Ancora sulla Riforma dell'ordinamento della Professione
di Alberto Scarzella Mazzocchi
- 16/5/2007
Le motivazioni che mi inducono a non firmare il testo di legge di iniziativa popolare sulla Riforma dellordinamento delle professioni, sono molteplici e trovano il loro essere nella evidente mancanza di alcuni punti fondamentali o, addirittura, nella presenza di quelli che, in qualit di assertore della libert professionale, rendono questultima assolutamente limitata.
In primis, resto perplesso sul dover forzatamente riconoscere che la personale attivit sul mercato di un qualsiasi libero professionista sia rappresentata da un organo qual lOrdine, che ci obbliga alliscrizione quale mezzo per potere esercitare.
Si tenga infatti presente che la rappresentanza istituzionale dellOrdine include figure professionali assolutamente diverse quali sono il libero professionista, il dipendente pubblico, il titolare di studio professionale o di societ di ingegneria, ed i dipendenti degli stessi, dipendenti a tempo pieno o a tempo parziale.
Diversit professionale che comporta un ulteriore assurdit, ovvero che a molte delle figure professionali citate reso difficile se non impossibile, esprimere elettoralmente i propri rappresentanti allinterno del Consiglio dell Ente in cui prestano opera.
Dalla mia posizione di dissenso, non posso trascurare quelle che attualmente sono le modalit del sistema elettorale del Consiglio dellOrdine, assolutamente penalizzanti le liste di minoranza che, se accorpate, prendono nettamente pi consensi di quella di maggioranza e non riescono ad avere rappresentanti allinterno del Consiglio stesso, in quanto la proporzionalit non data per liste che rappresentino le singole figure professionali.
Il tutto a discapito di quello che dovrebbe essere lo spirito democratico di un Ordine che rappresenti i professionisti obbligati ad iscriversi.
Con tutto il rispetto possibile, poco mi spiego come il CUP possa remare contro la tutela professionale, e da ci il mio totale dissenso alla sottoscrizione della Legge.
(Alberto Scarzella Mazzocchi
- 16/5/2007)
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Commento 5320 di Angelo Errico arch. del 17/05/2007
Non ho letto il testo della riforma in argomento, ma convengo alla diffidenza manifestata dall'autore dell'articolo, pur non essendo peraltro addentro ai cavilli della questione e nemmeno consapevole dei ramnificati ragionamenti sulla necessit di un ammodernamento dell'Albo.
Reputo un assioma, da incidere sulla pietra marmorea ,l'affermazione dell'attuale Ministro Bersani, che a Ballar di marted 15 maggio 2007 (Raitre) ha cos definito la possibilit di essere competitivi e liberali: ora di finirla nella difesa del familismo, del localismo, del corporativismo.
In una societ complessa come quella dell'inizio del 21esimo secolo, complessa per vari fattori combinati tra loro e di origini diverse, non credibile che, laddove ci sia una inarrestabile evoluzione (sociale, tecnologica, etica, professionale e chi pi ne ha pi ne metta) non debba proseguire un adeguamento ai cambiamenti stessi. Pena: la retrocessione culturale.
Per tornare a bomba: l'ordine degli Architetti (nazionale in vero, locale per iscrizione e appartenenza) come la casta di molte altre associazioni professionali. Buttare l'acqua del bagnetto con tutto il pupo, un cambiamento non proprio razionale e di buon senso, ma certo , che di comportamenti scandalosi se ne vedono gi all'esame di Stato con le valutazioni, soprattutto in Lombardia e Milano.
Chi vuol esser lieto sia, di doman non v' certezza.
Ma pu bastare?
Cordiali saluti
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