30/12/2016 - Sandro Lazier risponde a Massimo Pica CIAMARRA
Grazie Massimo per il tuo intervento. Capisco cosa vuoi dire e cosa contesti.
Vorrei per approfondire la mia tesi.
Mi piace che le diversit ambientali determinino soluzioni diverse, ma non mi piace che siano le diversit culturali a determinare le soluzioni. Questa credo sia la chiave.
Ho riflettuto molto sul fatto che tutta levoluzione, di cui gli aspetti storici e culturali sono l'esito e non il motore, sia fondamentalmente una faccenda che ha a che fare con la tecnica. Occorre tenere conto che le diversit culturali perdono la loro intensit nei luoghi in cui alta la presenza della tecnologia. Lo sviluppo costante della tecnica produce, quindi, il processo inevitabile della perdita delle identit oggettive. A tale perdita irreversibile si voluto contrapporre un canone artificioso, un salvagente dellidentit, unequazione in cui laspetto culturale da variabile dipendente diventato variabile indipendente, con la presunzione che sia un teorico impianto culturale a definire ci che invece un tempo determinava la cultura.
Se i ruoli vengono ribaltati, e lidentit culturale diventa il promotore del cambiamento, questo non pu avvenire se non guardandosi alle spalle, cercando di non perdere le forme della cultura, le uniche in grado di riconoscere, senza pi badare alla sostanza. Ma occorre ricordare che non quella cultura che ha prodotto quel passato, ma stato quel passato che ha prodotto quella cultura.
Pensare di governare il presente con la cultura del passato illusorio, e produce solo gli stessi guasti del passato.
Io credo, infine, che ogni essere umano abbia diritto al massimo della tecnica e della tecnologia, se questa serve alla qualit della sua vita. Se questo traguardo deve pagare il prezzo della perdita di alcune identit culturali, io sono disposto a pagarlo senza riserve e rimpianti.
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14425
di Dipl. Architekt nicolo piro
del 13/12/2016
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Complessit e contraddizioni della conservazione
di
Vincenzo Ariu
L' Huffington Post 13.12.2016
Da Gentiloni una buona Politica per la
Stia per attento alla "lealt" offertagli dal cannibale e sciacallo, imbro(co)glione, narciso e ignorante Matteo Renzi (e corte), per evitare che gli venga riservata la fine di Letta. La baggianata della crisi con in primo piano uno scialbo e zoppo pdR. Sergio MATTARELLA-BUCCELLATO, cerimonie, picchetti di (dis)onore, passarelle di cadaveri, stupidit raccontata dai media ruffiani ha un solo aspetto di positivo: la spedizione - speriamo definitiva - del pupo fiorentino nella discarica della storia di questa vuota repubblica dove, come narciso, avr tutto il tempo per andare in cerca di pozzanghere dove specchiarsi.
Gentiloni, inoltre, che si guardi bene da comunisti velenosi come Del(i)rio ed Err a n o, e il pi presto possibile provveda a sostituirli in quanto incapaci di gestire una operazione s complessa come la ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma per la quale irrinunciabile deve essere il ruolo di studiosi di sociologia urbana, storia, storia dell' Urbattura medievale, ingegneri strutturisti, ingegneri tecnologici, e l' apporto oltremodo irrinunciabile di esperienze internazionali recepibili rivolgendosi ad architetti di Olanda, Germania, Danimarca, Giappone - in primis il grande architetto danese Jan Ghel - e con l' indire concorsi internazionali di progettazione, come esemplarrmente continua a fare la Germania, con punto focale proposte d' intervento nella citt storica italiana medievale e alla riscoperta dei caratteri dei suo caratteri cristiani (Italia centrale) e islamici (Italia meridionale e Sicilia), avendo posto come punto di partenza una indagine accurata sull' Urbanistica greca (Polis) e romana (Urbs), vista come nucleo costitutivo della
Porti, pertanto, il Capo del nuovo (mal)Governo, Paolo Gentiloni, la cultura urbana al posto che merita e che in questa Italia cialtrone non le viene concesso, e trovi il coraggio di fare del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti il
Questa sarebbe veramente la
Un buon lavoro, pertanto, auguro a Paolo Gentiloni con l' auspicio che la Signora (architetto) possa essergli brava consigliera,
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Categoria: Politica
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14424
di nicolo piro
del 12/12/2016
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Ennesimo terremoto con disastro annesso
di
Sandro Lazier
La nuova first lady architetto , , , scrive la stampa ruaffiana
Speriamo che dia buoni buoni consigli al marito sulla ricostruzione (complessa) nel segno della cultura urbana dei Comuni colpiti dal sisma togliendola dalla mani dei vari Renzo Piano, "Polimi", Del(i)rio, Err a n o & derivati, coinvolgendo il contributo internazionale coniugandolo con tradizione e modernit nella ricerca di una nuova metodica di prevenzione di futuri disastri e, infine, nel tanto auspicato recupero dei centri storici.
La
Due realt diverse e affascinanti la cui interpetrazione non pu essere lasciata all' architetto Renzo Piano, al Polimi ed all' ignoranza di quella malapolitica che arruola e sfama architettti come la signora Simona Vicari e il signor Filippo Bubbico per collocarli in ministeri che nulla a che vedere hanno con la loro presunta qualifica professionale.
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14416
di vilma torselli
del 31/10/2016
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Il progetto di Fuksas per il Centro Congressi Ital
di
Sandro Lazier
Sandro, vorrei, a margine, sottolineare, come tu stesso rilevi, che nel caso della Fallingwater, Wright sperimentava a spese del signor Edgar J. Kaufmann, proprietario dell'omonima catena di grandi magazzini, che non doveva rendere conto ad un popolo di contribuenti di ci che spendeva.
E' chiaro come il progetto della nuvola nella teca (poetico gioco di ruoli che vorrebbe imprigionare ci che non si pu imprigionare) persegua l'intento di creare una "configurazione informale" in quella che Zevi avrebbe definito action architetture, perseguita con un notevole "grado di accuratezza e di profondit del progetto nel suo insieme" tanto pi lodevole trattandosi di un progetto molto complesso, accuratezza e profondit necessarie e doverose, ci mancherebbe altro, dopo 18 anni di elaborazione progettuale e un esborso di euro pubblici lievitato da 275 milioni a 413 non ancora definitivi, oltre ad un prestito governativo di 100 milioni di euro.
In attesa di stabilire "se siamo di fronte ad unopera darte vera o ad una costosissima gigionata", vale la pena di sottolineare che il ruolo etico dell'architettura non un optional o un'invenzione di pochi benpensanti, e voglio ricordarlo citando uno stralcio dal libro di un biogenetista Edoardo Boncinelli: Come nascono le idee, Edizioni Laterza, 2008 pag.107:
"In un famoso studio condotto su un nutrito gruppo di architetti, si osserv per esempio che l'interocampione mostrava nei test di intelligenza punteggi superiori a quelli misurati nella popolazione generale, ma quando gli architetti, giudicati come pi creativi dai colleghi, venivano confrontati con il resto del campione, architetti creativi e architetti per cos dire pi normali non mostravano differenze significative nei punteggi riportati nei test di intelligenza. D'altra parte, i soggetti giudicati creativi erano anche giudicati come pi intelligenti dalla media dei loro pari. Ci pu dipendere dal carattere fortemente sociale della creativit. Per essa occorre anche il riscontro della valutazione collettiva. Essere creativi implica produrre qualcosa di innovativo che appaia utile o comunque rispondente a un bisogno condiviso e che ottenga pubblico consenso per entrambi i termini. Il prodotto creativo, cio, deve poter essere giudicato dalla comunit in cui l'atto creativo espresso come innovativo realmente utile." Per quanto strano possa sembrare, un biogenetista parla specificatamente di architetti e pone laccento sulla qualit sociale che si accompagna alla creativit e che giudica latto creativo degno di riconoscimento in quanto origine di un prodotto socialmente utile, in grado di sintetizzare ruolo civico e valenza etica.
Apparentemente, guardando al fenomeno delle archistar, non sembra pi necessario il pubblico consenso n una particolare capacit sociale, essendo la maggior parte dellarchitettura e (dellarte) moderna estranea ed incompresa per il grande pubblico e per la comunit in cui si esprime. Del resto stato cos anche quando hanno costruito la Basilica di San Pietro.
E' irrilevante che da allora siano passati secoli? Che qualcosa sia cambiato nella consapevolezza sociale dell'uomo di oggi?
E' scontato "che per dare giudizi sullarchitettura occorre innanzitutto conoscere larchitettura", ma il resto del mondo, che non ha conoscenze per dare giudizi di architettura (e magari neppure ne d), ma la paga e la subisce e dovrebbe essere l'utilizzatore finale, che ruolo ha?
Cogliendo i commenti sulla festa di inaugurazione molto elitaria del centro di Fuksas, osserva Alessandro Tempi, attento osservatore del sistema dell'arte moderno: "lidea che il popolo - o il pubblico, i cittadini - debba solo (gioiosamente?) confermare quanto altri hanno scelto per loro in campo artistico ha qualcosa di perverso, per almeno un paio di motivi, il primo dei quali presto detto: esso dissimula il fatto che solo questi altri siano in grado di dire cosa arte possa essere o diventare; il popolo pu solo venire a far festa dopo."
Non voglio essere polemica, n sono in grado di offrire proposte di soluzione per una dicotomia che, anche da prima della costruzione della Basilica di San Pietro, sempre stata "il riflesso di quella stessa fastidiosamente disinvolta autoreferenzialit che affligge la nostra classe politica, che si sforza di rendere appetibile lItalia affamando gli italiani."
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14415
di Marrucci
del 31/10/2016
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Il progetto di Fuksas per il Centro Congressi Ital
di
Sandro Lazier
Si parte con l'idea fascinosa di una nuvola per approdare a quella pi terricola di una patata trasparente imprigionata dentro ad un strutturalit che pare assai pi vicina alla gabbia...
Il costo pare un mistero ma che dire? in Italia il mistero irrivelato pare abbia un fascino irresistibile...
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14414
di Vito corte
del 31/10/2016
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Il progetto di Fuksas per il Centro Congressi Ital
di
Sandro Lazier
Rispetto le considerazioni di Sandro Lazier e ne condivido la critica specialmente per il modo in cui essa formulata: offrendo cio gli argomenti di verifica, grazie ad una sufficientemente completa rassegna di documenti tecnici (il progetto architettonico allegato, purch in scala 1:200, consente di supportare oggettivamente molte riflessioni).
Vorrei tuttavia, se possibile, formulare le mie riflessioni. Esse sostanzialmente si concentrano su due aspetti.
Il primo quello dei costi.
D'accordo sulla necessit/inevitabilit che una grande opera significativa per la Nazione necessariamente deve essere una opera impegnativa sotto il profilo dei costi necessari per realizzarla.
Ma i costi devono essere ben preventivati, specie quando non si tratti di una bazzecola.
Immagino, anche perch io stesso vittima incolpevole di un sistema burocratico amministrativo e politico italiano che definire inaffidabile solo eufemismo, che le condizioni al contorno abbiano determinato un progressivo incremento dei costi ma vi sono alcuni elementi che nella forma e nella sostanza a me non "suonano" a favore dell'opera. Leggere infatti che nel corso dei lavori sono state effettuate ben dieci perizie di variante e suppletive, leggere che esiste tuttora un rilevantissimo contenzioso con l'impresa esecutrice e che ancora le corposissime riserve da essa formalizzate (ammontanti a milioni di euro) non sono state ancora risolte, mi porta ad esprimermi non pi solo da architetto amante ed appassionato dell'architettura e del mestiere. Sono consapevole che questa posizione si presta ad essere sbrigativamente collocata nella categoria del professionismo puro, ma non il professionismo a farmi esprimere cos: invece un'esperienza ormai lunga di un mestiere che amo pi di ogni altro ma che vede sempre pi svuotato di contenuti. C' un impegno civile ed etico, insieme a quello creativo e tecnico, che muoverebbe l'architetto di un'opera - specie se pubblica- informando i suoi atteggiamenti verso la misura ed il rigore. E qua, sono i documenti a dirlo, non c' stata misura n rigore.
Altro aspetto critico quello del linguaggio.
Esso pi pertinente alla disciplina del progetto: quando il passaggio di scala dal concept disegnato a mano al disegno esecutivo rimarca evidenti soluzioni di continuit allora credo che ci sia qualche problema.
Spiegandomi meglio: fintantoch l'opera architettonica, nel suo tentativo "artistico" di staccarsi dal figurativo per avvicinarsi al concettuale sar costretta a prendere forma con materiali e soluzioni costruttive tradizionali, allora vorr dire che il tentativo non sar del tutto riuscito.
Quando cio - e il caso in esame accomuna questa opera con molte altre di altri grandi architetti, tra cui F.O. Gehry - il "sistema intelaiato" costituito da membrature metalliche continua ad essere sempre uguale al trilite arcaico, pur nelle modulazioni e deformazioni del caso, non potr dirsi, a mio parere, che si sia fatto un significativo passo avanti.
Se l'opera concepita in tutto o in parte come risultato espressionista (e qua mi riferisco proprio alla nostra storia dell'architettura moderna che ha prodotto veri avanzamenti in tale direzione) allora che sia coerente in tutti i suoi passaggi e che non affidi, invece, al cartongesso la risoluzione della finitura superficiale ad occultare buona parte dei processi costruttivi.
Spero che queste mie considerazioni possano essere accettate e che si possa ulteriormente discutere sull'argomento.
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31/10/2016 - Sandro Lazier risponde a Vito corte
Sui costi.
Pare che Fallingwater di F.L. Wright sia costata 5 volte quanto preventivato. Le varianti in opera non si contarono. Wright sperimentava, faceva facendo, che secondo me lunico modo possibile per portare a termine opere di complessit elevata. Giustamente un edificio pubblico deve dar conto dei costi ma, telo dico per esperienza, senza modifiche in corso dopera, limature e affinamenti il risultato non mai di alto livello. Solo opere banali e ripetitive possono essere definite completamente a priori, e spesso sono la gioia dei costruttori.
Altra cosa sono le ruberie e il malaffare. Ma l larchitettura non centra nulla.
Sul linguaggio.
Ci sono due aspetti che non possono pi essere tralasciati nel linguaggio artistico contemporaneo.
Il primo riguarda il rapporto nuovo/vecchio. Noi abbiamo vissuto per secoli nella convinzione che il nuovo dovesse sostituire interamente il vecchio. Un vero processo di sostituzione storica. Da ragazzino immaginavo che negli anni duemila ci fossero solo grattacieli di vetro e strade sospese in aria.
Ma non accaduto cos. Lavvento della rete informatica, il web, ci ha invece fatto capire che il nuovo non sostituisce il vecchio, ma si somma ad esso. Come nel web, le informazioni sono sempre presenti. Basta richiamarle in vita quando servono. La portata di questa novit straordinaria perch, nel caso dellarchitettura (occidentale) recupera tremila anni di storia conosciuta e li riattualizza.
Questo concetto, malamente interpretato dal movimento postmoderno che ha pensato di fare il nuovo pescando nel vecchio, come se tutto non cambiasse mai, ha liberato i progetti da quella che un tempo era definita coerenza: lo stile, l-ismo. Il fatto di utilizzare concetti arcaici come il trilite (peraltro qui realizzato ad una scala inimmaginabile nellantichit) non pu pi porre pregiudizio alla attualit dellopera.
La scelta di una struttura regolare per il contenitore parte del risultato scenico del contenuto.
Il secondo aspetto riguerda luso dei materiali. I materiali sono come le parole e in architettura non esistono parole nuove, vecchie, brutte, cattive. La novit o la vecchiaia, la virt o la volgarit dipendono esclusivamente dalle frasi che si compongono, da come si mettono insieme le parole. Proprio Gehry ce lo ha insegnato.
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14411
di vilma torselli
del 23/10/2016
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Ennesimo terremoto con disastro annesso
di
Sandro Lazier
bravo Sandro, una voce forte e chiara contro l'insensata retorica del com'era dov'era!
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14399
di andrea pacciani
del 30/08/2016
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Un'americanata a Venezia
di
Mariopaolo Fadda
Ladagio nostalgico:Comera, dovera la negazione del principio stesso del restauro, unoffesa alla storia e un oltraggio allEstetica, ponendo il tempo reversibile, e riproducibile lopera darte a volont. (Brandi 1977)
"Non si deve allontanare la gente da dove ha vissuto. Amatrice, Pescara del Tronto, Arquata, Accumoli, Grisciano: bisogna ricostruire tutto comera e dovera. Sradicare le persone dai loro luoghi un atto crudele. Vuol dire aggiungere sofferenza alla sofferenza". [...] "Bisogna ricostruire tra le pietre, le soglie e la gente che la abita". [...] "Lanima dei luoghi non si pu cancellare (Renzo Piano 2016)
Ci sono voluti 40 anni....
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13999
di Carlo Sarno
del 08/01/2016
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Sulla bellezza e l'eco-buonismo
di
Sandro Lazier
Si, proprio vero Sandro, ora di porre fine a questo periodo di profonda ipocrisia disciplinare architettonica, le "oscillazioni del gusto" non possono condizionare la vera Tradizione dell'Architettura... a questo tuo richiamo della coscienza mi viene in mente un significativo e pregnante messaggio di Gio Ponti, che nella sua semplicit chiarisce il mio pensiero a riguardo della tua riflessione : " AMATE L'ARCHITETTURA " !!!!!!!!!!
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13997
di Carlo sarno
del 08/01/2016
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Sulla bellezza e l'eco-buonismo
di
Sandro Lazier
Si, proprio vero Sandro, ora di porre fine a questo periodo di profonda ipocrisia disciplinare architettonica, le "oscillazioni del gusto" non possono condizionare la vera Tradizione dell'Architettura... a questo tuo richiamo della coscienza mi viene in mente un significativo e pregnante messaggio di Gio Ponti, che nella sua semplicit chiarisce il mio pensiero a riguardo della tua riflessione : " AMATE L'ARCHITETTURA " !!!!!!!!!!
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Commento 14431 di Massimo Pica CIAMARRA
del 30/12/2016
relativo all'articolo Auguri per il 2017
di Sandro Lazier
Caro Sandro, grazie per la chiarezza delle tue valutazioni. Le condivido in pieno. Non concordo per sulle cinque righe conclusive, convinto che la logica globale in atto non spinga verso omologazioni, bens debba far riflettere su differenze ed identit senza cadere in nazionalismi o caricature strapaesane. A scala globale vanno condivisi temi e principi, ma -ad esempio- lattenzione alle questioni ambientali e climatiche si declina diversamente nelle varie regioni del pianeta. Cultura, comportamenti, forme di socializzazione, aspirazioni, non sono le stesse dovunque: tutto spinge il costruire al di fuori di ogni ipocrisia disciplinare. Urgono profondi rinnovamenti. Simpone paziente lavoro, ricerca, stratificazioni di innovazioni, anche molto diverse nei vari contesti.
Tutti i commenti di Massimo Pica CIAMARRA
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