Sciacca per fare
di Sandro Lazier
- 18/5/2002
Una cosa certa: la volont di fare cultura emersa rispetto alla retorica del sapere. E non cosa da poco.
I due giorni di Sciacca hanno coinvolto persone ed idee che hanno in comune il disagio dellinquietudine. Nessuno, infatti, ci parso propenso al rilassamento e allautocelebrazione e nessuno venuto con formule di pronto uso. Anche questa non cosa da poco.
Lautocommiserazione alla quale spesso ricorre la frustrazione degli architetti non stata necessaria perch il giochino delle responsabilit che sono sempre degli altri non ha funzionato e non pi di moda. A proposito, mi piace ridirlo, le responsabilit sono solo e sempre personali, come nel codice penale. Le architetture brutte sono fatte da cattivi architetti, non certamente dalla politica o da qualche categoria mentale facile e comoda da tirare in ballo. Nomi e cognomi, quindi, per favore.
Abbiamo finalmente accertato e finalmente concordiamo che luniversit ha le sue colpe ma queste dipendono da coloro che fanno luniversit, malgrado linsensata volont del sistema didattico di tagliare a fette il sapere per curare la presunta anoressia culturale del cyber-studente.
Ci siamo resi conto che le regole possono e devono cambiare prima di diventare alibi di disimpegno e rilassamento, altrimenti formalizzano le azioni e larchitettura va bene solo pi per gli avvocati.
Ci siamo resi conto di tante cose per le quali trovare soluzione sembra impresa straordinaria. Ma lo straordinario ci affascina perch richiede ingegno e fantasia, massime virt di un architetto. Virt che Antonino Saggio ci ha documentato proponendoci le immagini di un luogo americano nel quale la povert trova riscatto nelle architetture costruite con i rifiuti dellopulenza, mostrandoci che la poesia non vocaboli ma racconto. Spesso mi chiedo, e mi si chiede: larchitettura, in fondo, cosa serve? Bene, nel contrasto che rivela chiarezza abbiamo visto come larte di progettare nobiliti lesperienza di stare al mondo. Se la stessa deve risolvere qualche problema, mi pare risolva quello fondamentale e mi spiace che tanta forza persuasiva e comunicativa abbia necessit di un contrasto ai confini della sensibilit per essere espressa, perch quando tutto sfocia nella consuetudine e nella rassegnazione la vita pare diventare prassi, larchitettura rifugiarsi nella tradizione o nel formalismo e perdere la capacit di comunicare la sua missione.
Veniamo da un lungo periodo nel quale gli architetti hanno occupato campi del sapere che hanno inquinato anche il linguaggio parlato con cui dovrebbero comunicare. Mi riferisco a quelle scienze sociali, linguistiche e filosofiche, che per anni hanno spostato lattenzione dallarchitettura fatta a quella pensata, a una sorta di meta-architettura che ha mortificato laspetto meramente architettonico in senso linguistico, che richiede scrittura perch le parole, una volta scritte, vivono da sole e non hanno necessit di una tutela mentale illudendoci di unapparente superiorit della ragione rispetto al segno espressivo. Veniamo da anni in cui i concetti hanno soffocato la creativit ed il desiderio di immaginare. Ma non pi cos. Concetti forti, come quello di contesto, ci stanno stretti al punto che sentiamo la necessit di riscriverne il significato, allargando e deformando la trama logica che ne definisce il senso.
Lo stesso concetto di storia, che in casa nostra ha procurato ventanni di umiliante falsificazione, pretende la rivincita della modernit in virt di una rivoluzione informatica che ne altera i processi dinamici, quindi le basi logiche e, dalla verit dei fatti, il significato che affidiamo al senso storico passa al modo con cui gli stessi vengono raccontati. La storia racconto e chiede di essere raccontata. La storia non scritta perch occorre scriverla tutti i giorni.
Io credo che i due giorni di Sciacca siano serviti per avere coscienza di un futuro che dobbiamo, perch ne siamo costretti, immaginare oggi. Sciacca per fare.
(Sandro Lazier
- 18/5/2002)
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Commento 129 di Carlo Sarno del 18/05/2002
Fare cultura e fare architettura contro un falso sapere ed un falso costruire il nodo gordiano di Sciacca secondo me, caro Sandro.
Gli architetti hanno una missione ed quella di un buon progettare per creare spazi per un buon abitare ed un buon vivere. Il progetto non pu slegarsi dall'uomo, da colui che abita, dall'esser-ci dello spazio vitale.
Frank Lloyd Wright nella sua architettura organica pone la dignit dell'uomo come finalit del processo progettuale e costruttivo, dignit a cui si perviene con la verit del fare architettura e del fare cultura.
La coscienza della cultura e dell'architettura deve essere pura come, diceva Le Corbusier, "quando le cattedrali erano bianche...".
Il problema nella coscienza di chi fa politica e amministra, di chi progetta, di chi costruisce, di chi fa cultura, di chi abita quel particolare spazio.
Il mio vuole essere un umile e semplice invito, prima a me, poi agli altri di agire nella realt, in questo caso siciliana, con la verit di spirito, con la purezza del cuore, con un vero amore per questa terra siciliana che ha dato tanto all'Italia e al mondo, e che ...sicuramente ... non ha ancora detto l'ultima parola !!!
Carlo Sarno
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