4 commenti di giovanni damiani
23/12/2008 - Paolo GL Ferrara risponde a giovanni damiani
Se c' una cosa che non ho mai fatto in vita mia lo sciacallaggio. Damiani, rileggi bene quello che ho scritto. Comunque sia, non avendo leccato il culo a nessuno durante i 45 anni della mia vita, potrei anche permettermi di fare la morale sull'onest.
Commento
1308
di Giovanni damiani
del 19/07/2006
relativo all'articolo
Vaccarini ad Ortona: addizione del paesaggio
di
Paolo G.L. Ferrara
signori nu poco di gioia di vivere e di ironia... comunque, bando alle ciancie, ringrazio per le parole di stima nei miei confronti che traspaiono sotto la vis polemica.
mi pare piuttosto inutile precisare che nessuno mi ha "oliato" sotto banco a fare nessun articolo, cosa per altro diffusissima, ma che non ha alcun senso fare su una rivista che non paga un centesimo per farlo.
come altre persone che lavorano a margine dell'editoria e nella comunicazione dell'architettura ricevo abitualmente diverse decine di mail a mese e qualche pacco postale di architetti, ami ci e no, che mi fanno vedere le loro cose, qualcuno per pubblicarle, altri per discuterne, altri non so per quali loro motivi. giovanni, che considero un amico, oltre che un bravo professionista, mi manda spesso delle cose che vedo sempre con piacere e si deciso assieme che sarebbe stato bello pubblicare il cimitero su arch'it ... dove sta il problema?
trovo normale che qualcuno commissioni qualcosa (una casa, una cura canalare o un libro) e che uno che fa il mestiere specifico risponda facendo il proprio lavoro. Se uno cura denti segue delle strade pi precise per risolvere un problema preciso, se uno scrive, penso che sia libero di usare format e stratagemmi linguistici a piacere. Arch'it si presta bene, sia per il formato digitale che per l'intelligenza del suo direttore. la sua libert di sperimentazione stata ed una delle pi interessanti cose del dibattito italiano degli ultimi dieci, quindici anni, per cui il problema mi resta arcano.
si insinua che bisogna sempre scrivere dotti saggi? che esiste un modo per farlo? se uno volesse comporre poemi in quartine su un opera di qualcuno e trovasse un editore-direttore che lo reputasse degno non lo dovrebbe fare?
personalmente sento sempre meno bisogno di descrivere l'architettura, sono in una fase della vita in cui sto disegnando molto pi che in passato e mi sono preso il lusso di infarcire una storiella attorno nella speranza che si capisse le due cose che mi premevano:
a- il progetto di vaccarini bello e merita attenzione
b- l'architettura va vista live, bisogna viaggiare, stare bene, entrare nei paesaggi e nei posti.
in questo senso narrare un viaggio, una discesa improvvisa nella citt adriatica, mi pareva un modo interessante e divertente di raccontare il progetto.
Se poi volete sapere una storia divertente a margine di tutto questo vi posso raccontare che ero in zona per altro, ma sentito giovanni per caso, mi ha portato davvero a vedere in cimitero, siamo stati a passeggio in quello canadese li vicino e andati a pranzo in una trattoria che si chiama Silvio. Li scherzando ho raccontato che il giorno prima, andando a trovare un amico nelle marche per lavoro avevo mangiato in un ristorante che si chiama Da Silvio..... insomma, la storiella era un semplice stratagemma per cambiare formato di scrittura, ma (per puro caso, forse) era molto pi vicina al vero.
ps
vi ringrazio infinitamente per il fotomontaggio di me da Silvio, l'ho messo sul desktop e mi piace un sacco.
Commento
591
di Giovanni Damiani
del 21/01/2004
relativo all'articolo
Dal Co e il suo spettacolo osceno e commestibile
di
Irma Cipriano
Scusate se replico ancora, ma qui davvero non ci sono le premesse neppure per comprenderci quel minimo che permette di parlare. Non ho mai usatola parola dilettanti, bens intendenti che ha un ruolo preciso nella storia dellarchitettura, detto tra noi molto nobile.
Mai mi sono pensato un culture sopraffino, mi occupo di architettura da alcuni anni, sono appassionato e cerco di costruire dei percorsi storiografici il pi possibile seri.
Ben venga Antithesi, ben venga dare spazio a tutti e lasciar parlare tutti, cosa che nelle Universit si fa poco e male, colpevolmente. Non fatemi fare laccademico perch non lo sono per nulla e non fatemi difendere le nostre universit perch vorrei essere uno che le critica, anche aspramente, Criticare per non significa dire la prima cosa che viene in mente, ma anzi essere massimamente coerenti, seri. Per criticare Dal Co bisogna studiare, altrimenti si viene zittiti subito (e lui bravo a farlo) e si esce dalla discussione. Lavorare su una critica seria vuol dire anche comprendere che bisogna difendere listituzione in se e non confonderla per come viene usata. Voler provare a fare delle critiche serie vuol dire lavorare credo di pi e farlo con ancora pi impegno, non certo leccareculi visto che a questo mi pare vi riferite quando pensate ad unUniversit. Nella pratica lo sar (fino ad un certo punto, spazi abbastanza liberi si trovano mi pare, basta con questa retorica dellescluso perch pi pulito, le regole del gioco ci sono e non sono solo quelle di leccareculi e che forse serve vederle e faticare per farlo), ma resta il fatto che sparare sulle Universit vuol dire demolire ci che resta dei luoghi in cui si pu studiare. Oltre quello c solo lo spazio libero del si dice ci che viene in mente. A me questo non va per nulla bene. Non confondiamo la libert, che cosa serissima, con il tutto lecito per cui posso dire ci che mi salta in testa, quella non libert ignoranza, almeno secondo me.
Credo che Antithesi, che reputo comunque un momento positivo come tutti i momenti di riflessione, come molte delle riviste in internet che sono nate, abbia il compito anche di aprire discussioni varie con toni di vario livello, ma lesegesi della nicchia dei perdenti perch puliti debba finire.
ora di studiare, proprio per costruire nuovi panorami, costruire nuove libert. Libert per non luoghi di svacco libero.
Dal Co, per tornare al suo pensiero su cui non ho nessuna voglia di discutere a lungo, nasce in un contesto molto preciso di letture che legano la generazione dei Veneziani. Il tragico, il marcio da Piranesi in poi, un certo anarchismo molto vitale e anche fisico, che fa si che quando parli di rovina, putrefazione le usi come termini molto interessati e sostanzialmente positivi.
Oggi gi un miracolo se uno legge qualcosa, ma studiare non significa leggere e neppure leggere e commentare, significa intrecciare, costruire contesti e sequenze logiche. Non sapere nulla del da dove e come escono i pensieri delle persone fa si che si costruisca un pensiero fatto di microframmenti e giudizi che lasciano il tempo che trovano perch non hanno struttura possibile a reggerli. Costruire delle storie, io credo, sia ancora possibile anche in questo tempo complesso, solo che bisogna lavorare per questo. Il momento difficile, le universit sempre meno difendibili, le posizioni di molti anche, ora di rimboccarsi le maniche e invece di sparare a caso nel mucchio, bisogna a mio avviso fare lunica cosa che ha sempre portato avanti le idee: STUDIARE.
21/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Giovanni Damiani
Caro Damiani, qui nessuno si piange addosso. E davvero ora di finirla con la storia che ci sentiamo "nicchia dei perdenti perch puliti": "puliti" lo siamo, e non ci consideriamo "perdenti". Il motivo semplice: non vogliamo vincere nulla, n nulla vogliamo. Se ti guardassi un p intorno ti accorgeresti dellipocrisia che vige nei rapporti tra i diversi personaggi dellambiente culturale "ufficiale". Ma forse lo hai gi fatto...
In quello che tu definisci luogo di "svacco libero" ipocrisia non se ne trova: luogo in cui tutti si possono confrontare, dai pi lucidi cultori ai pi neofiti tra gli studenti. Questi ultimi potranno anche parlare impropriamente ma, proprio perch studenti, si aspettano che qualcuno li aiuti a capire anche gli eventuali errori. Chi, come te, ha conoscenze e capacit critiche tali da potere essere daiuto alla crescita degli studenti deve porsi al di sopra dei loro scritti, delle loro opinioni; piuttosto, deve capirne le difficolt e dare i giusti consigli, che non devono per limitarsi a dire:"STUDIARE". L "ignoranza" pu essere dolosa o meno: nel primo caso non potrei che essere daccordo con te rispetto a quanto dici; nel secondo caso, invece, noi tutti abbiamo il dovere di aiutare la crescita, chi dando spazio affinch le opinioni espresse dagli studenti possano essere portate a conoscenza di tutti, chi dando i giusti correttivi alle lacune -abbastanza probabili vista l'inesperienza- che qualunque studente pu avere.
Il confronto fondamentale, ma teniamo presente che lesperienza dello studiare qualcosa che cresce piano piano, sino ad arrivare a comprendere che sono necessari gli intrecci e le sequenze logiche. Sino a capire cos che, spesso, tanto logiche non sono.
Commento
589
di Giovanni Damiani
del 20/01/2004
relativo all'articolo
Dal Co e il suo spettacolo osceno e commestibile
di
Irma Cipriano
Non gradisco fare difesa d'ufficio a Francesco Dal Co, sia perch si difende benone da solo, sia perch non mi sembra nelle condizioni di non potersi pagare un buon avvocato migliore del sottoscritto, ma ogni tanto per leggere serve sapere qualcosa.
Casabella una rivista facile facile e a tratti edulcorata, ma almeno due cordinate sono richieste per capire qualcosa anche in un articolo molto didascalico.
La minima conoscenza del pensiero del Dal Co, che poi vuol dire aver letto dei libri, vista la sua ampia produzione, e (magari anche o) del Tafuri sarebbe servita a comprendere che il senso dell'articolo esattamente l'opposto.
Apprezzo l'idea di provarci sempre e il coraggio di mettersi in prima linea, in qualche modo lo stile da intendenti d'architettura di antithesi e delle pubblicazioni internet...ma alla lunga il commento nel vuoto rende poco e i nodi vengono al pettine.
cordiali saluti da un vostro lettore
20/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Giovanni Damiani
Ci definisci "intendenti di architettura" per non dirci chiaramente che ci reputi dilettanti? No, non fartene un problema, perch vero: siamo dei dilettanti che non possono certo competere con un cultore sopraffino quale sei tu. Ma vedi, caro Damiani, noi pubblichiamo anche pareri quali quelli della Cipriano poich reputiamo che tutti siano soggetti ad approfondimenti, soprattutto se si tratta di studenti, i quali si cerca di spronare in senso critico, facendogli esprimere le loro sensazioni e non solo i concetti scritti sui "sacri testi" dell'architettura, che sono costretti ad imaparare nelle facolt. Siamo dilettanti che per non conoscono il sapore dei sederi di chi conta, di quelli che potrebbero farci fare carriera. Credimi: ne siamo fieri. Piuttosto, il tuo ruolo di cultore dovrebbe andare oltre questi semplici commenti e puntare dritto al centro della questione, ovvero farci capire perch il pensiero di Dal Co lo abbiamo frainteso. Nel modo in cui lo hai fatto, anche il tuo commento resta nel vuoto.
Come vedi, non mi soffermo a difendere i contenuti espressi dalla Cipriano, lasciando a lei stessa l'eventuale replica. Posso solo dire che concordo pienamente sull'aleatoriet delle critiche di Dal Co.
[Torna indietro]
Commento 6587 di giovanni damiani
del 23/12/2008
relativo all'articolo Regalo di Natale 2008. A Marco Casamonti
di Paolo G.L. Ferrara
Scusate l'intrusione, voi direte che dovere di cronaca e che occasione di dibattito, francamente mi pare un certo sciacallaggio con tanto di giudizio morale appiccicato dietro.
Gli auguri di natale personalmente li faccio con altro spirito e con altre dediche.
Visto poi che una persona in questo paese sacrosantemente innocente fino a che non dichiarato colpevole non vedo perch dover parlare dell'innocente Marco Casamonti.
auguri sinceri a tutti
giovanni damiani