Sono stato rapito dalla lettura di una lettera anonima che riporta alcune considerazioni sullintervento di Curzio Maltese nella trasmissione Crozza Italia e sulla rubrica contromano del venerd di Repubblica riguardo le vicende del Ponte sulle Stretto,
E una lettera anonima che ho inizialmente reperito sulla rete, ma che ho scoperto poi essere stata riportata da quotidiani di ampia e acclarata diffusione quale il Foglio e il Giornale.
Ho deciso di scrivere perch la vicenda mi ha sempre interessato e non vorrei che valutazioni capziose e personali sullo "stile giornalistico" e sulla persona di Curzio Maltese, di cui non nascondo di essere affezionato lettore, facessero perdere di vista i contenuti sostanziali dellintervento.
Per raggiungere questo obiettivo vorrei, brevemente, esprimere alcune valutazioni in merito allargomento sotto il profilo culturale.
Liquido in maniera estremamente sintetica le possibili valutazioni sotto il profilo politico e tecnico.
Evidente la scarsa fattibilit del progetto, come chiarito non da me, ma dalla comunit scientifica italiana e non solo (cito il solo prof. Michetti per brevit).
Evidente linconsistenza di informazioni sul defunto ing. Brown, braccio destro per trenta anni di Sir Gilbert Roberts (il cui nome compare nellenciclopedia britannica) presso la societ Freeman Fox, autore dei progetti dei ponti richiamati nel sintetico curriculum di Brown, lHumber Bridge, il Severn Bridge e il Ponte sul Bosforo, al quale Brown avr sicuramente lavorato, ma come assistente, essendo menzionato da una sola fonte.
Il tema che pi mi caro, come architetto, questo.
La citazione dei nomi di possibili architetti sono certo mirasse, nelle intenzioni di Maltese, a sensibilizzare sulla portata culturale dellintervento.
Il progetto di un ponte non si pu ridurre a un mero calcolo strutturale o al numero e allampiezza delle campate. Se cos fosse, lo stesso si potrebbe affermare per la progettazione di un grattacielo e cos via.
Gli architetti hanno pieno titolo, sia sotto il profilo normativo, sia (ancor pi) sotto quello intellettuale, di redigere il progetto di un ponte e di farlo diventare un gesto poetico.
Ci sono ponti straordinari progettati da architetti .
Oltre alle richiamate (eccezionali) proposte per il Concorso del 1969, mi limito a citare i ponti e i viadotti, realizzati in tutto il mondo da Santiago Calatrava, anche pittore e scultore, tra i quali il ponte Alamillo, sul fiume Guadalquivir. O ancora, per rimanere in aderenza stretta ai nomi citati di Maltese, lUshibuka Bridge in Giappone, progettato dallo stesso Renzo Piano, e ultimato nel 1995.
Purtroppo lignoranza dellarchitettura immensa.
Eppure, come osserva Bruno Zevi, "ognuno padrone di chiudere la radio e disertare i concerti, di aborrire il cinematografo e il teatro e di non leggere il libro, ma nessuno pu chiudere gli occhi di fronte alledilizia che forma la scena cittadina e porta il segno delluomo nella campagna e nel paesaggio".
Commento 1478 di Alfonso Giancotti
del 21/11/2006
relativo all'articolo Curzio Maltese e il Ponte di Messina
di Domenico Cogliandro
Sono stato rapito dalla lettura di una lettera anonima che riporta alcune considerazioni sullintervento di Curzio Maltese nella trasmissione Crozza Italia e sulla rubrica contromano del venerd di Repubblica riguardo le vicende del Ponte sulle Stretto,
E una lettera anonima che ho inizialmente reperito sulla rete, ma che ho scoperto poi essere stata riportata da quotidiani di ampia e acclarata diffusione quale il Foglio e il Giornale.
Ho deciso di scrivere perch la vicenda mi ha sempre interessato e non vorrei che valutazioni capziose e personali sullo "stile giornalistico" e sulla persona di Curzio Maltese, di cui non nascondo di essere affezionato lettore, facessero perdere di vista i contenuti sostanziali dellintervento.
Per raggiungere questo obiettivo vorrei, brevemente, esprimere alcune valutazioni in merito allargomento sotto il profilo culturale.
Liquido in maniera estremamente sintetica le possibili valutazioni sotto il profilo politico e tecnico.
Evidente la scarsa fattibilit del progetto, come chiarito non da me, ma dalla comunit scientifica italiana e non solo (cito il solo prof. Michetti per brevit).
Evidente linconsistenza di informazioni sul defunto ing. Brown, braccio destro per trenta anni di Sir Gilbert Roberts (il cui nome compare nellenciclopedia britannica) presso la societ Freeman Fox, autore dei progetti dei ponti richiamati nel sintetico curriculum di Brown, lHumber Bridge, il Severn Bridge e il Ponte sul Bosforo, al quale Brown avr sicuramente lavorato, ma come assistente, essendo menzionato da una sola fonte.
Il tema che pi mi caro, come architetto, questo.
La citazione dei nomi di possibili architetti sono certo mirasse, nelle intenzioni di Maltese, a sensibilizzare sulla portata culturale dellintervento.
Il progetto di un ponte non si pu ridurre a un mero calcolo strutturale o al numero e allampiezza delle campate. Se cos fosse, lo stesso si potrebbe affermare per la progettazione di un grattacielo e cos via.
Gli architetti hanno pieno titolo, sia sotto il profilo normativo, sia (ancor pi) sotto quello intellettuale, di redigere il progetto di un ponte e di farlo diventare un gesto poetico.
Ci sono ponti straordinari progettati da architetti .
Oltre alle richiamate (eccezionali) proposte per il Concorso del 1969, mi limito a citare i ponti e i viadotti, realizzati in tutto il mondo da Santiago Calatrava, anche pittore e scultore, tra i quali il ponte Alamillo, sul fiume Guadalquivir. O ancora, per rimanere in aderenza stretta ai nomi citati di Maltese, lUshibuka Bridge in Giappone, progettato dallo stesso Renzo Piano, e ultimato nel 1995.
Purtroppo lignoranza dellarchitettura immensa.
Eppure, come osserva Bruno Zevi, "ognuno padrone di chiudere la radio e disertare i concerti, di aborrire il cinematografo e il teatro e di non leggere il libro, ma nessuno pu chiudere gli occhi di fronte alledilizia che forma la scena cittadina e porta il segno delluomo nella campagna e nel paesaggio".
alfonso giancotti,