Inevitabilmente l'architettura
di Leandro Janni
- 29/1/2006
Inevitabilmente larchitettura, nel suo farsi territorio, ambiente, ha attinenza
con lecologia.
Larchitettura attivit che modifica, trasforma una condizione
di natura in una condizione di cultura. Partendo da questo assunto, evidente
come il lavoro di trasformazione sia alla base di ogni fatto architettonico. Inoltre,
fare architettura equivale a trovare un nuovo equilibrio rispetto allequilibrio
esistente. Appare quindi piuttosto chiaro come lecologia sia una disciplina
strettamente attinente allarchitettura.
Larchitettura modifica sempre un assetto geografico, e ci comporta
scelte di tipo politico, etico, estetico. Larchitettura modifica il contesto
territoriale proponendo nuove fruizioni, e quindi, nuovi modelli di relazione
fra luomo e il suo ambiente. Ogni nuovo oggetto architettonico realizza
un organismo fisico-spaziale e determina un modello di comportamento, inevitabilmente
inserendosi nel pi vasto sistema degli equilibri ecologici. Va comunque
precisato che larchitettura e resta una trasformazione artificiale
attuata dalluomo attraverso strumenti diversi rispetto a quelli di cui
si serve la natura. E quindi, nella sua peculiarit essa si presenta come
fatto dialettico, in qualche modo di contrasto rispetto alla condizione naturale.
Anzi, una delle ricchezze del fatto architettonico risiede proprio nella capacit
di stabilire un rapporto dialettico con lambiente naturale, con il paesaggio.
Tra architettura e contesto esiste un rapporto di dare-avere reciproco. Dallintensit,
dalla forza di questo rapporto dipende la qualit stessa del fatto architettonico.
Il lavoro dellarchitetto essenzialmente un lavoro sul territorio
della memoria. Dietro una trasformazione geografica e un contesto fisico vi
sempre una forte componente di vissuto umano, esistenziale, e quindi di storia,
che per larchitetto diventa memoria. Memoria che gioca un ruolo determinante
nel processo progettuale. Larchitettura unattivit
che viene da lontano e si proietta al di l della vita dellarchitetto
stesso. Per questo, la componente della memoria assume un carattere ineluttabile:
I luoghi sono pi forti delle persone, la scena fissa
pi forte delle vicende umane ha scritto Aldo Rossi
in Autobiografia scientifica.
La ricerca di nuovi spazi per la vita delluomo strettamente legata
ai valori simbolici e metaforici che sono propri della memoria. In effetti, dietro
le valenze tecniche e funzionali che sorreggono la domanda della committenza,
larchitetto tende a testimoniare in favore delle forze pi profonde,
ancestrali, che lo spingono a plasmare lo spazio in termini positivi, creativi,
pur partendo dai limiti e dalle contraddizioni del presente. Larchitettura
testimonia, in termini di forma, la storia. Essa lespressione
formale della storia. Attraverso il presente noi costruiamo il futuro. La spinta
al sopravvivere aspirazione segreta alleternit, forza
che anima e sorregge il lavoro dellarchitetto. Larchitettura
un linguaggio: le case, le piazze, le strade, i parchi e le citt parlano
della storia delle persone. Larchitettura un linguaggio primario,
diretto e immediato. La buona architettura deve poter essere descritta e decifrata
con facilit. Insomma: una casa una casa, e una piazza
una piazza.
Gran parte della crisi della cultura architettonica contemporanea dovuta
alla incomunicabilit dei segni. Troppo spesso i nuovi edifici, le nuove
costruzioni si propongono come veri e propri rebus tecnologici,
dove possibile orientarsi solo attraverso dei codici segnaletici di supporto
e aiuto. La perdita della capacit dellarchitettura di comunicare
direttamente al suo fruitore una perdita della qualit abitativa:
Luomo abita quando ha la capacit di orientarsi nello
spazio ci dice Heidegger.
E poi, una chiarezza del linguaggio proprio dellarchitettura condizione
indispensabile per poter riconoscere la legittimit e la ricchezza degli
altri linguaggi. Daltronde, il valore culturale e politico, direi ecologico
della coesistenza dei linguaggi, una delle esigenze fondamentali del
mondo contemporaneo.
(Leandro Janni
- 29/1/2006)
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Commento 1052 di arianna sdei del 04/02/2006
Sono profondamente colpita dal ritardo con cui l'Italia affronta il problema ambientale. La sintesi tra uomo ed ambiente e' proprio l'architettura. Non ci sono altre questioni da risolvere apparte quella ambientale. Non metterei ne' l'architettura, ne' tantomeno l'architetto su di un piedistallo. Siamo solo di aiuto a questo processo di sintesi che si e' fatto per secoli anche senza di noi. Credo che talvolta un po' meno teorie ed un po' piu' di pratica farebbe del bene a tutti.
Saluti dall'Inglilterra
Tutti i commenti di arianna sdei
Commento 1055 di Arch. davide pagliarini del 05/02/2006
Ho trovato l'articolo molto interessante per la sua immediatezza e profondit nel trattare temi che, oltrepassando le contingenze della storia, conducono l'architettura nella dimensione del tempo e della durata.
Sono molto lieto di segnalarle il progetto "new landscapes", invitandola a contattarmi per eventuali approfondimenti sul vostro e sul mio lavoro.
Grazie, Arch. Davide Pagliarini
www.newlandscapes.org
Tutti i commenti di Arch. davide pagliarini
Commento 1098 di Leandro_Janni del 26/02/2006
Lo scorso 16 febbraio abbiamo festeggiato con una Giornata ecologica il primo compleanno dellentrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il trattato internazionale con cui i governi di molti paesi si sono assunti limpegno di ridurre le emissioni di CO2 e dei gas climalteranti, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012.
Dobbiamo ammetterlo: sempre piuttosto facile discutere, ragionare persino fare qualcosa di ecologico e di sostenibile nelle ricorrenze eclatanti, durante quei riti globali e persino festosi in cui si concentra lattenzione sullo stato di salute del nostro pianeta e ci si impegna solennemente ad invertire la rotta, a cambiare lo stato delle cose. Assai pi difficile invece la coerenza, tutti i giorni dellanno, nelle scelte di politiche e programmi, nei comportamenti individuali e collettivi.
I vertici, le conferenze, gli anniversari internazionali passano, si susseguono, ma il dato reale, concreto, misurabile che la vivibilit, la salute della Terra inesorabilmente peggiorata. Cos certificano, scientificamente, inesorabilmente gli indicatori ambientali essenziali: mutamenti climatici, inquinamento atmosferico, scarsit di acqua, desertificazione dei territori.
Comunque sia, in attesa di nuove diagnosi, in attesa perfino di un governo democratico dei grandi problemi planetari, importante che in ciascuno di noi aumenti la consapevolezza che la dimensione locale essenziale per la costruzione di uno sviluppo tendente alla sostenibilit. Uno sviluppo capace di diminuire il carico che grava sul nostro pianeta. Uno sviluppo capace di restituirci un futuro abitabile, desiderabile.
Oggi il processo di globalizzazione ci appare come un fenomeno multiforme e contraddittorio. Un processo che non possiamo accogliere acriticamente, semplicisticamente, in nome del puro e semplice sviluppo economico. Le logiche della finanza e dei gruppi economici dominanti troppo spesso appaiono accettate e non orientate dai governi dei paesi industrializzati. Una cultura, una politica consapevole, attenta alla qualit della vita, al senso autentico delle cose, attenta anche alla bellezza dei luoghi, delle nostre citt, non pu non evidenziare quei rischi che derivano dal saccheggio sistematico dellambiente e dal consumo incontrollato delle risorse naturali, dai danni irreversibili alla natura provocati da stili di vita non pi sostenibili, da un processo di omologazione che cancella le differenze artistiche e culturali dei contesti storico-geografici, dallappiattimento sui livelli e sui modelli dei paesi economicamente pi forti.
Ormai evidente che lomologazione e la cancellazione delle diversit procede sia per vie dirette che indirette: attraverso le biotecnologie, il commercio, la politica, i modelli culturali imposti. Omologazione anche labbandono dei prodotti, dei manufatti di qualit radicati in una tradizione di civilt, in stretto rapporto con il territorio, con i luoghi. O, peggio, limposizione di prodotti indispensabili ad un costo insostenibile per molti. Altro grave rischio la perdita di identit culturali: lingue, espressioni artistiche e architettoniche, usanze, saperi, tradizioni.
Le politiche ambientali dei luoghi, dagli specifici contesti territoriali sono quelle che un governo regionale, unamministrazione locale (comunale, provinciale) pu persino anticipare rispetto agli orientamenti statali, comunitari, globali. Sono quelle che direttamente, efficacemente aumentano la qualit sociale dello sviluppo, la sicurezza e il benessere dei cittadini e, alla fine, anche la produttivit complessiva di un territorio. Creando condizioni, opportunit nuove di lavoro.
Senza considerare, valutare ci che sostenibile e ci che non sostenibile, senza uneconomia ecologica, senza bilanci che comincino a calcolare anche i costi ambientali, si costruisce uno sviluppo ingiusto, privo di diritti certi. Si toglie ossigeno, speranza, futuro al luogo, ai luoghi in cui viviamo, abitiamo.
Ecologia letteralmente dottrina della casa: ma, oltre la dimora materiale, la Terra, lambiente, necessario ricostruire la dimora spirituale, e con essa una nuova idea di politica.
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Commento 1113 di Renata Chiono del 30/03/2006
Perch non fa un salto a Rivara?: Villa Colli.
La invito volentieri.
Renata Chiono
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Commento 1232 di farnaz rezaei del 11/06/2006
Sono contenta xche finalmente sono riuscita a trovare un sito "italiano" che dicute cosi profodamente sull'architettura. Sono una ricercatrice di architettura e passo tantissimo tepo sui diversi siti e libri di architettura ma confesso non ho trovato nessun sito cosi utie sulla tema di architettura.
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