Architettura (lezioni 11-15)
di Sandro Lazier
- 17/9/2020
Lezione numero 11
Siamo un paese orgoglioso della propria storia, bench in maggioranza sia storia di poveracci macellati in guerra dalla vanit di principi, re e tiranni. Siamo un paese che ha paura di perdere la propria identit (in maggioranza figli di poveracci macellati da principi, re e tiranni) che, da quando dice daverla persa, nei popoli che l'hanno persa, non ha meravigliosamente pi conosciuto una guerra cruenta.
Il nostro problema, quindi, quello di cambiare identit, non quello di conservarla, perch la nostra identit violenta, sporca, infetta, cinica e malata.
Il nostro problema quello di liberarci della galera della memoria e costruire un uomo nuovo, sano, libero, senza storia, perch ognuno deve essere padrone ed autore del proprio destino, in barba ai pedigrees di tutte le razze e religioni. E questo lo si fa cominciando da dove si abita, sfidando il futuro, inseguendo il presente in tutte le sue possibilit, ripudiando il linguaggio formalizzato della tradizione e di questa accettando solo le sue meravigliose bestemmie.
Lezione numero 12
(foto di Ghardaa - Algeria)
Da ormai parecchi anni le mie personali ricerche nel campo dellarchitettura vertono quasi esclusivamente sugli spazi che questa procura e che costituiscono il vero tema di dialogo con linterlocutore. Non vertono sulle cose materiali ma sui vuoti che si formano tra le stesse. Questa, secondo me, rimane lessenza dell'architettura: creare spazi e non solo costruire edifici. Ogni progetto un continuo rimbalzo di condizioni spaziali interne allo stesso o in relazione con lesterno, tali che ne modificano il racconto dentro la trama urbana, arricchendolo o completandolo, sempre trasformandolo. Perch cos anche la vita.
Questi vuoti, che si possono chiamare ambiti, vani, fessure, cortili, carruggi, sono diventati per me lo strumento di lettura principale del linguaggio architettonico contemporaneo. Se ci si concentra infatti solo sugli oggetti, gli edifici, il loro stile, i materiali o altre caratteristiche tipiche del design, si perde la dimensione principale dellesperienza architettonica, quella che si prova entrandoci. Di solito incontriamo degli oggetti, spesso isolati in un tessuto urbanistico rigido ed elementare, i quali, se non hanno al loro interno fessure o trapassi o ambiti tali da ricreare scambio di relazioni spaziali, restano mute frasi isolate anche in presenza di elaborate e fantasiose ricerche plastiche di superficie. Di solito faccio due esempi che sembrano chiari. Forse la pi suggestiva piazza del mondo la Piazza del Campo di Siena (foto in basso).
La sua forma e collocazione allinterno della citt procura stupore indipendentemente dagli edifici che la circondano, nessuno dei quali di particolare pregio. La sua forza sta quindi nel suo spazio e non negli oggetti che lo definiscono. Altro esempio sono le citt storiche, apprezzate ormai universalmente, che valgono pi per la trama che per gli edifici che le compongono. Se gli stessi edifici fossero distribuiti su trame diverse, magari regolari e distanziate, come vuole il decreto legge sulle distanze minime tra pareti finestrate, non credo che riconoscereste la citt storica di partenza. Quindi, il vero strumento che determina larchitettura, non sono gli edifici in s, i materiali o le forme o quel che volete, ma fondamentalmente la loro distanza ed il loro modo di rapportarsi. Tra s e s e s e gli altri. Purtroppo, tutta la normativa che serve a produrre gli edifici nel nostro paese considera la distanza un tema solo giuridico, rinnegando secoli di storia dell'architettura e dellurbanistica.
(foto di Piazza del Campo - Siena)
Lezione numero 13
(Paesaggio umano: negozio per bimbi - Siria 2019)
Nella lezione precedente ho messo in rilievo il fatto che le architetture valgano pi per le loro relazioni spaziali che come oggetti costruiti. Questa apertura, concettualmente assai poco materialistica per i gusti del novecento, potrebbe dare adito a teorie e principi pi prossimi ad una visione performativa dellarte urbana, pi vicina ad unidea di paesaggio pittoresca e contemplativa, tra laltro in linea con la percezione turistica del nostro paese oggi diventata strumento di nuova economia. Una visione che dovrebbe comprendere una regia urbana che dai materiali alle simbologie, alle tipologie e agli archetipi tenda a conservare coerenza stilistica e morfologica dentro uno schema di continuit, quindi in linea con la tradizione costruttiva. Questa concezione, che nella sua semplicit diventa un potente richiamo normativo facilmente applicabile, ha dato origine allidea diffusa che ogni nuovo intervento urbano debba essere ambientato e reso armonico con il passato o con la natura.
Per sua condizione, essendo questa una idea evidentemente reazionaria, anche se venduta come innovatrice, non pu appartenere ad un concetto libero ed evoluto di architettura.
Lunica idea di panorama per me concepibile solo quella riferibile al paesaggio umano, che precede quello naturale, quello pittoresco e quello mercantile, e che sola sintesi dentro un tutto universale. Nessuna cultura e tradizione locale pu valere pi dellultimo uomo che vive al suo interno e, per questa ragione, ogni uomo esprime e pu esprimere solo valori universali o resi tali dalla universalit dei suoi gesti e della sua condizione di appartenenza ad ununica razza e cultura umana.
Questo continua a rimanere, malgrado i deboli di pensiero, un principio generale assoluto.
Non c luomo da una parte ad osservare ed il teatro urbano o naturale dallaltra ad essere osservato, poich uno comprende laltro in ununica esperienza. Qualsiasi gesto dellosservatore influisce sulla parte osservata, soprattutto in presenza di modificazioni spaziali.
Per questa ragione io dichiaro che non si possono produrre progetti indifferenti al contesto che li contiene e, per questa condizione oggettiva, nessun contesto pu imporre ladesione al proprio linguaggio formale quando, proprio la possibilit della sua negazione o contestazione, espressione di tale appartenenza. Solo un contesto umano che consente di essere contestato esprime realmente la sua natura. Quindi nessun processo di falsificazione o imitazione pu essere accettato come apertura verso il rinnovamento ma solo come chiusura retorica e reazionaria, in senso severamente culturale.
Lezione numero 14
(Christo - The Floating Piers - Lago dIseo)
Tra i pittori, nella loro storia, linvenzione della fotografia rappresent un vero stravolgimento. Togliere alla capacit tecnica dellartista la possibilit di rappresentare fedelmente il mondo esterno e sostituirlo con lesito dun marchingegno meccanico, dando pertanto a questo la possibilit di riprodurne innumerevoli copie, costrinse le menti pi illuminate e sensibili a cercare altri paesaggi, interiori, sentimentali o mentali, essendo esaurito il problema di dover raffigurare gli eventi con precisione nella loro immagine esteriore.
La realt, quindi, si viene a manifestare secondo altre rappresentazioni, che si riveleranno molto pi feconde e profondamente descrittive della condizione umana, obbligando tutti gli uomini a cambiare la loro cultura estetica e, quindi, etica.
Oggi viviamo sicuramente un momento di reazione intellettuale che pare preferire i grandi artisti del passato (in italia su questo siamo parecchio conservatori) ma indubbio che tra un quadro di Caravaggio e la camminata di Christo sul lago dIseo ci sia una disparit, secondo me anche qualitativa, molto grande. Nel primo possiamo ammirare la fedelt, quasi fotografica, e la bellezza della scena. Una scena che sempre la stessa dalla fine del 16 secolo ma che noi osserviamo con le conoscenze di oggi e la coscienza (cosmologia) di oggi.
Nel secondo la nostra esperienza, invece, totale e pienamente allineata al nostro presente e soprattutto alla nostra presenza. Di lei resteranno le foto e la narrazione fotografica la quale ci riporta al momento della crisi della pittura che dicevamo prima. Nessuno in passato, fuori dal nostro tempo, ci sarebbe arrivato pur possedendo il genio di Christo.
Ci che mi ha sempre colpito il fatto che larchitettura, malgrado le avanguardie dei primi del novecento che rincorsero e addirittura precedettero molte forme darte figurativa, questo stacco non labbiano mai sentito e solo sporadicamente labbiano indicato in autori particolarmente lontani dalla concezione accademica della teoria architettonica, pi pronta a genuflettersi al passato, e alla sua storia spesso sovrastimata, che a premiare le aperture del talento genuino.
Lezione numero 15
una bella prigione, il mondo dice Shakespeare in Amleto.
Tutto il problema dellarte e delle tecniche per attuarla fanno riferimento alla rappresentazione del mondo sensibile.
La prigione di Amleto ci ricorda la finitezza di spazio e tempo che sono le categorie dentro le quali siamo costretti.
Per questa ragione, chiunque lavori per migliorare la condizione delluomo, per nobilitarla rispetto al triste destino che la persegue, ha a che fare con la vita e la sua rappresentazione in forma lirica che , appunto, larte.
Il design e larchitettura sono larte di vestire la quotidianit, le cose visibili e utili alla vita domestica, lavorativa e ricreativa. Ma attenzione, non sono solo decorazione, orpello di una realt determinata dal necessario delle cose comunemente ritenute concrete. La dimensione principalmente estetica del loro essere coinvolge il giudizio etico che noi affidiamo alla comunicazione.
Noi siamo le parole che pronunciamo e possiamo raccontare la nostra storia e la nostra vicenda solo con le parole della comunicazione.
Perci abbiamo necessit di un linguaggio a cui affidare significati e sensazioni, in cui esprimere il nostro sentire. Ma il linguaggio non singole parole ma come le stesse stanno insieme a comporre un racconto. Nel nostro specifico le parole sono i singoli pezzi di arredo ma il racconto lo definiamo di volta in volta nelle relazioni spaziali con cui questi elementi vengono in rapporto.
Per questo il design e larchitettura fanno riferimento al linguaggio, alla comunicazione, all'arte.
(Sandro Lazier
- 17/9/2020)
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Commento 14846 di marco ferri del 28/09/2020
Buongiorno Lazier
alla luce della "legge" sulle restrizioni di veto delle soprintendenze per edifici a destinazione sportiva, avrei piacere di avere una sua opinione. Sono interessato ovviamente per la questione dello stadio di firenze, esempio emblematico del primo spirito Nerviano che in molti adesso vorrebbero distruggere.
Mi scuso per aver approfittato dello spazio dedicato ad altro.
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