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Commento 1112 di Davide Pagliarini del 30/03/2006


Larticolo di Leando Janni contiene le premesse, culturali ancor prima che politiche ed economiche, per avviare azioni concrete. Azioni che coinvolgono, oltre agli interventi sugli insediamenti di matrice storica e i nuclei gi consolidati, una differente gestione del mercato edilizio contemporaneo.
Come intervenire a fronte dellenorme offerta immobiliare di villette, appartamenti in villetta, mono e bilocali in villetta? Quali le alternative a una economia che ha affidato alledilizia il ruolo di volano, con enorme spreco di risorse finanziare, umane e ambientali?
Le nuove lottizzazioni, localizzate nelle aree di espansione dei Comuni, consumano suolo e ad esse non corrisponde una presenza di infrastrutture accettabile, sia per gli abitanti, sia per lambiente.
Si costruiscono case senza alcuna qualit allinterno di banali lottizzazioni. Costosissime - si potrebbero fare uso di tecnologie a basso costo, o pensarle come demolibili - si rivelano incapaci di dar vita a un luogo e per questo precarie.
insensato usare tecnologie pesanti per una costruzione che, fin nelle premesse progettuali, non ha alcuna possibilit di strutturare il territorio, di stabilire con esso relazioni su una prospettiva temporale estesa.
Perch costruire con tecnologie pesanti edifici precari, che tra 20 o 30 anni saranno sostituiti da nuovi interventi di natura differente?
La strada del recupero di quanto gi stato costruito, dai manufatti e dagli insediamenti di formazione storica alledilizia ordinaria degli anni Sessanta e Settanta, se da un lato innesca meccanismi positivi, dallaltro non sufficiente ad assorbire la domanda del mercato, i bisogni che la condizionano e le trasformazioni dello spazio fisico che essa determina.
Ad eccezione della fascia costiera, molti dei piccoli comuni italiani, estesi sul 30% della superficie nazionale e abitati dal 6% della popolazione (CRESME), si trovano in posizioni disagiate rispetto agli attuali stili di vita e di consumo - in ogni caso inaccettabili e sui quali va fatta una politica differente - dallaltro ledilizia del periodo di espansione economica 1960-70, popolare, a densit alta, pluripiano obbliga a unidea di condivisione, di coscienza dello spazio sociale e collettivo divenuta insopportabile.
La villetta rappresenta il raggiungimento del sogno individualista, i paesi sotto i 2000 abitanti si svuotano, incapaci di offrire attrattive economiche e commerciali pi che la consistenza storica e lidentit che al contrario possiedono.
necessario - ed altres occasione di dibattito culturale e sperimentazione progettuale - che larchitettura si occupi di tali questioni, diffuse, locali, estese.

Davide Pagliarini | www.newlandscapes.org

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