Limprevedibile sublime del Cimitero monumentale Angeli
di Leandro Janni
- 23/11/2006
UNA SERA DINVERNO
La finestra ornata della neve caduta,
a lungo rintocca la campana del vespro,
la casa ben rifornita,
la tavola per molti gi imbandita.
Vagando alcuni, ed ora altri,
giungono alla porta per oscuri sentieri.
I fiori dorati dellalbero delle grazie
si coprono della gelida rugiada terrena.
Il vagabondo entra in silenzio;
il dolore ha mutato in pietra la soglia.
L posato, mostrando il suo limpido splendore,
sopra la tavola il pane e il vino.
Georg Trakl
Dentro ai grigi condomini, malgrado tutto, scorre il tempo delle nostre vite. Tra effimere, luminescenti immagini e opachi oggetti quotidiani. Anonima, ripetitiva, straniante la citt contemporanea. Lo spazio, il non-luogo nel quale inesorabilmente abitiamo. Lo spazio, il non-luogo nel quale spendiamo la nostra breve, preziosa esistenza. Ununica, grande periferia: un assoluto dappertutto, senza limiti e senza confini, dove viviamo come stranieri, come radicati nellassenza di luogo.
Ma qui, da noi, nellIsola, nella Sicilia pi interna e pi integra, ancora possibile ritrovare luoghi, storie, paesaggi; lo spazio e il tempo per una riflessione, un ricordo. Persino la natura possibile ritrovare. Magari, per caso.
Nel cuore dellIsola c un territorio, un paesaggio plasmato, connotato dalla poderosa sequenza di monte Sabucina, monte Capodarso, il tavolato di Enna. In basso, il lento, sinuoso scorrere del fiume Imera-Salso. E poi, come arroccato, abbarbicato a ci che resta del rude castello di Pietrarossa, il Cimitero Angeli di Caltanissetta, sito su uno straordinario, argilloso piano inclinato. Spazio disegnato, concluso, definito da alte e protettive mura in pietra. Citt analoga, giardino. Luogo quasi familiare, rassicurante, eppure inevitabilmente aperto, esposto al territorio circostante, alla natura.
Ed proprio questa ambivalenza, questa duplice peculiarit fisica, estetica, questo risultare luogo, spazio costruito, pittoresca rappresentazione architettonica e insieme paesaggio sublime, che ci colpisce del Cimitero Angeli di Caltanissetta. Percorrendo i suoi viali, osservando le neoclassiche, seducenti cappelle gentilizie, le umanissime sculture, le epigrafi, i ritratti fotografici, lasciandosi come ipnotizzare dai ripetuti, geometrici loculi quadrati, come se, di tanto in tanto, il nostro sguardo deviasse, sfuggisse verso lesterno, verso la natura: infinita, selvatica, cosmica. Ignota.
Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804), evidenziando un bello pittoresco e un bello sublime, distingue due giudizi che dipendono da due tipi di atteggiamento delluomo nei confronti della realt. Su di essi e sulla loro relazione dialettica fonda la Critica del giudizio.
Prima di essere assunto dal filosofo tedesco a categoria del bello, il concetto di pittoresco era stato posto dal pittore e teorico inglese Alexander Cozens (1717-1786), come fondamento di una poetica del paesaggio. Principio estetico fondamentale del pittoresco per Cozens la variet: in un luogo, in un paesaggio, alla presenza di cose varie rocce, alberi, acque, case, animali, figure, nuvole corrispondono diversi tipi di macchie. Ovviamente le macchie sono variabili in relazione al punto di vista, alla distanza, alla luce. Ci che locchio e la mente colgono dunque un contesto di macchie differenti, ma in relazione tra loro. La macchia corrispondente ad una roccia non muta soltanto col tipo di roccia, ma col suo essere vicina o lontana, illuminata o in penombra. Linteresse non consiste solo nel modo in cui si compie lesperienza, ma anche nel modo con cui ci si accosta alla realt: un sereno tramonto suscita un sentimento di calma; una bufera, invece, un sentimento di paura. Insomma, il processo dellartista secondo la poetica del pittoresco va dalla sensazione visiva al sentimento. In questo sviluppo, in questa evoluzione dal fisico al morale lartista , in qualche modo, maestro, guida ai suoi contemporanei.
Ma la natura non soltanto sorgente di sentimento. Induce anche a pensare. Vediamo, ma sappiamo che ci che vediamo non che un frammento della realt: al di qua e al di l del frammento, infinita lestensione dello spazio e del tempo. Poderose e oscure le forze cosmiche che producono i fenomeni. Sconfiniamo col pensiero oltre il veduto e il visibile, nel dominio della memoria, delle intuizioni, del sogno. Ci che vediamo, allora, perde ogni interesse; ci che non vediamo eppure immaginiamo possibile simpone e ci sgomenta con la sua infinit che ci d langosciosa consapevolezza dei nostri limiti, della nostra finitezza. Questa realt trascendentale il sublime. Poetica dellassoluto, il sublime, si contrappone al pittoresco, poetica del relativo.
Nel secolo della ragione ha scritto Giulio Carlo Argan riapre il problema dellirrazionale, che poi il problema stesso dellesistenza; ma soltanto dal punto di vista della ragione si pu porre il problema di ci che loltrepassa. E soltanto dopo avere riconosciuto nellarte classica lesempio della perfetta razionalit, si possono ravvisare in essa i segni dellirrazionalit o della passione. Si ammira in Michelangiolo il genio ispirato, eroico, solitario, sublime: ma che altro mai il trascendentalismo di Michelangiolo se non il superamento del classicismo inteso come equilibrio razionale di umanit e natura?
La poetica del sublime esalta nellarte classica lespressione totale dellesistenza e cos apre il periodo che si chiamer neo-classico. Ma, contemporaneamente affermando che larte detta classica non affatto lespressione di quellequilibrio di umanit e natura, che si dice proprio del classicismo, di fatto distrugge il concetto di classicismo, e cio il concetto dellarte come rappresentazione della natura.
Se la poetica illuministica del pittoresco vede nellartista lindividuo integrato nellambiente sociale e naturale, la poetica del sublime, invece, vede lindividuo che paga con langoscia della solitudine lorgoglio del proprio isolamento. Le due poetiche comunque si integrano e nella loro contraddizione dialettica riflettono il grande problema del tempo, la difficolt del rapporto tra individuo e collettivit.
Nel complesso fenomeno-processo dellarte moderna, che tale proprio perch fondamentalmente disgiunto dalla concezione classica dellarte, la dialettica dei due termini muter continuamente forma, ma rimarr sostanzialmente immutata. La storia dellarte moderna, dalla met del Settecento ad oggi, la storia spesso drammatica della ricerca, tra lindividuo e la collettivit, di un rapporto che non dissolva lindividualit nella molteplicit infinita e omologante della collettivit, e non la ponga al di fuori come estranea. O ribelle.
Nel Cimitero monumentale Angeli di Caltanissetta, in questo luogo familiare e sfuggente, ombroso e rilucente, labirintico, oltre al dolore della perdita, al lutto, pu capitare di incontrare la bellezza, il mistero e la luce. Limprevedibile sublime, oltre il banale di una grigia, sconfinata periferia.
(Leandro Janni
- 23/11/2006)
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Commento 1512 di Francesca Mosca del 22/12/2006
A proposito di sublime e di cimiteri.
E' sempre stato molto difficile,controverso ed indefinibile stabilire effettivamente cos' il concetto di sublime. Senza tanto attingere alle varie scuole di pensiero, io ho sempre pensato che il "sublime" qualcosa che portiamo dentro: un sentimento, un'emozione, una sensazione ineffabile che, falsamente sopita, si risveglia all'improvviso. Questa anomala, ma benefica"ubbriacatura"a me succede quando visito, percorro luoghi, vie della mia adorata Palermo. Il cimitero dei Vespri, per esempio, lo cito spesso a coloro i quali non hanno un buon rapporto con questo luogo, per una specie di iniziazione verso uno spazio molto speciale, soprattutto in una bella giornata di sole. E' tutto da scoprire, non voglio anticipare niente.
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