Il dubbio Libeskind
di Paolo G.L. Ferrara
- 5/6/2000
Daniel Libeskind si fatto ammirare per il Museo Ebraico di Berlino. A tal punto che il progetto per il museo dedicato a Feliz Nussbaum ne sembra una copia in scala ridotta: larchitetto ad averlo ridotto di scala e reimpiantato in altro luogo lopera tanto decantata?
Comunque sia, lerrore c, ed incontestabile (provocazione: attendo controprove) che sia dellarchitetto, nello specifico, il Sig. Daniel Libeskind.
Quale errore? La mancanza di continuit tra significati linguistici della funzione museo ebraico - con annessi e connessi riferiti alla infame tragedia subita- e sua localizzazione. Attenzione: se Ghery continuer a riproporre i suoi lessici in ogni luogo
e per ogni luogo e se Libeskind si ripeter nella impostazione Jewis Museum,
la loro anticlassicit scadr nella codificazione. Sarebbe realmente un
autogol irrimediabile, perch avvenuto a tempo quasi scaduto, poich la
vittoria nella partita della liberazione dalla repressione cosa praticamente
fatta, in memoria di tutti gli anticlassici della storia, da Filocle in
poi.
La democratizzazione dellarchitettura, libera dagli stereotopi dellaccademismo
razionalista e dalle malsane esalazioni post moderne, oramai fatto quasi
compiuto, aggressivo, incurante, eccitante, allegro, dinamicamente organico
ai nostri umori per una vita al di fuori delle scatolette.
Va da s che il lessico anticlassico , per sua natura, offra infinite
possibilit di invenzione spaziale, ad inverare la percezione dello spazio
attraverso larchitettura. Infinite possibilit: larchitettura
distribuita nello spazio e non in superficie , a dirla con Loos : <
questa la vera rivoluzione architettonica: la soluzione di un tracciato
nello spazio>.
Libeskind non crea saette di bidimensione per il Museo Feliz Nussbaum.
Due figure geometriche rettangolari che sincastrano: la minore
trasforma il suo angolo dincidenza verso il corpo esistente adeguandosi
ad esso, quasi appoggiata; prosegue e sfonda allincrocio con la
figura rettangolare maggiore, la penetra e la sagoma, ma non la sconquassa,
non la contorce. Lettura parallela nella terza dimensione: i volumi ,
delineati dallangolo perfettamente a piombo, restano assolutamente
identificabili della loro proiezione bidimensionale. Li distingue la differente
altezza - il minore sovrasta il maggiore e ne rimarca lo sfondamento bidimensionale-
e il differente materiale usato, titanio che sfonda legno.
Il rettangolo maggiore subisce ulteriore onta, sezionato di netto dallulteriore,
sottilissimo rettangolo - a sua volta scollato nella parte terminale-
in cemento, volume pi alto di tutti gli altri e base dappoggio
per il minore dei rettangoli /parallelepipedi .
Dunque, siamo in presenza di volumetrie ben definite (bidimensione e
tridimensione) tra loro incastrate a dimostrazione della temporalit dello
spazio dinamico, pur in presenza di volumi quasi stereometrici.
Libeskind li nega e ne aggredisce gli angoli (si veda foto del volume
in legno), sezionando i piani di calpestio della soletta .
Chiara la volont di assemblare volumi per dare senso alla sinergia anticlassica
che in loro insita. Dimostrazione che la figura geometrica non esclusiva
propriet dellAccademia (del resto, Terragni e Scharoun lo urlavano
gi settanta anni fa...).
Sembrerebbe tutto positivo, sulla scia di una continuit linguistica che
propria di Libeskind.
Torno allerrore di cui allinizio.
Perch riproporre una riduzione di scala del Jewis Museum?
Si solleva lobiezione che non si tratta della riproposizione in
quanto il Jewis saetta continua, mentre lopera qui esposta incastro
di volumi?
Accettabile, ma solo se sintende larchitettura bidimensionale
(quindi, la non architettura);
Gli squarci violenti nei volumi (e non dei volumi) , e le lacerazioni
da cui penetra la luce sono assolutamente riferibili alla poetica del
Jewis Museum ed ai suoi significati.
La tridimensione e la temporalit spaziale sono di netta derivazione Jewis
ma, probabilmente, solo rispetto la struttura architettonica, non in merito
ai significati semantici.
Libeskind ha definito larchitettura irtaliana in < ...stato di
rigor mortis> ; chi scrive ha applaudito a ci, ne ha condiviso totalmente
i significati.
Ma sia chiaro che tutti coloro i quali si riconoscono (e fanno) nellanticlassicismo,
devono essere i pi attenti critici di quanto viene espresso con esso,
cercando di strappare la stessa anticlassicit allo stato di rigor mortis
in cui potrebbe cadere se non continuer a comprendere che le sue potenzialit
dapplicazione sono infinite. Ci si aspetta continuit di studio.
Il linguaggio di un architetto non va riconosciuto dalle forme dei suoi
prodotti, bens dalla capacit di diversificarle a seconda delle situazioni,
lasciando che sia sempre evidente la tematica di base, il concetto espressivo.
F.Ll. Wright e le sue architetture lo dimostrano: la sua grandezza sta
tutta l.
(Paolo G.L. Ferrara
- 5/6/2000)
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Commento 5946 di renzo marrucci del 21/01/2008
Caro Ferrara ho trovato l'articolo in un momento di buona. Devo dire che ho capito solo nelle ultime righe con chiarezza l'anima di quello che dice. L'articolo del 2000 e se pensa ancora cos sarebbe bene farlo capire di pi e con pi chiarezza. Dico questo perch il maggior male viene fatto dalla poca volont di comunicare con chiarezza o per la ricercatezza o virtuosismo con cui si vuol far cadere la minestrina. Ne viene fuori sempre l'egoismo narcisista che sommerge quello che da dire sia pure mascherandolo con condiscendenza un po....Non vorrei apparire troppo invasivo, si deve essere delicati per carit, ma la chiarezza una qualit rara e a volte fondamentale. Ad esempio leggendo l' articolo su Sgarbi del simpatico Rosa del sud, e anche se dice qua e la alcune cose condivisibili.....per la sua verve direi esuberante e narcisa ....finisce per insinuare dubbi nella credibilit. Parla di Sgarbi come se fosse geloso di Sgarbi...E' un peccato perch quando il virtuosimo si arruota su se stesso finisce per svuotare di senso quel contenuto che pure c'. E chi invece sente la necessit di un dibattito serio su i contenuti, si stanca o rifiuta e comunque ci soffre ...forse sbagliando ma cos... purtroppo...e siccome oggi la retorica accademica nel suo complesso ....ha davvero stancato e prodotto le peggiori nuvule o vere e proprie "nubi" sul cielo italiano, Fuksas a parte che...invece astutamente le cavalca nella confusione... porta a casa i panettoni di Milano e gli abbacchi di Veltroni... accade che da qualche parte... pi debole... aumenta in modo inverosimile il male come sintomo ineludibile di un problema pi vasto e che finisce, in qualche modo per toccare tutti, e il tumore spunta fuori da qualche parte del corpo sociale come frutto di un comportamento che nella responsbailit di tutti. Se a Napoli nessuno ha controllato e se la Campania stata lasciata bollire nel suo brodino egoista e caldo...ora ci sono le barricate dei rifiuti che non sar sufficiente togliere dalle vie e piazze perch il silenzio acritico con cui sono stati prodotti non ha generato cultura della cosa pubblica.... ancora troppo astratta .... Cos in architettura e in urbanistica esiste lo stesso silenzio e lo steso brodino caldo e si parla di trasformazione come se fosse una cosa positiva tra i narcisismi lo spettacolo e la pubblicit...senza nesso reale con il bisogno della citt e del cittadino.
Bruno Zevi aveva capito che nel professionismo la ricerca vera per il modo franco e diretto suoi problemi e le sue difficolt lealmente vissute e ....ci sarebbe ancora vero ma sempre fin tanto che parte sostanziale del mondo accademico non finisca , come diceva non molti anni or sono...di invaderne definitivamente il campo abusando di un potere che lo Stato sempre pi indebolito gli concede nella societ....e io aggiungo....con il poco discernimento sino ad oggi dimostrato....Tanti saluti
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