Corredo Libeskindiano
di Domenico Cogliandro
- 5/1/2011
Se si getta un sasso tra i sassi ahivoglia a riconoscerlo. Anche se nel cartoon, tratto da un fumetto omonimo di Dr.Seuss, "Ortone e il mondo dei Chi" si dimostra il contrario, ma solo l. Sullo Stretto di Messina tira un venticello che non vi dico. Il coach Ciucci ha comprato uno straniero, un altro, a campionato iniziato, per rimestare le correnti e spaiare i giochi che pareva fossero fatti: Mr. Libeskind. Passo la parola a Wikipedia: "Daniel Libeskind (Łdź, 12 maggio 1946) un architetto statunitense, nato in Polonia, figlio di due sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, tra i principali esponenti del decostruttivismo nell'architettura americana". Una volta ho visto una sua conferenza a Roma: belle foto. Mi ricordo che Bruno Zevi gli si avvent addosso, criticamente. Per uno dei pochi che pu guardare il ministro Brunetta negli occhi, vis vis. Libeskind stato scelto per imponderabili (al momento) ragioni con incarico diretto dal presidente dell'Anas, che pure amministratore delegato della societ Ponte sullo Stretto, che fa accordi a destra e manca, tiene concertazioni, firma protocolli d'intesa, perch tutti gli diano carta bianca. Insomma, uno che ci sa fare. Lui ha scelto Libeskind, dicono le agenzie di stampa. Sulla base di che? Non dato saperlo, o le agenzie non approfondiscono.
Io vorrei che il venticello, che ancora scirocco non , facesse girare il polverone altrove. La dico tutta: Libeskind un polverone sotto un'icona santa: il ponte sullo Stretto. Di pi, serve a Ciucci per far vedere i muscoli e animare il solito teatrino (si/no, bello/brutto, utile/inutile, etc/etc) usando la polvere da sparo della "cultura architettonica". Tra non molto anche le raccoglitrici di olive di Musal potranno dire la loro su Libeskind, e animeranno il dibattito tra i campi e le granaglie. Questo figlio di sopravvissuti all'olocausto serve a far detonare un'altra piccola arma di distrazione di massa, suo malgrado: e, forse, nemmeno lo sa.
Libeskind, che stato incaricato di progettare le opere a corredo del ponte (contro cui non ho pregiudizi, mi piacerebbe solo che chi ne parla non lo facesse per interposta opinione), si frappone come una sorta di dichiarazione di guerra che non vedr mai trincee n battaglie. Gli architetti sono stati in silenzio per mezzo secolo sulla liceit e sulla qualit dell'operazione (e dell'opera) figuriamoci se si vanno a svegliare proprio ora. Oppure lo faranno per fare rumore, per partecipare al rumore. Cosa volete che contino gli architetti in Italia?
Invece, a me preme sottolineare una cosa che riguarda i soldi, di cui nessuno parla (tranne B., non so quando a ragion veduta). Non si capito chi ce l'ha in cassa, non si sa da dove provengano, non ben chiaro come verranno spesi. In questo senso, per dipanare e svelare le economie taciute, sarebbe oltremodo utile un intervento mirato della politica, o del giornalismo d'inchiesta. Ecco in due righe la mia presuntuosa analisi che parte da una constatazione: quale imprenditore (o impresa) disposto a sborsare soldi per le opere "a corredo" (per ora sulla costa calabra, che politicamente la pi arrendevole) dando incarico ad un architetto di fama per opere, ancora da pensare, legate ad un oggetto di cui non si sa se vedr la luce?
Traduco: chi disposto a spendere miliardi all'interno di un'economia fallimentare? Ipotesi 1: le mafie. Ipotesi 2: mafie+stato. 1: le mafie hanno, a vari gradi di subappalto, il monopolio del movimento terra, del trasporto di merci, della "sorveglianza" sui cantieri; se io finanzio "offshore" un'impresa, o una parte di un'opera, faccio entrare denaro da una parte che, una volta lavato, me lo riprendo dall'altra. 2: non vorrei nemmeno pensarci, ma sia Calarco che Lunardi, al loro tempo, fecero chiare dichiarazioni in tal senso; lo Stato si fa garante presso determinati settori (inquinati e inquinanti) della spesa corrente (le opere a corredo) solo se qualcuno (investitori esteri) disposto a finanziare almeno con numeri "la grande opera".
In tutto questo Libeskind conta come la donna di coppe, con la briscola a spade. E non sa che questa partita qualcuno l'ha iniziata prima di lui. Da mesi sulle sponde dello Stretto governa un'authority (Eurolink) che ha fatto il bello e il cattivo tempo con le amministrazioni locali e le universit per questa baruffa delle opere a corredo. Il buffet prima della cerimonia. Pare che i soldi per il buffet siano in cassa, mentre bisogna dire che la cerimonia verr celebrata (anche se pochi la credono possibile). Fatto sta che nei mesi scorsi, grosso modo da giugno in poi, decine di professionisti locali (ingegneri, geologi, architetti) sono stati mobilitati, direttamente o indirettamente, da amministrazioni locali e universit per redigere programmi di fattibilit, progetti urbanistici, progetti di paesaggio (tra cui il lungomare di Villa San Giovanni: quasi quattro chilometri di waterfront), interventi di dettaglio urbano. Ho avuto notizie, direttamente, di piazzamenti e promesse.
Si sentito lodore di scaramucce, schermaglie, scontri, rovesciamenti di fronte e piccole battaglie politiche e istituzionali, per via dei soldi non del progetto. Anzi, a dirla tutta, del progetto, qualunque esso sia, non gliene frega niente a nessuno, e sono sovente gli ignoranti a pontificare pi degli altri. Stiamo in recessione e, come si usa dire in Sicilia, ogni figateddu i musca fa sustanza, per cui svalutare le idee ha senso se vengono remunerate pi del loro valore reale. Questo, evidentemente comporta un groviglio di nodi e alleanze, di protocolli e documenti, di piani e progetti dentro i quali si infilata con tempismo teatrale la lama di Ciucci che salomonicamente ha deciso per Libeskind. Oppure, possiamo pensarlo, proprio Ciucci ha scatenato la baraonda per scegliere qualcuno che gi stava nei suoi pensieri.
Fatto sta che adesso verr il bello: gli architetti chiederanno ragioni - perch, realisticamente, ognuno di loro avrebbe voluto per s quella manna dal cielo - levando alta la voce del concorso pubblico versus incarico diretto, e della bellezza del paesaggio versus la decostruzione libeskindiana; le universit, e il loro fior fiore di intellettuali, che erano scesi a patti col Ciucci per un ruolo in partita, si accomoderanno in panchina col broncio e il bofonchio, per venire ripescati ogniqualvolta necessarie; i politici si sentiranno fregati e dovranno fare carte false per riconquistare la fiducia dei propri elettori, con quale posizione nei confronti di tale operazione: critica o genuflessa? Insomma, voglio proprio vedere.
(Domenico Cogliandro
- 5/1/2011)
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Commento 9226 di Salvatore D'Agostino del 06/01/2011
Domenico,
il tuo scrivere sul ponte ormai un mantra.
Condivido, questo un ponte allitaliana a nessuno frega se regge o meno.
Daniel Libeskind uno specchietto per le allodole a livello mondiale.
Per la teoria della semplificazione giornalistica tutti i tabloid parleranno del ponte di Libeskind.
Con questatto furbo larchitettura definitivamente morta.
Se ti va possiamo iniziare a parlare delle macerie lasciate dalla generazione degli inani, ma serve pazienza, poich bisogna inventarsi una nuova etica del racconto urbano.
Converrai con me che questarticolo semplice da scrivere. Quasi scontato.
Serve altro per attirare i distratti mediatici.
Non credi?
Con stima,
Salvatore DAgostino
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Commento 9236 di Leandro Janni del 09/01/2011
Caro Domenico,
come saprai, Daniel Libeskind, appena ricevuto da Pietro Ciucci e dalla societ Stretto di Messina, ha affermato: "Il progetto architettonico testimonia la memoria del Mediterraneo quale epicentro storico e culturale dell'Europa e del mondo. Il Ponte una sfida meravigliosa e ambiziosa, un'opera che deve saper dialogare con i cittadini e diventare centro di aggregazione e incontro tra culture".
Perfetto. Alle prossime!
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Commento 9237 di domenico cogliandro del 10/01/2011
Caro Leandro, di fronte all'esigenza di creare il vuoto io avrei fatto di meglio.
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Commento 9240 di Pietro Salvino del 12/01/2011
Caro Leandro.
sono, mio malgrado, referente del gruppo ambiente del "movimento5 stelle Palermo"
Personalmente sono ipercontrario al ponte.
Non ne abbiamo mai parlato all'interno del meetup
Comunque quanto ci racconti non fa che confermare i giudizi ed i pre-giudizi che fin qui avevo formulato sulla vicenda.
Si, vero, facile dare addosso a st ponte ma solo per il fatto che un'opera cos importante in Italia, come al solito, stata imposta dall'alto senza studi ( che non fossero a-posteriori e quindi solo giustificativi) e senza regole chiare.
Basta questo.
Una infrastruttura del genere con questi presupposti potrebbe mandare in bancarotta uno stato con
l'aria che tira;
Qui ci sono i presupposti per fermi e sequestri della magistratura gi dal primo minuto in cui si parlato del ponte.
Quindi la cosa pi razionale da fare in una economia depressa come la nostra dirottare, lo sappiamo tutti, quei fondi , laddove esistessero , realmente su un sistema razionale di infrastrutture serio per il turismo e losviluppo economico del sud.
Alla Sicilia o alla Calabria a prescindere da chi vengano firmate, queste faraoniche opere non servono.....a noi serve ben altro: qui c' una intera organizzazione sociale che va a fondo e ci si preoccupa di buttare soldi ?
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Commento 9242 di piero idone del 16/01/2011
Caro Domenico,
quello che era un tempo uno dei pochi polmoni verdi che portava frescura ai cannitellesi, oggi una landa desolata con mezzi di cantiere che, devo dire in maniera non troppo convinta, armeggiano per la costruzione di una ipotetica variante ferroviaria pro ponte. Tutto sembra paradossale nella sua assurdit, si sposta la ferrovia prima che ci sia la certezza del sito del pilastro; si parla di ponte senza che vi sia accesso alle carte del progetto definitivo (o presunto tale); si parla di nuovo assetto urbanistico del territorio e non ci si rende conto che il consumo di territorio pu essere talmente devastante per questa comunit al punto di non potersi pi identificare in esso. Questa storia ha ridotto a brandelli il futuro di tutta l'area dello Stretto di Messina, e c' il rischio che nessuno abbia intenzione di pagarne i danni. Il tuo intervento una pillola di saggezza in un mare di confusione............................................
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Commento 9245 di renzo marrucci del 17/01/2011
IL PONTE SULLO STRETTO VA LARGO?
Adesso si arriva al problema vero del ponte sullo stretto di Messina.
Dopo aver perso tempo si arriva al problema.
Dopo aver perso tempo in opinioni retr e punti di vista malinconici si comincia a scorgere l'obbiettivo.
QUALE PONTE DEVE CONGIUNGERE LO STRETTO?
Mentre il salotto si snervava tra Scilla e Cariddi, si progettava e si pensava di
chiamare qualche superstar da rotocalco per la furba e necessaria "tocca" di guscio da destinare alle pagine della Kultura... necessaria per far andare in brodo di giuggiole le satinate e lucenti pagine del vuoto rotocalco architettonico ed anche quelle satinate e non dell'informazione massiva.
Naturalmente, questo per progettare le delicatissime opere di raccordo tra i due estremi terreni punti e semmai da prevedere, con qualche pseudo-invenzione, come oggetto di una sorta di esangue risoluzione formale ai danni del territorio che sar tutta da assistere e da osservare per il divertimento di tutti coloro che gettavano il sudario : sul ponte si sul ponte no! l'Italia due spaghi.
La logica quella di sempre, chiara chiara, che fa anche un po schifo a dire il vero. La parte tecnica tecnica e basta , la parte poi del raccordo territoriale si risolve con un imbellettatura secondo lo stile crudo e asettico di una star : e cho pronto pure il pennello per madama la marchesa... Per cui si chiama l'archistar pi in agio sul territorio oggi in Italia o similia. E via? Simulando e tratteggiando un bel chi se ne frega della realt italiana qui gli affari contano e su questi, si sa, si piegano penne e pennini... al vento che tira.
L'architetto non pi neanche la succulenta, affabile ballerina del can can, ANZI PEGGIO: LINVENZIONE DELLE VELINE con quel balletto un po sullo stitico costituisce la cosa pi congeniale e geniale da rilevare per il tempo di oggi, per dare l'immagine, cio coprire legittimando il guscio ed alla parte sostanziale ci pensa qualche buona societ di ingegneria dimenticandosi tutto quello che c' da dimenticarsi e alla faccia di quel fantomatico e incomprensibile rompi, che il rapporto integrativo tra manufatto e ambiente in fondo non vale nulla !
Su questo si potrebbe discutere : su ci che non vale nulla e sull importanza
dell incapacit a capirlo
Tutti i commenti di renzo marrucci
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