Torna alla PrimaPagina

Altri articoli recenti
articoli

Commenti
Ci sono 60 commenti relativi a questo articolo

Commento 7243 di vilma torselli del 26/05/2009


Grazie, Sandro, dell'attenzione al mio scritto, e grazie soprattutto per l'interpretazione acuta e pertinente del suo senso, trovarti d'accordo mi di grande conforto!
Divertente il siparietto Lazier-Libeskind che ci offre una versione umanizzata di una indiscussa archistar spaesata in quel di Alba e riportata ai livelli di assoluta normalit di un turista qualsiasi, forse anche un po' rintronato da insolite degustazioni e dalla temperatura insostenibile di "una piattaforma tipo bolla" poco confacente al clima di questi giorni.
Ogni esperienza ci lascia qualcosa, Libeskind se ne ricorder certamente!

Vilma

Tutti i commenti di vilma torselli

 

Commento 7248 di renzo marrucci del 27/05/2009


Arte sempre utile.

Bisogna stabilire che cosa si intenda per utilit. Non cos scontato dal momento che ci sono pubbliche vendite e pubbliche dimostrazioni e che anzi lesercizio dellattivit culturale e visiva oggi si esprima e divulghi in cos tante forme
Si pu ancora affermare che oggi l'arte sempre utile a qualcuno e in tutti i sensi.
Per il resto bisogna imparare a capirla necessariamente. Ne ho viste e sentite di tutti i colori e anche in bianco e nero riferendomi ad esperienze, in questo settore, sino ad oggi e osservo le nuove cose con divertente curioso interesse sapendo dove fermarmi.
C da credere che abbia dato pi contributo, per esempio, Gianna Nannini, con il cantare i maschi innamorati confondono le curve di Mir Di tanti saggi di storici e critici dellarte oggi, per la comprensione del suo mondo fantastico e creativo
Come Montanelli nella storia facendo innervosire i parrucconi dei vari istituti di storia. Capire la cosa pi importante oggi. Larte utile in quanto ci insegna che c sempre un modo migliore per capire e far capire avendo rispetto degli altri, e mi riferisco agli uomini in senso lato, di ogni forma e colore, lingua o vissuto.
Larte utile quando segue un percorso serio, lineare, e non si rivolge alla sola elite. Quanto che mai oggi tranne limbecillit che utile solo a sprazzi e talvoltanasce dalla esigenza di comunicare al mondo. Comunicare appunto e non necessariamente solo morte ed infelicit, sofferenza e vita e felicit e tutto il resto che sia parte del vissuto delluomo e del suo pensiero e della sua storia in rapporto a se stesso e al mondo. Larte questo e per questo un fatto fondamentale di civilt studiarla e farla studiare. Non solo migliorer il mercato dellarte ma anche luomo e tutta la sua societ.
Appunto larte utile pi che mai oggi....

Tutti i commenti di renzo marrucci

 

Commento 7249 di vilma torselli del 27/05/2009


Secondo me, egregio Marrucci, bisognerebbe a monte di tutto stabilire cos larte e quindi dove e come dobbiamo cercare la sua eventuale utilit.
Ma anche preso per buono che sia/possa essere utile, lei dice bisogna imparare a capirla necessariamente, una affermazione che affronta con coraggio e forse un po di incoscienza uno degli interrogativi pi sibillini della storia delluomo (e dellarte) dopo i classici "chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo?": capire larte possibile? E soprattutto necessario?

Perch per decidere se possibile capire bisogna anche decidere se possibile spiegare, e quindi se possibile stabilire una relazione univoca tra spiegare e comprendere, condizione che sola pu rendere feconda l'opera di decodificazione di un linguaggio, nella fattispecie quello artistico, secondo un 'senso', quest'ultimo inteso come categoria comune e unificante tra chi spiega l'arte e chi la capisce.
Se poi si ricorda ci che afferma Gombrich, che cio non esiste una 'cosa' chiamata arte (lui aggiunge che esistono solo gli artisti), e che "l'opera d'arte significa dunque ci che significa per noi, non c' altro criterio", lei vede come le cose si complichino e come appaia difficile sia capire che spiegare.

Quanto poi al fatto che larte sia utile quando segue un percorso serio, lineare, e non si rivolge alla sola elite, mi sento con tutta tranquillit di dire che: 1) larte non pu n vuole seguire un percorso n serio n lineare (basti pensare ai movimenti avanguardisti del 900 che della non-linearit fanno la loro bandiera). 2) larte non pu n vuole rivolgersi n ad una elite di intellettuali n alle casalinghe di Voghera, queste categorie sono semmai nelle intenzioni dei critici darte, non degli artisti, larte si rivolge, come lei giustamente afferma, agli uomini in senso lato, di ogni forma e colore, lingua o vissuto.

Perch larte emozione (la vibrazione di cui parla Lazier nel suo articolo), prima di tutto com-passione, empatia, intuizione, ed anche se sembra alla moderna neurobiologia che la fruizione estetica abbia basi biologiche comuni e reali (il che spiegherebbe perch tutti o quasi provano sensazioni simili davanti allo stesso capolavoro), ci avviene in un cervello che diverso per ogni uomo, ed anche nello stesso uomo in momenti differenti: pensi dunque come pu essere arduo 'spiegare' o guidare con opportune 'istruzioni per l'uso' un percorso cos aleatorio e indefinito quale quello dell'emozione.

Perch larte irrazionalit, abdicazione a quella che Lazier chiama la propria struttura logica e culturale, , paradossalmente, labbandono di una precisa coscienza artistica, spericolata incursione nelle aree di conflitto e contestazione delle regole comuni
una volta spiegato e capito, l'irrazionale non sarebbe pi tale ...... e l'arte, una volta spiegata, continuerebbe ad essere arte?

Tutti i commenti di vilma torselli

 

Commento 7250 di Renzo marrucci del 27/05/2009


Secondo Lei, gentile Sig.ra Torselli, appunto secondo Lei. Io, per quello che posso dirle, credo in quello che dico. Capita di cambiare o perfezionare posizione e sentimento di fronte a certe opere, certo, la vita corre e anche noi andiamo dietro a quello che amiamo.
Ho un idea chiara di quello che Arte. Su poche cose credo di avere chiare le idee, ma capita che questa mi sia congeniale. Mio padre era un artigiano, mio zio faceva l'animalista in bottega con il mio babbo. Son cresciuto tra i loro piedi, mettevo le mani sui ritagli di pietra sin da quando ero bambino, che per questo ora sono cosparse di ricordi e cicatrici. Lasciai la scultura per andare a studiare architettura a Roma.
Che cosa sar l'arte per me? Non che la possa interessare tanto, ma io lo so! Sar incosciente? Ma che bello, che bello, che bello! Constatando quelli che oggi non so se si ritengano veramente coscienti... mi sento sempre meno incosciente...
Una volta incontrai per strada a Volterra, dove sono nato, Bruciafoco, che era un signore ricoverato ma sempre in uscita dall'ospedale psichiatrico, che girava per le strade di Volterra e senza inibizione alcuna rimproverava pi o meno tutti, eccetto bambini e le ragazze. Avevo ventidue o pi anni e quella volta mi vide, si avvicin a me con fare amichevole e mi disse : te! con codesta faccia vedrai... e c posto anche per te! Io li per l rimasi perplesso, era noto per le sfuriate che faceva e se anche venivano prese come barzellette facevano un certo effetto, ma questa volta con una brusca tenerezza che mi stup...e mi fece riflettere... Scene vive per le vie di Volterra. Teatro della vita.
Ora anche lei mi da dell'incosciente... ma non avr un po dell'anima di Bruciafoco? Che ora ci guarda, dal suo posto lass...

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7251 di giannino cusano del 27/05/2009


Caro Renzo, quando si parla di "inutilit" dell'arte credo che si intenda che l'arte non svolga una funzione eminentemente "utilitaristica".
Ci non toglie che l'arte abbia un ufficio nelle attivit umane, tanto che non si conosce civilt o et della storia priva di espressioni artistiche come non se ne conosce una che non abbia i propri modi di organizzarsi per il sostentamento (ativit utilitarie).
Non a caso l'articolo di Lazier conclude:

"Ma in generale concordo con Vilma Torselli e con lesigenza capitale di unarte inutile.
Pi inutile e sregolata , tanto pi ci necessaria."

il che mi pare perfettamente logico e condivisibile.

Ciao,
Eraclito

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7253 di Renzo marrucci del 28/05/2009


Quando dico che l'arte utile non dico che utilitaristica e nella diffe
renza c' la spiegazione. Utile per vivere, pensare e essere nonostante tutto. Qualcuno ha detto che la bellezza salver il mondo... Si dice sempre qualche cosa per incoraggiare... io non lo so se lo salver perch c' sempre qualcuno che ti dice: ma quale bellezza? A me piacciono le cose tutte verdi o le cose gialle e rosse e come fai a discutere... Bisogna prima educare senza imporre... Conosco scultori che saldano tubi e profilati dell'industria e pensano di rappresentare il mondo. Pittori innamorati della pittura che non si sentono compresi...E via dicendo... ma spero gli faccia bene. Uno mi fece capire che non bello ci che bello ma che bello che bello che bello... Io dico che l'arte qualche cosa di infinatamente vitale che cerca relazione con l'intorno, con il prossimo che ami in una forma completa e totale... e ci permette di condividere partecipare e amare. Entrare nell'infinito delle cose e comunicarlo... e se non lo comunichi devi non capirlo perch allora sei condannato alla solitudine e alla sofferenza a prescindere dal valore... Ci non esclude che tu possa realizzarti lo stesso. Fare, l'arte un fare purissimo, decantante e trascinante quando riesci a comunicare i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri e farli condividere. L'arte se arte unisce e non divide. La perdit di rapporto divide, la pazzia pu essere amata ma divide, la sensibilit unisce quando vera... L'ideale deve esser, per me, una fonte sincera e non una scusa...
Caro Giannino... leva l'ombre e non le mettere... ora spero mi capirai di pi.

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7254 di Vilma Torselli del 28/05/2009


Certo, Renzo Marrucci, sempre e solo secondo me, non ho verit apodittiche da proporre!
Non posso che invidiare le sue certezze e le idee chiare che ha sullarte, avendo oltre tutto un passato di scultore passato allarchitettura, peccato che non ce ne faccia partecipi.

In realt, se avessi voluto controbattere il suo primo commento con maggior precisione, avrei dovuto partire da pi lontano, e chiederle cosa intendesse per capire.
Infatti, parlando di arte visiva e preferibilmente di arte moderna, che per noi moderni dovrebbe essere la pi interessante, il verbo capire pi elastico che mai, almeno a partire dagli ultimi decenni dell 800. E allora che lavvento della fotografia comincia a mettere in crisi la possibilit di capire, quando nasce la pittura impressionista e il racconto, la narrazione, la rappresentazione realistica cominciano a sgretolarsi. Fino ad allora, nella stratificazione dei molti significati possibili di unopera, il racconto dei fatti, la raffigurazione mimetica della realt erano un punto fermo di comprensione immediata ed accessibile anche alle casalinghe di Voghera: limmagine, il paesaggio, le fattezze di un volto le capiscono tutti.
Ma quando ci si accorge che la fotografia pu raffigurare la realt (era stato questo, fino ad allora, lo scopo, seppure ingannevole, dellarte figurativa) meglio, pi fedelmente, pi rapidamente e a minor costo di quanto faccia la pittura, larte visiva piomba nel bel mezzo di una grave crisi di identit dalla quale non uscita ancora oggi.
Larte costretta a rifondarsi annullando il suo passato, cerca nuove motivazioni al suo stesso esistere e si volge allanalisi e alla rappresentazione dellanimo umano, delle passioni, delle pulsioni interiori (il contemporaneo Freud fa la sua parte!): nasce lespressionismo, che travolge come un fiume in piena regole e canoni, prospettiva, proporzioni ........ Certo, lanimo umano non si pu fotografare, non ci pu essere concorrenza, ma non si pu neanche raffigurare secondo liconografia classica.
Larte cerca nuove tecniche, nuovi mezzi e inediti linguaggi espressivi lungo itinerari creativi inesplorati, diventando aniconica, astratta, informale, in una inarrestabile marcia di allontanamento dalla figurazione che lha condotta oggi al concettuale pi radicale, dove non richiesta neanche la presenza dellopera.

Ecco, ora cosa c da capire? Che elementi abbiamo per capire il messaggio che lartista di oggi ci invia in modi talvolta criptici? E poi, cos importante capire, dal momento che non ci pu essere ununica, inequivocabile lettura di un concetto?
Cito ancora Gombrich quando dice: "Che rapporto ha l'arte con il sapere, che senso ha parlare delle possibilit di comprendere un capolavoro? Non sapremo mai che significato potesse avere per il suo creatore, perch anche ammettendo che ce ne abbia parlato pu essere che in realt fosse ignoto persino a lui. L'opera d'arte significa dunque ci che significa per noi, non c' altro criterio".

Mancando il racconto, eliminata la necessit della lettura razionale, ci resta come arma solo la nostra intelligenza emotiva per tentare di capire un messaggio che coinvolge direttamente il nostro emisfero cerebrale destro, che vuole trasmettere non pi unemozione suscitata da una realt narrata, ma lemozione in modo diretto, senza mediazioni di senso e di significato.
In questo territorio, ci si addentra con la mappa costruita in base alle nostre conoscenze e alle nostre esperienze precedenti [] - tuttavia - [......] con una bella espressione della Programmazione NeuroLinguistica possiamo dire: la mappa non e' il territorio, e ognuno di noi costruisce mappe diverse dello stesso territorio e anche mappe diverse da momento a momento, in base al nostro grado di attenzione, ai nostri bisogni, alle nostre motivazioni."

Nella sostanziale, soggettiva indeterminazione dellapproccio all'opera d'arte come sistema comunicativo dobbiamo mettere in conto infinite variabili nella decodificazione del messaggio che rendono quanto mai plurivoco il significato dellatto di capire. Per questo ho riconosciuto nel suo coraggio una dose di 'eroica' incoscienza!

ps 1: mi scuso per la didascalicit del testo, ma non sapevo come altrimenti farmi capire

ps 2: adoro Bruciafoco!

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7255 di pietro pagliardini del 28/05/2009


Vilma Torselli sa bene quanto io, nel mio caratteriale pragmatismo, sia lontano da una visione della realt e del mondo in genere impostata sulla neurofisiologia e, tanto meno, sulla psicanalisi. Certo, mi rendo conto che riferirmi a dati caratteriali e poi affermarne linconsistenza sia una bella contraddizione ma io la risolvo serenamente pensando, con convinzione, che certe contraddizioni rendano pi affascinante e completa la nostra vita. E poi una contraddizione logica non comporta necessariamente laffermazione di una non verit assoluta ma pu significare che i termini di confronto, o almeno uno dei due, siano sbagliati. Ma vengo al punto.
Non ho mai pensato che larte possa avere una funzione utilitaristica in se stessa in quanto arte; larte esprime certamente un bisogno e una necessit umana, se anche gli abitanti delle caverne, che avevano problemi ben pi pressanti e quotidiani dei nostri cui pensare, si sono messi a fare inutili disegni di animali sulle rocce. Laspirazione allarte qualcosa di simile allaspirazione al sacro, un modo per penetrare nel segreto della natura fornendo una risposta irrazionale a ci che rimane oscuro e dunque irrazionale. Pretendere di rispondere alla domanda perch larte come sperare di dare risposta alla domanda perch la religione. La domanda deve essere posta ma sapendo che non esiste la risposta definitiva possibile, e non perch qualunque risposta suscettibile di falsificazione, ma perch non potr mai assurgere a teoria falsificabile, tanto meno confermabile. Non siamo nel campo nella scienza e voglio proprio vedere la neurofisiologia, quando avesse raggiunto livelli di attendibilit e riuscisse a spiegare il come, che la risposta della scienza, cosa ci racconterebbe del perch. Quindi facile prevedere unattesa molto lunga, visto che le scorciatoie illuministiche o marxiane sulla religione hanno mostrato tutto il loro essere atti di fede esattamente simmetrici a quelli della religione, ma molto pi tristi e aridi.
Proprio per essere larte non finalizzata allottenimento di uno scopo preciso, il confronto tra il violino e ledificio, o lo spazio urbano, per quanto intrigante, non mi sembra del tutto pertinente. Si pu vivere senza violino ma non senza casa, come si pu vivere senza grandi domande sul chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo?, ma non si pu vivere senza la domanda come faccio a costruire una casa?. La componente artistica ovviamente presente in ogni forma di architettura, dato che, in fondo, per ripararci dagli agenti atmosferici abbiamo bisogno di ben poco, oltre a quattro mura e ad un tetto ma mi sembra che il passaggio e levoluzione continua dalla caverna aa che cosa non lo dico per non dovermi fermare a qualche decennio prima di oggi dato che oggi siamo al design, esprima pi che altro una componente simbolica e percettiva in cui larte centra ma espressa sotto forma di decorazione, di aggiunta anche utilitaristica tesa a migliorare la qualit del proprio ambiente di vita, che la casa e la citt.
Allora come sta, unaltra contraddizione? Larte utilitaristica oppure no? Continuo a credere (sottolineo credere) che larte non sia utilitaristica mentre larchitettura s. Continuo a credere che larchitettura abbia regole sue proprie, mutuate dalle forme della natura, con precise procedure costruttive molto razionali ma non razionaliste che non richiedono, anzi, gli effetti esaltanti della cocaina, molto utile e diffusa invece nellespressione artistica. Direi anche che larte unespressione prettamente individuale e individualista mentre larchitettura opera collettiva, sia nel senso che deve essere condivisa (o subta) dai suoi fruitori sia, prima di tutto, costruita da una molteplicit di soggetti, dei quali larchitetto solo uno anche se importante. Un buon disegno darchitettura un buon inizio ma non architettura, solo un buon inizio. Senza lopera dei costruttori larchitettura non esiste. Il termine cantiereesprime bene questo concetto.
Per questo Piazza del Campo, espressione collettiva di tanti gesti individuali, ci appare ed poetica. Per questo, sicuramente, le opere oggi esaltate hanno poco dellarchitettura, perch sono lespressione esasperata di un creativo che potrebbe anche lavorare sotto gli effetti di stupefacenti, tanto c qualcun altro, dopo, che ci pensa a fare larchitetto.
Pietro Pagliardini

Tutti i commenti di pietro pagliardini

28/5/2009 - Sandro Lazier risponde a pietro pagliardini

Per Pagliardini.
La domanda non perch larte ma esistono regole per produrre larte? Domanda teorica che ha tutti i requisiti per essere falsificata. E quindi confermata nella sua negazione.
Si pu vivere senza violino ma non senza casa. Nel suo eccessivo pragmatismo le sfugge che il violino non la musica e la casa non larchitettura. Violino e casa sono solo strumenti che si possono usare - bene o male - simultaneamente senza necessarie subordinazioni. Larte viene dopo e la sua realizzazione immune da priorit etiche.
La componente artistica ovviamente presente in ogni forma di architettura (bench) esprima pi che altro una componente simbolica e percettiva in cui larte centra ma espressa sotto forma di decorazione, di aggiunta anche utilitaristica tesa a migliorare la qualit del proprio ambiente di vita, che la casa e la citt. Allora come sta, unaltra contraddizione? Larte utilitaristica oppure no? Continuo a credere (sottolineo credere) che larte non sia utilitaristica mentre larchitettura s.
Mi pare che la contraddizione che anche lei ammette nella sua affermazione sia parecchio grossa per potersene liberare semplicemente riconoscendola. Oltretutto, la decorazione strumentale, come il violino o la casa di cui prima, per cui da sola pu accedere alla poesia senza necessit di appoggiarsi allarchitettura. La decorazione una cosa; larchitettura unaltra. La decorazione figurativa; larchitettura spazio.
Continuo a credere che larchitettura abbia regole sue proprie, mutuate dalle forme della natura, con precise procedure costruttive molto razionali ma non razionaliste che non richiedono, anzi, gli effetti esaltanti della cocaina, molto utile e diffusa invece nellespressione artistica.
Anche qui lei dice come costruire il violino, non la musica del violino.
Per concludere, credo che Piazza del Campo di Siena non abbia assolutamente seguito le regole che lei cita ma che, come spesso avviene anche per le scoperte scientifiche, sia una miscela di caso e determinazione, in cui, senza regole, lo spazio ha meravigliosamente riconciliato gli uomini con le contraddizioni del proprio tempo.

 

Commento 7256 di Vilma Torselli del 28/05/2009


Pietro, conoscendoti, frequentando il tuo blog ed avendo spesso dialogato con te, trovo il tuo commento del tutto pertinente con il tuo pensiero generale, con il tuo caratteriale pragmatismo, specie quando, in estrema sintesi, definisci larte non finalizzata allottenimento di uno scopo preciso.
Hai ragione su tutto, certo larte non ti ripara dalla pioggia e non ti d un tetto, unattivit senza un perch, una componente accessoria dellarchitettura.
Ebbene, devo dire che non ho mai inteso parlare dellarte in questi termini, tanto meno sostenere che pu aiutarti nella vita pratica o nel perseguire precise finalit o avere determinata importanza nel definire unarchitettura: non ho difficolt a convenire che tutto ci larte non lo pu fare (n lo vuole).

Tenendo conto che intendo per arte quella visiva, il punto da cui sono partita un altro: mi sono chiesta perch sia luomo di Lascaux che quello del terzo millennio siano cos affascinati da una cosa che li induce semplicemente a guardare, ad esercitare la vista. Naturalmente, tutto si pu guardare, un paracarro come un tramonto, ma larte usa un trucco accattivante e geniale, la bellezza, dotandosi di un significato estetico, un valore aggiunto costituito dal fatto di essere bella, nellaccezione pi ampia del termine e compatibilmente con le sue mille varianti nel corso dei secoli. Guardare, perch?

Voglio citare brevi parole di Adriano Sofri tratte dalla sua recensione di un libro di Semir Zeki ormai divenuto classico, La visione dallinterno (Bollati Boringhieri, 1999): Noi vediamo, dice Zeki, per conoscere il nostro mondo. (Ho visto dunque so, dicevano i greci: e la stessa radice in vedere e in idea). La premessa che gli artisti possono prendere in conto solo le caratteristiche della natura che il loro cervello attrezzato a vedere. Non avvertono i raggi ultravioletti, e dunque non li riportano sulla tela, bench i fisici sappiano indagarli. Le api, sensibili allultravioletto, potrebbero trasferirlo nelle loro opere darte - e magari lo fanno. Questa apparente ovviet, con la consapevolezza che la visione sia il pi efficace mezzo di conoscenza del mondo, , secondo Zeki, trascurata dai neurologi come dagli artisti. Si continua a pensare che la visione sia un processo passivo - unimpressione sulla retina, trasmessa da questa a una zona della corteccia visiva che la riceva e decodifichi, e non piuttosto un processo in cui il cervello specializzato interviene attivamente. Mirando la conoscenza ad astrarre lessenziale dai dati contingenti disponibili, il sistema visivo, dice Zeki, molto pi evoluto del linguaggio verbale, acquisto ben pi recente

Ora, il punto chiave mi sembrato proprio questo, il fatto che larte sia sopravissuta alla selezione che la natura opera abbandonando nel corso dellevoluzione le caratteristiche inutili e sia stata conservata tra le attivit che luomo continua a svolgere e perfezionare. Se vedere vuol dire conoscere il nostro mondo e la conoscenza del mondo vuol dire migliorare le possibilit di sopravvivenza della specie, allora tutto ci che migliora, affina ed arricchisce la nostra capacit di vedere (o guardare) inevitabilmente utile, sia al singolo che alla specie.
Larte quindi non ci aiuta a costruire una casa, ma ci aiuterebbe a migliorare la nostra conoscenza dellambiente-mondo, il che comunque correlato con le attivit che vi si collocano (compresa quella di costruirci la casa).

Sicuramente il discorso preso molto pi alla lontana di quanto il tuo pragmatismo vorrebbe, voglio dire che la necessit dellarte non sta nel guardare un quadro di Mir piuttosto che uno di Picasso per trarne un piacere fine a s stesso, ma nellesercitare una delle nostre abilit conservandola al meglio grazie allarte.

Pi o meno, cos la penso io
Un saluto
Vilma

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7257 di renzo marrucci del 28/05/2009


Gentile sig.ra Torselli
capire per me vuol dire entrare nelle cose, siano quello che siano e poi ti accorgi se le senti o no! Capire e sentire ci che ci relaziona e che ci fa crescere. La si pu fare molto complessa, ma non il caso Ci fa scegliere e partecipare e ci da la possibilit di conoscere, confermare ecc rimanere fuori di quella emozione o ragione ecc o condividerla, farla propria, crederci. Di fronte ad un quadro oppure ad una scultura come ad un architettura Avendo un minimo di linguaggio, si entra dentro al tema o alla funzione e se ne pu apprezzare e o rifiutare la soluzione o la emozione ecc Sentirla estranea Se di fronte ad un paesaggio naturale si prova attrazione il registro nella misura della propria sensibilit, ma anche perch abbiamo gli elementi per capire e sentire quella realt ed apprezzarla rapportandola alla propria attitudine. E una questione di educazione per tutti avere elementi idonei ad esercitare il proprio discernimento critico. Tale discernimento cresce, come soffoca senza educazione e conoscenza e con educatori inadatti Oggi purtroppo di educatori inadatti ne sono piene le scuole (Sic) Di venditori di parole ne sono piene soprattutto le TV e via dicendo
Se io capisco un quadro posso valutarlo nella sua comunicazione emozionale e se mi prende dice esprime, parla sia che abbia valori formali riconoscibili o no!
Una cosa nuova, fuori dalla convenzione, senza codici formali, pu benissimo essere riconosciuta nella nostra coscienza e comunicare il suo valore e poi essere tradotta da chi ci arriva primaMir per esempio di fronte al quale vedo sempre molte perplessite via dicendo. Una buona opera di spiegazione avrebbe portato pi avanti il mondo e via dicendoCapire, come recepire coscientemente, non vuol dire condividere.
Puoi capire e non condividere. Puoi capire e condividere. Capire viene prima e poi entra la tua sensibilit, esperienza ecc che ti porta a condividere nei gradi della tua sensibilit a recepire. Capire il primo atto razionale che ti collega al mondo e permette di avere percezione della tua realt vitale, chi sei e cosa sei nel contesto in cui sei. Qualcuno disse: conosci te stesso Poi la scelta di aprire le braccine verso ci che ti tocca, che senti, che ti stimola ecc ecc
Una volta la mia povera mamma guardandomi forte negli occhi mi disse : hai capito o no! E io tutto compito, agitando la testolina, dissi di si! In realt avevo paura di prendere degli scapaccioni e sul momento non seppi dire altro
Quando mi pass il timore cominciai a capire qualche cosa
Apprezzo personalmente quello che scrive, ma credo che oggi ci sia molta confusione orchestrata e micidiale e non sta scritto da nessuna parte che gli si debba dare credito. Io in arte, come in architettura mi fido di quello che vedo e che sento. Pu darsi che sia limitato, ma larte non va confusa con lo sperimentalismo e se qualcuno lo gabella facendo esercizio della retorica, io posso farci poco. La carenza critica di questa nostra societ non favorisce la selezione tra i valori, e allora che altro fare? Nella buriana c solo chi ci guadagna, ma non la societ.
La ringrazio per Bruciafoco

Tutti i commenti di renzo marrucci

 

Commento 7258 di giannino cusano del 29/05/2009


giusto porsi domande ... quante domande (!?)

... ascoltare sentire ascoltare sentire ascoltare sentire ...

Daniel Variations, My name is Daniel Pearl di Steve Reich
http://www.youtube.com/watch?v=7Z7U-R3kYbk

bye
Eraclito

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7259 di pietro pagliardini del 30/05/2009


A Sandro Lazier
Probabilmente correr il rischio, ma lo affronto volentieri, di incartarmi in inutili sofismi per cercare di spiegarmi meglio e di farmi capire.
Se la domanda : esistono regole per produrre l'arte, in assoluto, io non le conosco e mi tiro indietro. Io azzardo una risposta alla domanda se esistano regole per produrre piazze artistiche come quella di Siena.
Lei scrive: "Nel suo eccessivo pragmatismo le sfugge che il violino non la musica e la casa non larchitettura" e in questa frase c' la differenza (non una parolaccia differenza) fra il nostro modo di pensare. Per me che da giovanissimo sapevo suonare il violino, ma stupidamente l'ho abbandonato molto presto, nel prendere oggi questo strumento tra le mani ne colgo le forme morbide decisamente umane, la pregevole opera del liutaio, l'attenzione e la delicatezza con cui questo deve essere trattato ma non raggiunger mai il fine per cui quello strumento nato, cio la musica. Posso certamente imbracciarlo, mi ricordo ancora la tecnica, posso perfino accennare a far scorrere l'archetto sulle corde ma non ne uscir mai musica, solo suoni, gracchianti e privi perfino della necessaria continuit. In nessun modo riuscir ad utilizzare quello strumento per lo scopo per cui stato prodotto.
La casa, viceversa, non richiede nessuna particolare capacit per essere "utilizzata", contrariamente a quello che scriveva Le Corbusier, il quale voleva insegnare alla gente ad abitare. La musica richiede tecnica, la bella musica richiede arte. Abitare non richiede nessuna tecnica o apprendimento ma un fattore antropologico e prima ancora genetico. Abitare quasi come respirare e nessuno ti insegna a respirare, semmai, se hai problemi, ti insegnano a respirare meglio, come nel caso della balbuzie o a chi per aver molto fumato ha perso capacit polmonare.
Ma lei parla di Architettura e non di edilizia, cio di case, e, mi par di capire, attribuisce all'Architettura e solo a quella il dono dell'arte. Le cito un brano di Gianfranco Caniggia, non per fare sfoggio di conoscenza, ma solo per non appropriarmi di pensieri altrui:

La divisione un tempo usuale tra oggetti architettonici e oggetti edilizi, tra opere maggiori e minori sussiste, con lavvertenza che col termine edilizia si deve intendere il contesto generale del costruito, che certamente il maggior protagonista dellambiente antropico e della sua storia civile. Il termine architettura pu restare riservato a quelle opere che dalledilizia sono derivate, in seno al costruito, come emergenze specialistiche.

Anchio tendo a non esagerare con questa esaltazione dell'Architettura perch l'edilizia ad aver fatto la storia dell'uomo e lo stupore che si prova in Piazza del Campo, della quale sfido chiunque a citare al volo il nome di qualcuno che ne sia autore, in tutto o in parte, deriva dalla sua forma apparentemente regolare, ma non perfettamente simmetrica, che sembra progettata ma non lo , almeno non nel senso che intendiamo noi, in quanto nasce dalla presa di possesso del territorio da parte della citt, nel senso di "civitas", attraverso i suoi statuti e regolamenti: cio una grande opera collettiva. Lo stesso si pu dire dei suoi palazzi, alcuni dei quali assolutamente unici, altri, invece, a ben guardare, assolutamente consueti e neanche dotati di particolare ricchezza decorativa. Quell'autentico gioiello di piazza, quella conchiglia irregolare i cui disegni a terra corrispondono esattamente a linee di compluvio convergenti in un fuoco, che una caditoia, esprimono un concetto di arte che assolutamente spontaneo e connaturato ad una societ organica (verso la quale, si badi bene, io non nutro nessuna nostalgia o rimpianto, essendo ben felice di essere nato in una societ imperfetta ma aperta che mi consente molti gradi di libert).
Ma lei dice di non credere che quella Piazza abbia seguto regole e piuttosto sia dovuta al caso unito alla determinazione. Io non posso e non voglio escludere che vi sia una componente casuale. Casuale potrebbe essere l'orografia del luogo, per non casuale la scelta del luogo, che il punto di convergenza o di tangenza di una serie di strade importanti; non casuale che abbia la forma a conchiglia, perch gli edifici seguono al meglio le curve di livello, non sono casuali le linee di pendenza della piazza, studiate per fare convergere le acque in un punto preciso senza andare ad allagare il Palazzo Pubblico che fungerebbe da diga, non casuale la forma a spicchi, come dicevo prima. Non certamente casuale che il Palazzo Pubblico con la splendida torre, improntata ad una raffinatezza, snellezza ed eleganza cos consustanziale al paesaggio, laccento dialettale, il carattere stesso dei senesi, si trovi proprio a Siena, solo 60 chilometri da Arezzo, la mia citt, dove per non potrebbe assolutamente essere mai nata, tanto questa citt pragmatica come me, rude ed essenziale, poco raffinata (forse come me) ma diversamente bella. (Per inciso vorr dire qualcosa se laccento senese rimasto dolce e sonoro e quello aretino duro e sgarbato a distanza di secoli, e non si sono trasformati molto e non intervenuto nessuno a volerli cambiare per forza).
Non c casualit in queste scelte contestuali, c spontaneit, che tutta unaltra cosa, adattamento della cultura di un popolo ai luoghi. Non pu esserci causalit se ogni citt ha una o pi piazze come questa o quasi ( qui siamo alleccellenza dovuta probabilmente alla casualit di un insieme di fattori positivi raccolti tutti insieme). Ma Piazza della Signoria ugualmente casuale? Piazza del Campidoglio, completamente progettata, pu essere mai casuale? Se ci pensa si accorger che esistono molti pi casi di straordinarie piazze che di straordinarie ricerche scientifiche.
Mi domando: perch questi casi non si determinano pi? Sar che sono smemorato ma non mi viene a mente una sola piazza contemporanea che possa lontanamente confrontarsi, sotto il profilo artististico o poetico con questo. E s che di spazi chiamate piazze se ne fanno e se progettano una al giorno e di architetti ve ne sono decine di migliaia. Ma questi casi non si ripetono, semmai vanno a danneggiare quelle piazze che andrebbero lasciate in pace. La risposta che io do', e che immagino da lei non sar condivisa questa: la spontaneit, o l'aderenza a quei principi desunti dalla spontaneit, che ha determinato quella e le altre piazze non esiste pi, ed inutile sperare in una sua resurrezione, ma il problema che non c, perch non viene insegnata dalla stragrande maggioranza dei docenti, la conoscenza di quelle regole che consentirebbero di porre in essere le condizioni in base alle quali, ad un certo momento, potesse scattare la molla per far diventare poetiche e artistiche anche le piazze del nostro tempo. Laddove non c coscienza spontanea ci deve essere coscienza critica. Non lo dico io ma interpreto, ancora una volta, Caniggia che lo scriveva gi nel 1971.
Cordiali saluti

Tutti i commenti di pietro pagliardini

 

Commento 7260 di Vilma Torselli del 31/05/2009


Pietro Paglliardini, puoi anche fregartene della neurofisiologia, della psicanalisi, dellemotivit, della comunicazione subliminale ecc., per siamo fatti cos, analizzare larchitettura per quello che senza voler conoscere luomo, che lha inventata, un esercizio monco che dar risultati parziali e inesatti.

Ogni azione creativa compiuta dalluomo trasmette un messaggio, comunica qualcosa, consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente, che lo voglia o no, tutto, dallarte allarchitettura, allo scarabocchio di un bambino al disegno di un folle, dalla scrittura nella sua componente grafologica allimpaginazione di un testo, dal disegno pi elaborato alla nota della spesa ( la mia per esempio dice che sono una persona piuttosto distratta con un senso dellordine del tutto personale).
Anche nel fare una capanna, un tetto che ripari dalla pioggia, quattro mura, si trasmette un messaggio, e tutte le volte che si delimita uno spazio (lo spazio racchiuso di Zevi) e gli si attribuisce una funzione si fa architettura: in questottica la differenza tra edilizia e architettura appare del tutto artificiosa mentre la definizione di emergenze specialistiche sembrerebbe inevitabilmente delegata a valutazioni marcatamente soggettive (di chi?), il che non mi sembra coerente con la tua posizione.

Scrive Salvatore Zingale: Gli spazi della vita sociale sono un campo semiotico e dialogico che richiede una nostra risposta in termini di scelta di azione: che cosa dobbiamo fare per trovare la strada? Questo campo composto di luoghi e percorsi, mete e direzioni. immaginabile come un reticolo di schemi duso inscritti in quel tessuto o testo architettonico che lo spazio costruito.

I segni dello spazio semiotico raccontano un senso, definiscono degli schemi che dobbiamo trovare ed interpretare per interagire con quegli spazi. Tutta la nostra vita si svolge in spazi semiotici, architettonici o urbanistici, quelli delle nostre case, dove lo spazio comunica il nostro vissuto, quelli delle citt, dove siamo continuamente chiamati a dialogare con lambiente, dove continuamente chiediamo informazioni per orientarci e rispondiamo interpretandole: lo sguardo, unocchiata allinsieme (guardare, ancora guardare) il primo mezzo di contatto e quanto pi buono il contatto ( quindi non si parla solo di esperienza visiva ma anche di coinvolgimento empatico e affettivo, ci che ti fa sentire a casa), tanto migliore la cognizione dellambiente.
Le citt sono veri e propri discorsi (Roland Barthes, Umberto Eco), dove lo spazio urbano non pu per essere letto autonomamente perch non pu prescindere dallarchitettura (la quale invece pu essere autonomamente valutata), dove niente sperimentato singolarmente, ma sempre in relazione alle sue adiacenze, alle sequenze di eventi che portano ad esso, alla memoria delle precedenti esperienze. (Kevin Lynch, L'immagine della citt, 1960).

Se la cortina architettonica che contorna linvaso a cielo aperto di piazza del Campo si articola in una serie di segni inseriti in un sistema autonomo, viceversa il sistema urbanistico non ha significato senza quel contorno.
Louis Hjelmslev scrive che lelemento urbanistico un tutto formato da elementi solidali fra loro e tali che ciascuno dipenda dagli altri e non possa essere quello che se non in virt delle sue relazioni con essi, la tensione tra spazio urbanistico e spazio architettonico, le reciproche connessioni di vuoto e pieno, che fanno di quella piazza una entit autonoma di dipendenze interne potrebbero rappresentare una possibile risposta ed un efficace canale di comunicazione non verbale tra passato e presente, oppure i significati originari, ammesso che fossero in questi termini leggibili, sono irrimediabilmente persi e ci che sperimentiamo una loro interpretazione attualizzata?

La spontaneit che tu proponi come chiave di lettura non risolve il quesito, ci che emerge da unanalisi anche superficiale e sommaria come la mia mi pare sia la necessit di cercare risposte in campi disparati e in discipline apparentemente lontane, non ci sono, se ci fermiamo limitatamente al campo dellarchitettura e dellurbanistica, regole per porre le condizioni di base che facciano scattare la molla della poesia, per conoscere lopera delluomo bisogna indagare luomo.

So che non scalfir le tue convinzioni, ma il bello della discusssione il disaccordo
ciao
Vilma

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7261 di giannino cusano del 01/06/2009


Mi rendo conto che la storia oggi non pi molto di moda, tra approcci fenomenologici che pure hanno la loro importanza, e recuperi (a mio parere eccessivamente generalizzanti) di temi cari a Georges Bataille piuttosto che a Walter Benjamin o a Friederich Nietzsche, volti a screditare qualsiasi approccio storico in nome dell'eterno ritorno e della preminenza dell'immagine come "traccia" inconscia e sempre riemergente del rimosso, ma non per questo trovo lecito buttare al macero tout-court qualsiasi chiave di lettura di matrice storica.

Se "ogni poesia d'occasione", come ripeteva Sartre, credo quindi che la questione di Siena e di Piazza del Campo vada anzitutto inquadrata nel concreto del suo divenire storico. La piazza parte anzitutto del sistema ternario Duomo-foro Boario (poi piazza Mercato)-Campo. Sono i tre caratteristici poli (religioso, commerciale e civico) che vertebrano tutte le citt medievali. Sappiamo anche che queste seguivano schemi o tipi ben identificabili : lineare, fusiforme, radioconcentrico (vera invenzione tipica dell'epoca), a lisca, a scacchiera ecc. applicati caso per caso in modo assai duttile in rapporto alla conformazione del suolo e a un abbozzo di vita comunitaria che evolveva sulla base di ben definiti canovacci.

Nessuna assiomaticit urbanistica, ma parlare di regole a me sembra che possa risultare ambiguo, per noi che veniamo dopo il Rinascimento. Piuttosto, parlerei di un metodo flessibile assai pi razionale di qualsiasi rigido ordine geometrico; un linguaggio della continuit capace di amalgamare nell'assieme ogni singolo episodio. E che pu e deve essere letto, almeno in via di tentativo, assumendosene tutti i rischi.

Osservava giustamente Ranuccio Bianchi Bandinelli che il peculiare senso spaziale senese nasce dalla particolarit di un sistema di strade il cui impianto base quello delle Siene dei borghi e castellari pi o meno chiusi ciascuno in s dei sec. XII e XIII, che poi verranno reintegrati nella Siena dei mercanti e degli artigiani. Ma non fino a cancellare il carattere di strade a elementi chiusi che, invece, il Rinascimento e l'et barocca tender ovunque a trasformare con aperture verso punti focali prospettici.
Dunque, a Siena si parla un linguaggio che non prevede edifici messi in mostra come fondali o terminali a strade n strade realizzate a bella posta in funzione di singoli edifici. C', piuttosto, un sistema ininterrotto di circuiti e superfici stradali che si sviluppano per fluenze capaci di interrelare cammino umano e curve di livello. E che non va minimamente confuso con quello delle quinte ondulate del Barocco, perch queste configurano, anche in relazione alla difusione delle carrozze, sistemi di direttrici esplodenti in fuochi, secondo la logica della "sorpresa" e spesso della persuasione occulta, del tutto ignoto alle aggregazioni descrittive, rapsodicche e narrative del mondo medievale e senese.

Le tre piazze di Siena, di cui il Campo fa parte, nascono da un preciso programma di decentramento urbano e di apertura del mercato sull'hinterland e di una razionale connessione della citt con la via Francigena. Anche il programma di urban redevelopment da cui nasce il decentramento non segue alcun rigido disegno aprioristico ma una metodologia duttile e, insieme, assai rigorosa. La nuova pianificazione prese l'avvio, che io sappia, nel sec. XIII per interrompersi solo con la peste del 1348.
Il polo civico del Campo intensifica questo discorso di superfici avvolgenti facendole confluire e intersecandole nel pi importante spazio comunitario della citt. Anche la torre del Mangia non sembra configurarsi come fulcro o coagulo visivo, focale, quanto come episodio pragmaticamente assunto per puro gusto della verticalit. A questa logica descrittiva di superfici appartiene anche la pavimentazione cava della piazza, su cui si lascia semplicemente affiorare l'andamento stesso del terreno. Dunque, doppio cavo (invaso + pavimentazione della piazza) pulsante a valenza fortemente temporale e del tutto avulso dalla pi tarda dinamica barocca.

Questo procedere per fasce e superfici continue che gradualmente, inglobando edifici ed episodi di ogni genere, dalle vie compresse sfociano nella bolla dilatata della piazza mi pare un carattere distintivo di Siena e della forte intensificazione della sua vita civica nella piazza del Campo.

Non so e non mi sento di decidere se si tratta della pi bella piazza del mondo, perch le piazze di Spagna o del Quirinale, gli invasi di Pienza, piazza delle Erbe e della frutta a Padova o piazza dei Miracoli a Pisa sono altrettanti episodi poetici (pi che di edilizia/architettura , parlerei di prosa/poesia) e dove c' poesia non c' quantit ma solo diverso e forte carattere. Tentare di captare l'individualit di ciascuno di questi episodi, ci che fa di ciascuno un unicum distinto da ogni altro, non ci garantisce certo di poter ripetere quell'episodio, perch la freschezza non ripetibile, tanto meno a comando. Ma certo utile se incentiva a immaginare altro, magari solo in una prosa corretta: a leggere, immaginare e scrivere spazi.

G.C.

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7262 di pietro pagliardini del 02/06/2009


Vilma, non si tratta di non scalfire le mie convinzioni (per inciso, dubito che qualcuno riuscirebbe a scalfire le tue), si tratta di due sensibilit diverse. Ho stampato il tuo commento per capirlo meglio e mi sono reso conto che, in modi molto diversi, non diciamo cose molte diverse.
Capire le basi neurofisiologiche della percezione non certo nelle mie capacit n in quelle di nessun architetto. Forse non neanche nelle capacit dei neurofisiologi verso i quali io mantengo, con tutto il dovuto rispetto e la massima invidia possibile per la loro conoscenza, una bella alea di dubbio sulle loro certezze, quando ve ne sono. Ad esempio: si dice che una delle ragioni dellinnamoramento consista nellodore rilasciato da ormoni e se quellodore, del quale non siamo coscienti, si conf tra due soggetti scatterebbe quella che chiamiamo attrazione tra due persone. Pu darsi sia cos, non ho motivi per dubitarne in assoluto, non ho controprove per dire che non pu essere ma il meccanismo mi sembra un pochino pi complicato di come viene descritto, basti pensare a quanto conta la vista e, recentemente, a come possa scattare lattrazione dalla semplice chat. E pensare che le basi dellinnamoramento potrebbero essere, per molti versi, analoghi a quelli di altre specie animali,mentre la poesia, la creativit, la coscienza di s caratteristica propriamente umana. E vero che adesso si tendono a scoprire negli animali tutte le caratteristiche che li rendono pi simili alluomo, mentre prima si tendeva a trovar ci che ci differenziava dagli animali, la qual cosa la dice anche lunga su quanto la scienza sia abbastanza indirizzabile e tenda ad adattarsi al clima culturale della societ, anche se io credo si possa ammettere qualche differenza esista tra uomo e animale.
Ben diverso il caso della psicologia della percezione, dove esistono prove empiriche, i test, che mostrano uniformit di comportamenti in un certo numero di soggetti divisi per varie classi dappartenenza. Ho letto in un bel libro, Il Tao e Aristotele, di Richard Nisbett, che i cinesi hanno un approccio alla realt priva della classificazione in categorie; i cinesi, cio, non conoscono il concetto di bianchezza, per esempio. Ovviamente conoscono il colore bianco ma per esprimere il concetto di bianchezza fanno una circonlocuzione che li porta al confronto con un fenomeno della natura, ad esempio la neve. Eppure i cinesi hanno un cervello che credo sia esattamente come il nostro. Come sta? Sta che la loro cultura si sviluppata in un modo diverso dal nostro: stesso cervello, diverso modo di porsi rispetto al mondo.Mi pare ovvio che in una cultura come questa il concetto di bellezza sia diverso anche se probabile ci sia una base comune a tutti gli altri esseri umani.
Con questo voglio dire che, non trascurando affatto le diversit genetiche, la componente culturale fondamentale. E per tornare allargomento, quando io parlo di regole non intendo dare una spiegazione a quelle regole, intendo dire che c chi le ha studiate ed in grado di riprodurle e di applicarle. Non un fatto meccanico e matematico, non c garanzia assoluta di risultato, non una scienza esatta, ma chi le sa applicare bene commette meno errori di chi agisce con la sua fantasia e, dato che statisticamente di fenomeni o geni, diceva Zevi, ne nascono uno ogni 500 anni, molto meglio applicare quelle che sperimentare molte baggianate e affidarsi a s stessi. Questo metodo non inibisce la creativit la quale, nei pochi che la possiedono per davvero, riesce ad emergere in ogni modo.
Ho riletto, su tuo consiglio, Kevin Lynch, e ho riletto Rudolf Arnheim (La dinamica della forma architettonica) e in entrambi i casi ho trovato indicazioni e analisi utili, ma direi a frammenti, e comunque, specie in Lynch, una conferma assoluta di certo concetti muratoriani, quali ad esempio le nodalit. Ma niente di paragonabile a quella strutturatissima teoria, verificata leggendo la citt e non intervistando la gente (quindi pi oggettiva), di Caniggia, la quale, a sua volta, trova un'altra conferma nella teoria delle reti urbane di Salngaros.
Quanto a a quellaura inimitabile di Piazza del Campo, nata proprio da quella cultura diffusa e spontanea, organica alla societ stessa, che sapeva contemporaneamente adattarsi ai luoghi e farlo con un altissimo senso estetico, non critico e consapevole ma naturale perch condiviso e omogeneo alla societ. Perch accadeva questo e come farlo riaccadere? Mi fermo qui, non so dire altro, non pretendo di farlo. Ma non lo fai neanche te, in effetti; ti poni domande, ti interroghi e vuoi capire.
Non c differenza tra te e me nel fatto che attribuiamo quel risultato straordinario allinsieme e non alle parti e quando io parlo di edifici specialistici non sono affatto in contraddizione perch la specialit non consiste nellautore e nemmeno in qualche particolare dote dell'edificio se non nelluso diverso per il quale ledificio nato e che nel tempo si evoluto e consolidato come tipologia specialistica. Quindi anche ledificio specialistico inquadrato in quella sorta di antropologia della citt che il cuore degli studi di Caniggia. Pi tardi ledificio specialistico stato appannaggio dellarchitetto come figura specialistica, e ancora pi tardi questo intervenuto nella progettazione di ogni edificio.
A chi non l'avesse fatto io consiglio di leggerlo e di studiarlo "Lettura dell'edilizia di base" di Caniggia e Maffei. E' faticoso e richiede tempo ma ne vale la pena, non per farsi convincere ma per capire bene cosa c' dietro.
Tu non ti accontenti di sapere che esistono regole che potrebbero riprodurre certe condizioni, anzi non credi nemmeno che esistano, tu vuoi capire lessenza della bellezza e perfino dello stupore che la bellezza crea, io mi accontenterei di riuscire a creare quelle condizioni. Io ho un limite pi basso ma per me gi esaltante, tu alzi lasticella e vuoi andare oltre. Se ci arrivi seri grande, se non ci arrivi io far meno danni di te.
Io credo che questo sia dovuto anche, non solo, al fatto che a te interessa il fatto artistico e creativo, a me interessa di pi lambiente delluomo. Io non mi stanco mai di passeggiare nelle strade dei nostri centri storici, soprattutto della mia citt, e ne ricavo un senso di appartenenza ad un ambiente e ad un luogo che sento protettivo e molto intimo, pur se condiviso con migliaia di altre persone. Quellambiente mio, io lo posseggo e ne sono posseduto. Per me la citt lopera artistica pi grande che sia stata creata dalluomo, anche se non possiede grandi eccellenze o singolarit architettoniche o opere darte. L'arte sta nell'insieme, linsieme che conta, ledilizia articolata lungo le strade che ogni tanto si fanno piazza a fare la citt.
E pensare che cera chi le voleva distruggere le strade e c anche riuscito, in gran parte!
Ciao
Pietro

Tutti i commenti di pietro pagliardini

2/6/2009 - Sandro Lazier risponde a pietro pagliardini

Un paio di punti, credo, stabiliscano tra noi una differenza di sostanza.
1
Mi spiace ma se c una cosa indubbiamente certa che non v nessuna poesia senza ricerca e sperimentazione. Che come dire che una poesia vale sicuramente il rischio di un milione di baggianate. Non vero che applicando con ordine regole derivate dalla tradizione si corrano meno rischi; al contrario, si ha certezza di non arrivare mai a qualcosa di autenticamente poetico. Non c bravura che tenga. Senza il motore del tradimento, che vera tradizione (e non vero il contrario), non c storia nellarte.
Il gusto evolve per scatti violenti e arroganti, ogni volta azzerando irriverentemente il codice che lo ha preceduto. Non c nessuna continuit formale se non lalternarsi disarmonico e sregolato di tensioni contrapposte. Larte vive pericolosamente nellaritmia e per questa ragione appare sempre insolente e arrabbiata ai contemporanei. La regolarit luccide.
Tanta architettura minore (sono daccordo con Vilma che lopposizione edilizia-architettura sia solo un pretesto accademico) prova di quanta energia vada investita per arrivare a poche opere degne di elogio. Gehry nutre la sua poesia nella desolazione di una moltitudine di periferie tutte uguali. Senza periferie, niente Gehry.
2
Appoggiare le proprie tesi sul senso di appartenenza - concetto dal peso specifico incerto, relativo al soggetto che lo esprime atto che sconfina nella retorica, intesa quale forma di suggestione priva di argomenti razionali e oggettivi.
Di tale senso ogni individuo ha il proprio. Questo indubbio. Credo che anche chi nato e vissuto in periferia, non solo in centro antico, solo in questa trovi il senso della propria appartenenza. Persino chi nato e vissuto nel tanto vituperato Zen di Palermo, sono sicuro che in esso trovi il proprio senso dellabitare. Anche per costoro la citt lopera artistica pi grande che sia stata creata dalluomo, anche se non possiede grandi eccellenze o singolarit architettoniche o opere darte.
Quindi va bene tutto. Larchitettura contemporanea, bella o brutta che sia, come lantica, bella o brutta che sia. Purch ci appartenga individualmente.
Io non credo e non amo le derive del relativismo, antropologico in questo caso.

 

Commento 7263 di giannino cusano del 03/06/2009


In riferimento all'ultimo commento di Pagliardini, non riuscir a essere breve: i temi in gioco sono molti e complessi. Io la vedo cos:

1. Freud era un neurofisiologo. Inizialmente parl di istinti (istinkt) alla base del comportamento umano, ma presto rivide la questione introducendo il concetto di pulsione (trieb). La differenza che mentre l'istinto deterministico e negli animali induce comportamenti definibili e prevedibili, la pulsione plastica: non d luogo ad alcun meccanicismo perch ogni pulsione pu avere esiti assai differenti, dipendenti da fattori imponderabili come la cultura del soggetto e non, atti di invenzione e di fantasia ecc.. Lacan, freudiano eretico al punto di essere espulso dalla Societ Psicoanalitica Francese per aver tenuto una serie di seminari commissionatigli dalla stessa SPF, chiar molto bene questo punto. Ci che distingue l'essere umano dall'animale, in questa prospettiva, esattamente la differenza tra pulsione (eminentemente umana) e istinto. Sempre Lacan, e non a caso, fece la sua tesi di laurea sulla paranoia, perch a tutt'oggi -che io sappia- si ignora qualsiasi corrispondenza neurofisiologica con la paranoia: in soldoni, non c' psicofarmaco adatto al caso . E' tuttora un fenomeno eminentemente psicologico.
Nemmeno io mi intendo di neuroscienze, ma il fatto che esista una base neurofisiologica al nostro comportamento non mi pare che debba necessariamente riportarci indietro di oltre un secolo al positivismo ottocentesco. Se i ferormoni, insomma, non determinano meccanicamente l'innamoramento, credo che abbiano una parte in questo processo assai complesso e ricco di fattori anche culturali disparatissimi.

2. percezione: mi pare che gi la Torselli abbia avvertito chiaramente, forse in un commento precedente forse nello stesso articolo su Piazza del campo, non ricordo, che la percezione non un fenomeno passivo.
Il punto fondamentale. La percezione un fenomeno attivo ed gi giudizio sulla realt. Sono in una stanza, sto scrivendo, percepisco questo fatto e percepisco me stesso in mezzo a una serie di arredi, libri, oggetti, rumori, odori, coluri ecc. In questa percezione ho gi selezionato una serie di elementi che ai miei occhi la caratterizzano: ho emesso un implicito giudizio sul mio essere seduto qui e sugli oggetti che mi circondano. Non c' nulla di oggettivo, in tutto questo, perch non detto che un altro al mio posto produca la stessa fantasia o, se lo fa, non affatto detto che la fondi sugli stessi elementi su cui si fonda la mia ecc. ecc. Non c' nulla, peraltro, che possa impedirmi di immaginarmi a New York, in un grattacielo di Manhattan, o in un monastero sulle rive del Gange. Queste trasposizioni forse ammettono delle spiegazioni, peraltro non semplici e che quasi certamente variano da persona, ma certo non sono deterministiche o meccanicistiche. Questa indistinzione tra reale e irreale, che mi consente di vedermi dall'esterno, o addirittura di immaginarmi altrove, un atto conoscitivo alogico di fantasia o intuizione, o meglio di intuizione-espressione, perch i due termini sono la stessa cosa: non esiste intuizione vuota o inespressa in parole, colori, forme ecc. che rompe un ordine presente per un'alterit non prevedibile che rilegge in modo inusuale la mia situazione e gli oggetti che ho intorno. Questo non fa ancora arte, ma con essa ha una forte attinenza. E' certamente un'esperienza. Che esistano leggi della percezione cosa assai dubbia, almeno da quando, negli anni '60, un nutrito gruppo di psicologi statunitensi guidato da Franklin Kilpatrick, sulla scia del pensiero di John Dewey, in particolare estetico (v. L'arte come esperienza, ed. La Nuova Italia) si propose di capire meglio come si formi un'esperienza. Invece di partire da oggetti e di studiare la loro percezione in vari soggetti, si part dalle percezioni e si comprese che le stesse percezioni possono essere determinate da oggetti reali molto diversi tra loro e che non hanno nulla a che vedere con ci che veniva percepito. Gli esperimenti andarono da semplici oggetti a studi sulla dinamica del movimento degli oggetti, dei soggetti e di ambedue simultaneamente e sono raccolti in un interessantissimo libro edito da Bompiani, La psicologia transazionale, dove il titolo allude al fatto che in ogni percezione noi compiamo una serie di azioni mentali per nulla passive: mercanteggiamo, anzi, con la nostra esperienza precedente, con il nostro sistema di aspettative, col nostro stato emotivo ecc. per tentare di ricondurre il fatto nuovo di fronte al quale siamo messi a fatti desumibili dal nostro vissuto pregresso: operiamo, insomma, delle transazioni. Ci mise abbondantemente in crisi le psicologie tradizionali e oggettive della percezione, a partire proprio dalla Gestalt Theory. Non mi pare affatto trascurabile che quando Galvagni parla di Gestalt ecologica assuma che la nostra percezione dell'ambiente vari con la nostra storia e la nostra cultura.
Come sia, quell'atto percettivo (intuitivo-espressivo) che mi consente di vedermi dall'esterno o trasposto col mio studio e i miei oggetti pari pari in India o a Manhattan, pur con tutte le teorie e regole che ci si pu costruire su, un atto inevitabilmente individuale e soggettivo che diviene un fatto d'arte quando, nella sua individualit irriducibile ad altro, viene riconosciuto al contempo come universale, cio riconosciuto da altre coscienze che non siano la mia e che in quell'atto, non esprimibile in altri termini che in quelli, c' qualcosa che tutti possono intuire.
Se leggo anche i sassi respirano, solo che noi non li sentiamo non ho alcun bisogno di sapere che si tratta di un verso pellerossa: la bellezza di quel verso e di quell'intuizione che individualizzano la percezione del sasso fino a renderlo vivo, tocca anche me in quanto appartenente al consesso umano, in quanto essere umano. Non ho alcun bisogno di conoscere la cultura pellerossa, se non per chiarirmi meglio l'humus che ha consentito a quel fiore di germogliare (animismo, concezione della natura ecc.). Ma questo mi aiuta a cogliere la genesi di quel verso, non la sua capacit di sgorgare con quella immediatezza.

3. poesia, prosa, regole: credo che qui occorra fare molta attenzione e chiarezza. Ogni poesia creatrice di linguaggio, mai il contrario. I meccanismi per cui ci accade sono stati abbondantemente chiariti in ogni sede, dalla linguistica alla critica. Ora, se in architettura le regole le desumiamo dai testi cosiddetti paradigmatici che la storia ci offre, ovvio che Le Corbusier o Wright appariranno totalmente inarrivabili e avulsi dalla realt quotidiana. Ma ne siamo proprio certi? Ed ' ovvio pure che distingueremo -forzosamente- architettura da edilizia. Con Dante, per, non andata cos: lui ha scelto, nell'ambito del volgare, e soppesato una per una tra le parole in uso quelle che avevano maggior vita, pienezza di senso e ricchezza di connotazioni e le ha assemblate risemantizzando profondamente il volgare: creando, cio, la lingua italiana e mostrando come la sua espressivit travalicasse sia il latino che il parlato in uso. Questo non a tavolino, ma osservando anzitutto la gente e la sua lingua viva.
Mi pare che a Siena accada un po' la stessa cosa, anche se il Dante (ma che importanza ha?) con ogni probabilit non un singolo architetto ma una serie di felici e successivi atti inventivi. Non a caso ho parlato di intensificazione poetica, nella piazza del Campo, del parlato delle strade della citt. Lo stesso discorso vale per le periferie di oggi, finch non sapremo percepirle e trasformarle con occhi creativi. A riguardo, Russolo e Cage hanno indicato, secondo me, strade molto interessanti, se si ha la voglia e il coraggio di tradurne gli esiti in chiave architettonica. E Gehry, che giustamente Lazier cita, mi pare che abbia captato molto, in questa direzione.
Ma allora: ogni atto creativo certamente di rottura rispetto a qualsiasi sistema di regole che vogliano ridurre a paradigma ci che non lo mai, nella storia. Solo adottando un anti-codice , un sistema di anti-regole che ci costringa ogni volta a ripensare ogni linea da capo e a risemantizzare ogni scelta, possiamo venirne a capo indipendentemente dal fatto che siamo poeti o semplici commentatori. Le eccezioni non sono tali rispetto a una regola ma sono tali rispetto alle opposizioni e alle differenze che riescono a creare reciprocamente. Ogni linguaggio si fonda esattamente su questo: un'opposizione fondata su una differenza. Se ho a disposizione la sola lettera i, non posso comunicare nulla.

4. infine le reti, discorso centrale in tutta la ricerca contemporanea, dalle reti neuronali alla citt all'astrofisica. Mi pare interessante se non significa appiattimento sistemico e ripetitivo ma interazioni molteplici e mutevoli tra diversit, interfacciamento (Paul Virilio) di logiche autonome e profondamente divergenti tra loro.

Eraclito - G.C.

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7264 di pietro pagliardini del 03/06/2009


A Sandro Lazier.
Poich ormai a me sembra che le relative posizioni siano chiare e la sua risposta improntata ad un tono decisamente ultimativo, le scrivo non per un inutile ping-pong su cose ormai dette quanto per il fatto che lei mi attribuisce una deriva relativista (deriva termine odioso perch sprezzante e di condanna morale totale, fatta da chi si erge a censore e supremo giudice, ma io voglio credere che in questo caso sia solo una semplificazione linguistica).
Ora singolare che lei che riconosce pari valore al sentimento di appartenenza nei confronti dei luoghi di vita sia agli abitanti di una parte di citt fortemente strutturata come il centro storico che agli abitanti di sgangherate e spesso squallide periferie, addirittura a luoghi di emarginazione quali lo Zen, possa attribuire a me lidea del relativismo (contrariamente a quanto fanno i pi che mi attribuiscono lesatto contrario e con fondatissime ragioni). E la prego di non equivocare tra appartenenza e pari dignit delle persone la quale ultima ovviamente non per me in discussione.
Immagino, per dire, che larchitetto Gregotti, che vive e lavora in un bel palazzo antico nel centro di Milano, non stabilirebbe lo stesso sentimento di appartenenza con la sua residenza e il suo studio se si trovassero allo Zen. E se Gregotti fosse costretto dai casi della vita allo Zen, credo farebbe di tutto per andarsene prima possibile e tornare nel suo bel palazzo, come ciascuno di noi daltronde, e, una volta tornato, forse proverebbe anche una certa nostalgia per i bei tempi allo Zen; ma questa non appartenenza bens un'espressione importante della mente umana che in genere tende a selezionare e valorizzare il meglio del passato, ed chiaro che anche allo Zen, essendo vissuto da uomini, si possono trovare lati positivi (specialmente se ci abitano gli altri).
Io stabilisco quasi sempre una scala gerarchica di valori che lei nega e chi stabilisce gerarchie di valori tutto pu essere meno che relativista.
Cordiali saluti

Tutti i commenti di pietro pagliardini

3/6/2009 - Sandro Lazier risponde a pietro pagliardini

Lultima cosa che vorrei offendere i miei interlocutori, lei in particolare. Mi creda. Cerco di dibattere le idee, solo questo.
Il termine deriva, per me che ho scritto di Dbord e dei situazionisti, non ha nessuna accezione negativa. Anzi, termine che indica instabilit, perdita di controllo, provvisoriet; tutte condizioni che mi seducono.
Ho poca simpatia, per, per il relativismo perch fonda ragionamenti rigorosi e intransigenti su fondamenta permissive e indulgenti (con lalibi delluomo e della sua causa). Io credo che la logica pura, telaio portante di tutti i nostri ragionamenti, non abbia in s nessuna morale; e questo la rende immune da qualsiasi gerarchia valutativa. Il concetto di appartenenza fondamenta debole per sostenere tutto il ragionamento che lei ne fa seguire. Questo il significato che do alle parole derive del relativismo che lei contesta. Sono sicuro dellonest, correttezza e universalit dei suoi ragionamenti; non ritrovo stesse qualit nei fondamenti.
A Gregotti fu effettivamente chiesto perch non abitasse lui stesso lo Zen che aveva progettato. Rispose che quello era quartiere per operai, dichiarando in tal modo un senso di appartenenza altro ma con gli stessi difetti di quello che lei propone. Gregotti non creava architettura con il fine della universalit dei valori ma con quello della particolarit. Una assurdit per chi si dice razionalista convinto, relativista di fatto. Ma questi sono i frutti dellinganno postmoderno e storicista.
Zevi al contrario, che relativista non era, invitava spesso gli architetti e gli intellettuali a vivere nelle periferie, cosicch le architetture progettate avrebbero sicuramente beneficiato di stimoli diversi.
Nessun moralismo quindi, Pagliardini. E nessun tono ultimativo. Solo amor di sintesi, forse eccessiva.
I suoi interventi nel giornale sono uno stimolo e una risorsa.

 

Commento 7265 di renzo marrucci del 03/06/2009


Piazza de campo a Siena. E o non la pi bella piazza del mondo?Mi piace la domanda e voglio pormela qu, sotto l'occhio di chi legge...
Beninteso io che son nato a Volterra la pi bella piazza del mondo mi sembra proprio la mia piazza dei Priori. La ferrigna piazza dei Priori come ebbe modo di definirla Cesare Brandi in alcuni suoi scritti. Ferrigna per il modo serio e conserto di definire il suo spazio contornato di edifici concatenati, costruiti serrati con la pietra locale, il panchino. Una pietra che prende il suo tono dall'atmosfera del giorno. Una gamma cromatica che si esalta e rivela il suo cuore umano e caldo quando piove e la pietra bagnata diventa colorata di giallo oro ambrato venato e macchiato di bleu trattenuto. Una Piazza che io amo definire umana. Come un uomo brusco e arcigno che capace di diventare comprensivo e tenero, ironico e dolce, loquace e chiuso...Insomma una piazza che ti stimola e ti contiene e ti trattiene e se non fosse per il modo sbagliato con cui viene usata manterrebbe sempre un grande carattere spaziale e infinito ad ogni uso...
Ho descritto solo un p il carattere di questa piazza per dire come questo genere di piazze, realizzato nella storia e dalla storia esprima sempre un carattere spaziale e umano che sempre profondamente espressivo del tono, dell'anima della citt, della radice terrioriale di cui questa piazza ne un luogo, il luogo espressivo e profondo.
Piazza del campo uguale! Nel senso che nella sua diversit esprime la sua specifica realt di piazza teatro, di piazza luogo dello spazio teatrale, rappresentativo della realt della identit urbana e territoriale. Realizzata in una cavea naturale rispettata e amata si contornata e racchiusa in s. Teatro naturale di se stessa. Appunto come piazza bella e accoglie
nte. Provate a prendere un caff seduto in uno di quei tavolini sulla fascia alta che non un loggione ma un piano di spazio sospeso... si st l e si sta fuori della realt, sospesi nella identit senese fatta di scuri e di chiari, piccoli e grandi, di quinte e di intercalari dove le persone sono attori e protagonisti nella semplicit. L'architettura fatta per l'uomo e diventa citt, luogo urbano dove bello stare e pu sembrae bello vivere oggi. Molte piazze sono cos, ma non proprio cos. Queste sono due capolavori di piazze e non sono rappresentative anche se hanno edifici tipici della rappresentazione urbana ma che si fonde con la realt, con la personalit e carattere fortemente diverso e intenso...dello spazio che inventano con i propri materiali e dislivelli e proprie ottiche, senari e visioni e colore naturali ed estremamente impersonificanti il territorio rispettato nel costruito, reso sicuro amabile e protetto. Mantenendo la propria anima che comunica al cittadino... e soprattuto a chi la cerca un'anima... da portare con se... e da...... nelle citt dove torniamo...
Si parlava di utilit dell'arte?

Tutti i commenti di renzo marrucci

 

Commento 7266 di pietro pagliardini del 04/06/2009


A Sandro Lazier.
La ringrazio molto e le dico che quando parlavo di tono ultimativo mi riferivo esclusivamente a questo specifico articolo e non lo avevo inteso come esteso al giornale.
D'altronde mi sarebbe anche dispiaciuto perch io faccio il provocatore, educato ma rompiballe, e, nei limiti del poco tempo disponibile, non ho mai rinunciato a provocare qui, dove di materia del contendere non ne manca affatto.
La saluto

Tutti i commenti di pietro pagliardini

 

Commento 7267 di giannino cusano del 04/06/2009


Scrive Lazier che gli interventi di Pagliardini su Antithesi "sono uno stimolo e una risorsa."

Nel mio dissenso da moltissime delle cose che scrive Pagliardini, la considerazione fatta da Lazier mi trova d'accordo. Guai se ci si appassionasse tutti allo stesso modo e delle stesse cose.

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7268 di christofer giusti del 06/06/2009


Insomma, esimi Lazier, pagliardini, Cusano, ve la dite e ve la fate.....a proposito di appartenenze...

Tutti i commenti di christofer giusti

 

Commento 7270 di renzo marrucci del 06/06/2009


Pensierino piccolo piccolo di tarda mattinata...
L'arte utile se la si capisce... altrimenti e un pretesto sulla buona coscienza di chi non la capisce...

Tutti i commenti di renzo marrucci

 

Commento 7279 di christofer giusti del 13/06/2009


Ma, orinare si pu considerare un happening artistico? arte?
e ancora, se l'orinatoio arte (vedi foto dell'articolo e rimando a Duchamp) ci si pu orinare dentro? artisticamente parlando, si intende!
Dopodich si potrebbe passare al WC, e al suo connubio con le feci (di manzoniana memoria, si intende).
Se ne potrebbero aprire un p di scatole e buttarne il contenuto nel WC, purch quest'ultimo sia opera d'arte riconosciuta e quindi sia degno delle feci di Piero Manzoni.
Lo vuole firmare lei, Lazier, un bel WC, c' solo l'imbarazzo della scelta: tra pezzi d'alto design e modelli dozzinali, ma poi perch dozzinali? ecco, forse uno di questi ultimi, tutto sta a disgiungere forma da funzione, oggetto da contesto, immagine da connotazione.
Per poi ritorniamo alla domanda originaria: premesso che sia arte orinare e defecare, che siano arte feci e orina, lecito abbinarle a orinatoio (fontana) e WC?
ai posteri l'ardua sentenza.
mi scuser, ho letto l'articolo, ma mi sono fatto prendere dall'immagine, che vuole farci, sono un lobotomizzato figlio di questi tempi di feci.

Tutti i commenti di christofer giusti

 

Commento 7283 di Renzo Marrucci del 15/06/2009


Come ci sono oggi tendenze culturali ma che in realt sono, a mio parere, para-culturali o pseudoculturali che invadono il campo dell'arte a piene mani, c molta disponibilit verso la curiosit della fantasia umana. Non che queste tendenze siano fasulle nella loro realt, in quanto spingono verso interrogativi che impegnano, comunque energie umane qualificate nel tentativo di capire, esplorare e rispondere in tono appunto para-artistico e filosofico.
Questo atteggiamento viene chiamato arte ma in realt pura speri
mentazione, a volte assai coraggiosa, su contenuti artificiosamente sostenuti con la sfida alla ragione... Il rischio che poi lo sforzo viene inevitabilmente assorbito e pagato non solo dall'artista ma dalla societ intera, attraverso interlocutori che fanno da mediazione e garanzia... come critici e storici e via dicendo... Si assumono il rischio fazioso evidentemente, ma che gli consente di scommettere su sfide iperboliche a volte con sperimentale ardire sostenuto per da una realt economica, mercantile senza la quale
L'abuso sulla coscienza che fruisce il dato prioritario e costante, spesso viene caricato anche dalla realt pubblica sulle persone che, perplesse accettano l'opera d'artista, senza spiegazioni e spesso rinunciando ad averle...
La societ mantiene il divario, la separazione... e non fa nulla per elevare il senso critico dei cittadini, anzi forse toglie gli strumenti per questa crescita della sensibilit artistica e poetica. Per questo a volte viene lo sconforto a domandarci a cosa serva larte e se sia utile
Larchitettura delle archistar si rifugia nellincomprensibile, sostenuta da chi usa il potere mediatico per affari cio nel nuovo, esageratamente esibito, che vale solo con la complicit del richiamo, un valore preciso quando esercitato sulla curiosit umana e sociale
Renzo Marrucci

Tutti i commenti di Renzo Marrucci

 

Commento 7284 di Vilma Torselli del 15/06/2009


Christofer Giusti, lei un abile provocatore, quasi quanto Marcel Duchamp e Piero Manzoni, e la sua provocazione andata a segno, per ci che mi riguarda, tant che le sto scrivendo.

Bisogna per dire che i suoi spiazzanti abbinamenti sono in realt falsi sillogismi, specie quando si chiede se premesso che sia arte orinare e defecare, che siano arte feci e orina, lecito abbinarle a orinatoio (fontana) e WC?, come dire se lorinatoio arte, lo pure latto dellorinare?

Gi molti artisti del passato, da Rembrandt a Goya, sono stati, per il loro tempo, grandi provocatori, da Caravaggio che ritraeva provocatoriamente come sante le puttane delle sue osterie a Michelangelo che usava il non-finito per ridicolizzare le regole del classicismo rinascimentale, inoltre nellarte classica sono innumerevoli le rappresentazioni di ammazzamenti, crocifissioni, decollazioni (penso a La Tour, Tiziano, Caravaggio), eppure credo che lei non si sia mai chiesto se la provocazione cambiava in qualche misura il valore del loro messaggio o se il fatto che Goya abbia dipinto celebri fucilazioni renda artistico anche latto del fucilare.

In realt credo che lei sappia benissimo che, dopo la Monna Lisa baffuta di Duchamp (titolata, a proposito di provocazioni, con lacronimo L.H.O.O.Q. , Elle a chaud au cul) la vera essenza dell'opera sta nell'idea che la precede e il progetto, il gioco sottile dell'intelligenza, la formazione del pensiero sono i veri prodotti artistici, l'opera non che pretesto, traduzione materiale di un discorso e di una riflessione concettuale.

E a proposito degli interrogativi che lei esprime con tanta divertente ironia, sappia che larte fatta proprio per suscitare domande, non per dare risposte.

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7285 di giannino cusano del 16/06/2009


IN DIFESA DELL'ARTE CONTEMPORANEA

L'arte contemporanea, sensuale, insaziabile nella brama dei godimenti, solcata da torbidi conati verso una malintesa aristocrazia che si svela ideale voluttuario o di prepotenza e crudelt; sospirando talora verso un misticismo che altres egoistico e voluttuario; senza fede in Dio e senza fede nel pensiero, incredula e pessimistica, -e spesso potentissima nel rendere tali stati d'animo,- quest'arte, che i moralisti vanamente condannano, quando sia poi intesa nei suoi profondi motivi e nella sua genesi, sollecita l'azione, la quale non volger certo a condannare, reprimere o raddrizzare l'arte, ma a indirizzare pi energicamente la vita verso una pi sana e profonda moralit, che sar madre di un'arte pi nobile di contenuto e, direi anche, di una pi nobile filosofia. Pi nobile di quella dell'et nostra, incapace di rendere conto non solo della religione, della scienza e di s medesima, ma dell'arte stessa, la quale ridiventata profondo mistero, o piuttosto tema di orrendi spropositi pei positivisti, neo-critici, psicologi e prammatisti, che finora hanno rappresentato quasi soli la filosofia contemporanea, e che sono ridiscesi (per riacquistare, certo, nove forze e maturare nuovi problemi!) alle forme pi bambinesche e pi rozze dei concetti sull'arte.
Benedetto Croce: Breviario di Estetica (Laterza, Bari, XX edizione,1982 - Piccola biblioteca filosofica, pag. 76)

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7286 di christofer giusti del 17/06/2009


Signor Cusano,
questo lo scriveva Croce nella XX edizione.
Lei ne riporta il testo per intero, ma ne condivide anche il contenuto o, visto che sono passati cinquanta e pi anni dalla formulazione di tal pensiero crociano, avrebbe da dire di suo, espresso con parole sue?

Tutti i commenti di christofer giusti

 

Commento 7287 di Renzo Marrucci del 17/06/2009


Ciao Giannino, parlaci un p del pisciatoio... lo trovi molto sensuale oppure onirico? O come lo trovi ? Io stimolante ma ... alla bisogna... e se non lo dovessi trovare alla bisogna :assai doloroso e forse problematico.
Lo dovessi trovare in un museo penserei di avere sbagliato sala ma su
bito mi ripiglierei... L' effetto arte? Ma se fosse molto bello nella sua idea assurgerebbe a mito? Cio a idea fondante? staccandosi dalla funzione che sarebbe? Se stesso oppure ?

Tutti i commenti di Renzo Marrucci

 

Commento 7289 di Renzo marrucci del 17/06/2009


Verrebbe qualche battuta sarcastica di fronte alla difesa dell'arte contem
poranea di Giannino detto Eraclito. Pu essere che sia proprio un pisciatoio a salvare il mondo? Non me la sentirei di poterlo escludere...

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7290 di Vilma Torselli del 17/06/2009


Renzo Marrucci, la funzione dellarte in quanto, come lei scrive, stimolo verso interrogativi a quanto pare esistenziali alla ricerca di risposte para-artistiche e filosofiche mi sembra gi meglio di niente, in grado di attribuire allarte una qualche utilit. Credo tuttavia che il dibattito attorno allarte, specie moderna, sia in gran parte ozioso: larte non un oggetto, che ogni tanto ci possiamo rigirare tra le mani per scoprirne cambiamenti e deterioramenti, non una capricciosa signora che a volte ci seduce e a volte ci respinge a seconda del suo instabile umore,"arte tutto ci che gli uomini chiamano arte (Dino Formaggio,L'arte come idea e come esperienza, Mondadori, 1990), semplicemente il prodotto degli artisti, ai quali anche Croce, come ricorda Cusano, se i miei ricordi scolastici non mi tradiscono, delega il potere e la capacit di saper esprimere intuizioni di valenza collettiva e morale nella forma pi adatta. E vero che Croce, per ragioni anagrafiche, si perso gli ultimi 50 anni del 900, forse avrebbe corretto il tiro.., comunque la sua posizione in merito di estrema modernit, ripresa anche da un grande storico-critico dellarte quale Gombrich.

Quanto ai critici e storici, usando parole di Alessandro Tempi "possiamo dire che la funzione critica oggi fa molta paralogia e poca ontologia, ci offre ragionamenti e spesso sofismi intorno a qualcosa chiamata arte, ma non ci dice perch quel qualcosa effettivamente arte [.] Larte (lungo il corso del 900) si trasforma in una qualit immateriale, un effetto di pensiero, uno spostamento insieme fisico e concettuale di qualcosa da un piano allaltro dellesperienza. E a questo punto che il lavoro dei critici diventa indispensabile, se non altro per decodificare ad uso del fruitore linguaggi altrimenti incomprensibili, anche se questa operazione, lei osserva, forse toglie gli strumenti per questa crescita della sensibilit artistica e poetica.
La funzione della critica dovrebbe essere provvisoria e transitoria, dovrebbe tendere a portare il pubblico a non avere pi bisogno dei critici, ma questo nessuno lo vuole, n il pubblico, che per pigrizia o ignoranza spesso preferisce lesperienza vicaria, mediata, impersonale e delega volentieri ai critici la funzione interpretativa, n i critici stessi, per unovvia questione corporativa.
Anche se la societ (non meglio identificata) non fa nulla per elevare il senso critico dei cittadini , si pu sperare tuttavia nella futura estinzione della razza dei critici darte quanto nel futuro avvento di un pubblico meno impreparato e indifferente.

Per il discorso sulla realt economica, mercantile del mondo dellarte, per quanto possa apparire immorale il fatto che larte possa/voglia/debba essere una macchina per fare soldi e che il mercato ed il commercio dell'arte prevarichino oggi limportanza dellarte stessa grazie soprattutto a figure-chiave di professionisti ed operatori (critici, galleristi, mercanti, collezionisti ecc.), oggi, nel nostro "regime della comunicazione", i reali produttori degli eventi artistici e forse degli artisti stessi o di veri e propri movimenti, va fatta una considerazione: da sempre larte stata connessa al potere economico, dato che re, papi, principi, signori e la loro disponibilit finanziaria hanno condizionato la possibilit che un artista si potesse esprimere e si potesse far conoscere grazie a quella elegante e un po ipocrita forma di munificit che si chiama mecenatismo. Il quale, ..se da una parte [.] garantisce quella tranquillit economica cos spesso, anche drammaticamente, inseguita dagli uomini di cultura, dallaltro prevede una diretta committenza per il suo riconoscimento, la sua gratificazione politica e sociale che non pu non limitare la libert dellartista [.]. (Floriana Calitti)
Ci ha configurato due punti di vista opposti tra chi vede nel mecenatismo una promozione delle arti come "virtuosa" manifestazione della liberalit e magnificenza del principe [] e chi invece considera una produzione "asservita" di letteratura encomiastica un prezzo troppo alto da pagare per la prodigalit del mecenate. (idem)

Questo per dire che la demonizzazione dellarte moderna e contemporanea ( brutta, venale, incomprensibile ecc.) esprime una visione facile e parziale di un fenomeno che accompagna la vita delluomo sin dai suoi albori e che andrebbe valutato pi oggettivamente nel complesso del suo divenire storico.

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7291 di Renzo marrucci del 17/06/2009


Gentile Torselli, va bene che l'arte ha bisogno di un contesto economico
ma direi che oggi il contesto economico che si serve dell'arte in un modo che definire vergognoso mi sembra anche un eufemismo....
Per cui un p come il carro messo davanti ai buoi...
Quando a Volterra da ragazzo li vedevo passare su per quelle salite di pietra arrancando sotto i colpi di frusta del contadino vociante...avevo una gran simpatia per loro che osservavo bianchi e dignitosi e impegnati
a fare e a fare fare bella figura...
Spingere meglio che tirare?

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7292 di giannino cusano del 17/06/2009


Caro Renzo, hai scritto:

"Verrebbe qualche battuta sarcastica di fronte alla difesa dell'arte contem
poranea di Giannino detto Eraclito. Pu essere che sia proprio un pisciatoio a salvare il mondo? Non me la sentirei di poterlo escludere... "

e per forza: con le stronzate ogni giorno pi copiose che si sentono in giro :)

Ciao,
Giannino-Eraclito



Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7293 di giannino cusano del 17/06/2009


Mr. Giusti, ha scritto:

"Signor Cusano,
questo lo scriveva Croce nella XX edizione.
Lei ne riporta il testo per intero, ma ne condivide anche il contenuto o, visto che sono passati cinquanta e pi anni dalla formulazione di tal pensiero crociano, avrebbe da dire di suo, espresso con parole sue? "

Per la verit questo lo scriveva Croce gi dalla prima edizione, del 1913. Dunque sono passati non 50 ma 96 anni, ma quel testo mi pare quanto mai lungimirante e attuale nelle linee di fondo. Non ho riportato il testo per intero, ma solo un piccolo periodo. E' evidente, infine, che ho fatto mie quelle parole. Il che significa ... gi: chiss cosa significa (?) :)

Smile, Mr. Giusti: smile :)

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7294 di giannino cusano del 17/06/2009


PS. X Renzo Marrucci

ORINATOI: fossi in te non mi fossilizzerei ancora sui cataloghi Ideal-Standard, che conosciamo a memoria: tenterei un passettino ulteriore.

Col tuo permesso, vorrei consigliarti, di Rosalind Krauss, "Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art" edito da Bruno Mondadori nel 1998 in edizione italiana. Un po' datato, lo so, non proprio il massimo della novit o del "nuovismo", ma almeno, ormai diventato un classico: nulla di terrificante. Del resto, puoi consolarti: negli USA molto + vecchio, dato che uscito nel 1976. Un ritardo non sempre uno svantaggio :)

Per inciso, giova notare alcune affinit tematiche tra il libro della Krauss e quello coevo (1976, ed. italiana del 1979: con la Francia abbiamo fatto pi in fretta) di Jean Baudrillard, "Lo scambio simbolico e la morte": affinit davvero sorprendenti.

Infine, ti regalo questa intervista a Marcel Duchamp:

http://www.youtube.com/watch?v=E0D1Q2NUQGU

che trovo molto istruttiva e interessante.

Ciao,
Eraclito-Giannino

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7295 di giannino cusano del 17/06/2009


PS: x Mr. Giusti

ho voluto citare da un testo di Croce di 96 anni fa per 2 ragioni:

1. Croce aveva gi allora, 96 years ago, perfettamente inquadrato, mi pare, natura e linee di tendenza dell'arte e delle avanguardie contemporanee: la sollecitazione all'azione pi che alla contemplazione ecc. Nel 1913 le piantine (cubismo, futurismo, dadaismo ecc.) erano gi cresciutelle e i giochi di fondo erano tutti sostanzialmente fatti. Il che non significa che dopo non accaduto pi nulla: al contrario. Significa solo che il cambio radicale di prospettiva era avvenuto;
2. a quasi un sec. di distanza c' chi ancora non ha compreso criticamente (il che non implica approvazione piuttosto che riprovazione, ma consapevolezza in ambo i casi) ci che un composto signore, che peraltro di arte si occupava solo di striscio, aveva gi compreso un sec. fa. Qualcosa non mi torna ... :)

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7298 di giannino cusano del 18/06/2009


Infine, To(o) Giusti e Marrucci (&Torselli):

il brano di Croce che ho postato (comm. n.7285) mi è tornato alla mente proprio dopo aver letto il n. 7279 nel quale Giusti, dopo essersi chiesto se fare pipì e cacca può considerarsi opera d'arte (e direi proprio di si) si rivolge a Lazier concludendo: "mi scuserà, ho letto l'articolo, ma mi sono fatto prendere dall'immagine, che vuole farci, sono un lobotomizzato figlio di questi tempi di feci". Centratissimo! Anche se al suo posto avrei scritto, omettendo la foglia di fico, "figlio di questi tempi di merda".
Anche Marrucci coglie un dato importante, quando (n. 7291) risponde alla sempre pimpante Torselli "direi che oggi è il contesto economico che si serve dell'arte in un modo che definire vergognoso mi sembra anche un eufemismo." Se li rileggete e poi tornate al brano da me postato (n.7285) vi accorgerete che dite esattamente quello che sosteneva Croce già nel 1913, sia pure con molto maggiore articolazione.

Ma insomma, cosa ci si aspetta da un artista? Che salvi il mondo? Illusione romantica! Che si occupi di temi "edificanti"? Illusione moraleggiante! Ambedue nulla ha a che vedere con l'arte. Sempre Benedetto Croce scriveva, nello stesso saggio, a pag. 69: "L'artista è sempre, moralmente incolpevole e filosoficamente incensurabile, se anche la sua arte abbia per materia una morale e una folosofia inferiori: in quanto artista, egli non opera e non ragiona, ma poeteggia, dipinge, canta, e, insomma, si esprime; se altro criterio si adottasse, si tornerebbe a condannare la poesia omerica, come facevano i critici italiani del '600 e quelli francesi del tempo del XIV Luigi, arricciando il naso innanzi a ciò che essi chiamavano il «costume», agli eroi litiganti, chiacchieroni, violenti, crudeli, mal educati. "

Il tema proposto da Lazier ci rimanda a una polemica interna al romanticismo, per nulla sopita perché attualissima: quella della concezione dell'«arte per l'arte» opposta al'altra dell'«arte per la vita». Dissidio dal quale l'architettura, essendo "della" vita, è in larga misura immune, ma di questo ci sarà occasione di riparlare, spero.

Cosa fa un artista? Esprime "sentimenti": passioni, modi di sentire. La Torselli mi corregga se sbaglio, ma penso che Dino Formaggio avrebbe detto "emozioni", indicando con ciò la stessa cosa dei "sentimenti" crociani. Non sentimenti al naturale, per cui se mi pestano un piede e faccio "ohi" quell'espressione immediata non è, con ciò, opera d'arte. Lo diventa se in qualche modo osservo quei sentimenti e, inizialmente avvolto nel loro turbine, a un certo punto me ne distacco e ne estraggo un'immagine. La materia prima con cui lavora l'artista, quindi, è comune a tutti gli esseri umani. Il modo in cui la trasfigura in opera, però, è un'altra questione.

Ora, sappiamo tutti che "dolore", "nostalgia", "gioia" (pensiamo a certe poesie di Baudelaire) , "rabbia" (penso ad alcuni versi "politici" di Carducci, per es.), "pessimismo" (Leopardi) e così via appartengono a buon diritto alle passioni o emozioni o sentimenti. Ma "crudeltà" (Artaud, Bene), "freddezza", "indifferenza", "prepotenza", avvertire la vita "senza fede in Dio e nel pensiero" (Maupassant, grande esempio di poeta, fu maestro in questo) non sono forse e a buon diritto "sentimenti" ? Dunque, se parliamo dell'indifferenza dello scolabottiglie di Duchamp o della freddezza della musica delle scuole di Vienna e poi di Darmstad, stiamo ancora parlando di modi dell'espressione: di arte, a tutti gli effetti. Arte "indipendente" (per l'arte) e insieme "per la vita", che incita all'azione per mutare e riconsiderare la vita perché altro non trova, a sua disposizione, in una realtà, appunto, "di feci" . E' colpa dell'arte? Evidentemente no.

Mediterei su alcune piccole lezioni:
ancora Duchamp:
http://www.youtube.com/watch?v=xIbye75demM

John Cage:
http://www.youtube.com/watch?v=2aYT1Pwp30M
http://www.youtube.com/watch?v=q2tNeoMKyq8

Perché l'arte si trova costretta, oggi, e non da ieri mattina, a sottrarsi alla propria tradizionale "aura" sacrale che ne fa un prodotto gastronomico come un altro?
"Niente poesia dopo Auschwitz", diceva T.W.Adorno.
Franz Kafka osservò: "Adesso le sirene hanno un'arma ancor più fatale del proprio canto, cioé il proprio silenzio. E anche se è vero che una cosa simile non è mai accaduta, è tuttavia concepibile che qualcuno forse abbia potuto sfuggire al loro canto, ma certo nessuno pumai è sfuggito al loro silenzioso resistere al loro silenzio".
E George Steiner, in Linguaggio e Silenzio: " La croso dello strumento poetico, così come lo conosciamo, ebbe inizio nel tardo Ottocento. Essa scaturì dalla consapevolezza della fratura tra il nuovo senso della realtà psicologica e le vecchie forme dell'espressione retorica e poetica" (p. 43), "«Morire di silenzio»: la civiltà che Apollo non guarda più non durerà a lungo" (p. 52) ; "L'uomo deve trovare una poesia più immediata e utile all'uomo che non la parola: una poesia dell'azione" (p. 125) e "Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz ... Non si tratta solo del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà ... non siano riusciti ad opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica : spesso essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla".
"Un individuo non può nè aiutare nè salvare un'epoca: può soltanto esprimere che è perduta" (Kierkegaard)
"O parola, tu parola che mi manchi" e "Nessuna immagine può darti un'immagine dell'immaginabile" (Arnold Schoenberg, Moses und Aaron)

Auschwitz è stata solo una prova generale. Guardiamoci un po' intorno per il mondo: ecosistema in pericolo, 6 miliardi di persone destinate al raddoppio in breve tempo, desertificazione, morte per fame, guerre senza più sapere perché e chi si vuole che vinca ... L'arte è condannata al silenzio, se non vuole avallare l'idea che viviamo nel migliore dei mondi possibili e che "tutto va bene, signora la Marchesa".

E noi che facciamo? Non troviamo di meglio che chiedere all'arte ragione e conto di tutto ciò che fa e può fare. All'arte, al suo mesto, rimpianto e nostalgico feticcio non al mondo: pur di non chiedere conto a questo mondo pervicace e folle. Strano stabismo davvero ... ma chi se ne fotte, dell'arte!

G.-Eraclito



Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7299 di Renzo Marrucci del 18/06/2009


Ma! Giannino? Ancora non hai capito che io sono un tipo che cerca di portare il complesso al semplice e naturale della vita? Cerco ahime! levar lo scuro, per quanto possibile... naturalmente! che questa vita tanto breve disgraziatamente!
Ora io penso sempre pi spesso a quando s'era ragazzi e si faceva a gara a chi la faceva pi lontano... Cosa vuoi che me ne freghi di quella casa che fa i cessi o di quel tipo che ci rimugina sopra? Il krauss e il buon M.Duchamp e altri...
Bisogna riportar le cose alla propria natura per non smarrirsi troppo nella selva contorta dell'inutile... Tirare o spingere l'utile? che cosa meglio? Stare dietro il carro o avanti? Ma non mi dire che preferisci starci sopra al carro per piacere!

Tutti i commenti di Renzo Marrucci

 

Commento 7300 di Renzo marrucci del 18/06/2009


L'arte un cosa seria e ci salva dal cinismo dell'uomo e dal suo cattivo gusto impositivo e da tutte le mistificazioni mercantili che oggi invadono letteralmente il nostro mondo rendendolo sempre pi povero. L'arte una condizione di salvezza quando vera e ci aiuta a capire.Quando sentita e ci comunica il sentire, lo trasmette a noi appunto tramite il sen
tire di uomini pi uomini di altri. Il resto son fregnacce... Spot e balle varie e se noi non le possiamo impedire possiamo per capire. Capire fa vivere!
Ci sono momenti storici di confusione e di manipolazione ma, si pu manipolare solo se il menefreghismo vige legato a delle opportunit e a menti sottilmente perverse in senso interessato, che non rispetta e non ama l'uomo. Si potrebbe fare nomi e "cagnomi" dirrebbe il mio amato Tot... Ma servirebbe a farsi dei nemici e aumentare il caos o la con
fusione che dir si voglia. Sarebbe meglio che la scuola italiana capisse l'importanza dell'arte e si rendesse conto della cretinata fatta sulla storia dell'arte e sullo stesso settore da politici responsabili per incompetenza grave e rimediare meglio... Finch uomini modesti ci governano, finch uomini incapaci ci governano, capaci di far solo parole... il fiume diventa carsico ma rispunta fuori non appena il sole o la luce ripigliano la natura illuminate che gli propria.

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7301 di christofer giusti del 18/06/2009


In effetti l'impressione , con tutto il rispetto, che Mr Cusano ami "porsi al di sopra";ora che la levatura dipenda dallo stare sul carro, cosa anche probabile, oppure stare in cattedra poca differenza potrebbe fare.
Ammiro in Mr cusano le citazioni colte che spesso leggo volentieri, ma ripeto, la citazione delle stesse, a sfoggio talvolta irritante di superiore eloquenza, mi suonano come l'adoperamento di...ready made..da usarsi secondo opportuit. Tali citazioni oltre allo sfoggio, pur interessante, di se stesse, non eludono il problema, sempre che problema ci sia! Come dice mrs o miss Torselli, che ringrazio per il suo intervento, anch'esso indubbiamente interesante e che, s, condivido, nell'arte concettuale appunto nel concetto, nel progetto-processo mentale che precede la fisicit dell'oggetto che va ricercata l'opera d'arte, tale elaboarzione mentale sar poi inevitabilemte diversa a seconda del fruitore dell'opera stessa e della sua capacit di porsi delle domande e darsi delle risposte, siano esse di natura emozionale siano esse di natura logico razionale.
Alla fine di tutto ci per, ripasso e master in storia dell'arte compreso, si assoda il fatto che uno scenario come quello da me paventato sarebbe possibilissimo, un oggetto costituto da wc o orinatoio unitamente all'happening dell'artista o di altro individuo reale o virtuale,ripreso nell'atto di defecare o orinare in essi, potrebbe a buon diritto essere opera d'arte!
Non disdegnerei poi nemmeno la componente "manieristica" della citazione vera e propria, oltre alla componebte vintage dell'antico orinatoio duchampiano (che brutto quello ripreso da lei sig. Lazier!), oppure quello delle vecchie scatole di latta del Manzoni.
E che dire poi del concetto di opera d'arte nell'opera d'arte.
Chiedo scusa per il disturbo.

Tutti i commenti di christofer giusti

18/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

Tirato in ballo devo alcuni chiarimenti.
Nessuno si pone sopra le cose con le parole. Le parole sono il solo strumento per manifestare il pensiero. Quando questo alto, le parole sono alte e le citazioni aiutano. Pretendere una maggiore semplicit o elogiare la stessa, come fa Marrucci, questa si che metafisica che non ha niente a che vedere con larte e le cose di questo mondo. Il mondo non semplice e non facile raccontarlo. Personalmente sono grato a chi, come Cusano e Torselli, dedica tempo, pazienza e fatica a parlarne e discuterne pubblicamente.
Lorinatoio fotografato non in un museo ma in un vero bagno pubblico in Olanda. La porta da calcio e la pallina sul dischetto del rigore hanno una funzione precisa: costringere gli utenti ad una concentrazione che eviti loro di produrre schizzi a casaccio. Utile, e geniale.
Fotografato e messo in un museo, o sulle pagine di un giornale che parla darte, perde la sua funzione e diventa un racconto immaginario, zeppo di riferimenti, relazioni, illazioni, turbamenti, rabbie, volgarit, emozioni. Vi pare poco?

 

Commento 7302 di giannino cusano del 18/06/2009


Caro Renzo,mi hai invitato tu (7287) a parlare un po' del pisciatoio.
Ora che ho risposto alla tua sollecitazione (7299) mi scrivi che non te ne frega nulla. Magnifico. Dico davvero :)

E hai aggiunto:
.. penso sempre pi spesso a quando s'era ragazzi e si faceva a gara a chi la faceva pi lontano...
E dunque, ci voleva Duchamp. Vedi che anche fare pip pu essere arte?

Poi scrivi:
Bisogna riportar le cose alla propria natura per non smarrirsi troppo nella selva contorta dell'inutile... Tirare o spingere l'utile? che cosa meglio? Stare dietro il carro o avanti? Ma non mi dire che preferisci starci sopra al carro per piacere!
Mi piace andare a piedi e senza carri.
L'ho capito perfettamente, che ami e cerchi il semplice e naturale: non parlerei nemmeno con te, se tu non esprimessi una passione.

In nome del comune amore per il "naturale" (il "semplice" te lo lascio) ti invio un articolo sul Pacific Trash Vortex:

http://www.inerba.org/Salute-e-Ambiente/Pacific-Trash-Vortex-|-Cinque-milioni-di-chilometri-quadrati-di-rifiuti-nell-oceano-pacifico.html

Nessuno se ne occupa, ovviamente, essendo in acque internazionali: dunque, non di responsabilit e competenza specifica di uno stato o dell'altro; tutto sommato, del tutto "semplice e naturale" che le cose vadano cos :).

Un saluto cordialissimo
Eraclito-Giannino

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7303 di giannino cusano del 18/06/2009


Signor Giusti, visto che del Mr. s' appropriato lei, preciso che non sto al di sopra o al di sotto: in questo mondaccio ci sono calato fino al collo tanto quanto lei. Ognuno ci sta in un modo, evidentemente. Io con le mie letture, che mi aiutano a cercare di capire di che mondo si tratta e in che modo posso, nel mio piccolo, coontribuire a cambiare qualcosa.
Mi rendo conto che tra veline e Grandi Fratelli non si riesce pi a vedere in prima serata, che so, Eduardo De Filippo e non si sa pi cosa farsene, delle letture, ma rappresentano il mio sistema di coordinate. Antiquato, lo so: vintage, demode, ma il solo modo che ho per supplire a una tv largammente inguardabile: un ripiego; faccio di necessit virt: ognuno si diverte come pu.

Citazioni non per sfoggio o amore manieristico della citazione ma come rinvii a concetti e discorsi gi espressi e sviluppati da altri; quindi: 1. chi legge stia tranquillo che non li ho inventati o espressi io, e quindi mi pare giusto dare quei concetti ai loro legittimi proprietari; 2. perch chi vuole pu prendersi la briga di controllare e approfondire di persona; 3. perch tutto questo mi pare onesto.

Del resto, mi passi anche questa, ch una pi una meno non cambia molto, Flaiano diceva che "leggere facile. Il difficile dimenticare ci che si letto". E mi riesce proprio difficile, perch a me -che non sono nato "imparato"- leggere serve. A lei no? Se cos, si reputi fortunato. :)

Cordialmente,
G.C.-Eraclito

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7304 di Renzo marrucci del 18/06/2009


Per devo dire che la mia esperienza di quando ero ragazzo non la ritenevo arte, speravo si capisse. Se me la metti in arte allora vuol dire che proprio non ci siamo. Allora che cosa arte? Tutto arte..anche sputar per terra o pi lontano di altri... Mi sembra davvero una cosa strana... Ho l'impressione che non si parli la stessa lingua?
Ti chiedevo di parlare del pisciatoio ma non per tergiversare o altro...
ma che centra la casa che li f... desideravo che sviluppassi il ragio
namento su basi critiche magari per definirne la ragione e l'utilit che
porta come azione sociale che si evolve attraverso uno studio che oggi risolve nel design ma non nell'arte! Arte una ricerca pura, profonda, che non si accontenta e che non si chiude nello stantio di un egoismo chiuso... cio di una funzione in s che si esaurisce con l'uso e con una certa forma...che pu variare nel tempo... pi o meno edonista oppure aristocratica. L'oggetto non arte anche se puoi dargli il compasso d'oro o di platino rientra in una categoria di utile pratico e fisiologico, funzio
nale alla societ e all'uomo. Io credo che l'arte possa informare il desi
gn, animarlo ecc... ma che rientri in una sfera pi pura e alta e una vera e prorpia educazione alla vita intesa come principio e ideale. Per cui non capisco il tono che hai voluto prendere, mi dispiace!
Non ti cito articoli e non ti espongo bibliografie solo perch appesantirei troppo la discussione, poi proprio perch aborro l' uso professorale che non mi piace, distaccato e alto da cui per principio mi astengo. Se si vuol capire mi fa piacere altrimenti pazienza...

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7306 di giannino cusano del 19/06/2009


Marrucci, tu e qualcun altro qui aborrite le citazioni e trovate irritanti certi toni. Se avete la pelle delicata, non strofinatevi sugli alberi, allora. Ma ci si guarda un po' allo specchio? Ci si chiede, per caso, con che toni si esordisce, prima di additare quelli di chi ci replica? Una volta questa si chiamava arroganza, ancorch sotto le mentite spoglie del comune e sano buon senso. Non so se si chiama ancora cos: forse hanno fatto un lodo apposta, un ddl approvato in fretta e furia ricorrendo alla fiducia. Ma allora dtelo: non ne sapevo nulla.
Ora, visto che siamio in tema di aborrimenti, dal canto mio si sappia che aborro invece i facili sarcasmi con i quali esordisce chi non vuole alcun confronto ma finge di cercarlo solo per mettersi preventivamente al riparo, fuori e al di sopra, dalla parte di chi giudica e pretende di non esserlo a sua volta, salvo poi additare negli altri esattamente questo atteggiamento nel goffo tentativo di mascherare il proprio.

Qual il confine tra arte e vita? Tu, Marrucci, lo sai individuare con precisione e certezza? Il dadaismo, il ready-made, Duchampo, Fontaine (l'orinatioio) ci hanno lavorato molto tendendo ad annullarlo o a sondarne gli incertio confini. Non sono solo questo, evidentemente, e non solo il dadasismo. Si sono scritti tomi sull'argomento e francamente non mi va di sprecarci altro fiato n di menzionarli, per ovvie ragioni.
Dettto questo. se l'arte uscita dai musei, se ha investito i paesaggi diventando land-art, se tornata tra la gente con gli happening e le performance, questo lo si deve anche al dadaismo e a un generale rifiuto di ogni visione edonistica, legata a equivoche e vecchie estetiche fondate sul piacere. Anche l'arte concettuale, a mio parere, mira a far riflettere e rifiuta questa dimensione di puro abbandono, salve restando le centratissime -a mio parere- osservazioni di Vilma Torselli. Basta andare a guardare le opere di Joseph Konuth, che coni il termine, per capirlo: non ci vuole certo la zingara. E poi dice che uno cita: ma di che parliamo, altrimenti? Di aria fritta?.

Lazier ha centrato benisimo altri aspetti della questione: lo spiazzamento derivante dal fatto che un oggetto di uso comune, messo tra parentesi da un artista e collocato in un contesto per definizione "artistico" (l'orinatoio in un museo, per es., o la foto di un orinatoio con mini-campo di calcio su una rivista di arte e architettura) scatena le reazioni pi disparate perch induce e frustra il tentativo di leggerlo con la stessa aura sacrale e metafisica dell'opera tradizionale. Non poco, scatenare queste reazioni: concordo con Lazier. E' l'ironia, l'arte come gioco e dimensione che rifiuta il dramma. E l'utilit dell'arte per la vita. Cosa che attiene molto all'architettura: e Duchamp, ne sono convinto, era un architetto. Pu piacere o no, ma questo .
I musei nascono in circostanze storiche precise per denotare la terrificante potenza militare e di saccheggio dei grandi Imperi a cavallo tra '700 e '800. E per esibirne la munificenza, anche. Non un marxista-leninista a sostenerlo e dimostrarlo, ma non dico chi per non urtare suscettibilit alcuna.
Nel fare questo, i musei hanno messo l'arte tra parentesi alienandola dalla vita quotidiana, dov'era sempre stata. Altro che amore per l'arte: amore per il dominio e l'eccidio. Con le conseguenze che tutti possono vedere.
Quanto alle preoccupazioni di chi paventa performance a base di pubblici sfoghi intestinali e svuotamenti di vesciche al cospetto del pubblico, quando si verificheranno ne riparleremo. Ma parlare di cose mai accadute, mi pare francamente ridicolo. I "passaggi al limite", per cui, con gli orinatoi "al limite" si legittimerebbe di tutto, anche pip e feci in pubblico, denotano solo una mentalit autoritaria che non considera e valuta il fatto in s ma suoi paventati sviluppidel tutto immaginari. per cui dovremmo star qui a rassicurare e sedare le paure preventive di chi ipotizza pure irrealt.
Padronissimo chi vuole di credere ancora nell'arte dotata di aura sacrale, messa fuori dalla vita in appositi templi: per carit, ci mancherebbe. Ma c' anche altro.
E allora stiamo ai fatti, invece di agitare i nostri fantasmi di comodo spacciati per verit: i fatti sono fatti, i fantasmi sono fantasmi.

Serena giornata, Marrucci.
Eraclito-GianNino


Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7307 di christofer giusti del 19/06/2009


Signor Cusano, a lei va tutta la mia ammirazione e stima per come e cosa scrive. Tra l'altro, non vorrei dire, anche se non si direbbe leggere piace anche a me, anche se, lo devo ammettere, certe letture seppur caparbie, mi risulatno faticose e lunghe.....Ringrazio lei e Lazier, cos come Marrucci e Torselli,per aver potuto contribuire a suscitare in voi materia di dibattito.
Effettivamente signor Cusano, avevo usato le parole "tempi di merda" nel mio commento foriero dei vostri, (cos come pure cesso, pisciatoio, etc). Nell'usare questo vocabolario l'intenzione non era certo quella di essere cafone o scandalizzare, quanto piuttosto proprio di focalizzare bene con le parole, e quindi, anche nello scrivere, in senso artistico(?), l'alta "qualit" dei tempi in cui viviamo. Ma Lazier ha pensato bene di pubblicare la versione da me stesso e ironicamente mondata. A lei le possibili conclusioni.
Signor Lazier, sar che l'immagine piccola ma ammetto di essere stato superficiale e di non aver fatto caso n alla porta n al dischetto.
Ma, mi dica, lei ha fatto gol prima o dopo l'ispirazione artistica?

Tutti i commenti di christofer giusti

19/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

"Ma Lazier ha pensato bene di pubblicare la versione da me stesso e ironicamente mondata. A lei le possibili conclusioni."
Lazier apprezza, evidentemente, l'ironia.
"Signor Lazier, sar che l'immagine piccola ma ammetto di essere stato superficiale e di non aver fatto caso n alla porta n al dischetto."
L'artista non vede, guarda

 

Commento 7308 di christofer giusti del 19/06/2009


Invio un commento al video in inglese trovato su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=d2Y5mUJiaZI&feature;=related) sempre a proposito di Duchamp e, in particolare, proprio sull'opera ispiratirce (fountain)....

Duchamp had another concept of the readymade called the "reverse readymade." His example is using a Rembrandt as an ironing board.

By urinating in Fountain, the Italian artist was simply making Duchamp's piece into a reverse readymade, reversing it from a work of art into a useful object, but ironically back to a use for which it was originally created--a brilliantly Duchampian gesture!

Tutti i commenti di christofer giusti

 

Commento 7309 di giannino cusano del 19/06/2009


Signor Giusti, la ringrazio per la stima, che ricambier al 100% assai volentieri quando vorr portare un contributo pi sostanzioso alla discussione, pro o contro: cosa di cui sono certo che lei capacissimo. Non siamo in un'arena: credo sia bene precisarlo non per lei o per me, ma per chi legge. Quindi, onoriamo il confronto e le idee, quali che siano, purch idee. Il resto, sono solo piccoli inciampi su strade a volte necessariamente accidentate.

Con cordialit,
GianNino- Eraclito

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7310 di Renzo marrucci del 19/06/2009


Risposta a Giannino detto Eraclito

Arte dotata di aurea sacrale?
Un ci si capisce! Suvvia, un po di ragionevolezza! Devi per forza radicalizzare? Spingere all'estremo e cos via... caro Giannino...Quando parlavo dei buoi davanti dietro al carro, non lo intendevo il "carro" che intendevi tu... Chiss come mai...
Si perde la semplicit nel mondo, si ragiona per convenzioni e non si pi liberi... Per non ci rifletti un attimo vai gi sparato nelle tue ombre e ti ci attorcigli...
Ma quale Arte dotata di aurea sacrale?! L'arte vita e per questo sincera e profonda, quando seria... non tende trappole logorroiche o pseudo-accademiche o ortodonzie professorali, per liberi di fare quello che si vuole!
Siccome l'arte vita, spiritualit, poesia e anche amore... ma non uno sputo per terra, neanche quando arriva a cinque o sei metri e potr semmai entrare in quel guinnes dei primati... poi il mercato pu far dire a qualcuno che arte e farci scrivere qualche volume sopra, se ne trovano assai, e magari anche una trasmissione pettegola, narcisistica e teatrineggiante, pronta a fare breccia su un folto pubblico di casalinghe o qualche banchiere ignorante che se la crede... tra questi poi ci cascano in tanti purtroppo! Ora, c' bisogno di capirci qualche cosa dentro a un quadro e in una scultura, non bastano pi gli scritti che certificano... Siccome lha detto tizio aumenta il prezzo
I valori si sfumano nel nulla e nei discorsi retorici che oggi vanno tanto di moda.
C chi ha bisogno di chiarezza. Oggi vi lesigenza di recuperare qualcosa di importante dell'uomo che andato calpestato, messo fuori uso... Ecomostri riempiono le nostre piazze che perdono qualit e socialit, perdono se non ti piace la parola identit, trovane unaltra
Abbiamo (hanno) sputato sul futurismo quando era una nostra espressione di grandezza nel mondo... diciamo una bella ricerca nostrana, nell'imbecillit generale di tanta critica d'arte vacua, viziata, faziosa. Adesso ci ritornano i rigurgiti del futurismo dallamerica tramite le superstar le archistar o ballerine che dir si voglia, balla pure con loro se senti la musica non cambia molto... E siccome ritornano gli echi dagli americani o postamericani... tutti contenti? Liberi di stare nella rete amico mio e se ci vuoi stare stacci... Un po mi dispiace.
Riguarda Mir, Matisse, Picasso oppure altri che come loro erano dentro il mondo e sono nel mondo ancora mentre noi (loro) si perdono nelle stronzate andando a casa pieni di parole e teorie balzane e taluni messi in trono pieni di soldini come accade in questi contesti attuali Dove i giovani brancolano nelle accademie con risultati devastanti
Non hanno saputo fare una rappresentazione seria del futurismo neppure oggi, ne hanno parcellizzato e sfumato limportanza attraverso una serie di minuscole mostre senza incidere, senza rappresentarlo nella sua importanza.
Nello spirito sciocco delle mostre e mostriciattole che si fanno senza il criterio di una coscienza che vada appena fuori della provincia

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7311 di christofer giusti del 19/06/2009


Mi consenta ancora questo ultimo "stimolo" per le esigenti cellule grigie vostre, diciamo per uno scarso 1-2% su 100, non di pi...
Signor Lazier, ha fatto gol prima o dopo aver immortalato ed elevato ad arte il suo personale R:MUTT 1917?
importante, secondo il mio fare arrogante (qualcuno, tra l'altro...mi spiace signor cusano, non ricordo chi, ritiene artisticit-genialit e arroganza come binomio indissolubile, e ben inteso la qual cosa non mi piace chissach).
Perch, giustamente lei sig. Lazier, dice: l'artista non vede,guarda"...io le credo sulla parola e le dico per che per ..guardare uno deve porsi in condizione...diciamo cos, di disposizione alla riflessione e/o contemplazione.
E, specie se la vescica e bella piena, e quindi la minzione lunga, con sgrullo o non sgrullo che gi di per s distoglie, la creativit ne beneficia.
Sarebbe quindi il caso di dire che l'ispirazione non venuta n prima n dopo ma...durante!
altrimenti sig Lazier vorrebbe dirmi che andato al cesso non per sua impellente necessit fisiologica, ma perch qualcuno le aveva segnalato il tal particolare pisciatore nel tal edifcio olandese?
oppure aveva scambiato la sala da bagno per una delle sale museali?
e quest'ultima considerazone potrebbe essere di ulteriore stimolo...intellettuale, anche in considerazione di quanto lo stimato sig.Cusano dice sull'origine dei musei: la sala museale che diviene un cesso pubblico, il luogo dove si ammazza l'arte e la si butta nel cesso! gia ma questo effettivamente forse nessuno l'ha ancora fatto, se ne riparler allora...
Rispetto invece al concetto di "reverse ready made" pare proprio che un artista,che non poteva che essere italiano, (non so chi e non so quando...mi spiace per i miei deficit)abbia pensato bene di fare diventare arte l'atto di pisciare nella fontana di Duchamp.
Questo non porter alcun arricchimento nella mente di tutti voi, ma non nemmeno detto che debba farlo.
Signor Cusano, io non aborro proprio niente,ho solo osato dire, velatamente, che, essendo lei uomo e come tale avendo lei delle debolezze, la sensazione che, oltre all' innegabile opera di onesta e interessantissima informazione e stimolo alla ricerca e approfondimento, lei inceda ben volentieri nel mettersi in mostra e nel porsi in cattedra.
Ma va questa presa come un offesa? e perch mai?
continui dicuramente nelle citazioni. io personalmente le apprezzo molto.

Tutti i commenti di christofer giusti

19/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

Scusi Giusti, quanti anni ha?

 

Commento 7312 di christofer giusti del 19/06/2009


Signor Lazier...ma che importanza vuole che abbia? se vuole mi pubblica e se non vuole non mi pubblica! per parte mia cerco di prenderla con ironia per sopire il malumore, e d'altronde guardi qui che fiorir di commenti intorno a questo burlone.

Tutti i commenti di christofer giusti

19/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

Non le ho chiesto la luna. Mi basta un numero. Quello dei suoi anni.

 

Commento 7316 di christofer giusti del 21/06/2009


.A miglior specificazione
..Insomma, Lazier, si potrebbe dire che l'atto del pisciare nell'orinatoio sia stato in s determinante e indispensabile alla percezione dello stesso non pi o non solo come orinatoio ma come oggetto di riflessione "altra" da se stesso.
L'atto dell'orinare diviene quindi indispensabile per approcciarsi nel modo giusto all'oggetto e alla sua percezione come opera d'arte.
Il dischetto su cui dirigere il getto impetuso d'urina, la porta para spruzzi...
Elementi di riflessione si, ma solo se attivati dall'atto dell'orinare, ne converr!
Lei o chi per lei (Diego Cane), inconsapevolmete entrato nei locali adibiti a servizi igenici, per poi scoprire solo nell'atto "vitale" della minzione, che in realt si trattava di locali espositivi a tutti gli effetti e che lei stesso era opera d'arte attiva.
In quell'edificio, magari nemmeno un museo, in quei locali a cui meno attribuiremmo una tale nobile (o ignobile, Cusano docet)) funzione, ma forse proprio perch cos pi vicini alla "vita", si spegne e accende l'arte con gli atti pi "miseri" della nostra esistenza:cacare e pisciare.
E' cos!
E dopo il suo ansimante e istintivo peregrinare per corridoi, nel momento topico, pur essendosi improvvisamente reso conto di essere capitato in un luogo cos ispirato, non lo ha esplorato in tutti i suoi preziosi contenuti?
Non ha per caso dato un'avveduta ,,,guardata anche ai cessi (WC)?Chissa quali interessanti e rivelanti riflessioni avrebbero potuto attivare!
Lei, o chi per lei (Diego Cane), ha inconsapevolmente pisciato in un "reverse ready-made" pensando che fosse "solo" un orinatoio,per poi scoprire in esso un ready-made di cui l' urina era assolutamente parte integrante e indispensabile per la sua stessa attivazione e comprensione....
Un vero peccato, che non dovesse anche cacare.

:azier, vuole la mia età? ho 56 anni, ma mi sento assai più giovane.L'eta nagrafica non conta....

Tutti i commenti di christofer giusti

21/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

L’età anagrafica conta eccome. Infatti, se lei avesse dichiarato d’avere vent’anni o giù di li, sicuramente avrei perdonato la sua cafonaggine rispetto al tema trattato. Fino a quarant’anni, si dice, ad un uomo si perdona tutto.
Ma visto che di anni ne ha 56, mi pare inutile qualsiasi speranza di riabilitazione culturale. Non credo che pochi commenti potranno minimamente dirozzare il suo impermeabile impianto intellettuale. Sarebbe tempo sprecato. Come pisciare controvento o cacare a testa in giù, per usare metafore a lei più comprensibili. Per cui, per me, argomento chiuso.

 

Commento 7317 di giannino cusano del 22/06/2009


Caro Renzo, scrivi :

... (snip) ... L'arte vita e per questo sincera e profonda, quando seria... non tende trappole logorroiche o pseudo-accademiche o ortodonzie professorali, per liberi di fare quello che si vuole!

dunque, distingui tra arte "seria" e arte poco seria. Ma quand' che l'arte seria? Quali opere concrete fai coincidere con l'arte "seria"? L'arte vita, certo, ma vita anche la giustizia, la logica, la matematica, il lavoro, un panettiere che impasta il pane, un taxista che porta la gente in giro, una squadra di operai in una fabbrica. Cosa distingue tra loro queste varie forme di vita ? Non si capisce, da ci che scrivi.

Prosegui:

Siccome l'arte vita, spiritualit, poesia e anche amore...
anche la religione spiritualit e anche lo sguardo e il canto di una madre per il suo neonato pu essere amore pieno di poesia, ma di qui a farne un'antologia ce ne corre. Qual la differenza? Quando quello sguardo e quel canto diventano espressione artistica?

La gara a chi fa pip + lontano, ovviamente, non l'hai vissuta come fatto artstico, ma quando diventa, nel ricordo, nostalgia dell'infanzia e dell'innocenza e di un mondo di cose "semplici" andate perdute, quell'evocazione confina con una dimensione artistica, dal mio punto di vista. Non lo ancora, ma le somiglia. L'arte non predica valori: valore in s. Ma che genere di valore, distinto da altri come i valori morali o quelli di sana e buona convivenza o quelli di operosit o di equit?

La parte sul futurismo, Mir ecc. confesso di non averla capita molto.

Salvatore Di Giacomo, per me uno dei massimi poeti italiani il cui solo torto fu di aver scritto in napoletanom, per cui non tutti lo comprendono, qui ci mette di fronte a una scena banalisima, che a tutti pu esser capitato di vivere. Ma come ce la fa vivere ed osservare?
*********************************
PIANEFFORTE 'E NOTTE

Nu pianefforte 'e notte
sona luntanamente,
e 'a museca se sente
pe ll'aria suspir.

E' ll'una: dorme 'o vico
ncopp' a sta nonna nonna
'e nu mutivo antico
e tanto tiempo fa.

Dio, quanta stelle 'ncielo!
Che luna! E c' aria doce!
Quanto 'na bella voce
vurria sent cant!

Ma sulitario e lento
more 'o mutivo antico;
se fa cchi cupo 'o vico
dint' a ll'oscurit.

Ll' anema mia surtanto
rummane a 'sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta
ncantannose a penz

***************************
per chi non capisce il napoletano, in italiano sarebbe all'incirca (ma gi l'incanto si perde):

PIANOFORTE DI NOTTE

Un pianoforte di notte / suona lontanamente / e la musica si sente / per l'aria sospirar. // E' l'una, dorme il vico / su questa ninna nanna / d'un motivo antico / di tanto tempo fa. // Dio, quante stelle in cielo! / Che luna! E che aria dolce! / Quanto una bella voce / vorrei sentir cantare! // Ma solitario e lento / muore il motivo antico: / si fa pi cupo il vico / dentro l'oscurit. // L'anima mia soltanto / rimane a 'sta finestra. / Aspetta ancora. E resta / incantandosi a pensare.

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7318 di giannino cusano del 22/06/2009


segue (X MARRUCCI)

quell'incanto (aura) sta nel fatto che quei versi non possono essere espressi in altro modo e in altre parole: non si pu fare altro che ripeterli cos come sono. Non c' nessuna finalit e nessun contenuto "esterno": forma e contenuto non sono due entit ma una sola: la forma crea il contenuto e viceversa, allo stesso istante in cui sorge l'espressione.
Ma se voglio dimostrare una tesi o deliberatamente indurre delle reazioni, la cosa cambia. Faccio prosa, letteratura, ("Non pi poesia dopo Auschwitz!") ma sempre di arte si tratta. E l'arte delle avanguardie ha puntato anzitutto a indurre reazioni nel pubblico e studiarle per sollecitare l'azione. "Amo il suono che non parla ma agisce" (Cage). Rifiutando di essere acritica e avalutativa, vuole fondare mezzi espressivi (linguaggio) che siano prima di tutto valutazione critica della realt: nuovi linguaggi, perch i vecchi -aulici, accademici, classicisti, ideologici- sono obsoleti e spesso si sono levati a celebrare orrori.

Se ne pu pensare bene o male, ma di questo si tratta, mi pare: di spostare le basi stesse della nostra cultura per farle calzare il pi possibile alla vita e svincolarle il pi possibile da celebrazioni ideologiche. Non ti piace? Non ti piace: legittimo. Ma decenni di storia dell'espressione (arte) sono l a testimoniare che le cose sono andate a grandi linee cos. . Ci sar un perch, se quasi tutti gli artisti hanno iniziato a "sentire" e cercare di rappresentare diversamente la realt, senza abbellirla "ad arte", o no ?

Eraclito-G.

PS: ora, per, basta: temo che il discorso stia diventando ripetitivo, cio noioso.

Tutti i commenti di giannino cusano

 

Commento 7319 di Vilma Torselli del 22/06/2009


Renzo Marrucci, Arte dotata di aurea sacrale?
il termine aura sacrale a cui ricorre Eraclito-Cusano, accreditato, nella storia dellarte, da autorevoli studiosi della materia e non la deve scandalizzare pi di tanto. Ci che lei ribatte sono ovviet (L'arte vita e per questo sincera e profonda, quando seria... ecc.), il mondo non affatto semplice, larte lo ancora meno.

Cos laura? Non sar io a darne una definizione, basta leggersi Walter Benjamin. Il concetto sottile, punta sullaspetto emotivo della fruizione dellopera darte, ma ha una sua inscalfibile credibilit: aura lirrepetibilit, lhic et nunc, la percezione di manipolazioni tecniche individuali (dellartista) e perci uniche ed inimitabili, laura una specie di timbro di autenticit, legata allopera in quel luogo ed in quel tempo.
Penso che non sia il caso di addentrarsi pi di tanto in un argomento che forse esula dal tema principale e che coinvolgerebbe altri temi caldi (il restauro, la riproducibilit, il falso ecc) in grado di produrre altri 50 commenti.

Unosservazione da casalinga di Voghera: si mai chiesto perch, potendo, tanta gente va al Louvre a vedersi la Monna Lisa, che pure lopera pi riprodotta al mondo e si pu vedere stampata anche in Lapponia?

Per sentire laura, per spiare la crespatura delle pennellate fatte dalla mano di Leonardo, cogliere qualche incertezza, qualche ripensamento, per vedere la leggera patina che secoli di storia hanno steso sullimmagine, per rendersi conto che la sorgente di tutte le riproduzioni sparse per il mondo quella, lunica, e sta davanti ai loro occhi e capire che per quellemozione valeva la pena di arrivare fino a l.

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7320 di GianNino Cusano del 22/06/2009


Giusti scrive:

"Signor Cusano, io non aborro proprio niente,ho solo osato dire, velatamente, che, essendo lei uomo e come tale avendo lei delle debolezze, la sensazione che, oltre all' innegabile opera di onesta e interessantissima informazione e stimolo alla ricerca e approfondimento, lei inceda ben volentieri nel mettersi in mostra e nel porsi in cattedra.
Ma va questa presa come un offesa? e perch mai?
continui dicuramente nelle citazioni. io personalmente le apprezzo molto. "

e chi le ha detto che io la reputi un'offesa? E' evidentemente una sua presunzione ( nel senso che lei lo presume) a farglielo pensare.
Lei, dal primo momento che intervenuto in questo discorso, non sembra aver avuto nulla di meglio da fare e da dire se non sottolineare la sua "irritazione" e spostare il discorso su un piano personale che marginale rispetto a temi ben pi importanti e interessanti che non le persone che li portano avanti.
E infatti parla di umane debolezze, che ovviamente non risparmiano nessuno. Se sui difetti umani, che intende spostare l'attenzione per distoglierla da argomenti ben pi seri, tenga per presente che le umane debolezze non risparmiano nemmeno lei.
Non ultimo un suo certo attegiamento che trovo "arrogante" (da ad-rogare: chiedere per s ci che non si poi disposti a concedere ad altri), termine che denota proprio l'atteggiamento (e badi bene: parlo dell'atteggiamento, non della persona) di chi ad ogni costo rivendica per s pi meriti di quanti gliene spettino: nel suo caso, appunto, quello di scendere pretenziosamente sul terreno personale senza accettare, per, che gli altri poi facciano lo stesso con lei.
Se il termine le da fastidio mi spiace molto, ma lei che ha scelto questo terreno. Di che si lamenta, ora? Se ha un termine ugualmente significativo che la irrita meno, lo adotter volentieri. Insomma, in nome di cosa lei pu giudicare l'altrui "mettersi in mostra e in cattedra", se non del goffo e preventivo tentativo di mettersi al riparo dall'altrui giudizio sulle sue debolezze umane? Se l' cercata scegliendo un piano ben misero di discussione, mi pare.
E la disinvoltura con cui insiste mi sembra pari solo all'inconsistente contributo sule cose che finora ha portato. Ma di che parliamo? Di che desidera che si parli? Difetta forse di argomenti? Se cos, la capisco: fa parte delle umane debolezze. Se cos non , ragioni e argomenti delle cose, da persona seria, che ama le cose, non delle persone, che nulla interessano e contano.

La saluto,
G.C.

Tutti i commenti di GianNino Cusano

 

Commento 7323 di Renzo marrucci del 23/06/2009


Certo che sono ovviet... anche quella di essermi dimenticato una "e", lo . Ma sicuramente non ovviet quello che scritto dopo... s, a volte non ci si capisce, ma non un problema, l'importante che uno ci rifletta sopra... bont sua... o forse per lei anche quest un' ovviet ? Cosa vuole che mi importi se il termine accreditato, ho sentito dire tante di quelle sciocchezze di cui la met potrebbero bastare a farmi cambiare treno... ma si vede che avendo fede riesco a essere capace di convivere... e di vivere...
E poi per me, l'arte difficile per chi sostanzialmente non la capisce, la sente perch la vuol sentire, ma in realt non l'arte che cerca... La societ piena di chi non la capisce, ed per questo che c' chi se ne approfitta.

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7324 di christofer giusti del 23/06/2009


Mi spiace davvero di non poter approfittare della vostra opera di redenzione...
Lazier le posso assicurare che io ...di impianti (e la invito a riflettere sulla scelta stessa del termine)..tendo a non averne alcuno, piuttosto mi fa specie che sia uno come lei, zeviano e contro le regole imposte, ad anteporre una simile prevenuta teoria alla verifica della stessa.

Tutti i commenti di christofer giusti

 

Commento 7325 di Renzo marrucci del 23/06/2009


Dispiace di non essere pienamente con voi ma alcune incomprensioni sviano il discorso. Pazienza, per me non ripetitivo ma spinge il cuore ed il cervello a capire. Mi dispiace davvero che il limite tra arte seria e poco seria sia cos frainteso. Prendi pezzi di discorso e lo metti tra vir
golette come se fosse la frase da incriminare e condannare... il tuo modo? Va bene ma allora leggi con calma per favore... e disteso... sempre che sia possibile e capisco che non sempre possibile. Tuttavia per me il limite esiste anche se non posso indicarlo come se fosse un recinto con filo di ferro montato su tralicci... Lo sento dentro di me e poi lo razionalizzo... gli do parola e lo identifico e ogni volta diverso e ogni volta profondo...
Quello che dici della mia esperienza di quando ero ragazzo non posso elevarlo ad arte solo perch nel mio ricordo gioioso di vita e perch ilsuo valore nel racconto e nel ricordo rievocato... Letteratura se entra nel filo di una realt e ne parte espressiva... ma non in s amore per l'uomo, almeno in quanto non esprime pienamente valore sulla sua esistenza e sulla sua crescita sensibile... Ecco come arte io la definirei poco seria... in quanto si fonda sulla esaltazione di un gesto a cui si offre un valore che non c' oltre quello di un virtuoso funzionalismo....
Ora basta certamente... se diventa ostile l'argomento!
Comunque mi dispiace.
Salvatore Di Giacomo? Stupendo Poeta!
Caro Giannino io avevo, fino a qualche mese f, una moglie meravigliosa
mente napoletana... E sono molto legato a quella realt.
samente napoletana...

Tutti i commenti di Renzo marrucci

 

Commento 7331 di christofer giusti del 26/06/2009


Sig. Lazier piuttosto che parlare dell'utiit o inutilit dell'd'arte, io parlerei dell'inettitudine di una societ che orientata a non riconosce in essa pi alcun valore e alcun ruolo. E ben poco sembra riescano a fare, sempre che lo vogliano fare davvero, un manipolo dl intellettuali impegnati a risvegliare delle inesistenti e del tutto insensibili coscienze. L'impressione, a onor del vero, che vi sia in voi l'orgoglio e l'alterigia dell'essere detentori di sensibilit e coscienze ad appannaggio di pochi eletti, assai rare e in via di estinzione se non del tutto estinte.

Tutti i commenti di christofer giusti

26/6/2009 - Sandro Lazier risponde a christofer giusti

Giusti, se lei conoscesse la mia personale storia non mi direbbe le cose che dice. Cosa sa di me per pensare che io faccia parte di una lite qualsiasi? Io non sono detentore di nulla se non della mia libert di esprimere opinioni e considerazioni. Non sono intruppato in nessun reggimento accademico per cui non devo render conto a nessuno; in accademia poi, in quanto anarchico ed eretico, non ho neppure preso i voti.
Per quanto riguarda questa societ, essa non peggiore di quelle che lhanno preceduta. La mia generazione la prima in Europa che non ha conosciuto guerre e fame. Non poco. Ma bisogna far meglio perch tutti hanno la responsabilit di lasciare il mondo migliore di come lhanno trovato.
Sono considerazioni semplici che implicitamente chiedono il nostro impegno personale per le cose che conosciamo e per cui siamo portati. Un impegno schietto, serio, generoso e faticoso, che lei non pu definire snobistico.

 

Commento 7334 di Vilma Torselli del 27/06/2009


Allora, Christofer, commento breve ma pieno di contraddizioni: societ inetta, e va bene, un manipolo di intellettuali (e qui mi chiamo ovviamente fuori, il mio target sono le casalinghe di Voghera) impegnati nel risveglio delle 'insensibili coscienze', e fin qui non mi sembra criticabile, che per lo fanno con 'alterigia' sentendosi i 'pochi eletti', e a questo punto non ci capisco pi niente........

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 7339 di christofer giusti del 30/06/2009


Era relativo ad un altro articolo il commento di Stefano Sanfilippo ma bene si adatta anche a questo.
Altro che arte sig Lazier! in Italia per fare l'architettura (l'arte per la vita per eccellenza)devi fare il geometra e poi avere il babbo con l'impresa (una delle possibili opzioni), allorra si che puoi avere l'occhio clinico, che puoi esprimmere dei giudizi. Vox populi!
Si guardi intorno Lazier e mi dica quanta architettura (arte) vien s, specie di questi tempi, mi dica quale ruolo ha un architetto (inevitabilmente mediocre..si intende) che voglia essere realmente tale, che l'architettura la voglia fare, senza impelagarsi in politica, con gli ordini, con l'universit, di questi tempi e in questo nostro bel paese.

Tutti i commenti di christofer giusti

 

[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]