La soglia in dissolvenza
di Paolo Marzano
- 20/12/2002
"La nostra capacit di accettare nuove conoscenze
strettamente limitata dalle condizioni di conoscenza esistente []
Pi sappiamo e pi siamo capaci di accettare nuove conoscenze
[]. Per lunghi periodi intermedi una sequenza formale (spazio architettonico)
pu apparire inattiva, semplicemente perch non esistono ancora
le condizioni tecniche per il suo risveglio. [] In qualsiasi momento,
l'originalit, limitata entro questi stretti confini, cosicch
nessuna invenzione oltrepassa il potenziale della propria epoca. Pu
accadere che, un'invenzione (intuizione) sembri toccare il limite massimo
delle possibilit, ma se oltrepassa quella zona di penombra essa
destinata a restare un giocattolo curioso o a scomparire nel mondo dei sogni".
(corsivo mio)
Dal saggio "La forma del tempo", di George Kubler.
1-Teatro di Besenon,
Claude-Nicolas Ledoux, 1784 |
2- Dal film "Blade Runner", di Ridley Scott, 2019 Los Angeles |
Perch un architetto della seconda met del '700,
presentando il suo progetto per l'interno del teatro di Besanon (1775-1784),
usa uno strumento cos insolito, per quel tempo, quale la riflessione
della sala, nell'iride di un occhio?
Anche Ridley Scott, nel suo film Blade Runner, d inizio al suo racconto,
inquadrando un occhio nella maniera di Ledoux, presenta la dimensione in cui
inquadra il suo fantascientifico mondo. Il riflesso, l'iride, il significato
di "vedere" quella particolare realt, sembrerebbe assonante;
per poter "conoscere", infatti, l'occhio fa il primo passo.
Pi che la risposta, della quale ci occuperemo, il porre la
domanda che diventa fondamentale (come sempre!).
Di quale capacit percettiva e rivelatrice, i due "sensibili"
(architetto e regista), intendono investire lo spettatore che guarda la sala
del teatro, o inizia a vedere il film?
L'occhio diventa per l'individuo, l'entrata o meglio, il contatto tra un esterno
incommensurabile, (emittente) ed un interno sensibile (individuo ricevente),
una "soglia". Fisiologicamente, cos che l'occhio
umano inizia, la fase "selettiva" fatta da piccoli quadri visivi.
Il discorso pi complesso, in quanto la ricezione velocissima
(4 movimenti al secondo della pupilla). La ristretta zona foveale obbliga la
pupilla ad una serie di visioni (occhiate) a scatti, in sostanza delle mire
"consapevoli", che tendono a far passare, il punto osservato, dalla
zona periferica retinica a quella centrale (ricerca continua di un centro compositivo?!),
acquisendo quanto prima, una posizione comoda e di controllo.
Il fenomeno si realizza rispondendo a continue attese, basate su una logica
percettiva data dall'esperienza e dalla curiosit di leggere in breve
la forma e chiuderla in uno spazio da confrontare con le infinite informazioni
gi immagazzinate. La percezione visiva riesce, ad isolare l'immagine
da un fondo implacabilmente caotico che sarebbe di difficile identificazione,
e la contempla nei suoi particolari.
L'attivit ottica determina una dinamicit pura, in quanto la
fenomenologia visiva si trasforma in un complesso e attivo congegno "balistico",
esso trasmette vettori direzionali precisi, mutando la condizione compositiva
e tentando istintivamente di completarla ininterrottamente. Un fenomeno, questo,
capace di aprire le porte di possibilit che vanno oltre l'esistenza
stessa del contatto con l'ambiente diventando un'evidente sorgente di numerose
relazioni tra l'uomo e lo spazio. La velocissima messa a fuoco dell'occhio e
il calcolo, ancora pi veloce, delle distanze, un fattore caratteristico
della percezione di un luogo.
Tutto ci che ci hanno insegnato storici della psicologia dell'arte,
quali E. H. Gombrich, R. Arnheim e ricercatori come H. Focillon e il suo allievo
G. Kubler, ci aiuta a capire come la storia delle cose (delle forme),
strettamente collegata alla nostra interpretazione rispetto allo spazio, alla
storia, al momento in cui facciamo una scoperta e, in quale modo questa, diventer
esperienza utile per la nostra vita (relazionalit?!).
L'arte che si proietta nella vita degli uomini, s'immerge nelle loro complesse
relazioni, si evolve nei sogni e a volte si solidifica, diventando architettura.
Essa si lascia contemplare, stimolando altre possibili idee ed evidenziando
i limiti della continua ricerca dei progettisti che, all'arte devono volgere
l'attenzione senza timore, per poterli superare. L'arte rappresenta il contenitore
ideale dei mondi possibili cui attingere stimoli, per elevare l'uomo ad uno
stato superiore di sensibilit e di coscienza del proprio spazio. La
bellezza, ne diventa una conseguenza, appena l'arte stessa entra in risonanza
con le diverse individualit pronte a recepire questi messaggi. I risultati
sono infiniti, le soluzioni innumerevoli e, in quella che s'identifica, a questo
proposito, pi con un'attivit attinente alla scultura che all'ingegneria,
ecco che si sviluppano i luoghi e gli ambienti che possono davvero migliorare
la nostra esistenza.
Certo, Pier Luigi Nervi, architetto e ingegnere, fu uno dei primi ad evidenziare
come l'architetto, (da architekton - "archi" capo dei "tekton"
costruttori), era a capo del gruppo di costruttori, del quale gruppo faceva
parte l'ingegnere, come tecnico per i problemi di calcolo. Egli doveva avere
per, le conoscenze culturali umanistiche e storico-architettoniche notevoli
per recepire quelle particolari sensibilit, utili ad intervenire in
uno spazio.
Sono proprio quelle sensibilit, che ci hanno regalato trasformazioni
e nuovi possibili modi di vita.
3-Toyo Ito, Sezione progetto Mediateca di Sendai1998/2000 |
4- H.R. Giger, New York City XXV, 1981 |
E' proprio di queste caratteristiche che voglio parlare, definendo
quelle possibili scelte che hanno reso, la ricerca architettonica, avvincente
e affascinante negli ultimi anni.
La tecnologia dei materiali ha ridotto l'uso della massa architettonica facendole
cos diminuire il peso, essa si proiettata nello spazio, smaterializzandosi.
Si determinano allora, un raffinato modo e una particolare attitudine
all'uso di materiali sempre pi ricercati e sensibili al luogo. La scienza
delle costruzioni ha perci contribuito a snellire le strutture sfruttando
la materia, per il suo stretto necessario a favore di uno spazio finalmente
conquistato.
La storia de "il meno il pi" si sta evolvendo e,
l'importante frase di Mies, diventata il motto di tutta una nuova scelta
strutturale che mira ad aumentare la possibilit percettiva dell'ambiente.
Potremo affermare che, alla luce delle nuove ricerche architettoniche, quel
"meno" aumenta il suo "meno", in quanto diventato
oltrech superficie limitata, anche trasparente.
5- Bernard Tschumi, Glass Video Gallery, Groningen, Olanda |
6- 1990. H.R. Giger, opera N.477, New York City XXVII, 1981 |
L'interieur, per esempio, che ha preferito avvolgersi in
materiali caldi, e in ambienti fluidi immersi in una continuit attiva,
nel senso di evidenziare lo spazio vivibile e a far sparire tramezzi e muri
che limitavano la vista e poi la mente. Usando, infatti, il legno o la pietra
a vista, magari colpiti da una luce radente e soffusa che nella loro naturalezza,
evidenziano l'essenza espressiva, hanno agevolato quel rapporto ancestrale "confidenzialmente
privilegiato" con l'uomo. Si arrivati, quindi, al pi puro
"minimalismo" che, di questi tempi, sul tavolo di prova della
ricerca architettonica, del quale si stanno evidenziando le qualit,
focalizzandone i limiti che nella pratica vita dell'individuo, pian piano, arrivano
a definirsi. Mai come adesso, l'immagine strutturale si disgregata
in una serie di linee-strutture, o linee-flussi, veri e propri nervi scoperti,
di un organismo che si sta organizzando. Vengono in mente, alcune opere di H.R.
Giger, artista svizzero, inventore di una visione organica e futuristica della
realt della "macchina" (molto vicino, "assonante",
alla concezione di fine quattrocento di Hieronymus Bosch), la continua metamorfosi
di corpi meccanico-organici, generatori di forme mutanti, diverse e tutte interessanti.
7- Gruppo LBC Casa El Pedregal, Messico |
8- LVA2000, uffici assicurativi, Lubecca Behnisch & Partner |
L'aumento dell'immagine architettonica rarefatta, evidenzia i collegamenti con il luogo circostante, un'atmosfera forse drammatica, avvolgente e comunque stimolante, inserita in un percorso d'analisi e sperimentazione del segno, nella storia architettonica. Conseguenza, questa, di una lacerazione che da uno stadio storico-figurativo, dove i ricordi-ritorni agli ordini classici, hanno abbandonato le nuove visioni, riconoscendo che il loro tempo era passato. I linguaggi sterili post-moderni, equivoci e scontatamente senza futuro, infatti, hanno prodotto una stasi architettonica che ha permesso a generazioni di giovani architetti, artisti o comunque di sensibilit attente, il formarsi di una ricerca avanzata, e la nascita di un'energia nuova. Dichiaratamente, stata rifiutata la svendita dello spazio architettonico a tranci, mista a codici classici, dosati come da ricetta o regalati come gadget settimanali. L'architettura, paziente e silenziosa, intesseva il suo "bozzolo", nell'interno del quale, si fondevano i cromosomi della ricerca architettonica, della ricerca compositiva, dei nuovi linguaggi, dei segni, della tecnologia che mutava secondo le modalit d'espressione e dei codici figurativi. La crisalide generata, ora una bellissima farfalla, dalle ali trasparenti e luminose, dai diversi colori e dalle linee nuove. Posandosi sulle abitazioni, sugli edifici e inoltrandosi negli ambienti che trovava, ha lasciato le tracce cristalline, che come le sue ali trasparenti, adesso hanno arricchito la sperimentazione, di un nuovo codice espressivo. Infatti, ora la superficie trasparente, ha avviluppato gli interni e si sta moltiplicando, generando un notevole cambiamento dei "contenitori" abitativi e facendo di essi una nuova frontiera da conquistare. La trasparenza si basa sul concetto del vedere oltre una barriera (superficie). Ambienti caratterizzati da una diversa composizione della luce, e qui rientra la tecnologia che potr contare su piani di vetro, per costruire uno spazio unico, reale, altamente caratterizzante e comunicativo. Come ogni processo naturale (architettonico), che sperimenta i termini di un codice diverso, la superficie trasparente, adesso avvolger tutto, poi, trovata la sua nicchia fisiologica, si adeguer fondendosi ai materiali e far suoi, solo dei particolari dello spazio, diventandone il pregevole linguaggio, fino a che il termine sar nuovamente risvegliato, quando la cultura del tempo e la tecnologia, riterranno opportuno, dargli altri significati e valori espressivi.
9- Coop Himmelb(l)au, Cinema multisala UFA, Dresda |
10 -Coop Himmelb(l)au, Gasometro, Vienna 2001 |
11-Rarefazione in architetttura razionale, es.
nella, casa del fascio di G. Terragni interni della Casa del Fascio di Como, 1932/36 |
Prove importantissime di questa particolare realt, le
abbiamo dalla storia e riferimenti sono eccellenti (il Razionalismo italiano)
se si tiene in considerazione la loro posizione nel tempo. Si tratta di un argomento
vasto, ma qui l'approccio che ci interessa, soprattutto l'evidente
dissoluzione delle superfici a favore di un'evoluzione formale desunta da codici
classici che la ricerca ha saputo semplificare generando visioni e segni nuovi.
Sappiamo gi come alcuni di questi architetti abbiano, con le loro opere,
influenzato le seguenti generazioni di progettisti, sia italiani sia internazionali
(vedi P.Eisenman, il colto architetto dei Five Architects della mostra del 69
a N.Y., che ha studiato per lungo tempo le opere di G. Terragni). La rarefazione
strutturale precede l'idea di trasparenza in architettura; fu veramente una
speranza nuova che, con la passione di singole individualit port,
dopo una lunga e fertile stagione razionalista, ad un'idea diversa di spazio
architettonico, alcune opere intorno al 1933, evidenziano, questo concetto di
"ambiente relazionante", dove il rapporto tra esterno e interno, scardinava
l'idea di scatola chiusa e si dilatava con la luce, confermando la qualit
espressiva di un luogo. Ora, di fronte alle soluzioni proposteci dal gruppo
razionalista italiano e di fronte all'uso delle soluzioni che invece la tecnologia
ci propone oggi, rimane essenzialmente importante cercare di capire quali elementi
compositivi devono essere risvegliati per produrre benefici allo spazio. Certo
, che il funzionamento dell'oggetto e della sua relazionalit
con l'ambiente (vedi articolo di P. Eisenman "Dall'oggetto alla relazionalit"
in Casabella 344 gennaio 70) e della macchina percettiva umana, in ogni modo
aiutata dall'uso dei sensi, stabilisce contatti nuovi con il mondo esterno relazionandosi
continuamente con una corrente ininterrotta di nuove esperienze. La lettura
dello spazio avviene quindi in maniera sensoriale percettiva definendo continuamente
forme e direzioni spaziali, date da una lettura pi o meno basata sulle
dimensioni e sulle distanze del posto in cui ci troviamo. Sappiamo a questo
punto quanto sia valido il discorso figurativo introdotto da Umberto Boccioni
quando commenta: "[] E questi oggetti non saranno vicini alla statua
come attributi esplicativi o elementi decorativi staccati, ma, seguendo le leggi
di una nuova concezione dell'armonia, saranno incastrati nelle linee muscolari
di un corpo. Cos dall'ascella di un meccanico potr uscire la
ruota di un congegno, cos la linea di un tavolo potr tagliare
la testa di chi legge, e il libro sezionare col suo ventaglio di pagine lo stomaco
del lettore - poi aggiunge - Cos una figura pu essere vestita
in un braccio e nuda nell'altro, e le diverse linee d'un vaso di fiori possono
rincorrersi agilmente fra le linee del cappello e quelle del collo. Cos
dei piani trasparenti, dei vetri, delle lastre di metallo, dei fili, delle luci
elettriche esterne o interne potranno indicare i piani, le tendenze, i toni,
i semitoni di una nuova realt".
L'oggetto fugge dalla sua dimensione, definita in una forma chiusa,
si proietta nello spazio circostante, producendo direttrici spaziali che si
fondono con l'ambiente. Forse arriveremo, come la ricerca indica, a guardare
su una grande finestra o tramezzo interno, posto tra stanza e stanza, che funge
anche da schermo, sul quale vedremo in diretta, paesaggi di altre citt,
sovrapposte ai nostri, oppure opere d'arte dei musei ingigantite nella nostra
casa, ecc Con il susseguirsi d'immagini reali e altre sovrapposte, capiremo
che l'azione fondamentale che risiede nell'attivazione percettiva pu
essere completata in questo modo, osservando realt lontane, con la sola
funzione istintiva visiva di distinzione e differenziazione tra una forma-immagine
definita su un fondo trasparente ma attivamente. La superficie si attiva, il
comando digitale 'accende' il vetro di una luce nuova, e i cristalli liquidi
colorati entrano in azione. E' l'idea di una finestra attiva che come dice P.Virilio
accesa sul "falso giorno", in un tempo percettivamente diverso,
in una realt che supera la porta, come primo passaggio per accedere
fisicamente ad un luogo, poi supera la finestra come passaggio solo visivo e
ancora un altro passaggio con l'interfaccia di uno schermo. Questo passaggio
un ponte mediale, praticamente una quarta finestra, relazionante e
aperta su un paesaggio infinito. Si rivela un rapporto nuovo dell'abitante nello
spazio, trasmettendo messaggi di un mondo in trasformazione dilatandosi nella
realt di un interno, ora, mutato. La visione di un ambiente architettonico
nuovo, pu attuarsi partendo da ricerche e da soluzioni tecnologiche
che oggi sono alla portata di tutti, con lo scopo di superare la stasi architettonica
e il manierismo interpretativo sempre in agguato. La tecnologia che adotta gli
schermi a cristalli liquidi, pu agevolare visioni e realt di
ambienti nuovi, sia interni, sia esterni, qualificando le citt e cercando
di creare una nuova idea di spazio capace di arricchire l'ambiente e il nostro
quotidiano in continuo allestimento. Teniamo presente che la citt si
sempre presentata come luogo ricco di stimoli capaci di generare conoscenza,
(vedi introduzione di Franco Rella al saggio "La Fine del Classico"
di P. Eisenman, Cluva editrice, 88) e allo stesso tempo di evidenziare la differenza,
la diversit, il mutamento e le continue metamorfosi, ecco che l'influenza
dell'esperienza vissuta diventa fondamentale per dimostrare l'altissimo valore
relazionante, dell'ambiente architettonico inteso come spazio 'utile' di esistenza.
Mentre Umberto Boccioni dal suo "Complementarismo congenito" dichiara:
"Verr un tempo forse in cui il quadro non baster pi.
La sua immobilit, i suoi mezzi infantili saranno un anacronismo nel
movimento vertiginoso della vita umana! Altri valori sorgeranno, altre valutazioni,
altre sensibilit di cui noi non concepiamo l'audacia Le opere
pittoriche saranno forse vorticose architetture sonore e odorose di enormi gas
colorati, che sulla scena di un libero orizzonte elettrizzeranno l'anima complessa
di esseri nuovi che non possiamo oggi concepire".
(Paolo Marzano - 20/12/2002)
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