Lettera aperta a Bruno Vespa dall'estrema periferia d'Italia (e all' arch. Rino La Mendola, Presidente Ordini APPC della Sicilia)
di Salvatore A. Turturici
- 6/2/2008
Caltabellotta, 4 febbraio 2008
Egregio Dott. Vespa,
Le scrivo questa lettera con l'occasione della Sua presenza a Palermo come conduttore della tavola rotonda Democrazia Urbana per la qualit prevista per gioved 7 febbraio 2008 nella prestigiosa sede del Teatro Massimo, in seno al VII congresso Nazionale degli Architetti Italiani. Nell'accingermi a farlo mi sono ripetutamente interrogato sulla pertinenza della mia decisione, non volendo risultare, nei contenuti, in alcun modo fuori luogo o inopportuno. In un altro momento della vita politica ed economica della mia Regione, e della Nazione, avrei volentieri delegato ad altri il compito di farlo, ma oggi, con qualche rimpianto per non aver agito in altre occasioni passate, ho deciso di scriverLe personalmente, cosciente della straordinaria coincidenza di situazioni che si addensano in questi giorni nella Capitale della mia terra e consapevole che i colleghi delegati al Congresso sono presi da tanti gravosi impegni, sperando per il futuro di portarmi dentro, semmai, un rimorso e non ancora un rimpianto. Lo svolgimento del Congresso Nazionale degli Architetti che si tiene a Palermo in un momento di crisi delle massime istituzioni politiche Regionali e Nazionali, in un clima ormai di piena campagna elettorale, in una terra dove presto si voter per le elezioni comunali, provinciali, regionali e nazionali, un'occasione troppo ghiotta, Lei capisce, per lanciare, da architetto, un appello a tutto l'iride politico ed anche a Lei, autorevole e stimato giornalista e uomo di cultura, affinch nei dibattiti politici televisivi, e di tutti i media, le diverse parti politiche affrontino con chiarezza i temi pi cari agli architetti italiani che sono anche utili a tutti i cittadini. Ce ne sono davvero a iosa, dottor Vespa, dalla riforma delle professioni con l'intenzione di abolire il valore legale del titolo di studio, alle leggi sui lavori pubblici, dalle norme tecniche di progettazione in materia sismica, alle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, la qualit dell'architettura, la sostenibilit ambientale e risparmio energetico, ecc... . Per, anche il pi prosaico tema dell'abolizione dei minimi tariffari per le nostre prestazioni professionali in favore di soggetti pubblici merita forse una rinnovata attenzione, ora che si sta per tornare alle urne. Sarebbe davvero utile sentire chiaramente le intenzioni in proposito di tutte le parti politiche. Vista la premessa forse ho gi deluso la cortese attenzione che fin qui ha voluto concedermi. Nel caso Le chiedo subito scusa. Viceversa, se anche Lei condivide il tema, ne pi nobile ne pi vile del rinnovo del contratto di lavoro di qualsiasi altra classe di lavoratori, e crede che l'argomento in definitiva non sia proprio estraneo allo svolgimento di un confronto sulla democrazia urbana per la qualit, Le chiedo di fare Suo questo appello, che riguarda, s'intende, solo il dibattito sui contenuti e non certo la Sua posizione personale nel merito che potrebbe legittimamente essere molto distante da quella di chi, come me ed insieme a svariate migliaia di liberi professionisti, ha manifestato in piazza a Roma nell'ottobre del 2006, il proprio dissenso alle decisioni di un Ministro del Governo Prodi. Non Le ho ancora detto che io sono, e voglio essere ancora in futuro, un elettore attivista di centro-sinistra che ha condiviso la scelta, sofferta, del neonato Partito Democratico. Non credo ci sia contraddizione in questo, semplicemente perch la volont del Ministro Bersani, in quella circostanza, non stata coerente con le ambizioni e le aspettative di tanti architetti simpatizzanti, anzi tutt'altro. E' vero che nel tomo del programma dell'Unione c'era gi il seme del provvedimento, com' vero, comunque, che non era necessario pervenire senza alcun confronto con le parti sociali in causa ad un siffatto Decreto pieno di contraddizioni, inutile e disastroso. Per migliorare la concorrenza, la competitivit e l'accesso alle professioni, diceva il Ministro, e per recepire norme europee in materia. Vede dottor Vespa, io non sono figlio, ne fratello o nipote, o cugino di architetti o di altri liberi professionisti e credo di aver esercitato sempre onestamente e con notevole sacrificio la mia missione di architetto che anche un mestiere del quale vivo. Le dico anche che opero a Caltabellotta, il paese della pace del 1302, in provincia di Agrigento, che oggi non fa pi i cinquemila abitanti. Qui, oltre a me, esercitano la professione altri cinque o sei architetti, nessuno dei quali figlio d'arte, ognuno con un proprio studio e tutti ben preparati e radicati nel proprio territorio del quale conoscono bene la storia, l'arte, l'urbanistica e l'architettura, le problematiche ambientali, sociali ed umane. Certo, faremmo meglio ad unirci in un unico studio per meglio affrontare le sfide di lavoro di domani che, veramente, sono gi attuali. Dicevo che in questi piccoli paesi d'Italia, sommandoli tutti, operano diverse decine di migliaia di architetti. Non certo di me, quindi, che voglio parlarLe. A questi professionisti si chiede di pi di una prestazione professionale. Essendo scarse, per ovvie ragioni, le risorse umane, a questi atipici lavoratori d'arte e d'intelletto, che sono talvolta gli architetti, viene chiesto anche un impegno culturale e sociale, perfino politico. Questi architetti avrebbero potuto fare pi utilmente per se stessi, e per le proprie famiglie, la scelta di operare a Roma, Barcellona, Berlino, Londra o Parigi e, Le assicuro, qualcuno l'avrebbe fatto con ottime prospettive di carriera. Invece hanno scelto una strada pi difficile e forse anche pi ambiziosa, quella di contribuire alla crescita culturale ed economica delle proprie piccole realt urbane ed anche quella di non abbandonare il territorio e di non affollare ulteriormente le grandi metropoli del terzo millennio. Altro che lobby di professionisti figli di pap. I Governi che verranno, se davvero lo vorranno, faranno meglio a cercare le ragioni della scarsa competitivit in questo settore altrove. Magari frugando tra le enormi sacche di dipendenti pubblici che in nero, e talvolta con i mezzi tecnici dei loro uffici statali, negli stessi locali del loro impiego, esercitano un doppio lavoro da libero professionista facendo firmare i progetti a qualche collega non impiegato che, vista la crisi, ingoia l'umiliazione e tira a campare. Vogliamo chiamarla concorrenza sleale? Evasione fiscale? Altro? Gli architetti di cui dicevo pi sopra, quelle decine di migliaia sparpagliate nei piccoli Comuni d'Italia, in definitiva, e in concreto, hanno deciso di spendersi per quella democrazia urbana per la qualit che, riguardando anche le realt pi periferiche della nostra Italia, finisce per riguardare da un altro punto di vista, anche le grandi aree metropolitane. Incredibile a dirsi, ma anche loro hanno aderito, forse inconsciamente, alla Mission degli architetti rappresentanti le organizzazioni delle citt e regioni metropolitane europee (La Mission di ARCE, Architetti della Comunit Europea). Come vede, dottor Vespa, nel mondo di oggi siamo tutti partecipi alle cause globali che riguardano il futuro del nostro sistema paese e del nostro sistema globle, anche se abbiamo deciso di operare nell'estrema periferia d'Italia. Le universit di architettura italiane, in mezzo a mille difficolt, hanno saputo preparare negli anni ottimi professionisti che oggi hanno visto umiliate e calpestate, e infine forse anche cancellate, le proprie aspettative per un futuro lavorativo. Ho voluto dirLe queste cose, dottor Vespa, oltre perch Lei abbia migliore contezza di chi Le sta scrivendo, soprattutto perch sappiano i politici e gli italiani, se anche Lei condivide, che una grande parte degli architetti italiani opera in queste piccole realt, dove gli incarichi pubblici sono rari e dove, retribuiti come giusto che sia, per le competenze e le responsabilit che richiedono, le opere costruite per conto dello Stato possono contribuire a sostenere un grande numero di lavoratori intellettuali, quali tipicamente sono gli architetti, anche nei loro piccoli paesi d'origine. E' attraverso la selezione del concorso di idee, che dovr diventare l'unico modo di accesso all'incarico di progettazione dell'opera pubblica, che deve passare la qualit, e quindi l'economia in senso pi lato, dell'opera stessa e non certo attraverso una scellerata corsa al ribasso degli onorari degli architetti. Per gli altri lavori, come le manutenzioni, le ristrutturazioni, i collaudi, eccetera si dovr necessariamente tornare a un sistema a tariffa minima o, quanto meno, a tariffa oraria. Sono consapevole che in Europa gli onorari dei nostri colleghi sono disciplinati in modo disomogeneo sia nel settore pubblico che in quello privato, con Stati in cui vige l'obbligo di una tariffa minima ed altri in cui vige il divieto di qualsiasi onorario garantito per legge. Ad esempio in Germania ed anche in Grecia vige una tariffa di legge, in Francia in parte, in Inghilterra no. Ai nostri politici, per valutare meglio la nostra realt, poich sembra che non ne abbiano la pi pallida idea, potr essere utile sapere che per valutare il mercato del lavoro in questo settore occorre anche conoscere il rapporto numerico tra architetti attivi e numero di abitanti. Ebbene, in Italia di 1 architetto ogni 497 abitanti, in Germania di 1 ogni 797, in Spagna di 1 su 1213, nel Regno Unito di 1 su 1925, in Francia di 1 ogni 2228 (fonte dei dati CNAPPC). In Italia, dunque, esercitano questa professione un numero quattro volte e mezzo maggiore di architetti che in Francia. Di certo, nel nostro Paese, davvero non esistono limitazioni all'accesso a questa professione. Alla luce di ci, nelle politiche di pianificazione del nostro lavoro e dei nostri compensi, i nostri politici ed amministratori dovranno o no tenere in conto questi fatti? Vede, dottor Vespa, alla fine di questa mia lettera credo che quanto Le ho appena detto sia assolutamente pertinente ed utile ad una riflessione sul come realizzare una vera democrazia urbana per la qualit. Potevo essere meno volgare dicendoLe di come gli architetti italiani di tutte le epoche, compresa la nostra, hanno reso bella e grande nel mondo l'architettura italiana ed anche quella di altre nazioni, oppure avrei potuto riferirLe di come le nostre citt, una volta all'avanguardia per scelte urbanistiche ed architettoniche, oggi sono in un pietoso stato di arretratezza artistica, architettonica e culturale. Trovo emblematico, ad esempio, che la Sua tavola rotonda si svolga nella degnissima e gloriosa sede del Teatro Massimo progettata da Giovani Battista Filippo ed Ernesto Basile e non, ad esempio, nella nuova sede della Facolt di Architettura di Palermo progettata dal compianto prof. architetto Pasquale Culotta (ed altri), stravolta nel significato delle originarie intenzioni architettoniche, da innumerevoli difficolt incontrate nel percorso della sua realizzazione. Di questi primi quindici anni di esercizio della mia professione, in questa difficile e bella terra di Sicilia, con l'occasione di questo VII Congresso Nazionale faccio per me stesso un bilancio professionale ed anche economico. Sono stato fortunato, sono entrambi positivi. E in futuro? Il futuro, con il quadro normativo vigente davvero plumbeo per tutti. Vede, dottor Vespa, mi sono spesso chiesto se per caso questo posto, l'Italia, che pure ha dato tanto alla storia dell'arte, non fosse diventato ormai solo un luogo avverso all'architettura. Ho cercato di aver ragione di ci professando il mio mestiere con crescente impegno ed entusiasmo. Ho trovato, ovviamente, che non esistono luoghi ostili all'architettura o alla sua realizzazione. Scavando a fondo, per, ho verificato che alcuni di questi posti si trovano annidati nei testi delle leggi di una certa Regione o di un'intera Nazione. Quando questo accade, come accade oggi in Italia, allora anche un luogo geografico diventa ostile alla realizzazione dell'architettura. Questi luoghi sono forse dei non luoghi, quasi delle sinistre utopie. L'architettura, per, ha sempre bisogno di un suo tempo e di un suo luogo. Quale architettura, dunque, per questo Stato italiano?
Per le ragioni di questa lettera che qui ribadisco, Egregio Dottor Vespa, Le chiedo di voler prendere a cuore le sorti dell'architettura contemporanea italiana che cara anche a tutti i cittadini, portando nelle prossime settimane questo dibattito dal VII Congresso Nazionale degli Architetti che si tiene a Palermo alle sedi pi in vista dell'informazione giornalistica nazionale e nelle tribune elettorali, affinch tutti sappiano, politici ed elettori, in quali vere condizioni operano, o rischiano di dover operare, la pi parte degli architetti italiani, nell'affanno, sempre pi carico di tensioni sociali, di mantenere alto il nome di una disciplina che ci ha resi, come italiani, celebri in tutto il mondo per numerosi secoli.
Con sincera stima e ammirazione
Arch. Salvatore Alessandro Turturici,
Caltabellotta (AG)
(Salvatore A. Turturici
- 6/2/2008)
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Commento 6068 di Renzo marrucci del 20/02/2008
E' arrivato il momento in cui si pu dire che non siamo pi un popolo di santi, di poeti e di navigatori...per, in compenso, siamo un popolo di architetti e di professori...Pi le condizioni diventanio difficili pi aumentno gli iscritti e pi aumentano le universit in centri piccoli o grandi e medi o in qualche villa o castello pi o meno abbandonati ci sta semprebene una bella facolt di architettura...o anche altro ...a piacere. La tariffa minima? Meno si lavora e meno si guadagna, e siccome la concorrenza un mezzo per aumentare la qualit pi diventa minima la tariffa ...pi la qualit dovrebbe aumentare esponenzialmente e sempre secondo il calcolo intelligente di alcuni che pensano al nostro bene generale. Il bello che ci avviene con il tacito consenso delle organizzazioni professionali che capiscono sempre dopo perch il malcontento dell'architetto non estetico, non sta bene. Il collega che dal belpaese di sicilia scrive a Bruno Vespa avr semplicemente sbagliato indirizzo ....Il buon Brunone d'Abruzzo che centra? Gli architettisono dei simpatici soloni anar chici e amanti del bello e dalle stravaganti aspirazioni... suvvia! La tariffa sotto la minima ci far acuire l'istinto di conservazione e ci render molto vicini alla trasparente celeste luce della santit... e ci far contar le nuvole e nuvolette e subir li nuvoloni mentre altri li realizzano in terra...Rimane tra l'altro.... oltre che imparare la Divima Commedia e tradurla in qualche dialetto nostrano.... imparare a farsi ripettare ...Oppure mi sbaglio? Un caro saluto.
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Commento 6073 di Maurizio Zappal del 23/02/2008
Siamo veramente messi male! Credo che sia semplicemente ridicolo rivolgere un appello per larchitettura a Vespa, non solo inopportuno ma inutile! Chi Vespa per meritare tale confidenza? Vespa omologo al sistema, inconsistente come giornalista, (trombone e bacchettone!), insensibile allarchitettura e incompetente parimente a Celentano! Insomma inadeguato! Praticamente come rivolgersi alla Marini, con lattenuante che da Lei sapremmo chiaro cosa ricevere! E francamente, io so anche cosa aspettarsi da Vespa! Insomma egregio Arch. Salvatore Alessandro Turturici, mi sfugge il senso della sua azione! E ovviamente non mi sento rappresentato! Non ci vuole grande perspicacia per accorgersi che la politica, linformazione e la Kultura, sono distanti dalle istanze e necessit di un dibattito serio e qualificato sullarchitettura e in particolar modo, su quella contemporanea e siciliana pergiunta! Insomma elementare: si chiede aiuto a chi pu dartelo! E non creda che, in ogni caso, Lei abbia alcuna speranza, neanche quella di fare notizia! Non desidero ridurre il drammatico senso di prostrazione che ci avvolge ma il tema della denuncia deve essere pi alto e non rivolto a nani dellintendimento! E dico che la battaglia persa in partenza, finch non saremo capaci, come categoria professionale e cuturale, a far crescere il desiderio di benessere estetico, di quellestetica non solo virtuale e autoreferenziale ma etica e concreta In altre parole, dobbiamo resistere al di l dei fatti esterni. Cio, con la coscienza e la capacit di poter incidere sulla trasformazione estetica e quindi urbana. Per tutto questo i nostri interlocutori devono essere individui di qualit! Certo, Lei forse ha scambiato Vespa per Jack Lang (l'ex ministro francese della cultura dal 1981 al 1991) che volle fortemente una legge per larchitettura che noi oggi possiamo soltanto sognare! Bisogna iniziare da lontano, dalla formazione e via via gi, con tutte le tappe propedeutiche alla comparsa dellesigenza del bello che dalle nostre parti sembra essere una brutta parola! Cosa pensa di concludere con una lettera a Vespa quando manca il minimo substrato nazionale di attenzione alla qualit urbana? Quando non esistono segnali concreti dalla politica e dallintellighentia di scimmiottare, almeno, quello che si fa nelle altre nazioni europee? Dove si fugge perch possibile lavorare dignitosamente! Per me, architetto caro, il problema sta tutto l! Non vi sono le caratteristiche minime per una svolta atta a far riemergere fiducia che in Italia ce la si possa fare! E non improvvisamente le grandi citt (non italiane) europee sono diventate attrattori di una risorsa che definisco nuovo turismo culturale. Parigi, Barcellona, Berlino, Londra, Rotterdam, Dublino e tante altre hanno puntato pesantemente" sullINVESTIMENTO ESTETICO mettendo nel bilancio del settore, una quota significativa della spesa pubblica, non privileggiando l'offerta culturale canonica ma soprattutto la CONTEMPORANEITA. La nostra Nazione gongola ancora tra Taormina e Cortina!!!
Insomma, si sperimentato, da lungo tempo che molte citt investono sull'architettura contemporanea per crearsi il patrimonio culturale di domani. Cospicue quote di turismo culturale vanno a visitare le citt sopracitate perch attratti dai grattacieli di forme inusuali e dalle tecniche costruttive avanzate, dai musei di arte contemporanea che non importa cosa contengano, perch sono museo di se stessi; in altre parole si va dove lazzardo attrae! Perbacco, questa la nuova economia oltre, naturalmente, a quella dellinformatica!!!
Nuove citt d'arte si sono presentate sul mercato negli anni pi recenti, l'esempio pi evidente Bilbao, e sono entrate a far parte dell'immaginario turistico in una posizione non marginale, spingendosi fino a Dubai city ! Utilizzando una definizione che, alla fine, fonda la tipologia di citt d'arte sulla capacit di produrre cultura, si ricava uno scenario dove la concorrenza tra le citt d'arte diventa di giorno in giorno pi accentuata e non pi il parametro del David a determinare la leadership! Insomma l'entit e la destinazione della spesa (il tintinnio del denaro!) in cultura, in tempi relativamente brevi, ha fatto cambiare le gerarchie urbane consolidate. Pensa che questo dibattito possa minimamente essere nella formazione di Vespa?
La crescita dell'importanza del settore culturale in molte citt specialmente nelle citt globali con la trasformazione della cultura in una centralit urbana strategica per lo sviluppo espressione del profondo cambiamento in atto. I processi di competitivit tra le citt della cultura potrebbero,nel prossimo futuro, diventare ancora pi turbolenti perch: un numero significativo di nuovi potenziali consumatori (per esempio, indiani e cinesi) entreranno nel mercato e, dopo una prima fase di omaggio alla tradizione, potranno, insieme agli altri, essere soggiogati dalle sirene delle nuove proposte! La mia piccolissima analisi non vuole inserirsi in un panorama di verit assoluta ma ha la presunzione che fino a quando non vi sar una presa di coscienza che investire significa ingaggiare una sfida con loblio, rimarremo alla corda senza partecipare concretamente al dibattito di trasformazione che da unaltra parte sta accadendo! E in epoca globale, corrisponde alla rinuncia di partecipazione alla competizione!
Per concludere, ci si pu chiedere se, dal punto di vista analitico e strategico, il concetto di investimento estetico sia fruttuoso.? Da quanto detto in precedenza, l'utilit di questa categoria appare molto ben praticata in nazioni come Francia, Spagna, Olanda, Germania, Inghilterra, che sul PIL ci surclassano, ormai, da pi di un ventennio! Nel dibattito italiano io credo non ci siano formazioni politiche e professionali, ancora, allaltezza di quelle internazionali! Quindi veramente romantico che Lei inserisca un messaggio nella bottiglia, abbandonandola nel mare degli inetti! E mai come oggi che ho cinquantanni sono propenso ad una fuga! Certo nel mio caso non sar fuga di talento e cervello ma di normalit!!!
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Commento 6076 di Renzo Marrucci del 23/02/2008
Gentile Arch. Zappal, ma per capire che siamo messi male non c'era mica bisogno di leggere la lettera a Bruno Vespa ....E' cosa ormai risaputa e tanto che se il dibattito su questo argomento doloroso scarso e laconico, stramazzato qu e l... semplice
mente perch gli architetti fan finta di nulla...Cos va il mondo... La lettera del collega invece pi interessante di quello che sembra , e lei mi aiuta a capirlo proprio perch nella confusione.... sbaglia indirizzo? Cos sembra, ma ripensandoci forse non cos sbagliato... sincera e vera!
Ho poco f sentito una interessante definizione di Daverio: comprare al bazar dell'architet
tura. Se vuoi un ponte oggi li vende Calatrava, se Vuoi un centro, un museo o una stazione .... bisogna andare da Hadid o Gehry, se vuoi neoplastico espressionista Hadid altrimenti Gehry o altri... dipende dal professore consulente che decide, dipende anche dal loro stile produttivo e dal Sindi che ha l'occhio sveglio... Ma soprattutto dalla fama satellitare dello studio che se non ha cinquanta collaboratori, due o tre filiali non sei nessuno! E neanche il sindaco ci bella figura. Sicch a Venezia c' il ponte filosofico ispirato da Dal C e dal Filosofo Sindaco. Il costo dell'operazione? Roba da uscirci matti. In Italia non lievitano solo le torte... Bisognerebbe obbligare i sindaci a servirsi di architetti Italiani, autarchia architettonica?Ma solo per non far morire la voglia di un popolo a riscattare la propria cultura in modo che gli italiani riprendano il gusto dell'architettura,
sviluppando il proprio senso identitario prima che prolifichi la miseria acuta dello squallore dell'assimilazione a queste stars....il cui modo di fare e di progettare e di essere esaltato da una comunicazione errata e sciocca. Ma allora si vedr che abbiamo politici di valore eccelso e che le stars non cliccano le stars e cosi sia.
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Commento 6080 di maurizio zappal del 24/02/2008
Tanto per essere chiaro: identit =falso problema.
Se guardo le mie foto a due anni, a dieci anni, a vent'anni, a trenta e infine a cinquanta qual' la mia vera identit?
Sono sicuro di non aver sbagliato indirizzo!!! Non voglio competere con i miei maestri! Io sono per la forza dell'Etna! Sono Talebano! Odio il Barocco, il Manierismo, il Classicismo e tutti gli epigoni!e non discuto con pseudo ambientalisti e architetti degli AVI!
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Commento 6081 di Leandro Janni del 25/02/2008
Cari amici,
come commento- contributo, invio la lettera aperta che scrissi lo scorso 29 settembre 2005, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine della Provincia di Caltanissetta, per il quadriennio 2005/2009 .
Un saluto,
Leandro Janni
Le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine, per il quadriennio 2005/2009
Caltanissetta, 29 settembre 2005 - LETTERA APERTA
Secondo quanto previsto dal D.P.R. 8 luglio 2005 n.169 - "Regolamento per il riordino del sistema elettorale e della composizione degli organi di Ordini professionali" - anche gli architetti, i pianificatori, i paesaggisti e i conservatori della provincia di Caltanissetta, procederanno alle elezioni per il rinnovo del Consiglio del proprio Ordine, per il quadriennio 2005/2009.
Finalmente si vota, quindi, a partire da venerd 30 settembre. Finalmente si vota, dopo anni di inerzia, di sconcertanti e ripetuti rinvii delle elezioni degli organi degli Ordini professionali, da parte del Governo nazionale. E di certo, ci sarebbe stato, e c', bisogno di ben altro - oltre all'inerzia e alle proroghe di questi anni. Ad esempio, una modernizzazione degli Ordini, il riconoscimento europeo delle nuove professioni, la crescita delle societ professionali e interprofessionali, un programma di educazione permanete, la razionalizzazione dei tirocini e degli accessi (esami di Stato), il diritto dell'equo compenso e tutele per i giovani praticanti, lo sviluppo delle casse previdenziali, le politiche economiche a sostegno delle professioni (credito e sgravi fiscali sulla ricerca), la promozione dei requisiti della professionalit (e non del capitale) nelle gare per gli appalti di servizi, una maggiore tutela dei cittadini-consumatori, pi deontologia, pi Europa.
Ma veniamo alle questioni locali. Il Consiglio dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Caltanissetta in questi anni ha svolto, con efficiente pragmatismo tecnico-burocratico, i tradizionali compiti di un Ordine: tenere l'Albo dei professionisti, vigilare sulla correttezza dell'esercizio professionale, fornire pareri alla pubblica amministrazione. Questo, e poco altro ancora, a dire il vero. Intanto, in questi anni il numero degli architetti dell'Ordine nisseno cresciuto sino a contare, oggi, 578 iscritti.
Comunque sia, ci saremmo aspettati, soprattutto considerato quanto accaduto in questi anni, che le operazioni di voto per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine, fossero previste dopo una sacrosanta e doverosa assemblea degli iscritti. Un'assemblea in cui, il Presidente uscente avesse potuto relazionare, insieme ai componenti il Consiglio, sull'attivit svolta. Un'assemblea in cui, cos come si sempre fatto negli anni passati, si potessero presentare eventuali programmi, proposte, disponibilit. Nulla di tutto questo accadr. Non prevista, infatti, alcuna assemblea degli iscritti. Andremo a votare - per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine - ordinati e silenti, e in fila per uno.
Di certo, sarebbe stato interessante e utile verificare, discutere di quanto sia cresciuta, o diminuita, in questi anni (anche ad opera dell'Ordine), nei cittadini della nostra provincia, la consapevolezza del ruolo, della funzione dell'architetto e dell'architettura. Questo, d'altronde, era uno dei punti qualificanti del programma del Consiglio dell'Ordine uscente. Di certo sarebbe stato interessante discutere, chiedersi - tra colleghi - quali strategie adottare per migliorare i modi consueti di operare, come interpretare in maniera pi profonda, efficiente e proficua i nuovi bisogni della societ e dell'ambiente, come migliorare la comunicazione di buone pratiche di architettura attraverso i media, come aggiornare e formare professionalmente i pubblici funzionari, come sensibilizzare gli amministratori, i costruttori e i progettisti rispetto all'importanza e al valore aggiunto della qualit architettonica. E poi, come introdurre materie specifiche sulla conoscenza e percezione dello spazio nei vari corsi di studio, a partire dalle scuole elementari. Come animare il contesto locale attraverso eventi di promozione e diffusione della cultura architettonica. Come coniugare insieme identit e sviluppo, conservazione e innovazione.
Insomma, malgrado tutto, queste e altre domande, questioni, dovrebbe porsi chi oggi si candida a gestire, a governare l'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Caltanissetta. Con umilt, consapevolezza, spirito di servizio. Nell'interesse degli iscritti all'Albo - ovviamente - ma anche dei cittadini e del territorio nel quale, tutti, abitiamo.
Cordialmente,
Arch. Leandro Janni
gi componente del Consiglio dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Caltanissetta
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Commento 6082 di maurizio zappal del 25/02/2008
Pensavo che la mannaia della censura ricadasse su di me, come, ormai, in uso su analoghi organi dinformazione, vedi il mio amico Ugo Rosa che ha un po pi fortuna, data la sua straordinaria capacit espressiva, invece P.G.L. Ferrara un grande e quindi per scusarmi della mia irruenza, tenter di chiarire la mia posizione. Ho grande difficolt a rintracciare nel nostro misero panorama nazional-architettonico una posizione espressiva, decente e contemporanea! La Nidiata di epigoni di una scuola di pensiero od unaltra, si compensano e si annullano! Credo, inoltre che il concetto di identit e quindi di tradizione o memoria storica che dir si voglia, sia un concetto falso e truffaldino, messo in atto da accattoni intellettuali, in mala fede! Ed un concetto corrotto in tutti gli ambiti di applicazione! A tal proposito mi venuto in mente lesempio, se volete, semplice ma efficace delle fotografie che mi ritraggono a due, dieci, etc, qual limmagine che rappresenta realmente la mia identit? Scusate lesempio personale ma soltanto cos, con il cucchiaino tutti i manipolatori didee o i matres penser dovrebbero fare mea culpa e sbracciarsi tanto, per lavorare sulla nostra appercezione degli spazi, sul nostro immaginario simbolico per individuare il grimaldello dellinversione di tendenza, onde stabilire strategicamente priorit di sopravvivenza! Se qualcuno, diciamo, di area o pensiero organico o minimale o funzionale o decostruttivo inizia con la citazione dellidentit e a dire che noi siamo la culla dellarte (dal medievo al neoclassicismo!!!sic!) e che gli americani non hanno tradizione, io metto la mano al passaporto ed espatrio perch non voglio essere crocifisso allidentit del Barocco, del Manierismo, del Classicismo e del falso antico! Spero che sia ora chiaro Esimio arch. Renzo Marrucci. Insomma la questione dellidentit un alibi, unoffesa e la sua giustificazione. Senza poi parlare di ricostruzione di confini e dogane! Insomma quei ridicoli trenta e un pochino di architetti orgogliosi della propria identit che avevano maldestramente visto cadere ai minimi storici i propri emolumenti (per la scarsezza della loro capacit progettuale!) non vincendo pi nessun concorso, non possono essere rievocati! In altre parole, arch. Marrucci, tanto per essere chiari, per fare un ponte bisogna chiamare CALATRAVA perch un Gregotti, un Purini, un Botta dovrebbero chiamare come consulente esterno, BRUNELLESCHI e francamente non mi sembra una strada praticabile! Questi qui, non hanno linguaggio contemporaneo, pur vantando tutta lidentit che vuole Lei! Incapaci di capire il nuovo, di usare i materiali con cui si presenta il nuovo, smarriti dalla possibile commistione di vecchio e nuovo, pensano tuttavia a citt completamente nuove - come Vema - resecate dai vecchi insediamenti e costruibili con i criteri scolastici che presumono siano stati alla base delle vecchie citt, dimentichi che il vecchio edificato una stratificazione di epoche e di stili diversi, di antico e moderno. Sono larve, incorniciate nelle cadenti aule dellAccademia snervata ed incartapecorita ma sempre spocchiosamente accomodata in cattedra a dare lezioni di Gusto e di Ornato e di Teleologia. Per darsi un sussulto apparente di vitalit, buono soltanto a scuotere le loro parrucche, s'inventano citt nuove virtuali che non costruiranno mai perch non riescono a sopportare che un palazzotto barocco, insignificante, sia demolito e ricostruito con il linguaggio contemporaneo, fatto magari di vetro, acciaio, titanio o altro! Non hanno percezioni spaziali, solo rigore schematico avulso da sensibilit, loro sono i primi sostenitori dellautoreferenzialit architettonica! E cosa centra la remunerazione professionale con la pochezza intellettuale? Insomma con la storia dellidentit e della memoria storica ci hanno preso in giro, ci siamo presi in giro per tenerci e stare lontani dalle sfide del mondo e divertitevi prendendo per i fondelli le Stars dellarchitettura cos loro lavorano di pi e noi la meniamo sul sesso degli angeli!
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Commento 6084 di Renzo marrucci del 27/02/2008
Caro architetto Zappal, se legge la sua identit sulla foto della sua carta di identit non posso darle torto. Se invece si rapporta agli elementi della cultura a cui si formato, incui cresciuto allora dovr accorgersi che la sua personale struttura umana e culturale pos
siede una matrice identitaria e potr accettarla o meno, amarla o meno, esserne orgo
glioso o meno, lottare per migliorarla o dinteressarsene...e questo a tutte le et poich
si sempre la somma di quello che si vissuto, fatto ecc...fino alla fine della nostra avventura...e quindi rientrare alla matrice .terra....
L'etna un magnifico vulcano con un territorio incredibile e posso capire che lei se ne immedesimi con molta passione conoscendolo per averlo studiato nella sua territorialit e morfologia. Tuttavia il collega che scrive a Vespa non dimostra, e lui sapr perch...
Una grande fiducia nella volont dei colleghi architetti verso quei problemi che in tutta l'italia si vivono... purtroppo. Si rivolge a Vespa semplicemente perch spera che almeno lui possa capire di pi e meglio lo smarrimento generale, che la categoria degli architetti vive e accetta con poco splendida rassegnazione nella tendenza verso il basso che ....pare prosegua... Un sincero saluto
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Commento 6097 di renzo marrucci del 02/03/2008
Caro arch. Zappal, avevo iniziato a leggere le prime righe del suo lunghissimo com
mento ma vedendo che si riferiva ad altri non vi ho dato attenzione. Alcuni amici mi fanno osservare che pi avanti faceva il mio nome. Mi scuso con Lei se le sembrata una cen
sura, forse per la stringatezza del commento, ma non rientra nel mio carattere censurare le idee degli altri.
Non mi passa neanche nell'anticamenra del cervello. Sono per il dibattito il pi aperto e civile possibile. Per quanto mi riguarda il confronto pi sincero pi apprezzabile e rimanendo a disposizione la saluto cordialmente
Tutti i commenti di renzo marrucci
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