Pritzker Architecture Prize 2017
di Sandro Lazier
- 4/3/2017
Nella testa dun architetto ci dovrebbero essere due porte.
Dalla prima dovrebbero entrarci tutte le cose del mondo esterno; dall'altra, uscire le cose ancora da fabbricare. La prima porta reclama eteronimia, nel senso filosofico del termine, e la seconda autonomia, perch ogni sintesi linguistica ha necessit di trovare al proprio interno la sua sintassi. Lenergia creativa, secondo me, nasce da questa ambigua dicotomia.
I problemi nascono quando la scintilla si spegne e il corto circuito sinterrompe: dalle due porte entrano e escono le stesse cose; vuol dire che il ciclo creativo s inceppato, perch viene a crearsi un circolo vizioso, ricorsivo, che tradizionalmente appelliamo col termine manierista.
Viviamo in un mondo complesso da sempre, ma solo oggi, con la comunicazione in tempo reale che ci fornisce la coscienza di appartenere ad un unico luogo spazio-temporale, ne sappiamo misurare leffettiva estensione. Non si tratta, quindi, di ricorrere alla stampella sociologica, o altra deduzione danalisi sociale, ma trattasi di semplice logica. Se da un lato entrano contemporaneamente cose complesse, incasinate e interconnesse, come possono, dall'altro, uscire solo cose semplici? Come si chiederebbe Edgar Morin, perch intossicare tutto con la semplificazione?
notizia di ieri che il gruppo costituito dagli architetti Aranda, Pigem e Vilalta dello studio spagnolo RCR si aggiudicato il Pritzker Architecture Prize per il 2017.
Nessuno vuole contestare le indiscusse capacit professionali e la storia virtuosa e trasparente dun piccolo studio della provincia catalana (cos dicono le cronache) approdato a uno dei massimi riconoscimenti professionali. Le voci a favore e quelle di circostanza, infatti, concordano nellapprezzamento del lavoro di questi architetti e nella loro capacit di produrre raffinate e nobili architetture, partendo da presupposti dispirazione locale.
Personalmente, di loro, ho questa opinione. Leggo la loro architettura come una sorta di ritorno allordine, ma dal basso, senza imposizioni simboliche, formali o nostalgicamente rappresentative. Ovviamente, per, come tutti i ritorni allordine, anche questo destinato alla semplificazione dei messaggi e al rigore dell'eleganza. E qui, secondo me, ritorna un problema antico e sempre nuovo: il conflitto tra la regola e lantiregola.
Quindi la domanda che mi pongo : perch il premio a RCR?
La sola voce critica di cui ho conoscenza, e che mi ha fatto riflettere al riguardo, stata quella di Alessandro Melis che, con un post su facebook datato ieri, coglie il senso politico del riconoscimento dato in questa direzione. Credo dinterpretare anche il suo pensiero, e se cos non lo invito a contraddirmi, sostenendo che questo premio, assegnato allo studio spagnolo, non adeguato al momento che stiamo vivendo. Non il momento di premiare unarchitettura che si ritira nel proprio raffinato compiacimento, per ragioni di puro antagonismo con gli eccessi precedenti o per strizzare locchiolino al populismo dilagante. Non il momento dignorare il vento reazionario chiudendosi nelle proprie eleganti ispirazioni minimali.
Concordo anche sul fatto che le ambizioni politiche e sociologiche che hanno caricato di responsabilit aliene larchitettura del secolo scorso, oggi non abbiano pi molto senso. Lho scritto e ripetuto pi volte, denunciando lassoluta inefficacia e vanit della critica architettonica dispirazione sociale. Ma contrariamente a Melis non me ne dispiaccio. Se la porta dentrata aperta ad ogni stimolo e conoscenza, quella duscita, essendo sintesi, dovr rispondere allarchitettura con larchitettura e nientaltro, in piena autonomia. Quindi bene larchitettura per s stessa, se frutto di una sintesi nella quale tutto il sapere pu entrare. Ma la sintesi linguaggio e non pu essere altro che linguaggio.
Cosa contesto, quindi, agli assegnatari del premio? Contesto linadeguatezza del linguaggio premiato in relazione alla complessit del momento in cui viviamo, che avrebbe richiesto unulteriore sfida linguistica innovativa, che non necessariamente deve passare per linformale elettronico, senza appartarsi nel salotto perbenista dove non si alza mai la voce.
(Sandro Lazier
- 4/3/2017)
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Commento 14522 di MARCO del 09/05/2017
Ottimo articolo molto coinvolgente.
http://www.calcolostrutture.net/
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