Il moralista: miracolo a Milano
di Paolo G.L. Ferrara
- 12/4/2005
Sappiamo tutti del forfait di Fuksas allinaugurazione ufficiale del nuovo polo della Fiera di Milano a Rho-Pero, e tutti sappiamo delle polemiche, dei pro e dei contro. Una mossa strategicamente ponderata, senza ombra di dubbio.
Difatti, perch mai lui stesso, il 26 maggio del 2004, durante un convegno organizzato alla Triennale di Milano (Design, Moda e costruzione della citt) ci present lo stato di avanzamento del cantiere rimarcando che si trattava dellunico i cui lavori avrebbero rispettato i tempi di consegna previsti e che, quindi, avrebbe aperto entro fine marzo 2005? Di pi: esiste un documento del 16 marzo 2001, redatto dal collegio di vigilanza sullopera, che decret linaugurazione entro il 31 marzo 2005, e non credo davvero che il progettista non ne fosse a conoscenza.
Ecco che la polemica politica di Fuksas assume connotati di inutilit totale, soprattutto se consideriamo che lopera di architettura dovrebbe essere senza colore politico, tanto essa finalizzata a tutta la societ. Ora, suona davvero strano che, dopo averla portata ad esempio dellItalia che funziona ( ...questo cantiere stato importante perch per oltre due anni ha rappresentato il meglio dellItalia, una sorta di vetrina di quello che il Paese in grado di dare, di fare dal Sole 24 Ore, 29.03.2005) Fuksas abbia trasformato levento dellinaugurazione in fatto meramente politico. Eppure, i soldi per la costruzione della sua vela furono stanziati nella finanziaria del 2002, varata dal Governo Berlusconi, quello stesso che il romano adesso accusa di avere fatto spot elettorale attraverso linaugurazione della Fiera.
Un discorso senza senso quello di Fuksas, e il perch facile dedurlo dai fatti. Afferma Fuksas che ... la Fiera di Milano un'opera di respiro europeo e mondiale: un'area di due milioni di metri quadrati, un milione di metri quadrati costruiti, un asse di un chilometro e mezzo. Sar il cuore del sistema urbano che va da Trieste a Torino, il che significa semplicemente affermare che era ben conscio di andare a rafforzare un polo industriale territorialmente collocato da Torino-Milano-Trieste in su, verso lEuropa. Un polo che per, ancora prima della prestazione della sua opera, esisteva gi e che sempre stato uno dei punti di riferimento per leconomia italiana. Ma crede davvero Fuksas che gli italiani siano cos imbecilli da votare un partito o laltro solo perch hanno dato vita ad una grande opera? Sarebbe curioso sapere cosa pensa il nostro dopo la batosta presa da Berlusconi & C. alle Regionali del 3 e 4 aprile, se pensa ancora che il voto possa essere stato influenzato dalla sua meraviglia progettuale, anche se in questo caso, vista appunto la batosta, significherebbe che gli italiani non hanno propriamente gradito la sua performance architettonica...
Le elezioni regionali non centrano assolutamente nulla, soprattutto se vero, come vero, che Formigoni e Albertini governano Lombradia e Milano da un decennio, e non certo perch, nel contempo, sono sorte architetture meravigliose.
Forse, pi coerentemente, Fuksas avrebbe solamente dovuto soffermarsi esclusivamente sul fatto che lopera non assolutamente terminata (solo 3 padiglioni su 8 sono funzionati) e, caso mai, mettere in discussione tutti i proclami che hanno preceduto levento. Nel modo in cui lha innescata, quella di Fuksas appare polemica infruttuosa, assolutamente provinciale, tanto quanto egli ha definito linaugurazione a ridosso delle elezioni.
Venendo allopera, la Fiera non certo tra le sue meglio riuscite. E palesemente banale, fatta da capannoni che, nonostante luso di finiture particolari, potrebbero stare ovunque, ed ammantata da una vela/nastro che tenta di attrarre su di s lattenzione, forse proprio per sviare la banalit dellinsieme. Nulla di nuovo, se non nelle dimensioni. Nulla di innovativo concettualmente: prismi vetrati, colonne inclinate, ondulazioni. Nessuno scatto in avanti a livello spaziale : scatole e asse prospettico centrale, la cui monotonia si tenta, inutilmente, di rompere attraverso la copertura vetrata e lo sfalsamento in elevazione di alcuni prismi.
Complesso architettonico introspettivo, che nulla lascia trasparire del presunto concetto di essere infrastruttura che si apre nel territorio. Una cittadella debitamente organizzata per soddisfare s stessa, non certo concepita per essere insieme funzione ed architettura, ovvero costruzione che muta il luogo -fatto di innumerevoli capannoni gi esistenti- in contesto nuovo, e non di certo sufficiente il gesto plastico della vela a darle contenuti innovativi, visto e considerato che essa si perde dimensionalmente tra gli otto capannoni e la cui presenza si nota quasi esclusivamente a livello di orizzontalit grazie al suo andare oltre i limiti dei capannoni stessi, ma alla loro stessa altezza fuori terra. La plasticit della vela anchessa assolutamente introspettiva, potendone cogliere la flessuosit esclusivamente dallinterno. Tanto basta.
Del resto, Fuksas non mai stato dinamicamente plastico ma, piuttosto, simmetricamente plastico: si vedano i suoi progetti per la Camera di Commercio di Nimes o quello delle Torri di Lione. Una simmetria plastica che ha quale costante laspetto della figura geometrica perfettamente identificata (si veda anche lUnit di formazione e ricerca di Tours), senza che essa venga mai coinvolta nella plasticit della massa che propria di tutto ci che ne sta allinterno. La stessa nuvola del Centro congressi di Roma racchiusa in una scatola stereometrica, che ne teca, e fa un po il verso al progetto per un Conservatorio di danza e musica per Reims.
Anche nella produzione degli anni 70 Fuksas non si mai discostato dalla volont di determinare il dinamismo attraverso luso di elementi geometrici puri, anche se, a dirla tutta, le opere di quegli anni erano pi sulla scia del razionalismo accademico che non su quella della sua contestazione.
Capisco che in Italia ci possa essere voglia di cavalcare londa del nuovo per potere ridiscutere di un Paese calato nella contemporaneit, ma scegliere il Nuovo Polo Fieristico per farlo del tutto sbagliato: il vero provincialismo il farsi impressionare dalle dimensioni, dai numeri, trascurando i contenuti.
Quegli stessi contenuti che si possono invece rintracciare in unopera di altissima scuola, ovvero Casa Saldarini, costruita quaranta anni fa a Piombino, su progetto di Vittorio Giorgini: qui s che la plasticit dinamica spaziale! E davvero un peccato che i nostri giovani si rivolgano spesso a guardare oltre confine, credendo che solo l si possa trovare terreno fertile per affinare la propria poetica architettonica, convinti che lItalia della contemporaneit sia fatta solo da Rossi, Zermani, Grassi, Portoghesi, e dimenticando -o disconoscendo- che c invece tantissimo a cui attingere. Peccato che in pochissimi -e sconosciuti- lo facciano. Lo stesso Fuksas, quando operava in Italia negli anni 70 e 80, non seppe cogliere quanto di buono ci fosse nella ricerca italiana, piegandosi alla logica del razionalismo accademico, quale , ad esempio, la Scuola a Civita Castellana (1982-1986) e a quella del manierismo postmodernista, cos come risulta chiaro nella Palestra di Paliano (1979-1985).
Che dagli anni 90, cambiata la rotta della personale ricerca e intriso di sciovinismo francese, accusi lItalia di provincialismo , francamente, fuori luogo. Anche lui, il nostro fustigatore-moralizzatore, ha operato nel nostro Paese e non ha certo lasciato opere di qualit eccelsa, contribuendo alla decadenza della ricerca italiana dei gi citati anni 70 e 80 del XX secolo: opere quali il Palazzo dello Sport a Sassocorvaro (1973) ne sono esempio, nonostante Doriana Mandrelli, la moglie e collaboratrice, affermi che ...Nei progetti di Fuksas, non esiste mai un punto di vista preciso n una direzione privilegiata per osservarli. Ogni elemento delledificio il risultato di una serie di punti di vista eterogenei e molto spesso divergenti.
Dove e come, almeno in Italia, Fiera di Milano e Nuvola romana comprese, tutto da dimostrare.
(Paolo G.L. Ferrara
- 12/4/2005)
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Commento 887 di Michele Simeone del 14/04/2005
Egregio Signore,
sono daccordo con lei. Dove sia la bravura o la novit di questo architetto, non si sa.
Sempre con figure plastiche chiuse e banali, senza nessun rapporto o almeno sintonia con lambiente che lo circondo.
Se una va in giro per i paesi o le strade di Italia trova delle architetture mille volte il valore di quelle di Fuksas e di tutti le altre star.
Quando bello andare in giro camminare con gli occhi verso il cielo o verso lorizzonte e oltre a varie schifezze, vedere una casa, un palazzo, una scuola ben fatta e bella, ma di cui non si sa il nome dellarchitetto e non importa neanche del suo nome, perch parla la sua architettura. Gli architetti ultimamente parlano un po troppo invece di costruire belle opere. Grazie.
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Commento 888 di Vilma Torselli del 15/04/2005
Fare unarchitettura ad alto contenuto tecnologico che riesca a sembrare gi vecchia e gi vista, fare progetti plurisignificanti in cui, afferma la moglie/collaboratrice Doriana Mandrelli, non esiste mai un punto di vista preciso n una direzione privilegiata per osservarli, tanto che invano si cercherebbe quella giusta per dare un senso al tutto, riuscire ad avere contemporaneamente il cuore a sinistra e il portafoglio a destra (Il Cavaliere e lArchitetto, Corriere della Sera, 01.04.2005): queste le rare concomitanze che, con delicato equilibrismo, solo Massimiliano Fuksas riesce a conciliare.
Fortunatamente.
Uno basta ed avanza.
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Commento 889 di Luca Salmoiraghi del 15/04/2005
"... ma crede davvero Fuksas che gli italiani siano cos imbecilli da votare un partito o laltro solo perch hanno dato vita ad una grande opera?"
Caro Paolo, non credo che si possa dare dell'imbecille ad un cittadino che valuta le forze politiche di qualsiasi colore esse siano in base a cio' che di concreto promettono (in campagna elettorale) e poi eseguono (durante il mandato). Mi ritengo un pragmatico stufo delle ideologie politiche effimere (tra l'altro oggi tutte uguali), che continua pensare che il governo sia a concreto servizio del cittadino e perch no anche degli architetti. Non che per caso anche tu stai diventando cosi', tante parole e pochi mattoni??? mi raccomando non cadere nella trappola.
Un 'architetto' imbecille. ciao. Luca.
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15/4/2005 - Paolo GL Ferrara risponde a Luca Salmoiraghi
Caro Luca, perché ti definisci un “architetto imbecille”?
Non ho dato dell’ “imbecille” a nessun cittadino...anzi...ho semplicemente rimarcato che i cittadini “imbecilli” non sono. E tu sei un “cittadino”, dunque non sei “imbecille”.
Detto questo, e visto che “imbecille” non sei, perché mai mi dici che sto diventando “tante parole e pochi mattoni”? Vuoi forse dire che dovrei progettare di più e parlare di meno? Eppure ti garantisco che progetto, anche se non mando i miei progetti in giro per i siti internet e non li condisco di relazioni enfatiche.
Però, a pensarci bene, se è vero che ho il coraggio di dire e scrivere quello che penso e non mando i miei progetti in auto pubblicazione, forse sono io l’ imbecille.
Difatti, in un mondo fatto di “carta igienici” (che sono peggiori dei “leccaculo” in quanto ti puliscono delicatamente e servizievolmente) so bene che stando fuori dal “sistema”, non faccio altro che fare la figura dell’imbecille. Ma ti dirò che non mi dispiace affatto.
Ti saluto caramente
Commento 890 di Paola D'arpino del 17/04/2005
Quando, da ragazzina, passavo nei pressi della Palestra di Paliano, nella mia ingenua testolina che certo non immaginava ancora neanche lontanamente che sarebbe diventata a sua volta una testa da architetto, non capivo quella struttura, quell edificio era per me un dilemma, non capivo perch fosse storto, cadente, mi metteva ansia e preoccupazione, mi chiedevo ma quando chiameranno le gru per raddrizzarlo ? Poi il modo di operare di Fuksas cambiato, si evoluto e le sue realizzazioni sono ora pi comprensibili anche ai non addetti ai lavori. Non amo molto le polemiche ma trovo comunque che larchitettura e gli architetti non dovrebbero agire politicamente n fare dichiarazioni che vadano ad inserirsi in contesti che dovrebbero rimanere solo per i politici di professione. E parliamo dunque di architettura. Trovo che il nuovo centro fiere di Milano sia una grande opera con importanti aspetti positivi come ad es. la grande funzionalit, la celerit di realizzazione, la comprensibilit immediata dei tracciati, cosa di primaria importanza per un visitatore che in poco tempo ha la necessit di visitare tutto nel minor tempo possibile. Quello che per condivido pienamente con quanto espresso da Ferrara la perplessit su quella caratteristica ormai ampiamente diffusa in molti architetti in, di progettare cose che potrebbero stare ovunque, opere astratte, introspettive, prive di rapporti con il contesto*. Potremmo vederle come una nuova architettura globalizzante, oppure una sorta di digital-re-newinternational-style, tanto per evidenziare che anche questa non una novit, e neanche di grandi prospettive se dobbiamo considerare il breve successo del primo international style. E oggi, come allora, potremmo porre le stesse obiezioni su aspetti oggettivi e strettamente pratici, come la diversit di clima, perch ad esempio, personalmente sarei curiosa di sapere come sono stati risolti gli aspetti di bilancio termico estivo ed invernale e di FEN secondo normativa nella Nuvola di Roma. Poi ci sono gli aspetti pi soggettivi e quindi opinabili come lapertura al territorio e lintervento per mutare il luogo, il rapporto con la citt ed i suoi fruitori. Personalmente ritengo che anche questi aspetti soggettivi siano irrinunciabili: le architetture non sono n monumenti celebrativi fini a stessi e neanche semplici strumenti per lesplicazione di una specifica funzione, sia essa espositiva, abitativa o produttiva. Le architetture sono prima di tutto per gli individui, gli uomini e le donne che devono vivere, attraversare, guardare le loro case, i loro uffici, le loro citt e perdere il rapporto con lintorno porta a perdere proprio quel rapporto con lUomo.
A proposito della querelle su chi scrive troppo e costruisce poco: scrivere significa ragionare, avere delle opinioni, comunicarle, discuterle e magari, anche metterle in dubbio ed essere pronti a perfezionarle. Progettare con la consapevolezza delle proprie idee non pu far altro che aiutare a costruire mondi migliori.
Paola DArpino
*(aspetto gi evidenziato nel mio commento Nuvole? su http://www.architettiroma.it/archweb/dettagli.asp?id=6550) e da Paolo Marzano in LUomo altrove su http://www.costruzioni.net/l'uomoaltrove.htm )
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Commento 891 di Paolo Marzano del 18/04/2005
Larchitetto Paola DArpino nel commento 890, coglie laspetto che volevo dare ad unevoluzione formale, ad un linea darchitettura, intrapresa da alcuni progetti. S, vero il riferimento al mio scritto 'Luomo altrove' (trilogia dei miei appunti di rete intorno alluomo e alle sue nuove coordinate spaziali, nellurbano vivere contemporaneo), riesente di questo tipo dentusiasmo formale, cercando di riflettere e discutere sul perch di queste trovate in scatola. Come se, delle forme messe sottovetro, sublimassero questo loro valore formale solo astraendole dal contesto, grazie ad una teca trasparente o strutturalmente definita (vedi esempi che cito nel mio scritto + un altro esempio che ledificio per il PIRELLI HEADQUARTER, il progetto di Gregotti Associati International), ma astrarle dal contesto significa unaltra cosa, che tutti riconosciamo appartenente ad altri tempi e non solo quelli di Ledoux o Boulle, pi vicino a noi infatti, H. Wofflin spiega, ma ancora pi vicino lesauriente Impero dei segni di R. Barthes che richiama la descrizione della scatola preziosa, a volte magari, pi importante del contenuto. Certo difficile come ho sempre sostenuto, divincolare quella parte strutturante dellarchitettura che lo spazio e riuscire ad evidenziarlo. E la cosa pi difficile, ma leffetto pacco regalo oppure da deposito di zio Paperone sarebbe, evidentemente da evitare. Purtroppo qualunque corpo, potrebbe essere esaltato da questa pratica da supermercato, anche un carciofo o unautomobile o una scarpa. Quando, ricordo non tanto tempo fa, Fuksas and a parlare della sua nuvola alla trasmissione condotta dalla Dandini con Dario Vergassola, ma ancora prima partecipando alla pubblicit di una nota autovettura disegnando una nuvola su di un vetro con un pennarello, oppure sul TG 3, qualche giorno fa, quando parlando della sua mostra personale, ha descritto nuovamente il suo progetto della nuvola, dovrebbe darci, a livello percettivo, delle risposte pi precise riguardo linserimento di una forma cos metafisica posta in uno spazio di soglia, cos relazionante! Troppo semplice se tutto si risolvesse, nella distanza creata tra i muri della scatola e il corpo contenuto (illuminato N.B. nella stessa trasmissione s indicata, infatti, Dario Vergassola ironizz sulla possibile interpretazione della Nuvola con una lampada dellIKEA - questa la realt).
Il mio modesto parere rimane quello di non perdere occasioni quando si deve costruire o progettare un edificio di quella grandezza. Approfitto, come sempre per indicare a tale proposito (interventi architettonici che scadono nel facile surrealismo o nel banale fuoriscala) due piccoli ma potenti libriccini editi dallEinaudi: di H.Focillon, Vita delle forme, e del suo allievo George Kubler il saggio La forma del tempo, sempre Einaudi.
E molto semplice infatti che venga confuso largomento: ARCHITETTURA E MEDIA con ARCHITETTURA MEDIA.
Paolo Marzano
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Commento 892 di Riccardo Rossini del 21/04/2005
Non crede di essersi comportato anche lei come rinfaccia a Fuksas di essersi comportato, cio usando l'architettura e la fiera per scopi politici/polemici?
Di fatto il suo articolo tratta pochissimo di architettura, sembra pi una polemica contro Fuksas, anche se nella parte centrale, quando si accenna ad una critica architettonica alla fiera, mi trovo assolutamente d'accordo con il suo giudizio.
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