L'arte facile
di Sandro Lazier
- 24/12/2009
Larchitetto Giulio Cagnasso mi ha recentemente segnalato un articolo pubblicato sul Giornale di marted 8 dicembre. Lautore, Luca Beatrice, recensisce Luomo artigiano di Richard Sennett, sociologo che insegna a New York e Londra.
Il testo, secondo lautore della recensione, prende posizione contro larte contemporanea dellultimo mezzo secolo nel quale gli artisti hanno smesso di fare in prima persona, relegando lazione a puro concetto, a fatto impersonale interpretabile da cose o persone indifferentemente e in tutto indifferenti.
Dice, in breve, larticolo in questione:
Dalle prime avanguardie del novecento larte ha corso in ununica direzione: uscire dallopera tradizionale, smaterializzarsi dalloggetto, inserire brandelli di realt, possibilmente gi esistenti, perch in una visione moderna non si pu essere schiavi dellabilit tecnica e manuale.
I veri guai sono cominciati dal minimalismo in qua. Secondo i teorici della forma pura, larte avrebbe dovuto spogliarsi di qualsivoglia elemento connotativo e narrativo, non rappresentare nulla e rilasciare sole e semplici strutture.
I musei darte contemporanea ospitano per la maggior parte prodotti di questa tipologia: le dimostrazioni di talento sono dunque bandite e dallarte allarchitettura, dal design allIkea, tutto serve a far prevalere la dittatura del minimalismo, dove le cose non devono dire nulla perch non hanno proprio nulla da dire.
Fatta la diagnosi, ecco la terapia:
lartista prima di tutto un artigiano cui sta a cuore il lavoro ben fatto di per se stesso Torna il criterio valutativo delle ore di lavoro, perch i tempi lunghi migliorano e impreziosiscono lopera finita.
Evviva il vecchio ^homo faber^: lui lartista nuovo del terzo millennio.
Minimalismo, arte povera, concettuale hanno imposto la strategia di un prodotto globalizzato, sempre uguale in ogni angolo della terra; lInternational Style ha ucciso lemozione estetica e il bisogno di contemplazione.
si recupera invece il tipico, la materia del luogo e della tradizione, principale antidoto al brutto indifferenziato.
Che dire? Lascerei la terapia al suo incauto destino di rincorrere la contemplazione ma, la diagnosi ahim, seppure semplificata e complice in questo caso di una cura preconcetta, tocca nel vivo una condizione generale dellarte che non pu pi essere trascurata con indifferenza. in questione il rapporto dellarte contemporanea con la societ civile, nel quale la sacrosanta indipendenza dellespressione artistica, in un mondo privo di pressioni ideologiche, si sta traducendo in puro evento autoreferenziale destinato a pochi addetti; i molti sono esclusi, malgrado una sempre crescente domanda di prodotti artistici, conseguenza della voracit che la crescita economica ritiene necessaria alla sopravvivenza delleconomia di mercato. Uneconomia che non si fa scrupolo di accedere a tutte le risorse sociali e culturali, traducendole in merce da vendere ad una clientela sempre pi numerosa che, nel migliore dei casi, concepisce lacquisto dellarte come un salvagente del proprio denaro. Ci che importa, quindi, lintegrit del salvagente indifferentemente dal contenuto; propriet affidata ai soli strumenti di autotutela del mercato che, sebbene soggetti a dura critica dopo lultima crisi finanziaria, nel mondo del mercato darte continuano a determinare il valore degli scambi, custodendo al proprio interno gli attori del proprio sistema di potere culturale e finanziario: critici e mercanti, garanti e garantiti.
Sebbene il ruolo della critica sia la determinazione della qualit delle opere e questo indipendentemente dal loro valore venale nessuno pu negare che lespressione di un giudizio di valore possa determinare o meno la fortuna di un artista o di un collezionista. E quando ci sono di mezzo i denari, in taluni casi tanti denari facili da realizzare, chi ha la capacit disolare il traliccio dellindipendenza di giudizio dalla scarica elettrica dei cavi dalto voltaggio della speculazione finanziaria?
La convinzione che lassenza di talento ha dato la stura a migliaia dimpostori e incapaci sempre pi diffusa in persone della societ civile che hanno titoli e certificati sufficienti da rivendicare con pieno diritto un posto tra gli artefici del nostro attuale contesto culturale. Capaci di un giudizio autonomo, essi sono poco disposti allindulgenza verso il valore di unarte che oggi si pu indubbiamente definire facile.
Contesto culturale che consegna allarte contemporanea un luogo storico diverso da quello che ne ha segnato le fortune durante tutto il novecento. Contesto che pretende una risposta differente da quelle gi note, pena la deriva reazionaria del tradizionalismo di cui il testo di Sennet sintomo e testimonianza.
Personalmente non credo che per guarire unassenza narrativa occorra per forza rifarsi allhomo faber del rinascimento. Esperienze come quella della transavanguardia, malgrado lesito teorico deludente - dovuto al compito essenzialmente accessorio dabbigliare gli anni delledonismo di fine secolo, come stato per tutto il movimento postmoderno - sono prova di tentativi occorsi per richiamare al racconto e alla scrittura gli attori dellespressione artistica contemporanea.
indubbio, daltronde, che il peso etico dellattuale condizione sociale diverga abbondantemente da quella degli anni cinquanta, ottanta o novanta. Sono cambiati i giudizi di valore e i presupposti in base ai quali questi vengono pronunciati.
Quale senso ha ancora, quindi, la provocazione puramente scenica senza un briciolo di scrittura? Hanno senso tale la cronaca, la banalit e la quotidianit, espresse in modo sterile, da surrogare tuttora la poesia?
Una recente teoria del linguaggio ci ha dimostrato che una presenza raccontata molto meglio da unorma, da una traccia, che non dalla descrizione puntuale di chi lha prodotta. Lorma mette in moto lintelligenza, limmaginazione, la poesia, legandola profondamente alla realt dun fatto, duna presenza, senza la necessit della sua pedissequa rappresentazione che non ne coglie n il momento, n la postura, n landatura. Per questa ragione lessenza della vita nella sua completezza nelle tracce che lasciamo, la nostra scrittura, senza la quale non esiste testimonianza viva, perch solo la scrittura continua a vivere dopo la nostra scomparsa.
Se larte perde la capacit di parlare della e alla realt contemporanea, continuando a esprimersi con strumenti teorici e concettuali che costringono la scrittura ad un ruolo marginale se non inesistente, fallisce il suo scopo principale e diventa un puro e semplice articolo merceologico, destinato al costoso sollazzo di pochi illusi, curatori di musei compresi.
Nessuno vuole censurare unarte facile da riprodurre ovunque a basso costo, ripetibile a piacimento e accessibile a chiunque, nel quale lunico elemento discriminante sia il significato della comunicazione.
Ma questarte c gi ed la pubblicistica, che vale per lefficacia mercantile del suo messaggio, criterio ben diverso da quello con cui giudicare lunicit della scrittura di un quadro, per esempio, di Monet.
Scambiare ruoli e criteri non aiuta la comprensione e favorisce solo le fortune dei personalismi, in barba alla spersonalizzazione dellarte che ne ha ispirato lazione.
Vi lascio quindi a questinvito di fine anno, che coinvolge non solo larte figurativa ma lintero sistema delle arti, architettura compresa: prendiamo le distanze da un minimalismo modaiolo e da un concettualismo facile che hanno portato il design allomologazione generale e le abitazioni a interpretare inutili atmosfere taciturne distanti anni luce dal frastuono del presente.
Buon 2010 a tutti.
(Sandro Lazier
- 24/12/2009)
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Commento 7679 di Leandro Janni del 25/12/2009
Se l'arte contemporanea facile, la vita (contemporanea) complicatissima.
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Commento 7684 di renzo marrucci del 26/12/2009
Oggi esiste l'arte in-temporanea o forse sarebbe meglio dire : temporanea... quella che si usa e si affibbia... pensando al valore che avr (se lo avr) per convenzione... stabilita dalla magnatocrazia che stipendia critici e ricerche affabulatorie... si possono anche inventare nuove correnti e stabilire batterie di facitori con un attenta organizzazione... e non significa complicare la vita ???
Janni ogni tanto ci coglie... simpaticamente!
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Commento 7687 di giannino cusano del 28/12/2009
Auguri a Lazier, a Ferrara e ad Antithesi tutta, commentatori inclusi.:
BUON 2010 (avevo erroneamente scritto 2910, ma, ripensandoci, l'errore era meglio della data corretta)
Ci stiamo precludendo persino la tragica grandiosit del nichilismo. Cosa seria, il nichilismo: qualcosa da distruggere l'additava. Non solo il trionfo dell'effimero; non solo la drammatica, progressiva sottrazione di valenza fino a sentire il respiro assurdo della vita senza aggettivi; non il consumo, che pur sempre conoscenza. Esserci sembra l'ultima parola d'ordine del non essere eletto a condizione generale: esserci ad ogni costo. A un evento come a un cocktail: c'ero anch'io! E dopo? Dopo il diluvio; venga pure il diluvio, io c'ero comunque, anche se non rester traccia di ci che stato.
Non l'artigianato, la questione, concordo con Lazier .Anche perch di artisti-faber pieno il mondo, checch ne pensino e dicano Beatrice e Sennet. Non pi neanche questione di sopravvivenza al disastro, perch nemmeno questo pi concepito come evento. Siamo al dopo_il_nulla, al dopo lo strizzaggio della parola magistralmente incarnato da Beckett. Arte facile = assenza di futuro. Non pi "dopo di noi il nulla", ma "noi dopo il nulla". Se tutto gi stato, nulla pu pi accadere/accaderci.
Si;: bisogna reagire. Pensarci e reagire mentre un nuovo anno arriva...
Buon 2910 :)))
G.C.
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Commento 7689 di Luigi Nucita del 29/12/2009
Non avendo un pensiero originale mi affido ad un maestro, Carlo Ludovico Ragghianti
Naturalmente quasi inosservato il volumetto di Tullio de Mauro che ha per titolo Il linguaggio della critica d'arte (Vallecchi Firenze 1965 pp68), e lo esamina sia come linguaggio speciale o uso speciale di lingua, sia nella formazione storica del suo vocabolario, concentrando l'attenzione sulle "radici storiche, complesse e spesso assai profonde, della moderna critica artistica".
(...) l'autore constata che il lessico di derivazione antica orientato soprattutto verso la definizione di significati denotanti le diverse modalit figurative della loro esteriorit materiale o tecnica (pittura, scultura, architettura, plastica), ovvero denotanti entit elementi o caratteri ritenuti oggettivi (forma, linea, figura, composizione); mentre il lessico moderno " orientato verso l'individuazione di significati denotanti momenti o qualit della creazione artistica e della comprensione, considerati al di l della diversit di tecniche esecutive (arte, gusto, genio, artistico, espressivo)".
Il lessico riflette cio "la congiunta scoperta dell'unit delle arti e del primato della personalit creatrice dell'artista" nell'opera compiuta. "Nella conquista di concetti e significati coglienti gli elementi unitari e soggettivi al di l dell'oggettiva diversit delle tecniche esecutive, i motivi platonici hanno probabilmente avuto meno peso di quanto le dispute teoriche rinascimentali potrebbero far credere, come lecito indurre dall'assenza di loro riflessi sul piano linguistico...Bello per quanto sia parola di grandissima frequenza nel linguaggio corrente, ai margini del linguaggio critico ...Non bello o bellezza, ma arte, artista, forma sono le parole dominanti nell'uso linguistico della critica d'arte contemporanea: parole che, per i legami di affinit con altre parole delle lingue storiche, per i loro significati anche non estetici, alludono all'arte non in quanto platonica contemplazione o sentimentalistica eccitazione, ma in quanto operatrice e formatrice". (Arti della visione - Il linguaggio artistico 1979 Einaudi)
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Commento 7690 di renzo marrucci del 29/12/2009
Lessico di derivazione antica e lessico moderno ? E' una questione di lessico? Ma non una questione sull' avere punti di vista particolari o no! E' questione di capire che cosa l'arte oggi se cio sia un mezzo di importanza sociale oppure velleitaria. Se cio bisogna affidarsi alla testa degli eletti che ti dicono che cosa conta e che cosa non conta nella vita di un uomo... oppure la tendenza ancora quella di negare ad un uomo il diritto di dire pensare e riconoscere che cosa una cazzata da quello che invece cosa seria che contribuisce alla vita degli uomini...
Oggi un artista deve avere capacit individuali ed una forte sincera onest per vivere...o per morire... per essere un artista come del resto nella storia sempre accaduto.... E' la mancanza di questo che...
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Commento 7695 di Vilma Torselli del 30/12/2009
". Lidea in se stessa [] un lavoro darte tanto quanto un prodotto finito. [] Nellarte concettuale lidea o il concetto laspetto pi importante del lavoro." ( Sol LeWitt Paragraphs on Conceptual Art, da Artforum, 1967)
E' innegabile che questo processo di dematerializzazione, dove la spiegazione dell'opera sostituisce l'opera stessa, abbia prodotto una frattura tra l'arte ed i suoi fruitori e sia responsabile dellinstaurarsi di una incomunicabilit imbarazzante: come scrive Luigi Baldacci nella sua raccolta I quadri da vicino pu oggi accadere che il destinatario del messaggio artistico, il pubblico, sia "assente o sconosciuto al portalettere", poich larte pare essersi arroccata su posizioni aridamente didascaliche, preda di una autoreferenzialit narcisistica dove viene a mancare lo spazio per quel processo identificativo senza il quale la fruizione dell'arte non possibile.
Tuttavia vorrei ripercorrere larticolo di Sandro Lazier e fare alcune osservazioni.
Sono daccordo sul fatto che lhomo faber abbia esaurito il suo tempo ed il suo ruolo lasciando sul suo cammino quelle che Sandro chiama tracce, orme, scrittura ecc. Ma non va dimenticato che le scritture sono necessariamente compatibili con i mezzi di cui si dispone per scrivere: la pennellata di Leonardo unica, come la martellata di Michelangelo, lunico modo per non perderle quello di conservare il prodotto oggettuale (al Louvre o in San Pietro) e andarcelo a guardare per leggerlo e per captarne lirripetibile aura. Per larte concettuale, che non usa pennello e scalpello e beneficia di straordinarie tecnologie avanzate, la procedura non pi questa poich ricorre ad altri mezzi di registrazione ed archiviazione delle tracce, non ha bisogno delloggetto perch si propone di conservare lidea che sta a monte, della quale la traccia sar un filmato, un video, un cd, un testo .. Il concettualismo sospinge ad un riesame radicale della natura dell'arte al di l della visibilit (e quindi della possibile mercificazione) del prodotto artistico e persegue, tra utopia e ribellione (quella che Sandro chiama provocazione puramente scenica), lidea di unarte-evento che, in quanto essenza concettuale e mentale, non pu essere posseduta e venduta.
Lintenzione quella di indurre una presa di coscienza di ordine intellettuale e mentale verso problemi di ordine sociale, esistenziale, culturale, filosofico.
Non unarte facile quella che vuol parlare direttamente al cervello senza la mediazione sensoriale e la seduzione del racconto, non a basso costo, visto che nessuno pu comprarsi le sedie della 'One and Three Chairs' di Kosuth o lorinatoio di Duchamp, unarte difficile che non ha prezzo.
Il rapporto dellarte con il mercato c sempre stato, tutti i grandi del passato, da Raffaello a Michelangelo hanno sempre prodotto i loro capolavori grazie a ricchi mecenati che attraverso le loro opere tramandavano la propria immagine o la storia della loro vita, penso alla Cappella Sistina, che non ci sarebbe se papa Sisto IV non avesse finanziato i lavori. Daltra parte, non cerano gallerie o musei o mostre-mercato che rendessero redditizio il mestiere dellartista, bisognava dipendere dai pochi ricchi disponibili, mentre oggi i canali del danaro sono solo pi numerosi e diversificati ed il mercato dellarte pi organizzato e strutturato, quindi pi perverso.
Spesso i tentativi per richiamare al racconto e alla scrittura compiuti da critici ed artisti volenterosi non sono altro che il tentativo di trovarsi uno spazio anche o soprattutto nel mercato grazie a discorsi frusti e gi sentiti che possono sembrare nuovi solo in antitesi al concettualismo: la Transavanguardia proprio un movimento costruito a tavolino grazie allabilit, la cultura e il potere di un critico giocoliere della parola quale Achille Bonito Oliva che cos la definisce " Transavanguardia significa apertura verso lintenzionale scacco del logocentrismo della cultura occidentale, verso un pragmatismo che restituisce spazio allistinto dellopera"
Una dichiarazione di estrema banalit travestita da novit.
Il minimalismo vuol esprimere concetti non necessariamente minimali, ma attraverso il minimo dei mezzi, il che innegabilmente la scelta pi adatta a riflettere il sostanziale minimalismo di ideali, sia quantitativo che qualitativo, nella societ contemporanea, in congruit con il concetto che ogni societ ha la cultura che si merita. E non si possono prendere le distanze dal suo minimalismo modaiolo come fosse una cosa che non ci riguarda, si pu solo impegnarsi per cambiarla, assieme allarte e allarchitettura.
Tutti i commenti di Vilma Torselli
30/12/2009 - Sandro Lazier risponde a Vilma Torselli
Cara Vilma, ho troppa stima delle tue parole per pensare che tu possa sbarazzarti delle mie con tanta sicurezza e celerit.
Il mio discorso sul linguaggio sicuramente molto pi profondo di quanto le mie modeste doti letterarie hanno saputo esprimere in questo articolo. Per questo ti cito Jean Baudrillard (La scomparsa della realt): La critica ideologica e moralistica, ossessionata dal senso e dal contenuto, dalla finalit politica del discorso, non tiene mai conto della scrittura, dellatto di scrivere, della forza poetica, ironica, allusiva, del linguaggio, del gioco col senso. Non vede che la risoluzione del senso si trova nella forma stessa, nella materialit formale dellespressione. [] Tutti hanno delle idee, pi di quante ne siano necessarie. Ci che conta la singolarit poetica dellanalisi, che sola pu giustificare chi scrive e non la miserabile oggettivit critica delle idee. Lunica soluzione possibile alla contraddizione delle idee sta nellenergia e nella felicit della lingua. Non dipingo la tristezza e la solitudine dice Hopper cerco solo di dipingere la luce su questo muro.
Io credo che, per dirla con Baudrillard, per recuperare credibilit e attualit critica si debba inevitabilmente tornare al linguaggio e alla scrittura.
Se vedo un carrello della spesa allungato su un tappeto bianco, non mimporta il suo significato perch qualsiasi significato esso abbia analiticamente solo una realt fenomenica che mi arriva in forma distorta, una semplice tautologia imbrogliata. Minteressa molto di pi com costruito il carrello e com disposto sul pavimento, perch ci dice molte cose molto pi interessanti e coinvolgenti.
Dissento quindi totalmente dallaffermazione di Sol LeWitt. Lidea rimane unidea e, come le parole, se inespressa, niente. La difficolt teorica della dottrina di LeWitt sta nel fatto che impossibile qualsiasi evidenza al di fuori della scrittura, opere sue comprese, che quindi cadono in inevitabile contraddizione dal momento che non cos facile sbarazzarsi del cadavere della realt.
Sul mercato dellarte una precisazione. Ognuno di noi, architetto, ha avuto incarichi dove sono in ballo somme di denaro ben superiori a quelle che potrebbero permetterci lacquisto dopere darte anche importanti. Ci detto, nessuno di noi crede daver a che fare con dei mecenati ma con persone comuni di questa societ, fortunatamente priva di queste figure, seppure meritorie. Se larte concettuale deve la sua fama alla contrapposizione con quella borghese riservata a pochi privilegiati, perch tirarli in ballo per motivi di bottega finendo nella pi grande delle contraddizioni?
Per quanto riguarda la transavanguardia, il vero scacco al logocentrismo delloccidente la decostruzione del linguaggio, quindi la scrittura, non il ritorno allo spazio istintivo dellarte. Con buona pace di Achille Bonito Oliva.
Commento 7696 di flavio Casgnola del 30/12/2009
Se vedo un carrello della spesa allungato su un tappeto bianco, non mimporta il suo significato perch qualsiasi significato esso abbia analiticamente solo una realt fenomenica che mi arriva in forma distorta, una semplice tautologia imbrogliata. Minteressa molto di pi com costruito il carrello e com disposto sul pavimento, perch ci dice molte cose molto pi interessanti e coinvolgenti.
Mervigliosamente vero!
E a proposito che non cos facile sbarazzarsi del cadavere della realt, per continuare a dirla con Baudrillard: "New York suscita lo stupore di un mondo gi finito"
Il carrello della spesa giustapposto al tappeto bianco, le torri gemelle, il vuoto da esse lasciato, lo spazio fisico e quello della memoria. La realt sta in noi e la sua rappresentazione gi di per s scritta se poi chi la descrive usa gli strumenti del linguaggio fisico, metafisico, surreale o virtuale, in fondo poco importa, quello che importa veramente come lo f e, se nel farlo si muove in una dimensione che tocca le corde della pi profonda sensibilit, allora, forse, produce Arte. Commercializzabile o meno, non ha molta importanza...
Tutti i commenti di flavio Casgnola
Commento 7697 di Vilma Torselli del 30/12/2009
Sandro, immagino tu sappia che non era mia intenzione di sbarazzarmi delle tue parole "con tanta sicurezza e celerit". Certo anche per me la sintesi, obbligatoria in questa sede per non tediare a dismisura sia te che i tuoi lettori, non mi ha evidentemente aiutata ad esprimere a dovere il mio pensiero. Ma sostanzialmente non credo che ci si possa sbarazzare facilmente di un fenomeno (di cultura? di costume? di moda?) cos dirompente come il concettualismo, oggi riattualizzato alla luce della progressiva virtualizzazione delle azioni e delle relazioni umane nella societ moderna. Mi pare che sia proprio Baudrillard ad affermare che la realt morta, uccisa dal virtuale, ed stato un delitto perfetto.
Certamente ognuno pu auspicare ci che crede, sperare nel ritorno alla scrittura e alla lingua ed affermarne la necessit, questo non vuol dire esprimere un giudizio sulla contemporaneit, ma solo una speranza sui suoi futuri sviluppi.
La citazione che fa di Hopper, per la verit, mi sembra inopportuna, Hopper era talmente minutamente figurativo da essere definito precisionista, tutte le sue idee erano ben visibili nei suoi dipinti, racconti raggelati nelle sue atmosfere sospese, piene, appunto, di tristezza e solitudine, non doveva aggiungere altro, non c'era problema, essendo quanto di pi lontano dal concettuale.
Tutti i commenti di Vilma Torselli
Commento 7698 di Giannino Cusano del 31/12/2009
Non c'entra nulla con l'articolo, ma colgo l'occasione per salutare una mia conoscenza "virtuale": Luigi Nucita.
Ciao, Luigi: piacere di vederti qui :)
Tutti i commenti di Giannino Cusano
Commento 7702 di Renzo marrucci del 31/12/2009
In parole molto semplici : l'artista deve ritrovare se stesso, avere coraggio e rispondere al tempo con un linguaggio vero, non ricostruito da altri o dai mercati che lo stimolano. Manca di autonomia e ne manca sin dalle basi pi sensibili della scuola, oggi assai arretrata e falsa... Come se l'artista dovesse affidarsi agli altri per esistere... a chi detiene il potere sociale e culturale... per ogni artista una critico manager che lo guida all'affermazione... come un attore o tanti aspiranti attori alla ricerca di se stessi... Ma che bellezza ! Come se fosse una creatura da proteggere e da accarezzare... una delicata realt che, senza inserimenti in manovre pseudo culturali, non potesse vivere di vita propria. Innamorarsi o vivere male ? Asservirsi o vivere ai margini... Cos l'artista e l'arte non vivono pi, non esistono pi... se ne perde il valore oppure si trasforma in qualche ovattata condizione di ostaggio pseudo creativo. Cos viene strangolata la cultura e la cultura artistica e viene ridotta alla assunzione di mode, mancando la naturalezza e la forza dell' individualit umana. Difficile ma affascinate il tema, basterebbe che una parte ingorda della societ non vi ci mettesse i suoi sporchi piedi sopra... oppure per questo... ancora pi affascinate il tema e la sfida ?
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Commento 7760 di Luigi Nucita del 14/01/2010
Ringrazio Giannino Cusano per il benvenuto e mi scuso per il ritardo di questo intervento, dovuto a problemi personali. In effetti mi sono mosso dalla panchina vedendo che lui latitava :)).
In effetti mi interessava anche ricordare Ragghianti a cui devo molte delle mie sia pur limitate conoscenze e che ritengo sia stato un critico assolutamente rilevante ma poco conosciuto (per altro Zevi lo annoverava tra i suoi maestri).
Ne approfitto per rimettere il mio post...al suo posto, visto che l'ho inserito erroneamente qui invece che su "Architetti, crisi e architettura ".
Tutti i commenti di Luigi Nucita
Commento 8027 di Nicol barbisotti del 09/05/2010
Ho comprato un libro di luca beatrice...volevo farmi un'idea pi o meno oggettiva di chi fosse. Antithesi mi ha rimandato all' ottimo articolo articolo di Lazier... tutto il resto son seghe mentali che nn rispondono a nulla.... solo bla bla bla bla bla bla bla bla bla
buonanotte
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