10 commenti di ettore maria mazzola
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11083
di ettore maria mazzola
del 02/01/2012
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Un anno molto difficile
di
Sandro Lazier
Gentile Lazier,
lei dice: "Tra due teorie contrapposte non miro alla loro sintesi. Difendo la mia con tutte le energie possibili, perch prevalga".
Io le dico che questa la posizione di tutti i dittatori, perch le teorie come le sue, sono assolutamente personali, e non condivise.
Lei quindi predica bene e razzola male ... sembrava che detestasse le imposizioni, evidentemente lei come il dittatore di Bananas!
Lei accusa noi di "copiare dal passato", ma del tutto fuori strada, chi sostiene larchitettura filologica non copia, ma aggiunge rispettosamente.
Io non copio mai nemmeno me stesso, io e quelli come me, cerchiamo di intavolare un dialogo con ci che ci circonda. Il suo problema che, sapendo fare solo monologhi atti a far s che la sua opinione prevalga non potr mai provare a dialogare con il contesto, ed accuser sempre chi sia in grado di farlo di essere in errore comodo, no?
Quindi dice "Difficile, quindi, per me continuare un confronto sullarchitettura senza larchitettura (perch quella da voi proposta, tale non considero). La creativit il mio paraocchi senza il quale non minteressa vedere nulla, almeno su questo giornale".
Ebbene, le devo tristemente far notare che l'architettura senza architettura l'edilizia, ovvero ci che lei pratica nella sua professione e sostiene con il suo giornale. Tra laltro, un giornale che si chiama "antiThesi", si suppone debba provare a divergere, con argomentazioni sostenibili, dalla tesi corrente, ci che non far mai per non crearsi nemici tra coloro che le fanno comodo.
2/1/2012 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Scusi Mazzola, lei continua a insultare me e il giornale che dirigo con Ferrara da 12 anni. Non abbiamo mai chiesto niente a nessuno e ricevuto niente da nessuno. Tutto avviene per puro, autentico e libero spirito critico. Lei non pu accusarci desser servi di qualcuno o peggio dei leccapiedi. La nostra storia di giornale e personale lo dimostrano. Dittatore di bananas, poi! imbarazzante! Per lei che lo afferma, ovviamente
Senta, sono nonno da tre anni di due stupende nipotine. Siccome devo incontrarle ogni sera e le assicuro che una gioia sopraffina- non voglio rovinarmi lumore litigando per causa della filologia. Lei, se riesce a fare i suoi quartieri aggiungendo rispettosamente, lo faccia senza patemi. Noi glieli criticheremo come abbiamo sempre fatto, perch questo il mondo della critica (se no a che servirebbe). E tutto finir li.
Auguri
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11082
di ettore maria mazzola
del 02/01/2012
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Un anno molto difficile
di
Sandro Lazier
Caro Lazier,
se lei dice Occorre limpidamente dichiarare la propria parzialit e offrirla al confronto, perch poi sostiene di essere schieratissimo e poco disposto ai compromessi ideali?.
Un confronto sano, anche quello combattuto su toni aspri, serve ad aggiornarsi e a crescere per trovare, insieme, delle soluzioni che soddisfino tutte le parti in causa. Diversamente, il primadonnismo e la convinzione di onnipotenza servono solo a stimolare le rivalit, e finiscono per creare delle barriere insormontabili che portano solo allacutizzarsi dei problemi.
Gli architetti, ma tutti gli artisti in genere, risultano infettati da questo virus.
Nellultimo film di Woody Allen c un bellissimo scambio di battute tra il protagonista, aspirante scrittore di romanzi, ed Hemingway. Il protagonista chiede al grande scrittore di leggere il suo manoscritto per dargli la sua opinione. Hemingway, in tutta onest, gli dice a muso duro un qualcosa che suona cos: non chiedere mai ad uno scrittore di giudicare il tuo romanzo, ti dir sempre che fa schifo perch noi scrittori siamo invidiosi e rivali, e non accettiamo il successo altrui!
tristissimo, ma proprio cos, gli artisti vivono nella rivalit e, di questi tempi, vivendo in unera imbastardita dal consumismo, dalla frenesia e dalla voglia di apparire, essi tendono a non ascoltare nessuno, e a superare s stessi in termini di stravaganza pur di apparire.
Quando questo avviene nelle arti in genere, il problema relativo, perch risulta limitato al loro ristretto campo dazione, un libro, un museo, una sala per concerti, una parete di casa, ed una scelta personale quella che fa s che una persona comune entri in contatto con quellopera darte, leggendo quel libro, visitando quel museo, ascoltando quella musica, o appendendo sulla parete di casa un determinato quadro.
Quando per questo si verifica tra gli architetti, gli effetti collaterali sono ben diversi, perch gli architetti modificano lo spazio vissuto e, con le loro realizzazioni, possono influire positivamente, o molto negativamente, sulla salute psicofisica delle persone.
Arroccarsi dunque in un mondo tutto proprio, dove per poter dare libero sfogo al proprio estro creativo un architetto pu arrogarsi il diritto di non ascoltare il parere degli utenti finali della sua opera, ridotti al ruolo di cavie umane su cui testare le proprie convinzioni, porta alle estreme conseguenze che stiamo vivendo oggi, dove le citt risultano sempre meno vivibili e, a detta della Commissione Europea per lAmbiente, gli edifici che abbiamo realizzato negli ultimi 70 anni risultano responsabili del 51% del consumo energetico e del surriscaldamento del pianeta un bel successo se, come lei sostiene, Per voler bene al mondo, oggi, occorre essere problematici.
Io, sbagliando, penso che la nostra presunzione di onnipotenza, tanto cara al suo Zevi che sosteneva che chiunque poteva ritenersi un poeta dellarchitettura, debba essere messa da parte, per riprendere la retta via che abbiamo smarrito.
Le rammento che in Italia, lultimo (o forse il penultimo) ad aver passato la sua vita dicendo io non sbaglio mai stato Mussolini, e si visto la fine che ha fatto.
Che senso ha dire Noi cercheremo di ostacolarla? Perch uno, senza conoscere il lavoro di una persona, dovrebbe a priori decidere di ostacolarla? Ovviamente la risposta nella frase di Hemingway di cui sopra.
Ma questo non il modo giusto per progredire, un modo un po infantile e litigioso di farsi la guerra lun laltro, modo che non giova n alluno n allaltro. Questo sistema fa s che, a pagarne le conseguenze, sia lignara societ, costretta ed assistere inerme ad una guerra ideologica che, in quanto tale, una guerra stupida.
Lei mi chiede:Chi non ha limiti culturali e parzialit di vedute? Lei, forse? Ha verit tali da ritenersi completo culturalmente e detentore duna verit indiscutibile?
Io le rispondo che non ho, e non presumo di avere, delle verit indiscutibili, per ho avuto il coraggio, fin da studente, di mettere in discussione le cose che mi venivano impartite in maniera dogmatica. Rarissimamente volte dallaltra parte della cattedra ho avuto la possibilit di trovare gente aperta al dialogo, e cos ho sviluppato il mio interesse nella controinformazione che, se non altro, mi d la possibilit di avere una visione pi ampia della realt.
Le faccio un esempio, molto riduttivo del problema: gli edifici della Garbatella di Roma che risultano essere i pi celebrati dalla cultura ufficiale sono gli Alberghi Suburbani realizzati da Innocenzo Sabbatini. Questi edifici dovevano servire a dare ricovero agli sfollati del centro storico, che tali erano, in seguito alla politica degli sventramenti. La guida di Roma Moderna li definisce cos: quattro alberghi denunciano una sperimentazione progettuale che rimanda a suggestioni futuriste, ad un pittoresco tec
2/1/2012 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Gentile Mazzola, io amo combattere le idee, non le persone. E lo faccio senza compromessi. Per di pi sono poco hegeliano. Tra due teorie contrapposte non miro alla loro sintesi. Difendo la mia con tutte le energie possibili, perch prevalga. La scienza funziona in questo modo, con ottimi risultati. Il dibattito tra chi sosteneva che la terra fosse tonda e chi piatta, non costrinse la stessa a diventare una brioches. Perch non dovrebbe funzionare cos anche il resto del mondo?
Detto questo, non posso accettare una discussione fondata sul presupposto della vanagloria degli artisti. Non minteressa la psicologia, perch ci capisco poco. Minteressano, vanagloria o meno, gli esiti del lavoro degli artisti i quali, se non possono creare ma solo copiare dal passato, tali non considero.
Difficile, quindi, per me continuare un confronto sullarchitettura senza larchitettura (perch quella da voi proposta, tale non considero). La creativit il mio paraocchi senza il quale non minteressa vedere nulla, almeno su questo giornale.
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11080
di ettore maria mazzola
del 01/01/2012
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Un anno molto difficile
di
Sandro Lazier
Caro Lazier,
lei dice: Mi ero promesso una riflessione di fine anno un anno molto difficile da proporre ai lettori in vista di quella che sar sicuramente una svolta nella professione degli architetti. Limminente riforma degli ordini professionali, ed aveva tutto il diritto di farlo, ma per far questo avrebbe dovuto evitare di scadere in argomentazioni ideologiche, prive di relazione con loggetto del discorso, e soprattutto false e fuorvianti.
Nessuno avrebbe messo mai in discussione le sue parole, se il suo discorso si fosse limitato a discutere delle problematiche reali che riguardano la nostra professione e la burocrazia che le gira intorno.
Il problema che lei si era promesso di fare il solito monologo sciacqua cervello, ma incappato nella critica non solo mia, ma anche di altri lettori dovrebbe dedurre che non tutto ci che dice risponda allopinione di tutti gli architetti, e soprattutto delle persone che non hanno nulla a che fare con la nostra professione se non quella di dover vivere allinterno di ci che noi progettiamo.
La parzialit del suo punto di vista, e lastio nei confronti di chi diverge dal suo pensiero la portano quindi a sparare accuse come quella che mi vede come un pasdaran ma che centra la religione in tutto ci? Posso avere qualche sospetto, ma lascio andare la cosa perch, ritenendomi laico ed obiettivo, la cosa mi fa abbastanza ribrezzo.
La sua parzialit di vedute, che in realt si chiama limite culturale la porta a definire il mio progetto per Corviale come una caricatura dellottocento neoclassico, dimostrando che lei non conosce affatto quel periodo storico!
Per sua conoscenza, comunque, la informo che il mio progetto e i miei scritti partono proprio da una dura critica nei confronti del Neoclassicismo e del Beaux Arts che considero due grandi errori, analoghi, ma in maniera diversa, allerrore pi grande dellInternational Style, perch portarono ad una visione piatta e uniforme del mondo. Se ne deduce che lei, abituato a parlare con la pancia, piuttosto che con la mente, abituato a giudicare le immagini in base al suo pregiudizio malattia tipica degli architetti non riesca a riconoscere un impianto urbanistico ottocentesco, da un altro che tende invece ad armonizzarsi allambiente in cui sorge in base ad un modello senza tempo o forse non lo conosce affatto!
Il Neoclassicismo, e peggio ancora il Beaux Arts, con le loro visioni piatte, prevenute e ottuse, hanno gettato le fondamenta alla teoria dellazzeramento della storia. Basta leggere gli scritti di Giulio Magni, o di Gustavo Giovannoni, per rendersi conto di quello che era il sentimento generale allinizio del Novecento. Ecco quindi che, se da un lato ci fu ovunque in Europa un tentativo di rivendicare le proprie origini culturali con movimenti reazionari che portarono alla riscoperta delle tradizioni locali e del regionalismo che a Roma generarono il Barocchetto Romano dallaltro ci fu il proliferare di movimenti reazionari avanguardisti e visionari che, sebbene risultassero mossi da tutte le buone intenzioni di indipendenza, finirono per sfociare nella peggiore produzione architettonica e urbanistica dellintera storia dellumanit, specie a seguito delle cose portate avanti da LeCorbusier sponsorizzato dallindustria automobilistica. (Essendo largomento lungo e complesso, e non volendo monopolizzarle lo spazio, la invito a leggere il mio vecchio post sul blog De-Architectura in cui raccontavo, elencando le fonti, una serie di verit nascoste dellavvento del Modernismo).
Il problema delle persone che, come lei, pensa di dove guardare solo in avanti, quello che ha finora generato solo problemi. Chi guarda solo in avanti presuntuoso, e talvolta nasconde una impreparazione culturale, chi invece si guarda anche indietro, per vedere se c qualcosa di saggio da riprendere in considerazione, non un passatista, antichista o tutto ci che lei vorr dire, bens una persona umile che, diversamente dallarchitetto demiurgo modernista, pensa di poter fare tesoro dellesperienza passata che il tempo ha dimostrato aver avuto successo, unesperienza che, se ha funzionato, pu ancora funzionare, eventualmente con i dovuti aggiornamenti.
Piuttosto che accusare con argomenti insulsi chi secondo lei compie falsi storici, farebbe bene ad accusare chi promuova il falso futuro Tra laltro, guardando i suoi progetti, qualcuno potrebbe definirli come dei falsi storici che pescano negli anni 50 e 60, con intrusioni operate falsificando Eisenmann e i decostruttivisti, ma cosa conta un giudizio del genere per chi, diversamente dallarchitetto rivale, non ha interesse a farlo?
Le consiglio di evitare quindi di parlare per luoghi comuni, con frasi come Abbiamo necessit di rinascere, di recuperare ventanni di letargo conservatore, ventanni di nausea per le minestre rifatte e riscaldate, le sagre della zucca e del culatell
1/1/2012 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Nessuno avrebbe messo mai in discussione le sue parole
Male. Pretendo dessere discusso e contraddetto.
La sua parzialit di vedute, che in realt si chiama limite culturale la porta a definire il mio progetto per Corviale
Io sono convintissimo della mia parzialit di vedute e del mio limite culturale, ma non me ne dispiaccio. Diffido sempre di chi si dice obiettivo e imparziale. Le volont che vengono imposte come leggi di natura, oppure della ragione (ed questo il vero limite del razionalismo, non la vanagloria degli architetti) sono pericolose. Occorre limpidamente dichiarare la propria parzialit e offrirla al confronto. Queste sono la scienza e la democrazia moderne. Lobiettivit una tensione morale che appartiene al senso di giustizia di ognuno, ma non pu essere il motore delle idee. Pu essere lesito di un confronto, mai il fine.
Chi non ha limiti culturali e parzialit di vedute? Lei, forse? Ha verit tali da ritenersi completo culturalmente e detentore duna verit indiscutibile?
Il problema delle persone che, come lei, pensa di dove guardare solo in avanti, quello che ha finora generato solo problemi.
Una volta Einstein scrisse: Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potr porne uno.
Quindi la cosa minorgoglisce. Io sono fiero di essere un problema e non una facile soluzione per una societ addormentata che sta correndo a cento allora verso lincivilt. In periodi come lattuale, occorre stimolare la creativit, lidea originale, non la copia di quelle passate perch, quelle, erano originali (non sempre) allora e risolvevano (non sempre) problemi dallora. La soluzione per lei quale sarebbe? Cercare di non sollevare problemi nuovi perch, per quelli antichi, gi abbiamo la soluzione che funziona? Il compito supremo dellarte moderna quello di scavare nelle pieghe nascoste dellanima per nutrire anche quelle. Oggi sappiamo bene che il disagio il motore del cambiamento. Chi sta bene e ha il culo al caldo non si muove. La modernit, diceva Baudrillard, trasformare la crisi in valore. Per voler bene al mondo, oggi, occorre essere problematici.
Detto questo, le riconosco di essere aperto al confronto. Le riconfermo, per, che io sono schieratissimo e poco disposto ai compromessi ideali. Come giusto che sia nel gioco democratico. Porto avanti le mie tesi, con Paolo Ferrara, su un giornale che abbiamo fondato su basi dichiaratamente zeviane. Non si scandalizzi, quindi, se saremo duri nei giudizi verso larchitettura che lei propone. Se riuscir a realizzarla, buon per lei. Noi cercheremo di ostacolarla nelunico modo che ci concesso, cio con la critica e il confronto didee. Saranno i lettori a decidere se continuare a condividere le nostre tesi oppure le vostre. Giudicarle vere o false ci penser il futuro.
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10957
di ettore maria mazzola
del 30/12/2011
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Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Lazier,
pedante sar lei, con la sua presunzione ed arroganza, e con le sue patetiche frasi alla Zevi sull'architettura di stampo tradizionale.
Credo proprio che il suo problema sia quello della "volpe e dell'uva".
Visto che, come ha sostenuto nel precedente commento, nella sua formazione c' "pochissima accademia", piuttosto che parlare per luoghi comuni e menzogne, accusando gli altri delle proprie colpe, vada lei a riformarsi, perch lei, e non io, la dimostrazione dei limiti dell'universit italiana.
Impari a dialogare civilmente con chi non la pensa come lei ... o le d fastidio non poter continuare a fare i suoi monologhi?
Il web democratico, e tutti hanno la possibilit di replicare, specie quando si sostiene l'assurdo per tenere in piedi il suo castello di falsit e di pregiudizi.
Accusa gli altri di non rispondere alle domande, ma lei uno slalomista da far impallidire Alberto Tomba, non ha dato ancora alcuna risposta alle domande precedenti.
E si aggiorni, sembra la fotocopia mal riuscita del suo idolo Zevi.
Non ho problemi a riprendere il discorso, ma a patto che si rientri nei limiti della civilt, mi auguro quindi che pubblichi questa mia replica e rientri nei limiti della correttezza.
30/12/2011 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Non ho problemi a pubblicare repliche. Ci mancherebbe.
Piuttosto, a parte le caricature mia, di Zevi, della volpe e dell'uva, in tanta confusione mi son perso le domande a cui dovrei dare risposta. Sicuramente sar un mio limite accademico, perch oltretutto non so neppure sciare. Ma non fa nulla, non me ne dispiaccio. Direi di salutarci qui per non annoiare oltre chi ci sta seguendo.
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10955
di ettore maria mazzola
del 30/12/2011
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Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Vilma,
non ti facevo cos!
Per cui mi costringi a dirti che so bene che mi rendo conto che la cultura altrui possa dare fastidio ma non posso farci nulla.
La cultura produce tanti nemici, ed inimicarmi persone che dicono certe cose non mi dispiace.
Non mia intenzione fare "il Dio", ed quanto meno infantile esprimersi come hai fatto nel tuo commento.
Visto che amo la ricerca, e visto che amo non fossilizzarmi su ci che ho studiato - a differenza di chi continua ad esprimersi per luoghi comuni e pregiudizi figli della pseudo cultura anni '60-'70 - quando scrivo lo faccio per il piacere di condividere, con chi ne abbia voglia, un po' di cose che la "cultura" ufficiale non ha fornito. Non lo faccio per vanagloria, ma solo perch spero che certe "cose non dette" possano aiutare tutti a riflettere sulle proprie convinzioni, e a smontare quel castello di menzogne che stato costruito nel mondo dell'architettura, dell'urbanistica e dell'arte italiana nel quale ami crogiolarti!
Se ti disturba non posso farci nulla, resta pure nel tuo mondo che finge di aggiornarsi ma rifiuta di guardarsi alle spalle per vedere se tutto ci che finora stato detto e scritto corrisponda a verit!
Quando scrivo i miei libri e articoli (non ovviamente i commenti su un blog), mi baso su fonti ufficiali che cito sempre, per evitare che qualche malpensante mi accusi di metterci dentro dell'ideologia.
A me non piace la storia "interpretata", ma quella raccontata in maniera cruda e vera. So benissimo che, scrivendo in questo modo, possa capitarmi di schiacciare i piedi a troppe persone, specie quelle autoproclamatesi esperte di storia e di critica, ma "cos se vi pare".
Se devo dirtela tutta, ne ho le scatole piene di parolai che scrivono cose incomprensibili per giustificare cose astruse. Queste persone sono dannosissime, perch alimentano quel sistema schifoso che vuole che a poter parlare di arte, architettura e urbanistica possano essere solo gli autoproclamatisi "esperti", mentre la gente comune deve limitarsi a subire le angherie degli "esperti" e fare da cavia per le loro sperimentazioni. Riflettici su
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10952
di ettore maria mazzola
del 29/12/2011
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Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Caro Lazier,
prima di accusare la gente di dire idiozie, si documenti. La frase di Zevi che ho menzionato e che lei crede unidiozia invece una cosa verissima che, nel 1996 venne anche utilizzata a mo di slogan per uniniziativa dedicata a Zevi, ricordo che ne presi nota vedendo la locandina affissa nel Dipartimento di Architettura e Analisi della Citt di Valle Giulia io non dico idiozie, mi limito a raccontare i fatti in maniera asettica, diversamente da Zevi e da lei, che non sapete fare a meno di infarcire la vostra storia storicista di ideologia.
Sul secondo punto del suo commento, visto che, fortunatamente ammette che il mio testo corrisponda a verit anche se dice solo in parte non mi ripeto, perch non ne vale la pena, per vorrei farle notare, retorica o non retorica, lunica architettura che il fascismo ha imposto per legge quella del Razionalismo. Questa cosa lho raccontata in prosa e musica, riportando tutti i fatti che lo dimostrano, dal voltafaccia di Mussolini nei confronti di Brasini, dopo essersi fatto fare il lavaggio del cervello con la Tavola degli Orrori della mostra di Bardi, alla vera storia della Casa del Fascio di Como, e tutto ci che venne detto e fatto in conseguenza di quellevento, fino alla norma del 38 che ho riportato nel precedente commento.
A proposito di idiozie, la sua frase relativa al Corviale davvero di proporzioni immani: scelta urbanistica e architettonica che, sebbene imperfetta per tante ragioni, creava un argine (intenzionalmente di dimensioni geografiche) ad una citt che altrimenti, sulloratoria del quartierino a misura duomo e del volemosebbene che tutto concilia, si sarebbe concessa ad una espansione sconfinata, priva dun tessuto autentico, anche se travestita con le carnevalate postmoderne dun tradizionalismo alla deriva. La invito a leggersi il mio La Citt Sostenibile Possibile, nel quale ho potuto smontare pezzo per pezzo queste balle che ci sono state raccontate, dimostrando con i conti ufficiali attualizzati (presi presso larchivio dellIACP), quanto sia costato costruire gli edifici (organizzati per tipologie edilizie) di quartieri come Testaccio, San Saba, Garbatella, Sannio, Appio, Trionfale, Flaminio, ecc. e quanto sia costato il Corviale. Inoltre, grazie ai meticolosi documenti di cantiere custoditi presso lo stesso archivio, ho potuto dimostrare quanto tempo sia stato necessario per costruire le prime 122 case di Corviale (uninezia rispetto alla dimensione totale) e quanto ce ne sia voluto per costruire gli edifici dei quartierini che lei tanto critica parlando per luoghi comuni!
Quanto allo sperpero di territorio, con il progetto di rigenerazione di Corviale che ho sviluppato lo scorso anno, ho potuto dimostrare che, aumentando di 2000 unit i residenti e inserendo una serie di attivit oggi inesistenti, sfruttando il premio di cubatura, si pu realizzare uno dei quartierini a dimensione umana che lei detesta. La cosa interessante che, alla fine, risulta possibile restituire al territorio circa 13 ettari compromessi dallattuale Corviale, inoltre possibile non solo dare una casa a chi ne ha bisogno, creando un mix sociale e funzionale, ma anche ottenere un grande guadagno economico per la pubblica amministrazione, che si tradurrebbe in un beneficio per lintera cittadinanza talvolta i luoghi comuni possono essere smontati, semplicemente mettendosi in gioco, e provando a vedere se quello che ci stato detto corrisponda davvero a verit!
Sul credo bigotto di Burke la cosa non mi interessa, visto che anchio mi sento un laico, e le dico anche che la cosa non ha alcun senso relativamente alla frase che le ho citato. evidente che lei preferisca citare una frase che possa aiutarla a screditare Burke nel vano tentativo di avere ragione a me per questo atteggiamento mi stimola una citazione di Viollet-Le-Duc: amiamo vendicarci delle conoscenze che ci mancano con il disprezzo ... ma sdegnare non significa provare.
Se lei conoscesse bene la Teoria del Falso Storico, come lha enunciata Cesare Brandi, ovvero quando e come si configura un reato di falsificazione, probabilmente eviterebbe di dire che se lantica statuaria non fosse stata restaurata da personaggi come Bartolomeo Cavaceppi i musei risulterebbero pi autentici, meno formali e bugiardi ma non c peggior sordo di chi non voglia ascoltare.
Infine lei dice: Per finire il mio rapporto con Zevi. Se lei sapesse quanta poca accademia c nella mia formazione, forse capirebbe la ragione del mio vigoroso e sincero sostegno zeviano. Ho le mie idee, non si preoccupi, che non sempre concordano con quelle di chi considero un maestro, darchitettura e di vita. Difendo Zevi per quello che di lui conosco e mi irrita parecchio se qualcuno ne imbroglia superficialmente la memoria per semplice propaganda personale. Tutto qui chiarendomi tante cose!!
29/12/2011 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Mazzola, con lei, come con i pedanti pieni di sé in genere, ci vuole un
sacco di pazienza.
Le ho chiesto di documentare la sua frase, che ho definito uno strafalcione, e
lei, invece di citarmi uno scritto, un documento, mi risponde parlando di convegni
imbattuti per caso. Io posso anche credere che, nella contingenza d’una
situazione particolare, Zevi abbia sostenuto che l’insegnamento della storia
dell’architettura (tra l’altro la materia che egli stesso insegnava)
potesse inibire la formazione degli architetti. Se, per esempio, la storia fosse
quella che propugna lei, lo affermerei anch’io, senza alcun dubbio. Lei,
a sostegno del suo impianto accusatorio, se così si può dire, potrebbe
anche affermare che Zevi si masturbasse in aula leggendo Il Linguaggio Classico
dell’Architettura di John Summerson, ma lo dovrebbe dimostrare con documenti
e prove. E, se anche riuscisse a dimostrarlo, probabilmente questo episodio non
basterebbe a scalfire sensibilmente la personalità profondamente anticlassica
e antiaccademica di tutta la vita di Zevi.
Ma lei pensa davvero di poter intaccare un monumento della cultura del novecento,
qual è stato Bruno Zevi, semplicemente provando a rovistare nel cestino
della spazzatura?
Lei dice: “…l’unica architettura che il fascismo ha imposto
per legge è quella del Razionalismo”.
Lo vede perché la storia che racconta lei inibisce la formazione degli
architetti? Come si può sostenere una tesi così banale e bugiarda?
Il fascismo cavalcò, per propaganda, il periodo razionalista dei migliori
e più attenti architetti italiani dell’epoca. Il razionalismo non
fu un’invenzione italiana. Il fascismo non poté fare propria quest’invenzione
rivoluzionaria se non strumentalmente, per cavalcarne l’ideale di rivoluzione
civile e sociale poi puntualmente disatteso. Una volta raggiunto il potere,
prevalse l’ideale littorio e monumentale del’identità nazionale
e della conservazione, il cui esito architettonico fu affidato principalmente
a Marcello Piacentini. Furono gli anni della devastazione dei centri storici
e delle città gotiche e romaniche, sostituite dall’urbanistica
trionfale e dalla mistificazione del passato per giustificare le assurdità
del presente. Ai regimi non interessa né il passato né il futuro.
Interessa solo il presente. I giovani architetti razionalisti, formati su concetti
internazionali e cosmopoliti, s’illusero di determinare l’esito
sociopolitico che questi concetti professavano. Concetti che ben presto svanirono
nella melassa del nazionalismo cafone e grottesco di capitelli, colonne, archi
e italici monumenti. I migliori tra gli architetti del razionalismo non ebbero
il tempo di riscattare con la maturità lo slancio intellettuale della
loro gioventù che li vide ingenui complici del regime: Giuseppe Pagano
morì a Mauthausen il 22 aprile 1945 all’età di 49 anni;
Edoardo Persico venne trovato morto nella sua casa di Milano, nel gennaio 1936,
a trentacinque anni di età; Attilio Terragni morì fulminato da
una trombosi cerebrale a Como, il 19 luglio del 1943, all’età di
39 anni.
Marcello Piacentini muore, senza riscattare nulla, a Roma il 18 maggio del 1960
all’età di 79 anni ma, come architetto, come disse Zevi, anche
lui morì giovane, nel 1925.
Per quel che riguarda Corviale, non credo che si possa rimediare ad un errore
proponendone uno ancora più grande. Se occorre vestire gli ignudi, non
è il caso di ricorrere ancora alla crinolina.
Per quanto riguarda Bardi, lascio parlare egli stesso:
“Il restauro deve mirare al ristabilimento della unità potenziale
dell’opera d’arte, purché ciò sia possibile senza
commettere un falso artistico o un falso storico,
e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell’opera d’arte
nel tempo.” (Brandi, Teoria del restauro, 1963:34-36)
” Una volta che il materiale è stato usato nella costruzione
fisica, passa alla storia come risultato di opera umana. Prendendo lo stesso
tipo di marmo dalla stessa cava in due tempi differenti, uno al tempo della
creazione originale e l’altro all’epoca del restauro, la materia
è la stessa chimicamente, ma con una differente rilevanza storica sia
nella esecuzione sia nell’aspetto. Non si può, perciò, pretendere
che una ricostruzione possa avere lo stesso significato dell’originale;
Commento
10951
di ettore maria mazzola
del 29/12/2011
relativo all'articolo
Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Caro Lazier,
che lei sia un discepolo di Zevi lo abbiamo capito gi in precedenza, che lei non sia in grado di mettere in discussione le cose che ha detto e fatto il suo maestro, altrettanto.
Tuttavia Zevi, bench abbia scritto libri di storia dell'architettura (moderna e contemporanea) colui il quale, emulo di Gropius, tenne a dire che l'insegnamento della storia dell'architettura andava eliminato perch limitativo delle potenzialit della mente dell'architetto.
Zevi quel personaggio che, come ha ricordato un paio di anni fa Marconi, al suo ritorno in Italia dolpo l'esilio negli USA per scampare alle persecuzioni razziali, nel '61-'62, una volta insediatosi a Valle Giulia avvi quel processo di manipolazione della storia dell'architettura che ha portato alla ridicola confusione attuale che vede l'architettura tradizionale come "fascista" e quella moderna come "liberale". Zevi quello che si present ad un "uno contro tutti" di Maurizio Costanzo per difendere a spada tratta il Corviale di Mario Fiorentino. Zevi quello che chiam ad insegnare a Roma personaggi che, a parte l'ideologia politica (e architettonica) non avevano titoli, alimentando il clima di odio nei confronti di personaggi come i Fasolo che erano visti come "fascisti". Lei potr continuare ad accusare di fare tutti gli strafalcioni che crede, ma la realt che per Zevi la storia guardava solo in avanti e poco o nulla indietro. Ma, come diceva Edmund Burke: Una civilt sana quella che mantiene intatti i rapporti col presente, col futuro e col passato. Quando il passato alimenta e sostiene il presente e il futuro, si ha una societ evoluta.
Quanto al discorso sulla "falsificazione", ferma restando la citazione della norma contenuta nelle "Istruzioni per il Restauro dei Monumenti" del 1938 che ho riportato nel commento precedente, basterebbe che lei conoscesse le ragioni reali che muovevano Brandi e Pane per capire quale fosse il motivo, tutto italiano, di sostenere certe idiozie che, mai in passato, erano state sostenute. Chi sarebbe stato mai Winkelman se i romani non avessero fatto copie della statuaria greca? Cosa sarebbero i musei di tutto il mondo senza le aggiunte alle statue antiche fatte da personaggi come Bartolomeo Cavaceppi? Penso che una lettura di Carlo Ceschi potrebbe aiutarla a liberaarsi da qualche luogo comune e da tanti pregiudizi figli dell'educazione che le stata impartita nell'universit. In ogni modo, lei nel suo ultimo commento ha rigirato la frittata, e non ha risposto alle mie domande.
29/12/2011 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
- Zevi tenne a dire che l'insegnamento della storia dell'architettura andava eliminato perch limitativo delle potenzialit della mente dell'architetto
Mi dice dove ha preso una simile idiozia? totalmente falso. Zevi sosteneva esattamente il contrario.
-Zevi una volta insediatosi a Valle Giulia avvi quel processo di manipolazione della storia dell'architettura che ha portato alla ridicola confusione attuale che vede l'architettura tradizionale come "fascista" e quella moderna come "liberale"
In parte vero. Zevi non manipola la storia ma la rilegge. Considera luomo padrone del proprio destino e non carbone da bruciare nella locomotiva della storia (Popper). Nessuno storicismo (n fascita, n nazista, n comunista, n quantaltro) e nessuna teoria che annienta la libert dei singoli individui ha, per cos dire, una vocazione espressiva liberale. Tutti i fascismi si vestono di certezze e quindi di tradizione, mistificando con la retorica del passato soprattutto il presente, che la sola cosa che a loro interessa. Il tradizionalismo quindi un indicatore oggettivo duna tensione verso lautoritarismo politico e sociale.
-Zevi quello che si present ad un "uno contro tutti" di Maurizio Costanzo per difendere a spada tratta il Corviale di Mario Fiorentino
Questo vero. Difese coraggiosamente una scelta urbanistica e architettonica che, sebbene imperfetta per tante ragioni, creava un argine (intenzionalmente di dimensioni geografiche) ad una citt che altrimenti, sulloratoria del quartierino a misura duomo e del volemosebbene che tutto concilia, si sarebbe concessa ad una espansione sconfinata, priva dun tessuto autentico, anche se travestita con le carnevalate postmoderne dun tradizionalismo alla deriva. (Vedi Krier e Portoghesi ad Alessandria)
- ma la realt che per Zevi la storia guardava solo in avanti e poco o nulla indietro
Questo verissimo. Per Zevi, i veri capolavori dellarchitettura contemporanea non hanno dieci anni, o cinquanta, o cento, ma trentamila!
-Da laico convinto sorvolerei su E. Burke, fondamentalmente un bigotto conservatore con il dono della profezia. Ecco cosa prediceva nel 1790 a proposito della Rivoluzione Francese: Se questa mostruosa costituzione continuer a vivere, la Francia sar interamente governata da bande di agitatori, da societ cittadine composte da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti che comporranno una ignobile oligarchia , fondata sulla distruzione della corona, della Chiesa, della nobilt e del popolo. Qui finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di diritti dell' uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia tutti saranno assorbiti, soffocati e perduti per sempre".
Non c' che applaudire!
- Cosa sarebbero i musei di tutto il mondo senza le aggiunte alle statue antiche fatte da personaggi come Bartolomeo Cavaceppi? Forse sarebbero pi autentici? Meno formali e bugiardi?
Per finire il mio rapporto con Zevi.
Se lei sapesse quanta poca accademia c nella mia formazione, forse capirebbe la ragione del mio vigoroso e sincero sostegno zeviano. Ho le mie idee, non si preoccupi, che non sempre concordano con quelle di chi considero un maestro, darchitettura e di vita. Difendo Zevi per quello che di lui conosco e mi irrita parecchio se qualcuno ne imbroglia superficialmente la memoria per semplice propaganda personale. Tutto qui.
Commento
10950
di ettore maria mazzola
del 28/12/2011
relativo all'articolo
Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Nelle mie parole non c' nessuna "argomentazione emozionale che cerca di tradurre in teoria uno stato danimo avverso, per pregiudizio, a qualsiasi ricerca e novit formale". Tant' che, per esempio, mi sono pi volte espresso contro il sistema Beaux Arts, e il New Urbanism, ed ho apertamente criticato il progetto di Lon Krier & co. (pi & co. che Lon per Tor Bella Monaca).
Io faccio l'architetto e l'urbanista, e sono anche uno storico, cosa ben diversa dallo "storicista", quindi sarei davvero curioso di sentir dire da lei quale sarebbe "La storia, quella autentica". A tal proposito, proprio perch ritengo che da Zevi in poi la Storia si sia insegnata in maniera fuorviate e ideologica, nel 2004 ho pubblicato un libro che si intitolava "Controstoria dell'Architettura Moderna in Italia", e poi ho pubblicato "Architettura e Urbanistica - Istruzioni per l'Uso", fino all'ultimo "La Citt Sostenibile Possibile", dove la Storia, quella vera e documentata, stata riportata con tanto di fonti, proprio per dimostrare i pregiudizi e le menzogne che ci sono stati impartiti. Quanto al "Falso Storico", ho scritto diversi articoli, e un capitolo del libro "Como, La Modernit della Tradizione", nel quale dimostravo, dati storici inconfutabili alla mano, quanto falso sia il problema della falsit.
Nella mia professione, pur essendo un sostenitore della "continuit nella tradizione" (che non vuol dire fossilizzarsi, ma semplicemente rispettare sempre il contesto e non ripetersi "stilisticamente"), non ho mai avuto pregiudizi nei confronti della ricerca, tant' che sono stato il primo ad utilizzare a Roma il sistema dell'elettroosmosi attiva per il risanamento dall'umidit del Convento di Sant'Alessio all'Aventino (pubblicato su Costruire nel lontano 1997). Come vede, lei ad avere troppi pregiudizi nei confronti di "Salngaros e i suoi discepoli", che dice di conoscere, ma forse solo per sentito dire.
Sarei curioso anche di sapere quali sarebbero quelle "opere e quegli architetti che, molto seriamente e spesso faticosamente, hanno riflettuto e lavorato ben al di l della propria vanagloria", magari potremmo divertirci a discuterne a fondo per vedere quanto la cosa corrisponda a verit.
Non ho assolutamente dubbi sulla sua affermazione: "Gli appelli a presunte volont popolari, al desiderio della gente e dei cittadini ripeto che per me sono solo entit statistiche prive di un sentimento e di una volont univoca sono, questi s, materia ideologica da maneggiare con cura. La storia, quella autentica, ce lo insegna", poich si tratta di cose che agli architetti antitradizionali, che non intendono confrontarsi con gli altri esseri umani, non interessano affatto. A tal proposito, relativamente alle "entit statistiche prive di un sentimento e di una volont univoca", dalla conoscenza della "controstoria" a me risulta esattamente l'opposto di ci che lei va dando per certo ... come la mettiamo?
cordialmente
Ettore Maria Mazzola
28/12/2011 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Scusi Mazzola, ma definire Zevi uno storico ideologico mi sembra veramente uno strafalcione che non pu passare indenne. Ma quando mai? Con quali argomenti sostiene una cosa del genere? Accusa sommariamente Zevi dideologismo mentre lei stesso afferma dati storici inconfutabili alla mano, quanto falso sia il problema della falsit? Ma si rende conto di cosa sta dicendo? Dinconfutabile, per Zevi e chi la pensa come lui, non c proprio nulla! Zevi ha una concezione della storia sostanzialmente critica, sempre discutibile e, soprattutto, intenda bene, popperianamente falsificabile. Altro che il falso problema della falsit che lei cita inciampando in un paradosso grottesco.
I nostri storicisti neoclassici, neobarocchi, neoislamici, neo-post-moderni dovrebbero arrossire dalla vergogna; anzi, peggio. "Come il fanatismo cattolico ieri, lo storicismo moderno una fede che ha sulla coscienza milioni di morti. Il perch presto detto. lo storicismo il punto di vista secondo cui esiste una legge di evoluzione della societ e della storia, una legge che gli uomini non fanno ma subiscono e a cui, collaborano. Ma se c' una legge che governa la storia "malgrado gli individui", come diceva Croce, o che regola il movimento della societ, come diceva Marx, o ancora che presiede allo svolgimento dello Spirito, come affermava Hegel, allora la conoscenza di questa legge - la conoscenza del futuro della storia - non d scampo: poich il futuro necessario, chi vi si oppone semplicemente si pone fuori dalla storia e pertanto pu e deve essere abbattuto come un ostacolo da chi invece l'asseconda, facendosi portatore del progresso e levatrice dell'inevitabile. E' cos che , sentendosi chiamata dalla voce del destino, la razza eletta o la classe eletta va in battaglia al grido "Dio con noi" o a quello equipollente " la Storia con noi"". Infatti, "lo storicismo e le teorie che ad esso si richiamano sono una mistificazione; esse non prendono la via corretta delle scienze sociali, ma quella della teologia della storia". (da Procedimenti induttivi e scientificit inventiva - Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi- Marsilio)
Ma come si fa ad accusare la teoria popperiana della falsificabilit, il massimo del pensiero anti-ideologico, dideologismo? Che senso pu avere?
Commento
10949
di ettore maria mazzola
del 28/12/2011
relativo all'articolo
Sopprimere le Commissioni edilizie
di
Sandro Lazier
Penso che lapertura del post di Lazier: Tra i diritti fondamentali di una persona c anche quello di potersi costruire la casa con unarchitettura rappresentativa della propria cultura e sensibilit, bench vera, sia totalmente priva fondamento.
Infatti, sarebbe vera se a progettare e costruire gli edifici fossero i cittadini. Purtroppo per, visto che a farlo sono gli architetti che tendono a fare solo ed esclusivamente ci che la loro mente ideologizzata gli suggerisce, e mai ci che i loro clienti gradirebbero non ha alcun senso dire che non si dia la possibilit alla gente di vivere negli edifici che vorrebbe.
Ci vuol dire che il lamento di Lazier relativo alla agli architetti di fare ci che vogliono magari fosse vero!
Che mi risulti, l'unica cosa che non si pu fare in Italia un edificio tradizionale, e, se per miracolo lo si realizza, non c rivista che lo pubblichi. Ergo, lunica cosa che si dovrebbe condannare sarebbe lostracismo nei confronti di chi fa architettura, da parte di chi sa solo fare edilizia Hai visto mai che, per ragioni di coerenza, sia stata chiamata commissione edilizia e non architettonica.
In questa vergognosa diatriba, chi ne paga le conseguenze proprio il cittadino che, a digiuno delle polemiche ideologiche degli architetti, gradirebbe semplicemente vivere in un ambiente rappresentativo della propria cultura e sensibilit.
Per onest espositiva quindi, lautore dellarticolo avrebbe potuto evitare i patetici commenti infarciti di ideologia modernista, e avrebbe fatto bene a riflettere sul fatto che architetti lobotomizzati a parte alla gente comune non frega un bel niente del presunto falso storico e delle fantomatiche case di Nonna Papera!
Forse, anzi ne sono certo, per questa ragione che oggi c chi sostiene che la gente andrebbe educata allarchitettura contemporanea. Ma la realt dei fatti che, non la gente a dover imparare come vivere nelle architetture assurde, ma gli architetti a dover imparare a progettare in maniera umana e rispettosa degli altri!
Lautore s poi spinto in questa affermazione: Non si pu imporre a tutti, per diritto, una tendenza culturale per sua natura reazionaria, generalmente avversa ad ogni forma di novit formale, fondamentalmente conservatrice e tradizionalista, in cui si sostiene il falso storico e si rimpiazzano le poche cose originali rimaste in piedi con la loro caricatura. Non si pu imporre uno stile, una tipologia, nemmeno con lalibi filologico, spacciando il nulla per linguaggio architettonico, a chi non ne vuole sentir parlare perch giudica insensata la mistificazione affermazione del tutto priva di fondamento perch in Italia ci troviamo esattamente in una situazione opposta a quella qui esposta, tant che, sin dal 1938, i nostri soprintendenti seguono alla lettera le istruzioni per il restauro dei monumenti emanate dal Ministero della Pubblica Istruzione che, al punto 8 recitavano: per ovvie ragioni di dignit storica e per la necessaria chiarezza della coscienza artistica attuale, assolutamente proibita, anche in zone non aventi interesse monumentale o paesistico, la costruzione di edifici in stili antichi, rappresentando essi una doppia falsificazione, nei riguardi dellantica e della recente storia dellarte, istruzioni che non sono mai state abrogate e, semmai, peggiorate dalla Carta di Venezia e dal Memorandum di Vienna.
Penso che sia davvero inaccettabile quindi che si possa manipolare la realt facendo credere a chi non conosca i fatti che le cose siano come Lazier le ha raccontate. Per dirla tutta, voglio far notare allautore che gli edifici storici, e non la gente, gradirebbero essere restaurati in maniera filologica, e non con materiali e forme alieni. E non per ragioni nostalgiche e/o estetiche, ma per motivi prettamente strutturali che, a chi non ha cultura, o conosce solo la cultura consumista del mordi e fuggi non interessano affatto, perch la cosa richiederebbe uno studio filologico approfondito che, come tale, non ben visto dagli architetti demiurghi che pensano di poter far derivare le proprie conoscenze sono da s stessi!
E allora, indipendentemente dalla necessit di dover rivedere non solo le Commissioni Edilizie (ma non per le ragioni di Lazier), ma tutta la disciplina urbanistica a partire dalla 1150 del 1942, perch figlia di unideologia che il tempo ha dimostrato fallace, voglio ricordare a Lazier e a chi possa pensarla come lui, un paio di illuminanti norme che, in nome del rispetto per gli altri, dovrebbero essere riconsiderate nel caso si riuscisse a cambiare le cose:
[] Tra le attribuzioni del Comune e della Commissione, dovr essere quella che fa capo al Diritto Architettonico, in quanto lopera esterna non tanto appartiene al proprietario quanto alla citt (estratto dalla Relazione al Piano di Bari Vecchia del 1930)
In armonia con la norma precedente, ma non si tratta di una no
28/12/2011 - Sandro Lazier risponde a ettore maria mazzola
Tirato per i capelli, rispondo.
Conosco la posizione sua, che quella di Salingaros e discepoli.
Posso capire, ma non condividere, le argomentazioni emozionali che cercano di tradurre in teoria uno stato danimo avverso, secondo me per pregiudizio, a qualsiasi ricerca e novit formale.
La deriva demagogica che ne consegue non aiuta certo la comprensione di opere e architetti che, molto seriamente e spesso faticosamente, hanno riflettuto e lavorato ben al di l della propria vanagloria.
Gli appelli a presunte volont popolari, al desiderio della gente e dei cittadini ripeto che per me sono solo entit statistiche prive di un sentimento e di una volont univoca sono, questi s, materia ideologica da maneggiare con cura. La storia, quella autentica, ce lo insegna.
Tema, quello dellautenticit, che converrebbe approfondire con un confronto anche serrato, a condizione di metter da parte battute inopportune sullonest culturale di chicchessia, la facile propaganda dei luoghi comuni sul bello e la bellezza e altre amenit collegate come leuritmia compositiva.
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Commento 11087 di ettore maria mazzola
del 04/01/2012
relativo all'articolo Un anno molto difficile
di Sandro Lazier
Scusi Lazier,
ma lunico ad offendere lei con accuse gratuite, quanto patetiche, ed ridicolo che accusi me di farlo. Conosco bene questo sistema, utilizzato in politica internazionale da molti presunti pacifisti, quindi rispedisco al mittente laccusa, e le dico che mi sono limitato a farle notare che si esprime dicendo "Tra due teorie contrapposte non miro alla loro sintesi. Difendo la mia con tutte le energie possibili, perch prevalga"si comporta come un dittatore.
Se il suo giornale parte dal presupposto che ci che non si condivide (per ragioni ideologiche e non logiche) debba criticarsi a priori, addirittura prima ancora che i disegni e le relazioni descrittive siano noti, se permette un giornale che non conosce il significato dellobiettivit. Cos come non vedo nulla di strano nel farle notare che lantitesi dovrebbe divergere (per motivi logici) dalla tesi, mentre lei propone (e progetta) cose trite e ritrite dalla cultura egemone.
La sua frase Lei, se riesce a fare i suoi quartieri aggiungendo rispettosamente, lo faccia senza patemi. Noi glieli criticheremo come abbiamo sempre fatto non pu quindi che essere riassunta nellaforisma di Viollet-Le-Duc: amiamo vendicarci delle conoscenze che ci mancano con il disprezzo ... ma sdegnare non significa provare.
Quanto al dittatore di Bananas, se lo ha dimenticato, si tratta di un personaggio di Woody Allen che, dopo aver combattuto per cacciare il dittatore, prende il potere e si comporta peggio del predecessore, imponendo cose stupide come: da oggi le mutande andranno cambiate due volte al giorno e, per poter controllare che la cosa avvenga, andranno portate sopra, e non sotto gli indumenti!. Se permette, non c nulla di imbarazzante in tutto ci, mi sembra un paragone azzeccatissimo con chi dice di combattere un sistema imponendone uno ancora pi rigido e ideologizzato.
Quanto al commento di Lenzarini, sarebbe interessante sapere come mai si esprima con frasi come la differenza tra sedicenti 'tradizionalisti' e veri architetti, poich nella realt i veri architetti sono quelli che cercano di fare architettura, mentre quelli sedicenti tali sono coloro i quali si limitano a produrre edilizia ma probabilmente questa sfumatura difficile da comprendere.
Il problema degli architetti lobotomizzati in nome del modernismo che, come nel mito della caverna di Platone, sono fermamente convinti che la loro visione distorta della realt corrisponda alla verit assoluta non importa se al di l dellantro possa trovarsi un mondo migliore che li inviti a riflettere. Del resto, per chi si formato (spesso non per propria colpa) in maniera sommaria e facilona, risulterebbe troppo faticoso rimettersi a studiare, cos risulta pi facile accusare chi ne sappia pi di lui di essere in errore! amiamo vendicarci delle conoscenze che ci mancano con il disprezzo ... ma sdegnare non significa provare.
Pensavo, sbagliando ovviamente, che si potesse instaurare un dibattito utile e costruttivo con chi, pur pensandola diversamente in termini di estetica, sembrava davvero intenzionato a combattere un sistema degenerato ma sono bastati due post per chiarirmi le idee. Non c peggior sordo di chi non voglia ascoltare. Esco quindi da questa caverna, lasciandovi godere delle ombre che tanto credete vere e vi affascinano!