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Ci sono 9 commenti relativi a questo articolo

Commento 1919 di Domenico Cogliandro del 07/03/2007


Che dire?
Per lo dico.
Ci voleva Ugo per scrivere queste cose? Zevi lo avrebbe fatto, uguale? Non lo so, certo che molti anni fa ero presente a Roma, Valle Giulia, in un'aula gremita di persone intente ad ascoltare Libeskind. Credo fosse il 1992. Il parterre era completo, e io mi ero appena laureato con una tesi che interpretava, progettando, il Modulor di LeCorbu. Al dunque, Libeskind chiacchierava delle sue cose (come fanno le dive a proposito della colf), sgranellava diapositive di oggetti in tuttte le posizioni, ma prevalentemente disegni con le sue idee come didascalie. Io non so se cresciuto ma, per come lo ricordo io, Zevi era molto pi alto di Libeskind. Insomma l'attore termina la pice, applause, e lui stesso chiede, con traduttrice al fianco, se ci fossero domande. Ed stato l che ho visto Zevi per la prima e unica volta della mia vita. Lo ha... lo ha...come dire... se lo mangiato tutto intero, sbottava, parlava facendo gesti larghi con le braccia, ed era quasi infuriato, ce l'aveva con quelle cose che Libeskind chiamava idee e lui diceva che non stavano di casa da nessuna parte, insomma: altro che domande, un uragano. Perch lo ricordo cos? Perch il 1992 corrisponde alla prima (e ultima?) edizione di "Sterzate architettoniche" che ho comprato ma non sono mai riuscito a leggere, e perch lo stesso anno fu uno dei membri della giuria del Premio della Fondazione Wolf che scelse, tra i premiati, il danese Utzon, l'inglese Lasdun e l'americaliforniano Gehry. Sono passati pi di 15 anni, mi pare sia arrivato il momento di spingere Ugo a scrivere il suo "Stronzate architettoniche". No?

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Commento 2089 di pirazzoli del 11/03/2007


Perdonate lintromissione,
non conosco personalmente Ugo Rosa,
nel senso che non lho mai visto negli occhi n gli ho stretto la mano;
il suo scritto Pensiline lho avuto per caso,
questo Gehry, dunque me lha mandato lui,
per gentilezza sua.
Tutto quello che ho da dire,
che sono completamente daccordo con quel che Rosa
in entrambi i testi scrive,
nulla escluso.
Senza offesa,
trovo i suoi ragionamenti assai affini a quel che cerco di fare,
per come ci riesco nella presente condizione;
trovo la sua scrittura bella colta e piena,
per me incomparabile con quella dominante
nelle riviste di architettura italiane,
che del resto ho per caso smesso di leggere ormai da pi di dieci anni,
magari per mia intrinseca distanza dall' "iperattualit"
Dunque aggiungo una postilla sulla questione provincialismo,
perch quelli che prendono appunti
e sincantano al primo ragionamento sulla fluidit etc.
non sono solo architetti/ingegneri Ignoranti/FashionVictims
ma pure parecchi committenti,
cio politici a vario livello,
co-responsabili di quel singolare paesaggio
da ExBelPaese
che lItalia di oggi
sotto gli occhi di tutti.

Argomento a piacere:
chiss come mai pi volte mi capitato,
allEstero,
di pranzare con degli amministratori pubblici (cio politici)
anche di provincia,
assieme a colleghi architetti
e di constatare che,
ma giusto per esempio,
tutti conoscevano luoghi, nomi e lavori
di pi di un artista contemporaneo
tanto da poterne discutere con discernimento?

Un saluto!
Giacomo Pirazzoli


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Commento 2092 di vulmaro zoffi del 11/03/2007


inizio dichiarando apertamente che amo l'architettura di frank owen gehry. vista l'aria che tira in campo accademico e antiaccademico (le due facce della stessa medaglia), confesso che per me dirlo come immagino sia per un omosessuale fare 'coming out''. sto comunque tentando di leggere i vari interventi su gehry partendo dall'ultimo di ugo rosa che trovo molto molto divertente e, proprio per la sua prosa colorita, lo ritengo un bellissimo omaggio all'euforico frank. (caspita per a pensarci - tanto per un minimo aggiornamento letterario - in quella cravatta pi che gli orizzonti di swift e melville ci vedrei l'oggi di lethem o d.f.wallace per non pronunciare proprio delillo o quella specie di pallone gehriano - a pensarci meglio belmondiano - che pynchon fa comparire in hampstead heath nella londra di gravity's raimbow). tuttavia, mai come nel caso di gehry le parole mi sembrano inadatte ad affrontare la sua architettura strampalata. a complicare il quadro generale - mi rifersico alle riviste, monografie, etc - si aggiunge la grossolanit di alcuni critici che con passione e dedizione e zelo e manciate di citazioni e aneddoti e ortogonalit spacciate per 'virtuosi' parallelismi e analogie, infarciscono i loro scritti sperando di far dimenticare a noi lettori, per ottundimento da saziet , la loro mancanza di sensibilit e di acume critico; e conchiudono giri di parole perfettamente circolari che includono il vuoto ed escludono ogni significato.
per tornare un attimo a gehry, questo fraintendimento interpretativo - che nasce inevitabilmente nel momento stesso in cui si comincia a scrivere delle sue creazioni - si manifesta, per altre vie, anche nelle librerie dove accade che il i pi ben curato e significativo volume sulla sua opera (non lavoro per la MITpress ma sto parlando di quel tomo contenente i suoi scarabocchi) risulta purtroppo essere anche quello fra i meno venduti. evidentemente si preferiscono gli scritti critici ben pi corposi inclusi nelle monografie. a quel punto sono molto meglio le foto di hisao suzuki.
comunque, per non aggiungere altre parole inutili a quelle che anch'io ho finito per scrivere, volevo semplicemente consigliarvi la visione di questo filmato (il link qui sotto) che - a mio avviso - la pi profonda, efficace e moderna lettura dell'architettura di frank owen gehry.
buona visione.

http://www.youtube.com/watch?v=MRuNT8eXU8k

Tutti i commenti di vulmaro zoffi

 

Commento 2123 di Brunetto DeBatt del 12/03/2007


Belinate!!!
il monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemberg a Berlino di Mies (1926)
un conto
Un conto
Il Danteum di Terragni /Lingeri (1938)
Un conto
la mano aperta (52) o la torre dombre
di Le Curb
un conto
le pensiline di Moretti (1956)
un conto
le ricerche di Mangiarotti sulle tettoie
un conto
il Convento delle Suore domenicane di L.K. (1965/68)
(che servito a S.Holl per alcune soluzioni composizioni postume )
un conto
il cimitero Brion di Carletto (70/75)
un conto
il teatro del mondo
di Aldo R. (1979)
un conto
piazza Italia di C.M.
un conto
le contraddizioni di Venturi
un conto
le iconiche visioni degli Archigram o Archizoom
un conto
il lavoro teorico svolto da De Carlo x Spazio&Societ;

non si pu scambiare la democrazia progettuale
per una arroganza stilistica
democrazia &potere;
esplodono in
uno sconto = regalo senza ragione
X pesci e altri gigantismi
rapinati a Oldenburg
la pensilina avvinazzata una belinata !!!!!!!!!!!!

in fondo hanno ragione sia Rosa che Ferrara

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Commento 2138 di maurizio zappal del 12/03/2007


SACRA/MENTE, i tempi cambiano. La citt degli uomini la "mente" ( la mentalit, le superstizioni, le oltranze, le debolezze, le stratificazioni) degli uomini. L acitt degli uomini ospita la "mente " che arreda i suoi luoghi rendendoli riconoscibili e sottaendo lo "spazio" alla sua assoluta autoreferenzialit, a quel vuoto inospitale persino a "Dio". La tolleranza del cambiamento "robba" per pochi e ahim lo stantio conosciuto molto pi confortevole e sicuro dell'azzardo. Mi pare che fosse di Immanuel Kant la definizione della mano come proiezione delle mente . Qui, qualcuno vuole ingabbiare la mente o la mano, non fa differenza e questo intollerabile. Il giuoco del "cruciverba" (tova le differenze!) mi pare basso (anche se simpatico) rispetto alle capacit di Gehry! e quanti Grassi, Passi, Purini...etc, abbiamo soppotato senza urlare!

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Commento 2235 di federico bernetti del 13/03/2007


..ehm...scusate tutti...........si ,mi sento di chiedere scusa perch probabilmente non sono all'altezza di coloro che abitualmente scrivono su queste pagine e prometto che l''ultima volta che cedo a questa mia tentazione. Sono uno studente di architettura e ho seguito tutta l'evoluzione del recente dibattito che si svolto ,passando dalle pagine di arch'it per arrivare a quelle di anthitesi,sull' ultima opera di Gehry.....trovo tutto ci semplicemente una boccata d'aria fresca, un modo realmente critico di porsi difronte all'architettura, estraneo a quella riverenza che invece tipica degli incontriconferenzeconvegni....Ci che pi mi ha spinto a scrivere il fatto di essere un lettore di Casabella ( diamine,sono uno studente,dovr pur leggere qualcosa!) ed essere rimasto colpito dalla presentazione di Del Co sull' Hotel Della Discordia.......tanto frastornato da esserne quasi convinto, cos scioccato dalla distanza tra il mio primo pensiero(.....no,un'altra volta Frank?!?....)e la raffinatissima pagina di critica del Direttore, da perdere di vista la realt dell'architettura, quella che non pu essere mascherata da una macchina fotografica.
Grazie, signor Rosa.....se passa per Roma le devo un caff, mi sembra il minimo.

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Commento 4936 di Paolo Mancini del 12/04/2007


Tre hurr per ugo.
uno per il cuore.
perch ci vuole cuore a scrivere ancora di architettura per passione e non per mestiere.
uno per il contenuto.
perch si pu essere o meno d'accordo, ma almeno parla chiaro.
uno infine per il tono.
perch ci sono parti assolutamente tragiche ma dette in maniera che meriterebbero il palcoscenico di uno Zelig.

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Commento 5304 di alma lopresti del 23/04/2007


..ciuffi impomatati
Gentilissimo Ugo Rosa,
non saranno in molti ad aver colto il suo sfogo sul "ciuffo impomatato", sull'"l'ultimo genio fresco fresco uscito dal culo della gallina", sulla banana marcia". Mi chiedo perch Lei scriva di Gehry e due volte rigurgita inacidito su un ragazzotto cino-olandese che se non altro i suoi "Nei" li infratta nelle ascelle della citt....cio io lo so perch ma vorrei fosse Lei, gentilmente a chiarire le circostanze, a chiarirci perch non ha andato a dirglielo in faccia a Catania al novello genio acclamato, sarebbe stato l con un'olandese , un'arci vescovo, l'onorevole separatista spoccioso e il nastro da tagliare alle Ciminiere? perch si prestato a fare una vergognosa intervista parallela dirimpetto a un signore-critico che strabuzza gli occhi da sembrare indemoniato a dire "stronzate", Lei inquilino del piano sopra all'istallazione del suo ciuffo impomatato tutta bizz-bizz, ragnetti elettronici e iperattualit ? perch non ha scritto uno dei suoi bei panflet su SiciliaOlanda, su SiciliaArchitettura, su un carrozzone messo su per arricchire qualche amico degli amici, per sprecare denaro pubblico in inutili libercoli-cataloghi di architettini sfigati, con tanto di foto, per compiacere mamme e zie nonne e pap.. "chediolibenedicessepoverifigli"...solo questo ha saputo scrivere lei?, perch mi delude cos?? quando avrebbe da essere quello che vuole apparire..perch colpisce di sponda? se vuole essere "omertoso" almeno non si presti a certe iniziative...i siciliaarchitettura li lasci ad altri, per tanti sui giovani conterranei e non, farebbe bene a stare contro sempre anzich lavarsi la coscienza con i "God bless the child"

Tutti i commenti di alma lopresti

23/4/2007 - Ugo Rosa risponde a alma lopresti

Gentilissima sig.ra Lopresti
devo confessarle, parafrasando la dedica che Laurence Sterne premise al primo libro del Tristram Shandy, che mai un povero diavolo, autore di una risposta, ha nutrito per essa meno speranze di quante ne nutra io per questa mia.
Intuisco infatti, dalle sue righe, la sua irritazione nei miei confronti e mi sembra corretto dare per scontato che sia anche perfettamente giustificata ma, le giuro, non riesco assolutamente a reperirne i motivi.
Mi trovo, perci, a dovermi orientare tra i botti come limpallinato nella notte e le chiedo dunque di perdonarmi se, nel buio, dovessi sottrarmi per errore a qualche sberla.
Suppongo, a lume di candela, di dovermi difendere dalle accuse seguenti:
1) non avere usato un tono abbastanza educato nel fare riferimento allopera di un giovanotto olandese piuttosto noto (sembra) ma che io, per la verit, non avevo neppure nominato.
2) avere partecipato, anche solo tramite unintervista pre-registrata (che lei giudica vergognosa senza per addurre le cause dellobbrobrio), ad una mostra darchitettura nella quale si sono (lei, evidentemente, cera) tagliati nastri con arcivescovi e onorevoli.
3) non esserci andato di persona.
4) avere scritto un pezzo intitolato God bless the child sul catalogo della mostra (si trattava, per la cronaca, di una selezione di opere di pi o meno giovani architetti Siciliani operata da una commissione selezionatrice di cui avevo, sbalorditivamente, fatto parte qualche mese prima.
5) non stare contro sempre e comunque: a prescindere, come diceva Tot.
Dal momento che, come le ho detto, le mie rimangono ipotesi preferirei risponderle, appunto, ipoteticamente. Lo far, come i vecchi rabbini, con cinque domande.
Riguardo al punto primo.
Per quanto possa sembrarle strano, il riferimento allolandese in questione era puramente casuale: la banana marcia e il sottopassaggio verniciato di rosso sono, in effetti, cose assai ridicole, ma sono solo le prime che mi sono venute in mente. Forse perch, proprio nelle giornate in cui ho scritto il pezzo m anche capitato di rilasciare lintervista. Ma oramai, del resto, solo questione di scelta. Basta aprire a caso qualsiasi rivista darchitettura e di materiale se ne trova a iosa: perch non sostituisce quel riferimento con qualcosaltro di suo gradimento?
Secondo punto.
Un amico mi ha chiesto di rilasciare unintervista che sarebbe stata proiettata alla mostra di cui lei parla. Me lha chiesto con cortesia ed io ho accettato. Una gentilissima amica venuta al mio studio e mi ha fatto delle domande a cui ho risposto volentieri. E possibilissimo che in questintervista (che non ho mai visto, non essendo andato, contrariamente a lei, alla mostra in questione) io faccia la figura dello stronzo. Anzi, per venirle incontro, le dir che la cosa pi facile del mondo: non sono un gran parlatore, non ho un bel faccino e non ho dimestichezza con le interviste. E allora? Cosa vuole che faccia? Devo farmi causa?
Terzo punto.
Appurato che nellintervista ho detto scemenze, sarebbe stato, dice lei, pi esilarante andarle a dire presenziando alla mostra. Per far cosa, mi perdoni: per stringere la mano allarcivescovo e allonorevole? per bussare sulla spalla del giovanotto olandese e dirgli che, in confidenza, non apprezzo la sua, diciamo cos, opera? oppure per contribuire, semplicemente, alla claque?
Quarto punto.
Capisco che le abbia dato molto fastidio che in quel catalogo io abbia scritto ci che mi pare e non ci che pare a lei, allora che ne dice: la prossima volta vuole per caso passarmi la velina?
Addebito, naturalmente, allassenza di luna ed alla mia debolissima vista limpressione che i punti 2 e 3 siano in contraddizione tra loro (a questa benedetta mostra ci dovevo andare oppure me ne dovevo tenere a distanza perfino in effigie?) e che anche il punto 1 e il punto 5 non mi combacino a perfezione ma resta, in ogni modo, il fatto che non le piace la mia faccia, non le piace quello che scrivo e non le piace neppure il poco che mi capitato di dire in quella benedetta intervista. Per piacerle, invece, io dovrei, suppongo, fare il pazzariello istituzionalizzato e andarmene in giro, rigorosamente in carne ed ossa, per mostre e convegni a togliermi le scarpe e sbatterle sul tavolino sfidando il servizio dordine.
E uninteressante visione delle cosemi permetta, allora, di concludere con la domanda relativa al quinto punto.
Dal momento che le sembra auspicabile e, anzi, assolutamente essenziale che qualcuno si trasformi al pi presto in questo spassoso personaggio, mi scusi: perch non se ne fa carico lei?

 

Commento 5852 di renzo marrucci del 19/12/2007


Trovo Ugo la Rosa simpatico e unp troppo virtuoso se mi concesso. Credo che se facessse ameno di tanti giri risulterebbe pi fresco e comprensibile...per carit si capisce...per stanca un p e alla lunga perde convinzione. Dico questo perch penso che il tipo di rivista che si legge cos ...ha bisogno di una certa freschezza , di pi spontaneit e senza ricorso a quella cultura architettese che serve solo ad incantare studenti e neofiti ma a incantarli per ostentazione e non a riflettere su contenuti che sono oggi l'unica cosa su cui occorre riflettere. Direi in sintesi: meno narcisismo pi contenuti. Traducete voi in inglese che fa tanto alla moda.... Come disegnar nuvolette alla finestra con le palle degli occhi spinte di traverso come a guardar lo spazio etereo.... Visivamente molto telegenico ....coglie quel senso vago di bellezza che pu essere di tutti e di nesuno ma ti lascia una buona spinta pubblicitaria....e la publicit oggi non l'anima del commercio, proprio la "vita". L'albergo di cui si parla tutto sommato divertente....poco serio ma colpisce per la sua dissacrante scansonata libert. Prende in giro tutti e credo che l'autore, sia un uomo di ottimo umore nella sua giornata...beato lui . Ma pensate a chi si prende sul serio in questo nostro contesto....come anche il grattacielo di Milano, quello che fa le linguacce alla citt....son proprio americani simpatici ma pi simpatici siamo noi .... che ci sriviamo sopra dal contesto degradto in cui ci muoviamo....e su cui in pochi riflettono. E meno male che l'autore si limita alla pensilina come se fosse un truciolo gettato ad arte su volumi utili...altrimenti sarebbe come a Bilbao un'attorcigliato sperimentalismo onirico che depotenzia lo spazio interno di spazialit. Ma che cosa volete....gentili signori? C' chi si masturba con incarichi professionali prestigiosi e chi con seriosit li propina e li im pone...ma pu essere considerato su un'altro piano di chi si delizia con il verbo? Lo chiedo a voi.... Se si usano le parole per dire nulla o egocentrarsi...(scusate il virtuosimo) si pu essere da meno .....di altri? Cos va il mondo.... dicono spesso.

Tutti i commenti di renzo marrucci

 

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