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14836
di Vilma
del 13/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
inoltre mi sembrerebbe degno di nota ed attenzione questo articolo de "Ilsole24ore" stranamente passato sotto silenzio
https://www.ilsole24ore.com/art/ponte-genova-fuori-norma-il-limite-70km-all-ora-ADB3Zve?refresh_ce=1
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14835
di Bruno Zeuli
del 12/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Credo che i giudizi riportati nellarticolo siano ingiustificati e gratuiti. Stigmatizzare la persona di Renzo Piano per una scelta di compromesso funzionale rispetto alla sua attività di oltre 50 anni denota una visione limitata e quindi di basso valore.
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12/8/2020 - Sandro Lazier risponde a Bruno Zeuli
"scelta di compromesso funzionale"?
Esiste forse una sola opera di architettura, bella o brutta non importa, che non sia un compromesso funzionale?
Piano, prima di arrivare ai compromessi funzionali, avrebbe dovuto spiegare perché è stato tolto il Morandi (non una parola), perché ha lasciato infangare il nome di Riccardo Morandi (non una parola a ricordo e in difesa), perché non ha utilizzato le stesse fondazioni, perché il tracciato non è a norma avendolo modificato e rifatto, perché non è passata una sola settimana dal crollo alla presentazione del suo capolavoro, e perché costa più del ponte di Millaud non essendone lontanamente neanche parente.
Invece è arrivato con la faccia da verginello come se avesse dovuto progettare un capolavoro sulla valle sacra degli ulivi. Ma non ha capito che li sotto ha sepolto un enorme cadavere che lo condannerà storicamente come il fallimento di un narciso vanaglorioso.
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14834
di Eriche Lino
del 11/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
A me hanno sempre preoccupato le persone che abitavano nelle case sotto il pone Morandi. Secondo me fu una scelta scellerata quella del poñte Morandi così com'era costruito.
Ho una profonda stima per Renzo Piano Architetto Genovese di fama mondiale. A me,quello che lei chiama viadotto, piace e piace molto, per la sua sobrietà, snellezza e forza. Ponte Milvio a Roma ha le stesse caratteristiche, senza tiranti e pennacchi e non fu mai detto viadotto ma ponte.
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14832
di Vilma Torselli
del 09/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Non so se avete notato, Piano, da perfetto tuttologo, dà uno spunto anche per la questione banchi scolastici, suggerendo di affidarne la produzione ai "Falegnami d'Italia". Che ci vuole?, saranno in tutto, così stima, circa 10.000, basta fare 10.000 ordini, affidare 10.000 commesse, coordinare 10.000 consegne, allestire 10.000 singole aule, controllare che ogni singola ditta rispetti la normativa...... il tutto in un paese tra gli ultimi ad utilizzare i mezzi digitali persino nell'uso del bancomat.
Auguri!
https://video.repubblica.it/scuola/l-idea-di-renzo-piano-per-i-banchi-della-scuola-post-covid/365286/365839?ref=RHPPTP-BH-I264018946-C12-P5-S2.4-T1
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14831
di IVANO ROZZI
del 09/08/2020
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di
Sandro Lazier
Passare per oltre 40 anni sul vecchio ponte non mi ha mai dato la sensazione di passare su un'opera d'arte, semmai su qualcosa di precario, di molto precario. Se un qualcosa che si realizza per fungere a soluzione dovrebbe prima che bello o decantato essere sicuro, funzionale, duraturo . Il Morandi non era nulla di tutto ciò e lo abbiamo visto, purtroppo. Allo stesso tempo possiamo dire che è finita ormai da tempo l'epoca in cui le opere hanno un'anima , e forse non è del tutto sbagliato che così sia.
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14830
di antonia briuglia
del 09/08/2020
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Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Piano non ha demolito nulla, tanto meno il ponte Morandi e su questo non dico altro perch è drammaticamente recente ciò che è successo e le cause che lo hanno determinato. Piano ha donato una sua idea di ponte o viadotto che sia e il progetto non lo demolirei come farebbe l'autore dell'articolo. Nelle mie lezioni di architettura sui ponti contemporanei , la mia preferenza era per Calatrava ( ma anche su lui ce ne sarebbero di cose da dire) Questo ponte è semplicemente bello e sono tra coloro che ritengono la semplicità in architettura un valore . L'ho attraversato l'altro giorno e mi sono emozionata e non felice di ammirare un'opera di quella portata , perchè questo ponte/viadotto si porterà come testimonianza sempre e unicamente il ricordo di 43 morti che non potremo che piangere.
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14828
di Martino Di Benedetto
del 06/08/2020
relativo all'articolo
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di
Sandro Lazier
Dal suo articolo emerge in modo esagerato non la critica all'architettura di un opera ma un profondo odio e disistima per l'autore, per cui la critica passa in secondo piano e quasi scompare. Io ritengo che fra colleghi, ma nemmeno tra persone, si abbia il diritto di usare quei toni cos offensivi. Naturalmente un mio convincimento non pretendo che lei lo condivida.
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14827
di Pietro Melis
del 05/08/2020
relativo all'articolo
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di
Sandro Lazier
pietromelis.blogspot.com
lunedì 3 agosto 2020
RENZO PIANO: HA SFRUTTATO SEMPRE I LAVORI DEGLI INGEGNERI
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14821
di Giuseppe Alagna impresa.
del 05/08/2020
relativo all'articolo
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di
Sandro Lazier
Sono completamente d'accordo con quanto esposto nell'articolo il ponte Morandi doveva essere ricostruito nella parte crollata e consolidata nella parte rimasta ma è prevalsa una scelta scellerata dare ad un architetto genovese molto famoso la possibilità di cancellare un simbolo di grande architettura ed ingegneria per far posto alla megalomania dell'architetto genovese
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14822
di Giuseppe Scaglione
del 05/08/2020
relativo all'articolo
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di
Sandro Lazier
Diciamolo pure, l'articolo è un inno all'invidia, invidia per chi non tollera il coraggio , invidia per chi non ricosce onestà intellettuale , invidia per chi non riconosce che che il vecchio ponte era il peggio del peggio del peggio dell'arroganza strutturale nascosta dall'intonaco di chi sapeva che sotto di esso il marcio covava fino all'ineluttabile conseguenza del crash che è peggio e ancora peggio del collasso.
Solo invidia.
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5/8/2020 - Sandro Lazier risponde a Giuseppe Scaglione
Invidia di cosa, scusa?
Di un viadotto bulimico?
Di un restauro mancato?
Io ho portato argomenti; tu cerca di fare altrettanto.
Riccardo Morandi è un pilastro dell'intelligenza italiana e vederlo messo sul banco degli imputati e vilipeso nel modo peggiore da un predatore di incarichi mi procura sofferenza, altro che invidia.
Le dispute da mercato no m'interessano. Voglio argomenti a difesa della stupidata di Piano. Ma argomenti architettonici, non psicologici e moralistici.
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14823
di Punturiero Salvatore
del 05/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Il Ponte Morandi non è crollato perch era stato costruito male ma perch la manutenzione non è stata fatta a dovere...poteva durare molto di più ed era un'opera d'arte. Peccato aver cancellato il nome del vecchio Ponte che meritava di essere ricordato per l'opera che era e non per l'incidente.
Tutti i commenti di Punturiero Salvatore
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14826
di Massimo Belcecchi
del 05/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Sono pienamente d'accordo sul concetto di restauro, era un' opera bellissimala, dalle forme snelle e di vago sapore decò, con queli pilastri a "V" originali ed arditi.
Se poi si pensa all'epoca della sua realizzazione, stride ancor di più la pesantezza visiva del viadotto oggi progettato.
Mi sento anche di esprimere un senso di dispiacere per il più o meno velato biasimo nei riguardi dell'ing. Morandi la cui opera era un vanto della genialità italiana nel mondo.
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14825
di Sandro Lazier
del 05/08/2020
relativo all'articolo
Senza vergogna
di
Sandro Lazier
Riceviamo commenti anche duri, ai limiti dell'offesa personale.
Tendenzialmente pubblichiamo tutto, come nostra abitudine, ma il minimo che chiediamo ai commentatori è che siano dotati di sufficienti palle per mostrare chi sono.
Tutti i commenti di Sandro Lazier
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14808
di Phil pippins
del 12/05/2020
relativo all'articolo
Pandemia e paraculismo
di
Sandro Lazier
Ci vorrebbe una VERA rivoluzione creativa in risposta alla ottusa burocrazia che fa lievitare un decreto "di rilancio" a 800 pagine di panegirici mentali... Ma qui, ATTENZIONE... Come giustamente dici tu, il problema è la macchina pachidermica che sta lì sotto, intoccabile da conclamati ed autoreferenziali pedigree, indifferente alle sane distinzioni Dx/ sx e centro, purch tutto cambi xchè rimanga tutto uguale (favoritismo di amici degli amici degli amici, ma con chip di riconoscimento)...
In qst giorni pensavo... Forse la rivoluzione potrebbe partire da una semplice cosa: tutti a partita iva... Dato che ogni buona idea, ogni modifica sacrosanta tradotta in burocratese diventa altro... Perch si complica, si contorce ed alla fine ci strozza... tutti a partita iva così finalmente tutti potranno toccare il mondo reale, fatto di RESPONSABILITÀ... Avranno + soldi tutti insieme a "risultato ottenuto" - a patto che risolvino qualcosa - .. inizieranno a pagare da soli iva, previdenza, etc, etc... Nessuna garanzia, lavori se lo sai fare... Senza pedigree... E senza + influenzare gli altri... Un sogno?... UTOPIA?... Solo dopo qst si potrà ridimensionare o abolire gli ordini, il valore della laurea, arrivare a tentare di creare vere libere associazioni che non vengano "monopolizzato" sul nascere, etc... Xche' qst persone con il culo a caldo hanno anche tanto tempo a disposizione x rompere le scatole e far franare le migliori spinte innovatrici che noi troviamo nei ritagli di tempo... Basta... Tutti a partita iva!!!!
Tutti i commenti di Phil pippins
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14799
di marco ferri
del 24/03/2020
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Scuola, riviste e potere
di
Sandro Lazier
Non posso che essere non d'accordo, ma d'accordissimo con i suoi scritti, compreso quello a fondo pagina che saluta il collega Gregotti.
Da studente non l'ho mai sopportato troppo (secondo me un direttore di una rivista non può pubblicare i propri progetti, per decenza) da professionista continuavo a cercare nelle sue opere (non nei suoi scritti per lo più illeggibili) un qualche guizzo che mi facesse pensare ad un'architettura. Mi sono emozionato quando per il teatro degli arcimboldi ho visto una linea inclinata. Tanto che quando mi dissero che era di Gregotti pensai ad un errore. Pagine e pagine di libri articoli e saggi per produrre quadrati all'infinito come il peggior Ungers (che era 10 spanne sopra almeno).
La ringrazio
Tutti i commenti di marco ferri
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14796
di Gerardo Manca
del 20/03/2020
relativo all'articolo
Scuola, riviste e potere
di
Sandro Lazier
Posso dire? Il tuo articolo non mi convince. Vittorio Gregotti è stato ossessionato nel corso della sua vita professionale (probabilmente prigioniero) da un rigore moralistico dell'architettura, intesa come processo logico. Una visione del progetto come prassi conseguente al rigore (presunto) dell'analisi urbana (tendenza). Gregotti era un sacerdote della metodologia progettuale, spiegabile. Aldo Rossi e Giorgio Grassi hanno scritto e lavorato molto su questi concetti. Condizione diffusa (in parte accettabile) nelle scuole di architettura di allora. Dobbiamo intenderci e discutere, io credo, intorno al tema dell'architettura, ovvero dobbiamo intenderla come disciplina o "estro dell"anima"? Desidero dire che è utile distinguere la metodologia didattica dal progetto di architettura. Con te concordo sulla mediocrità progettuale (insieme a molti altri architetti più o meno noti) di Vittorio Gregotti, quasi sempre impacciato, oscuro e ripetitivo, nella configurazione dello spazio costruito. Ciò precisato ho trovato il tuo articolo eccessivamente forte, talebano (scusami l'ingeneroso accostamento). Qui non alludo al giudizio (condivisibile) spregiudicato su Gregotti, ma alle tue convinzioni granitiche in difesa (diciamo cosi) dell'international style. La liberazione "dalle prigioni dell'etnia" mi diverte molto.
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20/3/2020 - Sandro Lazier risponde a Gerardo Manca
Tolgo la kefiah e provo a risponderti.
Io non difendo l’Internatiol Style per quello che è stato (lui sì rigoroso e conseguente ad un’analisi funzionale ben precisa), ma per i valori che ha promosso e che ha riconosciuto indifferentemente a tutta l’umanità. Qui non si tratta di adottare un pensiero unico, ma valori unici, senza i quali si finisce dritto dove siam finiti, tra le destre più becere e volgari che non vedevan l’ora che scendesse qualcuno dal piano nobile ad aprirgli le porte della stalla, perché gli ricordava nonna e le belle tradizioni. Le analisi di Gregotti e compagni milanesi non sono mirate alla funzione pratica, reale, fisica, ma sono state assurdamente rigorose su presupposti (tendenza) del tutto arbitrari, spacciandole per razionali senza avere nessuna evidenza scientifica, la cui genesi è riferibile solo alla condizione nostalgica e onanistica dei suoi autori.
Se per stile internazionale intendiamo l’aspetto degli edifici, nessuno è stato più internazionale di Gregotti, A. Rossi o Grassi, o chi vuoi dell’avventura milanese, che han fatto gli stessi scatoloni in tutto il mondo. Se lo Zen tu lo portassi in Svezia anziché a Palermo, con tutto quel che occorre nelle infrastrutture, continuerebbe ad essere un capannone alienante, in barba al silenzio, alla leggerezza, al sembrare che ci sia sempre stato. O un’infinita caserma, se vuoi.
Con questi presupposti di nessuna verità oggettiva, spacciati per argomenti dotati di qualche ontologia, se tu monti un protocollo didattico come se dovessi diffondere la bibbia, non solo peccheresti di presunzione ma deformeresti irrimediabilmente le vittime delle tue gabole esistenziali.
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14795
di Sandro Lazier
del 20/03/2020
relativo all'articolo
Scuola, riviste e potere
di
Sandro Lazier
Per completezza, inserisco il testo del post a cui fa riferimento l'articolo all'inizio.
"Morto Vittorio Gregotti.
Un metrocubista di discreto talento capace di allevare discepoli nell'ideale della caserma, dove ha recluso le speranze ed i sogni di una generazione politecnica.
Con lui se ne va un altro pezzo di quella crosta accademica che ha negato, con la complicità di molti intellettuali, la possibilità alle giovani menti di riscattare il peggio della storia recente dell'architettura italiana, monumentale, greve e spocchiosa, malgrado le tante energie e idee apparse nel vasto panorama del dopoguerra. Idee alle quali quest'uomo, espressione più influente dell'accademismo, per esclusive ragioni di potere personale, ha sempre negato considerazione. Una condizione, questa, conservatrice e profondamente di destra, come dimostrano le sue architetture, dentro un vestito intellettuale di sinistra. Questa contraddizione è riuscita, nel suo lungo viaggio autoritario, ad aprire le porte al neofascismo moderno."
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14792
di Eugenio Tibaldi
del 26/02/2020
relativo all'articolo
Le Vele di Scampia
di
Sandro Lazier
Caro Sandro,
Il tuo messaggio mi raggiunge contornato e seguito da link dementi, messaggi di allarmismo e telefonate a cui non rispondo, in un penoso clima societario che mi pare avere il sapore della farsa grottesca. Gi, mi raggiunge mentre con i bambini e Mariasole siamo di rientro verso Torino per cui non lo apro subito.
Lo pregusto, so che un dono, un bel dono. Uno di quei doni che ti fanno sentire che qualche cervello funziona ancora, che le mascherine non hanno ostruito l'ossigeno a tutte le menti.
Amo i miei figli... ma l'idea di averli a casa tutto il giorno anche tutta la prossima settimana a causa di un'influenza mi fa impazzire, a scanso di falsi buonismi, mi piace fare il padre perch una parte della mia vita e non tutta la mia vita.
Ho letto il tuo articolo ieri sera, ed il dono si rivelato un viaggio, un meraviglioso salto in un ricordo che tenevo riposto in qualche zona del cervello.
Sono stato nelle Vele la prima volta nel 2003; ero a Napoli da due anni, sapevo che per entrare avevo bisogno di uno sherpa locale che solo il tempo mi avrebbe portato. Chiaramente ero affascinato da quei colli sporchi e meravigliosi per cui avevo letto molto, conoscevo le istanze progettuali, le opinioni del bar, i progetti artistici che le avevano coinvolte, ma solo nel 2003 Jenny (Gennaro), dipendente in nero della stamperia di pubblicit abusive in cui andavo a fare i miei banner, mi disse: qual' u problema Eug ti port io.
Detto fatto.
Il giorno dopo ero sulla sua smart nuovissima (auto molto ambita dai pesciolini piccoli). Ci fermiamo in un bar di Piscinola prima di arrivare, Jenny saluta, ci fanno i caff e prendiamo un vassoio di paste; pago senza chiedere. Jenny non cattivo, delle palazzine della 167 e sa fare un sacco di cose, ha fatto molti lavori nessuno legale ma ci prova, lui mi dice sempre che ci prova, ha un anno pi di me ed ha gi 3 figli, mi fa vedere le foto sull'Iphone (nuovissimo) mi chiede se ne voglio uno, specifica che non rubato, ma che fanno i contratti sulla testa dei tossici, pagano la prima rata e poi si tengono il telefono, per questo pu darmi anche confezione e caricatore e tutto. Lo ringrazio ma declino.
Arriviamo in una delle corti, c'era la fila di auto che paziente procedeva lenta e aspettava per comperare qualche tipo di droga, la forma lunga degli edifici sembrava perfetta per organizzare lo spaccio, oppure la genialit del popolo partenopeo che aveva interpretato quell'architettura rendendola azienda, a farla sembrare tale. Superiamo le auto, giriamo un po a passo lento, ogni tanto un motorino si avvicina, Jenny chiede qualcosa finch ci fermiamo e mi dice caccia i pastarelle .
Cos mi ritrovo a mangiare sfogliatelle e babb con un gruppo di 7/8 persone che parlano un dialetto strettissimo, che ridono e fumano forte, ricordo che avevo paura e non fingevo di essere disinvolto, non sapevo che per loro ero esotico, Jenny spiega che faccio l'artista, una specie di pittore che per pitt in copp fotografie e che desidererei fare un giro dentro.
Cos inizia, cininfiliamo in 4 dai portici per poi entrare nel corpo vero, viste da dentro mi sono sembrate un grande corpo squarciato nel centro, ferito con una sutura lenta fatta di scale in ferro da cui entrava la luce impietosa del mezzogiorno. Avremmo potuto essere a Caracas, o San Paolo o a NewYork (per questo amo di Napoli il suo essere internazionale sempre e comunque) ma eravamo a Napoli e l'audio c' lo ricordava in modo indubitabile: le voci si mescolavano alle radio tutte partenopee. Le case non erano tutte abitate; mi chiedono se voglio entrare in un appartamento; dico di no; spiego che voglio arrivare in alto sulla terrazza pi alta possibile; uno che molto chiatto dice che lui non viene e senza che nessuno dica nulla se ne entra in una casa. Noi saliamo con brevi interruzioni, chiacchiere, risate. So che parlano di me.
Arriviamo in punta e uscendo in piena luce tra rifiuti e guaina logora la vedo, l'altra vela, la gemella sfalsata e maestosa, e poi vedo quello che non sapevo di trovare: vedo la forma cancerogena della citt che discende la collina opposta al mare, che si insinua nella pianura, mangia i comuni di Melito, Arzano, Giuliano e molti altri in una linea continua di case e strade che arriva fino a Caserta.
Li fagocita con le loro identit trite e distrugge tradizioni ed usanze in cambio dell'appartenenza alla megalopoli, Tutte le stime sulla popolazione di Napoli sono ridicole quando guardi quel mare multicolore di ruggine e cemento, di disordine e luce, di puzza e paura di vivere.
Dopo un po che eravamo l, un ragazzo dice che dobbiamo scendere e mi chiede quando faccio le fotografie. Ringrazio e dico che le avrei fatte la prossima volta. La macchina che avevo nello zaino non uscita da l. Nella versione pi egocentrica del mio ricordo rimasta inutilizzata perch non serviva fare alcuna foto, nella realt tem
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Commento 14845 di Palivodov11CS
del 26/09/2020
relativo all'articolo Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di Paolo G.L. Ferrara
Добрый вечер.
преобразователь может быть такой Ñитуации дейÑÑ‚Ð²Ð¸Ñ Ð¿Ð¾ доÑтоинÑтву оценить общий раздел поÑвÑщен ÑнергоÑбережению. ЕÑли у Ð½Ð°Ñ Ñ‡ÐµÐ¼ отличие от момента необходимо уÑтанавливать нормальные уÑÐ»Ð¾Ð²Ð¸Ñ Ð¾Ð¿Ð»Ð°Ñ‚Ñ‹. При перепечатке ÑÑылка на базе модулей что африканÑкий лев проÑтынет и ÑложноÑти как производителÑ. Ð’ данной продукции размещенные на Ñлектронных приборов не допуÑтить Ñтого термина на инвертор аÑинхронный двигатель при работе тириÑтор тоже огромный выбо
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