Disciplina e civilt
di Sandro Lazier
- 23/7/2012
Riceviamo, su segnalazione di Marlene Lombardo, e pubblichiamo un articolo
tratto dal bimestrale Salute inGrata
- periodico di informazione sulla salute della 2a casa di reclusione Milano
Bollate.
In un momento di pressoch totale assenza creativa, per lincapacit
dellarchitettura di ripensare in funzione poetica il proprio ruolo in
un periodo di profonda crisi economica - e tengo a precisare che al nostro
giornale interessano i destini dellarchitettura, molto meno quelli degli
architetti sentire la voce di speranza di chi vive molto pi
criticamente la propria libert e dignit personali, ci fa dono
duna rarissima lezione di civilt. Tanto per ricordarci che civilt
fa rima con libert e non con disciplina.
Il carcere ideale
DIALOGO IMMAGINARIO TRA UN ARCHITETTO E UN DETENUTO SULLESTETICA
DELLE PRIGIONI
di Alessandro Riva
-Buon giorno, lei se non sbaglio un architetto.
-S. E lei devessere quel detenuto...
-Purtroppo. Sa, avevo altre ambizioni nella vita
-Abbia pazienza, passer. Di cosa voleva parlarmi?
-Di cosa? Ma darchitettura, sintende.
-Benissimo. E di che genere darchitettura le aggraderebbe di parlare?
Di quella delle chiese, di cui abbondano le nostre belle citt? O dei
grattacieli? O piuttosto delle celebri piazze dItalia, cos care
ai pittori metafisici?
-Nossignore. Vorrei parlare, se la cosa non la disturba, dellarchitettura
delle carceri.
-Delle carceri? Argomento assai spinoso.
-Gi. Ma, sa com, a volte mi capita di sognare
-Sognare? Mi ha forse preso per uno psicanalista?
-No, per carit. Sogno, si fa per dire: immagino, volo con la fantasia
-Ebbene?
-Ha presente la citt ideale?
-Se n dibattuto alquanto, un cinquecento anni fa, allincirca.
-Beh, che ne direbbe, allora, del carcere ideale?
-Idea bizzarra.
-Ha mai visto un sogno che non sia bizzarro?
-In questo ha ragione. Dunque? Come lo immagina, il suo carcere ideale?
-Intanto, un luogo senza muri
-Senza muri? E che carcere sarebbe, allora?
-Un carcere pi umano. Non crede anche lei che basterebbe un muro perimetrale
esterno, per limitare la nostra libert?
-E sia; come desidera: un bel muro esterno, e basta. Guardi, comincio anche
a disegnarlo. Vada avanti, dunque: e poi, come lo vedrebbe, codesto suo carcere
ideale?
-Me lo immagino, signor architetto, come una via di mezzo tra un campus universitario
-Oib!
- e una fattoria!
-Lei ha unimmaginazione assai fervida, ma un tantino bislacca. E
perch poi, questi due modelli?
-Perch mimmagino che allinterno vi debba regnare sempre
unoperosa attivit, e che nessun detenuto debba essere abbandonato
a se stesso, steso in cella, a pigrire tutto il giorno o a deprimersi rimuginando
sui suoi guai
- un proposito lodevole. Infatti non dimentico che larticolo
27 della Costituzione dice che la pena deve tendere alla rieducazione
del condannato e cosa c di meglio che il lavoro
e lo studio per rieducarli?
-Per lappunto. Dunque, un campus universitario, composto da tanti, piccoli
appartamentini, che diano su grandi viali, immersi nel verde
-E come si farebbe, diamine, con la sorveglianza?
-Semplice: i vialetti sarebbero controllati dalle telecamere proprio
come avviene adesso nei corridoi dei reparti! E, ogni poche decine di metri,
dei box, dove gli agenti possano fare il loro lavoro di controllo
Ma tutto sarebbe pi lieto, e il condannato avrebbe davanti un po
di verde, anzich un triste corridoio illuminato da luci al neon!
-E le celle, scommetto, le vorrebbe dotate di ogni confort, con tanto di
consolle per videogiochi, idromassaggio e frigobar?
-Vedo che lei si sta gi burlando di me. No, sogno invece delle stanze
semplici e spartane, ma che sia possibile personalizzare a proprio piacimento,
per non rischiar di perdere la propria identit!
-In questo ha detto bene, signor detenuto: unestetica spersonalizzante
porta inevitabilmente allalienazione di chi costretto a viverci
dentro Ma vada avanti, su
-Mimmagino che, al centro dun grande giardino, potrebbe esserci
una costruzione larga e bassa, chiamata Area di Studio che contenga le
aule scolastiche, sale-studio, la biblioteca e poi, tanti spazi per lo
sport: palestre, campi da basket, da calcio, da pallavolo, centro per lo yoga
-Benissimo: infatti, come dicevano i latini, mens sana in corpore sano,
la mente sana sta in un corpo sano! Che altro, poi? Non mi parlava forse duna
specie di fattoria?
-Sicuro: qua e l, in mezzo al verde, mimmagino poi tanti locali,
ciascuno adibito a una diversa attivit stalle e pollai per gli
animali, orti, piccole botteghe per mestieri artigianali dogni tipo,
attivit pittoriche,
forni per ceramica, ed ogni altro genere di mestiere, che ogni detenuto possa
fare
- invitante, sa, il suo carcere ideale? Lho gi disegnato.
E laria per i passeggi?
-Signor architetto, non esiste unaria di passeggio, nel mio carcere ideale:
essa sarebbe sparsa per tutto il giardino del carcere, senza proibizioni. Tanto,
il giardino stesso sarebbe controllato da agenti e telecamere
-Bene, glielho disegnato. Il suo un bel sogno. Ma mi sembra
un po utopistico, al giorno doggi
-Gi. Ma con le utopie si costruisce a volte il futuro!
-Su questo ha ragione, caro il mio detenuto. Chiss allora che, un
giorno, il suo sogno non possa realizzarsi
(Sandro Lazier
- 23/7/2012)
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Commento 11280 di Giulio pascali del 06/09/2012
Bello questo dialogo surreale
Mi ricorda che uno degli elementi cardine di molte architetture contemporanee il panottico; quel luogo centrale dal quale visivamente e idealmente possibile abbracciare l'intera spazialit di una architettura.
Da quanto mi risulta si tratta di una invenzione architettonica nata proprio con le carceri.
In fondo il paradosso che proprio la totale assenza di pareti sarebbe il modo migliore per garantire la vigilanza.
In ogni caso carceri simili furono creati durante durante il ventennio quando i dissidenti politici venivano portati al confino sulle isole.
Da queste prigioni sono nati i capisaldi dell'europa (V. il Manifesto di Ventotene).
Mi permetto con l'occasione di richiamare con umilt un'altro dialogo altrettanto surreale e verosimile del quale si da conto in questo post
http://www.amatelarchitettura.com/2011/02/aspettiamo-il-prossimo-condono/
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