Politica e Beni Culturali
di Massimo Pica Ciamarra
- 8/7/2001
Gi pubblicato su "il Corriere della Sera" 13.06.2001
Qui polemiche prima che politiche. Da Vittorio Sgarbi neo-sottosegretario
non potevano che sgorgare provocazioni: contro l'opportuno intervento
di Giancarlo De Carlo nell'Orto dell'Abbondanza nel Palazzo Ducale di
Urbino; contro quello improprio di Richard Meier a Roma, intorno all'Ara
Pacis; contro il progetto di Frank Gehry per le torri di Modena; contro
la ripavimentazione della Piazza del Duomo di Spoleto; contro ...
L'esternazione partigiana di un uomo di governo preoccupa: soprattutto
per come esprima spinto interesse al recupero - al "dov'era, com'era"
- e purtroppo per come interpreti con sconcertante lucidit la
banalit del sentimento comune, generato ed alimentato da decenni,
che vuole l'Italia abbarbicata alla sua storia, tesa a conservare il patrimonio
del passato, al tempo stesso sfiduciata, timorosa, incapace di pensare
alla costruzione del patrimonio del futuro. Altrettanto preoccupano le
autorevoli repliche, se si limitano a difendere scelte operate e per come
sembrino scivolare in giochi politico/partitici su posizioni culturali:
il dibattito disciplinare sulla bellezza o sull'opportunit degli
interventi non deve tramutarsi in scontro politico.
Abitudine inveterata: non sottoporre ad approfondita discussione, confronto,
giudizio i progetti, avviarne la realizzazione, poi cercare di interromperne
il corso, producendo solo paralisi o lentezze. Certo sarebbe stato opportuno
che la scelta di tutti questi progetti fosse derivata da confronti fra
soluzioni alternative, avesse sempre messo in moto intelligenti processi
partecipativi: questi basilari strumenti per individuare trasformazioni
di qualit non sono ancora prassi indiscussa, peraltro non sempre
convincono, anche se convincono certamente di pi delle valutazioni
di apparati burocratici, di poteri di giudizio monocratici o troppo stabilmente
attribuiti.
Nel contesto globale, specie nell'attuale dimensione europea
l'Italia perde terreno. Rimane un paese gravido di "citt
d'arte", forte di espressioni contemporanee nel cinema, nella letteratura,
nella musica come in ogni altra forma culturale, ma non nell'architettura.
Singole personalit dell'architettura italiana si affermano altrove,
ma qui hanno poche occasioni confrontabili. Nessun governo dell'Italia
repubblicana si posto il problema di manifestare con immagini
significative le trasformazioni prodotte. I nostri paesaggi sono stati
devastati da incultura, ma soprattutto da burocrazia, norme e piani.
Facendo seguito a quello del 2000 - "Architettura: una risorsa per
la modernizzazione" - con il prossimo Congresso "Velocit,
integrazione, inter-azioni: assunti per l'Architettura del XXI secolo"
l'INARCH vuole contribuire al superamento della discrasia fra architettura
e urbanistica, infrastrutture e territorio. Non bastano dissertazioni
sulla difesa del passato: emerge l'esigenza di esplicitare il ruolo niente
affatto accessorio dell'architettura.
L'apparato normativo - anche quello pi recente - soffoca l'economia,
la creativit, le competitivit internazionale del sistema-Italia.
La tutela attiva del patrimonio del passato, se intelligente non
di ostacolo all'innovazione, pu accompagnarsi ad un'azione vigorosa
che elimini gli ostacoli che rendono un miracolo, eccezioni, gli interventi
di qualit. I programmi per le grandi infrastrutture devono alimentarsi
di creativit paesaggistica, intrecciarsi ed integrarsi con azioni
di scala minuta. L'azione urbanistica deve trovare continuit,
integrazioni e arricchimenti negli interventi concreti. Urge un'azione
sui processi formativi di progettisti e committenti - reali e formali.
Sono questi i veri temi su cui occorre confronto, polemiche, politiche
ed azioni immediate.
(Massimo Pica Ciamarra
- 8/7/2001)
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