pomata per le emorroidi sovrane) e, tra questi, tu metti naturalmente te stesso (bando alla falsa modestia)!
Alla fin fine il tuo presunto atteggiamento liberale non diverso da quello che tu presumi essere il mio (illiberale).
Di contro posso dire, e per inciso, che io antepongo il disegno e il disegnare, il pensare e ripensare attraverso il disegno (a mano, anche se passatista, o con il computer), la pratica del fare, al parlare e allo scrivere (occasioni professionali permettendo), forse perch ho maturato o sto maturando via via l'idea che l'architettura sia un fatto di tempo dedicatole, di pazienza e di tentativi.(se non sbaglio qualcuno l'ha anche scritto e io condivido, ma non per aver mandato a memoria la tal frase o il tal concetto, bens perch lo sto constatando con la pratica del fare)
Ed forse proprio in questo che l'architettura si differenzia dall'edilizia: per la cultura, sinonimo per me dell'acquisire sempre maggior conoscenza e quindi sensibilit oltre che, per il prezioso tempo la cui quantit consente di ottenere l'accuratezza necessaria a esprimere tale sensibili.
Non comprendo il conflitto classista tra classico e anticlassico, francamente trovo che questa contrapposizione oggi non abbia grandi chances di scaldare gli animi, anacronistica!
vero, alcuni critici e storici hanno attribuito all'attingere al classico nei vari casi in cui avvenuto, un atteggiamento involutivo, tipico di una societ che guarda al passato sia pure per rifondare, in modo anche discutibile e assolutistico, il proprio presente.
Non voglio esprimermi riguardo a questo, dico solo che classico e anticlassico individuano due modi diversi di esprimersi, ad esempio, in architettura.
L'esprimere architettura (beninteso pur sempre moderna) attualmente, pu avvenire e di fatto avviene, nell'uno o nell'altro modo, oppure addirittura, dico un 'eresia,arrivando a rendere compresenti i due modi. Ne faccio semplicemente una questione di sensibilit, e parlo di sensibilit individuali.
Ma, tento un approccio generale.
Tu citi Saarinen (Eero), forse era meglio parlare di Jarno Saarinen, centauro il cui nome ha adesso Trulli....ma forse no visti i risultati di quest'ultimo.
Se lui (Eero)dice che attinge al passato, per introiettarlo nel presente e proiettarlo nel futuro non si pu che credergli e soprattutto rimanere a bocca aperta di fronte all'indiscutibile bellezza e soparattutto espressivit e suggestione delle sue opere.
Una figura come questa, con opere compiute di tal calibro, non pu che generare mitomania verso la quale, lo ripeto, non mi parete davvero immuni, n tu, n Zevi.
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5417
di Christofer Giusti
del 07/07/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
Egregio Ferrara,
Ci risiamo,
non sono convinto che l'architettura sia il frutto della "reale preparazione",(sono laureato, quindi ce l'ho), cos come non sono convinto che un giurato dotato di una tale "reale preparazione" sia in grado di valutare meglio un progetto, sia nella posizione di non cedere (di fronte alle lusinghe di tanti "bei"progetti) a condizionamenti o seduzioni!
Non so dire quali siano le componenti oggettive di un progetto che andrebbero valutate, ci che voglio dire che sento l'esigenza (difficilmente soddisfacibile) di un giudizio che possa essere espresso da persone "particolari" su elementi oggettivi, razionali, misurabili, insindacabili (come spesso si legge sui bandi), pur essendo io dell'idea che l'architettura sia si un fatto culturale, ma culturale nella misura in cui cultura strumento per l' affinamento della propria sensibilit espressiva ed artistica, comprensione "razionale"(quando accade) delle inconsapevoli ragioni del proprio intuito.
E' cos che io voglio fare e che faccio l'architetto, coerentemente con la mia preparazione che, francamente, non so dire se sia o non sia "reale", mi ha fruttato 110 e lode all'universit (senza CEPU, allora ancora non c'era)..., dopo anni di autodidattismo, di sangue amaro e di corse dietro a tizio e caio. Forse solo un bluff, come lo sono i pettorali carichi di lustrini e madaglie degli attuali militari, sbandierate in occasione dell'ultima festa della repubblica, medaglie che non aveva nemmeno mio nonno che ha fatto due guerre.
Non amo fare citazioni, non le so fare, questo fa di me un architetto immeritevole?
questo che intendi quando dici che ciascuno dovrebbe parlare del proprio progetto e instaurare un dibattito? stare li a sciorinare la propria eloquenza?
cambierebbe poco secondo me, l'avrebbero vinta gli affabulatori pi abili come te, che al disegno antepongono le parole, con le quali possibile attribuire un significato qualsiasi cos come il suo esatto contrario ad un qualsiasi segno.
Francamente, la mia impressione , ancora, che se ne faccia una questione di appartenenza: in una moltitudine di laureati chi ha pi diritto a fare o parlare di architettura? quelli che hanno la "preparazione reale" (pomata per le emorroidi sovrane) e, tra questi, tu metti naturalmente te stesso (bando alla falsa modestia)!
Alla fin fine il tuo presunto atteggiamento liberale non diverso da quello che tu presumi essere il mio (illiberale).
Di contro posso dire, e per inciso, che io antepongo il disegno e il disegnare, il pensare e ripensare attraverso il disegno (a mano, anche se passatista, o con il computer), la pratica del fare, al parlare e allo scrivere (occasioni professionali permettendo), forse perch ho maturato o sto maturando via via l'idea che l'architettura sia un fatto di tempo dedicatole, di pazienza e di tentativi.(se non sbaglio qualcuno l'ha anche scritto e io condivido, ma non per aver mandato a memoria la tal frase o il tal concetto, bens perch lo sto constatando con la pratica del fare)
Ed forse proprio in questo che l'architettura si differenzia dall'edilizia: per la cultura, sinonimo per me dell'acquisire sempre maggior conoscenza e quindi sensibilit oltre che, per il prezioso tempo la cui quantit consente di ottenere l'accuratezza necessaria a esprimere tale sensibili.
Non comprendo il conflitto classista tra classico e anticlassico, francamente trovo che questa contrapposizione oggi non abbia grandi chances di scaldare gli animi, anacronistica!
vero, alcuni critici e storici hanno attribuito all'attingere al classico nei vari casi in cui avvenuto, un atteggiamento involutivo, tipico di una societ che guarda al passato sia pure per rifondare, in modo anche discutibile e assolutistico, il proprio presente.
Non voglio esprimermi riguardo a questo, dico solo che classico e anticlassico individuano due modi diversi di esprimersi, ad esempio, in architettura.
L'esprimere architettura (beninteso pur sempre moderna) attualmente, pu avvenire e di fatto avviene, nell'uno o nell'altro modo, oppure addirittura, dico un 'eresia,arrivando a rendere compresenti i due modi. Ne faccio semplicemente una questione di sensibilit, e parlo di sensibilit individuali.
Ma, tento un approccio generale.
Tu citi Saarinen (Eero), forse era meglio parlare di Jarno Saarinen, centauro il cui nome ha adesso Trulli....ma forse no visti i risultati di quest'ultimo.
Se lui (Eero)dice che attinge al passato, per introiettarlo nel presente e proiettarlo nel futuro non si pu che credergli e soprattutto rimanere a bocca aperta di fronte all'indiscutibile bellezza e soparattutto espressivit e suggestione delle sue opere.
Una figura come questa, con opere compiute di tal calibro, non pu che generare mitomania verso la quale, lo ripeto, non mi parete davvero immuni, n tu, n Zevi.
Dopodiche, daccordo, dopo che lui l'ha detto e c
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5412
di Paolo GL Ferrara
del 06/07/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
In risposta al commento n. 5401, di C. Giusti.
La lotta contro il clientelismo roba che riguarda ciascuno di noi.
Non lo il voto di un giurato che esprime opinione personale su qualcosa. Se tale opinione basata su reale preparazione (che la base del pensiero), credo sia assolutamente giusto esprimerla rispetto le proprie istanze culturali, e non certo rispetto categorie estetiche o preconcetti. Il preconcetto non ha motivo di esistere allorquando si tratta larchitettura secondo una metodologia critico/storica che consenta di comprendere le motivazioni del progettista.
Mi dica Lei, piuttosto: quali sono le qualit oggettive di un progetto? e quali ne sono i pregi razionalmente oggettivi?
Per quanto mi riguarda, non far mai parte di alcuna giuria (sempre che qualcuno me lo chieda) perch, appunto, larchitettura non si giudica: si legge.
I concorsi li strutturerei facendo esporre direttamente al progettista ci che ha pensato, il tutto al cospetto degli altri partecipanti. Un concorso deve essere un momento di dibattito proficuo.
Certo, poi si deve necessariamente scegliere il vincitore, ma la storia piena di concorsi che lo prevedevano gi (purtroppo), cos come di scatti importantissimi che premiarono architetti al di fuori di qualsiasi gioco/inciucio e preconcetti vari.
In ultimo, no, non potrei fare vincere un progetto classico oggettivamente pregevole: il classicismo non ha nulla di pregevole perch ci costringe a guardare indietro e mai davanti. La penso esattamente come Saarinen (Eero), che sapeva guardare al passato dal punto di vista della spazialit architettonica, introiettandola nel presente per proiettarlo nel futuro.
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5411
di Maurizio Zappal
del 06/07/2007
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Architettura: la Sicilia torna ad essere 'bedda'
di
Paolo G.L. Ferrara
Vorrei semplicemente sottolineare e ricordare al bravo P.G.L. Ferrara che le lobbies esistono anche tra i poveri! Io credo che per quanto sforzi positivi abbiano fatto tutti i citati da Ferrara nel suo articolo, la strada di salita come dicono a Liverpool! Chi non frequenta quei salotti bene tagliato fuori! Ma ci non mi scandalizza n meraviglia! Perch se ce la fai, ce la fai! E questa legge di vita! Con questo voglio dire che raccogliere olio dal macco ( purea di fave) tante volte strategicamente utile, dissacrante ma attenzione a non ammanigliarsi furbescamente perch qui tutti siamo vaccinati e grandi. Conosco tutti quelli citati e non tutti conoscono me! Ci mi d un vantaggio notevole; io li osservo sempre e so i loro movimenti non molto segreti che . Uno solo rispetto perch di pallido vestito ma di fioretto servito! Ed bello dialogare con lui perch almeno combatto! Anche se gradirei di pi che non facesse il farmacista di CL. Gli altri, omologhi ed accoscati se la intendono! Il terreno che preferirei indagare sempre quello dellarchitettura. Poich sostengo che gli architetti fanno di tutto tranne che il loro mestiere! Gli intrattenitori culturali devono esistere ma raramente sanno quanto la malta rassa o maura! E non cosa da poco! Allora impegnarsi nella divulgazione della contemporaneit dalle nostre parti, non facile e tante volte non basta! Soprattutto quando ti tirono la giacchetta! Allora parliamo daltro e cio dellarchitettura. Scopro da te che esiste una scuola catanese! Sei sicuro? Unaffermazione simile, credo che sia impegnativa da un lato e divertente dallaltro! Lultima scuola, in senso architettonico, di Catania si ferma al linguaggio un po sdolcinato e non tanto originale di quello che pu essere definito Art Dec o Liberty catanese che dir si voglia (Lanzerotti, Fichera, Aloisi e, tirati per i capelli, Fiducia, Marletta e Aiello). Ma dagli anni Cinquanta del secolo scorso in poi c il vuoto! E non vorrei cadere nel ridicolo se glisso tout-court sui dodici per larchitettura (Maimone editore)!C il vuoto e non c la Facolt dArchitettura (non mi convince la decentrata di Siracusa)! Se questo il substrato, mi diverte alquanto sentire parlare di scuola catanese. Quindi da emigranti siamo stati costretti ad andare chi a Palermo, chi a Reggio! Da un lato lomologazione alla scuola palermitana, che ha prodotto replicanti gregottiani e culottiani e dallaltro puriniani e accastiani della pi cattiva scuola romana . Ecco, questo il panorama sintetico ma emblematico dellultimo trentennio siciliano. Qui in oriente chi non riuscito a fare scatole ha fatto falso antico con archi, colonne, timpani, mattoncini e ferro battuto, comprensivo di nanetti in giardino. Dolci non un architetto; la mafia fa affari con tutti, escluso gli inesistenti (farebbe affari anche con la buona architettura che inesistente); Fava faceva affari pericolosi e letali (per s) con tutti ( da Ciancio a Diego Lo Giudice). Insomma, niente architetti e la mafia non c'entra con la nientificazione degli architetti.
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5401
di christofer giusti
del 30/06/2007
relativo all'articolo
Senza parole
di
Paolo G.L. Ferrara
Caro (consentimi un tal grado di confidenza) Paolo Ferrara.
Io mi sento molto ignorante, non vi giorno che il confronto con gli altri, le letture, l'ascolto di televisione o radio non mi persuada della mia ignoranza, della mia inadeguatezza.
Io sono architetto, (laureato a Venezia col massimo dei voti..) cerco di mettere l'anima ma non so se cio che produco pu a buon diritto esere definito architettura.
In questo articolo tu auspichi un mondo di virtuosi, una societ di persone vaccinate contro l'accidia e la pigrizia.
Il tuo articolo datato ma proprio di recente, con l'attuale governo, che mi pare sia di sinistra...sempre che oramai faccia differenza, che ho sentito un certo Prodi parlare di lotta contro i clientelismi, di meritocrazia, di far spazio ai giovani (speriamo fino ai 99 anni).
Ma, vorrei dire, lo ritieni davvero possibile?
E' realistico che ad un concorso per il quale arrivano un centinaio, se non il doppio, di proposte non si favorisca l'uno o l'altro in base a clientelismi?
non forse pur sempre "clientelismo" che un giurato dia il suo punteggio ad un progetto redatto in modo da incontrare i suoi "gusti"?
Oppure, formulo in altro modo, forse meritocratico che un progetto venga deprezzato rispetto ad un altro che incontra pi la filosofia del tal giurato o giurati?
Come al solito ne faccio una questione di appartenenza, la quale appartenenza, presente o assente, genera, secondo la mia modesta opinione, pigrizia nel giudicare e, seppure non premeditato, "clientelismo".
Una commissione dovrebbe essere virtuosa a tal punto da saper appprezzare le qualit "oggettive" di un progetto , dovrebbe probabilmente fare lo sforzo sovrumano di superare i preconcetti delle proprie categorie estetiche (supposte come giuste) per cercare di capirne i pregi razionalmente oggettivi.
Considera che, sempre pi frequentemente, le commissioni non sono rese note, perlomeno non ai comuni mortali.
Per dirla pi semplicemente o banalmente: se tu fossi giurato e ti capitasse sotto gli occhi un progetto oggettivamente pregevole ma "classico", tu ,quale anticlassico, lo faresti vincere?
una domanda semplice.
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5396
di VINCENZO DE PASQUALE ARCHITETTO
del 25/06/2007
relativo all'articolo
Viva Bersani!
di
Sandro Lazier
Liberalizzazione va benissimo..... eliminare gli Ordini va benissimo.... tanto si dimostra con facilit che non servono a nulla... non tutelano nessuno e spesso creano solo nepotismi di razza. Come possibile che tutti "falsamente" si preoccupano dei giovani architetti (ho una figlia neo architetto) e del loro inserimento obbligatorio negli affidamenti pubblici (vedi art. 51 DPR 554/1999) e poi si svuota di contenuti la vita professionale di un "vecchio" professionista il cui curriculum professionale ante 10 anni ed in alcuni casi ante 5 anni non vale pi una cicca!.... Si vuole cancellare la storia del professionista.... facendo male indirettamente anche ai giovani che al seguito dei vecchi potrebbero avere altre possibilit di inserimento. Ritengo assurda questa procedura che ormai costantemente applicata in tutti i comuni. Evviva gli Ordini!!!!
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5391
di marcelo marun
del 22/06/2007
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Oscar Niemeyer
di
Maurizio De Caro
grazie. qualcuno che riconosca il genio e l'importanza di questo mostro sacro del l'architettura, della poesia senza parole del 20esimo e del 21esimo secolo.grazie.
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5357
di Jenny
del 30/05/2007
relativo all'articolo
Oscar Niemeyer
di
Maurizio De Caro
Complimenti per l'articolo, ha saputo valorizzare la bravura e l'impegno di un architetto che purtroppo oggi rimane ancora oscuro alle notizie della gente. Io vorrei per chiederle se si possono avere informazioni specifiche riguardo il suo percorso artistico,scelte stilistiche,bibliografia e progetti realizzati con altri architetti come Costa e Le Courbusier. Frequento un istituto superiore e per quanto mi riguarda sarebbero di grande aiuto maggiori informazioni (nel campo della storia dell'arte )di questi famosi architetti.
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5327
di alessandro giugno
del 21/05/2007
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God bless the child
di
Ugo Rosa
Anche io provo lo stesso rammarico di cui parla il collega Pippins, ma purtroppo non riesco a smaltire il tutto in cantere, per il semplice motivo che attualmente non ho cantieri aperti.
Sporcarsi le scarpe ....facile a dirsi. E' uno dei sogni ricorrenti di molti "giovani" architetti siciliani, che non sono figli di e a cui viene negata la possibilit di confrontarsi con gli aspetti della professione legati alla progettazione (nel senso nobile del termine) e del cantiere. Quei giovani trentacinquenni che si agitano tra la ristrutturazione del cesso della zia e la pratica di sanatoria edilizia, aspettando che qualcuno si accorga di quanto sono bravi e gli consenta di progettare il villino a mare o gli conferisca l'incarico per la realizzazione della scuola.
Continuare ad avere ostinatamente ed eroicamente sguardi vispi e critici , anche se lescarpe sono pulite, compito assai arduo in Sicilia, a volte si vorrebbe essere ciechi. Eppure c' chi continua a credere. Mi creda, se cos non fosse molti di noi avrebbero virato verso lidi pi comodi.
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5324
di giancarlo genovese
del 19/05/2007
relativo all'articolo
God bless the child
di
Ugo Rosa
Gentile signor Rosa, sono talmente daccordo che quando qualcuno mi chiede (e per fortuna accade raramente) se vorro' davvero fare l'architetto e perche', io rispondo parafrasando Borges quando spiego' la sua adesione al partito nazionalista: "I gentiluomini preferiscono le cause perse". Per farlo in Sicilia poi, non c'e' alcun dubbio, bisogna essere proprio dei gran signori.
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5320
di Angelo Errico arch.
del 17/05/2007
relativo all'articolo
Ancora sulla Riforma dell'ordinamento della Profes
di
Alberto Scarzella Mazzocchi
Non ho letto il testo della riforma in argomento, ma convengo alla diffidenza manifestata dall'autore dell'articolo, pur non essendo peraltro addentro ai cavilli della questione e nemmeno consapevole dei ramnificati ragionamenti sulla necessit di un ammodernamento dell'Albo.
Reputo un assioma, da incidere sulla pietra marmorea ,l'affermazione dell'attuale Ministro Bersani, che a Ballar di marted 15 maggio 2007 (Raitre) ha cos definito la possibilit di essere competitivi e liberali: ora di finirla nella difesa del familismo, del localismo, del corporativismo.
In una societ complessa come quella dell'inizio del 21esimo secolo, complessa per vari fattori combinati tra loro e di origini diverse, non credibile che, laddove ci sia una inarrestabile evoluzione (sociale, tecnologica, etica, professionale e chi pi ne ha pi ne metta) non debba proseguire un adeguamento ai cambiamenti stessi. Pena: la retrocessione culturale.
Per tornare a bomba: l'ordine degli Architetti (nazionale in vero, locale per iscrizione e appartenenza) come la casta di molte altre associazioni professionali. Buttare l'acqua del bagnetto con tutto il pupo, un cambiamento non proprio razionale e di buon senso, ma certo , che di comportamenti scandalosi se ne vedono gi all'esame di Stato con le valutazioni, soprattutto in Lombardia e Milano.
Chi vuol esser lieto sia, di doman non v' certezza.
Ma pu bastare?
Cordiali saluti
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5319
di anna plata
del 17/05/2007
relativo all'articolo
Italia Nostra: i perch del 'no' a Niemeyer
di
Paolo Marzano - Italia Nostra
Con grande piacere ho letto il suo commento del 10.05.2007...le voglio far leggere un nuovo articolo scritto da me sempre sullo stesso blog riguardante sempre la costiera amalfitana e l'auditorium di Positano ... grazie per avermi lasciato un suo commento... con stima...anna http://ingeambiente.freewordpress.it/2007/05/16/ravello-positano-minori-news-dalla-costiera/
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5315
di phil pippins
del 11/05/2007
relativo all'articolo
God bless the child
di
Ugo Rosa
Ogni tanto vengo qui e leggo, leggo, leggo... alla fine vengo sempre pervaso da un profondo rammarico... ci vogliono mesi x smaltirlo... o semplicemente mi basta riandare in cantiere e continuare imperterrito il mio umile mestiere di architetto, parlare con gli operai, con i committenti, con gli artigiani... insomma vedere e controllare che le mie piccolissime idee prendere forma e sto di nuovo bene.... (nn sono ricco e nn vorrei esserlo, nn sono figlio di e ne vado fiero, nn ho pubblicazioni patinate e nn le cerco, nn ho "premi" e nn li voglio... etc, etc...)
Parlando in qst modo, continuiamo a farci solo del male tra di noi, da anni... decenni... possibile che ci continua ad accadere???
Scimmiottare cos Zevi nn fargli un favore, anzi testimonia solo che quel continua tu, tu, tu... inesorabilmente caduto nel + completo vuoto..
Zevi sapeva provocare, stuzzicare, far reagire... purtroppo era una persona insostituibile.... cos invece si induce al pessimismo e basta... e nn si costruisce nulla, si scava solo sempre + profonda la fossa alla vera architettura, che nonostante tutto continua ad esistere... basta imparare a riconoscerla... o meglio saperla vedere...
Un piccolo appello ai giovani: nn smettete mai di credere in voi stessi... nn facile, nessuno vi inseguir mai x complimentarsi con voi, anzi insospettitevi se questo dovesse accadervi... ma continuate a credere nel + antico e meraviglioso mestiere dell'architetto, che nn mai colui che vi incanta con le parole... ma colui che stanco e sporco di calce ha ancora un occhio vispo e critico, prima di tutto verso se stesso, e nn ha mai il tempo di intrattenervi... credeteci , studiate da autodidatti (l'universit ormai serve solo a certificare le vostre conoscenze, nn a formarle) , sporcatevi quanto prima le scarpe in cantiere, conservando sempre l'umilt di apprendere... nessun cantiere mai vi far svoltare la vita... ma si pu vivere progettando, si pu...
All the best
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5314
di andrea pacciani
del 10/05/2007
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Italia Nostra: i perch del 'no' a Niemeyer
di
Paolo Marzano - Italia Nostra
Gentile Anna Plata,
ho letto la sua tesina su Ravello da lei decantato come esteticamente perfetto per la pace degli occhi e dei sensi (ci sono stato e vi assicuro che cos) un gioiellino.
Sono d'accordo che Ravello abbia bisogno di un auditorium e sono favorevole ad ogni adeguamento funzionale, tecnologico economico che il paese vuole fare ma:
E' cos certa che Ravello abbia bisogno oggi di una "modernizzazione estetica"?
La necessit di modernizzazione estetiche una "grande bugia" a cui credono solo gli architetti; ci sono luoghi in cui bisognarebbe avere il pudore di ammettere che non ce n' affatto bisogno.
Se Ravello come lei l'ha descritta forse perche negli ultimi 60 anni nessuno ha dato principio a modernizzazioni estetiche limitando i danni a serrementi in alluminio anodizzato. E' certa che oggi lo stato dell'architettura contemporanea sia al momento storico idoneo a dare avvio ad una modernizzazione estetica migliore a quella che ha colpito nel recente passato molti dei paesi della costiera?
Mi indichi un solo precedente in Italia di "nuova via estetica moderna" che abbia avuto successo; e non dico sia migliore ma almeno pari alla "solare identit architettonica mediterranea" che non capisco perch debba essere abbandonata nelle nuove costruzioni.
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5313
di andrea pacciani
del 10/05/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Gentile Lenzarini,
anche questa volta cerco di rispondere con le sue stesse parole per chiarezza:
L'architetto che si limita a sviluppare temi proposti da altri e forse li arricchisce di nuove interpretazioni inespresse o semplicemente contribuisce a divulgarli pu esistere con dignit di risultato solo se fa architettura tradizionale non moderna; il fare imitativo della storia dell'architettura fino al secolo scorso (se ha voglia di leggere le consiglio Pigafetta, Architettura dell'imitazione- Alinea). Ripetizione e divulgazione non appartengono alla culura dell'architettura moderna: legga solo che putiferio si fa su questo sito perch Ghery fa ripetizione e divulgazione di se stesso!
Si rilegga queste sue righe e per onest intellettuale mi dica che non ci crede a quello che ha scritto:
da un gesto superficiale (di un architetto moderno/autoreferenziale/sperimentalista ndr) del nuovo per il nuovo ne scaturisce un input per qualche altro architetto, pi bravo e pi impegnato, che ne potr trarre ispirazione per fare qualcosa di davvero importante; ma s spargiamo il territorio di tentativi a caso non si sa mai si celi una genialit inespressa.
Chiudo con due altre grandi bugie della modernit che spuntano anche nel suo intervento :
1)L'appartenenza ad un luogo di chi vi deve abitare non un obbiettivo dell'architettura
2)il contestualismo ovvero usare materiali e finiture della tradizione locale per mimetizzare autorefenzialismi
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5311
di Anna Plata
del 09/05/2007
relativo all'articolo
Italia Nostra: i perch del 'no' a Niemeyer
di
Italia Nostra
vi invito a leggere la mia tesina di economia sull'auditorium di ravello all'indirizzo
http://ingeambiente.freewordpress.it/2007/05/07/ravello-e-lauditorium/
aspetto un vostro commento
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5309
di Alessio Lenzarini
del 03/05/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Proseguo il dibattito con il sig. Pacciani, ringraziandolo ovviamente per la puntuale risposta. E parto rispondendo a mia volta ad alcune sue domande.
"chi l'ha detto che ogni architetto debba sviluppare un proprio esclusivo tema linguistico?"
io non l'ho detto di certo: magari potesse essere cos, saremmo una categoria composta tutta da geni! Nella realt delle cose, ci saranno architetti in grado di farlo ed altri, magari bravissimi, che si limiteranno a sviluppare temi proposti da altri e forse li arricchiranno di nuove interpretazioni inespresse o semplicemente contribuiranno a divulgarli: rendendoli parte integrante del nostro immaginario collettivo e quindi partecipando attivamente ad una 'fertilizzazione concettuale' della societ in cui viviamo. Mi sembra che questo sia un meccanismo comune da sempre a tutte le arti, non esclusa l'architettura. E, leggendo, come da suo invito, gli altri interventi del sig. Pacciani su Antithesi, mi sembra che sia un meccanismo a lui affine, nella misura in cui simpatizza per l'architettura spontanea del passato, fatta non dai celebrati maestri ma dagli oscuri mastri muratori. Forse per il sig. Pacciani vittima di un pregiudizio sulla contemporaneit: credere che i temi proposti dai maestri contemporanei non siano abbastanza profondi e importanti (e concettualmente di interesse collettivo) per meritare questo processo di ripetizione e divulgazione.
"chi l'ha detto che ogni architetto debba dire qualcosa di nuovo?"
idem come sopra.
"chi l'ha detto che ogni cosa di nuovo pu essere importante?"
appunto: 'pu' essere importante, non necessariamente lo . Ci mancherebbe altro che si propugnasse il nuovo fine a se stesso! Se un architetto iniziasse un progetto sforzandosi di tirar fuori dal cilindro qualcosa mai fatto prima, senza alcuna altra motivazione, lo considererei abbastanza superficiale. Per le vie dell'arte sono infinite: magari da quel gesto superficiale del 'nuovo per il nuovo' ne scaturisce un input per qualche altro architetto, pi bravo e pi impegnato, che ne potr trarre ispirazione per fare qualcosa di davvero importante. E comunque la ricerca del nuovo, se pu celare aspetti superficiali, d'altro canto incarna pienamente una delle caratteristiche pregnanti dell'arte: essere sempre al passo coi tempi, o meglio uno o due passi avanti ai tempi, per esprimere e interpretare incessantemente la dimensione della contemporaneit.
"chi l'ha detto che il pubblico debba pagare lo scotto di abitare dei luoghi che non gli appartengono per dare la possibilit di esprimere contenuti profondi dell'arte?"
premettendo che io parlavo dello scotto che paga l'artista barattando una certa distanza del pubblico in cambio della libert d'espressione (un aspetto cardine di tutta l'arte del novecento, tanto cardine da essere ormai banale parlarne), credo che qui si venga al vero nocciolo della questione. Poich non stiamo parlando di macro-politica urbanistica, con conseguente e innegabile impatto sociale, bens di linguaggio architettonico pi o meno presuntamente autoreferenziale, io sono portato a nutrire seri dubbi sull'entit del disagio delle persone di fronte all'architettura contemporanea: cos come, specularmente, nutro seri dubbi sulla effettiva incidenza del linguaggio architettonico, di qualsivoglia tendenza, sulla vita e sui problemi delle persone. In altre parole, non credo che l'architetto abbia oggi, n abbia mai avuto, alcun tipo di pregnante responsabilit sociale 'diretta' a guida del suo operare, tranne quella (importantissima ma 'indiretta') di sfruttare al meglio ogni occasione progettuale che gli si offre, trasformando una semplice richiesta funzionale in un testo artistico comunicativo. La questione senz'altro complessa e non ho la pretesa di esaurirla in queste poche righe. Mi limito a buttare l alcune riflessioni in ordine sparso: siamo cos convinti che il senso di appartenenza ad un luogo (ammesso e non concesso che costituisca un obiettivo davvero socialmente rilevante) possa essere perseguito e progettato a tavolino, scegliendo di progettare in un modo piuttosto che in un altro? oppure tale senso identitario scaturisce, quasi proustianamente, da uno sfaccettato insieme di percezioni soggettive stratificate nel tempo, cui il linguaggio architettonico contribuisce poco o nulla? Ricordo che il mio primo professore di progettazione stato Paolo Zermani, incorruttibile alfiere del contesto, del luogo, della permanenza della storia: da brava matricola, era il '91, mi concessi con alcuni amici un tour delle prime architetture zermaniane, disseminate nei paesini della provincia parmense: non ci volle molto ad accorgerci di come gli abitanti di quei luoghi usassero amenamente schernire gli studenti che sfilavano in processione adorante: fu strano (e divertente) scoprire che tutte quelle persone non avvertivano alcuna affinit con le architetture zermaniane, cos sensibilmente calat
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5307
di Leandro JANNI
del 30/04/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Tafuri.
Mistico senza religione?
Disincantato pensatore senza valori da trasgredire?
No. Semplicemente, falso (seducente) profeta. Con barba. Ovviamente.
Come sempre, "dai frutti li riconosceremo".
Amen.
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5308
di Antonella iacobello
del 30/04/2007
relativo all'articolo
Il professore protesta
di
Ugo Rosa
...salve a tutti... stato per me a dir poco fantastico trovare, per caso, questo spazio dove poter dire finalmente quello che si pensa...ho letto con piacere tutti i commenti dei miei colleghi...io studio alla facolt di Architettura di Siracusa ...e per la prima volta con un pizzico di ingiustificato e inopportuno piacere mi sono sentita vicina alle "disgrazie"..."disagi"..."ingiustizie"..."stranezze" dei miei pi rinomati colleghi, ho avuto la conferma che TUTTO IL MONDO E' PAESE...
vi sembrer pazza ma oserei dire che stato (nel suo essere terrificante) bellissimo leggere che anche nelle storiche facolt di architettura si respira quell'aria satura di favoritismi, opportunismo e scorrettezze...in particolar modo leggendo il messaggio di Ambra mi sono ritornate alla mente quelle immagini da lei descritte: alla fine del corso di laboratorio inspiegabilmente tutti i progetti uguali !!!!!!! mi sono sempre chiesta com' possibile questo inspiegabile fenomeno!!!!!!
Non voglio fare solo polemica!!! ci tengo a dire che esistono anche realt che arricchiscono ogni giorno la mia vita da studentessa qui a Siracusa...
e sono sicura che al politecnico una cosa a noi ci invidiano.!! FARE LEZIONE E SENTIRE L'INCONFONDIBILE PROFUMO DEL MARE ... LASCIARSI ANDARE PER UN'ATTIMO QUARDANDO L'ORIZZONTE AZZURRO... RISCALDATI DA UN ORMAI CALDO RAGGIO DI SOLE....
Mi f piacere che chi ha pensato a questo spazio un siciliano, spero non pentito!!!
a presto.
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5306
di andrea pacciani
del 25/04/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Gentile Alessio Lenzarini,
Sono stato tentato dal non risponderle visto anche la sua promessa di astenersi dalla professione nella paura di far danno in attesa della mia replica, ma lo faccio con piacere per evitarle sofferenze cercando di usare le sue parole.
Innanzi tutto chi l'ha detto che ogni architetto debba sviluppare un proprio esclusivo tema linguistico? E' la prima grande bugia della modernit! cos facendo purtroppo ogni professionista bravo o scarso che sia costretto a "gridare " il proprio messaggio architettonico in una babele di neologismi e l'unico interesse che pu suscitare quasi sempre , solamente e ovviamente il propio.
Chi l'ha detto che ogni architetto debba dire qualcosa di nuovo, e chi l'ha detto che ogni cosa di nuovo pu essere importante? E' la seconda bugia della modernit; a causa di questo dovere, neanche fosse il giuramento di Ippocrate per i medici, ogni edificio inabitabile e infruibile ad opera di architetto malato di mente legittimata.
Chi l'ha detto che il pubblico debba pagare lo scotto di abitare dei luoghi che non gli appartengono per dare la possibilit di esprimere contenuti profondi dell'arte?E' la terza bugia della modernit. E' un'arroganza che non ha precendenza nella storia. L'architettura un campo in cui non ci si pu permettere di fare sperimentazioni sulla pelle delle persone anche perch i prodotti di questi sperimentalismi rimangono costringendo la gente ad adattarvisi; con buon senso in passato la ricerca e la sperimentazione sono sempre state relegate negli ambiti della provvisoriet degli edifici o alla loro mancanza di presenza costante di vita quotidiana: da S.Pietro in Montorio alle , dalle cappelle mortuarie di famiglia, dalle scenografie dei Bibbiena alla Torre Eiffel, nelle esposizioni universali e nei quertieri fieristici....... Oggi purtroppo si fanno sugli edifici dove vivono e lavorano quotidianamente persone completamente alvulse da quellle architetture.
Non mi dilungo oltre. Se gentilmente si pu rileggere qualche mio altro intervento gi scritto inpassato su questo sito pu farsi un'idea pi completa su cosa vuol dire fare architettura tradizionale e sulle mie idee in generale.
con cordialit
Andrea Pacciani
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5305
di alessio lenzarini
del 24/04/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Rispondendo all'intervento del sig. Pacciani, faccio una confessione: io sono un architetto autoreferenziale! Nel senso che concepisco lo svolgimento della mia professione (potrei dire pratica artistica?) come il tentativo di assolvere al programma funzionale richiesto dalla committenza sviluppando nel contempo un tema 'linguistico' che spero possa rivelarsi di qualche interesse. In altre parole, ho sempre ingenuamente creduto che il mio ruolo di architetto consistesse nel lavorare sugli elementi costitutivi dell'architettura stessa: spazio, volume, dettaglio e reciproche interazioni compositive! Ora, apprendo dal sig. Pacciani, e con mio grande dispiacere, che col mio operare scriteriato (per quel pochissimo che mi dato realizzare) sto contribuendo alla morte dell'architettura e mi sto macchiando le mani del male assoluto! Ovviamente sono entrato in piena crisi esistenziale e ho subito messo in discussione il mio intero sistema valoriale: ma, partendo dal basso dei miei 35 anni, nutro fiducia di poter ancora ravvedermi e rientrare nei binari dell'architettura buona e giusta: implorerei quindi sinceramente il sig. Pacciani di aiutarmi e di spiegarmi 'concretamente' come deve operare un architetto che non voglia limitarsi a fare progetti belli, magari concettualmente stimolanti e problematici, bens voglia rendersi davvero utile al benessere della comunit in cui vive! Per agevolare l'ingrato compito educativo che mi permetto di chiedere al sig. Pacciani, aggiungo alcune considerazioni personali, che ritengo sintomatiche del grado di perversione culturale in cui ho finora versato:
a) ho sempre creduto che l'architettura, pur col pesante fardello delle sue specificit disciplinari, fosse una forma d'arte come tutte le altre e che come tale si ponesse l'obiettivo, nelle sue espressioni pi alte, di comunicare concetti: elaborare interpretazioni del mondo della realt della storia, stimolare intellettualmente e anche provocare il pubblico, fertilizzare la societ con input culturali.
b) ho sempre creduto che la buona riuscita di un'opera d'arte non potesse valutarsi con parametri commerciali un tanto al chilo, a seconda del successo immediato di impatto sul pubblico, ma che anzi fosse fisiologicamente connesso a qualsivoglia disciplina artistica un certo grado di difficolt nel rapporto col pubblico: perch quanto pi quello che ho da dire nuovo e importante (magari importante proprio perch nessuno vuole che lo si dica) tanto meno il pubblico sar naturalmente e spontaneamente propenso ad ascoltarlo. E quindi ho sempre creduto che l'arte svolgesse il suo compito per tempi lunghi e per canali indiretti, per lenta germinazione culturale collettiva, e che una parziale distanza temporanea da parte del pubblico fosse un sano scotto da pagare in cambio della possibilit di esprimere contenuti davvero profondi.
c) ho sempre creduto che, tra tutte le forme d'arte, l'architettura fosse una delle pi irriducibilmente autoreferenziali (forse seconda solo alla musica). Perch se sono uno scrittore o un cineasta o un artista pi o meno figurativo dispongo, nello specifico disciplinare della mia attivit, di vari gradi espressivi pi o meno direttamente comunicativi (ovvero posso scegliere di lavorare autoreferenzialmente sul linguaggio ma posso anche esprimere il mio pensiero in maniera pi diretta e quasi comprensibile a tutti lavorando sulla trama, sulla cronaca sociale, sulla satira politica, sull'enunciato filosofico, sulla caratterizzazione psicologica, sull'immagine esplicativa...), mentre se sono un architetto, nonostante lo stretto legame fruitivo tra la mia opera e il pubblico, faccio un po' pi fatica a comunicare 'direttamente' il significato delle mie scelte spazio-volumetriche e mi devo accontentare di una interpretazione largamente traslata e mediata da parte del pubblico.
d) ho sempre creduto che, in fondo in fondo, tutte le polemiche sull'autoreferenzialit siano un po' sterili: perch se un artista utilizza un'elaborazione strettamente linguistica per esprimere contenuti di interesse collettivo poi davvero cos autoreferenziale? Oppure l'autoreferenzialit quasi sempre nell'occhio di chi la vede tale perch non ha gli strumenti culturali necessari a comprendere il testo artistico che si trova di fronte e pertanto gli sembra solo un vuoto giochino di segni?
e) non ho mai capito (per quanto mi ci sia sforzato) a cosa ci si riferisca 'concretamente' tutte le volte che si parla amenamente dell'intrinseco valore dell'abitare, delle reali esigenze delle persone e che si invitano gli architetti al rispetto del loro ruolo sociale. Giuro: non l'ho mai capito! A meno che non ci si riferisca a: 1) il fatto che il mercato edilizio sia pieno zeppo di committenti, pubblici o privati, cos fessi da farsi tranquillamente costruire edifici inabitabili e infruibili ad opera di architetti malati di mente 2) una serie di esigenze e aspettative sociali a cui il progetto di architettura non pu
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5304
di alma lopresti
del 23/04/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
..ciuffi impomatati
Gentilissimo Ugo Rosa,
non saranno in molti ad aver colto il suo sfogo sul "ciuffo impomatato", sull'"l'ultimo genio fresco fresco uscito dal culo della gallina", sulla banana marcia". Mi chiedo perch Lei scriva di Gehry e due volte rigurgita inacidito su un ragazzotto cino-olandese che se non altro i suoi "Nei" li infratta nelle ascelle della citt....cio io lo so perch ma vorrei fosse Lei, gentilmente a chiarire le circostanze, a chiarirci perch non ha andato a dirglielo in faccia a Catania al novello genio acclamato, sarebbe stato l con un'olandese , un'arci vescovo, l'onorevole separatista spoccioso e il nastro da tagliare alle Ciminiere? perch si prestato a fare una vergognosa intervista parallela dirimpetto a un signore-critico che strabuzza gli occhi da sembrare indemoniato a dire "stronzate", Lei inquilino del piano sopra all'istallazione del suo ciuffo impomatato tutta bizz-bizz, ragnetti elettronici e iperattualit ? perch non ha scritto uno dei suoi bei panflet su SiciliaOlanda, su SiciliaArchitettura, su un carrozzone messo su per arricchire qualche amico degli amici, per sprecare denaro pubblico in inutili libercoli-cataloghi di architettini sfigati, con tanto di foto, per compiacere mamme e zie nonne e pap.. "chediolibenedicessepoverifigli"...solo questo ha saputo scrivere lei?, perch mi delude cos?? quando avrebbe da essere quello che vuole apparire..perch colpisce di sponda? se vuole essere "omertoso" almeno non si presti a certe iniziative...i siciliaarchitettura li lasci ad altri, per tanti sui giovani conterranei e non, farebbe bene a stare contro sempre anzich lavarsi la coscienza con i "God bless the child"
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23/4/2007 - Ugo Rosa risponde a alma lopresti
Gentilissima sig.ra Lopresti
devo confessarle, parafrasando la dedica che Laurence Sterne premise al primo libro del Tristram Shandy, che mai un povero diavolo, autore di una risposta, ha nutrito per essa meno speranze di quante ne nutra io per questa mia.
Intuisco infatti, dalle sue righe, la sua irritazione nei miei confronti e mi sembra corretto dare per scontato che sia anche perfettamente giustificata ma, le giuro, non riesco assolutamente a reperirne i motivi.
Mi trovo, perci, a dovermi orientare tra i botti come limpallinato nella notte e le chiedo dunque di perdonarmi se, nel buio, dovessi sottrarmi per errore a qualche sberla.
Suppongo, a lume di candela, di dovermi difendere dalle accuse seguenti:
1) non avere usato un tono abbastanza educato nel fare riferimento allopera di un giovanotto olandese piuttosto noto (sembra) ma che io, per la verit, non avevo neppure nominato.
2) avere partecipato, anche solo tramite unintervista pre-registrata (che lei giudica vergognosa senza per addurre le cause dellobbrobrio), ad una mostra darchitettura nella quale si sono (lei, evidentemente, cera) tagliati nastri con arcivescovi e onorevoli.
3) non esserci andato di persona.
4) avere scritto un pezzo intitolato God bless the child sul catalogo della mostra (si trattava, per la cronaca, di una selezione di opere di pi o meno giovani architetti Siciliani operata da una commissione selezionatrice di cui avevo, sbalorditivamente, fatto parte qualche mese prima.
5) non stare contro sempre e comunque: a prescindere, come diceva Tot.
Dal momento che, come le ho detto, le mie rimangono ipotesi preferirei risponderle, appunto, ipoteticamente. Lo far, come i vecchi rabbini, con cinque domande.
Riguardo al punto primo.
Per quanto possa sembrarle strano, il riferimento allolandese in questione era puramente casuale: la banana marcia e il sottopassaggio verniciato di rosso sono, in effetti, cose assai ridicole, ma sono solo le prime che mi sono venute in mente. Forse perch, proprio nelle giornate in cui ho scritto il pezzo m anche capitato di rilasciare lintervista. Ma oramai, del resto, solo questione di scelta. Basta aprire a caso qualsiasi rivista darchitettura e di materiale se ne trova a iosa: perch non sostituisce quel riferimento con qualcosaltro di suo gradimento?
Secondo punto.
Un amico mi ha chiesto di rilasciare unintervista che sarebbe stata proiettata alla mostra di cui lei parla. Me lha chiesto con cortesia ed io ho accettato. Una gentilissima amica venuta al mio studio e mi ha fatto delle domande a cui ho risposto volentieri. E possibilissimo che in questintervista (che non ho mai visto, non essendo andato, contrariamente a lei, alla mostra in questione) io faccia la figura dello stronzo. Anzi, per venirle incontro, le dir che la cosa pi facile del mondo: non sono un gran parlatore, non ho un bel faccino e non ho dimestichezza con le interviste. E allora? Cosa vuole che faccia? Devo farmi causa?
Terzo punto.
Appurato che nellintervista ho detto scemenze, sarebbe stato, dice lei, pi esilarante andarle a dire presenziando alla mostra. Per far cosa, mi perdoni: per stringere la mano allarcivescovo e allonorevole? per bussare sulla spalla del giovanotto olandese e dirgli che, in confidenza, non apprezzo la sua, diciamo cos, opera? oppure per contribuire, semplicemente, alla claque?
Quarto punto.
Capisco che le abbia dato molto fastidio che in quel catalogo io abbia scritto ci che mi pare e non ci che pare a lei, allora che ne dice: la prossima volta vuole per caso passarmi la velina?
Addebito, naturalmente, allassenza di luna ed alla mia debolissima vista limpressione che i punti 2 e 3 siano in contraddizione tra loro (a questa benedetta mostra ci dovevo andare oppure me ne dovevo tenere a distanza perfino in effigie?) e che anche il punto 1 e il punto 5 non mi combacino a perfezione ma resta, in ogni modo, il fatto che non le piace la mia faccia, non le piace quello che scrivo e non le piace neppure il poco che mi capitato di dire in quella benedetta intervista. Per piacerle, invece, io dovrei, suppongo, fare il pazzariello istituzionalizzato e andarmene in giro, rigorosamente in carne ed ossa, per mostre e convegni a togliermi le scarpe e sbatterle sul tavolino sfidando il servizio dordine.
E uninteressante visione delle cosemi permetta, allora, di concludere con la domanda relativa al quinto punto.
Dal momento che le sembra auspicabile e, anzi, assolutamente essenziale che qualcuno si trasformi al pi presto in questo spassoso personaggio, mi scusi: perch non se ne fa carico lei?
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5205
di Andrea Pacciani
del 19/04/2007
relativo all'articolo
I guai di Tafuri
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Parole sante! spero che Antithesi aiuti ad amplificare qusta puntuale descrizione di una de "le grandi bugie" (usando l'espressione del noto libro di Pansa) dell'architettura del secolo scorso.
L'autoreferenzialit nell'architettura il male assoluto e la morte degli ambiti dell'architettura.
Mi aspetto ora dal buon Puglisi il disvelamento di altre bugie, da Le Corbusier in poi, su cui ha campato e campa ancora l'intelligentia architettonica dominante in Italia
Plaudo chiunque sia capace di rimettere al centro della critica , della storia e della composizione dell'architettura le persone che vivono e abitano quei luoghi e il rispetto per la loro intelligenza
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4949
di Monumento-Documento
del 12/04/2007
relativo all'articolo
Carnevale a Piazza Armerina: la carrozzata 'Villa
di
la Redazione
Per un breve periodo ci eravamo illusi che la Villa del Casale di Piazza
Armerina fosse in salvo e che si potesse gioire per lo scampato pericolo.
Avevamo sperato che il lungo ritardo accumulato nei tempi annunciati
dall'alto commissario dott. Vittorio Sgarbi per lo svolgimento del faraonico
progetto, fosse frutto di un ripensamento e di una matura riflessione
sull'inopportunit di svolgere opere distruttive e costosissime.
Ma si trattava solamente di una temporanea illusione perch l'arroganza e la
protervia dei personaggi, senza scrupoli, che in questo periodo sono
chiamati ad esercitare la "tutela" del prezioso sito archeologico, non
vedono ostacoli di sorta ed hanno intenzione di portare a compimento il loro
intento delittuoso in dispregio delle norme e delle leggi per la
salvaguardia e la conservazione del patrimonio culturale.
Passato il primo periodo di delusione e sconforto l'Associazione MONUMENTO-
DOCUMENTO ha deciso di reagire utilizzando l'essenziale opportunit che ci
offre la legge, ovvero quella di fare ricorso al Procuratore della
Repubblica che, siamo sicuri, ci potr garantire, nell'esercizio del nostro
mandato statutario, contro coloro che attentano alla conservazione e
all'autenticit della Villa del Casale.
possibile leggere il testo dell'esposto presentato al Procuratore della
Repubblica a tutela del bene culturale Villa del Casale su:
www.unipa.it/monumentodocumento
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4936
di Paolo Mancini
del 12/04/2007
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Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
Tre hurr per ugo.
uno per il cuore.
perch ci vuole cuore a scrivere ancora di architettura per passione e non per mestiere.
uno per il contenuto.
perch si pu essere o meno d'accordo, ma almeno parla chiaro.
uno infine per il tono.
perch ci sono parti assolutamente tragiche ma dette in maniera che meriterebbero il palcoscenico di uno Zelig.
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4781
di isabella guarini
del 09/04/2007
relativo all'articolo
Ravello
di
Luigi Prestinenza Puglisi
Caro LPP. conserver il tuo scritto su Ravello in forma cartacea, i riferimenti alla storia dell'architettura moderna. Ma vengo alla questione di Ravello, che, secondo me, stata gestita maldestramente. Non condivido l'intervento del nuovo auditorium, in quanto non lo trovo compatibile con il contesto paesaggistico. Ci non significa che non si possa fare a Ravello, o sulla costiera, un edificio "moderno", ma bisognerebbe far riferimento a un modello pi efficace. Penso alla lezione di Le Corbusier per Venezia, in quanto indica un principio insediativo evocato dalla natura stessa della citt. A parer mio il bianco guscio extradossato sui crinali di Ravello una forzatura che potrebbe essere risolta con una doppia struttura, una esterna a giardino pensile, l'altra interna a guscio, come l'Orecchio di Dioniso. Il Mattino ha pubblicato questa mia idea. Apriti cielo e terra! Ho ricevuto persino insulti da un fantomatico comitato di cittadini, di quei Ravellesi che, senza meriti, rappresentano il pi alto reddito pro capite nella Campania dei rifiuti e dei morti ammazzati. Con stima, Isabella Guarini
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2893
di Jacopo Parravicini
del 23/03/2007
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Caso Corviale. Roma pentita, si interroga
di
Vincenzo De Gennaro
Corviale simbolo dell'Italia democristiana? In realt, la logica costruttiva che ci sta dietro del tutto socialisteggiante: mi si corregga se sbaglio, ma mi sembra che i progenitori di edifici di questo genere siano le famose Karl Marx Hof di Vienna. Queste furono per lungo tempo bandiera delle amministrazioni socialiste (e ricordiamo che spesso socialismo e comunismo coincidevano) e degli architetti pi o meno progressiti: abitazioni di questo tipo per "far maturare la coscienza di classe" e ciarpame simile. In definitiva, se si pu ben dire che "l'Italia democrisitana" non abbia avuto un'architettura specifica, se non caotica e del tutto eterogenea, di certo edifici come il Corviale non sono figli dell'a cultura democristiana, ma di quella social-comunista. Dicendo ci non voglio giudicare pregi o difetti, ma chiarire.
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2546
di Leandro JANNI
del 18/03/2007
relativo all'articolo
Rosa e il fiore di Gehry
di
Paolo G.L. Ferrara
Sulle pagine di un noto settimanale italiano leggo il seguente annuncio pubblicitario:
Luomo, il genio, larchitetto. Frank Gehry, creatore di sogni. Un film di Sydney Pollack. Dal 30 marzo al cinema.
Cosa dire? Buona visione a tutti!
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2235
di federico bernetti
del 13/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
..ehm...scusate tutti...........si ,mi sento di chiedere scusa perch probabilmente non sono all'altezza di coloro che abitualmente scrivono su queste pagine e prometto che l''ultima volta che cedo a questa mia tentazione. Sono uno studente di architettura e ho seguito tutta l'evoluzione del recente dibattito che si svolto ,passando dalle pagine di arch'it per arrivare a quelle di anthitesi,sull' ultima opera di Gehry.....trovo tutto ci semplicemente una boccata d'aria fresca, un modo realmente critico di porsi difronte all'architettura, estraneo a quella riverenza che invece tipica degli incontriconferenzeconvegni....Ci che pi mi ha spinto a scrivere il fatto di essere un lettore di Casabella ( diamine,sono uno studente,dovr pur leggere qualcosa!) ed essere rimasto colpito dalla presentazione di Del Co sull' Hotel Della Discordia.......tanto frastornato da esserne quasi convinto, cos scioccato dalla distanza tra il mio primo pensiero(.....no,un'altra volta Frank?!?....)e la raffinatissima pagina di critica del Direttore, da perdere di vista la realt dell'architettura, quella che non pu essere mascherata da una macchina fotografica.
Grazie, signor Rosa.....se passa per Roma le devo un caff, mi sembra il minimo.
Tutti i commenti di federico bernetti
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2236
di giovanni messina
del 13/03/2007
relativo all'articolo
Rosa e il fiore di Gehry
di
Paolo G.L. Ferrara
mi permetto, a proposito, di citare due progetti che a mio parere hanno cercato una strada assolutamente antitetica a quella di Gehry: complesso di Mazzorbo di De Carlo e l'arci noto barrio da Malagueira di Siza. Una strada del genere mi sembra la piu adeguata per rispondere ad esigenze di contestualizzazione e "genius loci" (forse sono un po demod nonostante la mia et giovane:26 anni). su questi progetti si potrebbe instaurare una discussione forse piu propositiva
ringrazio per l'attenzione
Giovanni Messina
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2123
di Brunetto DeBatt
del 12/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
Belinate!!!
il monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemberg a Berlino di Mies (1926)
un conto
Un conto
Il Danteum di Terragni /Lingeri (1938)
Un conto
la mano aperta (52) o la torre dombre
di Le Curb
un conto
le pensiline di Moretti (1956)
un conto
le ricerche di Mangiarotti sulle tettoie
un conto
il Convento delle Suore domenicane di L.K. (1965/68)
(che servito a S.Holl per alcune soluzioni composizioni postume )
un conto
il cimitero Brion di Carletto (70/75)
un conto
il teatro del mondo
di Aldo R. (1979)
un conto
piazza Italia di C.M.
un conto
le contraddizioni di Venturi
un conto
le iconiche visioni degli Archigram o Archizoom
un conto
il lavoro teorico svolto da De Carlo x Spazio&Societ;
non si pu scambiare la democrazia progettuale
per una arroganza stilistica
democrazia &potere;
esplodono in
uno sconto = regalo senza ragione
X pesci e altri gigantismi
rapinati a Oldenburg
la pensilina avvinazzata una belinata !!!!!!!!!!!!
in fondo hanno ragione sia Rosa che Ferrara
Tutti i commenti di Brunetto DeBatt
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2159
di maurizio zappal
del 12/03/2007
relativo all'articolo
Un aspetto teorico
di
Brunetto De Batt
Siamo, quindi all'apocalissi! Questo il tipico esempio di "scuola" che ha mietuto l'arretratezza del panorama architettonico italiano degli ultimi 40 anni! la bandiera dell'etica, il velo del "buon-costume" et bla, bla, ha mortificato, realmente, la capacit di "creazione" che noi italiani , fino ai primi del '900, potevamo contare.Credo che da quando nelle nostre universit si iniziato a parlare e quindi insegnare che i "pesi vanno a terra" (basamento), architettura simmetrica, allineamento, passo, maglia (scozzese meglio, docet Purini), ritmo, abaco (memorabile Muratori!) e quant'altro, hanno ucciso il nostro "sviluppo" come dicono a Liverpool! E' questa l'etica? ma di cosa state discutendo? Probabilmente la mia generazione di architetti (40/50enni) non riesce a fare un 3D di un muro, pur esso a piombo! e non pu godere di cosa, questo meraviglioso strumento riesce a farci fare! mi sembra di reiterare l'annosa critica che i "realisti" facevano agli "astrattisti" . Mi sembra appena, appena "miserabile" esemplificarli privi di "segni". e inviterei gli "etici" a visitare la mostra di Kandinsky a Milano ed entrare nel "sublime colore", credo che si rimanga senza parole, tanto sia bello!Ovviamente sono presenti e ben articolati i due grandi periodi tedeschi, quello espressionista e quello geometrizzante del Bauhaus. Attraverso l'articolazione stilistica possibile affrontare l'affascinante mondo tematico di Kandinsky: il medioevo russo e la religiosit delle icone, il culto della musica moderna quale configurazione sonora delle non-referenzialit delle sue immagini, la teoria dei colori come espressione di stati d'animo, la riduzione astratta dei fenomeni naturali, sono solo alcuni dei possibili piani di lettura di questo maestro! Ma tutti sapete che il primo o ultimo stupido potrebbe liquidarlo come l'artista che non sa "disegnare"; ma vi pare etico questo atteggiamento?Il processo di "stravolgimento" ,odierno, molto complesso e credo che una grande dose di saper "ascoltare" dovrebbe essere inoculata a coloro che a loro dire, eticamente, gli "drizza" dritto e non storto!
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2138
di maurizio zappal
del 12/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
SACRA/MENTE, i tempi cambiano. La citt degli uomini la "mente" ( la mentalit, le superstizioni, le oltranze, le debolezze, le stratificazioni) degli uomini. L acitt degli uomini ospita la "mente " che arreda i suoi luoghi rendendoli riconoscibili e sottaendo lo "spazio" alla sua assoluta autoreferenzialit, a quel vuoto inospitale persino a "Dio". La tolleranza del cambiamento "robba" per pochi e ahim lo stantio conosciuto molto pi confortevole e sicuro dell'azzardo. Mi pare che fosse di Immanuel Kant la definizione della mano come proiezione delle mente . Qui, qualcuno vuole ingabbiare la mente o la mano, non fa differenza e questo intollerabile. Il giuoco del "cruciverba" (tova le differenze!) mi pare basso (anche se simpatico) rispetto alle capacit di Gehry! e quanti Grassi, Passi, Purini...etc, abbiamo soppotato senza urlare!
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2092
di vulmaro zoffi
del 11/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
inizio dichiarando apertamente che amo l'architettura di frank owen gehry. vista l'aria che tira in campo accademico e antiaccademico (le due facce della stessa medaglia), confesso che per me dirlo come immagino sia per un omosessuale fare 'coming out''. sto comunque tentando di leggere i vari interventi su gehry partendo dall'ultimo di ugo rosa che trovo molto molto divertente e, proprio per la sua prosa colorita, lo ritengo un bellissimo omaggio all'euforico frank. (caspita per a pensarci - tanto per un minimo aggiornamento letterario - in quella cravatta pi che gli orizzonti di swift e melville ci vedrei l'oggi di lethem o d.f.wallace per non pronunciare proprio delillo o quella specie di pallone gehriano - a pensarci meglio belmondiano - che pynchon fa comparire in hampstead heath nella londra di gravity's raimbow). tuttavia, mai come nel caso di gehry le parole mi sembrano inadatte ad affrontare la sua architettura strampalata. a complicare il quadro generale - mi rifersico alle riviste, monografie, etc - si aggiunge la grossolanit di alcuni critici che con passione e dedizione e zelo e manciate di citazioni e aneddoti e ortogonalit spacciate per 'virtuosi' parallelismi e analogie, infarciscono i loro scritti sperando di far dimenticare a noi lettori, per ottundimento da saziet , la loro mancanza di sensibilit e di acume critico; e conchiudono giri di parole perfettamente circolari che includono il vuoto ed escludono ogni significato.
per tornare un attimo a gehry, questo fraintendimento interpretativo - che nasce inevitabilmente nel momento stesso in cui si comincia a scrivere delle sue creazioni - si manifesta, per altre vie, anche nelle librerie dove accade che il i pi ben curato e significativo volume sulla sua opera (non lavoro per la MITpress ma sto parlando di quel tomo contenente i suoi scarabocchi) risulta purtroppo essere anche quello fra i meno venduti. evidentemente si preferiscono gli scritti critici ben pi corposi inclusi nelle monografie. a quel punto sono molto meglio le foto di hisao suzuki.
comunque, per non aggiungere altre parole inutili a quelle che anch'io ho finito per scrivere, volevo semplicemente consigliarvi la visione di questo filmato (il link qui sotto) che - a mio avviso - la pi profonda, efficace e moderna lettura dell'architettura di frank owen gehry.
buona visione.
http://www.youtube.com/watch?v=MRuNT8eXU8k
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2089
di pirazzoli
del 11/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
Perdonate lintromissione,
non conosco personalmente Ugo Rosa,
nel senso che non lho mai visto negli occhi n gli ho stretto la mano;
il suo scritto Pensiline lho avuto per caso,
questo Gehry, dunque me lha mandato lui,
per gentilezza sua.
Tutto quello che ho da dire,
che sono completamente daccordo con quel che Rosa
in entrambi i testi scrive,
nulla escluso.
Senza offesa,
trovo i suoi ragionamenti assai affini a quel che cerco di fare,
per come ci riesco nella presente condizione;
trovo la sua scrittura bella colta e piena,
per me incomparabile con quella dominante
nelle riviste di architettura italiane,
che del resto ho per caso smesso di leggere ormai da pi di dieci anni,
magari per mia intrinseca distanza dall' "iperattualit"
Dunque aggiungo una postilla sulla questione provincialismo,
perch quelli che prendono appunti
e sincantano al primo ragionamento sulla fluidit etc.
non sono solo architetti/ingegneri Ignoranti/FashionVictims
ma pure parecchi committenti,
cio politici a vario livello,
co-responsabili di quel singolare paesaggio
da ExBelPaese
che lItalia di oggi
sotto gli occhi di tutti.
Argomento a piacere:
chiss come mai pi volte mi capitato,
allEstero,
di pranzare con degli amministratori pubblici (cio politici)
anche di provincia,
assieme a colleghi architetti
e di constatare che,
ma giusto per esempio,
tutti conoscevano luoghi, nomi e lavori
di pi di un artista contemporaneo
tanto da poterne discutere con discernimento?
Un saluto!
Giacomo Pirazzoli
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1961
di Antonino di raimo
del 08/03/2007
relativo all'articolo
Ancora su Gehry
di
Alessio Lenzarini
Che dire?
Sono assolutamente sulla stessa linea di ci che si afferma in questo articolo.
"Forse Gehry vuole ricordarsi e ricordarci che la moderna conquista del relativismo (della libert e dei diritti individuali, della democrazia, della piena affermazione della personalit umana) non certo definitiva ma sempre velata dall'ombra dell'assolutismo (del dogma, del pregiudizio, della dittatura, dell'incomunicabilit, del nichilismo)."
A ben vedere, proprio quello che credo....
grazie per aver messo in luce "altro" ,rispetto a quello che ho letto precedentemente.
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1919
di Domenico Cogliandro
del 07/03/2007
relativo all'articolo
Gehry, dunque.
di
Ugo Rosa
Che dire?
Per lo dico.
Ci voleva Ugo per scrivere queste cose? Zevi lo avrebbe fatto, uguale? Non lo so, certo che molti anni fa ero presente a Roma, Valle Giulia, in un'aula gremita di persone intente ad ascoltare Libeskind. Credo fosse il 1992. Il parterre era completo, e io mi ero appena laureato con una tesi che interpretava, progettando, il Modulor di LeCorbu. Al dunque, Libeskind chiacchierava delle sue cose (come fanno le dive a proposito della colf), sgranellava diapositive di oggetti in tuttte le posizioni, ma prevalentemente disegni con le sue idee come didascalie. Io non so se cresciuto ma, per come lo ricordo io, Zevi era molto pi alto di Libeskind. Insomma l'attore termina la pice, applause, e lui stesso chiede, con traduttrice al fianco, se ci fossero domande. Ed stato l che ho visto Zevi per la prima e unica volta della mia vita. Lo ha... lo ha...come dire... se lo mangiato tutto intero, sbottava, parlava facendo gesti larghi con le braccia, ed era quasi infuriato, ce l'aveva con quelle cose che Libeskind chiamava idee e lui diceva che non stavano di casa da nessuna parte, insomma: altro che domande, un uragano. Perch lo ricordo cos? Perch il 1992 corrisponde alla prima (e ultima?) edizione di "Sterzate architettoniche" che ho comprato ma non sono mai riuscito a leggere, e perch lo stesso anno fu uno dei membri della giuria del Premio della Fondazione Wolf che scelse, tra i premiati, il danese Utzon, l'inglese Lasdun e l'americaliforniano Gehry. Sono passati pi di 15 anni, mi pare sia arrivato il momento di spingere Ugo a scrivere il suo "Stronzate architettoniche". No?
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1897
di Vilma Torselli
del 04/03/2007
relativo all'articolo
Rosa e il fiore di Gehry
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi permetto un riferimento ameno che , seppure sommario e superficiale, comunque un significativo specchio dei tempi. Leggo su un blog di architettura (http://www.deluxdesign.it) frequentato soprattutto da giovani architetti , a proposito del progetto Marques de Riscal , questo post del 16 ottobre 2006: " Ho letto su Professionearchitetto.it che Gehry ha progettato la nuova sede dellazienda vinicola Marques de Riscal pensando a qualcosa di eccitante e festoso, perch il vino un piacere. Confrontando questo progetto con i precedenti le ipotesi sono due: la vena artistica di Gehry si sta esaurendo, oppure progetta sempre pensando al vino ;-)".
Anche i giovani non sono pi quelli di una volta, sempre pi difficile gabbarli!
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1841
di Associazione monumento documento onlus
del 18/02/2007
relativo all'articolo
Carnevale a Piazza Armerina: la carrozzata 'Villa
di
la Redazione
Villa del Casale a Piazza Armerina (Sicilia).
Solo di recente il Centro del Restauro della Regione Siciliana ha consentito la visione del cosiddetto progetto di restauro della Villa romana del Casale; valutandone i contenuti si avverte che il rischio di un imbarazzante flop culturale altissimo. Si ha limpressione di osservare studi preliminari alla redazione di un progetto, di cui ancora appare lontana la genesi
Lalto commissario dott. Vittorio Sgarbi non solo prevede la distruzione della storica copertura di Minissi, a vantaggio di un fantasioso ripristino, ma anche la manomissione e falsificazione dei mosaici romani.
L'intento di portare a compimento la dispendiosa manomissione e del sito archeologico della Villa del Casale di Piazza Armerina non pi un sospetto! Per approfondimenti si consultino le nuove pagine del sito web dell'Associazione culturale Monumento-Documento:
http://www.unipa.it/monumentodocumento/villadelcasale/progetto/index.html
Si prega di diffondere ulteriormente la notizia del gravissimo rischio di assistere alla rovina di uno dei siti archeologici siciliani pi noti al mondo.
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1838
di Leandro JANNI
del 18/02/2007
relativo all'articolo
Ricordo di Pasquale Culotta
di
Teresa Cannarozzo
Ora, con sereno razionalismo, mi chiedo: come mai il professore Pasquale Culotta si quasi sempre circondato, alluniversit, di emeriti imbecilli?
Absit iniuria verbo , ovviamente.
Leandro Janni
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1802
di Stefano Tesotti
del 05/02/2007
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie
di
Paolo G.L. Ferrara
Mi chiedo quale sia "l'amara verit che coglie (o da cui colto?) il sig. Schintu" il quale ci fornisce una definizione dell'arte e dell'opera d'arte parziale e insoddisfacente, incentrando il suo valore sulla novit e facendo carta straccia di tutti gli altri parametri estetici necessari per un giudizio quanto meno pertinente. Cos facendo vizia il resto del suo ragionamento poich, a mio avviso, ha dato assodate delle premesse che non lo sono. Infatti per il sig. Schintu ("...le opere d'arte...oggi sono di moda, domani sono passate, belle ma non pi interessanti come lo potevano essere all'inizio") e per molti come lui, la bellezza un requisito necessario ma non sufficiente affinch un'opera d'arte possa dirsi "interessante" (sino a non molto tempo fa lo sarebbe stato). Posto che dopo le avanguardie storiche ci che rende un'opera "interessante" varia di volta in volta e ha senso solamente se preventivamente contestualizzato (e non necessariamente la "bellezza" cos come le intende il sig. Schintu ha un valore discriminante), il fatto che un'opera d'arte (o d'architettura) non sia pi interessante agli occhi di coloro che ricercano solo la novit un problema di questi ultimi e del loro approccio approssimativo e non certo dell'opera d'arte (o d'architettura) la quale, da par suo, non mostra nessuna insofferenza all'idea di essere continuamente reinterpretata. Anzi.
Il fenomeno dell'assuefazione percettiva, che dalle parole del sig. Schintu parrebbe un male incurabile innato di ogni opera d'arte (e semmai lo di ogni osservatore annoiato), interessa la vita umana nel suo complesso e non una prerogativa dell'esperienza estetica. Compito della critica proprio rinnovare il campo semantico incentivando nuove "esecuzioni" dell'opera d'arte. Per il sig. Pacciani "l'amara verita che coglie il sig. Schintu che oggi anche l'architettura, soprattutto quella contemporanea, intesa come oggetto di consumo e non d'uso"? Benissimo. Ma il consumatore oltre che una miriade di diritti ha anche il dovere di informarsi. Solo cos avr il potere di criticare e capire (o viceversa) e "consumare" consapevolmente. Chiss che prima di avviare le opere d'arte (e d'architettura) allo smaltimento differenziato non si riesca a rigenerarle fino allo disfacimento semantico...
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1784
di Silvio carta
del 02/02/2007
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie
di
Paolo G.L. Ferrara
Egregio Schintu, lei afferma una verit a cui sarebbe bello credere, ma, personalmente, ho seri dubbi, dicendo "Se avessimo l David di Michelangelo davanti a casa, una bellissima opera d'arte, non c' dubbio, ma dopo un p ci annoierebbe e passerebbe inosservata". Si mai domandato qual' uno dei motivi per i quali andiamo a vedere i vari siddetti David? Suggerisco, perch hanno dello "straordinario", da un punto di vista autopoietico; immaginiamo quindi quanto ci gioverebbe "metabolizzare" opere d'arte nelle strade delle nostre case. Cosa che, purtroppo, molto piu' lontana di quanto possiamo vedere. Se ci abituassimo allo straordinario, esso cesserebbe di esserlo, noi, saliremmo, per cosi dire, di livello estetico, cercando altri strordinari...
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1786
di Giovanni Bartolozzi
del 02/02/2007
relativo all'articolo
Ventate Accademiche
di
Giovanni Bartolozzi
caro Mazzucconi,
Anzitutto la ringrazio per il commento a quel vecchio e ingenuo articolo sulla funebre rivista "Aion". Conosco bene il suo progetto per il centro di Firenze, come non ricordare la presesntazione al suo volume " L'idea della Citt" di Giovanni Klaus Koenig (un poeta per Firenze), e gli interventi di Agnoldomenico Pica e Bruno Zevi.
Firenze una delusione continua, da decenni paralizzata, lettaralmente strangolata da affaristi strozzini, da un centro sinistra della peggiore specie. Occorre ribellarsi a questo meccanismo perverso, gli architetti si parlano addosso, i critici sono sempre pi neutrali.
Che facciamo?
La contatter prestissimo e la ringrazio affettuosamente.
giovanni
http://www.nitrosaggio.net/bartolozzi/index.htm
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1785
di giuseppe maniscalco
del 02/02/2007
relativo all'articolo
Carnevale a Piazza Armerina: la carrozzata 'Villa
di
la Redazione
i resti murari della villa romana del casale sono oppure no un bene culturale in s? l'architettura antica oppure no un bene culturale? se la risposta affermativa, come mai nascondere i profili verticali esterni dei resti murari con una copertura laterale opaca?
perch livellarli all'occhio del fruitore?
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1783
di Giuseppe Maniscalco
del 01/02/2007
relativo all'articolo
Carnevale a Piazza Armerina: la carrozzata 'Villa
di
la Redazione
Non sono n esperto n competente in materia di restauro conservativo. Tuttavia, poich il prof. Vittorio Sgarbi incompetente e inesperto quanto me in materia, io posso parlarne con cognizione di logica se non di fatto o di scienza.
Nelle linee guida dettate dal prof. Sgarbi si doveva preliminarmente procedere a conoscere delle cause del degrado dei pavimenti musivi della Villa Romana del Casale. Il progetto dovr pertanto analizzare le cause di degrado in atto e valutare la necessit di interventi all'intorno (irregimentazione delle acque?) capaci di eliminare o ridurre i fenomeni di deterioramento.
E oltre: Non da prevedersi, invece, il distacco delle parti ricollocate su massetto di cemento, operazione questa assai invasiva e, allo stato attuale delle conoscenze, non necessaria .
Da: http://www.archaeogate.org/classica/article/457/2/la-villa-del-casale-di-piazza-armerina-dagli-scavi-alla.html
Il lavoro di approfondimento reso con la collaborazione del CNR credo- ha individuato nel massetto di cemento armato su cui sono poggiati i pavimenti musivi una di queste cause: dal sito http://www.icvbc.cnr.it/consulenza/piazza%20armerina.htm leggo: "Poich siamo perfettamente consapevoli che il problema dei sali solubili sui mosaici di piazza armerina (in assenza di stacco e ri-supportazione, ipotesi per il momento accantonata) non potr essere risolutivo ..." ecc. ecc.
Io che non sono un esperto non capisco
A)Bisogna identificare le cause del degrado.
B)Non bisogna procedere al distacco del pavimento posato sul massetto di cemento, perch invasiva e, per le conoscenze attuali, non necessaria.
C)In assenza di stacco e ri-supportazione, ipotesi per il momento accantonata, il problema dei sali solubili sui mosaici di piazza armerina non potr essere risolutivo.
Lordine delle tre proposizioni sbagliato. Quello giusto :
A)premessa: bisogna identificare le cause del degrado.
B)premessa: in assenza di stacco e ri-supportazione, ipotesi per il momento accantonata, il problema dei sali solubili sui mosaici di piazza armerina non potr essere risolutivo.
C)conclusione: non bisogna procedere al distacco del pavimento posato sul massetto di cemento, perch invasiva e, per le conoscenze attuali, non necessaria.
Ma la conclusione C) falsa.
Infatti falsa perch i tecnici non dicono che non sia necessaria -premessa B)-. Ma dicono che per il momento accantonata pur essendo necessaria. Inoltre, non dicono che sia invasiva. questo lo dice il Prof. Sgarbi non il CNR.
La domanda : come pu qualificarsi il ragionamento di Immanuel Sgarbi? Sintetico, analitico, a priori, a posteriori, o ?
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1782
di Vittorio Mazzucconi
del 01/02/2007
relativo all'articolo
Ventate Accademiche
di
Giovanni Bartolozzi
Caro Bartolozzi, mi piacerebbe collaborare a Antithesi, e lo farei volentieri , agganciandomi al contenuto "fiorentino" del tuo articolo, con un invito a porgere un p di attenzione al mio progetto per il centro di Firenze, che magari conoscerai.:
LA CITTA' NASCENTE che troverai nel mio sito www.vittoriomazzucconi.it
Quale migliore occasione per porre il problema del rapporto fra tradizione e modernit, in una citt cos illustre ma anche cos ingessata come Firenze?
Spero di sentirti, con i miei cordiali saluti
Vittorio Mazzucconi
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1765
di andrea pacciani
del 29/01/2007
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie
di
Paolo G.L. Ferrara
L'amara verit che coglie il sig. Schintu che oggi anche l'architettura, soprattutto quella contemporanea, intesa come oggetto di consumo e non d'uso; su questo equivoco ormai diffuso anche tra i progettisti si fonda il declino della disciplina ridotta a design e il distacco con l'utente finale delle opere.....
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1764
di Vilma Torselli
del 27/01/2007
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie
di
Paolo G.L. Ferrara
Ma quando mai, sig. Schintu, le opere di architettura si comportano come abiti usati, che passati di moda si mettono da parte e che ogni tanto rispuntano dagli armadi in odore di vintage? E se un tipo di architettura stufa, che facciamo, la ripieghiamo per bene e la mettiamo in naftalina in attesa di riciclo?
Il sillogismo se i musei sono loro stessi delle opere d'arte, inevitabile che dopo un p stufino, seppure umoristico, lascia veramente sconcertati, anche perch poi, imperterrito, ribadisce quel tipo di museo dopo un p stufa, sicuramente torner in auge tra un p di tempo, tutto un ciclo e riciclo..
Come mai non ci dice niente dei saldi?
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1729
di Sergio Schintu
del 21/01/2007
relativo all'articolo
Nonsolomoda, anche idiozie
di
Paolo G.L. Ferrara
Per caso ho letto il suo articolo su NONSOLOMODA, devo dire che io sono un accanito e sfegatato fan del programma, ne faccio quasi una malattia, un appuntamento irrinunciabile per chi come me non sopporta i programmi spazzatura.
Il discorso dei musei-arte loro stessi fila.
L'arte, le opere d'arte sono un ciclo e riciclo, oggi sono di moda, domani sono passate, belle ma non pi interessanti come lo potevano essere all'inizio.
A questo punto se i musei sono loro stessi delle opere d'arte, inevitabile che dopo un p stufino, inevitbilmente arriveranno all'apice e poi caleranno d'interesse, come tutte le opere d'arte.
Se avessimo l David di Michelangelo davanti a casa, una bellissima opera d'arte, non c' dubbio, ma dopo un p ci annoierebbe e passerebbe inosservata.
Pensate al Guggheneim di Bilbao, quella citt si indebitata per avere quel museo, lo hanno costruito, nel giro di due anni si sono ripagati i miliardi didebiti e Bilbao come per magia apparsa sulle cartine geografiche..
Ma quel tipo di museo dopo un p stufa, sicuramente torner in auge tra un p di tempo, tutto un ciclo e riciclo ..w Nonsolomoda
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1613
di Antonello Marotta
del 13/01/2007
relativo all'articolo
Unduetre
di
Brunetto De Batt
Vorrei ringraziare Brunetto De Batt per aver colto la seriet del lavoro recentemente pubblicato: "Arie Italiane, Motivi dellarchitettura italiana recente" (collana IT Revolution diretta da Antonino Saggio, Edilstampa 2006). Siamo particolrmente lieti che il professor De Batt abbiamo sottolineato il nostro sforzo di operare attarverso categorie critiche che offrano al lettore delle chiavi possibili per interpretare un panorama certamente di non immediata comprensione.
Siamo anche lieti della recensione apparsa recentemente su "Edilizia e Territorio | Il Sole 24 Ore" ad opera di Prestinenza Puglisi, che ringraziamo per aver posto lattenzione al nostro lavoro su un giornale di cosi ampia diffusione.
Questi contributi ci offrono loccasione per ribadire alcuni concetti.
Il libro stato certamente un lavoro complesso, su una scena in movimento, non ancora storicizzata. Il risultato condotto da Paola Ruotolo, Giovanni Bartolozzi, Italia Rossi, Antonia Marmo, Rosetta Angelini e da chi scrive stata una ricognizione durata pi di due anni, da cui emerge una forte vitalit di intenti e realizzazioni di ottima qualit della nuova scena italiana, promuovendo ben 50 progetti, calibrati in base al taglio della collana che si interroga sul ruolo che "La rivoluzione Informatica" ha avuto nell'operativit dei progettisti italiani.
Abbiamo, nel nostro lavoro, inteso evidenziare un terreno fertile, vitale, fatto di realizzazioni ma anche di concorsi, evitando facili entusiasmi e semplificazioni, tra chi propone un modello felice e acritico del nostro tempo e chi piange per la perdita dei valori consolidati. Una scena in crescita in cui abbiamo offerto una serie di prospettive, di tematiche concettuali, di architetti che con grandi difficolt stanno combattendo una battaglia per emergere, in un periodo storico e in un contesto certamente non facile. Il mio testo, in particolare, vuole sottolineare che larchitettura italiana riparte da una serie di tracce vitali interne, includendone altre, che derivano da incontri, viaggi, reti, appunto una stratigrafia contemporanea.
Non crediamo, che vi sia un carattere ideologico preconcetto dietro questo libro, ma semmai il contrario. Le inevitabili esclusioni nascono esattamente da questo processo di ricerca di categorie critiche di analisi e di indirizzo della ricerca progettuale. Crediamo anche che il fatto che libro edito con generosit da Edilstampa sia uno dei progetti del gruppo Nitro sia un punto di forza. Tra noi il dibattito stato intenso, vitale e prolungato ed riuscito ad offrire al pubblico un contributo dal quale, naturalmente, andare ancora avanti.
Tutti i commenti di Antonello Marotta
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1590
di Oscar
del 09/01/2007
relativo all'articolo
Teoria
di
Sandro Lazier
Potrei dire che anche la sua, solo un'ipotesi! Se pensassi come dice il prof. Claudio Roseti. Ed, effettivamente cio che dice reale. Io interpreto quelle sue frasi in maniera del tutto opposta, ovvero, credo che esprimano, una libert che va al di la del pensabile..che appunto scardina qualsiasi vecchio ordine, innova, spaventa ci stupisce..magari in maniera plateale. Ma, se reagionereste in quella maniera, qualsiasi altra struttura, avrebbe lo stesso identico valore ad una struttura che puo essere considerata "decostruttivista",perch entrambe, nascono dall'impurit. Entrambe appartengono alla stessa cosa, ed entrambe, sono costruite pensate,dall'uomo!
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1587
di Giuseppe Brocato
del 08/01/2007
relativo all'articolo
Addio a Pasquale Culotta
di
Marcello Panzarella
Purrtroppo abitando a Miilano ho appena appreso della scomparsa del prof. Pasquale Culotta. Lo conoscevo come concittadino cefaludese, come docente universitario e lo stimavo molto come architetto. Lo ricordo col suo sorriso e la sua fierezza.
La notizia mi intristisce enormemente. Ha lasciato un vuoto incolmabile come uomo pregevole e come insostituibile professionista.
Tutti i commenti di Giuseppe Brocato
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Commento 5868 di renzo marrucci
del 26/12/2007
relativo all'articolo Bruno Zevi e Franco Franchi? Per Amirante e Carre
di Paolo G.L. Ferrara
Gentile Isabella A. non credo sia facile risponderle e certo la mia risposta al quesito che pone insignificante per ovvie ragioni ma forse... e se non le offre nulla almeno una opinione....Chi dovrebbe non le risponder certamente ! Per farle piacere,spero...
...ho il caso di un mio carissimo amico tornato in italia per motivi familiari dopo circa vent'anni di insegnamento ed un curriculum ad alti livelli nella notissima Columbia univer sity di N.Y. accumulando qualit ed esperienza di primo piano ed sempre arrivato secondo ai concorsi nelle nostre belle universit italiane che a sentire loro sono sempre le migliori del mondo o gi di li. Quando si presentava ai concorsi, e non so se ancora insiste, lo squadravano come si pu fare con chi viene dalla luna. Il merito qui da noi arriva per acquisizione storica.... e consistenti sono le ragioni di famiglia... lei pu essere anche un imbecille o un genio...ma non importante...l'importante agire secondo perfetta e consolidata consuetudine e ipocrita sottomissione ... e sperare che sia sufficiente...ma difficile se non possiede qualit che non merito possedere... equesta realt qui da noi non in grado di cambiarla nessuno! Anzi da questa attinge le stessa societ con le sue evoluzioni o involuzioni... Per cui ...meno male che l'arte di arrangiarsi ancora in vigore... Buon capodanno!
Tutti i commenti di renzo marrucci
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