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Ci sono 3 commenti relativi a questo articolo

Commento 88 di Fabio del 03/04/2002


Credo che la maggior parte degli architetti con un minimo di buon senso rimanga tutte le volte sbalordita di fronte alle proposte portoghesiane, e ancora pi del coraggio di chi fa in modo che si realizzino.
In una non lontana trasmissione di Santoro, che aveva per tema l'abusivismo , era invitato "l'illustre".
Mi stup la sua difesa dell'illegalit.
Non ricordo bene le sue argomentazioni, ricordo solo che rimasi stupito.
Credo che di fronte a fenomeni estremi sia necessario adottare giudizi radicali.
Lo dico con tristezza, da architetto sicilIano , ma ancora prima da siciliano perch responsabile dell'abusivismo non e' l'ignoranza o l'arretratezza ma una presunzione di fondo: che ogni divieto imposto dallo stato sia una semplice coercizione ingiusta , che dietro una legge non ci sia la cura verso un bene comune , che non esista alcun bene comune da difendere, e non ci si pu sporcare le mani con alcun giudizio a favore.

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Commento 89 di Giovanni Bartolozzi del 05/04/2002


Caro Sandro,
Sempre nell'articolo del Corriere Della Sera, Portoghesi amareggiato: "Sarei stato felice di partecipare e avrei detto benissimo sulla sua attivit negli anni [...] io non ero d'accordo con le sue ultime posizioni".
La cosa che pi mi preoccupa che Portoghesi e altri tendono a disconnettere e separare l'attivit di Zevi degli ultimi anni da quella degli anni '50 e '60.
Ci assolutamente falso, ne prova il fatto che alla base di tutta l'attivit di Zevi vi un profondo e innato desiderio di libert che trova riscontro in una architettura libera da ogni accademismo da ogni regola e che rispecchia la societ contemporanea in continuo mutamento.
Allora le ultime posizioni di Zevi sono perfettamente coerenti con le prime ( e questo dimostrabile in infiniti modi). Inevitabilmente la societ negli ultimi sessant'anni ha subito enormi cambiamenti che Zevi, grazie alla sua acutissima sensibilit, ha saputo registrare, mentre probabilmente il professor Portoghesi rimasto troppo legato agli anni '70.
Preciso, per correttezza, che quella stupenda frase, su che cos' l'architettura, non stata scritta da Portoghesi, ma stata pronunciata da quest'ultimo in occasione della presentazione, tenutasi a Firenze, del suo ultimo libro edito da Skira.

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Commento 907 di Rosario Di Petta del 26/05/2005


Zevi, Portoghesi, Gregotti.. sono personalit diversissime tra loro, ma che hanno contribuito all'evolversi del dibattito disciplinare nella seconda met del XX secolo. Scrivo non per prendere le difese di qualcuno, ma solo per sottolineare che alti e bassi appartengono all'operato di ognuno. A volte siete portati a prendere posizioni un p estreme...ad esempio: definire disastro il lavoro di Aldo Rossi un errore grave come quello zeviano dell'esclusione del tempio greco dall'architettura.
In sostanza, i grandi personaggi (fra cui Bruno Zevi) che con le loro intuizioni hanno segnato le vicende architettoniche, sono anch'essi esseri umani e certamente qualcosa prima o poi la sbagliano.
Trovo inutile infierire sull'uno o sull'altro...piuttosto penso che sia una fortuna se tra le nuove generazioni cominci ad intravedersi qualcuno che possa almeno avvicinarsi allo spessore dei protagonisti citati.

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