Case vere, case false
di Andrea Florio
- 9/10/2008
Provare fastidio di fronte ad una persona di cui si avverte la falsit
esperienza comune, lo stesso fastidio viene a volte suscitato da case,
ambienti, manufatti, edifici. E, al contrario, sperimentabile lemozione
e il benessere che si prova in altri, quellinfluenza positiva capace
di farci cambiare stato danimo.
A volte il fastidio si accentua nei confronti di opere progettate ed eseguite
con cura, con limpiego di materiali costosi e tecnologie raffinate, ma
pu accadere lo stesso in ambienti sciatti, trascurati, disordinati,
modesti.
Indagare le ragioni del fastidio o del benessere, chiedersi come debba essere
una casa per diventare la nostra seconda pelle, non mi sembra una domanda di
poco conto. Domanda che riguarda non solo i tecnici e gli operatori del settore
immobiliare, dato che tutti una casa la abitano, la scelgono, la commissionano,
la modificano, la vivono. Il termine abitare ha la stessa radice
di habitus, ma anche di abitudine e basterebbe questo
a spiegare come si coinvolti nella ricerca di un modo personale di
intendere la casa e come questa finisca molte volte per essere un campionario
di luoghi comuni. Le soluzioni che tutti si affannano a trovare riflettono spesso
non solo lincapacit di trovare delle risposte ma anche quella
di porsi delle domande.
C qualcuno che sa a cosa serve un architetto? Vi nel
campo dellarchitettura una strabiliante ignoranza tra gli utenti, spesso
incapaci di riconoscere le loro stesse esigenze.
Labitazione tuttaltro che un contenitore amorfo che svolge
in modo neutrale il compito di fornire tetto, riparo e protezione a chi vi abita.
Labitazione trasuda ideologia da tutti i pori ed , in genere,
testimonianza involontaria delle proprie vicende.
La gente lo sa e nella maggior parte dei casi delega ai tecnici il compito di
rappresentare uno status di vita presunto. Molti di questi stanno al gioco e
fanno leva su tali sentimenti per interesse (le parcelle si calcolano a percentuale
sulla spesa complessiva), per egocentrismo (il genio trionfa), incompetenza,
ignavia.
Quello che emerge spesso una mancanza di moralit e di rispetto.
Costruire (e farsi costruire) case da architetto significa, nella
maggior parte dei casi, spendere per case che costano molto e servono poco,
quando si pu fare esattamente il contrario. I livelli di imbroglio e
falsit cominciano ad essere evidenti. Ma, se un certo modo di costruire
(e farsi costruire) una casa falso, come si fa in pratica una casa
vera?
Una casa vera il risultato di un lungo processo, dove la semplicit
finale non semplificazione dei problemi. Gli errori pi comuni
derivano da due atteggiamenti opposti: il far da s e il lasciar fare.
Entrambi sono tesi ad evitare confronti, attriti, consapevolezza.
La casa non e non deve essere mai frutto dellopera del solo
architetto, anzi, nel caso di una persona capace di riconoscere a fondo le proprie
esigenze e poi di tradurle in spazi e arredi, sicuramente larchitetto
non serve, se non per espletare fatti tecnici e legali. Il cliente pu
e deve intervenire concretamente nella realizzazione, ponendo stimoli e limiti
allopera, i quali dipendono dalle sue esigenze concrete. Tali istanze
vanno indagate a fondo, perch spesso non emergono in maniera evidente.
Lopera dellarchitetto inizia da quel punto, dal farsi interprete
di esigenze talora inespresse per produrre un ventaglio di soluzioni possibili
che comportino una prospettiva di cambiamento nellesistenza di quelle
persone.
Dovunque uno abita esiste e viceversa, per cui in qualche modo abitare coincide
con esistere. Proporre non significa costringere, significa, quando vi
rispetto, cercare insieme pazientemente una soluzione che rappresenti il massimo
cambiamento possibile in una data situazione. Il che vuol dire tenere conto
dei limiti oggettivi sia di un dato spazio che delle persone che lo abiteranno.
Questo intendere larchitettura come servizio, prima, molto prima,
che come arte, sapendo che ci che non mai stato servizio non
potr mai diventare arte.
Dire che larchitettura fatta di spazio sembra un concetto aulico
e di difficile comprensione, invece tanto evidente quanto banale: la
nostra vita si svolge in massima parte allinterno di cubi costituiti
dalle quattro pareti, dal soffitto e dal pavimento. Noi utilizziamo i pieni
in funzione dei vuoti e non viceversa, il vuoto il contenuto il pieno
il contenitore. Quello che ci emoziona e carica di energia lo spazio,
sia esso interno o esterno, non i muri. Il costruire un muro in funzione dello
spazio che determina tipico dellarchitettura.
Gli spazi contengono funzioni, cio le azioni che esplichiamo quotidianamente
e per cui abbiamo bisogno di suppellettili.
Il tutto diventa un sistema complesso. Ragionare in termini sistemici significa
tenere conto delle interrelazioni tra soggetto (chi abita), oggetti (mobili
ecc.) e conformazione degli spazi (pareti). Il sistema diventa ulteriormente
pi complesso se introduciamo ancora due elementi:
la comunicazione tra gli spazi interni e verso lesterno (bucature,
porte, finestre);
le varianti connesse alla vita associata (famiglia, relazioni).
Quasi tutte le nuove costruzioni sono progettate meschinamente, con distribuzioni
interne assurde, disarticolate. La gran parte delledilizia che ci circonda
realizzata da anonimi edificatori, assoggettati alle leggi del mercato.
Cos i mattoni vengono impastati con lideologia dellimpresario,
del capomastro, del geometra, dellingegnere, dellarchitetto, del
committente. La cultura della casa di un tempo stata fagocitata da
una arrogante non cultura. E per cultura intendo il saper costruire
umanamente, come usavano non solo il grande architetto, ma il contadino, il
pescatore, luomo qualunque, che sapeva realizzare una edilizia perfettamente
inserita nel suo ambiente e idonea al proprio vivere. Come dire che alla verit
si approssimava solo chi possedeva una grande consapevolezza dovuta ad eccezionali
doti personali, oppure allesigenza di evitare ogni oggetto superfluo,
ogni gesto non indispensabile.
Oggi invece troviamo quasi sempre schemi comuni, accettati supinamente, non
aderenti alle funzioni concrete che intendiamo svolgere nella nostra quotidianit,
laddove le scelte non sono fatte risalire a preferenze personali di cui ci si
assuma in pieno la responsabilit. Spesso ci si rifugia nella espressione
di un giudizio estetico (bello, brutto), o sommario (per me cos)
e con ci la discussione chiusa e il confronto evitato. La casa
diventa in quel caso lespressione di un modello culturale, un insieme
di norme e di convenzioni, e non di una riflessione sul proprio modo di abitare,
e cio di vivere.
Una casa vera una casa viva, cio da considerare mai finita,
ma in continua evoluzione, in modo da trasformarsi accompagnando la vita stessa
delle persone che vi abitano. Deve consentire il massimo cambiamento e quindi
permettere una flessibilit duso. Per ottenere questo risultato
servono persone aperte che consentano soluzioni aperte. Cio spazi comunicanti
tra di loro e con lesterno, compatibilmente con lo svolgimento di determinate
funzioni. I muri a quel punto potranno diventare dei diaframmi che delimitano
spazi comunicanti e pertanto apparire il pi eterei e leggeri possibili.
Per chi abbia metabolizzato tali concetti, mettere in atto espedienti che consentano
di ottenere un risultato ottimale diventa un gioco (in tutti i sensi). Ovviamente
i diaframmi possono essere costituiti anche da altri materiali (vetro, legno,
tende, mobili ecc.) o essere colorati e rivestiti in vario modo.Se in questo
piacere ludico si coinvolge chi abiter quella casa non si vede come
non si possa infondere e percepire in quegli ambienti una atmosfera giocosa.
Le varie parti, scomposte e rese autonome, consentiranno una immediata percezione
delle funzioni presenti in un ambiente, dove la bellezza scaturir dalla
chiarezza, a sua volta consentita dalla individuazione immediata delle funzioni
rappresentate dalle parti stesse. Il lavoro vero ed entusiasmante proprio
questo, uno scavare negli usi reali e ideali di tutte le parti che compongono
un edificio, nello scomporle e nel riunirle in modo che formino un insieme significativo.
E questa una ricerca che non potr mai dirsi esaurita. Se larchitettura
composta di veicoli segnici che promuovono dei comportamenti
(G. K. Koenig), i messaggi derivanti da un ambiente mi informeranno su tutte
le azioni che ivi si possono svolgere. (1)
Ancora pi chiaro il concetto espresso da Umberto Eco: In
termini comunicativi il principio che la forma segue la funzione significa che
la forma delloggetto non solo deve rendere possibile la funzione, ma
deve denotarla in modo cos chiaro da renderla desiderabile oltre che
agevole, e da indirizzare ai movimenti pi adatti onde espletarla
. (2)
E ancora un passo straordinario tratto da un articolo di Giovanni Michelucci
che merita una riflessione profonda a partire dal titolo che si commenta da
s: La felicit dello spazio. Una costruzione pu
essere brutta, trascurata nei dettagli, di cattivo gusto, ed essere pur sempre
unimportante opera di architettura, a condizione che essa sia caratterizzata
da uno spazio vivo ed attuale. E lopposto: non c infatti
raffinatezza di gusto, n abilit dialettica, n trovata
ingegnosa che possa sopperire allo spazio. E dove questo manchi non c
architettura. Lo spazio generoso, mediocre,spettacolare, intimo:
in mille modi come lhan voluto gli uomini. Lo spazio accoglie o rifiuta,
o fatto su misura delluomo ed quindi vero o non lo
. Michelucci, personaggio sensibile e affascinante, ha legato
il suo nome alla stazione ferroviaria di S. Maria Novella a Firenze, che suscit
allepoca (1936) furibonde polemiche. E noto anche per tante opere,
tra cui la famosa Chiesa sullautostrada, presso gli svincoli fiorentini.
Nella lunga intervista rilasciata un mese prima della morte, e che doveva servire
a celebrare il compimento dei suoi cento anni, dice ancora: Ci vuole
umilt per affrontare larchitettura, unumilt francescana.
Spogliarsi nudo dicendo: io non sono nulla, non ho nulla da insegnare. Devo
invece imparare a conoscere il mondo e non ci sono ancora riuscito. Tu pensi
di aver creato un capolavoro, cio unopera che sia frutto di linee,
di colori, di forme, qualcosa fatto per durare nel tempo. Poi ti accorgi che
il tempo malvagio e collauda senza piet lopera che hai
realizzato. La collauda con lattrito, con la vita, che pu cambiarla.
Il capolavoro qualcosa che resta fermo nel tempo e nello spazio. Immutabile.
Larchitettura invece in continuo movimento, come luomo,
di cui segue e stimola levoluzione, la coscienza, la spiritualit.
(3)
Quanto lontano il suo argomentare da tanti dotti trattati zeppi di
erudizione! Siamo cos abituati alla cattiva architettura da considerare
bella solo quella del passato, tanto da dover ancora oggi stare a discutere
di mode e di stili, di forme superate da secoli. In nessun campo dellarte
si verifica altrettanto. Nessuno parla pi come Dante, nessuno compone
musica alla maniera di Verdi, nessuno veste come allepoca
delle nostre nonne. Eppure ancora oggi esistono architetti che progettano in
stile. Non importa quale, neoclassico, mediterraneo, country, moderno o postmoderno
fa lo stesso. La finzione tale da esprimersi in mille modi: finto marmo,
finto legno, finto antico, archi, colonne, volte, tutto finto. (4)
Una straordinaria testimonianza stata fornita da Fr. Hundertwasser
(5) con la costruzione delle sue case popolari a Vienna dove
tutti i canoni sono sconvolti, ma il richiamo al gioco e al buon senso
totale.
E laderire a uno stile prefissato che allontana dalla ricerca,
qualsiasi ordine geometrico o simmetria artificioso. La vera architettura
moltiplica le possibilit di scelta, la falsa le riduce, la prima si
adatta alla vita, la seconda la condiziona e la costringe in forme predeterminate
e immutabili.
(1) Giovanni Klaus Koenig, Analisi del
linguaggio architettonico. Firenze, Libreria Ed. Fiorentina, 1964.
(2) Umberto Eco, La struttura assente.
Milano, Bompiani, 1968.
(3) Giovanni Michelucci, Abitare la natura.
Firenze, Ponte delle Grazie, 1991.
(4) Quello che pi sorprende constatare
come anche una buona maggioranza delle cosiddette persone colte, magari conoscitrici
dellarte del passato siano assolutamente sorde allarte odierna.
Per molti, per i pi, larte (quando non sia la grande arte,
larte di Raffaello, di Bach, di Dante) considerata tuttal
pi come un complemento facoltativo e piacevole o soltanto giocoso; senza
che neppure ci savveda di quale importanza abbia per una equilibrata
e saggia esistenza anche quella componente ludica di cui larte partecipa
come ne partecipano tutte le pi elevate manifestazioni delluomo:
dalla passione per la ricerca scientifica, alla lotta sociale e politica. Questo
atteggiamento di assenteismo estetico un altro fenomeno singolare nellattuale
societ, e non potr essere corretto finch non si attribuisca
di nuovo allarte unimportanza essenziale, non pi solo
complementare, nella nostra vita sociale. Gillo Dorfles,
Le oscillazioni del gusto. Torino, Giulio Einaudi, 1970.
(5) Ogni uomo ha il diritto di costruire come vuole.
Ogni persona dovrebbe poter costruire le quattro pareti tra le quali vive assumendosene
la responsabilit. Larchitettura attuale criminalmente
infeconda. Ci dipende dal fatto che il processo edificatorio sarresta
quando lutente entra nella sua abitazione, mentre dovrebbe cominciare
proprio allora, e svilupparsi come la pelle intorno a un organismo umano.
Fr. Hundertwasser in Bruno Zevi, Il linguaggio moderno
dellarchitettura. Torino, Giulio Einaudi, 1973.
(Andrea Florio - 9/10/2008)
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Commento 6469 di Renzo marrucci del 09/10/2008
La prima riflessione che mi viene che la funzione dellabitare non riguarda solo uno spazio determinato dalla sua particolare composizione funzionale cio quello dellappartamento in citt o della casa fuori della citt, ma credo debba essere estesa ad uno spazio ampio ed integrato dalle funzioni necessarie alla vita e al contesto della citt, della zona, a tutto lambito di riferimento culturale e sociale in cui la nostra vita si svolge. Si discuteva di alloggio e delle sue varie possibilit ma anche dei prolungamenti dellalloggio come condizione necessaria e sufficiente per garantire lo svolgersi della vita in una misura umana e soddisfacente Si discuteva anche di periferia e centro citt e delle contraddizioni che oggi si verificano su questo tema ampio dellabitare che implica una condizione di civile ottimizzazione della funzione, cio si cerca lo spazio che ci consente di vivere e di crescere Ma implica lesistenza di un sistema di relazioni sociali ed umane che ci consentono la vita ed il piacere della vita, le necessarie realt che consentono di sviluppare e consolidare ed evolvere le nostre condizioni di vita.
La seconda riflessione che pensando a progettare e costruire si comprende come il ruolo dellarchitetto oggi sia pi importante se esercitato con coscienza e amore nella consapevolezza dellimportanza della funzione sociale dello spazio abitativo e che non si ferma e conclude entro i mq vitali fisiologici dellappartamento ma che coinvolge il sistema territoriale culturale e sociale e amministrativo della citt.
Da ci si pu capire come non si possa oggi limitarsi alle aristocrazie individuali dellabitare inteso come universo specialissimo in cui relegare il proprio mondo individuale ed emotivo come se fosse laspirazione fondamentale della vita ci per oggettivi limiti esistenziali anche se molti di noi lo ricercano La vita delluomo sempre pi ricca e alla ricerca di una spazialit dinamica e diversa e ricca di contesto per essere concentrata e collocata nello spazio importante ma fisiologico delle funzioni eminenti e protettive della vita. Cos come abitare non vuol dire esistere ma una parte nellequilibrio della qualit dell esistenza
In questo senso Michelucci ha davvero contribuito molto a far maturare il rapporto uomo e storia allinterno della citt storica facendoci riconoscere un modo diverso e pi giusto, pi felice, di usufruire e vivere la citt.
Tra forma e contenuto credo che sia fondamentale il rapporto organico della rispondenza tra spazio interno e esterno e la riconoscibilit tecnico materica dei materiali nel gradiente estetico morfologico e funzionale rispetto al territorio e allidentit urbana proprio come F.L.W. ha eminentemente dimostrato nella sua esperienza di vita
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