Luci della ribalta
di Paolo G.L. Ferrara
- 15/3/2001
Luca Beltrami se la ride, sicuramente. Ovunque egli sia, se la ride.
Il suo falso architettonico, invece di essere considerato, in nome della
decenza storica, per quel che , diviene tema di dibattito che
coinvolge intellettuali di ogni genere. Milano, grigia e noiosa, s'infervora
alle falde del Castello Sforzesco.
Milano, presunta capitale morale d'Italia, centro di cultura, di produzione,
d'innovazione (e chi pi ne ha, pi ne metta) si concentra
animosamente sulle luci che illuminano uno dei suoi pochi simboli architettonici.
Del Castello Sforzesco, e della sua illuminazione, m'interessa molto poco:
dopo il riposizionamento, proprio davanti il suo ingresso, della stupidissima
e bruttissima fontana, cosa poteva stupirci ancora?
Eppure se ne parla da mesi. Indubbio: l'illuminazione del Castello
quanto di peggio si potesse fare, ma ci basta a rendere realmente
serio il problema?
Dubito; il problema va oltre lo specifico dell'illuminazione del Castello,
che altro non ha fatto se non mettere in piazza la vera questione: a Milano
non si pu parlare di architettura perch non se ne trova
di degnamente considerabile. Milano, architettonicamente parlando, mostra
una situazione pessima, retrograda, infarcita di vomitevoli amarcord.
Milano e le sue architetture degli ultimi anni. La Fiera di Mario Bellini,
la Bicocca di Vittorio Gregotti, la piazza Cadorna di Gae Aulenti, i grattacieli
di Porta Garibaldi dell'Arch.Laura Lazzari, il condominio di Luca Scacchetti
in Viale Majno, l'albergo Duca di Milano di Aldo Rossi, piazza della Scala
di Paolo Portoghesi, la Casa dello Studente di Bruletti e Signorelli .
Milano di suo gi molto triste e tutte queste opere hanno
contribuito a rafforzare tale personalit. Tradizione classicista
(Gregotti), retorica (Bellini), a-spazialit (Signorelli e Bruletti),
simmetrie (Rossi), ripetizione modulare, pasticci dei pasticci post moderni
( Lazzari e Scacchetti), enfasi (Bellini), vitelloneria decostruttivista
(Bruletti e Signorelli). Questa Milano a tutt'oggi, 15 marzo
2001 . Duemilauno?!!
L'assessore Lupi attacca Gregotti, Gregotti si schiera con Umberto Eco,
Eco scrive la sua opinione su Golem.
Sar, ma sembra veramente una disputa tra comari sul bucato steso
che gocciola sul balcone.
Il fascino delle citt - oramai tutte invase da empori e McDonald-
dipende ancora dalla loro differenza in termini di emergenze architettoniche?
Si, Eco ha ragione, ma con un limite: che tale differenza sia riferita
esclusivamente all'architettura del passato. Siamo alle solite: la modernit
non ci appartiene. Putrefatti e mummificati, gli italiani devono crogiolarsi
nel loro passato, estasiati dalla grandeur nazionale.
Londra? Parigi? Berlino? Ci si va anche per vedere l'architettura contemporanea,
quella che negli ultimi venti anni le sta trasformando in luoghi in cui,
oltre a respirare la storia passata, la storia viene innovata.
Il "rigor mortis" italiano - come lo ha definito Libeskind-
continua ad essere alimentato, anche da voci assolutamente autorevoli.
Sembra di essere tornati indietro di trentanove anni, Natale 1962: anche
allora Milano e i milanesi furono coinvolti in una polemica senza fine
per l' iniziativa d'illuminare la citt con installazioni dislocate
nei punti nevralgici. Erano gli anni in cui Milano era attiva nel dibattito
sull'architettura, anni in cui si viveva la crisi della modernit
con la voglia di capirne i risvolti per il futuro, dando contributi diversi
ma tutti degni di considerazione. Milano "parlava" con B.Munari,
E.N.Rogers, V.Vigano, M.Zanuso, I.Gardella.
A quel dibattito partecip anche Umberto Eco, con argomenti convincenti.
Era tale il fermento culturale sull'architettura che anche le installazioni
temporanee di illuminazione divenivano argomento di discussione, soprattutto
in termini di modernit del linguaggio in rapporto con la citt
storica.
Oggi non ci sono pi quei presupposti - purtroppo- e le luci del
Castello sono solo argomentazione polemica.
La AEM se ne delizia e, continuando nel solco tracciato, ha presentato
lo scorso anno quelli che saranno i nuovi lampioni sparsi per tutta la
citt. Li ha progettati l'Arch. Maurizio De Caro, dando prova di
quanto retorici ed enfatici si possa essere in nome del riferimento "storico".
Di forma richiamante un obelisco sezionato orizzontalmente in blocchi,
i lampioni si concludono con una bella pallina - o qualcosa del genere-
di vetro opalino. Bene, staremo a vedere quanti milanesi si accorgeranno
dei lampioni di De Caro e quanti cagnolini si sentiranno pi "in"
potendo avere a disposizione un bagno d'elite.
A Milano il problema chiarissimo: manca qualsiasi presupposto
per renderla citt diversa ma - allo stesso tempo- contemporanea
a Parigi, Berlino, Londra, etc. dove la modernit si fa strada,
anch'essa tra polemiche, ma in cui scorre sangue caldo.
Se le luci del Castello siano o meno appropriate, a me non interessa.
Piuttosto, se proprio fanno cos ribrezzo, consiglio di comprare
una fionda e
Eco incita ad "insegnare a cittadini e turisti a guardare i ricordi
del passato per quello che sono e per quella che stata la loro
storia, comunque essi siano stati restaurati". Ci pu stare,
ma ai turisti e ai cittadini bisognerebbe consigliare anche di guardare
i ricordi del presente, gli scempi architettonici compiuti proprio nel
centro "storico" di Milano. Nell'area di Largo Augusto ( dietro
il Duomo; chi s'interessa di architettura li individuer immediatamente)
ci sono due esempi d' ignoranza architettonica assoluta, marcata dall'arroganza
dei progettisti di richiamarsi all'antico per mezzo di riferimenti tipologici
e uso di materiali tronfi, con l'aggravante di volere connotare di modernit
le loro opere.
Non conosco i progettisti e i costruttori ma, sicuramente, devono avere
avuto ottime amicizie altolocate per l'ottenimento delle licenze edilizie.
Chi si scandalizzato? Chi ha parlato di rispetto delle emergenze
storiche?
Vero, drammatizzando si rischia di cadere nel ridicolo, ma ci
vale per tutti, anche per i polemisti del Castello.
(Paolo G.L. Ferrara
- 15/3/2001)
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Commento 439 di maurizio de caro del 15/10/2003
caro, anzi carissimo Ferrara,
solo oggi ho avuto occasione di vedere il Suo "foglio"semi-clandestino e con stupore noto che la descrizione del mio lampione probabilmente frutto di fervida fantasia. Non credo di meritare tutto il Suo impegno critico e soprattutto mi piacerebbe invitarla a vedere i veri lampioni realizzati come campione al Parco Ravizza di Milano, perch la mia modesta opera non pretendava di risolvere i problemi d'immagine e di identit della malconcia ex-citt del design. Ho disegnato un oggetto che mi sembra molto meno retorico e tronfio di quasi tutti quelli che deturpano tranquillamente le nostre piazze e le nostre strade, non l'ho fatto per entrare nella storia o perch diventasse argomento centrale di dibattito sul futuro urbanistico. Almeno quel piccolo progetto li, vivo, capace di sopportare anche le peggiori critiche, quelle che nascono dalla volont di non costruire nulla se non sterili contrapposizioni. Questa la vera vocazione intrinseca della retorica.
Cordialmente
maurizio de caro
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15/10/2003 - Paolo GL Ferrara risponde a maurizio de caro
Non un oggetto non retorico e tronfio, ma, appunto, come Lei stesso afferma, "...un oggetto che mi sembra molto meno retorico e tronfio di quasi tutti quelli che deturpano tranquillamente le nostre piazze e le nostre strade". Trova ci sia differenza di sostanza?
A proposito di sostanza: antiTHeSi non un "foglio semi clandestino", per il semplice fatto che su internet...Comunque sia, mi creda, non abbiamo alcuna intenzione di creare "sterili" contrapposizioni, ma "vere e proprie" contrapposizioni. Forse non ha letto molto di antiTHeSi, ma il semplice fatto di mettersi in discussione dando la legittima possibilit di replicare, b, non mi sembra proprio cosa retorica, cos come non lo il coraggio di dire apertamente ci che si pensa. Come vede, anche Lei ne usufruisce.
La fantasia sul Suo lampione direttamente proporzionale alle foto che l'AEM espose, se non sbaglio, in Galleria e all'interno del sito internet.
Certamente accettato l'invito a visitare di presenza, con Lei, i lampioni, sperando che non siano molto offesi per come li ho descritti...
Cordialit
PGLFerrara
Commento 440 di maurizio de caro del 15/10/2003
Mi scuso per il semi-clandestino, effettivamente ho potuto apprezzare solo oggi la qualit del vostro lavoro e l'impegno civile. Vorrei averla mio ospite a Milano per una visita al Parco Ravizza
Ci conto
Maurizio De Caro/Mario Bellini Associati
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