3 commenti di tino vittorio
15/4/2009 - Sandro Lazier risponde a tino vittorio
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7096
di tino vittorio
del 15/04/2009
relativo all'articolo
Gibellina: vergogniamoci, tutti.
di
Paolo G.L. Ferrara
Non vorrei ricominciare dall'uovo, ab ovo, ma sarebbe il caso di chirarire i fondamentali, gli elementi elementari. Una casa la costruisce un architetto sul terreno del proprietario. L'architetto non stabilisce il dove , delibato dal sismologo o dal geologo, ma il come. Il come e non il perch. Insomma l'architetto non un filosofo, non uno psicologo, non un letterato, non un grammatico, non tante altre cose surrogate dall'architetto che non vuole o non sa essere architetto. In questo forum si parla di Joyce, di Baudelaire, dell'Impero Ottomano. Io non sono del ramo. Ma quale titolo ha un achitetto per parlare meco di filologia romanza o di Hegel o di Spinoza o di Polibio? Ancora: ieri l'onorevole Anna Finocchiaro, da me amata, sosteneva a Ballar che bisogna ricostruire L'Aquila non soltanto nello stesso sito terremotato ma anche con lo stesso vicinato, in modo tale che, stendendo i panni alla finestra dal proprio davanzale, il terremotato sopravvissuto possa incrociare lo sguardo familiare (ferocemente familiare?) del vecchio vicino. Infatti, ad ogni trasloco ad ogni cambio di residenza o di domicilio ci si porta appresso tutto il condominio, cani gatti ed uccellini compresi. Inoltre: io non sono del ramo ma mi sento anarco-individualista, ho un terreno su cui costruire una casa. Mi rivolgo ad un architetto che avr convinzioni di Sinistra (come Fuksas o come Gregotti che costruisce per gli operai allo Zen palermitano cimiteri concentrazionari ma che si guarda bene dall'abitare lui - che ci tiene a dirlo- non operaio). Mi rivolgo, dicevo, ad un architetto di Sinistra che -invece di progettarmi una casa secondo le mie esigenze spazio-cromatico-censitarie - mi fa prediche politiche, pensando di essere in salotto fra colleghi filosofi, economisti, sociologi, linotipisti ed un p farmacisti. Che si fa? Chiamo il medico? o Camus?
Commento
5474
di Tino Vittorio
del 06/08/2007
relativo all'articolo
Architettura: la Sicilia torna ad essere 'bedda'
di
Paolo G.L. Ferrara
Il mio amico Maurizio mi ha chiamato in causa sulla questione del waterfront.. Ma leggendo l'articolo di Paolo Ferrara pensavo alla grandezza e alla qualit del potere mafioso che riuscitao a mettere sotto scacco tutta la grande architettura italiana operativa a Palermo, ma sofferente. Riflettevo sul sindaco di Palermo Ciancimino, geometra, e mi sono convinto della tesi di Ferrara. Che geometra quel Ciancimino! Ma nessuno ha spiegato a Ciancimino che la speculazione edilizia poteva essere ingentilita e coonestata nei salotti buoni con una bella spruzzatina di architetti, tanti ,sexy ed ammanigliati nella furba citt di Palermo? Ed in altre citt d'Italia quale mafia ha sostenuto l'inconsistenza degli architetti italiani.?
P.S. Non sono architetto, ma vado in giro per il mondo.
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Commento 7100 di tino vittorio
del 15/04/2009
relativo all'articolo Gibellina: vergogniamoci, tutti.
di Paolo G.L. Ferrara
Per Lazier,
C'entrano e non centrano. Io non c'entro, non sono del ramo, ma vorrei centrare il bersaglio. I piani regolatori li fanno gli urbanisti, vale a dire i portatori dei saperi e dei bisogni qualificati della citt (inclusi i farmacisti ed esclusi quegli ingegneri che ritengono sia urbanistica l'elenco delle circolari e delle leggi e dei decreti, il calepino-bignami della giurisprudenza edilizia). Le case le fanno gli architettii secondo le loro convinzioni? Non ne sono convinto. Sono convinto che ognuno ha le sue convinzioni che non surrogano competenze. Lei, architetto, deve fare la casa che piace a me, secondo le mie convinzioni, le leggi e i materiali costruttivi pi sexy e che l'architetto deve conoscere (e sopportiamo che non conosca l'Eneide)nella lingua di Virgilio). E non pensi di sedurmi solo perch sbrizzia qua e l termini la page, nomi da namedropper o citazioni da Terenzio. Firmato : Out of the blue (caduto dal cielo)
Per Marrucci.
Paesanamente ricordo a lei che sull'identit la bibliografia adeguata la trova in saperi quali la storiografia e la psicanalisi. Lei non l'uno n l'altro. So che un architetto di polisapienza. Sar, anche,il contrario del paesano Lei e allora provi a dirmi quale fotogramma della sua vita dal primo giorno ad oggi quello della sua identit. L'identi nel mio paese si definisce alla fine e non all'inizio. All'inizio c' un trauma,nel mezzo mille e mille punti e fatti e amori e dolori risate, panini e birra, alla fine si tirano le somme, si congiungono i punti e si forma l'identit. Alla fine del mio paese, mio caro metropolitano. Qualcuno ha scritto che la fine (l'identit) la perfezione dell'origine. Pu essere questa definizione un compromesso accettabile?