Attualit e simmetria in Terragni
di Sandro Lazier
- 10/6/2019
Giuseppe Terragni, se ci fosse un'altra vita dopo la morte, e se lo cercaste e lo
voleste incontrare, lo trovereste sicuramente nell'Olimpo degli architetti della
storia.
Esiste, infatti, una grande letteratura che ne ha indagato meriti e limiti,
dovendo per tutti i critici concordare unanimemente sull'enorme talento di questo
grande architetto. Eccelsi capolavori, come la casa del fascio di Como o l'asilo
sant'Elia, lo hanno consacrato tra i pi grandi scrittori di architetture del
novecento.
Al di l, quindi, di tanti meriti sul piano delle concezioni spaziali e stilistiche,
l'aspetto che pi mi attrae la sua scrittura, vale a dire l'unico lato del suo genio
che pu insegnare anche ai posteri come affrontare esecutivamente e nel dettaglio le
questioni che l'architettura deve risolvere, in ogni epoca, oltre i concetti, le idee e
gli stili. Per fare questa analisi ho scelto il progetto forse pi sofferto e
combattuto, controverso ma pi innovativo, secondo me, dell'autore: il Novocomun.
Questo edificio, un bastimento urbano lungo 63 metri e profondo 25, con un impianto
planimetrico simmetrico e apparentemente rigido, severo e monumentale, quello che pi
d'ogni altro, secondo me, si d all'analisi della scrittura di Terragni. Una scrittura
volutamente e ostinatamente ricercata, che ha saputo tradurre un possibile ingombrante
catafalco in una solare macchina per vivere danzante. Una scrittura ricercata capace di
trasformare un banale e statico parallelepipedo in architettura viva e dinamica.
Dicevo di un progetto sofferto, fin dal suo esordio. Per poter realizzare i suoi propositi innovativi Terragni fu
costretto a barare con le autorit che avrebbero dovuto rilasciarne il benestare per la
costruzione.
Cos ce lo racconta il MAARC MUSEO VIRTUALE
ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO
(prospetto del progetto presentato alla commissione per l'approvazione)
"Il gesto rivoluzionario, esplosivo, e compiuto illegalmente, di presentare un
progetto su carta di impronta classicista con la ripresa dell'architettura preesistente
ma di realizzarne un altro completamente opposto di impronta avanguardista, avvia un
lungo periodo di critica e scandalo. Sotto le impalcature si materializza l'edificio
che venne definito "Il Transatlantico", per l'insolita forma navale (Coppa, 38).
Anche nel Film Architettura rimossa, Gli architetti e Mussolini, di Elda Guidinetti e
Andres Pfaeffli (Ventura Film TSI arte, 1993) il Novocomum e la vicenda che lo aveva
visto protagonista degli scandali, veniva cos descritta: Terragni Aveva consegnato un
progetto fasullo in stile ottocentesco, una casa di appartamenti analoga a quella gi
esistente di impianto tradizionale. Tolti i ponteggi scoppi lo scandalo, Terragni
aveva spogliato ledificio delle decorazioni, lo aveva trasformato in un incastro di
volumi insoliti e gli aveva dato colore. "La Commissione edilizia, sentendosi
scavalcata dalla sicurezza di un giovane architetto, decise di aprire un'inchiesta per
stabilire se il Novocomum poteva rappresentare "un elemento di deturpazione" (Zevi, 24;
Coppa, 38) con l'eventuale ipotesi di fare dei lavori per il suo miglioramento: la
Commissione d'ornato, composta dagli architetti Piero Portaluppi, Giovanni Greppi e dal
comm. Luigi Perrone, che aveva il compito di giudicare l'opera, "assolve" il progetto
(Rassegna 11, 17).
La polemica raggiunge anche le pi importanti riviste di architettura dell'epoca: "La
Casa Bella" diretta da Giuseppe Pagano, "Natura", "La Technique des Travaux" (dura
verso l'ottusa politica di retroguardia italiana) e "Domus" diretta da Gi Ponti,
difesero l'architettura di Terragni in quanto primo esempio di architettura razionale
(Coppa, 38; Marcian, 33).
E sar lo stesso Pagano a descrivere il Novocomum come immagine della nuova
architettura razionale, come la casa che desta scalpore ma che diventer di l a poco
il modello della casa del domani per tutti (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi
G. Terragni, 318).
Anche Gi Ponti, nell'articolo Una modernissima costruzione a Como (Domus, aprile
1930), definisce l'edificio come "[...] edificio" che "si dimostra un'ottima machine
habiter, in esso che pur una comune casa d'affitto, si vive bene, si respira bene, si
assorbono meglio i raggi solari, si godono panorami inusitatamente ampi, si prova la
sensazione inebriante e quasi irreale di una comunione con la natura alla quale le case
comuni ci hanno da tempo disavvezzati" (Fosso, Mantero, 82)".
Ho voluto riproporre questa vicenda perch sono sicuro che la stessa abbia avuto un
ruolo importante nella costruzione del linguaggio con cui stato redatto il progetto.
Sono sicuro, infatti, che dovendo tradire i luoghi comuni e le risposte attese, per
Terragni sia stato necessario l'abbandono di ogni prudenza e di ogni soggezione
rispetto ai vincoli tradizionali del contesto. Il tradimento, infatti, o lo si fa per
intero, completamente e imprudentemente, perch per costruire nuovi valori bisogna
abbatter quelli vecchi, oppure non si fa.
Nel tradimento non esiste mediazione
possibile.
Il linguaggio liberato va comunque costruito e, non avendo riferimenti certi, ci si
affida al talento.
In Terragni di talento ce n' da vendere. Sulle sue qualit e vicende, come persona e
come architetto, il libro di Antonino Saggio Giuseppe
Terragni. Vita e opere (Laterza) esaurisce in maniera preziosa la critica
intorno ad un autore su cui hanno scritto le pi belle menti contemporanee. Per
mostrare il valore del testo di Saggio voglio ricordare uno scritto di Paolo G.L.
Ferrara del 2004 su questo giornale che invito a leggere: Terragni: la tormentata
bellezza dell'esprit nouveau:
" Ha ragione Francesco Tentori quando, nella eccellente presentazione del libro di
Antonino Saggio [] evidenzia quanto chi fa il critico di architettura, pur se
giustamente orientato a leggerla secondo una preparazione che ne indirizza
...linteresse su sacrosanti problemi storici, cronologici, filologici, culturali,
poetici e polemici, sia per portato a mettere in secondo piano ...largomento
di fondo, che dovrebbe essere la costruzione architettonica e la sua
progettazione....
In sintesi, pur se in buona fede, secondo Tentori il critico trascura la materia
prima di ci che legge, ovvero lo spazio architettonico della costruzione, e con esso
anche quello della citt e del paesaggio.
Nel libro di Saggio, sempre secondo Tentori, si va invece a fondo della costruzione
architettonica e della sua progettazione, e tanto vero ci che, forse, le parole di
Zevi a commento dello scritto ("...dopo i convegni, le commemorazioni, i numerosi
saggi critici degli ultimi decenni sembrava che su Giuseppe Terragni non ci fosse pi
nulla da dire. Invece la monografia di Saggio riapre il tema...") scaturiscono
proprio dalla consapevolezza che la lettura di Saggio scardina il semplice atto
conoscitivo dellopera di Terragni, oramai (siamo nel 1994) quasi ibernata nella storia
dei suoi tempi, identificata nei sillogismi a cui lera fascista diede adito e che
presero corpo nella tragedia della seconda guerra mondiale, stritolandovi lo stesso
Terragni." (Paolo G.L. Ferrara) [continua a leggere]
Nella critica specifica a Novocomun possibile trovare una breve sintesi argomentata,
sempre sul sito del MAARC MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO
Edificio ad appartamenti Novocomun
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>
(l'impianto planimetrico simmetrico)
"Diverse sono le soluzioni che si sono susseguite nello studio volumetrico
dell'edificio: una delle prime ipotesi di cui si conosce un'assonometria dall'alto,
definita su base eclettica e di cui resta traccia nella simmetria e nello zoccolo,
caratterizzata dalla presenza di un corpo semicilindrico (in riferimento
all'architettura di Mendelssohn) che interrompe l'orizzontalit del parallelepipedo, e
si estende sulla terrazza per sottolinearne la tridimensionalit; una seconda soluzione
ritrovata tra i suoi disegni invece toglie l'elemento cilindrico per innestarlo agli
angoli scavati del parallelepipedo di 63,50 m (Zevi, 26).
L'edificio si presenta come un grande parallelepipedo ad elevata densit tipico
dell'edilizia intensiva (200 locali, 8 alloggi per piano - Rassegna 11, 16): la
soluzione adottata nella realizzazione del progetto avviene tramite l'accostamento di
cinque parallelepipedi che vengono lavorati, scavati, sottratti sovrapponendosi e
incastrandosi; un corpo principale parallelo al lago, altri due sono posto
ortogonalmente andando ad unirsi all'edificio esistente di Caranchini e altri due
minori sono disposti all'interno della corte. Gli angoli del parallelepipedo che
affaccia sul lago sono scavati definendo un grande cilindro che all'ultimo piano
scompare per ridefinire la sagoma dell'edificio, con riferimento ad angoli di palazzi
rinascimentali (Coppa, 39; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 319).
"Nel Novocomum la composizione dell'angolo insieme continuit del classico e sintonia
con la nuova espressione dell'architettura costruttivista, che definisce una
monumentalit, a riferimento quasi di due colonne classiche incastrate negli angoli
dell'edificio" (Novati, Pezzola, 158).
Il cilindro vetrato di sezione ovoidale. La disposizione del Novocomum riprende
schemi consueti che vengono accentuati ed esasperati. Le intersezioni volumetriche sono
sottolineate dalla diverse cromie (Coppa, 39). Guido Canella definisce l'opera di
Terragni come "la propensione a una visione titanica dell'architettura, attraverso
sospensioni e sbalzi ciclopici " (Novati, Pezzola, 158).
Luigi Cavadini, in Architettura Razionalista nel territorio comasco (2004) scrive:
"Ledificio si manifesta con un peso non indifferente; il disegno dei balconi e
lannullamento degli angoli, ottenuto mediante la sovrapposizione di volumi cilindrici
e cubici, consentono di alleggerire la struttura. Questa limmediata novit che
espressione, scrive Kenneth Frampton, del caratteristico interesse del razionalismo
per lo slittamento espressivo delle masse. Tale novit ben leggibile nella soluzione
degli angoli delledificio dove, invece del classico rinforzo statico, si presenta (per
laltezza di quattro piani) una successione di cilindrico in vetro sopra i quali sporge
la massa definita, ma aerea, del quinto piano. Rapportandosi alle pi avanzate ricerche
europee contemporanee, Terragni propone un nuovo concetto di volume che gli consente
di intaccare gli spigoli, per sottolineare con assoluta libert di senso della
profondit e dello spazio. Da rilevare il gioco architettonico tra pieni e vuoti (e tra
i vuoti sono da annoverare le trasparenze vetrate), tra superfici piatte e superfici
curve; da non trascurare, daltra parte, dal punto di vista tecnico-storico, la ricerca
dei materiali e le novit tecnologiche cos come luso felice dei colori, in funzione
architettonica. Terragni usa il noisette, per le superfici verticali della facciata,
larancio per gli sbalzi e le rientranze, lazzurro per le linee parallele delle
balaustre in ferro" (Cavadini, 44-45).
L'intenso gioco di luce e ombra sottolineato dai colori che, come diversi gradi di
luminosit vengono applicati alle superfici: il noisette, per la facciata principale
verso il lago, il giallo per quella rivolta nella corte (a esaltare la luminosit),
l'arancione in tutti gli sbalzi e rientranze e nei telai dei serramenti, (nelle zone di
ombre) e l'azzurro per le balaustre dei balconi (Ciucci, Triennale di Milano, Centro
studi G. Terragni, 320-321).
L'ingresso, sull'asse della facciata parallela al lago, avviene da viale Sinigaglia con
una gradinata che porta al piano rialzato e alla portineria laterale.
Dalla disposizione degli spazi in copertura emerge una forte ricerca di rapporto
diretto con il contesto: la trabeazione in copertura sulla facciata parallela al lago
tende a conquistare con la massima profondit prospettica il lago e la citt, cos come
la visione a 180 del paesaggio dagli angoli arrotondati; il tema della visione
sopraelevata della citt ritorner in altri progetti come per il Quartiere Cortesella.
Cavadini scrive: "La facciata del Novocomum ha perso i colori originari gi negli anni
cinquanta, con lapplicazione di tesserine di marmo sulle facciate. Il vincolo posto
nel novembre 1986 dalla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici
sulledificio, che ha invitato al recupero dei colori delledificio, ha riportato ai
colori originali gli spazi comuni e ha contribuito a ricondurre la facciata a una
situazione molto simile a quella iniziale" (Cavadini, 45).
Oggi l'edificio, a parte la facciata rivestita con tesserine in marmo, dopo il recente
restauro stato riportata ai colori originali (Coppa, 39).
(Tratto da http://www.maarc.it/opera/edificio-ad-appartamenti-novocomum)
(Il Novocomun prima del restauro)
Dopo questa lunga digressione introduttiva, che quando si incontrano personaggi di
questo livello diventa indispensabile, vorrei arrivare al punto che pi m'interessa,
ovvero l'analisi del linguaggio che l'autore ha utilizzato in questo progetto.
Ho scelto questa fotografia, che risale credo alla fine degli anni cinquanta, perch
l'usura del tempo ha contribuito a rendere interessante la composizione spaziale
dell'edificio.
Se il disegno della pianta riproduce uno schema simmetrico e adeguato alla
collocazione degli appartamenti, solo negli alzati e nella loro distribuzione
secondo il prospetto pi lungo che tutto l'edificio abbandona uno statico
monumentalismo, che si sarebbe potuto ottenere banalmente per estrusione della pianta,
per trovare la sua leggerezza e dinamicit. Se partiamo, infatti, dall'osservare il
piano terreno, questo si presenta come una zoccolatura ritmata da aperture regolari e
simmetriche, con l'ingresso posto in drastica posizione centrale. La razionalit
dell'impianto, se si osserva solo il piano terreno, appare in tutta la sua rigidit
militare.
Ma appena si sale d'un piano, incontriamo un altro edificio, in tutto e per tutto
autonomo rispetto alla parte sottostante. Le grandi finestre sviluppate in larghezza
non seguono i ritmi verticali di quelle sottostanti, i piombi delle finestre scartano rispetto a quelle inferiori e superiori, rivendicando una valenza propria e indifferente rispetto un disegno unitario. Gli angoli si arrotondano per cercare
continuit con il resto del quartiere. Va ricordato che questo fronte rivolto al
lago, che costituisce l'affaccio privilegiato di tutta la citt.
Il secondo e terzo piano sono un terzo fabbricato, soprapposto ai precedenti. Qui
l'edificio arretra il suo fronte per far spazio a un lungo ballatoio rivolto al lago
Lario. Qui trovano spazio gli appartamenti. Le finestrature, nei due piani, riprendono
un ritmo proprio funzionale all'abitare e non ad un disegno unitario di facciata. Il
progetto a questo punto aperto: si possono chiudere e spostare una o pi finestre, ma
l'esito sinfonico non cambia. Gli angoli dell'edificio qui non sono arrotondati per
raccordare il contesto urbano, ma sono addirittura svuotati, inesistenti.
Ma quale magia pu rendere visibile lo svuotamento? Il quarto piano, un ulteriore nuovo
edificio, che pone un limite al vuoto in altezza, che senza il quale non sarebbe
percepibile con tanta intensit. Quarto piano che ha la funzione di affacciare gli
appartamenti pi alti e prestigiosi verso il lago, sfruttando al massimo la superficie
abitabile chiusa. Questo fascione abitato pone un limite visivo in altezza, senza
necessit di cornicioni o di altri elementi architettonici terminali. L'edificio
finisce con una sovrapposizione geniale, con un elemento titanico riconquistato alla
dimensione umana col taglio delle finestre d'angolo.
La forza linguistica di Terragni, e la sua grande attualit, sta quindi nella sua
capacit di dire tante cose diverse nella stessa proposizione, incrociando
simultaneamente temi diversi, aprendo e chiudendo parentesi e riferimenti, mettendo
insieme momenti lirici ad altri popolari, come sanno fare solo i grandi scrittori e
musicisti. Rispetto la simmetria, Terragni non la subisce. Egli in grado di
accettarla ma la combatte e la trasforma privandola della sua dote principale: la
monumentalit; egli sa che il suo limite, parlo della simmetria, sta nell'incapacit di convivere con altri elementi spazialmente autonomi, pretendendo per s tutta l'attenzione.
Tante voci e tanti strumenti, quindi, per una sinfonia raffinata, ma anche
autenticamente popolare e libera, lontana anni luce dai vincoli geometrici e metafisici
del neo-razionalismo milanese, condizionato e servo d'un disegno castrante nella sua
astrazione.
Bibliografia:
CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIAN, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell'antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e bibliografia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012
Antonino SAGGIO, Giuseppe Terragni. Vita e opere (Edizioni Laterza; 1^ ediz. 1995; 2^ ediz. 2004)
Paolo G.L. FERRARA, Terragni: la tormentata bellezza dell'esprit nouveau (su antiTHeSi.info 24/11/2004) http://www.antithesi.info/0newf/leggitxt.asp?ID=403
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980
(Sandro Lazier
- 10/6/2019)
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Commento 14790 di Antonino del 17/09/2019
"Necessità dell'interpretazione"
Le interpretazioni critiche sulle grandi opere della umanità devono essere compiute più e più volte. Non vi è mai nulla di finito e di definitivo in una interpretazione per un insieme di ragioni: perch cambia il punto di vista temporale da cui le scriviamo, perch cambia l'ambiente culturale, perch noi stessi cambiamo e cambia il pubblico cui ci rivolgiamo e perch naturalmente siamo influenzati dalle interpretazioni che altri autori hanno compiuto.
Queso articolo di Sandro Lazier sul Novocomum di Giuseppe Terragni corrisponde bene a questa "Necessità dell'interpretazione" e ne costituisce un esempio metodologicamente convincente.
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