Passaggi di riconversione simbolica:
il caso di piazza Skanderbeg a Tirana
di Andrea Bulleri
- 22/11/2017
La recente inaugurazione di Piazza Skanderbeg a Tirana riconfigurata secondo il
progetto dello studio belga 51N4E propone la rivisitazione contemporanea di un
tema urbano prettamente ottocentesco: lallestimento di una piazza nazionale,
baricentro e fulcro spaziale di una citt certamente monocentrica. Ladozione di
tale modello rimanda, per associazione mentale, alla formazione dei moderni stati
europei, ad una filosofia urbana ricca di riferimenti identitari caratterizzati
da una rigida fissit celebrativa ad impianti immutabili e spesso immutati
nella loro consequenziale costruzione retorica (ancor oggi mantenuti come
testimonianze storiche e luoghi simbolo dellunit nazionale). Niente di tutto
questo! In nemmeno un secolo di storia, la capitale albanese ha manipolato
costantemente la matrice urbana della sua piazza centrale, cambiandone lassetto
ben 5 volte, ogni volta assecondando le aspirazioni rappresentative del presente
piuttosto che la memoria del passato.
La lettura e la traduzione dei caratteri urbani e delle diverse intenzionalit
programmatiche, proposta in questo contributo, quanto mai esemplare del
rapporto fra architettura, spazio e veicolazione simbolica di un messaggio
politico.
In Albania solo con la fine delle guerre balcaniche, dopo cinquecento anni di
dominazione ottomana, prende realmente corpo una coscienza nazionale e la
necessit di individuare una capitale per il nuovo stato indipendente. I processi
di formazione che si esauriscono in Europa nel secolo precedente prendono forma
nei Balcani solo allinizio del Novecento, ponendo questioni inedite e nodi
tuttora irrisolti.
Nel 1920 il congresso di Lushnj nomina Tirana capitale del Paese. La sua
designazione costituiva un sostanziale compromesso politico: Tirana non era mai
stata capitale nemmeno possedeva le caratteristiche del centro amministrativo e
direzionale ma occupava una posizione baricentrica sul territorio nazionale.
Tale localizzazione centrale poteva potenzialmente favorire la ricomposizione
delle ataviche divisioni risalenti alla linea di Teodosio, mitigare le
differenze culturali fra gheghi e toschi, cattolici, ortodossi e musulmani. Il
suo ruolo e la sua identit rimanevano, per, tutti da costruire. Il centro
contava una popolazione di circa 15.000 abitanti distribuiti su 305 ettari: le
abitazioni coprivano il 98,2% dellestensione urbana.
La nuova citt, frutto della pianificazione italiana, sorge accanto alla
precedente, ma con unaltra logica, elusiva di ogni rapporto relazionale. La
presenza italiana in Albania scaturisce da rapporti di dipendenza economica ed
alleanza politica, risolti poi, alla fine degli anni trenta, dalleffettiva
occupazione militare del paese.
Per Tirana capitale viene profuso il maggiore impegno architettonico ed
urbanistico in termini di rappresentativit e propaganda politica. Nei primi
progetti di Armando Brasini (1926) compare la prefigurazione di unasse
monumentale capace di orchestrare la futura espansione ed imporre, sulla scena
urbana, il peso dei nuovi edifici del potere politico ed amministrativo.
Il passaggio concettuale affermato dal progetto repentino e drastico: dalla
tortuosa circolarit delle vecchie strade emerge linedita organizzazione di una
visione prospettica matura, sovrabbondante di riferimenti e citazioni storiche,
inconsueta per lambiente in cui inserita. Il progetto di Brasini un
palinsesto da cui affiorano evidenti tracce, labili ma visibili, di scritture
urbane: permangono reminescenze barocche, articolate costruzioni eclettiche con
il loro bagaglio evocativo di altri luoghi passati e sedimentati, lunghi campi
visivi memori dellesperienza seicentesca romana, prospettive che rimandano alla
fuga infinita di Versailles. Traspare, quindi, il retaggio di una positivista
tensione, ancora di stampo ottocentesco, verso lazione progettante e
pianificatoria, estesa sia alla scala urbana che territoriale; la fiducia nella
risolutoria adozione di un modello dintervento che traspone, in toto, le
relazioni ed i rimandi simbolici della citt europea maturati in secoli di
esperienze progettuali e cambiamenti culturali in un contesto che ha vissuto
unaltra storia ed altre esperienze. In sintesi, si afferma, pi o meno
consapevolmente, un primato culturale propagandato nei termini di un progresso
inarrestabile ed unidirezionale. Ma ci che pi sconvolge la tranquilla esistenza
della citt delle case in terra, e ne sminuisce il senso ed il valore di
radicamento paesistico, limposizione di una struttura. La materializzazione
segnica e simbolica dellartificio incarna la frattura fra la citt omogenea e la
citt ad assetto gerarchico. La struttura si fa invadente ed irrispettosa
dellesistente, si rafforza nella sua razionale e convincente compiutezza,
costruisce un peculiare sistema subordinato di crescita ed espansione.
Sul Viale dellImpero si realizza il Progetto di sistemazione del centro della
citt di Tirana, nel passaggio attuativo fra i primi disegni di Brasini e la
definizione esecutiva di Florestano Di Fausto (1929). Il polo politico si
incarna, al centro dellasse, nelle architetture e le sistemazioni elaborate per
definire linvaso spaziale di Piazza Skanderbeg, il nuovo centro urbano. Nel 1931
gli edifici dei Ministeri di Di Fausto concludono lo scenario meridionale della
piazza con la riproposizione, in chiave aggiornata, di un repertorio eclettico;
Giulio Bert nel 1935 precisa lassetto definitivo del giardino ribassato, di
fronte ai Ministeri (Sheshi Kshilli Europs); Vittorio Ballio Morpurgo, attivo
in Albania dalla fine degli anni 20, cerca di ritrovare nel complesso della
Banca Nazionale dAlbania emblema della svolta economica del Paese una
convincente sintesi fra le istanze della monumentalit ed i rimandi ad una
tradizione locale ridotta a semplice citazione. Rafforzata nel suo ruolo la
capitale richiama nuovi residenti: nel 1930 la popolazione raggiunge le 25.000
unit su una superficie complessiva di 8 kmq.
Gherardo Bosio, tra il 1939-41, assumer la direzione della seconda fase
attuativa degli interventi, rafforzando il ruolo dellasse generatore
dellimpianto urbano. Il novello cardo, esteso longitudinalmente verso sud,
definisce la dimensione fisica e simbolica della nuova capitale dalla Casa
Littoria, sullo sfondo collinare, alla Caserma della Guardia. Un unico asse,
fortemente tematizzato agli estremi, destinato ad ospitare parate militari e
sostenere un peso retorico come luogo della rappresentazione della citt
e dellideologia politica.
La frettolosa crescita, a ridosso della Seconda Guerra mondiale, rimane
incompiuta, senza aver risolto le necessarie relazioni fra le parti, palesando
tutti i limiti della sua costruzione ideologica, tanto da divenire un esempio di
paradosso urbano il boulevard senza citt come ben sintetizza Claude
Arnaud: A linverse de Genve, a qui seul manque un boulevard pour tre une
capitale, Tirana ressemblait une avenue sans capitale1.
1. Tirana 1936. IGM, Aerofoto dellIstituto Geografico Militare
Seppur non concluso, limpianto appariva condizionante, fortemente orientato e strutturato.
2. Piazza Skanderbeg 1943. Andrea Bulleri. Tutti i Diritti Riservati
La problematica riconversione simbolica della citt italiana rappresentava una questione cruciale per il nuovo governo comunista insediatosi alla fine del conflitto bellico: ogni possibile tentativo di affrancamento in chiave architettonica poteva risultare vano o fortemente ridimensionato dalle prospettive allungate dellasse monumentale. La Tirana dello stato centralista, sotto il regime di Hoxha, impone perci un proprio autonomo asse retorico- celebrativo, ruotato di 90 rispetto alla direttrice longitudinale dei viali. Lidentificazione nazionale trasposta in una costruzione retorica incentrata sul culto della personalit. Il nuovo impianto infatti tematizzato, su un estremo, dalla statua di Enver Hoxha e dallaltro dal Palazzo della Cultura (Pallati i Kulturs). accostando alla monumentalit modernista nuovi edifici, declinati dal modello neoclassico russo, con gli stessi intenti celebrativi e il medesimo impegno rivolto ad organizzare una convincente scenografia urbana. Lassetto che ne deriva punta sullaccostamento di due diverse piazze a pianta rettangolare, sovrapposte al boulevard.
3. Piazza Skanderbeg 1991. Andrea Bulleri. Tutti i Diritti Riservati
La statua di Hoxha viene posta in prossimit del tessuto urbano pi antico, sulla confluenza di pi strade, per chiamare a raccolta il popolo: il padre della nazione in cammino, guida la sua gente verso una ineludibile ri-educazione socialista (il Palazzo della Cultura). Nel loro processo di crescita gli albanesi non saranno mai soli, su di loro vigileranno a sinistra e a destra del nuovo asse visivo i simulacri di Lenin e Stalin, disposti come sentinelle sul Viale dei Martiri della Nazione (Blv. Dshmort e Kombit), come viene ridenominato il Viale dellImpero. La statua di Enver Hoxha, al centro di una piazza su pi livelli, poteva essere vista da ogni parte, era il terminale di ogni percorso, la conclusione di tutte le strade.
4. La statua di Enver Hoxha. Courtesy of 51N4E
Il ricorso alla statuaria permetteva anche di ricucire linnesto simbolico tra il nuovo asse e la direttrice viaria di epoca fascista: le statue di Lenin e Stalin inquadravano la facciata del Palazzo della Cultura e introducevano due punti di sosta nella naturale continuit dellasse.
La nuova configurazione viene costruita attentamente lungo un notevole arco temporale e diventa il manifesto programmatico delle successive scelte del partito comunista albanese. Intorno alla met degli anni cinquanta definito limpianto a terra e sono collocate le sculture: la statua di Hoxha sorge al posto del vecchio municipio; il bazar, simbolo delleconomia liberista, demolito per realizzare il Palazzo della Cultura, donato dallU.R.S.S.. Il presidente Nikita Khruschev presenzier personalmente, nel 1959, alla posa della prima pietra. La Moschea di Ethem Bey, chiusa al culto, conservata come documento storico, al solo scopo di mantenerne il ruolo di presenza urbana.
Dopo la successiva rottura delle relazioni diplomatiche con lUnione Sovietica e la Cina, lAlbania si considerava, nel 1978, il solo centro veramente comunista al mondo, affermando tale primato con la costruzione, sul lato settentrionale di Piazza Skanderbeg, del Tirana International Hotel nel 1979 e del Museo Nazionale di Storia (Muzeu Historik Kombtar) nel 1981. Il Museo doveva celebrare lorgoglio dellidentit albanese. La facciata principale ospita un bellissimo mosaico del tardo realismo socialista ( realizzato nel 1981) chiamato Albania. Campeggia in facciata l'immagine dei prodi albanesi che marciano attraverso la storia, solo che adesso la bandiera non ha pi la stella comunista. Gli edifici pi tardi definiscono il terzo lato di una piazza celebrativa della storia albanese pi recente, tematizzata attraverso le sue architetture (la statua di Hoxha, il Palazzo della Cultura, il Museo Nazionale, il Tirana International Hotel). Il lato meridionale si apre verso il passato (la Moschea di Ethem Bey e, ancor pi distante, il complesso dei ministeri), stabilendo una relazione visuale pi diretta con la Banca dAlbania di Morpurgo.
Lintervento marginalizza quindi le testimonianze italiane e, gerarchicamente, sottolinea la deriva totalitaria e autarchica di un isolazionismo in chiave nazionalista che non ha eguali, per precedenti storici, fino alla morte di Enver Hoxha. Solo considerando tale chiave di lettura possibile penetrare la rigida composizione urbana, lidolatria e la liturgia politica, che tratteggiano un contesto metafisico e surreale, cos affine ad una delle tante citt invisibili partorite dalla penna di Calvino da far dubitare che esistano o possano essere esistiti simili scenari. Eppure, per fortuna, Tirana e lAlbania esistono: quanto accertato dalla Chamorel nel resoconto della sua visita nel 1978 (LAlbania esiste, lho incontrata)2. Esistono ma in una condizione esiziale di circolarit storica che apparenta la costruzione simbolica della sua identit sotto il fascismo, durante la propaganda comunista e nella situazione attuale. In tal senso, risuonano quasi profetiche le parole di Indro Montanelli: Tirana una citt essenzialmente moderna, quasi inventata, come una citt americana che avesse sostituito i grattacieli con dei minareti. Il suo tempo non ha che due misure: il presente e il futuro. Il passato non esiste. () E minaccia di lasciare isolata Tirana, come una metropoli europea improvvisata in mezzo a un deserto di sabbie africane, come una Roma o una Parigi caduta per miracolo celeste in mezzo alla Cina. un problema politico che non va trascurato>3.
Caduta una guida politica, abbattuta la statua di Hoxha nel febbraio del 1991, lo smarrimento ha annullato ogni riferimento, causando un totale senso di sradicamento e il rifiuto di ogni consolatoria ipotesi di ricostruzione identitaria. Una sanguinosa anarchia, con loccupazione del paese da parte di bande armate irregolari, ha tenuto in scacco lAlbania fino al 1997, quando sono intervenuti i caschi blu dellONU. Attorno alle citt le terre erano occupate dalle persone che scendevano dalle montagne, che mettevano una pietra e dicevano questo mio. In tutto questo riappropriarsi dello spazio, lo Stato ed il senso comune non esistevano!>4. Il fenomeno ha portato alloccupazione di ogni vuoto urbano, spazi aperti e superfici verdi, allinterno del centro di Tirana: un bulimico, sfrenato consumo di luoghi e architetture, senza nessuna pianificazione strategica, cautela o misura urbana. Niente in pi della semplice risposta ad un bisogno primario di insediamento o la possibilit di allestire unessenziale attivit commerciale, in fretta, nella terra di nessuno, in un momento capitale di passaggio politico.
Piazza Skanderbeg stata abbandonata, incerta sulla direzione da seguire, ripiegata sullambiguo dualismo di due piazze rimaste senza interlocutori, nel suo strano assetto a L. Dopo il periodo comunista rimasta invariata; la societ democratica ha faticato ad appropriarsene, il flusso delle automobili (vietate durante il regime di Hoxha) ha marginalizzato lattraversamento ed il transito pedonale. Il luogo dedicato per antonomasia alla celebrazione del potere politico ha ridimensionato il suo ruolo a spazio della tollerante indifferenza. Nel suo carattere indeterminato si propone sostanzialmente come uno svincolo stradale sproporzionato e nevralgico. Ogni edificio rivendica un proprio asse ed unarea di pertinenza, si avverte la mancanza di una reale integrazione, non esiste dialogo ma una sorda competizione di poli attrattivi, dei quali nessuno appare realmente egemonico. Tante voci imperfette si sovrappongono, senza la presenza strutturante di un fuoco, di un polo visivo capace di orchestrare la visione di un ambito unitario. La rinuncia allespressione formale di una vera piazza deriva dallimpossibilit di ignorare le varie voci, ed allora il campo visivo si estende indifferente per porre quanta pi distanza possibile affinch la convivenza delle architetture sia tollerabile.
5. Piazza Skanderbeg 2001. Andrea Bulleri. Tutti i Diritti Riservati
Inespresso permane il tentativo di riconciliare gli abitanti di Tirana con luso domestico di un certo spazio pubblico, amplificato dalla storia, nel cuore della citt.
Con linsediamento di Edi Rama, sindaco dal 2001, Tirana ha ricominciato a ripensare al proprio ruolo, avviando un processo di rinnovamento e recupero degli spazi pubblici (attraverso la liberazione del fiume Lana e lattuazione del progetto Green). La necessit di un maggior impegno nello risoluzione dei nodi strategici del suo sviluppo edificato si tradotto nella redazione del masterplan del 2004 di Architecture Studio, vincitore di un concorso internazionale. Il progetto, denominato Plani Francez, consente di ricucire a grande scala il senso dei tre grandi segni che articolano la matrice urbana della capitale. I fiumi Ishm/Tirana e Lana (Lumi i Tiran, Lumi i Lans) rappresentano i due segni naturali ad andamento longitudinale con scorrimento parallelo Est-Ovest che in maniera sinuosa affermano la loro presenza sul tessuto cittadino. Pi netto e marcato il margine imposto dal fiume Ishm, ancora leggibile come limite superiore del centro; pi sfumato ed integrato il significato urbano del Lana, che scorre appena al di sotto del nucleo centrale ed impone un passaggio mediato fra larea di Piazza Skanderbeg ed il sistema incentrato su Piazza Nn Tereza. Il terzo segno ha un carattere urbano identitario: lasse Nord-Sud progettato da Brasini, disposto trasversalmente rispetto ai primi due.
Lasse torna a predominare, organizzando la composizione ed imponendo una direzione determinata alla fruizione ed al consumo visivo dellimpianto urbano. Intorno a questo percorso si sviluppa e si distende la successione progressiva delle sequenze, con un andamento dinamico che ritrova il suo momento di quiete nellinvaso spaziale di Piazza Skanderbeg. Il meccanismo strutturale e percettivo lo stesso della citt pianificata negli anni Trenta del secolo scorso ma, nel progetto di Architecture Studio, viene introdotto un altro livello di lettura: un nuovo recinto afferma ancor di pi lo spazio centripeto della citt. La distinzione dellarea centrale ottenuta attraverso un ulteriore confinamento, che circoscrive lo spazio degli edifici governativi e rappresentativi, interrompendo, a livello visivo, la continuit con il sistema urbano. Lenclave determinato dalla presenza di due file di torri, alte 85 mt, parallele allasse: cinque punteggiano in successione la rr. Barrikadave e la Puntort e Rilindjes; altre cinque la Dshmort e 4 Shkurtit. Ne risulta un ideale recinto a pianta quadrata, aperto sui lati normali alla direzione della predominante assiale.
6. Il Plani Francez. Courtesy of Architecture Studio
Rimarcando in maniera evidente lesistenza del centro Piazza Skanderbeg attraverso la qualificazione introdotta dalla teoria di sentinelle verticali, viene affermato un momento di stasi significativa: la fruizione ed il consumo di un nuovo significato segnico. Rinnovati fuochi di convergenza mitigano il flusso dinamico sullorizzontale ed evidenziano una frattura che si sta consumando secondo modalit consolidate e riconoscibili: qua sta la city, il centro direzionale e degli affari; l il magma denso ed uniforme dei suburb. Lalterazione dello skyline segue la logica del Central Businnes District. La citt come sistema, valore superiore derivante dal dialogo fra le parti, cede il passo allesaltazione del valore iconico dei singoli oggetti architettonici, allaffermazione dellimmagine spendibile. Una semplificazione estetizzante capace di attirare il massimo del consenso con il minimo di complessit.
Le torri, che aleggiano sul paesaggio, introducono allo stesso tempo un sistema prevaricante rispetto alla misura della citt esistente. La misura della citt intorno si fa basamento, parziale e pacificante momento di transizione prima del volo, dellinarrestabile ascensione verso lalto. Laffermazione dellunicit sul complesso urbano, limposizione di una perfezione formale ed una compiutezza simbolica, altrimenti sconosciuta, denotano una profonda insofferenza per il contesto edificato. Lo stesso divario permane e risulta incolmabile anche per le testimonianze storiche la Moschea di Ethem Bey, lOpera, il Museo Nazionale , comprese le architetture della citt italiana (per le quali gi sussisteva un carattere metafisico di straniamento). Il peso dei loro apparati simbolici e rappresentativi, la loro altezza limitata e la rispondenza sullorizzontale ad un sistema prospettico, gerarchico e strutturato, appare in stridente contrasto rispetto alla pulizia e laerea leggerezza delle nuove realizzazioni: contribuisce a far emergere tutto il peso della loro differenza storica e culturale, svalutando le vecchie relazioni urbane. La ricerca di una nuova iconicit cancella, con la potenza pervasiva dellimmagine, le antiche gerarchie dellorganizzazione urbana e politica.
Limposizione del landmark, dimostra tutta la sua precariet e la sua inadeguatezza nel momento in cui se ne verificano gli esiti costruiti. Ad oggi sono state erette due torri: la 4evergreen (Archea associati, ancora in costruzione) e la TID Tower su progetto dello studio belga 51N4E. Questultima ha avuto una storia molto controversa, originando un vero e proprio mito urbano: quello della torre non finita (Kulla e Pambaruar)>5. Ledificio non solo ha cambiato pi volte pelle, attraverso il ricorso a diverse textures, ma ha denunciato i suoi limiti dimensionali e progettuali rispetto alla destinazione duso prevista, tanto da richiedere una sostanziale riconversione funzionale. Il landmark predomina sulla funzione, che dimostra la sua indifferenza, ma appare ancor meno convincente nella distanza che separa il progetto dallesecuzione.
Relativamente allo spazio centrale, secondo le previsioni del Plani Francez, piazza Skanderbeg continua a mantenere il suo ruolo centrale di rappresentanza ma ridefinisce i suoi confini spaziali intorno ad un nuovo impianto rettangolare, esteso nella direzione dellasse. Il masterplan propone di disimpegnare la piazza dal traffico veicolare e di creare unarea pedonale centrale racchiusa da un perimetro edificato composto anche da nuovi edifici. Limposizione di un chiaro gesto formale di grande effetto ma richiede il sacrificio obbligato di alcuni importanti edifici, esclusi dal rinnovato campo visivo. In particolare, la nuova configurazione marginalizza la Banca dAlbania, il Museo Nazionale di Storia, il Tirana International Hotel e, parzialmente, il Palazzo della Cultura. La Torre dellOrologio enfatizzata, forse in maniera eccessiva dato lequilibrio fragile della sua morfologia architettonica , da un fondale angolare edificato che si staglia alle sue spalle. Limmagine rafforzata nel chiaro intento di affrancare ledificio dal dualismo instaurato con il vicino minareto.
Si tratta, comunque, di previsioni generali che demandano ad una fase successiva la redazione di progetti attuativi, attraverso concorsi di rilevanza internazionale che per, puntualmente, sconfessano le indicazioni del piano. Nelle suggestive prefigurazioni dei 51N4E, vincitori del relativo concorso nel 2008, la piazza interrompe la continuit assiale creando un vuoto allinterno del tessuto urbano. Il progetto rinnega uno dei pilastri del masterplan, opponendo alla logica ricompositiva del medesimo, una nuova topografia urbana, nello spazio quadrato di un recinto disposto lateralmente rispetto alla direttrice viaria principale.
La nuova configurazione come limpianto delineato sotto il regime di Enver Hoxha, del quale riprende la dimensione di base (coincidente con il lato settentrionale) sposta il baricentro della piazza, innescando diversi meccanismi di inclusione/esclusione sulle architetture presenti, rispetto al progetto di Architecture Studio.
7. 51N4E, Piazza Skanderbeg 2008. Courtesy of 51N4E
Al centro della citt pu predominare un grande vuoto che separa e circoscrive, un luogo dalle caratteristiche e dai significati differenti rispetto al contesto che lo circonda. Al suo interno frenesia e caos si arrestano, allo spazio della percorrenza incarnato dalla direttrice viaria si oppone il recinto dello spazio concentrato. Il vuoto sostiene una tensione, pressato dallintorno, circoscrive per il cittadino una dimensione raccolta ed ospitale.
Sempre in funzione di un diverso legame con le persone, lungo i lati del perimetro, il piano di calpestio si innalza con una pendenza costante del 3% a formare una piramide: materializza fisicamente lesistenza di un centro, ad una quota di +2,30 m rispetto ai margini. Linclinazione talmente leggera da non escludere nessun evento ma una manipolazione che invita al movimento, evita una percezione unificata dellinsieme: lesperienza urbana richiede una sequenza di vedute, diversificate anche dal livello altimetrico. La molteplicit dei punti di vista relativizza limponenza visiva degli edifici lungo il perimetro, visti dal centro riducono il loro opprimente peso simbolico e visivo ed entrano in un rapporto inconsueto col paesaggio retrostante, lo skyline urbano, la silhouette del monte Dajti.
Lungo i suoi bordi si affacciano gli edifici pi rappresentativi della storia albanese la Moschea di Ethem Bey, lOpera, il Museo Nazionale e la statua equestre di Skanderbeg ci che rimane esclusa leredit dellesperienza italiana (gli edifici dei ministeri e il giardino ribassato di Bert), eccezion fatta per la Banca dAlbania, sul margine sud-orientale (comunque parzialmente occultata dallunica macchia verde inserita allinterno del perimetro).
Lintegrit spaziale del nuovo recinto assicurata dalla ridefinizione della sua cornice, attraverso la realizzazione di nuovi edifici e lintermediazione di anticamere verdi, spazi di transizione tra il rinnovato impianto e il tessuto edilizio. La piazza appare celata fino al momento dellentrata, un ambiente concentrato dove lesperienza del tempo intensificata
8. 51N4E, Anticamera verde. Courtesy of 51N4E
La proposta punta sulla corrispondenza negata fra la piazza ed i consueti traguardi visivi, secondo un processo di affermazione che appare irreversibile: il blv. Zogu I fisicamente bloccato allingresso della piazza da un altro edificio, la Civic tower punto panoramico privilegiato , disposto a fianco del Museo Nazionale di Storia. Dalla Civic tower possibile cogliere la ricchezza di situazioni offerte dalle mutazioni dello spazio racchiuso. Alla microscala quotidiana, attraverso corrispondenze lineari, piegature e depressioni, la superficie della piazza rivela una natura mutevole, attivata dagli incidents: una costellazione variabile di situazioni legate allacqua ed alla luce (macchie, pozzanghere, piscine riflettenti).
9. 51N4E, Prospettiva dallalto. Courtesy of 51N4E
Lacqua potr occupare parzialmente uno dei margini o ricoprire una superficie pi ampia, riproporre frammenti riflettenti di cielo, amplificare la percezione e lesperienza sensoriale.
La volont di realizzare il progetto contribuisce a segnare le fortune politiche di Edi Rama, come sindaco di Tirana. In corso di realizzazione, lintervento fortemente osteggiato per motivi politici lopposizione del governo centrale nella figura del primo ministro Sali Berisha , implicazioni simboliche (la forma piramidale rimanda allo sfortunato precedente della piramida, il mausoleo/museo voluto da Hoxha) e, soprattutto, perch la sua trasformazione in spazio pubblico pedonale pone grosse difficolt nella gestione del traffico veicolare (costretto su un piccolo anello di circonvallazione intorno alla piazza, comunque incompleto).
Tutti questi fattori concorrono ad una caduta di popolarit di Edi Rama che determina la sua mancata rielezione nelle elezioni amministrative del 2011. Lulzim Basha, appena eletto nuovo sindaco, realizza in pochi mesi una nuova sistemazione dellarea, secondo un progetto redatto dallufficio tecnico comunale. Il boulevard, la direttrice urbana imposta durante il fascismo, torna a prevalere sulla piazza, sostituita da una sproporzionata rotatoria verde.
10. Piazza Skanderbeg 2011. Andrea Bulleri. Tutti i Diritti Riservati
La realizzazione del nuovo assetto comporta la demolizione del giardino ribassato realizzato da Giulio Bert nel 1935. Il margine sfrangiato, sul lato nord- orientale un tempo occupato dalla statua di Enver Hoxha ricomposto utilizzando un espediente compositivo del progetto dei 51N4E: un anticamera verde con piccoli alberi da frutto media il passaggio tra la Banca dAlbania e lingresso verso Rruga e Kavajs. Al disconoscimento dellasse la nuova amministrazione oppone la cancellazione della piazza ma il risultato talmente deludente da costringere il nuovo sindaco a dichiarare provvisoriet della soluzione realizzata, in attesa di un ulteriore riqualificazione.
ancora un cambio di rotta politico, imposto dal nuovo sindaco di Tirana Erion Veliaj (con il sostegno del primo ministro Edi Rama), a determinare dopo soli cinque anni il ritorno allipotesi iniziale. Il progetto dei 51N4E, vincitore del concorso nel 2008, viene attuato a distanza di anni, tra la fine del 2016 e giugno 2017. Rispetto al progetto originario, la configurazione attuale rinuncia ai bordi edificati, attenua limpatto altimetrico della piramide e riduce parzialmente il ruolo dei giochi dacqua, anche se appare notevole limpatto e lazione di raffrescamento delle sue cento fontane. Si tratta di aspetti trascurabili considerando la permanenza della principale intenzione progettuale: lisolamento dello spazio centrale rispetto alla viabilit principale ed al tessuto circostante. La piazza effettivamente si estranea dal contesto urbano e interrompe il suo dialogo con lasse brasiniano, di cui rappresentava la cerniera centrale nello svolgimento della direttrice principale (blv. Zogu I/blv. Dshmoret e Kombit).
11. Piazza Skanderbeg 2017. Andrea Bulleri. Tutti i Diritti Riservati
La piramide allontana il baricentro spaziale dalla giacitura dellasse, ne dichiara lindipendenza compromettendone la continuit visiva e dinamica, invalidando il precedente meccanismo percettivo. Lisolamento realizza un processo di disgiunzione rispetto alla globalit del sistema urbano: lasse dei boulevard appare interrotto in due tronconi, due segmenti che non hanno pi un traguardo spaziale e visivo nella piazza (ma solo un asettico fondale verde). Il boulevard Zogu I appare tristemente come un ramo morto sovradimensionato, mancando di unefficace tematizzazione nel suo estremo settentrionale. Viceversa, il blv. Dshmoret e Kombit convergendo visivamente su Piazza Madre Teresa (Sheshi Nn Teresa), risulta funzionale allattivazione in un nuovo autonomo polo urbano, tematizzato dalla facciata del Politecnico di Tirana (lex Casa del Fascio progettata da Gherardo Bosio).
Le architetture poste lungo il perimetro di Piazza Skanderbeg appaiono parzialmente occultate o comunque risultano visivamente poco apprezzabili (considerando il piano inclinato). Per poterle osservare occorre occupare il centro (la cuspide della piramide) ma tale punto di vista, considerato il livello altimetrico, ridimensiona il peso delle stesse architetture (gi di altezza limitata).
Richiusa su se stessa, la piazza instaura un rapporto privilegiato con le torri che ne punteggiano il perimetro la 4evergreen Tower e la TID Tower, rivolgendosi piuttosto al masterplan di Architecture Studio (2004) che al piano vigente.
12. Foto della piazza. Courtesy of Dorian Kavaja
13. Foto della piazza. Courtesy of Dorian Kavaja
Si pone, in definitiva, come un palinsesto, mediando tra le previsioni urbanistiche passate e future: conserva limpianto a terra della pianificazione italiana, contraddicendone per il senso; sviluppa a distanza di anni gli indirizzi del masterplan del 2004; nega la continuit assiale dei boulevard ed il suo conseguente sviluppo imposto dal piano Grimshaw (2012). Si tratta di visioni urbane molto diverse, rispetto alle quali il progetto dei 51N4E sopravvive tra improbabili equilibrismi ed una volont sincretica che non riesce a mascherare una naturale idiosincrasia tipica della capitale albanese tra il progetto architettonico e la pianificazione urbanistica.
Non solo viene interrotta la direttrice urbana dei blv. Zogu I e Dshmort e Kombit, la realizzazione del progetto dei 51N4E sembra dettare essa stessa in contrasto con il piano gli indirizzi della futura crescita urbana. Rispetto alla citt policentrica ed ambientalista prefigurata da TR 030 il masterplan di Boeri Architetti piazza Skanderbeg ribadisce con forza una rinnovata centralit e una malcelata aspirazione rivolta ad unulteriore espansione del volume edificato, attraverso la realizzazione del recinto di torri previsto fin dal 2004.
La piazza sostiene, non senza difficolt, il suo nuovo ruolo rappresentativo e retorico appoggiandosi ad una monumentalit essenziale. I 24.000 mq della sua superficie sono stati pavimentati da un variopinto mosaico di pietre naturali provenienti da tutte le terre di lingua albanese, compreso il Kosovo e la Macedonia. Occorre sottolineare che si tratta di un aspetto simbolico inedito, sconosciuto al progetto dei 51N4E del 2008, maturato soltanto durante il passaggio alla sua fase esecutiva: anche se dobbiamo rilevare, a onor del vero, che la versione finale del progetto non stata resa pubblica (per cui permane uno stato dincertezza sul destino dei margini costruiti e sulle eventuali intenzioni degli architetti). Linedito messaggio simbolico ha un evidente riferimento alla rivendicazione della diaspora, alla ricostituzione cio della Grande Albania: unarea etnica e linguistica omogenea, a maggioranza albanese (in territori attualmente sotto la sovranit della Grecia, della Serbia, del Montenegro e della Macedonia).
Tali aspirazioni rimandano alla Megali Idea (la Grande Idea), unespressione greca che riassume la tendenza politica dichiarata nel 1844 da Ioannis Kolettis, il primo ministro greco: la volont morale di riunire in un unico stato le popolazioni greche soggette alla dominazione ottomana. La stessa impostazione ideologica non solo ha profondamente influenzato le rivendicazioni nazionalistiche durante le prime guerre balcaniche allinizio del Novecento durante le quali la lotta politica e culturale era rivolta alla formazione della Grande Grecia, Grande Serbia, Grande Bulgaria, Grande Romania, Grande Albania ma anche i recenti conflitti balcanici (1991-2001).
Si tratta di un aspetto sul quale permangono forti tensioni, nonostante molti di questi paesi aspirino allingresso nella Comunit europea, che ha scatenato proprio a causa di Piazza Skanderbeg lultimo incidente politico-diplomatico tra Albania e Grecia. Tra le pietre della pavimentazione provenienti dai diversi territori dei Balcani possibile rinvenirne una appartenente alla citt greca di Filiates (o Filiat, come scritto sulla piastrella), nellEpiro, dove la maggioranza della popolazione di etnia albanese. Il ministero degli Esteri di Atene ha perci denunciato la natura irredentista e provocatoria della piazza che inneggia allunit dei territori albanesi con il sostegno governativo, visto che i nomi di regioni appartenenti a Paesi stranieri sono stati letteralmente scolpiti nella roccia.
Al di l della polemica politica, possono essere espresse considerazioni oggettive pi squisitamente di natura architettonica. Lintera sequenza storica delle diverse sistemazioni della piazza dimostra, inequivocabilmente, che il prevalente radicamento ad un messaggio simbolico e/o politico contingente marginalizza spesso le qualit spaziali e architettoniche delle architetture realizzate compromettendone la durata nel tempo e le condizioni di identificazione/appartenenza allambito urbano. evidente che, di fronte ad aspirazioni di alto valore simbolico e rappresentativo rivolte alla configurazione di un modello urbano identitario una piazza nazionale anche lultima riqualificazione (nonostante i precedenti storici) abbia avuto un esito maldestro, sul piano urbanistico ( stata compromessa la matrice urbana esistente a favore di un esercizio formalistico che non funziona) e prettamente esecutivo: ci sono molte piastrelle diverse, ma sono tutte mescolate in modo casuale, in modo tale che lintera superficie della piazza si presenta come un pavimento del bagno a buon mercato. Le pietre non sono state adeguatamente tagliate o lucidate, e molte di loro mostrano tracce di una produzione industriale di massa. Sembrano proprio scadenti. Sulla punta della piramide ci sono diverse piastrelle con iscrizioni, che mostrano da dove provengono le piastrelle. Questo sarebbe bello, se non fosse per le due piastrelle giganti con su scritto Fusha shpk [poi rimosse], che la societ che ha realizzato il rifacimento della piazza.>6
>>1 Arnaud C., Le Camlon, Paris 1994, p. 4.
>>2Chamorel J., LAlbanie existe, je lai rencontre, in Les
Temps Modernes, n. 381, avril 1978, pp. 1633-1661.
>>3Montanelli I., Albania una e mille, Torino 1939, pp. 33-
34.
>>4 Rama E., Datemi i colori!, in And, n. 11, gennaio-aprile
2008, p. 37.
>>5 Cfr. Battisti S., Kulla e Pambaruar, in Log, n. 35, 2015,
pp. 97-101.
>>6 Vincent W.J. van Gerven Oei, Piazza Skenderbeg: Un altro fallimento!, su: http://www.exit.al/it/2017/06/09/piazza-skenderbeg-un-altro-fallimento/.
Andrea Bulleri
Dottore di ricerca in Progettazione architettonica ed urbana presso lUniversit degli Studi di Firenze, insegna composizione architettonica presso la Scuola di Ingegneria di Pisa e la UFO University di Tirana.Fondatore nel 2007 del Florence Architecture Workshop (con F. Arrigoni e A. Boschi), laboratorio internazionale per il recupero di vuoti urbani, orienta le sue ricerche sul progetto urbano in ambiti storici consolidati.
Dal 2010 estende la sua ricerca sulle particolari condizioni di sviluppo urbano di Tirana, nella rilettura e interpretazioni dei suoi caratteri e lle sue dinamiche ecc. Tirana. Contemporaneit sospesa (Macerata 2011).
(Andrea Bulleri - 22/11/2017)
Per condividere l'articolo:
Altri articoli di Andrea Bulleri | Invia un commento all'articolo |
Stampa: "Passaggi di riconversione simbolica: il caso di piazza Skanderbeg a Tirana.pdf" |
Commento 14670 di Raffaele Cutillo del 23/11/2017
Ottimo testo, Andrea. Un tema che andrebbe allargato anche alla statica in_esperienza italiana al riguardo. Complimenti.
Tutti i commenti di Raffaele Cutillo
[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]