La Valle dei Misteri
di Mario La Ferla
- 30/11/2004
Premessa di Paolo GL Ferrara
"I SOLITI IGNOTI"
Il libro di Mario La Ferla Te la do io Brasilia! La ricostruzione incompiuta di Gibellina nel racconto di un giornalista detective (Ed. Stampa Alternativa, 2004), basato sulle vicende poco chiare della storia di Gibellina Nuova, inizia a "disturbare". Avremmo dovuto presentarlo a Catania e a Palermo, il 6 dicembre e il 7 dicembre. A Catania ci saremo grazie a Franco Porto, presidente dellIn/Arch Sicilia. A Palermo no. Lo stesso Mario La Ferla mi ha comunicato che ha avuto segnali abbastanza eloquenti che consigliavano lattesa di tempi pi maturi...
Ovviamente, non ho chiesto chi (n come, n quando) abbia consigliato a La Ferla una meditazione profonda sul da farsi: la storia giornalistica di La Ferla (trenta anni da inviato dellEspresso) per me garanzia della ponderatezza di ogni sua decisione.
Ma lacidit mi sale su lo stesso. Gibellina fa ancora paura, dopo trentasei anni. Fa paura a chi ha gestito la ricostruzione e ne ha sancito il fallimento. E non si tratta di Provenzano, Riina & C.: difatti, perch mai dovrebbero avere paura? ne hanno fatte di peggio; per loro, Gibellina e tutti gli altri appalti (come noto, sin dagli anni 60 esiste la cosiddetta Tassa Riina, ovvero il 3% fisso su qualsiasi lavoro pubblico appaltato in Sicilia) non sono altro che bazzecole. Piuttosto, chi ha paura sono tutti quelli che degli appalti pilotati ne hanno giovato e che, ripuliti dagli anni che passano, temono di finire nuovamente sulle pagine dei giornali, e non certo per avere compiuto beneficenza. E tanto vero ci che anche La Ferla e il suo libro non finiranno sui giornali siciliani: le recensioni promesse sono state revocate, e non certo per volont dei singoli colleghi giornalisti, che La Ferla conosce da decine di anni.
Poco male: essere imbavagliati significa essere portatori di temi scottanti. Gli incontri in Sicilia prevedevano la messa in vista non dellaspetto squisitamente architettonico, ma quello dellarchitettura usata quale mezzo per lucrare. A Catania se ne potr parlare e, al proposito, desidero ringraziare pubblicamente Franco Porto per avere accolto senza indugi questi temi e averci dato la possibilit di parlarne nellambito dei luned dellarchitettura dellIn/Arch.
L'articolo che pubblichiamo stato scritto da La Ferla nel 1981 e pubblicato su "L'Espresso". A questo ne seguiranno altri, perch la vicenda delle porcherie del Belce deve essere sempre presente.
LA VALLE DEI MISTERI
Palermo. E stato ucciso perch sapeva. Vito Lipari, sindaco di Castelvetrano, era al corrente degli imbrogli organizzati per la ricostruzione del Belice. Sapeva, per esempio, che tutto il piano di ricostruzione della zona compresa tra Castelvetrano e Gibellina era falso. Cos successo che la mattina del 13 agosto 1980 la sua Golf stata affiancata da unaltra vettura sulla superstrada per Palermo. Due uomini hanno fatto fuoco e lo hanno raggiunto in pieno con due colpi di P38 e otto colpi di lupara.
Delitto di mafia, sentenziano gli inquirenti. Vito Lipari era un personaggio importante e puntava molto in alto. Sindaco dal 1968, alle elezioni politiche aveva ottenuto 40 mila voti di preferenza, risultando nella Sicilia occidentale il primo dei non eletti alla Camera. A poco pi di quarantanni, vantava amicizie e protezioni forti e sicure. Per esempio, quelle dellex ministro Attilio Ruffini, e poi quelle della famiglia Salvo, gli esattori, parenti di Luigi Corleo, il ricchissimo e vecchio proprietario terriero sequestrato sei anni fa e mai pi tornato a casa.
Ma i killer di Vito Lipari non avevano previsto tutto. Nel cassetto della sua scrivania, il sindaco di Castelvetrano aveva conservato le prove, nero su bianco, degli intrallazzi del Belice. E cio il piano del quarto comprensorio che comprende dieci Comuni, tra cui Gibellina, Partanna, Salaparuta, Campobello, Castelvetrano. Il documento, nella versione vera e in quella falsa (e vedremo pi avanti cosa significa), passa prima dalle mani dei carabinieri di Castelvetrano al sostituto procuratore della Repubblica, Fausto Cardella, e poi al sostituto procuratore di Palermo, Francesco Scozzari. E le indagini prendono una svolta clamorosa, perch accertano che il piano del quarto comprensorio del Belice pu essere la causa anche dellassassinio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione, ucciso il 6 gennaio 1980. Gli inquirenti sono convinti, infatti, che tra gli omicidi Mattarella e Lipari ci sia un collegamento diretto. Dalle prove balistiche risulta che i proiettili che hanno ucciso il presidente della Regione presentano sorprendenti analogie con quelli estratti dal cadavere di Lipari. Pi tardi si scopre che la stessa P38 special stata utilizzata per portare a termine anche un altro delitto mafioso.
Ma esistono altri motivi per ritenere che i due omicidi abbiano la stessa matrice. Piersanti Mattarella aveva voluto rivedere, a partire dallautunno 1979 i piani di ricostruzione del Belice, e sul famoso piano numero quattro aveva fissato la sua attenzione, perch aveva deciso di scoprire da chi e per quale motivo era stato falsificato. Daltra parte, Vito Lipari, sette mesi dopo la morte di Mattarella, custodiva ancora gelosamente il piano, nella versione vera e in quella falsa, e come sindaco di Castelvetrano era direttamente coinvolto nella vicenda.
Ma cos esattamente il documento che costato la vita di Lipari e forse di Mattarella? Si tratta dei piani urbanistici relativi al quarto comprensorio della Valle del Belice che comprende dieci Comuni: complessivamente un territorio di 77 mila ettari con una popolazione di circa 100 mila persone. Fu il presidente della Regione, il democristiano Angelo Bonfiglio, che nel maggio del 1977, si dice per fare dispetto ai socialisti, affid allispettore della presidenza regionale lindagine sul quarto comprensorio. Lispettore scopr che gli atti che aveva esaminato erano falsi. Chi aveva interesse a falsificarli? Nel 1972, il gruppo regionale del Psi aveva presentato un emendamento per cui i piani particolareggiati del piano numero quattro non solo potessero essere elaborati prima che il piano stesso fosse approvato, ma addirittura che venissero resi esecutivi senza nessuna approvazione. Il tentativo dei socialisti fu bloccato dallintervento del comunista Pancrazio de Pasquale e dal democristiano Gaetano Trincanato, che riuscirono a sventare la manovra. Lemendamento non pass, ma il piano numero quattro spar. Al suo posto circol una versione rettificata che ha permesso di costruire migliaia di alloggi laddove il piano vero prevedeva verde a rispetto del parco archeologico e di alterare completamente i valori immobiliari dellintero territorio su quale, poi, ha scorazzato la mafia degli appalti.
Ma sullintera vicenda grava il mistero. Chi ha, infatti, falsificato il piano? Chi ha intascato i quattrini? Perch Lipari conservava le due versioni del piano? Nessuno lo sa. Per fare luce su questi torbidi retroscena, sugli assassini e sulle ruberie, era stata istituita una commissione parlamentare dinchiesta. La commissione ha finito i suoi lavori la sera di marted 30 giugno scorso. li aveva inaugurati la mattina di mercoled 12 dicembre 1979. In tutto, quarantuno sedute. Il presidente, Luciano Dal Falco, ha consegnato la relazione conclusiva ai presidenti della Camera e del Senato. Sono 690 pagine, fitte di cifre e di date. In realt, a leggerle bene, sembra di sfogliare lalbum completo dei misteri della Valle del Belice. Perch gli interrogativi per tanti anni restano pi inquietanti di prima.
E i morti ammazzati, le faide mafiose, le risse politiche, gli intrallazzi dei funzionari pubblici, le ingordigie dei costruttori, le tentazioni dei ministri, la spesa di 1.833 miliardi? Non c traccia: tutto stato appiattito e sdarmmatizzato: come se un giallo cos denso di colpi di scena fosse stato affidato alla penna di Liala, quando tutti si aspettavano quella di Leonardo Sciascia. Nomi non ci sono: ministri, funzionari, palazzinari: chi sono? Di fronte alle sfacciate ruberie di costruttori protetti dalla lupara, la commissione parlamentare non ha battuto ciglio. Sulla vicenda della costruzione della diga di Gracia, uno dei capitoli pi sanguinosi della storia mafiosa degli anni 80, la relazione della commissione cos si esprime:non si evidenziano apparenti anomalie nellappalto dei lavori.
Di fronte alla lievitazione dei costi dellesproprio dei terreni, che dagli iniziali 2,587 miliardi sono passati a 21,085 miliardi, la commissione finalmente si scuote e riesce a dire: Questo appare davvero piuttosto forte.
Nemmeno di fronte al rapporto della Guardia di finanza sulle irregolarit nellaggiudicazione degli appalti, la commissione simpressiona. Che c di strano se limporto iniziale di 44 miliardi previsto per i lavori di trasferimento di alcuni abitati sale senza una plausibile giustificazione a 165 miliardi?
Ed stata subito battaglia. Appena conclusi i lavori della commissione, i comunisti sono partiti allattacco accusando tutti: democristiani, socialisti e repubblicani, colpevoli, secondo loro, di avere firmato la relazione di maggioranza. I comunisti hanno presentato una loro relazione firmata dallonorevole Agostino Spataro che definisce generica la relazione di maggioranza dove tutto appare da condannare e nello stesso tempo da assolvere. Unaltra relazione di minoranza stata presentata dal Msi ed firmata da Guido Lo Porto. I democristiani hanno reagito prendendosela con i socialisti, ricordando che Salvatore Lauricella e Giacomo Mancini sono stati ministri dei Lavori Pubblici negli anni caldi del Belice. I socialisti hanno replicato, prima, ai democristiani, facendo i nomi di due ministri dei Lavori Pubblici anchessi implicati nel Belice, Lorenzo Natali e Antonino Gullotti; e, poi, ai comunisti, ricordando che molti sindaci dei Comuni del Belice hanno la tessera del Pci. Ad attizzare il fuoco intervenuto il repubblicano Enrico Ermelli Cupelli che, dopo aver votato la relazione di maggioranza, ha chiesto che gli atti della commissione venissero inviati alla Procura generale presso la Corte dAppello di Palermo.
Sul ruolo della magistratura siciliana nelle vicende della ricostruzione del Belice sono tutti daccordo. E stata assente di fronte agli intrallazzi e agli omicidi, e alle sfide della mafia. A Palermo, Sciacca, Trapani e Marsala sono in corso complessivamente 27 inchieste che non fanno progressi. Fino a tutto il 1980 risulta adottato un solo provvedimento restrittivo seguito comunque dalla libert provvisoria. Finora non stata emessa nessuna sentenza di condanna. Ma i comunisti sono decisi a fare del Belice il loro cavallo di battaglia di questestate. Il loro intento di sollecitare la magistratura a iniziare inchieste sui casi pi clamorosi di furfanterie avvenute nella valle del terremoto dal 68 ad oggi. Con la speranza di vedere implicati, finalmente, i nomi di qualche ministro dei Lavori Pubblici. Cos scatterebbe lintervento della commissione inquirente.
Gli altri patiti rispondono con il silenzio. Il caldo, la noia, pensano, aiuteranno a dimenticare questa interminabile vicenda. E come primo traguardo si propongono di ostacolare la pubblicazione delle tre relazioni di maggioranza e di minoranza. se tutto va bene, se ne riparler in autunno.
(Mario La Ferla
- 30/11/2004)
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Commento 5484 di Salvatore Scaglia del 12/08/2007
La vicenda narrata nell'articolo di La Ferla mi indigna, ma non mi meraviglia affatto, purtroppo.
Ho parenti e conoscenti a Partanna (TP) e so, ad esempio, quante case - che potevano essere benissimo ristrutturate (o ritoccate: il parere di mio padre, ingegnere) - sono state invece demolite e ricostruite di sana pianta. Con il denaro pubblico, ovviamente !
So anche che, prima di essere ammazzato, il consigliere istruttore Rocco Chinnici (che peraltro era stato per 12 anni pretore proprio a Partanna) indagava sulla ricostruzione della Valle del Belice: un giorno infatti, nel ricevere mio padre (che con lui collaborava), gli disse che andava di fretta perch (e gliele indic) aveva montagne di fascicoli da consultare concernenti il Belice.
So pure che negli anni '80 (io ero poco pi che fanciullo) proprio a Partanna si registr una faida sanguinosissima tra gli Ingoglia e gli Accardo, per il controllo del territorio (solo per questo ?). E sempre a Partanna vi fu l'assassinio del promettente democristiano Stefanino Nastasi, il cui mandante fu indicato nella persona dell'attuale sindaco partannese, nonch parlamentare regionale, Vincenzino Culicchia (successivamente scagionato).
Morto Chinnici; morti Vito Lipari e Piersanti Mattarella (di cui si parla nell'articolo); morti tra le cosche mafiose partannesi; morto Nastasi... Tutto casuale e slegato ?
Credo proprio di no !
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Commento 7819 di mario la barbera del 17/03/2010
dopo tutto ci che ora successo a castelvetrano, px questi articoli non vanno alla procura di marsala x riaprire le indagini sul belice e fare chiarezza e rendere giustizia e riabilitare il buon nome di questa terra...
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Commento 9003 di lo sciuto maria del 20/10/2010
Spero che questo mio commento lo legga il giornalista che ha scritto questo articolo sulla vicenda, accaduta a Castelvetrano, di Vito Lipari. Si sono mai saputi i nomi dell'esecutori che hanno ucciso questo ex sindaco???? e'comparso un certo Furnari, ho tanto cercato qualcosa ma non ho letto nulla a questo proposito.. cordiali saluti lo sciuto m
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