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14784
di marco ferri
del 16/08/2019
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Momumenti, Daverio e il cemento armato
di
Sandro Lazier
Carissimo Lazier, torno adesso da un viaggio in quel di Marsiglia e ho visitato (guarda caso) l'unità di abitazione di Le Corbusier; il percorso prevedeva gioco forza il passaggio da Genova e quindi i tre argomenti (cemento armato e restauro, Genova e il viadotto e i concorsi) trattati recentemente tornano tutti insieme.
Sono, premetto, un fan sfegatato di Piano. Leggendo le vicende genovesi ho una mia interpretazione di quanto accaduto: il Nostro vuole lasciare un segno indelebile nella sua città e quindi si adopera per "regalare" il progetto alla comunità.
Le autorità prendono la palla al balzo per derogare alle leggi vigenti e appaltare i lavori causa "emergenza". Confesso che sull'appalto e sulla gestione dei lavori conosco poco e rischio di dire inesattezze. Ma una cosa posso dire, ed è quasi banale: un'altra occasione sprecata.
C'era tutto il tempo per un vero concorso con un vero vincitore, cosa che da anni, lustri, praticamente non esiste più. Bastava farlo invitando architetti e ingegneri di provata competenza.
Sul linciaggio a posteriori dell'opera o delle opere di Morandi sono anch'io rimasto colpito da questa necessità di trovare a tutti i costi un colpevole (questo si molto italiano come modo) e dalla fretta e frenesia di bollare l'opera del Morandi come un capriccio di un visionario che, a guardar bene, manco i calcoli sapeva fare.
Come vede c'è un filo che collega tutto quanto: LC a Marsiglia riesce non senza difficoltà a far costruire la sua idea di città in miniatura, guarda caso in cemento a vista; Morandi qualche anno dopo sbalordisce il mondo con il cemento armato in trazione (apparente); Piano riesce con pochissime difficoltà a decidere (o a far decidere) che quanto c'era va distrutto fino alle fondamenta e il nuovo sarà più bello elegante e quant'altro: mai sia il concorso lo possa vincere un francese. E presenta un progetto preliminare, mi si passi, da quarto anno di architettura.
Che dire: mi viene da citare Flaiano anche questa volta: la situazione è grave ma non seria.
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14777
di Davide Ruttico
del 07/06/2019
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Formalismo o libert espressiva?
di
Sandro Lazier
Personalmente ho sempre inteso il formalismo in architettura come un metodo progettuale che predilige la forma dell'oggetto architettonico in quanto tale, tralasciando gli aspetti di firmitas ed utilitas alla quale un edificio deve comunque fare riferimento. Credo che l'opera di F.O. Ghery sia pi vicina all'arte che all'architettura e l'esempio riportato della lattina calza a pennello: se costruiamo un'opera d'arte abbastanza grande da poterci entrare, non significa che si stia facendo architettura.
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14773
di Andrea Pacciani
del 14/05/2019
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Brucia il tetto di Notre Dame a Parigi
di
Sandro Lazier
Ponte Morandi dov'era com'era s violet le duc com'era e dov'era no? Entrambe sono architettura storicizzata.... ?... La Tour Eiffel se si danneggia che ne facciamo? padiglione di Miss a Barcellona un falso storico come il
L'architettura moderna una pagina conclusa e storicizzata ormai stratificata malamente con i suoi pochi monumenti ed infiniti fallimenti.
Le sue regole e chiavi interpretative appaiono sbiadite e incomprensibili, anacronistiche legate a visioni storiche di progresso oggi superate nei fatti
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14769
di Paolo Aina
del 17/04/2019
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Brucia il tetto di Notre Dame a Parigi
di
Sandro Lazier
Non credo che in architettura esista il problema Vero/Falso gli edifici so no fabbricati e pertanto possono essere riprodotti.
Per ci che concerne le aggiunte, sostituzioni e interpretazioni che edifici di cos lunga durata hanno subito mi pare che si possa dire che sono tutte vere, perch sono entrate nell'immaginario collettivo.
D'altronde per quanto ci si possa documentare la verit della costruzione primigenia non si potr mai raggiungere perch essa non solo era il frutto di un'abilit che ci sfuggita ma sopratutto era il risultato di una mentalit a cui siamo completamente estranei.
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17/4/2019 - Sandro Lazier risponde a Paolo Aina
Sono perfettamente d'accordo. Falso e vero sono qualit che hanno a che fare generalmente con l'etica. Ma il falso storico ha una connotazione precisa, malgrado la si voglia confondere con la morale.
Per questo ritengo assurdo chiedere fedelt ad un rifacimento che materialmente non ha pi essenza.
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14767
di vilma torselli
del 27/03/2019
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Siamo in alto mare
di
Sandro Lazier
Renzo Piano sempre stato talmente occupato a promuovere s stesso che larchitettura da lui stesso prodotta sempre passata in secondo piano (o Piano), il che non so se un bene o un male.
Ultimamente, come si conviene ad un grande vecchio, parla di aria fritta con un sussiego e un impegno degni di miglior causa, proclamando con aria carismatica assolute banalit, ci mancava, per completare il desolante quadro, giusto la sponsorizzazione del libro suo e di suo figlio, entrambi alla ricerca della Perfezione, ovviamente nelle sue stesse opere. E chiss se lhanno trovata, almeno loro.
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27/3/2019 - Sandro Lazier risponde a vilma torselli
Scusa Vilma per il ritardo con cui pubblico il tuo commento.
Ho avuto un problema con il server.
Un mio amico ha scritto una novella dove, per raggiungere la perfezione, devi attraversare tutti i vizi.
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14765
di giacomo bonarelli
del 21/03/2019
relativo all'articolo
Siamo in alto mare
di
Sandro Lazier
Ho letto con attenzione l'articolo e non mi sfuggita una vena polemica che condivido pienamente sul comportamento eticamente discutibile e scomposto del senatore Renzo Piano.
Ma le domando se in italia sia possibile continuare a "vincolare tutto"? nel crollo del ponte Morandi, il Tempo, ha fatto quello che da millenni fa su ogni manufatto creato dall'uomo, sana gli errori.
..nel salutarla, uso volentieri una sua citazione presa da un altro articolo:
"In architettura, quindi, la storia insegna che non esistono errori, ma solo scelte che il tempo provveder a sanare."
La leggo.
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21/3/2019 - Sandro lazier risponde a giacomo bonarelli
Mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato il commento. Purtroppo abbiamo avuto un problema col server.
Grazie per la lettura.
E' vero, gli errori, o quelli che riteniamo tali, alla fine il tempo se li digerisce tutti.
Cionondimeno toglie che sarebbe bene non farli.
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14760
di Alessandro D'Aloia
del 30/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
Se si sostiene l'auspicabile abolizione dell'anonimato, il passo successivo l'abolizione della giuria, dato che questa pone il problema (probabilmente insormontabile) della propria competenza, e la sua sostituzione con la giuria fatta dai concorrenti stessi, certamente i soggetti che avendo lavorato al caso specifico sono i pi qualificati ad esprimersi sul progetto pi meritevole. Come pu funzionare? Semplicemente in base alla regola per cui ogni gruppo progettuale sceglie la migliore proposta (o le migliori), al di l della propria. Ci senz'altro possibile se la partecipazione non pi anonima. Si forma ugualmente una classifica e i progettisti sono spinti ad esercitare anche un ruolo da critici dell'architettura, in quanto conoscitori e quindi esperti della materia.
Se si pensa, per fare un paragone, che non accade mai di chiamare a giudicare l'operato di un medico, o di un'equipe medica, chi non ha competenze mediche, non si capisce perch l'operato dei progettisti possa essere giudicato da chi non progetta. Il problema dell'architettura oggi legato soprattutto alla quasi assoluta mancanza di una committenza all'altezza delle possibilit che la nostra epoca mette a disposizione sia in termini di tecnica che in termini di competenze. Allora per dare una possibilit all'architettura necessario dare pi fiducia agli architetti e probabilmente ripensare dalle fondamenta il codice degli appalti non solo per ci che riguarda i concorsi ovviamente. Il problema della formazione delle giurie lo stesso delle commissioni che giudicano le migliorie proposte in sede di gara d'appalto, processo, in generale, grottesco in cui il progetto da appaltare deve essere "migliorato" magari stravolgendo le scelte del progettista, ammesso che questi abbia potuto davvero progettare...
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14759
di Giancarlo Leone
del 27/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
Regolarizzare le idee mi incute terrore. Educhiamo i non Architetti allArchitettura.
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14758
di Claudio Aldegheri
del 26/01/2019
relativo all'articolo
Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
Sono Claudio Aldegheri condivido quanto hai scritto e riportato; anch'io ho un'esperienza pluriennuale (di oltre 40 anni!) sui concorsi.
Si, avendo partecipato a un centinaio di concorsi posso dire che dal primo - fatto da studente di liceo nel 1974 - all'ultimo del 2014 c' stato un notevole cambio d'impostazione.
Nel 1982 ho vinto e realizzato il mio primo concorso da architetto: devo dire che trattandosi di un cimitero, completamente nuovo, non ci sono state difficolt premesso che ce n'era bisogno; il Sindaco ha rispettato il progetto vincitore (era addirittura di idee!); e nonostante le solite storie "politichesi" all'italiana, il Sindaco sempre pi convinto lo ha portato a termine (in realt non solo lui, ma anche le Amministrazioni dopo di lui, e anche questo un fatto importante. Nessuna Amministrazione successiva ha mai messo in discussione l'incarico).
Nel 2012 ho vinto (con Tecnicoop, ora MaTe) un altro concorso di progettazione per un ampliamento cimiteriale (con tempio crematorio) a Prato. Ma poi, per la solita storia dei fumi per i forni crematori, sotto elezioni, nessuno ha voluto sostenere il progetto e poi, con il successivo cambio di Amministrazione, l'incarico della progettazione non pi stato dato.
La principale trasformazione nei concorsi che noto la seguente: con la convizione - direi forse l' "esistenza" - del Committente (pubblico in questi casi) si raggiunge pi facilmente l'obiettivo della realizzazione.
Serve molto rispetto per chi progetta e per il risultato: che pu subire variazioni, ma non per l'incarico!
Attualmente la (brutta) politica si malamente impadronita di tutto ci che concerne la progettazione: e quindi le contestazioni intorno ai concorsi - spesso preparati e istruiti malissimo dagli uffici competenti - sono sempre pi utilizzati per strumentalizzazioni politiche e per ottenere voti e non certo per migliorare l'ambiente costruito e non...
Ma credo che questo ragionamento vada ulteriormente approffondito
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14757
di Massimo Pica Ciamarra
del 25/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
(1) UN SISTEMA DI GARANZIE NELLA PRATICA PROGETTUALE
A.
Maastricht una citt olandese di medie dimensioni, fino ai primi anni 90 nota pi che altro per luniversit, il carnevale e per aver dato i natali a Rubens. Oggi famosa per i trattati che hanno dato impulso allUnione Europea. Unito a quello della sussidiariet, il principio della concorrenza sostanziale, a scala mondiale, europea, nazionale e locale. (2) alla base dello sviluppo: favorisce aggregazioni, integrazioni, organizzazioni, complessit. Chi domanda individua le prestazioni da soddisfare. Se si tratta di un prodotto, chi dovr realizzarlo prescelto confrontando parametri misurabili, purch risponda ai requisiti richiesti o ne dimostri miglioramenti. Se invece si tratta di attivit intellettuali, prevalgono giudizi complessi, non misurabili, quindi confronti e giudizio critico.
In Italia questi semplici principi sono stati deformati: la cosiddetta legge Merloni - il nome richiama pi i frigoriferi che gli edifici, i prodotti di serie pi che i prototipi - presuppone un progetto esecutivo astratto, concepito fratturando i rapporti con il committente, i produttori di componenti ed il costruttore. Una legge quindi che mortifica il ruolo dellimpresa e tende a ridurre il confronto al costo di esecuzione.
(3) Il mondo imprenditoriale si sta ben difendendo, ampliando gli spiragli dellappalto concorso e dellappalto integrato, dal 2006 attraverso i dialoghi competitivi. Il settore della progettazione invece rimasto impantanato fra attivit intellettuali ed attivit dimpresa, confuse perch la stessa la legge che consente di ricorrere a gare od a concorsi, vale a dire di scegliere o il progettista o il progetto.
Oltre a generare fratture fra committenza / progettista / produttore di componenti / impresa di costruzioni (di questo molto, se non tutto, si gi detto) la Merloni ha reso conflittuali questi soggetti. Uno stato di conflitto che riguarda di volta in volta i singoli interventi: pur lasciandoli tutti sempre pi consapevoli dellurgenza di dover insieme uscire dalla trappola infernale che li coinvolge. Sembra concentrarsi su tematiche dei progettisti, ma lincontro di oggi non persegue interessi corporativi: quel che ormai impregna il mondo della progettazione ostacola la qualit, dilata a dismisura i tempi fra ogni domanda di trasformazione e le realizzazioni conseguenti, negativo per la collettivit nel suo insieme.
Tutti i commenti di Massimo Pica Ciamarra
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14756
di Massimo Pica Ciamarra
del 25/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
B.
Data let, sono un buon testimone. Negli anni 50 come collaboratore, dai primissimi anni 60 come concorrente: finora centinaia di concorsi, molti allestero. Posso testimoniare che, fino a 10 anni fa, non ho mai visto un ricorso. Qualche volta si aveva notizia di un bando troppo tardi. Ricordo solo una protesta vistosa: la consegna di un plico anonimo, ununica tavola con su scritto ah, lavessi saputo in tempo!.... (4) Con la legge Merloni, oggi ormai il numero dei ricorsi supera quello delle gare e dei concorsi. (5) Le stesse procedure di ammissione conducono a battaglie (legali) fra i concorrenti, generano ricorsi, riserve, firme, autocertificazioni, autentiche, fideiussioni. Solo per essere ammessi a partecipare, occorre dichiarare fatturati, esperienze precedenti distinte per tipologia (senza pensare che chi - ad esempio - ha gi progettato ospedali, visto come sono, bene che dia spazio ad altri), numero dei dipendenti, presenza di un laureato da meno di 5 anni, Un coacervo di dati che avvilisce tutti ed ostacola i pi giovani.
(6) Fino al 98, in Francia come in altri paesi anche extraeuropei, i partecipanti ad un concorso erano ascoltati a turno dalla commissione giudicatrice: esposizione e domande, un utile confronto prima del giudizio. Con le regole europee - davvero indispensabile rivederle - si reso obbligatorio lanonimato dei concorrenti, quasi che un buon membro di giuria non sappia distinguere la firma insita nei linguaggi dei concorrenti, specie in un concorso ristretto.
Molti fattori hanno fatto si che ormai anche in Italia cresca il numero dei concorsi di progettazione: non mancano esempi positivi, (7) ma troppo spesso - anche in concorsi di rilievo - elementi irritanti. A Napoli lo dimostrano i due ultimi, quello per il Parco di Bagnoli, dove nessun concorrente stato capace di rientrare nella griglia delle regole e quello per un punto di ristoro nel Museo di Capodimonte dove, secondo la giuria, bench selezionato in base al prestigioso pedigree, nessun concorrente stato capace di proporre una soluzione accettabile. Lo stesso successo lanno scorso per il water-front di Formia. A Firenze, un concorso fra pochi esponenti dello star-system internazionale non riuscito a generare una piccola pensilina per il Museo degli Uffizi. Poi vi sono le commistioni fra concorrenti e giurie (tempo fa, un apposito sito internet era costantemente alimentato da strane coincidenze nelle aggiudicazioni ...); poi vi sono giurie che sembrano disattendere le regole del bando: oltre al famoso il caso di Padova, dove questo dissenso risult formalmente esplicitato, recente il caso del concorso di Firenze / piazza Brunelleschi. Poi vi sono casi in cui sono gli stessi enti banditori che disattendono le regole del bando (Universit di Foggia) o non giudicano le gare (Universit di Pescara). Cos ancora concorsi banditi e mai (!) giudicati; quindi grandi concorsi giudicati ma falliti, fra cui quelli per il Borghetto Flaminio a Roma - dissolto - e quello per la sede della Regione Calabria a Catanzaro, poliennale vicenda che sta per concludersi con il rischio di produrre, a firma del locale UT, un monumento allinefficienza ed allinsulsaggine umana da quasi cento milioni di euro.
Senza parlare delle gare mai giudicate e di quelle mal giudicate (a Napoli, la ristrutturazione della sede della Stazione Zoologica Anton Dhrn; a Torino, il caso dellOfficina Grandi Lavori da trasformare in Urban Center) ed astutamente gestite per vanificare le sentenze di TAR e Consiglio di Stato, con risarcimenti ai 2classificati fino al 20% dellimporto di gara.
(8) Gli amministratori pubblici - che non sempre colgono la sostanziale differenza fra gare e concorsi - consapevoli che sono i TAR a decidere, per ridurre i tempi ed evitare contenziosi se possono, evitano sia le gare che i concorsi: Napoli uno straordinario banco di prova di sotterfugi, incarichi diretti, consulenze a progettisti non solo stranieri e di fama, sussurri ed indicazioni a privati. In questa direzione aiutano sia la Merloni che la Bassanini, leggi che hanno incoscientemente esaltato gli incarichi interni agli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni, incarichi non solo estranei alla sbandierata ricerca di qualit, ma che agevolmente possono degenerare in aggiramenti di norme e mercati paralleli.
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14755
di Massimo Pica Ciamarra
del 25/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
C.
Questo caos impone sostanziali riforme, non protezionismi corporativi: interesse della collettivit evitare sprechi di risorse e di tempo, perseguire qualit elevando i requisiti e rispettando le regole.
(9) Ecco perch la sezione Campania dellINARCH ha promosso un confronto di idee in vista del pi ampio incontro del prossimo 27 gennaio a Roma: pervenire ad un efficace sistema di garanzie nella pratica progettuale. Obiettivo non denunciare, ma lanciare proposte, magari distinte in due gruppi.
Nel primo, cinque questioni generali che ribadiscono i presupposti del come affidare gli incarichi di progettazione nel rispetto del principio della concorrenza e soprattutto dellinteresse collettivo: la qualit non obiettivo o valore aggiunto, ma condizione imprescindibile in ogni intervento.
(10) 1.1. qualit della domanda Affidare un incarico o bandire un concorso non sono lescamotage per liberarsi di un problema. Occorre farli precedere da confronti di idee, partecipazione; soprattutto per fissare le basi della domanda, perch sia chiara e condivisa. Poi occorrono tecnici competenti (la figura del programmatore quasi ancora sconosciuta in Italia) per sviluppare la domanda ed assistere le amministrazioni ed i RUP nella formazione del Documento Preliminare da cui prende avvio qualsiasi progetto. Nella prassi i Documenti preliminari spesso sono banalizzati: non svolgono il sostanziale ruolo immaginato quando sono stati introdotti. Se qualit rispondenza a requisiti espressi, sostanziale infatti che la domanda sia intelligente e compiuta.
Questione di fondo, a scala del tutto diversa, quella dei concorsi che eludono le domande sostanziali e riducono il confronto ad elementi secondari.
(11) 1.2. unit del progetto Oltre a quello di aver introdotto i DPP, la Merloni ha lindubbio merito di aver portato ad unit il progetto: non pi architettura, strutture, impianti, sicurezza, manutenzione, , ma progetto come insieme integrato. La legge per non evita i danni (economici, temporali, culturali) dovuti al separare il progetto in fasi, cio alla possibilit di individuare soggetti diversi come responsabili di progetto preliminare, definitivo, esecutivo o direzione lavori. Molto positivamente stata introdotta la figura del Responsabile Unico del Procedimento, ma non si compresa lesigenza del Responsabile Unico del Progetto. Nella prassi - ignorando che quella della concezione la fase sostanziale - invalsa labitudine di frettolosi progetti preliminari sviluppati allinterno, a base di successivi affidamenti allesterno.
A questo si aggiunge un sistema normativo che non lascia leffettivo controllo delle realizzazioni agli autori: miglioramenti, direzioni lavori, : il ruolo dellarchitetto non lo stesso nei vari paesi europei.
(12) 1.3. uffici tecnici Gli incentivi (introdotti dalla Merloni, poi incrementati dalla Bassanini) non devono alterare i ruoli. Programmi, verifiche, controlli, non possono essere svolti dallo stesso soggetto che progetta. Peraltro i progetti interni agli UT prescindono da alternative e confronti: cio tradiscono la collettivit nel suo strumento primo per perseguire la qualit. Sarebbe utile trasformare gli incentivi agli UT in premi per la velocit delle procedure. (13) Oggi, diversamente dagli altri paesi delleuro, i tempi burocratici sono anche tripli rispetto a quelli di progetto ed esecuzione nel loro insieme; dimenticando peraltro che, per loro natura, i progetti sono beni deperibili.
(14) 1.4. velocit Nelledilizia sembra ignorato il valore del tempo, come lesigenza dare tempo alla progettazione, un tempo congruo e non derogabile. La progettazione - per scegliere fra alternative e definire il futuro prodotto in realt virtuale - richiede tempi dello stesso ordine di grandezza a quelli della realizzazione. I principali ostacoli alla velocit degli interventi sono le incertezze normative e la complessit delle procedure di approvazione: da qui lentezze delle trasformazioni, lentezze dello sviluppo, oneri finanziari ed economici, svalutazione dei progetti, ritardi tecnologici, ricadute negative sullapparato industriale e, non secondario, sulla formazione dei progettisti e dei quadri tecnici.
(15) 1.5. risorse Occorre mettere a disposizione degli interventi edilizi risorse adeguate ai risultati attesi. Le differenze che si misurano fra i vari paesi delleuro non hanno giustificazioni, se non in deformazioni mentali. Non si spiega altrimenti perch - ad esempio - gli indici di costo di autostrade, ferrovie, fognature sono analoghi nei vari contesti, mentre quelli edilizi divergono, e significativamente.
Queste note questioni sollecitano azioni politiche attente, sistematiche e consapevoli.
Le proposte del secondo gruppo sono attuabili con azioni pi semplici, riguardano un sistema di garanzie, nella pratica dei concorsi di progettazio
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14754
di Massimo Pica Ciamarra
del 25/01/2019
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Sui concorsi di architettura
di
Sandro Lazier
D.
(23) Linsieme di queste indicazioni segnala lurgenza di una forte azione semplificatrice. Non una Bassanini dei concorsi: lo slogan sarebbe equivoco perch la legge che porta questo nome, nata per snellire e semplificare dichiarazioni e certificazioni, ha imbottito il suo sano intento iniziale con dovizie di ulteriori provvedimenti impropri, tra laltro ha ulteriormente favorito progetti senza confronti perch interni alla pubblica amministrazione.
Lazione semplificatrice - che non solo per abolire lanonimato richiede alcuni riscontri anche a livello europeo - dovrebbe elevare i limiti degli incarichi fiduciari, finch larbitrariet dei giudizi nelle gare produce - come spesso accade - solo perdite di tempo per competizioni in realt non tali. Per incarichi senza particolare incidenza sulla qualit degli spazi urbani, si potrebbero utilizzare gare con le garanzie prima delineate: sempre che chi le lancia possa motivare perch rinuncia a confronti qualitativi. I concorsi restano quindi il sistema base: le opere pubbliche - anche se di modesta dimensione - hanno infatti fra i loro compiti primari quello di introdurre nuove qualit nei contesti ed i concorsi di progettazione - semplificati, resi agili e rapidi, accessibili - possono riacquistare credito. Con opportune garanzie possono tornare ad essere, come nei principali paesi europei, strumento della collettivit per perseguire la qualit, per scegliere come risolvere nel modo migliore un problema; nello stesso tempo possono determinare straordinari laboratori di ricerca e palestre formative per i pi giovani.
(24) Quindi come slogan - concorsi - non basta pi.
LINARCH intende pervenire con rapidit ad un sistema di garanzie per renderli agili, veloci, ben programmati e ben valutati, non onerosi per chi vi partecipa, strumenti e premesse per un ambiente migliore. (25) Intende anche impegnarsi perch questi principi trovino spazi nei programmi del prossimo governo.
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14748
di roberto munari
del 10/01/2019
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Labics - Palazzo dei Diamanti
di
Sandro Lazier
Buongiorno.
In casi come questi sarebbe "bellissimo" redarre un contromanifesto di chi è in accordo con il progetto: cittadini, architetti e altri intellettuali, che certamente ci sono.
Solo per dimostrare ai "politici" di turno, che alla fine decideranno come gestire il progetto, che ci sono anche "altri" che non strillano, ma sono silenziosamente d'accordo con il progetto.
Non lasciamo questa Nazione a persone altrettanto ignoranti dei firmatari dello "strillo".
Tutti i commenti di roberto munari
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14749
di roberto melai
del 10/01/2019
relativo all'articolo
Labics - Palazzo dei Diamanti
di
Sandro Lazier
Ripropongo qui il commento che ho pubblicato ieri sul sito Amate l'architettura.
http://www.amatelarchitettura.com/2019/01/i-concorsi-di-architettura-nel-paese-di-pulcinella/?fbclid=IwAR0qajbqcO-ZVqFBydQLUsNPMMHA_coj0CEE75pOZIfZTrpMXPYocV2sZAg
Aggiungo che condivido appieno il ragionamento svolto da Sandro Lazier con cui mi complimento, per quel che vale.
"Sono totalmente d'accordo con quanto affermato dall'anonimo collega con cui mi complimento per la sinteticità dell'argomentazione
Aggiungo che quando sono venuto a conoscenza del bando mi sono stupito e indignato per la scelta di ampliare un'opera quattrocentesca di tale qualità architettonica.
Ritenevo che non fosse possibile farlo a priori e che gli spazi necessari ad un miglior funzionamento dell'attività museale avrebbero potuto essere più facilmente reperiti all'interno dello stesso Palazzo dei Diamanti utilizzando gli spazi del Museo del Risorgimento in via di ricollocamento in altra sede.
Detto per inciso ho partecipato al concorso con un giovane architetto talentuoso grazie al quale siamo stati ammessi alla seconda fase e questo mi ha permesso non dico di appropriarmi ma quantomeno avere conoscenza diretta della problematica progettuale.
E proprio grazie a questa presunta consapevolezza ritengo di poter dire la mia su una soluzione, quella del progetto vincitore, che mi ha sorpreso positivamente per diversi motivi:
a) perchè è la prova che, contrariamente a quello che pensavo, è possibile immaginare un ampliamento a Palazzo dei Diamanti non banale o come semplice addizione modernista eroicamente intesa, tutta protesa ad affermare la diversità dei tempi; e ad inquinare, o addirittura, soverchiare la preesistenza storica come sovente accade o è accaduto;
b) per l'intelligenza dimostrata dagli autori nell'uscire dai limiti all'area di concorso immotivatamente imposti dal bando di gara; e per averlo fatto non tanto per un'esigenza accessoria o meramente funzionale ma per una scelta "strutturale" da cui scaturisce la logica insediativa e, al tempo stesso, l'architettura del nuovo manufatto;
c) per aver adottato un linguaggio contemporaneo -non in stile, mimetico o citazionista- discreto e non spettacolare; un linguaggio che non ha timore di proporre qualcosa di già visto, una corte porticata, declinata tuttavia in modo asciutto e controllato, in grado di stabilire un rapporto di continuità con una preesistenza tanto titolata;
d) per non aver aggiunto un elemento conflittuale e di aver stabilito invece una sottile dialettica di reciprocità con la preesistenza che ripropone quel legame che c'è sempre stato in passato tra parti di uno stesso edificio costruite in epoca diversa, senza cadere nel frustro e acritico refrain in base al quale si sostiene che nei contesti storici ci si dovrebbe esprimere con la massima libertà perchè così è sempre avvenuto in passato.
e) infine perchè, sempre ai miei occhi e non evidentemente a quelli di tanti titolati intellettuali e architetti che hanno sottoscritto l'appello dei f.lli Sgarbi, ha dimostrato la "forza" del progetto di architettura e del suo insopprimibile valore di "ricerca", in grado come in questo caso di dimostrare una tesi difficile come quella alla base dell'arrischiata e, forse non consapevole, scelta dell'Amministrazione Comunale."
Tutti i commenti di roberto melai
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Commento 14790 di Antonino Saggio
del 17/09/2019
relativo all'articolo Attualit e simmetria in Terragni
di Sandro Lazier
"Necessità dell'interpretazione"
Le interpretazioni critiche sulle grandi opere della umanità devono essere compiute più e più volte. Non vi è mai nulla di finito e di definitivo in una interpretazione per un insieme di ragioni: perch cambia il punto di vista temporale da cui le scriviamo, perch cambia l'ambiente culturale, perch noi stessi cambiamo e cambia il pubblico cui ci rivolgiamo e perch naturalmente siamo influenzati dalle interpretazioni che altri autori hanno compiuto.
Queso articolo di Sandro Lazier sul Novocomum di Giuseppe Terragni corrisponde bene a questa "Necessità dell'interpretazione" e ne costituisce un esempio metodologicamente convincente.
Tutti i commenti di Antonino Saggio
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