4 commenti di Andrea Pirisi
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6904
di ANDREA PIRISI
del 09/03/2009
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Agilit e velocit
di
Massimo Pica Ciamarra
Il concetto di responsabilizzare il professionista per velocizzare i processi burocratici e diminuire i tempi dattesa tra la presentazione del progetto e lapertura del cantiere gi stata da tempo introdotta con la D.I.A., che in alcune regioni (es. Lombardia) una SuperD.I.A., che pu sostituire in tutto e per tutto il Permesso di Costruire.
Tuttavia questa sorta di accelerazione dei tempi burocratici servita solo ad aumentare in maniera esponenziale il concetto del si fa quel che si vuole (o quasi) tanto non controlla nessuno e cos in effetti potrebbe essere. Contribuendo alla diffusione di piccoli (a volte non troppo piccoli) abusi.
Il professionista presenta ogni cosa per far contento il committente e, il comune non controlla, e quando lo fa non si metto certo a denunciare il professionista che ... tiene famiglia... gli ordini e i collegi fanno finta di niente e cos la qualit architettonica e del paesaggio italiano peggiora sempre di pi.
Ma proprio vero che la velocizzazione debba passare per unassenza di controllo da chi proposto a farlo o forse non sarebbe pi semplice modificare le leggi e i regolamenti, magari uniformandoli dove si pu, dare poche norme e pi chiare in modo che chi progetta non ha problemi a capire fino a dove pu spingersi e chi preposto al controllo non sommerso di pratiche dove deve verificare di tutto e di pi a volte anche stando attento ai sotterfugi utilizzati dal progettista per nascondere qualche piccola irregolarit?
Credo che la burocrazia debba essere sempre pi ridotta, ma credo anche che si debba cambiare la mentalit dei progettisti che soddisfare il committente non si preoccupano degli scempi e della bassa qualit della loro progettazione.
Poche regole, ma chiare e molta ma molta pi professionalit rispetto del paesaggio, umilt da parte di chi preposto alla modifica dellambiente che ci circonda e che rimarr ai nostri figli.
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6675
di andrea pirisi
del 04/01/2009
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Caso Casamonti
di
La Redazione
Dopo aver letto delle vicende giudiziarie dellArchitetto Casamonti e tutti i commenti pubblicati mi chiedo, e chiedo se qualcuno in grado di rispondermi, quale ruolo abbia larchitettura nella nostra societ. Mi sembra di capire, e forse lultima biennale ne un esempio evidente, che sia stata relegata al ruolo di arte cosmetica. Cio le famose archistar di cui tanto si parla sono in effetti dei visagisti urbani, a volte addirittura dei chirurghi estetici del paesaggio. Ma i risultati sono davvero sempre migliorativi? Cio corretto dire che chi un bravo truccatore ha il diritto/dovere dintervenire per garantire una qualit che altrimenti nessuno sarebbe in grado di dare? Quindi se cos allora si faccia una votazione, si eleggano a furor di popolo i migliori architetti e gli si dia la possibilit di fare quello che vogliono dove meglio credono per salvare la terra da un imbruttimento e un invecchiamento che diventerebbe deleterio. Un tocco di rossetto o unincisione per risollevare le borse sotto gli occhi delle citt.... Perch se il proclamarsi paladini della vera architettura, quella universalmente riconosciuta come tale (?) d automaticamente il diritto di porsi come salvatori e quindi dintervenire per evitare il decadimento urbano (a discapito di tutti gli altri architetto minori), allora bisogna prima di tutto capire chi pu dare questo ruolo, allArchitetto Casamonti e a molti altri, e chi sopratutto pu toglierlo. Sempre che larchitettura sia effettivamente solo un fatto di estetica del paesaggio o cosmesi ubana....
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989
di Andrea Pirisi
del 16/11/2005
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Con il CoDiArch per il Consiglio dell'Ordine di Mi
di
Paolo G.L. Ferrara
Egregio Prof. Ferrara, sono pienamente d'accordo sull'aggiunta relativa all'Esame di Stato fatta dal Dott. Renato Cavestro.
Io mi sono laureato "tardi" perch ho dovuto affiancare lo studio al lavoro e nel periodo dell'Universit ho continuato a svolgere la professione di geometra alle dipendenze di un'impresa.
La mia esperienza professionale (decennale) potrei definirla senza modestia sodddisfacente, ho lavorato nel privato, nel pubblico, ho fatto corsi per abilitarmi nei vari settori dell'edilizia o semplicemente per interesse personale (sempre e comunque nel campo dell'architettura, vedi ad esempio il corso di architettura bioecologica ANAB). Una volta laureato ho tentato l'esame di stato ma non l'ho passato. Mi chiedo in che modo una commissione che non sa assolutamente niente di me possa valutare la mia professionalit (non dico le mie capacit di architetto).
Ho deciso per protesta (ovviamente mia personale) di non tentarlo pi e di aspettare una modifica all'attuale normativa con la speranza che venga tolto ogni paletto e che la ver professionalit dell'architetto possa essere dimostrata "sul campo". Nel frattempo volendo potrei riiscrivermi all'albo geometri (per il quale sono gi abilitato) oppure.... lavorare per qualche ingegnere per il quale, non si capisce perch, l'esame di stato solo un pro-forma.
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Commento 6976 di Andrea Pirisi
del 26/03/2009
relativo all'articolo Berlusconi e il Piano Casa per chi ce l'ha gi
di Teresa Cannarozzo
Io mi permetto di fare solo un appunto: guardando la mia citt e pi in generale la provincia mi chiedo se ci sia davvero bisogno di altre case. Ovunque mi guardo attorno e vedo fabbricati vuoti, persino in centro storico. Allora perch non favorire il recupero dell'esistente invece che consentire la nuova costruzione di cubature?