Viva Bersani!
di Sandro Lazier
- 11/7/2006
Con il decreto sulle liberalizzazioni delle professioni intellettuali finalmente
si arriver alla riforma del mestiere di architetto. Grazie Bersani e,
soprattutto, forza e non molli!
Quando, freneticamente con qualche amico, fino a qualche giorno fa parlavo e discutevo
di abolire gli ordini e i collegi professionali, non ero preso molto sul serio.
E, francamente, anche a me la cosa sembrava sempre pi remota, come le
promesse disattese che ci sono toccate tutte le volte che si andati a
votare.
Ricordo bene quando i radicali posero la questione, con un referendum anni fa,
ma la gente se ne freg. Tanto, mi si diceva, corporativismo e fascismo
sono nel DNA italiano. Lindividuo, in questo paese didealisti del
tengo famiglia, niente se non intruppato
in qualche armata, del bastone o della carota non ha importanza. Sono quindi contento
dessermi sbagliato e sono diventato primo tifoso del ministro Bersani.
Bene, il primo passo fatto e con il passo tre aspetti risultano fondamentali
nel salutare il disfacimento dellordinamento professionale.
Il primo riguarda labrogazione dei minimi tariffari.
Con tale cancellazione si toglie autorit al sistema degli ordini professionali
nella parte pi sensibile degli associati: il portafoglio. Finita la possibilit
di correre dalla mamma se qualcuno non ti paga, perch retribuire una struttura
che non serve pi niente? Che altra tutela pu dare unistituzione
come quella attuale? Cultura, prestigio, garanzia di qualit? Ma quali
cultura, prestigio e qualit? Quella dei postmoderni di Portoghesi? Dei
tradizionalisti? Degli storicisti neo-accademici? O dei modernisti con le loro
case storte non sempre sensate? La qualit una parola del tutto
vuota se non la si affianca a un progetto teorico e culturale chiaro e ben definito
(il pi delle volte definito proprio in opposizione ad un altro). Se non
si aderisce al progetto, ovviamente non se ne condivide la qualit; a meno
di non ridurre il giudizio sulla stessa al semplice fatto che un edificio sia
ben costruito (la firmitas vitruviana, tanto per intenderci). Quindi
quale garanzia di qualit pu dare un organo che non propone un
proprio progetto ma li sostiene tutti? Come si fa a stare sulla stessa barca quando
gli approdi sono diversi se non addirittura opposti? Mi pare che risposte contrarie
a queste domande non abbiano speranza di essere minimamente convincenti. Tolto
il collante mercantile mi sembra, infatti, difficile tenere sotto lo stesso tetto
personalit e teorie cos profondamente diverse.
Il secondo aspetto riguarda labolizione del divieto di farsi pubblicit.
Tradotto in italiano vuol dire che finalmente si pu dire male di chi non
riteniamo capace, appunto, di architetture di qualit. Questo non solo
lecito ma essenziale per mettere alla prova le teorie per sottoporle
alla critica e alla verifica di chi la pensa diversamente. Succede nella scienza,
perch non dovrebbe succedere nellarchitettura? La pubblicit
il primo passo per mostrare e argomentare il proprio lavoro.
indubbio, quindi, che un progetto culturale vada comunicato e reso pubblico, possibilmente
in modo palese senza dover ricorrere alla pubblicit occulta e accondiscesa
dalle riviste di settore, veri strumenti di potere e promozione, in cui il solo
essere acriticamente recensiti motivo di merito. Riviste acritiche senza
le quali, in particolare, ventanni di decadimento postmoderno dellarchitettura
del nostro paese non sarebbero avvenuti. Nel totale, bene ricordarlo,
silenzio degli ordini professionali. Solo Bruno Zevi, con la sua rivista Larchitettura
oggi sospesa nella pubblicazione, critic e port avanti il suo
pensiero con coerenza e coraggio, quando praticamente tutti serano impaludati
nella retorica storicista da Zevi definita lapidariamente spazzatura. Mi pare
evidente che se ci fosse la possibilit di criticare pubblicamente ci
che si ritiene, per dirla con il Professore, spazzatura verrebbero alla
luce con chiarezza anche le architetture negative e la ragione del loro essere giudicate.
Il terzo aspetto non discende dal decreto di Bersani ma viene direttamente da
Bruxelles e riguarda il fatto che lUnione Europea sembra ampliare la direttiva
Bolkestein nel senso di una ulteriore deregulation per gli architetti. Secondo
tale direttiva la progettazione e quindi le figure professionali che la
praticano - viene prevista allinterno delle attivit connesse al
mondo delle costruzioni. Tra queste figure, ovviamente, ci sono gli architetti
i quali, senza eccezioni, potranno liberamente prestare la propria opera allinterno
di tutta lunione, senza dover ricorrere a qualche collega in qualit
di referente nazionale giuridicamente idoneo.
Come si sa, allinterno dellunione non vi una comune disciplina
delle professioni; tanto che ci sono paesi, come quelli scandinavi, dove fare
larchitetto non richiede e non pretende nessun tipo di tutela nazionale.
Un architetto scandinavo potr, quindi, progettare in Italia infischiandosene
sonoramente di collegi e ordini professionali. Lascio al lettore le necessarie
conclusioni.
Infine, propongo unultima riflessione che dovrebbe concludere e aiutare
la natura delle liberalizzazioni con cui il governo intende ammodernare il nostro
paese. Una volta sbriciolate le corporazioni professionali occorre occuparsi della
loro genitrice naturale che luniversit. Senza essere costrette
a dispensare e fabbricare privilegi e privilegiati, le scuole di massimo livello
potrebbero occuparsi di ricerca e formazione nella massima libert. Non
dovendo garantire legalmente il valore della propria verit tra
laltro atto assolutamente spocchioso e pretestuoso in ambito creativo
non dovrebbero declinare il loro sapere a nessuna oggettivit di stato,
peraltro mai espressa perch impossibile da esprimere. In architettura
esistono opinioni che nessuna universit pu rendere oggettive.
(Sandro Lazier
- 11/7/2006)
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Commento 1338 di andrea pacciani del 01/08/2006
Caro Sandro Lazier,
mi trovo al 100% d'accordo su tutto, un po' mi dispiace non poter polemizzare....,
L'abolizione di minimi tariffari e libera pubblicit (spero anche quella comparativa sia ammessa) dovrebbe spostare il baricentro del nostro mestiere verso l'utilizzatore finale delle nostre architetture, che come dici tu deve aderire al progetto culturale per condividerne la qualit e quindi apprezzarlo anche economicamente........ in bocca al lupo ai venditori di fumo e aquelli che sostengono che il pubblico non sa comprendere, deve essere educato.......
Tutti i commenti di andrea pacciani
Commento 1344 di enrico G. Botta del 06/08/2006
Sugli interventi di Bersani sulle professioni ammetto di avere le idee confuse. Se da un lato plaudo ad una maggiore liberalizzazione della professione, temo anche la demagogia di fondo che muove le scelte del legislatore. In particolare l'idea che le professioni siano caste supeprivilegiate che spremono il pubblico. Le professioni si distinguono dall'artigianato e dal commercio per il fatto che offrono servizi qualifica e che hanno un'influenza profonda sulla qualita di vita e la sicurezza del pubblico. Per questo devo essere regolamentate in modo diverso e per questo hanno costi diversi. Il mercato nell'ambito delle professioni funziona sino a un certo punto. Nel caso degli architetti non funziona per niente bene.
Mi permetto di non condividere in nulla idea di architetto promossa da Sandro Lazier. Come ho gi avuto modo di far notare in passato l'archietto non e' un semplice operatore intellettuale senza responsabilit come un pittore o uno scrittore. L'architetto ha responsabilit dirette che riguardano il benessere e la sicurezza del pubblico, ed e' il bene pubblico che va tutelato non la liberta di espressione dell'architetto. Questo concetto banale, che fonda la definizione della professione di architetto ad esempio negli USA, viene assolutamente negato nel momento in cui si assoggetta la professione alle sole regole del mercato.
Riguardo le tariffe minime, mi permetto di sottolineare come esse costituiscano una tutela per i piccoli che vengono messi al riparo da un mercato tariffario potenzialmente selvaggio.
Faccio un esempio: un piccolo studio che si occupi di progettazione puo' tramite la tutela delle tariffe minime sopravvivere. Nel momento in cui questa tutela mancasse si troverebbe a dover competere magari con societ che offrono servizi di progettazione a costi infinitesimali perche magari sono poi coinvolte nella costruzione o nelle forniture... e a questo punto il piccolo studio perde la sua indipendenza, viene risucchiato dalla societ con due risultati: lo svilimento dell'opera intellettuale che verr valutata come economicamente insignificante, e due porter inevitabilmente ad un appiattimento in quanto, essendo interamente soggetti a regole di mercato, i costi di progettazione dovranno essere super contenuti e di conseguenza nessuno perder tempo a invetare cose nuove, ci si limiter a ripetere soluzioni collaudate.
Detto questo, non significa che per avere tutele e garanzie sia necessario mantenere in piedi gli ordini professionali, soprattuto nella loro obbligatoriet. Piuttosto e' necessario alzare la qualit dei servizi, e quindi avere dei programmi di formazione permanente per gli archietti, dare garanzie al cliente tramite l'approntamento di contratti chiari e garantiti, e garantire la preparazione professionale tramite un sistema di controlli da parte di terzi su: universit, praticantato, esame di stato e sorveglianza sulla pratica professionale.
In questo modo si fa l'interesse del cleinte e del bene pubblico in generale, non aprendo le porte alla legge della jungla.
Tutti i commenti di enrico G. Botta
6/8/2006 - Sandro Lazier risponde a enrico G. Botta
Credo che anche l'artigianato e il commercio offrano servizi qualificati e influenzino profondamente la qualit di vita e la sicurezza delle persone. Anzi, sicuramente lo fanno pi degli architetti e lo strumento che li costringe o costringer, visto che siamo in Italia ed il libero scambio ancora una sorta di utopia esclusivamente la concorrenza in regime di libert. La qualit, per essere promossa e tutelata, non una generica religione con tanto di preti e supplenti che ne diffondono il verbo, ma ha necessit di confronto e concorrenza non solo sul piano mercantile. Quello intellettuale mi sembra molto pi importante e fecondo per lumanit le che sta cos a cuore.
Commento 1349 di andrea pacciani del 07/08/2006
Per il sig. Botta
se il risultao del decreto Bersani sar come dice che "nessuno perder tempo a invetare cose nuove, ci si limiter a ripetere soluzioni collaudate" allora sia benedetto Bersani, avremo meno paladini della sperimentazione gratuita e meno Corviali da giustificare con critici che si devono arrampicarsi sugli specchi; meno scenografia, pi architettura ben fatta e curata nei dettagli, che fanno la differenza, e pi gente che si avvicina all'architettura perch gli piace!
Tutti i commenti di andrea pacciani
Commento 1357 di beniamino Rocca del 11/08/2006
Approfitto del fatto che qualche lettore di Antithesi ( E. Botta) , per sua stessa ammissione, ha "le idee confuse " sulla legge Bersani per tentare di fare un p di chiarezza su alcune questioni che interessano la professione dell'architetto, dunque, interessano anche l'architettura .
Architettura intesa nella sua accezione pi completa, quella cio di un'attivit che costruendo quegli spazi nei quali tutti noi viviamo , e incidendo sul paesaggio, espressione vera e compiuta di una societ .
Gli ordini professionali osteggiano la legge Bersani sostenendo che la rinuncia ai minimi tariffari da parte dei professionisti sar un danno per la qualit del loro operato e che il povero cittadino non sar pi tutelato.
Panzane , panzane, panzane.
Mentono sapendo di mentire ( lo hanno fatto da sempre del resto, fin dagli anni venti ,quando il sindacato fascista si trasformato in ordine professionale -1923-).
Anche quella sfilza di accademici ( alcuni , forse, ache in buona fede) che il 21 luglio scorso hanno sottoscritto l'appello contro la legge Bersani fatto dal consiglio nazionale degli architetti a tutela della "Qualit architettonica" mentono, sapendo di mentire.
Se davvero avessero a cuore la " qualit architettonica" non avrebbero truccato i concorsi d'architettura come hanno sempre fatto e, soprattutto, non avrebbero lasciato passare nel silenzio generale la legge Merloni prima, e oggi, il Nuovo Codice degli Appalti , ancora peggio.
Queste leggi fanno del "Responsabile di procedimento" il novello "Principe" e lui, un burocrate , sceglie come fare un concorso , come dare un incarico , ed espropria l'unitariet dell'idea progettuale affidando il progetto preliminare, definitivo, esecutivo e la direzione dei lavori a quattro figure diverse, se lui vuole, alla faccia della Qualit architettonica.
Questo il vero scandalo.
Questa la disonest culturaledi chi governa gli ordini professionali, delle universit di architettura e dell'Assimpredil ....e dei politici ,naturalmente, che in Parlamento tutelano queste lobby.
La legge Bersani un positivo inizio, impostoci dalla CEE tra l'altro ( altro che legge della jungla caro Botta) deve servire per arrivare all'eliminazione dell'ordine degli architetti e fare in sostituzione delle libere associazioni di professionisti, come in tutto il nord Europa, come il RIBA inglese insegna e dove, non a caso, l'architettura generalmente migliore che da noi.
Basta con l'ipocrisia della tutela del povero cittadino e dei minimi tariffari.
Tutti noi sappiamo bene che per lavorare con il privato le parcelle sono sempre aldisotto dei minimi tariffari ...e gli ordini lo sanno benissimo da decenni ....ma fanno finta di niente.
La legge Bersani andr migliorata perch deve davvero tutelare :
) libera concorrenza
2) qualit dell'architettura
3) difesa dell'unitariet dell'ideazione progettuale ( dal progetto preliminare alla realizzazione in cantiere ) e tutela del diritto d'autore
4) distinzione del ruolo professionale dell'architetto da quello dell'ingegnere e degli altri tecnici che operano sul territorio
5) distinzione del ruolo dell'architetto libero professionista dall'architetto pubblico dipendente .
Oggi il mondo degli architetti liberi professionisti deve porre con forza la tutela della sua figura e rivendicare un ruolo di rappresentanza che solo una istituzione ad iscrizione volontaria pu garantire e non un ordine ad iscrizione obbligatoria.
Prima lo capiremo e meglio sar per noi architetti liberi professionisti che vorremmo continuare a fare questa professione meravigliosa e crativa e che non abbiamo bisogno di essere difesi sui giornali ( con mezze pagine comprate con i nostri soldi tra l'altro ! )da colleghi universitari gi pieni di incarichi, con stipendio e pensione garantita e , diciamolo francamente, senza nessun problema di sopravvivenza economica Bersani s ,o Bersani no..
Tutti i commenti di beniamino Rocca
Commento 1423 di pAOLO GRANARA del 28/09/2006
Da quando il decreto Bersani comparso, sto cercando di seguirne gli sviluppi (senza peraltro riuscirci! tanto che non ho ancora capito - tra iniziative degli architetti, lettere, determinazioni e quant'altro - se stato approvato come proposto, se gi operativo,ecc.): nella mia pochezza di giovane architetto laureato da tre anni, iscritto all'Ordine degli Architetti, ad Inarcassa, con la mia bella Partita IVA, ed oggi strozzato da tutte le spese relative, senza aver avuto alcun vantaggio, n professionale ne' di altro genere, mi sembre di cogliere due posizioni contrapposte;
- da una parte il Consiglio Nazionale degli Architetti e gli Ordini Professionali, secondo i quali con questo Decreto si assister alla rovina delle professioni intellettuali, il disastro per la qualit dell'architettura, la tragedia per i giovani (come me) architetti che non potranno pi lavorare;
- dall'altra tanti piccoli architetti, giovani, non associati, senza mercato, surclassati da geometri ed ingegneri, tagliati fuori dal contesto culturale, dal'establishment detentore di successi nei concorsi e pubblicazioni su riviste, dalla possibilit di incrementare la propria formazione con master e costi post-laurea a causa di clientelismi e spese esorbitanti, per cui il suddetto decreto rappresenta la luce alla fine del tunnel ( tutto ci si evince dai blog, dagli articoli e da tutto ci che si legge sulla rete -mentre le riviste del settore semplicemente ignorano...)
E' abbastanza semplice farsi un'idea del perch di questa antitesi, molto pi complesso capire come mai i "vertici" siano convinti di avere tutti dalla loro parte, tanto da imporre al governo la loro visione delle cose...appellandosi alla qualit dell'architettura (concetto a dir poco soggettivo) e ai poveri giovani, i quali lavorano negli studi profesionali degli architetti per 3-7 euro/ora, come o meno di baby-sitter e mondine (con tutto il rispetto che meritano queste professioni!)...
Tutti i commenti di pAOLO GRANARA
Commento 1427 di diego bortolato del 03/10/2006
giusto per puntualizzare..
in italia la pubblicit comparativa non ammessa per nessuno
i pochi casi riscontrati, come gli spot di tele2 sono sotto osservazione di varie commissioni...
mi sembra anche giusto
porterebbe semplicemente chi pi ricco a spotersi permettere di sputtanare gratuitamente chi dotato di minori risorse
il problema il dialogo e l'educazione della committenza potenziale
la pubblicit pu essere un mezzo, ma uno dei tanti
l'abuso e lo strapotere mediatico in un paese poco maturo come il nostro non hanno portato esempi eccellenti in termini qualitativi
saluti
Tutti i commenti di diego bortolato
Commento 1429 di christofer giusti del 03/10/2006
Maledettamente daccordo con il sig. Diego Bortolato!
Tutti i commenti di christofer giusti
Commento 5396 di VINCENZO DE PASQUALE ARCHITETTO del 25/06/2007
Liberalizzazione va benissimo..... eliminare gli Ordini va benissimo.... tanto si dimostra con facilit che non servono a nulla... non tutelano nessuno e spesso creano solo nepotismi di razza. Come possibile che tutti "falsamente" si preoccupano dei giovani architetti (ho una figlia neo architetto) e del loro inserimento obbligatorio negli affidamenti pubblici (vedi art. 51 DPR 554/1999) e poi si svuota di contenuti la vita professionale di un "vecchio" professionista il cui curriculum professionale ante 10 anni ed in alcuni casi ante 5 anni non vale pi una cicca!.... Si vuole cancellare la storia del professionista.... facendo male indirettamente anche ai giovani che al seguito dei vecchi potrebbero avere altre possibilit di inserimento. Ritengo assurda questa procedura che ormai costantemente applicata in tutti i comuni. Evviva gli Ordini!!!!
Tutti i commenti di VINCENZO DE PASQUALE ARCHITETTO
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