Ancora sulle Commissioni edilizie
di Alberto Scarzella Mazzocchi
- 1/3/2011
Mi permetto questo intervento per ricordare come, da qualche anno, alla figura dell'Ingegnere Capo delle Pubbliche Amministrazioni sia stato affidato il ruolo istituzionale di professionista autonomo, responsabile quindi, in prima persona, di tutti gli atti amministrativi che gli competono. A seguito di questa epocale risoluzione, molti Comuni hanno cassato dal loro Statuto i comma inerenti la Commissione. In effetti questo Istituto, a carattere meramente consultivo, era stato promosso per offrire un parere, squisitamente tecnico, al Sindaco che, in quanto eletto dal popolo, pu non avere familiarit con quanto attiene le normative cui devono uniformarsi i progettisti, a presidio dei diritti e delle esigenze della collettivit.
Questa presa di coscienza civile, suggella il diritto ineludibile del cittadino a costruire, nelle aree libere da vincoli storico-ambientali, ci che vuole, purch nel rispetto delle prescrizioni dei Piani Urbanistici e dei Regolamenti Edilizi e di Igiene. Qualsiasi altra prescrizione dovrebbe infatti risultare sinonimo di censura e, in uno Stato a conduzione democratica, di prevaricazione del potere.
Altra cosa moderare questo grado di libert, quando l'intervento edilizio coinvolge immobili o aree classificate patrimonio d'interesse pubblico, per la loro peculiare bellezza o in quanto testimonianza di avvenimenti storici di particolare rilievo. In questi casi, il controllo del livello di qualit dell'intervento dovrebbe essere delegato ad esperti di settore (professionisti, catedrattici e cultori).
Ma cosa si intende per controllo della qualit del progetto architettonico? Verifica del livello qualitativo del prodotto finale dellingegno, o vigilanza su quello degli elaborati progettuali necessari alla sua perfetta esecuzione?
La qualit del prodotto finale dell'ingegno infatti non pu essere soggetta a codifiche, ne pu subire controlli o censure, imperocch prerogativa dell'artista precorrere l'evoluzione culturale dell'epoca in cui vive, infrangendo le regole e gli stilemi della cultura dominante. La ricerca poi, alimentata dal dubbio. Codificare il dubbio come imbrigliare la libert.
Ma perch l'idea possa essere traslata in un manufatto che ne rispetti ogni peculiarit occorre che risulti alto il livello qualitativo degli elaborati progettuali e della gestione del cantiere. Livelli questi sicuramente codificabili.
Livelli per che, le attuali Commissioni per la difesa del paesaggio mostrano per lo pi di disconoscere, quando formulano i loro pareri negativi con affermazioni che, non supportate da una elaborazione critica che ne articoli le motivazioni del giudizio, si disperdono nel blablaismo pi vieto.
Frasi come queste, riprese da un verbale della Commissione Paesaggio della citt di Milano:
"l'ntervento non risulta compatibile con lintorno ed in particolare con la cortina edilizia in cui si inserisce."
"Si invita a verificare diverse e pi complesse soluzioni volumetriche."
"Si suggerisce di considerare un impaginato di facciata libero che cerchi di coniugare gli elementi degli edifici adiacenti sono indicative di una inadeguatezza critica sconcertante e prodomi di nefandezze."
In quel di Venezia, ad esempio, negli anni cinquanta, fu impedito a F.L. Wright di realizzare il progetto elaborato in memoria dell'allievo architetto Masieri, in quanto, secondo la Commissione giudicante, l'mmobile proposto non si inseriva, giustappunto, nel contesto ambientale, e determinava la demolizione di un edificio giudicato di rilevanza storica. L'immobile che presentava invece un'immagine assolutamente insignificante fu, poco dopo, elevato a monumento nazionale per precludere all'architetto Scarpa di realizzare, nel 1968, un suo progetto. Scarpa, costretto a operare all'interno delle vecchie mura, tent comunque di conferire una parvenza di personalit, al banale fronte strada, modificandone lo schema compositivo, con l'inserimento di due classici camini veneti e una diversa calibratura delle superfici finestrate. La Commissione cos recare determinare un doppio danno alla citt di Venezia, impedendo a Wright e a Scarpa, di offrirle una testimonianza della loro maestria, materializzando, in simultanea, un falso storico.
Vorrei inoltre ricordare come i nostri padri si comportassero nell'istituire Commissioni a tutela del paesaggio.
Racconta infatti il Vasari, nelle "Vite dei pi eccellenti pittori, scultori e architetti" che, quando a Firenze si dovette decidere dove alloggiare il Davide di Michelangelo venne formata una Commissione di 31 esperti, scelti fra le varie confraternite di artisti. Furono quindi convocati personaggi come: Andrea della Robbia, Il Filerete, Cellini, Riccio, il Ghirlandaio, Filippo Lippi, Botticelli, Giuliano e Antonio da Sangallo, Leonardo da Vinci, Pietro di Cosimo, il Perugino e via elencando.
(Alberto Scarzella Mazzocchi
- 1/3/2011)
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Commento 9303 di andrea bonessa del 08/03/2011
Come non essere d'accordo con Alberto. La censura sempre censura, comunque la si voglia chiamare.
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Commento 9304 di fabrizio guccione del 10/03/2011
Rifletto sulla mia esperienza all'interno di una commissione edilizia. Ho trovato limitante non l'esistenza di un grado di giudizio ma il modo in cui il giudizio si esprime. Un giudizio, se espressione di un confronto aperto, solo indice di una comunit che in grado di scegliere con maturit.
Sono i giudizi chiusi, autoreferenziati, quelli che vanno rifiutati. Il problema comune l'asservimento delle pratiche anche creative a logiche di perversioni burocratiche.
Combattiamo la burocrazia. Del giudizio di una societ democratica non avrei paura.
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