Auguri A.D. 2019
di Sandro Lazier
- 27/12/2018
Anche il 2018 giunge al termine.
Un anno che marca la decade dallinizio della crisi finanziaria ed economica che ha colpito il mondo intero, riducendolo nella condizione di crisi politica attuale.
Forse grave come quella che nel 1929 port al disastro dei regimi fascisti e nazisti, questa crisi stata certamente pi lunga e logorante. Un logorio che, anno dopo anno, ha eroso persino i principi su cui sono nati gli stati liberali.
Gli intellettuali, anche questa volta, non hanno saputo capire il pericolo che le banali situazioni di disagio conseguenti la carenza di risorse possono produrre, lasciando scoperto il fronte pi fragile ma ritenuto pi scontatamente sicuro e acquisito: quello delle classi popolari; che per numero rappresentano la massa che pu decidere in democrazia, sulle cui istanze si sono formate storicamente le democrazie moderne.
I principi di uguaglianza, fraternit, umanit, solidariet che hanno scacciato re e tiranni ed hanno dato la possibilit ai figli di braccianti e muratori (questo era il popolo italiano fino allottocento) di essere parte del proprio destino e riscattare la propria condizione, oggi paiono essere scaduti, sacrificati sullaltare del pi volgare egoismo identitario. Sarebbe qui complicato fare lelenco delle situazioni di disagio - la situazione della disoccupazione giovanile in particolare, o lazzeramento di interi settori produttivi come quello edile, che ha colpito non solo il mondo dellarchitettura ma soprattutto gli individui professionalmente pi fragili ma se le si prendono in sintesi queste non toccano mai i principi del diritto individuale o della morale privata, ma riguardano esclusivamente le condizioni di mercato, che sono mutate anche in modo drammatico, con enormi ripercussioni che stanno tuttora amplificando le differenze sociali. Leconomia, insomma, in una societ in cui il denaro, e ci che con esso si pu fare, rappresenta lunica misura di soddisfacimento comune, nei momenti in cui la necessit che muove il mercato passa da esigenze superflue a bisogni vitali, ecco che viene a cambiare totalmente i termini del confronto collettivo, mettendo a rischio proprio i fondamenti che hanno permesso alleconomia di diventare egemone. Uno stato meno economo e pi opportunista, nel senso delle pari opportunit, meglio aiuterebbe i cittadini e conseguentemente leconomia stessa. Voglio qui dire chiaramente che opportunit non vuol dire elemosina, come ha in mente questo governo.
Oggi il rischio quello che, per celebrare la propria autarchia esistenziale, i popoli affoghino il diritto universale degli uomini liberi nello stagno nauseante del nazionalismo che, al contrario, rivendica un privilegio di appartenenza.
Ho fatto questa lunga premessa perch ritengo che un grande concorso di colpa nella rinascita di volgari sentimenti nazionalisti e identitari debba cercarsi nelle accademie universitarie italiane, in particolare in quelle di architettura.
Larchitettura, si sa, arte pubblica. Il suo stare nel mondo, offrendosi allo sguardo di chiunque, la rende partecipe della formazione del nostro gusto e, necessariamente per conseguenza, della nostra dimensione etica. Quanto pi lambiente che ci circonda ci abitua alle novit formali, tanto pi acquisiremo la confidenza necessaria per non temere i mutamenti che la storia da sempre ci riserva. Per converso, tanto pi lambiente che ci circonda tender a omologare la nostra condizione abitativa, tanto pi diventeremo intolleranti verso qualsiasi espressione difforme dal contesto storicizzato. Ed proprio in tale quadro che il recupero della tradizione e la sua apologia, professate per pi di mezzo secolo negli istituti di architettura del nostro bel paese, hanno condannato ogni forma di diversit che non aderisse concettualmente al passato, costringendo ogni progetto ad una sorta di innaturale sudditanza storica falsificata, di fatto legittimando ogni rimando a una cultura fondamentalmente borghese e patriarcale, come quella che ha prodotto larchitettura fino alla fine dellottocento.
Ricordo che lidea universale di architettura, nata col razionalismo, poneva come prioritarie istanze individuali che appartenevano ad ogni uomo del pianeta, indipendentemente da razza, religione, privilegi culturali o di casta. Arriv in Italia negli anni in cui si stava formando il nazionalismo fascista, che paradossalmente ne cavalc limpeto innovativo probabilmente non capendone la portata ideologica.
Nella rinascita del dopoguerra, loccasione di sdoganare il paese dal proprio passato affond a Milano nella realizzazione della Torre Velasca. Un brutto edificio di successo che ovviamente gratific la nuova borghesia milanese. Ma non solo.
Su tale onda neoconservatrice, credo che lottanta per cento del mondo intellettuale italiano viva tuttora in edifici antichi o in contesti tali. Forse, la classe pensante italiana, vivendo nelle periferie, avrebbe impedito che le stesse diventassero motivo di scandalo sociale e avrebbe meglio compreso la loro condizione, lontana da quella profondamente borghese, contestata nelle parole ma praticata nei fatti.
La mia denuncia quindi chiara.
Considero la mortificante condizione del regime politico e sociale attuali la conseguenza del rifiuto dei valori universali a vantaggio di quelli particolari. La creazione di miti culturali, che avrebbero dovuto traghettare il nostro vissuto in una nuova dimensione pi democratica e giusta, hanno invece aperto le porte alle gerarchie tradizionali, le quali hanno ritrovato nel recupero dellarchitettura del passato il rituale formale necessario per imporre socialmente lautorevolezza del proprio privilegio.
Quando parlo di architettura del passato mi riferisco a quelle che aderiscono ad altri miti, che nelle facolt e conseguentemente nella pratica amministrativa ordinaria fanno riferimento alle tipologie. Queste, che quando esistono tutti sanno essere figlie pi della tecnologia che del gusto, rimangono pure invenzioni a cui vengono attribuiti valori didattici inesistenti. Altre opere del passato, quello recente per esempio, pur presentando qualit indubbie e riconosciute non godono della stessa narrazione. Possono essere demolite e sostituite senza nessun rimpianto, come sta per avvenire con il ponte Morandi di Genova.
Concludo con un invito.
Malgrado lopinione contraria di mia moglie, credo daver raggiunto let matura. Una considerazione frequente, infatti, che mi passa per la testa che, ricordando quelli che erano i sogni, le ambizioni, quelle stesse di mio padre o di chi mi ha voluto bene o quelle che sono state sempre le necessit, le contingenze che guidano lordinario, per cui il denaro diventato un diavolo con cui convivere, credo che la vita in fondo sia poca cosa senza la presenza di pensieri alti, di frottole sublimi, com la favola dellarte, che sempre sfida della propria condizione per sua natura tragica. Senza larte, senza latto di voler nobilitare tutto ci con cui si viene a contatto, della vita rimane ben poco.
Ma larte qualcosa che bisogna fare, per cui occorre impegnarsi. Non la si trova per caso.
Per cui invito tutti al buon proposito per lanno prossimo di alzare lo sguardo, togliere il pensiero da una contingenza che ci fa disprezzare la condizione umana e provare a lasciare il mondo un po meglio di come labbiamo trovato, evitando magari di demolire le opere darte che abbiamo.
(Sandro Lazier
- 27/12/2018)
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Commento 14744 di vito mancuso del 27/12/2018
condivido in pieno. le parole giuste al momento giusto. con all'orizzonte l'Etna.
complimenti e auguri per il nuovo anno.
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Commento 14745 di giuseppe mongelli del 28/12/2018
Condivido, penso anche che, l'ultimo capitalismo aggressivo, (per non morire), abbia costretto la Democrazia rappresentativa ad investire enormi capitali per far eleggere il Candidato, e che solo gli interessi di pochi gruppi potenti, possano essere rappresentati ....va da s che!
Quell'uno per cento che dicesi detenere una percentuale smisurata dei Capitali, mai rinuncerà ai paradisi fiscali, e pertanto mai contribuirà ai bisogni, in modo proporzionale alle propri possibilità.
Il commercio delle armi e la droga sono le attività più remunerative in proporzione alle persone impiegate. Gli utili enormi produrranno grandi Capitali che ... saranno investiti anche per difendersi "Democraticamente" ... va da se che!
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Commento 14746 di giuseppe mongelli del 28/12/2018
Condivido nuovamente. Molte volte, al ponte in disuso, si affianca quello nuovo lasciando vivo il ricordo della precedente opera: Roma, Ponte Rotto; vecchie opere di Eiffel amorevolmente conservate a fianco delle nuove !! ecc....
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