Voglia di delazione
di Sandro Lazier
- 7/5/2003
In giro c una gran voglia di delazione. Se da un lato il mondo dellarchitettura pensata e parlata rincorre pi la virtualit mediatica di premi e citazioni che la sostanza delle cose, dallaltro, linconsistenza fisica delle parole che circolano in rete, promuove la reazione, questa s concreta, di chi disapprova leffimero, narcisismo connesso e compreso.
Personalmente credo poco interessante latteggiamento di condanna o assoluzione di una condotta moralmente disdicevole come quella di parlare male del prossimo con lo scopo di cagionarne pregiudizio. La critica, infatti, spesso ha anche questa funzione e non credo che leleganza di linguaggio di un recensore riesca in qualche modo a risarcire la vittima degli effetti di sostanza di un giudizio patito. Quindi nessuno scandalo se, come spesso avviene e si legge nei commenti, qualcuno si arrabbia e assume i toni e le funzioni di chi critico per condannare forza del paradosso chi si dice critico e non lo mostra. Il lettore, critico inconsapevole, condanna e recensisce il critico consapevole cercando di mostrarne linconsistenza nel ruolo. Ma probabilmente solo una questione di stile: non forse critico anche il tacere? Meglio cazziati che ignorati si dice tra i rampanti e, secondo questa logica, la sola citazione di un nome ed un luogo, senzaltro riferimento che questo, gi sufficiente a determinare una scelta la quale, resa pubblica, acquista dignit di recensione. Direi che la stragrande maggioranza delle riviste che pubblicano larchitettura hanno questo tipo di intenzione: citare e documentare necessario e ampiamente sufficiente. In questo modo non si parla male di nessuno e si salvaguardano relazioni e compromissioni, opportunit e affari, fondamentali strumenti di sopravvivenza in un mondo che si accontenta dellessere semplicemente inteso come cosa esistente.
A chi non si accontenta, e quindi chiede atti e cose oltre la propriet dellesserci, non resta spesso che la difesa della denuncia, la quale assume le forme pi disparate e fantasiose. E il caso per esempio di www.arcaso.com, spazio internet nel quale possibile accusare il malaffare di concorsi e incarichi, di giurie, giurati e concorrenti non sempre limpidi e corretti. Peccato, per, che lautore e titolare dellidea abbia scelto lanonimato. Senza un volto ed un nome, senza identit dichiarata ci si impantana nel pettegolezzo e si perde la possibilit del confronto. Non c critica senza critico. Non c critica senza la possibilit di riferire a qualcuno le parole dette e scritte. Jaccuse ha sempre un soggetto, altrimenti solo aria che fa rumore e non serve niente.
(Sandro Lazier
- 7/5/2003)
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Commento 331 di marco rossi del 05/07/2003
ottima idea Sandro, l'anonimato decisamente disdicevole. Iniziamo a bandirlo dai concorsi ... io prometto che seguir a ruota.
saluti, dELatOR
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