Terragni: la tormentata bellezza dell'esprit nouveau
di Paolo G.L. Ferrara
- 24/11/2004
Ha ragione Francesco Tentori quando, nella eccellente presentazione del libro di Antonino Saggio "Giuseppe Terragni. Vita e opere (Edizioni Laterza; 1^ ediz. 1995; 2^ ediz. 2004), evidenzia quanto chi fa il critico di architettura, pur se giustamente orientato a leggerla secondo una preparazione che ne indirizza ...linteresse su sacrosanti problemi storici, cronologici, filologici, culturali, poetici e polemici, sia per portato a mettere in secondo piano ...largomento di fondo, che dovrebbe essere la costruzione architettonica e la sua progettazione....
In sintesi, pur se in buona fede, secondo Tentori il critico trascura la materia prima di ci che legge, ovvero lo spazio architettonico della costruzione, e con esso anche quello della citt e del paesaggio.
Nel libro di Saggio, sempre secondo Tentori, si va invece a fondo della costruzione architettonica e della sua progettazione, e tanto vero ci che, forse, le parole di Zevi a commento dello scritto ("...dopo i convegni, le commemorazioni, i numerosi saggi critici degli ultimi decenni sembrava che su Giuseppe Terragni non ci fosse pi nulla da dire. Invece la monografia di Saggio riapre il tema...") scaturiscono proprio dalla consapevolezza che la lettura di Saggio scardina il semplice atto conoscitivo dellopera di Terragni, oramai (siamo nel 1994) quasi ibernata nella storia dei suoi tempi, identificata nei sillogismi a cui lera fascista diede adito e che presero corpo nella tragedia della seconda guerra mondiale, stritolandovi lo stesso Terragni.
Dunque, per leggere Terragni necessario andare oltre la semplice contestualizzazione storica della sua vita e, quindi, della sua opera; come dice Tentori, ci vuole un architetto, ma un architetto che, come afferma Sandro Lazier, abbia consapevolezza dellimpossibilit di ...comprendere e apprezzare lopera di questo architetto [Terragni]se non se ne condivide lassoluto e quasi esclusivo interesse per larchitettura, intesa come pretesto e insieme aspirazione dellesperienza umana individuale e collettiva, se non ci si cala profondamente nei luoghi pi scontati e quindi pi trascurati della professione e del mestiere.
Queste premesse sono fondamentali per chi si accinge a leggere il libro; senza di esse si andr inutilmente alla ricerca di una conclusione del testo che ci possa dare certezze sulla figura di Terragni, potendola cos etichettare e archiviare e renderla pronta alluso pi opportuno, ma il tutto senza alcuna pretesa di fare cultura. Il libro di Saggio va letto oltre tutto ci; daltronde, chiarificatrice al proposito lo era gi stata la gi citata recensione di Bruno Zevi, in cui diceva appunto che ...la monografia di Saggio riapre il tema....
E farlo significa rimettere in gioco le potenzialit di lavoro sullarchitettura che Terragni ci ha lasciato, cosa che Saggio non fa certo con il naturale distacco che si ha rispetto a un tempo oramai passato (e non vissuto in prima persona), n tanto meno con atteggiamento romantico, ma entrando con forza in Terragni cos da potere dialogare con la genesi di quella che definisce la tormentata bellezza dei suoi edifici.
Ma cosa altro significa tormentata bellezza se non la consapevolezza di una condizione interiore ancora pi tormentata? Certo, sappiamo che Terragni ha vissuto da benestante, che era stimato, che aveva carisma, che era entusiasta del nuovo ed era pienamente cosciente di vivere una di quelle fasi culturalmente rivoluzionarie che si concretizzano ogni due secoli. Ma ne era anche tormentato. Sia chiaro: non si trattava di un tormento psicologico, ma piuttosto di una continua messa alla prova delle potenzialit del nuovo e, al contempo, una messa alla prova di s stesso attraverso le sfide che il nuovo stesso imponeva; un approccio molto simile a quello di Erich Mendelsohn e Hans Scharoun, altri due giganti che, tanto quanto Terragni, hanno evitato lomologazione in stile dellarchitettura moderna di genesi esprit nouveau.
Saggio identifica in Terragni la fase razionalista dellarchitettura italiana, ed questo un punto centrale, se non il punto centrale. Difatti, il razionalismo italiano nella sua essenza non stato altro che un vero e proprio test per quello spirito nuovo che aspirava ad essere linguaggio internazionale (cosa ben diversa, sia chiaro, da quello che poi stato lInternational Style).
E non poteva essere altrimenti, soprattutto in virt della fase politica che vigeva in Italia, con la quale Terragni si confronta continuamente, mettendone alla prova la sostanza innovativa di cui lo stesso fascismo si faceva pregio. E qui la chiave di volta che Saggio coglie perfettamente, comprendendo che Terragni non va studiato in rapporto allattitudine architettonica del fascismo, ma viceversa: Se Terragni diventa di volta in volta un personaggio in cerca dautore simbolo delle ambiguit del fascismo o una personalit scissa tra un ipotetico pensiero figurativo e simbolico e un altro astratto e internazionale, in realt sono i suoi capolavori a vivere contemporaneamente di pi mondi e di pi aspirazioni.
La sfida lanciata nella Casa del Fascio, perch proprio di sfida si trattava, se vero che nella Casa del Fascio Terragni lavora s alla combinazione tra accademia e purismo, ma con il fine di ...superarli entrambi. E superamento diventa al contempo altra parola chiave dello scritto, alla cui scoperta ci guida lo stesso autore: ...attraverso i secoli si afferma un intreccio tra la preesistenza di alcune modalit tradizionali di concepire ledificio e il messaggio nuovo a cui larchitetto aspira, che equivale a dire che larchitetto lavora al superamento delle modalit tradizionali di concepire attraverso le istanze del nuovo. E il concetto non per nulla ovvio, se vero che lo si pu cogliere solo attraverso la lettura dell architettura oltre qualsivoglia riferimento formale, cosa che traspare prepotentemente dalle parole di Saggio su quella che poi lessenza di Terragni: E, allo stesso tempo unartista davanguardia e un architetto italiano.
Da qui, ecco un altro input su cui riflettere: silenziosamente, tra le pagine del libro emerge la sinergia (auspicata da Tentori) tra ...linteresse su sacrosanti problemi storici, cronologici, filologici, culturali, poetici e polemici e ...largomento di fondo ... la costruzione architettonica e la sua progettazione, entrambe le cose legate a filo doppio sia alla storiadel passato che a quella del divenire, quella del tempo presente in cui si opera.
Il continuo riferimento a Michelangelo dunque solo apparentemente sotto traccia, quasi fosse argomento di secondo piano rispetto lanalisi della "costruzione architettonica e la sua progettazione", ma in realt il filo doppio di cui si parlava, riferito al modo al modo di esprimere lo spirito nuovo attraverso il disturbo della forma, ma sempre e comunque oltre il semplice concetto che luso del termine forma sottintende.
Terragni e Michelangelo: entrambi spinti dallo spirito nuovo del proprio tempo a indagare il classico nella sua accezione spaziale, tant che quello che Saggio dice su Terragni pu benissimo calzare per Michelangelo: ...la combinazione e la successiva contaminazione di immagini e principi compositivi in una visione che supera le regole di origine, le trasforma e le reinterpreta.
Osservando opere di Michelangelo quali gli edifici di Piazza del Campidoglio a Roma, non pu sfuggire la messa in evidenza del rapporto tra le paraste e la trabeazione superiore e quello tra le colonne e le trabeazioni del portico (queste ultime rese indipendenti luna dallaltra proprio dalla presenza delle due colonne che le sorreggono), il tutto quasi a volere marcare lesistenza di due telai strutturali indipendenti.
Scardinato il codice della sovrapposizione degli ordini, Michelangelo rinnega la staticit della scatola disturbandone la forma con le stesse tensioni dinamiche che Saggio rintraccia sia nel Novocomum (quando ci spiega loperazione di ribaltamento a 180 gradi del principio di articolazione proprio della consuetudine rinascimentale: Questo ribaltamento (in particolare la scelta di non avere un cornicione per chiudere in alto la massa, ma un volume in aggetto al secondo piano che comprime figurativamente e protegge funzionalmente il piano terra) sostituisce alla staticit del blocco le tensioni dinamiche di una maniera diversa di sentire la costruzione) che nel concetto pi forte in Terragni, ovvero il telaio.
Chiaro, si tratta di una mia personalissima lettura del testo di Saggio, ma chiss che, se qualcosa di plausibile ci fosse, non potremmo arrivare a rileggere con ottica diversa lespressione di Pagano seicentismo funzionale riferita, in accezione di certo negativa, alla volont di Terragni di non rinunciare alla presenza della forma primaria.
Come Michelangelo?...Il tema riaperto...
(Paolo G.L. Ferrara
- 24/11/2004)
Per condividere l'articolo:
Altri articoli di Paolo G.L. Ferrara | Invia un commento all'articolo |
Stampa: "Terragni: la tormentata bellezza dell'esprit nouveau.pdf" |
Commento 844 di Andrea Pacciani del 26/11/2004
"Scardinato il codice della sovrapposizione degli ordini, Michelangelo rinnega la staticit della scatola disturbandone la forma".
Andiamoci piano! fra un po' il povero Michelagelo pu venir buono per fare anche il padre spirituale dei decostruttivisti.
L'ordine gigante al posto della sovrapposizione degli ordini non rinnega alcunch, semplicemente ne fa un'altra "Maniera", mantenendo le stesse gerarchie compositive Ionico-corinzia del canone classico della successione degli ordini.
"il messaggio nuovo a cui larchitetto aspira": purtroppo questa aspirazione che ha trasformato la presenza della forma primaria (della architettura) di Terragni in "presenza della firma primaria" (dell'architetto) con tutti i disastri conseguenti del modernismo. Che ci siano stati dei refusi di stampa nel proselitismo al movimento moderno?
Tutti i commenti di Andrea Pacciani
26/11/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Andrea Pacciani
Scusi Pacciani, perchè cita i decostruttivisti? Quando mai ho parlato di decostruttivismo? Ha letto gli altri miei articoli in merito? Non sono mai stato tenero con la catalogazione di architetti diversissimi quali quelli definitri "decostruttivisti". Il "disturbare la forma" di cui parlo non è quello di M. Wigley: è quello di Michelangelo e di Borromini, che significa esclusivamente lavorare non con forme ma con lo spazio architettonico. E poi, mi scusi, ancora con l'idiozia della "maniera" michelangiolesca? Michelangelo mantiene le gerarchie?! Ma dove?!... forse nella pittura?... o nella scultura?...o nell'architettura? "Spazio", Pacciani, "spazio", non ordini e gerarchie. Così come in Terragni.
Cordialità
Commento 847 di Andrea Pacciani del 30/11/2004
La figura di Terragni emerge in un mondo che era disperatamente affamato di un utopico "mondo nuovo". Le sue idee perfettamente si adattavano al nuovo spirito industriale. Le Corbusier e gli altri pionieri modernisti erano felici di essere al servizio del fervore rivoluzionario dei tempi, e in questa contestualizzazione storica va visto.
Il Novocomum veniva progettato insieme alla sua versione con le facciate storicistiche, mentre ancora per strada si circolava con le carrozze con i cavalli, si vestiva con il cilindro e le ghette e le donne non avevano diritto al voto.......
Questa apologia del Terragni Michelangiolesco mi ricorda un po' il Le Corbusier che si beava di foto e di disegni del Partenone.
"Le Corbusier era un maestro nell'arte della propaganda e un pioniere nell'applicazione delle tecniche della persuasione visiva al fine di ottenere maggiori incassi pubblicitari per il suo giornale L'Esprit Nouveau. Egli ingannevolmente sosteneva di ispirarsi per il suo fondamentalismo geometrico (e perfino nell'estetica della macchina) alle costruzioni dell'Acropoli. Ci fu ottenuto attraverso un attenta e sagace selezione fotografica. I suoi agiografi amavano mostrare un Le Corbusier ritratto contro l'Acropoli, usando delle foto pubblicitarie che egli stesso aveva attentamente preparato. L'innaturale ed artificiosa appropriazione delle leggi dell'architettura classica per Le Corbusier una applicazione del vecchio trucco che consiste nell'inventarsi un rapporto fittizio verso quelle figure che trasmettono un messaggio di autorit, al fine di acquisirne credibilit......
Nelle parole di Le Corbusier: "La decorazione di un ordine sensoriale elementare, come il colore ed adatta alle razze semplici, ai contadini ed ai selvaggi" . Sembra non sapere che le costruzioni sull'Acropoli, che ha professato di ammirare cos tanto, originariamente erano dipinte con colori luminosi e contrastanti" .
Gli edifici pi vecchi continueranno ad essere un pericolo per le vuote asserzioni moderniste, finch le persone normali continueranno a percepire le emozioni che essi trasmettono.
Tutti i commenti di Andrea Pacciani
[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]