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Ci sono 3 commenti relativi a questo articolo

Commento 252 di Pierluigi Di Baccio del 01/07/2003


Leggendo le ultime righe dell'intervento di Lazier, a proposito di avanguardie "dimenticate" o "taciute", mi tornato in mente quanto scritto nell'introduzione al catalogo di una mostra sull'architettura futurista tenutasi abbastanza recentemente a Firenze (1999-2000). Non so quanto l'associazione sia logica e pertinente, per mi pare interessante.
Mi riferisco alle tesi espresse da Theo van Doesburg nel lontano 1929 a proposito del contributo innovativo e peculiare dell'avanguardia futurista nel campo architettonico, per quanto limitato a proposizioni di metodo e pochi disegni visionari. L'attenzione posta sull'enfatizzazione operata dai futuristi della realt metropolitana e dei suoi tratti innovativi e dirompenti: caos, movimento, dinamismo, rumore... Da una aderenza programmatica alla nuova realt, espressione massima dello Spirito dei tempi, nascerebbe l'idea di una architettura intesa come partecipe della "febbre della trasformazione, della rapidit delle comunicazioni", dove anche la facciata delle case dovesse "scendere salire scomporsi entrare o sporgere secondo la potenza di necessit degli ambienti che la compongono". Architettura cinetica. Componente dinamica (fil rouge di tutta la teorizzazione futurista). E' quasi la prefigurazione di organismi urbani mutanti per la mobilit dei loro componenti, un sasso gettato in avanti che torneranno a raccogliere decenni pi tardi le neoavanguardie (Archigram).
Si aggiunge poi un'altra idea, ancor pi dirompente e forse meno "rimasticata" negli anni successivi, quella della citt Moderna come luogo di espansione dell'attivit percettiva e di incentivazione della vita nervosa attraverso una multiforme stimolazione dell'attivit sensoriale. Nella citt futurista dominano il caos, la velocit, l'effetto sorpresa, il bombardamento di suoni e immagini. Aspirazione al mutamento continuo e alla sorpresa come strumento di stimolazione dei sensi.
La radicale novit, l'eresia della proposta evidente. Soprattuto per, a posteriori, sorprende la capacit di prevedere gli sviluppi attuali della nostra civilt dell'immagine, del mondo globalizzato a grande citt della pubblicit.
A questo punto, si dir, il nesso logico con "Debord e la Psicogeografia" dov'?
Secondo me, il legame c'. Basta depurare l'ideologia futurista di quell'inevitabile tributo -vista l'epoca- che in essa si riconosce al culto produttivistico della macchina, nella "estetica del ferro veloce e dell'audace cemento armato"(Marinetti). Si consideri questo, appunto, come lo scarto logico fondamentale fra avanguardie del primo '900 e quelle degli anni '60: nel mezzo vi sono i primi segnali della crisi, il passaggio a una societ frantumata che non si sviluppa pi secondo i canoni della modernit formulati fino ad allora (ordine, omologazione, standardizzazione, serie...) ed a cui, sia detto per inciso, rimarr legata fino all'ultimo una certa interpretazione ortodossa del Moderno in architettura.
Fine delle certezze, crisi epistemologica dell'architettura: nasce la dispersione, l'architettura come avvenimento.
E' un ritorno all'uomo (che ne penserebbe Sedlmayr?), la diversit un valore: qui vedo il discrimine, il quid aggiuntivo che porta alle vicende di cui parla Lazier nell'articolo, internazionale Lettrista e situazionista. Comportamentismo e psicogeografia: l'attenzione sempre rivolta allo spazio sensoriale dell'esperienza umana, come nella visione futurista descritta sopra, per l'atteggiamento apertamente libertario.
Deriva lettrista e detournement utilizzano gli stessi principi (passaggio improvviso tra ambienti diversi, corrispondenza fra psiche e territorio...) ma stavolta si punta alla realizzazione della "creativit pura" e non all'adesione allo Spirito dei tempi o ai destini della Storia..
Altro dato comune, o spunto di riflessione: l'attenzione posta dai futuristi agli effetti stranianti dell'esperienza metropolitana Moderna, nelle luci, suoni e colori. Da questo alla decontestualizzazione del detournement il passo, a mio avviso, breve. E un passo ulteriore sulla stessa strada non porta forse alla de-costruzione architettonica?
Non so se son stato chiaro. Pi che un commento, il mio alla fine ha voluto essere un contributo modesto alla riflessione.
Personalmente ritengo che le vicende dell'architettura nel XX secolo siano quanto di pi complesso esista e l'atteggiamento peggiore quello di tagliare con l'accetta il groviglio dei riferimenti e delle vicende. In questo senso il Moderno ha una fisionomia mutevole che impedisce classificazioni rassicuranti al di fuori di microritratti di dettaglio.
Un consiglio: non puntiamo ad affermare una superiore, definitiva, verit (e qui mi riferisco all'altro interessante articolo di Lazier "Tradizione e Autorit").
Quella frammentazione di cui si diceva prima, la perdita delle certezze, sono la condizione in cui operiamo oggi e la risposta non pu essere la ricerca di nuove sicurezze epistemiche in un disegno generale e onnicomprensivo.
Ci che possibile la ricerca di sintesi parziali, provvisorie in quanto aderiscono a un logica del divenire insita nella nostra concezione di tempo e spazio. "In tal modo, ci che momentaneamente si perde in chiarezza d'assieme appare vantaggiosamente risarcito dalla evidenza 'rivoluzionaria' del singolo elemento" (Irace).

Pierluigi Di Baccio

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Commento 255 di Guidu Antonietti del 01/07/2003


Caro Sandro, a proposito di Guy Debord, che tu citi pi volte, poni questa domanda:
Che dire ai contestatori della modernit che ignorano le avanguardie e pensano che tutto il moderno sia stato razionale, freddo e sordo alle necessit psicologiche degli individui ?
Ti propongo come risposta quello che segue: Lintellettuale progressista si dibatte incessantemente tra Narciso e Prometeo. A volte limmagine dello specchio lo attrae e comincia allora la sua mutazione in nuovo soldato del megamercato neoliberale. Gli accade anche di rompere lo specchio e di scoprire non solo la realt di ci che gli sta dietro, ma gli altri che non sono come lui, e che hanno ugualmente rotto il loro rispettivo specchio.
La trasformazione di una realt non pu essere lazione di un solo attore; sia esso tanto forte, intelligente, creativo e visionario. N gli attori politici e sociali, n gli intellettuali sono sufficienti a portare a termine questa trasformazione. E un lavoro collettivo. Non solo nellazione ma nellanalisi di questa realt, e dentro le decisioni di questo movimento di trasformazione.
Queste non sono parole mie ma del sotto comandante Marcos e penso che gli tutti gli architetti progressisti, o davanguardia che sia, non possono accontentarsi di essere attenti alle necessit psicologiche degli individui con il rischio di essere solo delle tigri della carta stampata
Debord, di cui conosco la totalit dellopera, i situazionisti che ho frequentato nella mia giovinezza, con il solo discours davant guarde non sono riusciti a ridurre il Mercato Non resta che a noi, professionisti della costruzione, combatterlo ancora e ancora nei nostri progetti al servizio dei pi, perch il popolo delle forme e dei colori il solo al mondo, insieme a quello dei numeri e dei segni, a non avere n bandiere n frontiere. Contrariamente alla scienza, della quale la storia compone un museo degli orrori, e dove ogni nuovo paradigma chiamato a sottomettersi al seguente, larte non deperisce. Essa pu addirittura ringiovanire invecchiando. Essere capaci di frenare nellindividualismo il serpente che si morde la coda. Sapere che il mondo mercantile separa gli uomini anzich unirli, in assenza di un qualsiasi valore. Ecco una ragione in pi per esistere. Un mercato mondiale non far mai un mondo comune; e la corsa allinnovazione non ci smentir perch al cliente, allutente, al disoccupato mancher sempre un valore aggiunto coinvolgente che abbia senso. Larte il solo ottimismo dei pessimismi conseguenti perch solo con le forme mute dellespressione che le culture si parlano e si fecondano. Sono loro che gettano le migliori passerelle tra generazioni e continenti.

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Segue il testo originale in francese
Cher Sandro,
A propos de Guy Debord que tu cites longuement tu poses cette interrogation :
Che dire ai contestatori della modernit che ignorano le avanguardie e pensano che tutto il moderno sia stato razionale, freddo e sordo alle necessit psicologiche degli individui ?
Je te propose en guise de rponse ce qui suit :
L'intellectuel progressiste se dbat sans cesse entre Narcisse et Promthe. Parfois, l'image du miroir le rattrape et commence alors son inexorable mue en nouveau soldat du mga march nolibral. Il lui arrive aussi de briser le miroir et de dcouvrir non seulement la ralit qui se cache derrire, mais les autres qui ne sont pas comme lui, et qui ont galement bris leurs miroirs respectifs.
La transformation d'une ralit ne peut tre le fait d'un seul acteur ; aussi fort, intelligent, cratif et visionnaire soit-il. Ni les acteurs politiques et sociaux ni les intellectuels ne suffisent pour mener bien cette transformation. C'est un travail collectif. Pas seulement dans l'action mais dans l'analyse de cette ralit, et dans les dcisions de ce mouvement de transformation.
Ce nest pas de moi mais du sous commandant Marcos et je pense que les Architectes tout progressistes ou davant garde quils soient ne peuvent se contenter dtre attentifs aux ncessits psychologiques des individus faute de ntre que des tigres de papier Debord dont je connais la totalit de luvre, les situationnistes que jai frquents dans ma jeunesse avec ce seul discours davant garde ne sont pas parvenus rduire le March Il nous reste nous professionnels du cadre bti le combattre encore et encore dans nos projets aux services du plus grand nombre car le peuple des formes et des couleurs est le seul au monde avec celui des chiffres et des graphes, navoir ni drapeau ni frontire. Contrairement la science dont lhistoire compose un muse des erreurs, et o chaque paradigme nouveau est appel seffacer sous le suivant, lArt ne se prime pas. Il peut mme rajeunir en vieillissant. Etre capable de dceler dans lindividualisme le serpent qui se mord la queue. Savoir que le monde marchant spare les hommes au lieu de les runir, faute de leur proposer quelque valeur que ce soit. Voil une raison de plus dexister. Un march mondial ne fera jamais un monde commun ; et la course linnovation ne nous arrachera pas la redite parce quau client, lusager, au chmeur, manquera toujours une valeur ajoute englobante et donnant sens. LArt est le seul optimisme des pessimismes consquents car cest par les formes muettes de lexpression que les cultures se parlent, et se fcondent. Ce sont elles qui jettent les meilleures passerelles entre gnrations et continents.
Voila donc, et mes excuses mes amis italiens qui ne pourraient lire mon franais .
@ presto con amicizia
Guidu

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Commento 256 di Carlo Sarno del 01/08/2003


Caro Sandro , grazie per l'argomento "Situazionista", caro Guidu mi fa piacere sapere che hai fatto parte nella tua giovinezza di questa corrente artistica : non pensavo a questa tua radice artistica!
Dunque , credo che Debord e la Psicogeografia rappresentano a buon titolo il vero grande contributo dell'arte moderna e delle avanguardie artistiche : la convergenza dell'arte con la vita , la comprensione e quindi consapevolezza che non ci pu essere vera arte se non relazionata alla vita.
Ma allora si pone la questione : ma l'arte a che tipo di vita dovr relazionarsi ? Forse ad una vita contemporanea alienata e mercificata ? Forse ad una vita eterodiretta da un ambiente falso e ipnotico che rende reale ci che di peggio ha prodotto l'uomo : la mercificazione della sua vita stessa , del suo lavoro , del suo pensiero ?
Sandro scrive : " ... L'Internazionale Lettrista sperimenta teorie architettoniche e comportamentali in base alle quali l'architettura influenza il comportamento di chi la abita ed essendo essa stessa l'espressione della classe dominante esercita una coercizione fisica, psichica, dei cittadini-sudditi... ". La nostra condizione , cos come individuata dai ' Situazionisti ' , sembrerebbe drammatica.
A questo punto giunge in aiuto Guidu : "... il popolo delle forme e dei colori il solo al mondo, insieme a quello dei numeri e dei segni, a non avere n bandiere n frontiere ... " .
Ogni uomo , ogni abitante , ogni coscienza non ha n bandiere n frontiere !!! ... , occorre operare per una liberazione dell'abitare e del vivere . Ed ecco tutta la grandezza delle parole del genio Frank Lloyd Wright :"... AD OGNI UOMO IL SUO STILE ...". Soltanto una vera e profonda architettura organica che nasca dall'intimo dell'uomo , dalla coscienza come consapevolezza della propria libert , potr intervenire nella drammatica e veritiera condizione coercitiva e innaturale , evidenziata dai psicogeografi lettristi , dell'uomo e della societ contemporanea .
L'arte situazionista ammonisce gli architetti , l'architettura organica che generata dalla verit interna della vita risponde ottimisticamente : " E' possibile , anzi nostro dovere creare spazi per la libert e la felicit. Saranno spazi di amore e non spazi di odio e catene . Ad ogni uomo il suo stile , ad ogni uono lo spazio della sua intrinseca natura in un tutto integrato e armonico ! " .
L'arte e la vita convergono armonicamente in una vera architettura organica , dove lo spazio riflette la bellezza di un vivere nella pienezza di amore . Cordialmente , Carlo.

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