Autarchia comacina
di Sandro Lazier
- 15/2/2020
Non voglio assolutamente entrare nellagone della politica di trincea, ma in quella della politica come sintesi ed espressione massima della civilt, lo voglio eccome.
Diceva Bruno Zevi: L'architettura il termometro e la cartina di tornasole della giustizia e della libert radicate in un consorzio sociale.
Questa una ragione forte, che responsabilizza enormemente chi si occupa di trasformare lambiente, perch ne fa una pagina su cui scrivere il proprio grado di civilt collettivo, la propria tacca evolutiva. Gli errori urbanistici, e in questa definizione comprendo anche e soprattutto quelli architettonici - perch senza architettura non c urbanistica, ma senza urbanistica ci pu essere architettura - sono sicuramente gli errori politici pi gravi che qualunque pubblica amministrazione pu incontrare. Questo non vale solo per i soldi buttati malamente o inutilmente - i soldi vanno e vengono - ma per il danno generazionale che si procura alla cittadinanza.
Se vero che alla lunga il tempo fa digerire tutto - per esempio abbiamo digerito persino il Vittoriano di piazza Venezia a Roma e la maggioranza delle castronerie stilistiche delle nostre citt storiche - questo non pu creare alibi alla deresponsabilizzazione di chi ha temporaneamente in mano i destini dintere citt. Non possibile, per esempio, che la vanagloria politica di chi si sente investito dun destino operoso o mecenate modelli sul proprio gusto il futuro culturale dunintera comunit. La storia cinsegna che, in passato, anche i peggiori personaggi che hanno popolato la vicenda umana hanno cercato riscatto e legittimato il proprio privilegio ingaggiando le migliori menti del tempo, perch conoscevano il potere dellestetica che rende buono ci che bello fin dai tempi di Platone. Solo larte moderna ci ha insegnato che la bellezza un inganno che si nutre delle ipocrisie del mondo, portando nei luoghi della contemplazione anche le sue sofferenze. Ma, in questa rivoluzione di concetti, il meccanismo del riscatto ne esce immune, forse addirittura rinforzato dal fatto che molte apparenze, senza sostanza etica, sono del tutto prive di valore comunicativo. Lo dimostrano le architetture del potere, quelle classiche e neoclassiche, predilette dai dittatori dei tempi moderni, le quali confidano esclusivamente nel loro messaggio autorefenziale, scontate nella loro banalit compositiva, perch escludono le tensioni etiche generate dai conflitti sociali, alle quali non sanno offrire soluzioni ma solo regole e disciplina.
Le grandi opere del passato, che tanto ammiriamo, raramente sono appartenute e sono state realizzate da chi oggi potremmo definire una brava persona, eppure, oggi, di queste opere apprezziamo il livello intellettuale e morale, affidando ad esse i messaggi pi alti della nostra condizione civile.
Quindi, non si tratta di giudicare i capolavori sulla base dei soggetti che li hanno realizzati - pochi artisti vantano vite specchiate - ma solo sulle loro capacit e competenze, perch solo queste sono utili e restano nella rappresentazione della nostra vicenda nelluniverso.
Ovviamente, non pi tempo di mecenatismo e sarebbe piuttosto stupido pretenderne il ritorno, ma si dovrebbe confidare sulla capacit e sullintelligenza di chi ha responsabilit amministrative e operative perch cerchi di affidare le decisioni pi importanti a chi possiede un livello massimo di capacit e di competenza, soggetto che sta in un mondo sicuramente non semplice da comprendere e decifrare, ma che lunico in grado di assicurare il livello pi elevato ed attuale della qualit urbanistica ed architettonica. Ritengo questo aspetto rilevante e imprescindibile, al di l di ogni appartenenza politica e indipendentemente dallindirizzo culturale dei soggetti coinvolti.
(Master Plan Nuova Ticosa - Como - 2020)
Questa premessa mi serve per criticare quello che sta succedendo a Como e che ha messo in agitazione il mondo degli architetti.
Esiste uno spazio nella citt di Como, sede un tempo di unazienda tessile importante, la Ticosa, che da anni oggetto dei desideri di varie amministrazioni le quali, su tale luogo, vorrebbero lasciare il segno del loro passaggio su questa terra. Credo che esistano anche numerose tesi universitarie del Politecnico milanese che su questarea hanno immaginato pressoch tutto limmaginabile.
Anche lamministrazione del sindaco attuale, Mario Landriscina, in questa corsa a lasciare il segno non ha voluto risparmiarsi e, con lalibi desser sintesi di tante proposte e discussioni, ha messo in campo il progetto dun master plan che per sembra uscito dalla cartella duno studente della facolt darchitettura alle prime armi. Non mi riferisco alla rappresentazione grafica, talmente ingenua da pensare ad una carenza dei mezzi informatici, ma al contenuto del progetto, episodico e scombinato, nelle soluzioni e nel linguaggio, realizzato con un assemblaggio di stili e tempi lontani anni luce da una modernit che chiederebbe di integrare il nuovo intervento alla citt e allintero territorio.
Io credo che lansia operativa che ha ispirato il progetto, deducibile proprio per questa mancanza dunidea generale, non possa essere alibi sufficiente per un progetto di cos bassa qualit.
Non starei a responsabilizzare pi di tanto i tecnici comunali che hanno redatto il progetto. Un progetto sicuramente ispirato e suggerito dalla vanit di tante voci che non hanno avuto il minimo pudore dintitolarsi un progetto di questa banalit e confusione, sicuramente convinti che lutilit pratica dellarchitettura potesse giustificare qualsiasi linguaggio, purch benedetto dal consenso popolare. Mi spiace per chi ne tecnicamente responsabile e ha prestato la faccia ad una boutade ovviamente senza futuro.
Vorrei invece chiedere, per finire, perch un progetto di tale rilievo non abbia seguito le regole normali che prevedono di affidare incarichi cos importanti solo mediante lutilizzo dei concorsi darchitettura. I quali, saranno sicuramente onerosi e pallosi, ma servono proprio ad alzare il livello dei progetti ed evitare che le societ complesse come quelle attuali possano rincorrere le chimere della semplificazione linguistica e del consenso politico a danno della popolazione che si vorrebbe, invece, accontentare.
(Sandro Lazier
- 15/2/2020)
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