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Commento 14431 di Massimo Pica CIAMARRA del 30/12/2016


Caro Sandro, grazie per la chiarezza delle tue valutazioni. Le condivido in pieno. Non concordo per sulle cinque righe conclusive, convinto che la logica globale in atto non spinga verso omologazioni, bens debba far riflettere su differenze ed identit senza cadere in nazionalismi o caricature strapaesane. A scala globale vanno condivisi temi e principi, ma -ad esempio- lattenzione alle questioni ambientali e climatiche si declina diversamente nelle varie regioni del pianeta. Cultura, comportamenti, forme di socializzazione, aspirazioni, non sono le stesse dovunque: tutto spinge il costruire al di fuori di ogni ipocrisia disciplinare. Urgono profondi rinnovamenti. Simpone paziente lavoro, ricerca, stratificazioni di innovazioni, anche molto diverse nei vari contesti.

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30/12/2016 - Sandro Lazier risponde a Massimo Pica CIAMARRA

Grazie Massimo per il tuo intervento. Capisco cosa vuoi dire e cosa contesti.
Vorrei per approfondire la mia tesi.
Mi piace che le diversit ambientali determinino soluzioni diverse, ma non mi piace che siano le diversit culturali a determinare le soluzioni. Questa credo sia la chiave.
Ho riflettuto molto sul fatto che tutta levoluzione, di cui gli aspetti storici e culturali sono l'esito e non il motore, sia fondamentalmente una faccenda che ha a che fare con la tecnica. Occorre tenere conto che le diversit culturali perdono la loro intensit nei luoghi in cui alta la presenza della tecnologia. Lo sviluppo costante della tecnica produce, quindi, il processo inevitabile della perdita delle identit oggettive. A tale perdita irreversibile si voluto contrapporre un canone artificioso, un salvagente dellidentit, unequazione in cui laspetto culturale da variabile dipendente diventato variabile indipendente, con la presunzione che sia un teorico impianto culturale a definire ci che invece un tempo determinava la cultura.
Se i ruoli vengono ribaltati, e lidentit culturale diventa il promotore del cambiamento, questo non pu avvenire se non guardandosi alle spalle, cercando di non perdere le forme della cultura, le uniche in grado di riconoscere, senza pi badare alla sostanza. Ma occorre ricordare che non quella cultura che ha prodotto quel passato, ma stato quel passato che ha prodotto quella cultura.
Pensare di governare il presente con la cultura del passato illusorio, e produce solo gli stessi guasti del passato.
Io credo, infine, che ogni essere umano abbia diritto al massimo della tecnica e della tecnologia, se questa serve alla qualit della sua vita. Se questo traguardo deve pagare il prezzo della perdita di alcune identit culturali, io sono disposto a pagarlo senza riserve e rimpianti.

 

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