A ciascuno il suo
di Paolo G.L. Ferrara
- 25/1/2001
Tempo addietro, leggendo l'editoriale della rivista "Il Progetto"
-n2-, avevo sottolineato, a mia memoria, la frase "...L'informatica
capovolge l'imperativo della conservazione, delle resistenze e dell'egoismo.
Implica l'apertura, lo spendersi di strutture sensibili in grado di captare
e trasmettere i messaggi dell'ambiente".
Arrivando alla conclusione della lettura ho voluto evidenziare, sempre
a mia memoria, quello che pu essere definito il succo dello scritto:
"L'architettura moderna della nostra epoca gi
iniziata".
Mi ha particolarmente colpito perch ne ho captato la decisa incisivit.
Finalmente qualcuno che non usava l'aggettivo "moderno" esclusivamente
affibbiandogli il sostantivo "crisi".
Relazionandola al contenuto dell'editoriale - cui fanno da premessa le
parole di Toyo Ito-, l'affermazione assume la connotazione di un preciso
obiettivo, quello di dare linfa vitale all'architettura per mezzo delle
relazioni e interazioni che essa pu avere con le nuove tecnologie,
soprattutto quelle identificate da Toyo Ito con il flusso degli elettroni.
Dunque, se "moderno" significa "iniziato da poco; tipico
dell'era attuale"- con tutto ci che tale definizione presuppone
- , parlare di "architettura moderna della nostra epoca"
atto assolutamente significativo.
La modernit in architettura sempre stata momento polemico,
ribelle verso uno status consolidato, come avvenne, ad esempio, nel '600
con la decisiva reazione del Barocco alla sterilit manierista.
Dichiarare che "l'architettura moderna della nostra epoca
gi iniziata" un atteggiamento che nasce dalla consapevolezza
del fatto che "la crisi un valore", da cui se ne possono
generare ulteriori, soprattutto se si considera che qualsiasi nuovo atteggiamento
potr essere portato avanti solo comprendendo le crisi a cui esso
stesso potr essere soggetto.
Le nuove tecnologie s'inseriscono irresistibilmente nell'ambito architettonico.
Non possono non farne parte.
E lo mettono in crisi, dunque ne sono spinta propulsiva per avviare nuove
ricerche.
Fin qui, quanto letto su "Il Progetto".
Il tema delle nuove tecnologie assimilate all'architettura, e la messa
in discussione dei significati spaziali della stessa, ripreso
dal primo numero di "Cross-ing", rivista diretta da Franois
Burkhardt.
Il media building l'oggetto del dibattito a distanza tra Paul
Virilio e Hans Hollein.
Virilio afferma che l'immagine - intesa quale mezzo di comunicazione dell'informazione-
ha assunto in architettura il ruolo di "materia costruttiva"
: " L'immagine non semplicemente un materiale concettuale
che viene riprodotto attraverso il disegno, il modello, l'assonometria
e la prospettiva, ma anche un materiale costruttivo".
Virilio sonda il terreno dal suo punto di vista privilegiato, quello dell'urbanista
e ci rende scorrevole e sensato il ragionamento.
Quel che non convince la riduzione dell'architettura esclusivamente
al ruolo di "facciata", riferendosi principalmente a quella
rivolta verso un luogo - piazza, via principale- ben definito in qualit
di agor contemporanea.
Il concetto di Virilio chiaro: " L'architettura sta diventando
infatti un supporto dell'informazione, per non dire un supporto pubblicitario
in senso lato, un supporto mediatico".
Letta nel senso di "architettura ridotta a supporto" l'affermazione
di Virilio potrebbe essere - come detto- coerente con i significati della
sua teoria sulla nuova architettura urbana, ma se interpretata dal punto
di vista dell'architettura/spazialit sarebbe, francamente, inaccettabile.
Lo spazio/architettura centrale. Lo spazio l'elemento
base dell'architettura.
L'architettura - e rester sempre- spazio pensato, cio
"l'unica espressione tangibile dello spazio di cui la mente
umana sia capace. Afferra lo spazio, inviluppa lo spazio, diviene spazio[]La
vitalit architettonica comporta un richiamo al senso tattile e
a quello visivo: nel peso delle masse vincolate a terra, nel loro incorporeo
librarsi nella luce" . Questo il pensiero di Erich Mendelsohn:
architettura come richiamo al senso tattile e visivo, grazie al suo essere
spazio tangibile.
Senso tattile, senso visivo: Mendelsohn; societ visiva, societ
tattile: Marshall McLuhan, Toyo Ito.
La societ tattile, cos come intesa da T.Ito, influenza
nel modo pi radicale possibile l'architettura; in merito a ci,
in This is Tomorrow, di Luigi Prestinenza Puglisi, si legge: "
La differenza tra le due societ- la visiva e la tattile-
abissale. La prima, infatti, gestisce quantit, forze, pesi, mentre
la seconda lavora con flussi, interrelazioni, valori immateriali"
e si evidenzia il fatto che gli accorgimenti elettronici diventano indispensabili
affinch l'uomo possa essere in contatto con il mondo circostante,
inteso quale circuito in cui interagire. Veniamo all'architettura, su
cui Virilio si sbilancia cos: "Ma la stessa esigenza di
fare parte e di interagire con il contesto si registra anche per gli edifici
e le citt".
Molto interessante quanto affermato da Virilio, ma con insiti dei pericoli
che potrebbero trasformare l'architettura a quinta scenica degli spazi
urbani, quasi quanto successo con le impostazioni rinascimentali e le
divagazioni neoclassiche: edificio architettonico quale quinta scenica
di un contesto urbano.
A scanso di equivoci, eliminiamo a priori il problema sclerotico della
contrapposizione conservazione imperitura vs precariet contemporanea;
nessun tipo di spirito contemplativo pervade i sentimenti di chi scrive,
tutt'altro.
La questione architettonica del media building deve necessariamente essere
riportata all'interno di quella spaziale in quanto, se vero che
la societ tattile non ha pi niente a che fare con quella
visiva, altrettanto vero che l'architettura, che ne rispecchia
i valori, sar sempre e comunque "questione spaziale",
con tutti i suoi significati.
Precisa Virilio: "Lo spazio sar sempre presente, ma viene
dequalificato dal tempo della velocit della luce, della connettivit,
dell'interconnessione, dell'interattivit, degli scambi []Dunque
d'ora in poi l'architettura urbana dovr essere un'architettura
del tempo e del feedback, e non solo un'architettura dello spazio e delle
facciate". Ci che sembra chiaro che Virilio intenda
lo spazio esclusivamente in termini di interconnessioni temporali, tralasciando
quasi del tutto i rapporti urbani che i singoli edifici instaurano spazialmente
tra di essi e che questi siano il mezzo per fare interagire esterno ed
interno, citt e architettura. La societ tattile ha scardinato
i fondamenti della societ visiva? Non del tutto, piuttosto ne
ha cambiato i presupposti. La societ visiva non pu essere
ascritta esclusivamente al periodo rinascimentale e della prospettiva
e, approssimativamente, a quello dell'industria e della macchina. La preponderanza
che Virilio d all'importanza del tempo reale sullo spazio reale
argomento improprio. L'architettura non pu correre il
rischio di riproporsi in una nuova scissione tra ci che guarda
all'ambiente esterno (facciata) e ci che si trova all'interno
(spazio adibito alla funzione per cui l'edificio stato costruito).
Sgomberiamo il campo: ci non significa che si debba ripristinare
l'assunto "la forma segue la funzione". Tutt'altro.
Prestinenza Puglisi, citando Eisenman, Tschumi, Hadid, Koolhaas, ci parla
di una "rottura esplicita e senza precedenti nei confronti
della tradizione disciplinare dell'architettura, anche la pi recente,
per capirci quella del Movimento Moderno, dell'organicismo, dell'espressionismo,
del Post modern[] al mito secondo cui la forma segue la funzione
o comunque interrelata a essa (form and function are one, diceva
Wright), si sostituisce il presupposto che entrambe possono essere fra
di loro indipendenti o interdipendenti secondo modalit diverse
da quelle tradizionali. Al principio secondo cui lo spazio interno deve
trovare espressione all'esterno e viceversa, si preferisce quello della
loro possibile indifferenza o complementarit".
Il concetto chiaro, cos come chiaro il messaggio:
l'indipendenza forma/funzione non significa per il dovere scindere
architettura e spazio in entit diverse e contrapposte.
Eisenman ignora sicuramente il form and function are one di Wright - e
tutta la scuola organica- ma il suo riferimento stato il Razionalismo
europeo nella sua consapevolezza di essere foriero di crisi, non di certezze.
Siamo anni luce lontani dall' International Style, a cui crisi e dubbi
non appartenevano; Eisenman s'inoltra nelle "crisi" di Le Corbusier
e Terragni, in una parola, nella vera essenza della loro ricerca e di
quella di Mies, Gropius e dei Costruttivisti.
Dall'influenza di queste crisi=ricerca del razionalismo europeo, non ne
esente lo stesso Koolhaas, con modalit diverse, che coinvolgono
anche Tschumi.
Gli assunti "la forma segue la funzione" e " la forma e
la funzione sono una sola cosa" sono sempre stati interpretati quali
certezze di chi li propugnava, ma sappiamo che i loro stessi avvenimenti
progettuali hanno dimostrato che le cose non stavano cos.
Il media building incarna il continuo rispecchiarsi della societ
nell'architettura, e l'architettura continua ad essere specchio dei tempi.
Coerentemente alla consapevolezza del valore della crisi razionalista,
gli architetti citati da Prestinenza Puglisi hanno intrapreso la giusta
via, eliminando a priori- perch senza valori- il semplice percorso
di "cosmesi del M.M.", interpretando -magari inconsapevolmente-
il monito di Bruno Zevi "...l'architettura deve trovare i propri incentivi
fuori di s, nella vita e nelle cose, non meditando solipsisticamente
sulle forme consumate del suo passato. Questo l'impegno se vogliamo
evitare che il superamento della composizione razionalista sbocchi in
rigurgiti accademici".
Ma l'impegno deve essere anche finalizzato a non ridurre l'architettura
esclusivamente a "supporto mediatico"; se, leggendo Prestinenza
Puglisi, consideriamo che Koolhaas dematerializza la scatola nei suoi
ambiti perimetrali "lavorando su filtri,diaframmi,trasparenze",
dobbiamo altres tenere presente che lo spazio architettonico (ovvero,
l'interno) altrettanto importante ed soggetto al processo
progettuale tanto quanto la scatola esterna dematerializzata, a mezzo
della fluidit che "si ottiene rompendo la scatola,
trasformando gli ambienti in percorsi, innescando circuiti aperti. Nella
biblioteca Jessieu i piani si susseguono senza interruzioni[]il
progetto per la Biblioteca di Francia(1989) organizzato su percorsi
e spazi continui scavati come buchi di una groviera all'interno della
massa dei libri".
No all'architettura ridotta a supporto, si all'architettura che possa
valorizzare se stessa anche per mezzo degli stimoli della societ
tattile.
Se, come afferma Francois Burkhardt, la residenza unifamiliare di Herzog
& de Meuron ( presentata sul n 1 della rivista Cross-ing, ed
attualmente in costruzione a San Francisco) incarna la "... volont
di associare il "paesaggio naturale" a quello "artificiale"
dell'architettura, perseguendo la ricerca di un "paesaggio virtuale"
offerto all'arte, che fa di questa architettura un'opera organica",
potremmo dire che l'integrazione dell'architettura quale spazio con la
potenzialit dei media, ed il loro dialogo con il paesaggio naturale,
operazione riuscita. Dunque, la "storia", come giusto
che sia, va avanti ed , sempre secondo Burkhardt, "un
processo che non si ferma e non si pu far tornare indietro".
Inconfutabile, ma ci implica che qualsiasi paragone sia inutile
quanto anacronistico; affermare che "...la casa Kramlich pu
essere considerata organica nel senso che "non ferisce" il paesaggio"
evitando di "...diventare un segno nel paesaggio. L'edificio non vuole
infatti prevalere sul contesto, come accade in certe case di Wright (penso
ad esempio alla Casa sulla Cascata vista dal basso)", significa
confrontare forzatamente due architetture lontane tra loro nel tempo e
cercare di evidenziarne la presunta diversa "organicit"
:
" La visione di Herzog & de Meuron si presenta dunque organica
in modo del tutto diverso dal senso che Wright attribuiva a questo termine".
Letto il pensiero di Burkhardt, mi chiedo che senso abbia parlare di diversa
accezione dell'organicit e, dunque, vado a rileggere Wright :
"Architettura organica vuol dire, n pi n
meno, societ organica. Gli ideali organici rifiutano le regole
imposte dall'estetismo epidermico o dal mero buon gusto[] nell'era
moderna l'arte, la scienza e la religione s'incontreranno, sino ad identificarsi:
tale unit sar conseguita mediante un processo in cui l'architettura
organica eserciter un ruolo centrale". Non mi basta e cerco
chiarificazioni da Bruno Zevi:"il dinamismo organico rispecchia
e promuove i reali comportamenti dell'uomo, punta sui contenuti e sulle
funzioni", dunque,il compito dell'architettura organica "..
di fare discendere la configurazione dell'edificio dall'insieme delle
attivit che vi si svologono, ricercando negli spazi vissuti la
felicit materiale, spirituale e psicologica degli utenti, estendendo
tale esigenza dal campo privato a quello pubblico, dalla casa alla citt,
al territorio. Organico un attributo che si fonda su un'idea
sociale, non su di una intenzionalit figurativa".
Siamo inquieti: e se la dirompenza dell'architettura organica - oltre
qualsiasi problema di forma- stesse proprio nella capacit di assorbire
e interagire con le innovazioni di un qualsiasi tempo ad essa contemporaneo?
Inquietudine che ci riporta al tempo presente: il media building
e resta realt, ma non se ne faccia ulteriore pretesto per ridurre
l'architettura a fatto urbanistico, perch - prendendo a prestito
Zevi- se vero che
"... sapere leggere una citt, sia pure un episodio urbano,
pi difficile che saper leggere un edificio, poich,
se gli strumenti di indagine riguardano sempre spazi, volumi, percorsi,
gli intrecci sono pi complessi" , resta fondamentale il
sapere leggere un edificio, inteso quale spazio architettonico, e non
in veste di supporto mediatico.
(Paolo G.L. Ferrara
- 25/1/2001)
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Commento 367 di Carlo Sarno del 04/07/2003
Scrive Paolo : "... vado a rileggere Wright : "Architettura organica vuol dire, n pi n meno, societ organica. Gli ideali organici rifiutano le regole imposte dall'estetismo epidermico o dal mero buon gusto[] nell'era moderna l'arte, la scienza e la religione s'incontreranno, sino ad identificarsi: tale unit sar conseguita mediante un processo in cui l'architettura organica eserciter un ruolo centrale". Non mi basta e cerco chiarificazioni da Bruno Zevi:"il dinamismo organico rispecchia e promuove i reali comportamenti dell'uomo, punta sui contenuti e sulle funzioni", dunque,il compito dell'architettura organica ".. di fare discendere la configurazione dell'edificio dall'insieme delle attivit che vi si svologono, ricercando negli spazi vissuti la felicit materiale, spirituale e psicologica degli utenti, estendendo tale esigenza dal campo privato a quello pubblico, dalla casa alla citt, al territorio. Organico un attributo che si fonda su un'idea sociale, non su di una intenzionalit figurativa".
Siamo inquieti: e se la dirompenza dell'architettura organica - oltre qualsiasi problema di forma- stesse proprio nella capacit di assorbire e interagire con le innovazioni di un qualsiasi tempo ad essa contemporaneo? ... ".
Si Paolo , proprio cos ... a tal riguardo ti invio la mia risposta ad una intervista fattami da Mario Barone che si basava sulla domanda :
Quali sono i limiti dell'Architettura Organica e di Frank Lloyd Wright ?
Risposta di Carlo Sarno :
LArchitettura Organica una architettura che deriva dalla vita e ha per scopo la vita come oggi la viviamo , di essere quindi una cosa intensamente umana (Frank Lloyd Wright) .
LArchitettura Organica si sviluppa dallinterno allesterno, dalla vita interiore , che si svolge nello spazio , allambiente esterno . LArchitettura Organica senza stile, unica e irripetibile, in quanto legata allUomo, al Luogo e al Tempo, tre variabili che non si ripetono mai. Ogni opera dellArchitettura Organica diversa dalle altre perch generata da altri fattori , per dirla con Bruce Goff scaturisce dal continuo presente della vita , irripetibile . Diceva Wright : Ad ogni uomo il suo stile .
LArchitettura Organica sempre nuova perch risponde alle esigenze dellambiente e delluomo contemporaneo .
Daltra parte lArchitettura Organica ci che Wright chiama la Vera Tradizione , onnipresente dallorigine delluomo ad oggi , e lo sar anche in futuro , e appare quando ci troviamo in presenza di un opera di architettura organica e funzionale per la libert creativa delluomo in sintonia con la natura . Anche Bruno Zevi nel suo libro Controstoria e storia dellarchitettura spiega come lArchitettura Organica sia sempre esistita, anche se solo con Frank Lloyd Wright stata esplicitata chiaramente , e si rivela l dove le opere sono pi integrate con una concezione della vita delluomo libera e creativa , spiega anche Zevi che non tutte le opere di uno stesso autore possono riuscire organiche , e che addirittura alcune opere tarde dello stesso Le Corbusier possono definirsi organiche .
Pertanto :
- lArchitettura Organica non ha limiti se non la vita stessa , quando finir la vita finir anche lArchitettura Organica .
- Frank Lloyd Wright ha incarnato lArchitettura Organica , il suo limite stato la durata della sua vita .
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