Deformazione culturale
di Sandro Lazier
- 8/12/2017
Nellanno scolastico 1967/68 frequentavo le scuole superiori di Aosta. Quali, sono un fatto mio privato: mi sono deformato culturalmente da solo e intendo mantenere incontaminato questo privilegio.
Provenivo da tre anni di collegio, passati dai Salesiani di Torino in via Medail. Tre anni scanditi da premi finali e medaglie per meriti di studio e disciplina. Il terzo anno, addirittura, fui premiato dallex allievo Oscar Luigi Scalfaro e, questo, per converso, avrei dovuto capire essere un segno di predestinazione allinsofferenza verso le Istituzioni. Dopo quel premio, infatti, mi chiesero darruolarmi tra i Salesiani, ma rifiutai.
Per raggiugere la scuola di Aosta, che distava circa unora di treno, viaggiavo in compagnia dei ragazzi che la locomotiva caricava di stazione in stazione. Erano gli anni dei pantaloni a zampa di elefante e dei complessi musicali. I Rolling Stones cantavano Ruby Tuesday e si ascoltava di nascosto il Volume I di De Andr. Piansi alla notizia della morte di Gigi Meroni, la farfalla del Torino, un calciatore con la testa della beat generation.
Non avevo mai provato un tale senso di vitale libert. Questo era il clima allarrivo del sessantotto.
Sotto le Alpi Graie il sessantotto arriv allimprovviso, ma gi carico dideologia. Ideologia politica di quelli che lo volevano cavalcare. Il clima che sera creato aveva per laria dessere aperto, partecipativo. Assemblee e sfilate mattutine sostituivano le ore di lezione. Assemblee dove si poteva democraticamente prendere la parola ma dove, infine, parlavano sempre gli stessi. Tanto che al terzo cazzo! cio, nel momento in cui decisi che le mattinate al biliardino del bar di fronte erano meglio rappresentative di quel senso impareggiabile di libert e autodeterminazione che avevo scoperto da poco. Non mi aveva intruppato Oscar Luigi, figuriamoci larmata rossa valdostana.
Mentre The Beatles cantavano Oblad oblad e Celentano, con Azzurro di Paolo Conte, riempiva le sere destate, la fantasia al potere trovava in me una versione autenticamente anarchica e genuinamente individualista, che avrebbe sicuramente formato luomo che sono adesso. Questo aspetto, che per molti potrebbe essere considerato un limite, ha per avuto il merito dun grande pregio. Nessuno, allora, individualista o meno, pensava dessere diverso dagli altri. Le diversit culturali, sociali o religiose erano seppellite dalluniversalit della musica e dalle libert che tutti i giovani pretendevano a gran voce, la libert sessuale sopra tutte le altre. Qualsiasi valore, condiviso o meno, aveva il grande pregio dessere universale.
Se posso dire daver vissuto un momento in cui tutti gli uomini navigavano sulla stessa barca, quello stato il periodo sessantottino. Bianchi, neri, gialli, atei o religiosi, per me, e per tutti, sera tutti fratelli.
Poi per le cose cambiarono e qui vengo al punto che giustifica questa lunga e personale premessa.
Cambiarono repentinamente, come tutte le cose che successero in quegli anni, e le lotte per le libert personali si tramutarono presto in lotte di partito, in ideologie schierate che implicavano anche il modo di abbigliarsi. Trovai, durante gli anni dell'universit, le stesse persone che contestavano le cattedre, dietro le cattedre. Non predicavano pi luniversalit dei valori ma il loro esatto contrario: le differenze culturali, le specificit. Erano gli anni del pensiero debole, in cui lidentit del pensiero si organizzava intorno al pensiero dellidentit. Questione che intesi subito come un voltafaccia reazionario e che, paradossalmente, proveniva da quella che consideravo la parte migliore del corpo culturale del paese, tanto da sentirmi inadeguato nel contestare ci che ritenevo un tradimento bello e buono. Un voltafaccia il quale, compresi pi tardi leggendo qualche libro di storia, nutriva radici profonde, soprattutto in un paese che non aveva mai abbandonato del tutto lidea della conservazione. La rivoluzione razionalista, da noi, dovette fare subito i conti col fascismo piacentiniano prima e con la torre Velasca milanese poi. A parte qualche sperimentazione solitaria, qualche boccata daria nuova dellarchitettura organica promossa da un infaticabile Bruno Zevi, appariva evidente che la puzza di storia avrebbe finito per rigenerare il peggio del tradizionalismo travestito di modernismo. Il milanese Aldo Rossi, terminale principale di questa che io considero una effimera deriva culturale, in chiave palesemente caricaturale e riprendendo temi monumentali del ventennio fascista, condannava larchitettura italiana ad un ruolo essenzialmente scenografico, svuotato dogni potenziale dinnovazione di sostanza. Lassurda convinzione della supremazia dellurbanistica sullarchitettura, infine, legittimava lidea che la sostanza dellarchitettura, di fatto, risiedesse allinfuori di essa.
Ora abbiamo davanti agli occhi tutto il ciarpame storicista prodotto in questi anni fecondi didee al contrario. Anni dove larchitettura, che arte a tutti gli effetti e quindi, al di l del suo valore intrinseco, creatrice e formatrice di consenso, ha formato consenso. Un consenso reazionario, introverso, pronto ad esaltare ogni differenza, ogni peculiarit, in un delirio identitario che esalta, nel nome della diversit, ogni meschineria culturale, razzismo compreso. Il mondo oggi pi che mai ha bisogno di ritrovare i valori che uniscono e di abbandonare quelli che dividono. Valori universali, che sono sempre gli stessi e appartengono a tutti gli individui, senza distinzione di genere, razza o religione.
Lesaltazione del particolare, del peculiare, dellitalianit e altre goffaggini retoriche riferibili allidentit dei contesti, hanno prodotto i disastri che conosciamo sul piano architettonico e sociale, le cui ripercussioni politiche hanno trovato nel localismo regionale o nazionale il loro sfogo naturale.
Questo esito lo si poteva immaginare gi alla fine degli anni settanta del secolo scorso.
Dovrei, quindi, aspettare che qualche luminare dallora chieda venia, ma non sono cos ingenuo.
(Sandro Lazier
- 8/12/2017)
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Commento 14673 di Guidu Antonietti del 08/12/2017
SOLILOQUE DE LARCHITECTE
https://fr.wikipedia.org/wiki/Soliloquie
Ca y est jai dcid
Jarrte lArchitecture,
je viens de racheter une boutique de fausses antiquits romaines
A Palerme!
Qui maccompagne?
Sauf si soudain lenvie me reprenait
Dexercer mon ancien mtier:
accordeur de Pianonest-ce pas Rogers?
Le th est servie sur la terrasse
De quoi discuter de la pertinence dun bon choix densoleillement
Plein sud videmment quoique que le couchant, cest bien aussi ..
Et si nous allions au concert?
Rock, Jazz, ou musique baroque
Andrea Palladio traait bien ses esquisses
en compagnie de Claudio Monteverdi
En pralable je vais tondre la pelouse ... Une faon comme une autre de tracer des lignes dans l'espace ... Ma faon moi de faire du Land Art... Oui, Architecte devant sa page blanche ...
Vu que je ne suis n pas trs loin de la tour de Pise je me dis que celle de Babel a de beaux jours devant elle Oui, cest bien en Italie que lon a invent la fonction oblique. Et de tour sans fin, moi je nai jamais eu besoin
Sur un coin de table, j'ai toujours un bloc notes carr qui me permet certains instants de dessiner ou d'crire comme bon me semble. Ces instants privilgis o je prends le stylo et ou je dessine sont de vritables minutes de dtente et d'vasion. Dans ces instants, la main guide l'esprit... le temps que l'esprit reprenne la main.
Jai toujours pens que le palmier tait bien plus quun arbre dagrment,
Un graphisme jaillissant du stylo,
Qui ferait un beau contrepoint une maison bleue
La question cest quil est bien plus facile de rpandre de lazur
Sur une faade simple
que de faire pousser un chamrops dans le dsert
Constructivismedconstructivisme?
Au temps des cathdrales on y avait dj pens!
Non?
LArchitecture est invariable seul change ceux qui la font!
De nos jours ils ne sont plus anonymes enfin presque plus!
Ce qui a chang cest la manire de la communiquer!
Dordinaire les Architectes
Dessinent peu les amnagements urbains de dtails
En France surtout
Les ingnieurs des services techniques des villes traant simplement
la plus courte logique de leurs rseaux avec lalatoire comme seul parti
une exigence valant une autre
Cest le regard qui en rtablissant la potique du hasard des sols,
sait son essentielle reconstitution
Je signe systmatiquement mes btiments,
les matres douvrage napprcient pas toujours
Mais ils ne peuvent sy opposer cest inscrit dans la loi,
La qualit dauteur dun projet est imprescriptible.
Je ne lai encore jamais fait de faon autographe
Jy songe pourtant
Serais-je appeler en justice pour dgradation ddifice?
Un nom qui commence par star et qui finit comme sark,
Une qui toile qui brille un prdateur qui russit,
Lhomme identifi aux objets consomms
Philipe Starck
Oui cest a nommer se nommer
Au fait Design cela veut dire dessin tout simplement
Pourquoi les objets design sont souvent over design?
Mon rve serait dorganiser une expo de meubles quakers
Seulement conus mais sans dessin justement
Certaines toiles de Chirico,
Qui sont manifestement provoques par des sensations d'origine Architecturale,
Peuvent exercer une action en retour sur leur base objective,
Jusqu' la transformer
Elles tendent devenir elles-mmes des maquettes.
D'inquitants quartiers d'arcades pourraient un jour continuer,
Et accomplir l'attirance de cette oeuvre.
Amitis cher Sandro
Guidu
Tutti i commenti di Guidu Antonietti
Commento 14674 di Sandro Lazier del 08/12/2017
Mai cos attuale.
"Inseparabile dalla fede architettonica la fede in alcuni principi generali di ordine politico e sociale. I seguenti principi costituiscono per noi le premesse ideali dell'Architettura Organica:
1) La libert politica e la giustizia sociale sono elementi inscindibili per la costruzione di una societ democratica. Tutti i fascismi, insieme a tutte le istituzioni che li hanno favoriti e che potrebbero farli rinascere, sono perci da condannare.
2) E' necessaria una costituzione che garantisca ai cittadini la libert di parola, stampa, associazione, culto; l'eguaglianza giuridica di razza, religione e sesso; il pieno esercizio della sovranit politica attraverso istituti fondati sul suffragio universale. Per nessuna ragione giustificata l'oppressione delle libert democratiche.
3) Accanto alle libert democratico-individuali, la costituzione deve garantire al complesso dei cittadini le libert sociali. Crediamo perci nella socializzazione di quei complessi industriali, bancari ed agrari, i cui monopoli sono contrari agli interessi della collettivit.
Crediamo nella liberazione delle forze del lavoro e nella fine dello sfruttamento del lavoro per fini egoistici.
Dobbiamo tendere ad una cooperazione internazionale dei popoli opponendoci a tutte quelle forme di miti e di risentimenti nazionalistici e autarchici che sono state cause e caratteristiche del fascismo.
Chiedere libert e giustizia per la propria patria giustificato nella misura in cui questa libert e questa giustizia si identificano con la libert e la giustizia per tutte le patrie...".
(Bruno Zevi - Fondazione dell' APAO 1945)
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