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Ci sono 3 commenti relativi a questo articolo

Commento 7437 di PIETRO PAGLIARDINI del 17/08/2009


Commentare questo articolo difficile, almeno per me, perch a discorrere di tradizione in senso generale corro il forte rischio di scadere nel luogo comune. In questi giorni poi di campagne politiche estive sullinno nazionale e sui dialetti da insegnare a scuola il rischio rischia di diventare certezza e d ragione, in fondo, a chi dice la tradizione viene vista pi come un elemento retorico utilizzato da gruppi di individui per rafforzare una propria identit collettiva, in particolare per essere utilizzata in contrasti con altri gruppi sociali."
Di primo acchito, invece, mi viene da pensare che difendere la tradizione dai tradizionalisti sia, questo s, un artificio retorico un po subdolo per appropriarsi delle armi dellavversario e con ci annullare lavversario stesso. Questo non sarebbe un problema, visto che non c nessuna guerra personale in corso, se non fosse che a perdere sarebbe proprio la tradizione stessa e larchitettura rimarrebbe in mano a coloro che la ignorano (la tradizione). Se infatti la tradizione non la difendono, o non ne sono capaci, i tradizionalisti come possono farlo coloro che scientemente lhanno cancellata in quanto ritenuta inutile e sorpassata fino al punto di ricominciare daccapo e fondare in laboratorio una nuova architettura?
Come pu candidarsi ad esserne autentico custode e interprete chi crede che luomo del nostro tempio sia altro dalluomo di appena un secolo fa, quasi avesse subto una mutazione genica e per questo gli ha cancellato e azzerato ogni riferimento (architettonico, spaziale e urbano) non tanto alla tradizione, se banalizzata a livello di pro-loco, ma al patrimonio culturale accumulato dalluomo nel corso di secoli di lavoro e di ingegno per adattare l'ambiente al proprio benessere fisico e psicologico?
Ma detto questo non posso eludere il problema di come la tradizione possa innestarsi nella contemporaneit affinch non inizi la marcia verso la disumanit.
Intanto dico che quanto Benjamin afferma, pu essere tranquillamente rovesciato nel suo contrario In ogni epoca bisogna cercare di strappare il presente al conformismo che in procinto di sopraffarlo e rimanere altrettanto vero, dato che davvero raro trovare maggior conformismo, direi fino alla noia, nella tiritera continua della creativit, dellesaltazione dellinvenzione e del rinnovamento! Dunque occorre non fidarsi troppo delle parole, specie quando sono double-face.
Inoltre vorrei evitare ogni discussione sul nuovo e sul vecchio. Adorno mostra di dare grande importanza a questi due termini che, in realt, non esprimono nessun giudizio di merito ma sono pura qualificazione temporale. E un vizio, a mi avviso grave e questo s conformista, quello di contrapporre il nuovo al vecchio, anche questo speculare a quello di coloro che rimpiangono il tempo che fu. E un po il contraltare di le stagioni non sono pi le stesse; mitizzazione dellieri e mitizzazione delloggi, memoria deformata la prima, negazione della memoria la seconda. Vizio diffuso in ogni campo, in politica soprattutto, dove in realt porta sempre a rapidi e disastrosi fallimenti proprio per la mancanza di merito e valore nel concetto di nuovo in s; diventa addirittura pericoloso in campo bioetico dove la marcia verso la disumanit cominciata da tempo e dove, per mancanza di memoria, si va inesorabilmente verso azioni che fino a non molto tempo fa evocavano esperimenti mostruosi su innocenti e che erano rappresentati tutti in nella figura di un medico diabolico; il tutto giustificato con la necessit del nuovo (allora nuova razza, oggi nuovo uomo).
Dunque il temine tradizione in campo architettonico, di cui anchio faccio largo uso, assolve alla funzione di comunicare una distinzione con il pensiero architettonico dominante (mi riferisco a quello del mondo culturale, degli architetti, dei media, delluniversit, di quello, cio, che appare e che forma e informa i presenti e futuri architetti) e, in questo senso, serve anche ad esercitare una contrapposizione tra gruppi. Io, poi, a questa contrapposizione credo particolarmente, ne sono addirittura un fautore, per due motivi fondamentali:
il primo perch non pu esserci dialogo equilibrato tra una maggioranza bulgara e una piccolissima minoranza carbonara;
il secondo perch appartengo ad una generazione che porta il marchio indelebile della politica e difficilmente riesco a fare astratte disquisizioni non finalizzate ad un risultato, a breve, a medio o lungo termine che sia.
Dunque assumo il termine tradizione come mio, pur sapendo che si porta dietro una serie di scorie negative, per farmi capire meglio, per distinguermi da altri. Ma anche per il fatto che certamente migliore e pi vero del termine antico. La differenza tra architettura antica e architettura tradizionale fondamentale, perch la prima esprime, prima di tutto una datazione consolidata e non pu prescindere da uno stile architettonico, la seconda invece processuale, architettura viva che conserva la memoria genetica di tutta larchitettura che si sviluppata in un determinato luogo o area geografica.
Dato che larchitettura non astratta creazione di forme senza tempo e senza luogo ma non pu prescindere dal tempo e dal luogo proprio il termine tradizione a rappresentare e distinguere oggi un tipo di architettura che si contrappone a quella dominante, la quale invece prescinde dal tempo, perch lo interpreta solo superficialmente e banalmente come parata tecnologica, dunque in senso solo stilistico (eterogenesi dei fini dato che si tende a negarlo fieramente come una vergogna) e non come processo evolutivo e tipologico, e senza luogo perch globalizzata, omogeneizzata, e perci priva di informazione e povera e consumistica, quasi un usa e getta.

Per finire, un accenno alla vicenda valdostana, che per non conosco affatto ma che mi suggerisce (sempre per quel marchio del tempo che mi porta a discorrere in termini politici) una considerazione di tipo diverso e fuori tema. I regolamenti in una societ democratica sono necessari ma pericolosi perch possono escludere il buono e mantenere il cattivo. Direi che il difetto principale della democrazia che porta in s il germe della spersonalizzazione e della deresponsabilizzazione. E tutta la nostra societ occidentale e democratica che soffre di questo grave male a cui ancora non stato individuato un rimedio (ammesso che ci si pensi) e anzi si sta accentuando pericolosamente. Leccezione non ammessa perch nessuno si assume la responsabilit di accettarla e, chi lo fa, viene ritenuto pericoloso e si parla di vulnus alla legalit e alla democrazia.
La procedura, il metodo qualifica il nostro tempo, soprattutto nel nostro leguleio paese. Il merito soccombe sempre.
Probabilmente, nel caso del nostro scultore, sarebbe bastato qualcuno che, senza cambiare il regolamento, si fosse presa la responsabilit di fare uneccezione riconoscendo che lopera rispettava comunque la tradizione, anche con essenza proveniente da altro luogo, con ci, a mio avviso, stando nel filone della tradizione che evoluzione.
Invece succeder che, per una ottusa aderenza ad un regolamento, lanno prossimo, dopo linevitabile e ampio dibattito, faranno la pensata di cambiare il regolamento e con ci apriranno ad opere di tuttaltro genere e perderanno cos la tradizione.
Morale: le leggi non devono seguire la cronaca ma sono gi uomini che devono trovare la capacit di scegliere e di assumersene la responsabilit.
Pietro Pagliardini

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Commento 7438 di Vilma Torselli del 17/08/2009


Ci sono luoghi comuni che possiedono una straordinaria forza seduttiva, un potere evocativo tanto radicato quanto ingannevole, uno di questi lidea di tradizione. Intimamente connessa al concetto di identit e quindi di differenza, la tradizione vista come una componente statica della cultura di un popolo, alla quale parametrare la modernit ed al tempo stesso la propria appartenenza etnica. In realt non vi nulla di pi instabile della tradizione, che non solo una tessitura di secoli di avventura.", ma essa stessa unavventura in fieri, un impasto indistinguibile di nuovo e vecchio in continua lievitazione, un processo collettivo ed individuale variabile ed imprevedibile al quale arbitrario attribuire le caratteristiche fisse e precise di uno o laltro momento storico . Cosa vuol dire seguire la tradizione? Quali i riferimenti da tenere presenti, di cent'anni fa, di duecento? C un periodo nel quale individuare e fissare la tradizione?

Mi viene in mente un paragone che ho letto da qualche parte, secondo il quale stabilire un momento significativo al quale far riferimento per la definizione della tradizione e dellidentit di un popolo un po come scattare la foto di gruppo di una indisciplinata classe di bambini, in continuo movimento, che si scambiano di posto, che mutano la disposizione, il numero, lespressione .. Qual lo scatto che veramente li rappresenta? E una volta fissati in una foto, quei bambini ci si possono veramente riconoscere?

Oggi, in epoca di globalizzazione, laltra faccia di una medaglia che esibisce con compiacimento una visione ecumenica ed universalizzata della realt planetaria, il timore del diverso espresso demagogicamente come difesa delle radici culturali, come difesa di una cultura glocalizzata alibi per una crescente attenzione verso il locale e i localismi in genere, camuffati, appunto, da valori tradizionali: per citare, Sandro, parole del tuo articolo, In quest'ottica la tradizione viene vista pi come un elemento retorico utilizzato da gruppi di individui per rafforzare una propria identit collettiva, in particolare per essere utilizzata in contrasti con altri gruppi sociali."

Bobo, artista immaginativo con una grande manualit e con lanima ecologica di attento osservatore della natura, rimasto vittima di un regolamento pittoresco e, nella sua ingenuit, anche un po' fanatico che non concepisce neanche lontanamente che, in oltre mezzo secolo, la tradizione, anche quella della Val dAosta, possa aver accolto neologismi, ibridazioni e legni clandestini, appropriandosene e quindi assimilandoli in quella che, fra qualche anno, sar chiamata tradizione. Lidentit collettiva meglio rappresentata da regole e comportamenti da documentare e tramandare fedelmente ai posteri o da chi, pur figlio di quella terra, sta nel mondo con la sensibilit di oggi e distilla poesia assemblando con passione e fantasia uno dei materiali pi amati dalluomo (specie valdostano) sin dallinizio dei tempi senza distinzione di essenze?
Quanto allimbarazzo degli organizzatori del concorso che sono fermi al 54, direi che si sono persi un pezzo di storia del 900, il quale va incontrovertibilmente verso una unificazione dei linguaggi e labolizione di categorie quali arte, artigianato, arti minori, arte applicata, design ecc. ( altrimenti che ci stanno a fare le Arts and Craft, il liberty, la Bauhaus ?). Lespressione creativa arte, persino sotto forma di ruota di bicicletta o lattina di campbells soup.

Ora, che vuol dire quel titolo Mostra-Concorso dellartigianato valdostano di tradizione, volto agli artigiani del settore tradizionale ed equiparato (surreale! Vorrei proprio vedere come si fa lequiparazione)? E corretto ed adeguato ai tempi imprigionare unespressione comunque artistica in categorie cos riduttive? Non , oggi come oggi, unanacronostica forzatura e la deroga un peccato solo veniale, anzi magari un'utile indicazione verso un ammodernamento del regolamento?

Ovviamente non posso/voglio entrare nel merito di scelte che non conosco sufficientemente a fondo, comunque consiglierei a Bobo di ritentare lanno prossimo, col tempo e con la paglia maturano le nespole, vuoi che non maturino pure gli organizzatori di concorsi?

Ps: se passo da quelle parti, chieder anchio il mio pennarello colorato e cercher di individuare il clandestino. Si vince qualche cosa?

Vilma Torselli

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Commento 7444 di renzo marrucci del 22/08/2009


Si potrebbe dire che tra gli uomini c' sempre chi si chiude troppo nella realt dei padri e tende a fissar le regole per difendere qualche cosa che comunque difficilmente difendibile... forse chiss... una molla che vedo scattare spesso anche negli insospettabili. Sovviene nell'appartenenza a qualcosa ... alla terra, alla citt e a tutto ci che ci costruisce. Il tentativo di difenderla troppo la tradizione, la fa ricadere nella imbalsamazione dei suoi contenuti e allora occorre capire il perch in quanto, comunque, nella continuit deve evolversi anche e necessariamente lo spirito di osservazione e il senso critico che se ci porta nel presente elaborando il futuro... ci consente anche di orientarci nell'altrettanto vivo e confuso, spesso elugubrante, speculativo, opportunista falso senso del futuro...
Il passaggio dal senso della tradizione e della storia al presente che viene giorno dopo giorno cio il futuro... troppo spesso vissuto come una noia, una cosa da superare a tutti i costi... una frenesia che non si cura spesso di avere o cercare una vera coscienza. E' forse questo che procura molta confusione? L'intuizione non sempre qualche cosa che andando avanti porta dietro il meglio di noi?

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