Inter-ferenze
di Giovanni Bartolozzi
- 2/7/2005
Presentazione di Paolo GL Ferrara
La scorsa settimana, seguendo la trasmissione di Rai3 W la ricerca, ho definitivamente preso atto di quanto tempo investono inutilmente tutti coloro i quali, attraverso la ricerca e linsegnamento, simpegnano attivamente allinterno delle universit italiane. Tra lassoluta mancanza di fondi economici e i giochi tra i cattedratici per dividersi i posti da associato o ordinario (a partire dalla formazione dei commissari di commissione: di pochi giorni fa lapertura di uninchiesta del genere a Firenze), il futuro delle nostre universit non sar certo roseo.
Descrivere la situazione abbastanza facile, semplicemente perch non c altro da dire se non che la meritocrazia qualcosa di assolutamente sconosciuto. Aggiungere altro non serve: non riconoscere la meritocrazia significa infatti essere succubi di clientelismi e nepotismi vari.
Ma come ribellarsi? Denunciando? S, certo, sperando poi che la giustizia faccia il suo regolare corso e che gli amici degli amici del denunciato, pentiti del loro passato, evitino ritorsioni contro chi ha voluto esclusivamente difendere i propri diritti.
Ci vogliamo credere? O forse meglio solo sperarcivisto e considerato che in Italia c chi, nonostante venga arrestato e condannato per reati legati agli interessi privati e al clientelismo, siede tranquillamente tra gli scranni delle amministrazioni.
Dunque, come cambiare landazzo allinterno delle universit? Ciascuno di noi con il proprio contributo: la nuova iniziativa di Giovanni Bartolozzi, con la pubblicazione del mensile Inter-ferenze uno di questi.
Riportiamo di seguito la presentazione dello stesso Bartolozzi.
Questo mini-mensile che si inaugura oggi con il numero zero, nasce per la facolt di architettura di Firenze e sarebbe impensabile al di fuori di essa. Non si tratta di una rivista della facolt, ma semplicemente per la facolt di architettura. Esistono oggi troppi contenitori dinformazione cartacei e digitali. Non ci interessa linformazione ma lo scambio critico volto alla costruzione di un dibattito interno che coinvolga, stimoli, ecciti gli studenti e di cui da anni si sente il bisogno dentro la facolt.
Si tratta inoltre di un mini-mensile che non ha lambizione di essere eterno come la stragrande maggioranza delle riviste commercializzate. Si propone invece di morire presto, ma dopo aver proposto delle alternative, dopo aver fornito delle indicazioni, delle direzioni, degli arricchimenti o delle provocazioni. Uniniziativa di passaggio insomma, che cerca dincidere, di lasciare un segno nel caos dellindifferenza in cui siamo immersi.
Il nome inter-ferenze solo in apparenza un banale gioco di parole, sicch il vero significato va rintracciato nelle potenzialit che la parola interferenze esprime in architettura e, pi in generale, nel vasto campo delle discipline artistiche (cui cercheremo di dare spazio dentro il ristretto formato che si siamo imposti). Linterferenza il fenomeno fisico prodotto dallincontro e dalla sovrapposizione di due o pi vibrazioni in un punto dello spazio. In questampia accezione pu essere traslato in architettura per assumere valenze sociali, spaziali, strutturali e formali. La citt non altro che un campo esteso dinterferenze in continuo divenire; le piazze e i luoghi di ritrovo pubblico materializzano lincontro e la sovrapposizione dei flussi generati da due o pi edifici. Il fenomeno indipendente dalla scala e dunque rintracciabile perfino dentro unabitazione unifamiliare. Ma il temine assume anche risvolti astratti e informi che risiedono sul livello delle idee e si sostanzia, soprattutto, per il carattere e il senso di disturbo che esso comporta. Linterferenza anche qualcosa che perturba, che infastidisce, che sintromette. Nel conformismo che sommerge la nostra facolt e la citt di Firenze, la critica disturba. Per questo inter-ferenze si pone come punto dincontro e sovrapposizione didee e conoscenze, ma ancor prima come strumento critico anticonformista.
Anticipazione dal numero in uscita
Non c due senza tre
Dal momento che lidentit perde i suoi ancoraggi sociali che la fanno apparire naturale, predeterminata e non negoziabile, lidentificazione diventa sempre pi importante per quegli individui che cercano disperatamente un noi di cui entrare a far parte.
Zygmund Bauman
Dopo il secondo, ecco il terzo, solito convegno sullidentit dellarchitettura italiana. Stesso tema anacronistico, stessi ospiti, stessi relatori, stessi organizzatori, stessa grafica, stessa volont di circoscrizione. Insomma, per il principio dellidentit, tutto identico ai due anni precedenti.
Lo scorso anno si tentato di dimostrare un punto di vista alternativo alla teoria dellidentit dellarchitettura italiana, con lo scritto Malattia italiana dellidentit (pubblicato sulla rivista digitale Antithesi in data 14.06.04), seguito a due articoli rispettivamente di Paolo Ferrara e di Luigi Prestinenza Puglisi, che hanno sollevato sul web il problema dellidentit, nel tentativo di svelarne linconsistenza culturale nella societ contemporanea. Riproponiamo a distanza di anni lo scritto in questo numero zero di interferenze, assieme a due incisive riflessioni di Fabrizio Violante e Sandro Lazier, con la speranza di attivare un dibattito dentro la facolt di architettura.
G.B.
(Giovanni Bartolozzi
- 2/7/2005)
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Commento 947 di Antonino Saggio del 05/09/2005
Come sarebbe, non ci sono Commenti...Ne dobbiamo fare, assoultamente di commenti. Sia sulla trasmissione televisiva "W la ricerca" che Paolo Ferrara giustamente ricorda, sia sull'iniziativa "InterFerenze" di Bartolozzi.
Su Giovanni per la verit avevo gia scritto sui Commenti del giovedi del 2 luglio che comunque per comodit qui riporto:
"Che dire? Giovanni Bartolozzi dopo essere stato attivo nel fare praticamente con le sue sole forze un convegno su Zevi nel 2001, dopo avere scritto un bel libro su Leonardo Ricci, dopo essersi impegnato in molti modi per risvegliaredal colpevole torpore tipologico buona parte dell'accademia fiorentina, ci sorprende con una iniziativa diretta, semplice, giusta e corraggiosa. E' un atto di protesta contro i rassemblement accademici italiani che sotto il vacuo termine "identit" tentano di stringere le maglie del potere baronale e di operare qualche sortita in un mondo della ricerca e dell'impegno dell'architettura che li ha ormai esclusi. Rimangono ostaggi di questo sistema soprattutto gli studenti, costretti a cercare piccoli maestri fuori dall'universit, o all'estero. Che uno studente protesti, che faccia un foglio a sua spese, che dica "no" esponendosi in prima persona ci fa sperare che l'identit critica, l'unica che abbia un senso, non sia scomparsa. Voglio dire chiaramente: io sono con i Giovanni, io cerco e cercher di sviluppare sempre la presa di coscienza critica degli studenti perch credo che qui sta il cuore della educazione e della cultura.
2 luglio 2005"
Sulla trasmissione televisiva voglio raccontare che l'ho vista insieme alla mia famiglia che comprende anche un ragazzo che comincia l'Universit e che era, giustamente, sgomento. Mi sono profondamentamente vergognato, perch non vi salvezza individuale in questo genere di cose, ma solo azioni di coscienza collettiva.
Forse giunto il momento per riunire le forze e pensare seriamente sul da farsi, no?
Tutti i commenti di Antonino Saggio
Commento 949 di Giannino Cusano del 06/09/2005
Auguri ad 'Interferenze' + noticina x Saggio.
Formulo i migliori auguri a questa interessante iniziativa: soprattutto perch propone un taglio critico volto a smuovere la acque stagnanti italiane e perch si propone come iniziativa a termine, cosa mai abbastanza degna di lode. Chiedo: dove si pu trovare? Solo in ambito fiorentino? So che la distribuzione gi un grave problema, per la carta stampata italiana, figurarsi per un organo che vuoll essere controcorrente in una realt nella quale ormai non si osa quasi pi neppure rincorrere l'incarico del giorno dopo.
''W la ricerca' lho visto. Dire che il quadro che ne emerge sconcertante essere generosi con la melma italica.: abbiamo talenti .che sprechiamo con una disinvoltura da far rabbrividire. Ne sono convinto: anche in campo architettonico. Galvagni solo un esempio: e personalmente l'ho scoperto grazie alle pagine di Antithesi. Sarei proprio curioso di sapere quanti ce ne sono in giro, se un minimo il nostro Paese investisse (e non in chiave economica) un pezzetto di futuro su di loro.
Giustissimo rilanciare, come ha fatto Saggio, e porsi il problema di essere operativi e di tentare di scardinare l'italico torpore. Penso che un modo potrebbe essere repicare ovunque possibile un'esperienza che (sbaglier) mi pare centrata , per ragioni logistiche pi che per scelta, su una realt 'locale'. Come? Ho varie ipotesi in mente, ma per il momento mi pare importante raccogliere l'iniziativa e cercare di definire un possibile e pi ampio obbiettivo.
Peraltro, e fin dai tempi -vent'anni fa- della mostra-convegno 'La citt vuota' (di idee, era sottinteso) in sede In/Arch, nella quale esposi e che contribuii ad organizzare con 2 anni di intenso lavoro preparatorio, ho sempre condiviso l'idea di tradurre quella iniziativa in un Movimento -privo di denominatori comuni che non fossero il ripudio dell 'Accademia' e dell'ovvio, capace di spingere su idee forti e innovative. Di qui -in questo fui pressocch solo, a parte l'entusiasmo di Zevi, ma era solo una questione di tempi- era mia intenzione costituire un Istituto di Ricerca architettonica.
Quali erano i suoi confini ed ambiti operativi? Si trattava di riunire gli architetti di avanguardia, da un lato, quelli che tuttora spesso lavorano e sognano negli scantinati, e dall'altro di andare alla ricerca di aree o edifici marginali dal punto di vista del mercato, formulando proposte i)o anche consulenze progettuiali) nedite di riassetto e mettendo in contatto proprietari e Comuni, con indubbio vantaggio per tutti. L'idea era di mettere, eventualmente, il tutto sotto legida prestigiosa dell'In/Arch.
Per ragioni che non sto ad esporre, la mostra non si tradusse mai neppure in Movimento: figurarsi l'Istituto.
Neppure il Movimento, si fece: figurarsi l'Istituto.
Credo che al fondo di questa debcle, di cui sono tuttora fierissimo, ci fosse gi allora una sorta di scoramento, di scetticismo, di autocensura in alcuni casi, fra tantii di noi: non tutti, ma bast a ottenere un nulla di fatto. Ritengo che tuttora questo sia un problema centrale: non riuscire a dire con determinazione a noi stessi che, tutto sommato, ci giova credere di pi nelle nostre possibilit. Per quanto neri siano il presente e la 'realt': ammesso che ci sia una realt pensabile fuori dai canali dell'immaginario. La nascita di Inter-ferenze mi pare che nell'approccio dimostri, ancora una volta, che la sola possibilit concreta che abbiamo di non subire la realt ma di cercare di immaginarla , di pro-gettarla oltre i suoi, ahim, sempre pi angusti confini.
G.C.
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Commento 950 di Paola Ruotolo del 07/09/2005
Gentile Giannino Cusano,
il pdf di "Interferenze" pubblicato nella sezione "Testi" di OSAweb, al seguente link:
http://www.osaweb.net/pagine/risorse/Interferenze.pdf
Cordiali saluti
Tutti i commenti di Paola Ruotolo
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