Etica e disegno della citt
di Leandro Janni
- 18/4/2009
Diciamolo: c tanta strada da percorrere, ancora, affinch si inverta definitivamente la tendenza che, dagli anni Cinquanta ad oggi, ha fatto e continua a fare delle nostre citt un bene disponibile per facili arricchimenti privati e si riaffermi una coscienza del bene comune. Ma, noi siamo convinti che questo cambiamento possibile in quanto fortemente sperato, voluto da un numero sempre crescente di cittadini che si organizzano in gruppi, comitati, associazioni.
Insomma, le citt, la citt quale bene in comune. Un insieme di spazi, edifici e risorse condivise, a vantaggio di tutti. Un sistema urbano che risponda ai bisogni abitativi primari e alle diverse esigenze sociali, economiche, culturali ed estetiche di chi lo abita. Una civitas che genera qualit della vita, felicit di appartenenza ad una specifica comunit.
La qualit di una citt certamente la qualit degli spazi domestici (le case, gli edifici condominiali), ma anche la qualit di strade, di marciapiedi, di piazze, di giardini, di palazzi pubblici, di alberi, di aiuole, di statue, dellacqua che arriva ai rubinetti, dellaria che si respira, di tutto ci che costituisce il fondamento dello stare insieme. Vivere in una collettivit non pu prescindere da attenzione e cura nei confronti di ci che patrimonio, valore condiviso. Occorre pertanto che tutti se ne prendano carico, cittadini e amministratori, con la stessa attenzione con cui ci si dedica alle propriet personali. Cio tenendo pulito e in buon ordine, mantenendo, ristrutturando, adeguando, modificando e innovando, gestendo bene le risorse economiche a disposizione, rendendo produttivo ci che ci appartiene, ci che lasceremo ad altri.
Per realizzare questo cambiamento occorre sviluppare e applicare modelli nuovi. Una citt quale bene comune richiede una visione nuova, quella che gran parte del pensiero contemporaneo (ecologico, sistemico, organicistico, olistico) auspica, promuove. Viviamo in una tale stretta interdipendenza tra persone, cose, spazi, risorse, ambienti, che risulta inconcepibile qualsiasi idea di separazione tra tutti i sistemi a cui apparteniamo, non ultimo la citt. Il nostro benessere personale, la nostra sopravvivenza fortemente legata al benessere del territorio in cui abitiamo. In definitiva, la citt nel suo complesso, non altro da noi. Per questo sono necessarie responsabilit e azione, partecipazione collettiva, regole da rispettare e da far rispettare, competenza, progettualit.
Termini quali unitariet, organicit, relazione, parte-tutto, diversit, comunit, partecipazione, responsabilit, sono gli stessi su cui si fondano le pi interessanti ricerche internazionali sullo spazio urbano contemporaneo del nuovo organicismo, dellurbanistica integrale, dellarchitettura sostenibile.
Insomma, affinch avvenga una efficace, autentica trasformazione urbanistica e architettonica, necessario questo cambiamento: certamente etico ma dalle fortissime implicazioni sul nuovo disegno della citt.
(Leandro Janni
- 18/4/2009)
Per condividere l'articolo:
Altri articoli di Leandro Janni | Invia un commento all'articolo |
Stampa: "Etica e disegno della citt.pdf" |
Commento 7124 di Vilma Torselli del 19/04/2009
Ci che si evince dallarticolo, almeno secondo la mia personale lettura, che etica ed urbanistica siano due aspetti distinti della societ, che bisognerebbe far convergere ed integrare il pi possibile, avendo letica fortissime implicazioni sul nuovo disegno della citt .
In realt, credo, tra i due termini non c differenza, la citt etica il risultato della eticit (da ethos=costume) dei suoi abitanti, non necessario cercare convergenze, etica e citt sono la stessa cosa, luna applicata ai fondamenti programmatici e razionali del progettare, laltra ai risultati concreti della messa in atto degli stessi. Paradossalmente si potrebbe dire che la citt sempre etica, in quanto specchio della civilt che la produce, espressione tangibile della moralit, per usare un sinonimo, dei suoi cittadini.
Il concetto di bene comune non sempre stato lo stesso, variando a seconda delle epoche e in rapporto allidea del bene e del male cos come definita ed accettata nel codice di regolamentazione dei rapporti comuni in ogni tempo.
La citt di oggi discende dallidea di citt degli ultimi decenni, dagli anni Cinquanta ad oggi, quando la priorit condivisa, e quindi letica corrente, era quella di dare ad ogni famiglia italiana una casa, era lepoca dei facili arricchimenti privati, ma anche quella eroica del cooperativismo (di tutti i colori, dal rosso al bianco passando per tutte le sfumature intermedie), dopo la quale lItalia ha raggiunto un primato di cui non c certo da vergognarsi: la nazione in Europa nella quale maggiore il numero di abitanti che abitano una casa di propriet.
Oggi quel record ci presenta il conto, periferie inumane, inquinamento, cattivo utilizzo delle risorse, insufficienza delle infrastrutture ecc., cosicch oggi la priorit diventata unaltra, quella visione nuova dellurbanistica integrale e dellarchitettura sostenibile in linea con il pensiero contemporaneo (ecologico, sistemico, organicistico, olistico).
Cambiamenti sociali, climatici, tecnologici, economici hanno configurato una nuova idea di etica, modellata sui tempi, il che non significa migliore di quella di altri periodi, solo diversa, non significa creata o imposta ex-novo all'occorrenza, ma discendente per una naturale evoluzione da quella passata.
E passibile di cambiamento in futuro.
Tutti i commenti di Vilma Torselli
Commento 7126 di Massimo Pica Ciamarra del 19/04/2009
Ottimo articolo questo di Leandro Janni.
Lo commento riprendendono con qualche variazione considerazioni sul post-terremoto contenute nel mio "SUSSULTO: rifondazione del progettare" (sul sito INARCH).
"Etica e disegno della citt" possibile. Tutto ruota intorno allidea di progetto, ed anche a norme e procedure che regolano le trasformazioni fisiche degli ambienti di vita e quanto su questo incide: dai processi formativi di chi progetta, alle effettive integrazioni interdisciplinari; dalladeguatezza delle risorse, alla velocit complessiva dei processi attuativi. In Abruzzo sono crollati edifici completati in trentanni, con sovrapposizioni di progettisti, direzioni lavori, imprese esecutrici. Escono in piena evidenza cose note: sovrapposizioni normative, disattenzioni, superficialit, carenza etica.
Progettare/costruire/trasformare richiede competenze e conoscenze: risposte culturalmente e tecnicamente attente a domande intelligenti, oltre che a regole chiare ed evolute. A chi governa, richiede soprattutto vera capacit di visione.
"Etica e disegno della citt" chiedono anche una sostanziale revisione normativa che ponga al centro la qualit del progetto. Quindi che si distacchi dalla cosiddetta Merloni e suoi derivati; che cancelli le degenerazioni indotte dalla Bassanini che incentiva non programmazioni, verifiche e controlli, ma progetti spesso banalizzati; che elimini concorrenze feroci su tempi e costi accentuate dalla Bersani; che non si lasci illudere dal DdL Bondi e spazzi via equivoci e luoghi comuni; che introduca il progettista unico per tutte le fasi di progetto e direzione dellopera; che rifugga dai semplificatori terribili; che definisca la qualit degli interventi negli aspetti misurabili (sicurezza, energia, emissioni zero, ecc.) purch forti di quelli non misurabili (appartenenza al paesaggio, allambiente, qualit delle relazioni con i contesti, ecc.); che garantisca precisi ma giusti tempi di elaborazione di progetto e di attuazione delle opere.
Vi un apparato da svecchiare e una fiducia da rigenerare: oggi intorno alla stessa idea di progetto e di qualit vi enorme confusione, equivoci di significato, ignoranza delle conseguenze di regole e procedure. E invece proprio nella qualit dei suoi progetti che ogni societ esprime il suo desiderio di futuro, la sua capacit di gestirne i processi, di determinare levolversi e il miglioramento delle sue condizioni di vita.
"Etica e disegno della citt" auspica interesse per gli spazi "non costruiti", auspica un costruito al di l di egoismi e narcisismi: il vero "modello nuovo" non pu che rintracciarsi attraverso interventi che rispondano alle motivazioni che ne sono all'origine, ma che abbiano come primo obiettivo quello di immettere un "dono" nel contesto in cui si collocano.
Tutti i commenti di Massimo Pica Ciamarra
[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]