Portoghesi escluso? E chi se ne frega
di Sandro Lazier
- 24/3/2002
Il Corriere della Sera del 14 marzo titola: Roma celebra Zevi. E non invita Portoghesi. LAnsa- Beni Culturali il 19 marzo: Convegno Zevi: Bonito Oliva, errore non invitare Portoghesi.
Ci viene spontanea una semplice domanda: quando mai Zevi avrebbe invitato Portoghesi ad un suo convegno? Mai. E per quale ragione? Zevi aveva forse timore del confronto con lex allievo? Non crediamo. In un noto programma televisivo dove il Professore fu messo pubblicamente a confronto, rivolto a Portoghesi, disse esplicitamente: con i traditori non ci parlo. Quindi in dubbio era posta non la legittimit di una posizione culturale diversa ma lonest intellettuale del personaggio. Tutti noi sappiamo che alla base di un qualsiasi contraddittorio c la presunzione della sincerit e onest delle parti in causa. Se qualcuno mente per partito preso, come per esempio un teorico della falsificazione, non se ne esce e non si va da nessuna parte. Invitare Portoghesi, per Zevi, sarebbe stato, ed tuttora, tempo sprecato.
Daltronde, della disonest intellettuale di Portoghesi, abbiamo prove recenti. Il giorno 11 marzo dellanno scorso lAssessore all'Urbanistica del Comune di Benevento ci invi la seguente lettera:
"L' Amministrazione Comunale di Benevento, nella convinzione
che il Concorso di Architettura lo strumento privilegiato per individuare la
migliore soluzione progettuale negli interventi di modificazione del tessuto urbano
e del territorio"
"Il "sistema" piazza Duomo / piazza Orsinigiustamente considerato " area
nodale principale" dal Piano Particolareggiato redatto dal gruppo di progettazione
guidato dal compianto Prof. Arch. Bruno Zevi."
"Al fine di favorire il pi alto livello culturale del confronto e per inserire
l'intervento nel dibattito architettonico internazionale, l'Amministrazione comunale
ha indetto un Concorso internazionale di Progettazione ad inviti, il cui montepremi
prevedeva un rimborso di . 40.000.000 per ogni invitato e l'incarico di progettazione
e direzione dei lavori al vincitore."
"sono stati invitati i seguenti professionisti:
Prof. Arch. O.M. UNGERS (Germania)
Prof. Arch. P. PORTOGHESI (Italia)
Proff. Archh. GABETTI & ISOLA (Italia)
Prof. Arch. I. MAKOVECZ (Ungheria)
Prof. Arch. M. GRAVES (USA)"
a cui segu il nostro commento Concorso(?!)
a Benevento che citiamo:
Che dire? Io credo che chiunque mastichi un poco di architettura conosca
cosa pensava il "compianto prof. Zevi" dei personaggi invitati al concorso e rimborsati
con qualche "spicciolo". Sembra che Benevento abbia scelto una variante dello
storicismo ancora inesplorata dai nostri bravi pedanti professori: la versione
beffarda. Si d incarico per il piano particolareggiato a colui che ha definito
"fogna" tutto il movimento postmoderno, quindi si invitano solo ed esclusivamente
postmoderni per realizzare tale piano. Stupefacente, non credete? E chi vince?
Isola, il meno postmoderno dei postmoderni. "Astuti!" direbbe Bisio, l'attore
di un noto spot televisivo.
Trascurando lincompetenza dellAmministrazione di Benevento che avrebbe dovuto perlomeno informarsi sullincompatibilit delle proposte zeviane con il post-pensiero degli storicisti invitati, un minimo di decenza e onest intellettuale avrebbero dissuaso Portoghesi e i compagnucci della parrocchietta dal mettere le mani su un progetto sostanzialmente antitetico rispetto al loro ideale architettonico. Ma un bel gettone di 40 milioni e la possibilit di scombinare i pani di un avversario come Zevi sono una bella tentazione. Morto Zevi restano le sue idee e avere la possibilit di divorarle e farle a pezzi seduce lo sciacallaggio intellettuale.
Lo stesso sciacallaggio che vorrebbe ingoiarne la memoria nei vari convegni dedicati che in Italia non mancano mai. Tra laltro, doverano tutti questi grandi estimatori di Zevi negli ultimi ventanni? Quanti di questi prendevano posizione nel ventennio del disastro rossiano?
Se il Corriere della Sera titola Roma celebra Zevi. E non invita Portoghesi chi se ne frega, rispondiamo noi, perch riteniamo una stupidaggine giornalistica celebrare gli assenti dedicandovi articoli e commenti anche se lescluso P. Portoghesi ex allievo zeviano, uno che ha scritto L'architettura uno strumento con cui gli uomini del presente colloquiano con quelli del passato, quindi un colloquio con i morti.
Toccatevi pure dove vi pare.
(Sandro Lazier
- 24/3/2002)
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Commento 88 di Fabio del 03/04/2002
Credo che la maggior parte degli architetti con un minimo di buon senso rimanga tutte le volte sbalordita di fronte alle proposte portoghesiane, e ancora pi del coraggio di chi fa in modo che si realizzino.
In una non lontana trasmissione di Santoro, che aveva per tema l'abusivismo , era invitato "l'illustre".
Mi stup la sua difesa dell'illegalit.
Non ricordo bene le sue argomentazioni, ricordo solo che rimasi stupito.
Credo che di fronte a fenomeni estremi sia necessario adottare giudizi radicali.
Lo dico con tristezza, da architetto sicilIano , ma ancora prima da siciliano perch responsabile dell'abusivismo non e' l'ignoranza o l'arretratezza ma una presunzione di fondo: che ogni divieto imposto dallo stato sia una semplice coercizione ingiusta , che dietro una legge non ci sia la cura verso un bene comune , che non esista alcun bene comune da difendere, e non ci si pu sporcare le mani con alcun giudizio a favore.
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Commento 89 di Giovanni Bartolozzi del 05/04/2002
Caro Sandro,
Sempre nell'articolo del Corriere Della Sera, Portoghesi amareggiato: "Sarei stato felice di partecipare e avrei detto benissimo sulla sua attivit negli anni [...] io non ero d'accordo con le sue ultime posizioni".
La cosa che pi mi preoccupa che Portoghesi e altri tendono a disconnettere e separare l'attivit di Zevi degli ultimi anni da quella degli anni '50 e '60.
Ci assolutamente falso, ne prova il fatto che alla base di tutta l'attivit di Zevi vi un profondo e innato desiderio di libert che trova riscontro in una architettura libera da ogni accademismo da ogni regola e che rispecchia la societ contemporanea in continuo mutamento.
Allora le ultime posizioni di Zevi sono perfettamente coerenti con le prime ( e questo dimostrabile in infiniti modi). Inevitabilmente la societ negli ultimi sessant'anni ha subito enormi cambiamenti che Zevi, grazie alla sua acutissima sensibilit, ha saputo registrare, mentre probabilmente il professor Portoghesi rimasto troppo legato agli anni '70.
Preciso, per correttezza, che quella stupenda frase, su che cos' l'architettura, non stata scritta da Portoghesi, ma stata pronunciata da quest'ultimo in occasione della presentazione, tenutasi a Firenze, del suo ultimo libro edito da Skira.
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Commento 907 di Rosario Di Petta del 26/05/2005
Zevi, Portoghesi, Gregotti.. sono personalit diversissime tra loro, ma che hanno contribuito all'evolversi del dibattito disciplinare nella seconda met del XX secolo. Scrivo non per prendere le difese di qualcuno, ma solo per sottolineare che alti e bassi appartengono all'operato di ognuno. A volte siete portati a prendere posizioni un p estreme...ad esempio: definire disastro il lavoro di Aldo Rossi un errore grave come quello zeviano dell'esclusione del tempio greco dall'architettura.
In sostanza, i grandi personaggi (fra cui Bruno Zevi) che con le loro intuizioni hanno segnato le vicende architettoniche, sono anch'essi esseri umani e certamente qualcosa prima o poi la sbagliano.
Trovo inutile infierire sull'uno o sull'altro...piuttosto penso che sia una fortuna se tra le nuove generazioni cominci ad intravedersi qualcuno che possa almeno avvicinarsi allo spessore dei protagonisti citati.
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