Oscar Niemeyer
di Maurizio De Caro
- 22/7/2004
"Non importante l'architettura, importante la vita, importanti sono gli amici e la nostra voglia di cambiare questo mondo sbagliato" Oscar Niemeyer
Lo studio di Niemeyer si trova in uno dei luoghi pi belli del mondo a Copacabana
e dalle sue finestre continue (potrebbero essere diverse?) il sole di Rio de
Janeiro aggredisce come una lama incandescente.
Sui muri candidi i disegni tremolanti dell'architetto, che col pennarello ha
scritto un pezzo della storia dell'architettura del secolo scorso, perch Niemeyer
l'idea stessa del pioniere, l'eroico paladino della modernit che si afferma
e si affranca rispetto al torbido manifestarsi delle accademie di tutte le latitudini,
un maestro vero, solido, politico, elegantemente fuori moda.
La sola presenza di maquette in miniatura ci avverte che tutto questo poderoso
progetto di trasformazione della societ attraverso la bellezza accaduto veramente
e come tutte le ideologie poetiche e rivoluzionarie del "secolo breve": fallito
ma, di questa sconfitta, Niemeyer non si cura e tra una delusione e l'altra
ha tempo per sviluppare una decina di grandi e medi progetti in giro per il
mondo (che conosce poco, perch come tutti gli uomini d'altri tempi ha paura
dell'aereo!) alla mitologica et di 96 anni.
Il mondo di Niemeyer precedente al sistema dei segni, dell'immagine, della
comunicazione, delle archi-star, delle teorizzazioni fumose, delle de-costruzioni,
degli studi- azienda, degli architetti p.r., appartiene ai rapporti con Le Corbusier
, con Kubiscek, con politici come Boumedienne. Malraux, Marchais o Arnoldo e
Giorgio Mondadori, P.L.Nervi, e poi Amado, Jobim, Chico Buarche de Hollanda
e una lista infinita di letterati , storici e intellettuali e musicisti e calciatori.
Una vita leggendaria circondata dai migliori ingegni del suo tempo in luoghi
(le sue case) veri e propri recinti paradisiaci all'interno di un pi ampio
paradiso terrestre che la terra che gli ha dato i natali.
E' l'uomo che ti riconcilia con la professione e che esprime, vivendo, il senso
del "fare architettura" attraverso una teorizzazione lineare semplice ed efficace.
Il segreto dell'ispirazione nella natura, nelle curve delle donne che ha amato,
nell'essenzialit anti-barocca che ha in s tutto il vero barocco sensuale di
un Brasile pi immaginato, magico, che concreto.
Questo il suo primo problema: Brasilia per il Brasile-mondo l'idea feroce
di una modernit assoluta che non accetta mediazioni e rende tutto il resto
inutile, superato, vecchio e polveroso ma al contempo non ha un seguito, un
dopo, perennemente adesso.
Senza il tempo della storia la vera vittoria dell'architettura sulla politica,
sulla societ, sulla povert creativa.
Brasilia la parte migliore del mondo che ha creduto che quel secolo fosse
il migliore tra tutti quelli vissuti dall'umanit e Oscar Niemeyer il titano
che trasferisce sul piano progettuale e programmatico questa stupida eventualit.
Incontrarlo come parlare con Picasso, con Ravel, con Mies, e in lui si raggrumano
tutti gli eccessi di una popolarit non inseguita, di una fama planetaria fuori
del tempo con il corollario degli eccessi come le mostre al Louvre (da vivo
e da architetto) e la dedica di strade e piazze (da vivo).
Nel corso del 2003 la sua citt gli ha dedicato una corposa retrospettiva corredata
da un testo autobiografico (semplicemente"la mia architettura") in cui le parole
dolcissime del maestro descrivono senza angosce e senza rimpianti un passato
che ci ha fatto conoscere oltre a Rio, San Paolo e Brasilia i luoghi della mitologia
brasiliana da Pampulha a Niteroi per quasi sessanta anni di sorprendenti misteri
d'architettura.
Niemeyer l'unico architetto del novecento ad essere riuscito a piegare l'astrattismo
purista del primo razionalismo alla sinuosit barocca contemporanea, come in
un dialogo ininterrotto tra ragione e sentimento, tra logica e passione, perch
rappresenta la realizzazione di un metodo e la sua sorridente negazione.
Il suo percorso recente ancor pi spettacolare perch non perde la freschezza
delle intuizioni originarie e ottiene in alcune opere (il museo di Niteri
ma anche il piccolo gioiello che l'auditorium di Ravello) una revisione delle
idee precedenti nella sorprendente reiterazione del "cuore concettuale", un
po'come la bossa-nova che con pochissimi accordi scompagina l'ispirazione musicale
di tutti i paesi del mondo e sorprende per la sua geniale semplicit.
Niemeyer profondamente consapevole di questo ruolo propedeutico, pedagogico,
di insegnamento vivente sia per la nitidezza della moralit politica sia per
la sua distanza dalle mode effimere, dallo star-system, dal "capitale progettista".
Con Juscelino Kubiscek, impara la pi grande lezione per un architetto che
"saper dire di no" e quando gli chiedono di progettare le sedi delle compagnie
petrolifere della nuova capitale risponde "non posso sono solo un funzionario
che lavora per lo stato" e sar il Presidente del Brasile a dargli incarichi
e fama planetaria che produce il senso di profondo distacco dalle cose che
tipico dei brasiliani, una forma di malinconia che contamina ogni felicit,
come se ogni idea felice, ogni meraviglia realizzata portasse con s il dramma
della solitudine che il capolavoro contiene nella sua essenza.
Questa la condizione straniante dell'architettura di Oscar Niemeyer, la bellezza
ferisce pi della mediocrit, sgomenta perch ci condiziona ad un'esistenza
che non reale ed in effetti, quando costretto ad abbandonare il Brasile
(perch in pericolo d'arresto politico e i generali che hanno licenziato Kubiscek,
non lo amano), porta con s questa invenzione e cercando lavoro in Francia,
in Algeria e in Italia riprodurr questo prodigio trasferendo su un piano teorico
planetario la sua particolarissima idea di ordine architettonico.
Dai tempi del progetto per il palazzo delle nazioni Unite di New York (quello
che vediamo lo ha disegnato lui con l'angosciante invadenza di Le Corbusier)
al Sambodromo di Rio, dalla Piazza dei Tre Poteri a Brasilia, all'Universit
algerina, alla sede del Partito Comunista Francese alla Mondadori di Milano-Segrate,
da Ravello a Niteroi i soliti semplicissimi disegni a pennarello ci danno il
senso della materia che si manifesta gi nell'essenza dei segni primordiali
di questo sciamano immortale che ha dentro di s il controllo del bello sul
brutto, nell'essenzialit di ci che "forma buona", nutrimento per le distratte
sensibilit dei nostri contemporanei miliardari annoiati che occupano, spesso
senza motivo, le riviste patinate del new international style, dell'architettura
globale e impersonale.
Nella sua opera ormai quasi secolare si configura la semplicit che ha risolto
tutte le complessit del dubbio, tutta l'angoscia di un'umanit che ha perso
la sua metaforica condizione infantile e non riesce a distinguere i percorsi
che conducono ad un benessere giusto, ad una dinamica che si svincola dalla
"necessit della non regolarit", che attraversa tutto il pensiero (debole o
forte che sia), del nostro presente permanente.
Ha ragione Arnold Schmberg quando sfibrato da decenni di dodecafonia confessa
quanto sia difficile comporre con quel metodo e sulla sua scia fanno a gara
le menti illuminate per sfuggire dalla prigione della retorica rovesciata dell'avanguardia,
dove la logica del diverso, la teoria del difforme catturano l'anima pi della
ricerca paziente della bellezza.
Le opere di Niemeyer, nessuna esclusa, esprimono gioia, garantiscono allo spettatore
indifferente quella felicit che troppo spesso la contemporaneit gli ha negato.
Vive con lui il mistero di appartenere all'oggi, a quel "adesso" che alla
base delle sue idee, moderno, contemporaneo e antico oltre tutti gli schemi,
oltre l'avanguardia (da quando nata come categoria dello spirito) e per questo
ammirato dalle icone sbiadite della post-totalit :Zaha Hadid e Rem Koolhaas,
perch il maestro brasiliano parla a quel cuore che comunque sotto il macigno
delle parole difficili batte imperterrito nella nostra citt ideale.
E parla a quella societ corrotta dal denaro e dall'arrivismo professionale
e che per la prima volta trasforma l'avanguardia in moda e i suoi sacerdoti
in stilisti asettici , a-politici, apolidi, completamente privi di coscienza
critica verso quel "mondo sbagliato", anche per queste posizioni cristalline
Niemeyer l'insegnamento vivente per generazioni che scimmiottano le abitudini
dei "grandi" nella speranza di entrare a far parte di un'avanguardia che farebbe
sorridere Flaiano perch sempre pi affollata e che combatte solo per affermare
il proprio potere economico, fashion designer che si adeguano in tutto e per
tutto al volere degli scaltri neo-fashion-palazzinari.
La politica ha sempre condizionato l'architettura anche se in forme parallele
come l'economia e l'architetto ne solo docile pedina, mezzo solo apparentemente
necessario per raggiungere un beneficio economico, un costruttore di lustrini
che nascondono il vuoto prezzolato delle smisurate presunzioni.
Niemeyer l'inverso di Hadid (a proposito l'avete mai sentita parlare del suo
paese, delle sofferenze di quel popolo, del fatto che ci sono state guerre e
massacri?) perch cerca di capire gli errori del suo tempo e usa il suo potere
sano per cambiare la societ per darle una speranza di bellezza e continua caparbiamente
in questa splendida illusione.
Per c', solido, a differenza dei falsi profeti che ci assillano dalle loro
annoiate residenze londinesi o newyorchesi, Niemeyer il vero manuale vivente
dell'architetto, la prova tangibile che lo star-system si occupa d'altro,
che Mies, Wright, Le Corbusier e gli altri non si sono ammazzati invano per
affermare un modello di vita, di societ, di politica che aveva al centro un'idea
migliore dell'avvenire dell'uomo.
Tutta questa parabola fatta di sogni, di segni, di disegni, di lacrime e di
trionfi ha tenuto lontano dalla retorica Niemeyer che superata la dimensione
del mito si ritrovato a fare, alla sua et, la rivoluzione dolce, a smascherare
le falsit senza parlare di nulla, solo stando fermo con le sue idee semplici,
con la sua vita lineare e ricca.
Ancora oggi a Copacabana, sull'Avenida Atlantica tra le tracce del suo grande
amico Burle Marx, possibile sentire l'eco delle parole dei tanti che hanno
avuto la possibilit di infiammare la sua straordinaria fantasia come Lucio
Costa, e a cui lui ha regalato il piacere irripetibile del sua insuperabile
creativit.
Chico buarche de Hollanda ha detto che per tutta la vita ha sognato di vivere
in una casa progettata dal caro Oscar e perfino lo spigoloso Zevi ha considerato
il lavoro a Bobigny una delle opere fondamentali di tutti i tempi.
Potrebbe essere troppo per un uomo solo, eppure incontrandolo si ha la sensazione
che tutto sia accaduto per qualche misteriosa forza della casualit, perch
la sua figura esile proietta una leggerezza vera che speculare delle sue architetture
che, a tutte le scale, galleggiano misteriosamente sul mondo, si stagliano al
limite delle possibilit statiche (sinceri gli elogi di Nervi a tutta la sua
opera), raccontano la storia/favola della vittoria (temporanea) del moderno
sull'accademia, fino all'inserimento giustissimo di Brasilia nel patrimonio
dell'Umanit dell'Unesco, unica architettura del secolo scorso.
Lasciando lo studio di Copacabana, si torna alla normalit, al caos sporco della
quotidianit, svaniscono tempo e parola perch prima ci siamo permessi quattro
passi nella storia, adesso possibile che tutto ci sembri accaduto nella dimensione
onirica perch il mondo di Oscar appartiene pi ai sogni ideali che l'umanit
ha prodotto piuttosto che alla realt che ha vissuto, ed facile lasciarsi
conquistare da questo genio grande contenuto in un uomo piccolo piccolo che
continua e continuer a voler cambiare questo mondo sbagliato.
(Maurizio De Caro - 22/7/2004)
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Commento 766 di Silvano Oldani del 02/08/2004
Complimenti, la scrittura raffinata, soltanto leggermente da tenere a bada, ma quando finalmente pi tempo da dedicarle? Silvano Oldani
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Commento 768 di Pierluigi Di Baccio del 27/08/2004
Auditorium bocciato
Il Tar accoglie il ricorso di Italia Nostra
RAVELLO. L'auditorum a Ravello non s'ha da fare. Il Tar di Salerno ha accolto il ricorso di Italia Nostra, bocciando clamorosamente la struttura polivalente, con 406 posti a sedere, larga 30,25 metri e alta 21, disegnata dall'architetto brasiliano Oscar Niemeyer. Il progetto incompatibile con le attuali norme urbanistiche, hanno sentenziato i giudici amministrativi. Che, cos, rimandano o, addirittura, rischiano di far naufragare il ''matrimonio''. Un matrimonio pi volte annunciato, auspicato da tantissimi esponenti della vita politica, sociale, culturale ed economica nazionale e internazionale, che sottoscrissero qualche tempo fa una petizione, che ora, per, non potrebbe mai pi essere celebrato. Come novelli ''promessi sposi'' Ravello e l'Auditorium rimandano ancora una volta la loro unione. E, stavolta, l'addio potrebbe pure essere definitivo e la cerimonia mai pi officiata. Perch, a meno che non si decida di continuare la ''battaglia'' a suon di carte bollate, la costruzione dell'opera, a questo punto, appare molto difficile. In pratica i magistrati del Tar hanno accolto la tesi di Italia Nostra. L'associazione ambientalista ha sempre sostenuto che il loro diniego non mai stato un problema di architettura ma di tutela del paesaggio. Le dimensioni dell'opera sono limitate ma si inseriscono in un territorio gi saturo. La notizia del ''pollice verso'' nei riguardi dell'auditorium ieri ha fatto rapidamente il giro del paese, in questo periodo affollato da vacanzieri provenienti da tutto il mondo. E, naturalmente, ha lasciato sconcertati i principali promotori dell'iniziativa, tra i quali il sociologo Domenico De Masi e il sindaco Secondo Amalfitano. Aspetto di leggere la sentenza - ha sottolineato immediatamente il primo cittadino prima di esprimere un giudizio. Ma gi da ora posso dire di sentirmi molto scoraggiato. E potrei anche abbandonare, lasciare il Comune, e presentare le dimissioni con tutta la Giunta. Un decisione estrema che, tuttavia, non tanto remota. il motivo di una scelta cos radicale facilmente spiegabile. Si tratterebbe infatti di una presa di posizione decisa che potrebbe avere naturalmente una eco vastissima. Una protesta nei confronti di chi non ha reso possibile la realizzazione di un progetto per il quale sono stati stanziati pi di diciotto milioni di euro. Qualora decidessi di presentare le dimissioni rimarca Amalfitano invito sin da ora i responsabili di Italia Nostra ad assumersi la responsabilit di amministrare il paese, assieme a tutti gli speculatori edilizi che hanno contrastato il progetto. Parole dure, dettate dalla rabbia ma che sono pienamente sentite dal primo cittadino della ''citt della musica''. A questo punto non resta che aspettare le prossime mosse in quella che sembra diventata una vera e propria telenovela. E i colpi di scena non dovrebbero affatto mancare. Il caso a questo punto pu anche diventare squisitamente politico e arroventare ancora di pi la gi caldissima estate della Costiera. (g. d. s.)
Da "La Citt" , quotidiano di Salerno e provincia.
http://www.lacittadisalerno.quotidianiespresso.it/lacitta/arch_10/regione/wx2/wx2144.html
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Commento 5357 di Jenny del 30/05/2007
Complimenti per l'articolo, ha saputo valorizzare la bravura e l'impegno di un architetto che purtroppo oggi rimane ancora oscuro alle notizie della gente. Io vorrei per chiederle se si possono avere informazioni specifiche riguardo il suo percorso artistico,scelte stilistiche,bibliografia e progetti realizzati con altri architetti come Costa e Le Courbusier. Frequento un istituto superiore e per quanto mi riguarda sarebbero di grande aiuto maggiori informazioni (nel campo della storia dell'arte )di questi famosi architetti.
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Commento 5391 di marcelo marun del 22/06/2007
grazie. qualcuno che riconosca il genio e l'importanza di questo mostro sacro del l'architettura, della poesia senza parole del 20esimo e del 21esimo secolo.grazie.
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Commento 5624 di Chiara Manzoni del 10/10/2007
Complimenti per l'articolo. Sto facendo una ricerca personale sul percorso artistico di Oscar Niemeyer e volevo sapere se possibile ottenere una ampia bibliografia dell'architetto brasiliano.
Grazie.
Chiara
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Commento 11787 di alberto zipoli del 07/12/2012
Caro Maurizio, la sensibilit di un collega e la poesia di un Maestro.
Rileggo il tuo articolo che ci rimette ancora tutti un po' in gioco davanti all'idea stessa di progetto. Di fronte alla povert ideale di molti archi-star contemporanei (tu ne citi solo qualcuno ma l'elenco potrebbe essere assai pi lungo), la sola "attenzione" all'opera di Niemeyer ci rimanda ad un fare architettura che respirava altri contesti; ripenso a Vittoriano Vigan, tanto per citarne uno a me vicino di affetto e di cultura, che dallo starsystem della professione era totalmente estraneo. E con lui altri grandi e quasi caduti nell'oblio pseudo intellettuale dei colleghi pi o meno giovani, pi o meno inseriti, pi o meno radical-snob.
Come non dedicare un piccolo pensiero ai fascio-ambientalisti di Italia "Loro" che insieme ai lunghi accordi poliennali con i DeCorato della precedente giunta di Milano per la gestione dei parchi di Trenno, Cave e dintorni, hanno combattuto contro uno dei pochi capolavori di O.N. in Italia? La confusione ideologica non seconda all'opportunismo in cui il compromesso a tutti i livelli sembra regnare sovrano.
Nella professione e nella politica e altrove.
Tutti i commenti di alberto zipoli
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